(Miro Renzaglia) Esultate, fratelli d’Italia. Il governo Monti – ci assicurano notizie di agenzia battute oggi – ha compiuto il miracolo: il differenziale tra titoli di stato italiani e tedeschi, il famosissimo e temutissimo spread, che solo pochi mesi fa sfiorava i 700 punti, è sceso a 293 punti. Un miracolo, un vero e proprio miracolo. Se ancora non siamo salvi dal rischio default simil greco, poco ci manca.
Sull’onda dell’entusiasmo per il prodigioso risultato, la borsa di Milano è segnalata in forte ripresa: le azione del comparto industriale e del comparto bancario volano di segno percentuale positivo in segno percentuale più che positivo. Persino le famigerate agenzie di rating, che da quasi un anno non facevano che declassarci nelle loro temutissime pagelline, ci segnalano avviati ad un rinnovato circolo virtuoso.
Ora, non è per fare il guastafeste, ma a questi straordinari successi ottenuti dal governo tecnico nell’eliosfera dell’altra finanza, non fanno esattamente riscontro i dati dell’economia reale italiana. Secondo l’Istat, infatti, a febbraio il costo della vita è salito al 3,3%, con i prezzi di beni di prima necessità, da pasta e verdura alla benzina, segnalano un rincaro del 4,5%. Rincaro che in moneta reale significano, secondo le stime della Codacons, che una famiglia di 3 persone, nel 2012, dovrà spendere 608 euro in più e una di 4 persone 657 euro in più su base annua, rispetto al 2011.
Se a questo salasso già di per sé gravoso, sommiamo la reintroduzione della tassa sulla prima casa (Umi), previsto entro giugno, e il rischio o la minaccia che le aliquote Iva aumentino di un punto, le mani in tasca delle famiglie italianiepescheranno fra i 1200 e 1300 euro, sempre nel solo 2012.
C’è poi, come se il quadro non fosse già abbastanza allarmato, il dato, sempre secondo l’Istat, dell’aumento della disoccupazione che, a gennaio 2012, ha registrato un + 9,2%, indice più alto dal 2004. Con un significativo +0,2% dal dicembre 2011 al gennaio 2012.
Sono gli effetti della crisi, è ovvio. E bisogna pagare. Peccato, però, che a pagare siano sempre gli stessi. Secondo la rivista americana Forbes, specializzata nella classifiche redditometriche, nell’ultimo anno il numero di miliardari nel mondo è aumentato dell’1% e il loro patrimonio, addirittura del 2%.
Eh! Che volete farci? Sono le gioie del capitalismo. E della crisi…
di Miro Renzaglia
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10 marzo 2012
Scende lo Spread, salgono i prezzi…
(Miro Renzaglia) Esultate, fratelli d’Italia. Il governo Monti – ci assicurano notizie di agenzia battute oggi – ha compiuto il miracolo: il differenziale tra titoli di stato italiani e tedeschi, il famosissimo e temutissimo spread, che solo pochi mesi fa sfiorava i 700 punti, è sceso a 293 punti. Un miracolo, un vero e proprio miracolo. Se ancora non siamo salvi dal rischio default simil greco, poco ci manca.
Sull’onda dell’entusiasmo per il prodigioso risultato, la borsa di Milano è segnalata in forte ripresa: le azione del comparto industriale e del comparto bancario volano di segno percentuale positivo in segno percentuale più che positivo. Persino le famigerate agenzie di rating, che da quasi un anno non facevano che declassarci nelle loro temutissime pagelline, ci segnalano avviati ad un rinnovato circolo virtuoso.
Ora, non è per fare il guastafeste, ma a questi straordinari successi ottenuti dal governo tecnico nell’eliosfera dell’altra finanza, non fanno esattamente riscontro i dati dell’economia reale italiana. Secondo l’Istat, infatti, a febbraio il costo della vita è salito al 3,3%, con i prezzi di beni di prima necessità, da pasta e verdura alla benzina, segnalano un rincaro del 4,5%. Rincaro che in moneta reale significano, secondo le stime della Codacons, che una famiglia di 3 persone, nel 2012, dovrà spendere 608 euro in più e una di 4 persone 657 euro in più su base annua, rispetto al 2011.
Se a questo salasso già di per sé gravoso, sommiamo la reintroduzione della tassa sulla prima casa (Umi), previsto entro giugno, e il rischio o la minaccia che le aliquote Iva aumentino di un punto, le mani in tasca delle famiglie italianiepescheranno fra i 1200 e 1300 euro, sempre nel solo 2012.
C’è poi, come se il quadro non fosse già abbastanza allarmato, il dato, sempre secondo l’Istat, dell’aumento della disoccupazione che, a gennaio 2012, ha registrato un + 9,2%, indice più alto dal 2004. Con un significativo +0,2% dal dicembre 2011 al gennaio 2012.
Sono gli effetti della crisi, è ovvio. E bisogna pagare. Peccato, però, che a pagare siano sempre gli stessi. Secondo la rivista americana Forbes, specializzata nella classifiche redditometriche, nell’ultimo anno il numero di miliardari nel mondo è aumentato dell’1% e il loro patrimonio, addirittura del 2%.
Eh! Che volete farci? Sono le gioie del capitalismo. E della crisi…
di Miro Renzaglia
Sull’onda dell’entusiasmo per il prodigioso risultato, la borsa di Milano è segnalata in forte ripresa: le azione del comparto industriale e del comparto bancario volano di segno percentuale positivo in segno percentuale più che positivo. Persino le famigerate agenzie di rating, che da quasi un anno non facevano che declassarci nelle loro temutissime pagelline, ci segnalano avviati ad un rinnovato circolo virtuoso.
Ora, non è per fare il guastafeste, ma a questi straordinari successi ottenuti dal governo tecnico nell’eliosfera dell’altra finanza, non fanno esattamente riscontro i dati dell’economia reale italiana. Secondo l’Istat, infatti, a febbraio il costo della vita è salito al 3,3%, con i prezzi di beni di prima necessità, da pasta e verdura alla benzina, segnalano un rincaro del 4,5%. Rincaro che in moneta reale significano, secondo le stime della Codacons, che una famiglia di 3 persone, nel 2012, dovrà spendere 608 euro in più e una di 4 persone 657 euro in più su base annua, rispetto al 2011.
Se a questo salasso già di per sé gravoso, sommiamo la reintroduzione della tassa sulla prima casa (Umi), previsto entro giugno, e il rischio o la minaccia che le aliquote Iva aumentino di un punto, le mani in tasca delle famiglie italianiepescheranno fra i 1200 e 1300 euro, sempre nel solo 2012.
C’è poi, come se il quadro non fosse già abbastanza allarmato, il dato, sempre secondo l’Istat, dell’aumento della disoccupazione che, a gennaio 2012, ha registrato un + 9,2%, indice più alto dal 2004. Con un significativo +0,2% dal dicembre 2011 al gennaio 2012.
Sono gli effetti della crisi, è ovvio. E bisogna pagare. Peccato, però, che a pagare siano sempre gli stessi. Secondo la rivista americana Forbes, specializzata nella classifiche redditometriche, nell’ultimo anno il numero di miliardari nel mondo è aumentato dell’1% e il loro patrimonio, addirittura del 2%.
Eh! Che volete farci? Sono le gioie del capitalismo. E della crisi…
di Miro Renzaglia
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