29 luglio 2008

Confessioni di un sicario economico


Fra di loro si definiscono confidenzialmente “E.H.M”, o Economic Hit-Man (sicario economico), anche se ufficialmente sono dei noti e rispettati personaggi della finanza mondiale.

Uno di questi è John Perkins, che dopo una lunga e brillante carriera nel settore ha pubblicato un libro, “Confessions of an economic hit-man”, nel quale racconta per filo e per segno come venisse pagato profumatamentre per aiutare gli Stati Uniti a ingannare i paesi poveri nel mondo, con prestiti di miliardi di dollari che questi paesi non avrebbero mai potuto ripagare. In questo modo le corporations americane potevano in seguito impadronirsi della loro intera economia, arrivando a costruire quello che Perkins definisce un vero e proprio impero moderno.

A parte la “conversione” ben poco convincente di Perkins, il meccanismo da lui descritto aiuta a comprendere meglio dozzine e dozzine di situazioni nel mondo che inizialmente ci appaiono velate da una strana ambiguità. Come dice il proverbio, “follow the money”, e arrivi sicuramente alla verità. (M.M.)
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Seguono alcuni estratti dell’intervista che Perkins ha concesso a “Democracy Now!” di Amy Goodman.

“Confessioni di un sicario economico” – di John Perkins

Venivamo preparati per il nostro lavoro, che era quello di costruire l’impero americano. Dovevamo creare delle situazioni in cui la maggior parte possibile di risorse fluisse verso il nostro paese, verso le nostre corporations, il nostro governo, e in questo abbiamo avuto un grande successo.

Abbiamo costruito il più grande impero nella storia dell’umanità. Ciò è accaduto negli ultimi cinquant’anni, a partire dalla seconda guerra mondiale, e con un uso assolutamente minimo di forza militare. Soltanto in casi eccezionali, come quello dell’Iraq, ...
... si utilizza l’esercito come ultima risorsa.

Questo impero, a differenza di ogni altro impero nella storia, è stato costruito prima di tutto attraverso la manipolazione economica, attraverso l’inganno, attraverso la frode, attraverso la seduzione degli altri verso il nostro modo di vita, e attraverso l’uso dei sicari economici come me.

Fui reclutato in una scuola di economia, sul finire degli anni 60, dalla NSA (National Security Agency), la più grande e meno compresa organizzazione di spionaggio nazionale. Ma in ultima analisi lavoravo per le corporations private.

Il primo vero sicario economico risale agli anni 50: era Kermit Roosevelt, il nipote di Teddy, che rovesciò il governo dell’Iran - un governo democraticamente eletto – di Mossadegh. Kermit fu così bravo nell’ottenere quel risultato senza versare una goccia di sangue – beh, un po’ di sangue fu versato, ma non vi fu un intervento militare – e con una spesa di alcuni milioni di dollari rimpiazzammo Mossadegh con lo Scià dell’Iran. A quel punto capimmo che questa idea del sicario economico era ottima.

Quando agivamo in questo modo, non dovevamo preoccuparci della Russia. Il problema è che Roosevelt era un agente della CIA, era un impiegato del governo, e se fosse stato scoperto avrebbe causato notevoli complicazioni. A quel punto si prese la decisione di utilizzare le organizzazioni come la CIA e la NSA solo per reclutare potenziali sicari economici come me, per poi mandarli a lavorare per compagnie private di consulenza, società di ingegneria, compagnie di costruzione, in modo che se fossimo stati scoperti non vi sarebbe stato alcun collegamento con il governo.

Io lavoravo per una compagnia chiamata Chas. T. Main di Boston, nel Massachusetts. Eravamo circa 2 mila impiegati, e io ero il capo del settore economico. Sono arrivato ad avere fino a 50 persone che lavoravano per me. Ma il mio vero lavoro era quello di concludere affari. Facevo dei prestiti ad altre nazioni, prestiti enormi, molto più grandi di quelli che avrebbero mai potuto ripagare. Una delle condizioni del prestito – diciamo ad esempio un miliardo di dollari, ad un paese come l’Indonesia o l’Ecuador - era che il paese avrebbe dovuto restituire il 90% del denaro a una società americana che costruisse le sue infrastrutture, come la Halliburton o la Bechtel, che erano le più grandi.

Queste società andavano nel paese e costruivano un sistema elettrico, dei porti, o delle autostrade, che in realtà servivano solo alle poche famiglie benestanti del paese, mentre la povera gente restava con un debito sulla gobba che non avrebbe mai potuto ripagare. Un paese come l’Ecuador oggi deve versare più del 50% per suo prodotto lordo nazionale per pagare i suoi debiti, e in realtà non ce la può fare. Con loro abbiamo quindi il coltello dalla parte del manico. Se un giorno, ad esempio, vogliamo più petrolio, andiamo in Ecuador e diciamo: “Voi non siete in grado di ripagare vostro debito, per cui date alle nostre società le vostre foreste amazzoniche, che sono piene di petrolio”. Dopodichè noi arriviamo, distruggiamo la foresta dell’Amazzonia e obblighiamo l’Ecuador a darla noi, a causa del debito che ha accumulato.

Quando facciamo questi grandi prestiti, la maggior parte dei soldi torna comunque negli Stati Uniti, mentre il paese rimane con il debito, più un interesse enorma da pagare, e questi diventano praticamente i nostri servi, i nostri schiavi. È un impero, non c’è altro modo di definirlo. È un impero enorme, e in questo noi abbiamo avuto grande successo.

Quando mi hanno reclutato, quelli della NSA mi hanno sottoposto a una lunga serie di test della verità. Hanno scoperto tutte le mie debolezze, e mi hanno immediatamente sedotto. Hanno usato le droghe più potenti della nostra cultura, il sesso il potere e i soldi, per convincermi a passare dalla loro parte.

Se non avessi vissuto la vita di un sicario economico, farei molta fatica a credere che queste cose accadano. Ora invece ho scritto questo libro perché il nostro paese ha bisogno di capire: se la gente di questa nazione capisce come funziona davvero la nostra politica economica, che cosa è l’aiuto ai paesi poveri, come funzionano le nostre corporations, dove vanno a finire i soldi delle nostre tasse, so che esigerà un cambiamento.

Ricordate, quando all’inizio degli anni ‘70 l’OPEC faceva tutto quello che voleva, e ci razionava le importazioni di petrolio? Noi facevamo lunghe code in macchina alla stazione di servizio, e il paese aveva paura di dover affrontare un'altra depressione come quella del ’29. Questo per noi era inaccettabile, e a quel punto il Ministero del Tesoro ha reclutato me e alcuni altri sicari economici, e siamo partiti per l’Arabia Saudita.
Sapevamo che l'Arabia Saudita era la chiave di volta per uscire dalla nostra schiavitù e prendere in mano la situazione. E così abbiamo messo a punto un accordo, grazie al quale la Reale Casa saudita avrebbe rispedito negli Stati Uniti la maggior parte dei petroldollari, e li avrebbe investiti in titoli governativi. Il Ministero del Tesoro avrebbe usato gli interessi di questi titoli per finanziare società americane che costruissero in Arabia Saudita nuove città e nuove infrastrutture -cosa che abbiamo fatto.

La Casa Reale saudita si impegnava a mantenere il prezzo del petrolio entro limiti accettabili per noi - cosa che negli anni ha sempre fatto - mentre noi ci impegnavamo a mantenere al potere la Reale Casa saudita.

Questo è uno dei motivi principali per cui siamo scesi in guerra con l’Iraq. In Iraq avevamo provato a implementare lo stesso tipo di strategia che aveva avuto così tanto successo in Arabia Saudita, ma Saddam Hussein non ci era cascato.

Quando i sicari economici falliscono nel loro obiettivo, entrano in gioco gli sciacalli, ovvero gli agenti della CIA, che si infiltrano nel paese e cercano di fomentare un colpo di stato, o una rivoluzione. Se anche quello non funziona, provano con l’assassinio vero e proprio. Ma nel caso dell’Iraq non riuscivano a colpire Saddam Hussein, che aveva molti sosia e delle ottime guardie del corpo, e non si riusciva a farlo fuori. A quel punto è subentrata la terza linea strategica, nella quale i nostri giovani uomini e donne vengono mandati a uccidere ed essere uccisi, che è quello che chiaramente è successo in Iraq.

Io mi sono sempre sentito in colpa, fin dall’inizio, ma ero sedotto dal potere delle droghe moderne - sesso potere e denaro - che avevano un forte ascendente su di me. E inoltre venivo continuamente complimentato per quello che facevo, ero “capo economista“, e facevo cose che piacevano molto a Robert Mac Namara.

Ho sempre lavorato molto, molto da vicino con la Banca Mondiale. La Banca Mondiale fornisce la maggior parte dei soldi che vengono usati dai sicari economici. Ma dopo l’11 settembre qualcosa è cambiato dentro di me. Sapevo che questa storia andava raccontata, perché quello che è accaduto l’11 settembre è il diretto risultato del lavoro dei sicari economici. E l’unico modo in cui torneremo a sentirci sicuri in questo paese, l’unico modo in cui torneremo a sentirci bene, è usando i sistemi che abbiamo messo in atto per creare un cambiamento positivo nel mondo. Sono profondamente convinto che questo sia possibile. Io credo che la Banca Mondiale e altre istituzioni possano essere re-indirizzate a fare quello che dovevano fare originariamente, e cioè aiutare a ricostruire le parti più devastate del mondo. Aiutare la povera gente. Ci sono 24 mila esseri umani che muoiono di fame ogni giorno, e noi questo possiamo cambiarlo.

di Massimo Mazzucco

Un'altra banca USA a rischio...


Da alcuni giorni circolavano previsioni non buone: secondo gli analisti, la Wachovia - la quinta banca degli Stati uniti - avrebbe annunciato perdite che nel secondo trimestre avrebbero sfiorato i 5 miliardi di dollari, mentre ancora più ottimista si era detta la stessa banca che un paio di settimane fa aveva previsto perdite inferiori ai 3 miliardi. Le anticipazioni, però, sottovalutavano il profondo rosso della colosso bancario Usa: ieri mattina la banca ha comunicato che tra aprile e giugno di quest'anno ha chiuso i conti con una perdita di 8,662 miliardi di dollari (4,2 dollari per azione) contro un utile di 2,3 miliardi nello stesso periodo del 2007. Una conferma che la crisi del sistema bancario - partita un anno fa con la crisi dei mutui subprime - non è ancora conclusa.
Wachovia, come prima conseguenza delle perdite, ha annunciato il taglio di 6.350 posti di lavoro. La banca ha reso noto di aver effettuato svalutazioni per 6,1 miliardi di dollari e di aver incrementato di 4,2 miliardi di dollari le riserve per far fronte ai crediti a rischio. «Questi risultati sono deludenti e inaccettabili - ha commentato il presidente Lanty Smith - riflettono un indebolimento della situazione macroeconomica e un vento contrario a livello industriale. Inoltre riflettono prestazioni di cui ci sentiamo responsabili come banca». Lo scorso 9 luglio Wachovia aveva previsto una perdita trimestrale tra 2,6 e 2,8 miliardi di dollari, pari a 1,23/1,33 dollari ad azione. Quello stesso giorno la banca aveva annunciato l'arrivo come amministratore delegato dell'ex sottosegretario al Tesoro, Robert Steel, al posto di Ken Thompson, che si era dimesso un mese prima. Steel sta tentando di aumentare il capitale, tagliare i rischi e cedere le attività legate alla disastrosa acquisizione da 24,2 miliardi di dollari di Golden West Financial Corp, effettuata nell'ottobre del 2006.
Intanto ieri Henry Paulson, il segretario al tesoro, ha fatto sapere che in settimana sarà varata una legge per garantire la sopravvivenza a Freddie Mac e Fannie Mae. La riforma, ha spiegato, non sosterrà solo le due agenzie, ma anche tutti i mercati finanziari, dato che «la stabilità di Freddie e Fannie è cruciale per la stabilità dei mercati». Secondo le stime della Cbo, l'ufficio studi del Congresso, il salvataggio di Freddie e Fannie costerà 25 miliardi di dollari. Paulson ha anche detto - molto banalmente - che la crisi dei mercati finanziari durerà finché non comincerà una ripresa del settore immobiliare; ma che non si prevede che i tempi saranno brevi. E ha anche ripetuto che è nell'interesse degli Usa avere un dollaro forte. In ogni caso, l'economia è sana. Quanto sia effettivamente sana, non è facile da quantificare.
L'ultima tegola è arrivata ieri da un report di Merril Lynch che prevede una discesa del Pil Usa del 2,5% sia nel quarto trimestre di quest'anno che nei primi tre mesi del 2009. Il prossimo anno rischia di essere peggiore del 2008, visto che lo studio ipotizza una contrazione dello 0,5% del prodotto lordo. Insomma, la crisi non è affatto finita. E tende a trasmettersi in altri paesi. La conferma è arrivata da un taglio delle previsioni di crescita reso noto ieri dal governo giapponese. La quasi certezza di una stagnazione su scala globale ha prodotto ieri un effetto positivo: le quotazioni del dollaro sono scese di oltre 5 dollari al barile, appena sopra i 126 dollari. Ma sull'economia Usa potrebbe abbattersi a breve un'altra tegola.: la Fed potrebbe essere costretta ad aumentare i tassi di interesse per contrastare una inflazione - al 5% a giugno - che sta diventando troppo alta. «Meglio prima che dopo», ha dichiarato ieri il presidente della Federal Reserve Bank di Filadelfia, Charles Plosser, uno dei falchi (è consigliere con diritto di voto nel Fomc, l'organo che prende le decisioni di politica monetaria) della Fed. Che ha aggiunto: «Dobbiamo invertire il corso di politica monetaria piuttosto rapidamente ancora prima che i mercati finanziari e l'occupazione siano completamente guariti». Intanto le borse Usa seguitano a essere caratterizzate da una forte volatilità. Al contrario delle borse europee che ieri hanno chiuse con forti perdite.


Roberto Tesi

Riflessioni sul momento



Con tutto il rispetto che si può avere per la Vita , l’amplificazione mediatica fornita da tutti i giornali e telegiornali del Sistema, ai casi umani di Eluana Englaro piuttosto di Paolo Ravasin in un contesto di pseudo-eutanasia, è veramente vergognosa. Ovviamente non c’è da scandalizzarsi, perché vi sono altri obiettivi...
I giornalisti prezzolati, i mezzobusti televisivi, assieme ai camerieri dell’economia, i politici, sono tutti apparentemente occupati e preoccupati di risolvere l’annoso problema della vita e la morte: chi può decidere la morte di una persona in coma vegetativo da anni o inchiodata a letto per l’intera esistenza dalla sclerosi? La persona stessa, i genitori, i magistrati o la politica? Serve una legge ad hoc, un testamento biologico o cos’altro?


Queste sono domande che non troveranno mai risposta (e lo sanno molto bene gli esperti di turno), se non nella coscienza del singolo individuo.
Chiaramente si tratta di scusanti mediatiche per tenerci occupata la mente delle persone, per riempire oculatamente i giornali e telegiornali, ma soprattutto mantenerci nell’oscurità totale su altre cose che stanno accadendo nel mondo. Il riferimento all’instaurazione del Nuovo Ordine Internazionale, che sotto una cappa di silenzio generale sta invece facendo passi da gigante, è scontato.
La crisi economica globale è stata oscurata dalle lettere e/o articoli di protesta per l’accanimento terapeutico; il controllo di milioni di persone (scansione dell’iride, impronte digitali e DNA) è stato soppiantato dalle impronte digitali dei Rom e dai cani che puntualmente in estate si trasformano in mostri assetati di sangue.


Crisi economica
Dopo 314 anni dalla nascita del Signoraggio moderno (ufficialmente dalla nascita della Banca d’Inghilterra, luglio 1694), la globalizzazione delle merci, dei mercati e delle finanze è giunta all’oste per pagare il conto. Un conto estremamente salato!
Grazie al Signoraggio bancario che letteralmente svuota le casse di Governi e Stati indebitandoli; grazie alla finanza creativa e speculativa, edge-fund, future, mutui subprime, ecc. il sistema economico è in profonda e irreversibile crisi.
Una crisi sistemica che riguarda tutto il mondo occidentale industrializzato, e per certi versi, come vedremo in seguito, è voluta e desiderata da qualcuno…


Numerose Cassandre, avvisano da anni che il crash inizierà dall’immensa bolla speculativa sugli immobili. La più grande bolla speculativa - secondo il Financial Times - della storia dell’umanità.
Le imprese edili, vuoi per i tassi bassissimi, hanno continuato per decenni a costruire appartamenti, case, palazzi; mentre le persone, grazie a mutui a tassi agevolati, le hanno acquistate.
Ora la BCE di Francoforte (banca centrale dei Poteri Forti), alzando costantemente il tasso di sconto del denaro ha creato una situazione paradossale: le imprese e i comuni mortali non riescono più a pagare le rate!


Le banche commerciali spingono alla restituzione del debito, richiedendo indietro quei soldi che non possedevano quando li hanno “prestati”, e che quindi non hanno mai tirato fuori dalle casse (vedi creazione del denaro dal nulla: Signoraggio secondario).
Ecco la costruzione ad arte del fallimento dell’intero sistema.


In America la crisi delle due finanziarie Fannie Mae (Federal National Mortgage Association) e Freddie Mac (Federal Home Loan Mortgage Corporation), che da sole rappresentano oltre il 50% dell’intero mercato ipotecario (con un portafoglio di 5200 miliardi di dollari)[1] deve essere vista come il collasso dell’intera bolla del debito statunitense.
Qualcuno ne ha parlato in Italia?


Encino IndyMacQueste due gigantesche finanziarie sono praticamente insolventi[2] e lo ha detto William Poole, ex presidente della Fed di St. Louis: “Il Congresso deve riconoscere che questi enti sono insolventi e che ne continua a permettere l’esistenza come bastioni di privilegi, finanziati dai contribuenti”.
L’11 luglio è stata presa addirittura la decisione di chiudere la banca IndyMac a causa di non liquidità e trasferirne la gestione dalla Federal Deposit Insurance Corporation. Secondo il Los Angeles Times, questa banca ha almeno un miliardo di dollari di depositi non coperti dall’assicurazione FDIC, che riguardano circa 10.000 risparmiatori.[3]

Anche di questo, che si tratta del secondo più grande fallimento bancario da quello della Continental Illinois nel 1984, qualcuno ne ha parlato adeguatamente e correttamente?
Le file di ansiosi risparmiatori davanti alle banche per ritirare (o sperare di ritirare) i propri sudati risparmi si ripete dopo esattamente 79 anni, da quel vicinissimo ottobre nero del ’29.


Tutto si ripete, con qualche aggravante: i prezzi di petrolio e alimentari continuano oggi a salire (causa speculazioni), mentre nel ’29 erano al loro minimo.[4]
Se le banche centrali reagiscono in eccesso alla fiammata inflattiva provocata da greggio e granaglie – scrive Evans-Pritchard – possono innescare una spaventosa catena di eventi”, ossia aggravare la deflazione, replicando esattamente la Grande Depressione.[5]


La Banca Centrale d’Europa, con sede a Francoforte, ovviamente sta facendo proprio questo: ha scelto di combattere l’inflazione, mantenendo alti i tassi d’interesse!
Il fratello Jean-Claude Trichet sta mantenendo altissima la differenza tra tasso europeo e i Buoni del Tesoro americani (il debito USA).
Questa strategia, incomprensibile a chi non è addentro alle strategie della Sinarchia, sta facendo rifugiare fiumi di denaro nell’euro, con il risultato che la moneta unica europea è sempre più forte.


Un euro forte però strangola tutte le esportazioni (facendo colare a picco l’economia europea, forse prima di quella americana) mentre agevola l’esportazione d’oltreoceano.
Spunta in ritardo come nel 1929, la coscienza che è in atto non una Recessione, ma la Depressione.[6]
Parola questa (“depressione”) vietata nei media, perché ricorda troppo da vicino l’ottobre nero.
Chi ha osato evocarla è stato invece l’ottantenne Sir William Rees-Mogg, opinionista del Times nonché membro dei Poteri Forti.
Come vedete i Poteri si possono permettere qualche lusso
Stiamo andando incontro ad un nuovo e più preoccupante 1929 e i media si occupano di dar spazio alle tristi vicende di una povera ragazza in coma e dei suoi genitori.


Il Nuovo Ordine Mondiale
L’altra cosa da non dire mai è “Nuovo Ordine Mondiale”: ricordando il Grande Fratello orwelliano potrebbe far risuonare dei campanelli di allarme nelle cosciente destate.
Solo i sinarchisti d.o.c. o d.o.p. possono parlare di ordine internazionale, e infatti nel 1994 il più potente sinarchista vivente, David Rockefeller, durante una riunione del United Nations Business Council disse candidamente: “Siamo alla soglia di una mutazione globale. Ci manca soltanto una cosa: una crisi rilevante, e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale[7]
La mutazione globale è arrivata dopo 14 anni dalle profetiche parole, come pure la crisi economica…


Cosa manca all’appello? Certamente delle leggi specifiche.
Leggi che qui in Italia, come nel resto d’Europa, non tardano ad arrivare.
Con la scusante dei Rom e del terrorismo, saranno prese entro il 2010 le impronte digitali e il DNA di tutti, non sono dei gitani o dei criminali!
Le impronte digitali assieme alla scansione dell’iride (dati biometrici), confluiranno in un grande database a Washington, a disposizione di tutte le polizie internazionali, cioè a disposizione di tutte le forze militari adoperate dall’Ordine globale che stanno per istituire.

Il programma dal nome eloquente: “Server in the Sky”, voluto ufficialmente dal Federal Bureau of Investigation (FBI), con la partecipazione attiva di Inghilterra, Australia, Canada e Nuova Zelanda, ha proprio questo intendimento.
Le agenzie di questi paesi: Defence Signals Directorate (Australia), Commucations Security Establishment (Canada), Government Communications Security Bureau (Nuova Zelanda), Government Communications Headquarters (Gran Bretagna), National Security Agency (USA) rappresentano l’Alleanza UK-USA, meglio nota come Echelon, il Grande Fratello: l’orecchio elettronico globale che sente e registra tutto quello che passa dal cavo o dall’etere (fax, telefonate, e-mail, sms, satelliti, radio, ecc.). Le informazioni e/o comunicazioni a livello globale sono costantemente analizzate e registrate da un sistema informatico che non possiamo neppure immaginare, da quanto è grande.


L’Agenzia britannica di sorveglianza nazionale (Britain’s National Policing Improvement Agency) è stata un prolungamento del progetto del FBI, perché è responsabile di IDENT1, un database contenente 7 milioni di dati biometrici nazionali, usato dalla polizia.
Tale delicatissimo sistema informatico IDENT1 è stato costruito dalla compagnia statunitense Northrop Grumman che costruisce aerei, missili e bombe, e gestisce anche la difesa USA.
Il famoso Bureau ha già chiesto, per via del terrorismo internazionale, alle forze britanniche di mettere in condivisione i dati personali in loro possesso.
Dopo la Gran Bretagna toccherà a tutti i paesi, nessuno escluso.


In parallelo alle impronte digitali e ai dati biometrici sta avvenendo anche la raccolta dei campioni di DNA umano (peli, capelli o saliva).
Inizialmente ci hanno detto che tale raccolta interesserà solamente i criminali condannati, invece, sempre casualmente, non occorrerà essere detenuti, condannati o indagati di un crimine, ma soltanto “figurare tra i soliti sospetti” per finire nell’”Archivio nazionale forense del DNA”.
Ad un semplice sospettato di: terrorismo, complotto, cospirazione, di attentare alla sicurezza nazionale (come per esempio i manifestanti contro i cancrogeneratori, detti inceneritori, o le centrali atomiche), potrà essere prelevato legalmente un campione di materiale biologico.
Ne “Il Sole 24 Ore” del 19 luglio 2008 si parla chiaramente di “prelievo forzato del DNA anche per chi non è detenuto e non è neppure indagato[8]
Questo Disegno di legge è stato approvato dal Governo il 18 luglio 2008, all’interno del pacchetto “sicurezza”. Sicurezza per chi?


I dati del DNA - certamente i nostri dati più intimi - conservati nell’Archivio forense del DNA, faranno la stessa fine dei dati biometrici? Finiranno in qualche database governativo? Nessuno lo può sapere, ma il dubbio rimane.
L’altro fattore importante in tutto questo sono le “Operazioni urbane”.
Nel Rapporto UO-2020, “Urban Operations in the Year 2020 redatto dalla R.T.O. che sarebbe l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO, si analizza l’ipotetico andamento della popolazione mondiale: entro l’anno 2020 il 70% della popolazione vivrà all’interno di zone urbane.


Da qui l’urgenza e la necessità (per i sinarchisti o mondialisti ovviamente) di una “presenza militare massiccia e dominante, tanto morale quanto psicologica”.
In pratica entro l’anno 2020 hanno già previsto di occupare militarmente i centri urbani, cioè tutte le principali città del mondo occidentale, e questo per aver il controllo globale.
Tale processo sta iniziando in sordina, anche perché l’accettazione psicologica delle persone (alla presenza militare) deve avvenire in maniera graduale. Inizieremo infatti col vedere militari fuori dalle discoteche per misurare il tasso alcolico dei giovani, il tutto ovviamente per il loro bene; li vedremo proteggere i siti sensibili come le centrali e/o discariche, ecc.


L’Italia è considerata da USA e Gran Bretagna come uno dei maggiori fornitori di personale addestrato ad operazioni anti-sommossa in centri urbani. Un triste primato, forse dovuto alle operazioni militari adottate a Genova nel 2001.
Tutto questo fa pensare che stiamo entrando in punta di piedi, in un vera e propria dittatura militare travestita da finta democrazia.
E per rispettare la finta-democrazia, i finti-giornali si occupano dell’ennesima sparata di Umberto Bossi (uomo funzionale al Sistema come il suo partito), del problema nomadi e di altre cose fondamentali, come il cervo in centro a Bolzano…

Ecco qualche esempio di vera stampa libera:



- “Bossi? Un ministro non può offendere l’inno” (Il Corriere della sera, 21 luglio),
- “Bolzano, caccia al cervo in centro” (Il Corriere della sera, 21 luglio),
- “Il testamento di Ravasin, un video come Welby” ( La Repubblica , 21 luglio 2008),
- “Fini: Bossi rispetti lo Stato” ( La Repubblica , 21 luglio 2008),
- “I giudici devono essere eletti” (Libero, 20 luglio 2008),
- “Non accanitevi, voglio morire” (Libero, 21 luglio 2008),
- “Il governo contro i precari” (Unità, 21 luglio 2008),
- “Bossi contro l’inno” (Unità, 21 luglio 2008),
- “I bimbi Rom saranno italiani” ( La Stampa , 21 luglio 2008),
- “Veltroni: Berlusconi condanni Bossi” ( La Stampa , 21 luglio 2008),
- “Fini, l’inno di Mameli va rispettato” (Il Messaggero, 21 luglio 2008),
- “Nomadi: cittadinanza umanitaria” (Il Messaggero, 21 luglio 2008), ecc.



[1]Fannie e Freddie segnalano l’imminente esplosione del sistema”, 16 luglio 2008, Movisol

Marcello Pamio

L’invenzione britannica dei paradisi fiscali off-shore


Ieri mattina, parlando davanti alla Commissione Finanze del Senato americano, Jack Blum, un avvocato di lunga esperienza nelle indagini sul riciclaggio del denaro, sull’evasione fiscale e su crimini simili, ha fornito alcune delucidazioni importanti a proposito dei paradisi fiscali, come quelli diffusi per tutto il Commonwealth britannico. Essi hanno origine nella cosiddetta “regola fiscale”, una regola della common law che prevede che nessun governo possa coadiuvare nell’esecuzione delle leggi fiscali di altri governi. Blum ha detto che questa “regola fiscale” trae le sue origini nella legge inglese di epoca napoleonica, allorché le corti inglesi sostennero i contratti tra privati che mirassero ad evadere i dazi doganali francesi. Da quando la “regola fiscale”, assunta maggior importanza, diventò un principio basilare del diritto anglosassone, un risultato è stato che il fisco americano (IRS) non può agire contro individui o società, se il denaro in questione è depositato in una banca off-shore.

La regola ha così generato, principalmente nei centri finanziari off-shore del Commonwealth britannico, un’intera “industria” dedicata ad aiutare la gente ad evadere le tasse nei propri Paesi. Questi centri sono le Isole Caimano, le Isole Vergini Britanniche, ecc. Le banche ivi locate, vendono i propri servizi negli Stati Uniti e in altri Paesi. Questo meccanismo non è molto differente dall’approccio che la Gran Bretagna mantiene nei confronti del terrorismo: i terroristi residenti a Londra sono protetti finché si limitano ad attaccare le altre nazioni.

Blum ha proposto alcune misure per trattare adeguatamente il problema, in primo luogo per arrivare a costringere i contribuenti a provare che le loro società off-shore siano reali, piuttosto che involucri che normalmente sono impiegati per nascondere capitali. Blum s’è detto d’accordo col sen. John Kerry, che ha indicato la necessità di raggiungere degli accordi con le altre nazioni per combattere appieno il problema: “non sarebbe che stare alle regole del gioco”. Blum ha replicato che “la ‘regola fiscale’, come principio internazionale, deve essere affossata”.

(MoviSol)

Le somiglianze tra il 1929 e il 2008



Vedere Wall Street e il mercato immobiliare americano crollare negli scorsi 10 mesi non ha ispirato molta fiducia nella nostra meravigliosa economia del libero mercato o nei pirati che la gestiscono. Avendo da poco lottato con cause e conseguenze della Grande Depressione ho trovato l'attuale naufragio ecomomico non semlicemente sinistro, ma realmente terrificante.

Il lavoro di storico è qualcosa di scoraggiante. Nessuno sembra imparare alcunchè dalla storia - questo è abbastanza palese - ma noi continuiamo a sperare. Essendo uno storico dell'america occidentale del 1900 ebbi un lavoro su misura per me quando un'amica mi chiese di scrivere una biografia di suo padre -- il giudice Wilson McCarthy.

Herbert Hoover nominò McCarthy a rappresentare i democratici occidentali nel consiglio di amministrazione della Reconstruction Finance Corporation [Azienda per la Ricostruzione Finanziaria n.d.t.], la sola risposta di Hoover al peggior disastro economico della storia americana. La RFC tentò di riportare liquidità nell'economia ricavando contante dai materassi che vi erano sotto e rimettendolo in circolazione.

L'anno scorso dovetti cercare il termine "liquidità" nel vocabolario per ricordarmene il significato. Oggi ho potuto scegliere tra 23.2 milioni di segnalazioni di Google per saperne di più. Mark Twain disse che "La storia non si ripete, ma rima con se stessa", le somiglianze tra le condizioni economiche del 1929 e quelle del 2008 fanno rima come 'hickory -- dickory -- dock'. Già nel 1935 l'"organizzatore di cervelli" Rexford Tugwell identificò la causa alla radice della Grande Depressione nell'incapacità di "passare una porzione onesta della spettacolare produttività degli anni '20" tanto ai lavoratori quanto ai consumatori.

Una duratura depressione agricola, la distribuzione della ricchezza fortemente iniqua, un massiccio debito del consumatore, tagli alle tasse per i ricchi e quella che lo storico Robert S. McElvaine chiamò "la selvaggia speculazione dell'orgia di avidità del decennio", tutte resero le cose peggiori. Questa bancarotta dalle diverse sfaccettature portò alla Grande Depressione, ma una massiccia corruzione nelle aziende e l'incompetenza della classe di governo sono dei fattori sottostimati, ma familiari, nella creazione della catastrofe.

I sostenitori del libero mercato lottano per spiegare in altro modo il crollo dell'economia virtualmente priva di regole dei Ruggenti Anni 20. Nel 1963 l'economista Milton Friedman spiegò il fallimento del laissez faire come "la tragica testimonianza dell'importanza delle forze monetarie." I discepoli di Adam Smith diedero la colpa agli organismi regolatori, in particolare al tentativo da parte del Board della Federal Reserve di regnare nella speculazione di Wall Street.

Ai festeggiamenti per i 90 anni di Milton Friedman nel 2002 l'allora membro del board della Fed Ben Bernanke disse: "Avevi ragione, siamo stati noi. Ci dispiace davvero". Mi chiedo di cosa si dispiaccia ora il Presidente della Fed Bernanke.

Herbert Hoover disse a un giornalista che l'unico problema del capitalismo sono i capitalisti: "Sono troppo dannatamente avidi". La Depressione mostrò che aveva ragione. "Dobbiamo tutti fare la nostra parte" disse J. P. Morgan, ma il grande finanziere non pagò un solo nickel di tasse federali sul reddito nel 1930, e né lui né i suoi partner pagarono alcunché nel 1931 e nel 1932.

[Herbert Hoover (sinistra) e J.P. Morgan (destra)]

Il Segretario al Tesoro Ogden Mills assegnò alle proprietà di suo padre 6 milioni di dollari di esenzioni con quella che è ora chiamata "tassa della morte" [death tax]. Il Chicago Tribune chiese ai cittadini di pagare tutte le loro tasse, mentre il suo editore, il tycoon Robert R. McCormick, pagò solo 1515 dollari. Il banchiere investitore S.J.T. Strauss pagò la cifra strabiliante di 18 dollari di tasse. Nello stesso momento, durante i primi mesi del 1932, i ricchi americani mandavano 100 milioni di dollari in oro verso l'Europa ogni settimana.

Da sopravvissuto di quello che chiamò "the Great Slump," [Il Grande Crollo n.d.t.] il grande storico europeo Eric Hobsbawm trovò quasi impossibile comprendere come l'ortodossia del libero mercato, così ovviamente screditata nel 1933, "sia tornata ancora una volta a presiedere il periodo di depressione globale dei tardi anni '80 e degli anni '90".

Hobsbawm credeva che questo strano fenomeno evocasse "l'incredibile brevità di memoria tanto dei teorici quanto dei praticanti dell'economia." Mostrava anche perchè la società avesse bisogno degli storici che agissero come "promemoria professionisti di ciò che i loro concittadini desiderano dimenticare".

Ci sono dfferenze tra oggi e il 1929; per esempio il dollaro era in ottima forma e il deficit era praticamente inesistente. Dunque perché preoccuparsi? Gran parte degli storici ritengono che la storia non si ripete. Sembra solo così.

WILL BAGLEY è un autore, editore e storico. La Utah State University Press ha pubblicato il suo "Always a Cowboy: Judge Wilson McCarthy and the Rescue of the Denver & Rio Grande Western Railroad" [Sempre un cowboy: il giudice Wilson McCarthy e il salvataggio della Denver & Rio Grande Western Railroad].


26 luglio 2008

Imminente la morte di Internet libero e gratuito?



Il Canada farà da cavia

Negli ultimi 15 anni o giù di lì, grazie ad Internet, la nostra società ha avuto accesso a più informazione che in tutto il resto della precedente storia moderna. C'è approssimativamente un miliardo di utilizzatori di Internet in tutto il mondo, ed ognuno di essi può teoricamente comunicare in tempo reale con chiunque altro sul pianeta. Internet è stato, fino ad oggi, la più grande conquista tecnologica del XX° Secolo, e come tale è riconosciuto dalla comunità globale.

Il libero trasferimento di illimitate informazioni non censurate e non manipolate, tuttora sembra essere un sogno, se ci pensate bene. Di qualunque cosa si parli, istruzione, commercio, governo, notizie, svago, politica, ed un'infinità di altre aree, tutto è stato radicalmente influenzato dall'introduzione di Internet. E, per la maggior parte, si tratta di un'ottima notizia, salvo quando si danno giudizi scadenti e si prende in giro la gente; in tal caso è bene verificare e controllare, specialmente se ci sono coinvolti bambini.

Purtroppo però, quando ci sono possibilità di profitto aperte alle grandi imprese, le esigenze della società non contano. Prendete il recente caso in Canada dei colossi Telus e Rogers che, senza alcun preavviso al pubblico, hanno applicato un costo ad ogni spedizione di messaggi di testo. E' stata una mossa arrogante e rischiosa per questi giganti delle telecomunicazioni, perché gli è esplosa in faccia. La gente, in effetti, ha utilizzato la tecnologia di Internet per trasmettere un messaggio forte e chiaro a queste aziende, cioè di buttare nella spazzatura quell'extra costo; la gente ha utilizzato la potenza di Internet contro i ragazzi grandi, e così i piccoli hanno vinto.

Comunque, il caso dei messaggi di testo è soltanto un piccolo segnale sugli schermi radar di Telus e di un'altra compagnia, la Bell Canada, i due maggiori Internet Service Providers (ISP's) di tutto il Canada. Il nostro paese viene usato come cavia per cambiare, radicalmente e per sempre, la fornitura dell'accesso a Internet; e il cambiamento sarà così radicale da avere il potenziale per rimandarci indietro ai tempi del cavallo e della condivisione dell'accesso all'informazione (circa 35 anni fa, prima dei mini-elaboratori e delle reti di computers, n.d.t.).

Nelle settimane a venire tenete d'occhio un articolo di Time Magazine che tenterà di smussare gli angoli molto vivi di un diabolico complotto, portato avanti dalla Bell Canada e dalla Telus, volto a cominciare ad applicare canoni d'accesso alla maggior parte dei siti Internet. Il piano è quello di trasformare Internet in un sistema tipo TV via cavo, dove i clienti si iscrivono a determinati siti Web e devono poi pagare per visitare siti ulteriori.

Grazie al mio attuale navigare (su questo Internet ancora gratuito) ho scoperto che la "dismissione" dell'accesso gratuito ad Internet è prevista, in Canada, per il 2010, e due anni più tardi nel resto del mondo. Il Canada è considerato una buona scelta per rendere effettivo un cambiamento così vergognoso e sinistro, perché i Canadesi vengono visti come accomodanti, politicamente disinformati e perciò facili bersagli. Gli sciacalli aziendali faranno prima in modo di lisciare l'eventuale pelo arruffato dei canadesi, e poi diffonderanno la nuova versione castrata di Internet nel resto del mondo, probabilmente senza molta fanfara, se si eccettuano alcuni foschi avvertimenti circa i pericoli di Internet (gratuito) e lo sproloquiare degli amministratori delegati a proposito della "sicurezza". Normalmente queste fumosità funzionano bene.

A cosa somiglierà Internet in Canada nel 2010? Sospetto che gli ISP forniranno un programma "pacchetto", come fa attualmente la Cogeco (società televisiva via cavo, n.d.t.); i clienti dovranno pagare per una serie di siti Web, esattamente come fanno adesso per i canali televisivi. Le stazioni televisive saranno disponibili on-line come parte di questi "pacchetti", cosa che renderà felici i networks televisivi, dato che hanno perso gran parte del mercato dei giovani che invece, di sera, naviga e chiacchiera sul proprio computer. In questo modo comunque, come nel caso della televisione via cavo, se scegliete qualcosa che non fa parte del pacchetto, sapete quello che accade: pagate un extra.

Ed è qui che l'Internet (gratuito) che conosciamo sarà quasi immediatamente strangolato economicamente; migliaia e migliaia di siti Internet non faranno parte dei pacchetti, e così quindi gli utenti dovranno pagare costi addizionali per visitare quei siti. In appena un'ora o due è possibile visitare 20, 30 o più siti, cercando informazioni. Immaginate quanto alti saranno i costi

Attualmente il mondo condanna la Cina perché impedisce l'accesso a certi siti Web: "Sono anti-democratici, tolgono la libertà al popolo, non rispettano i diritti dell'individuo, censurano l'informazione." Questi sono alcuni dei commenti che sentiamo. Ma quello che la Bell Canada e la Telus hanno programmato per noi Canadesi è di gran lunga peggio di questo: stanno pianificando la morte dell'Internet (gratuito/libero) così come noi lo conosciamo, ed io temo che difficilmente i Canadesi si lamenteranno. Fa tutto parte del piano aziendale per il Nuovo Ordine Mondiale e, virtualmente, è un colpo da maestro che porterà alla creazione di miliardi e miliardi di dollari di profitti aziendali a spese delle classi medie e lavoratrici.

Ci sono così tante altre implicazioni come risultato di questi cambiamenti, fin troppi per poterne discutere qui. Siate coscienti del fatto che perderemo tutta la nostra privacy perché di tutti i siti web ci sarà traccia nel processo di fatturazione, e saremo letteralmente tagliati fuori dal 90% delle informazioni a cui abbiamo accesso oggi. I piccoli della Rete cadranno come mosche; i bloggers e gli operatori dei piccoli siti faranno una rapida morte perché la gente non pagherà per visitare i loro siti e leggere le loro pagine.

Per ironia della sorte l'unico mezzo che può salvarci è proprio quelle che stiamo cercando di salvare: Internet libero/gratuito. Questo articolo verrà postato sul mio blog www.realitycheck.typepad.com e vorrei incoraggiare singoli e gruppi a documentarsi maggiormente su questo argomento. I Canadesi possono mantenere libero e gratuito Internet proprio come hanno mantenuto gratuiti i messaggi di testo. Non state ad aspettare i politici federali: non faranno niente per aiutarci.

Vedrei con piacere una lettera di un portavoce ufficiale della Bell Canada o della Telus all'editore dello Standard Freeholder in cui si affermasse che tutto quello che ho scritto è completamente erroeno, che non è previsto alcun cambiamento di tal genere nell'accesso ad Internet e che l'accesso a tutti i siti rimarrà LIBERO E GRATUITO negli anni a venire. Contemporaneamente vorrei invitare tutti voi a scrivere ai media, a fare domande, a telefonare alle stazioni radio, agli amici, o a pensare qualunque altra cosa che possa contribuire ad evitare ciò che a me sembra inevitabile.

Mantenere libero e gratuito l'accesso a Internet è l'unica occasione che abbiamo di contrastare la scalata globale, l'Unione Nord-Americana ed una lunga lista di altre fatali appropriazioni che le elites della società hanno programmato a nostro danno. Ieri era già troppo tardi per tentare di proteggere i nostri diritti e le nostre libertà; dobbiamo raddoppiare gli sforzi per far sì che i nostri figli ed i nostri nipoti abbiano un'occasione di combattere per il proprio futuro.

(N.d.t.: l'aggettivo inglese "free" indica sia libero che gratuito; in questo caso il gioco di parole è traducibile solo nel contesto della frase ed a questo è dovuto il doppio aggettivo in italiano.)

Kevin Parkinson per Global Research

I giudici del fisco


Tempo è potere. E loro lo sanno bene. Gestiscono un potere immenso: possono far sparire le tasse. O meglio, possono cancellare le multe inflitte a chi evade il fisco. Si chiamano commissioni tributarie, termine ignoto ai più ma citato con venerazione da professionisti, commercianti e imprenditori: per il popolo delle partite Iva sono delle divinità. E non solo per loro: hanno in mano fascicoli da milioni di euro. Ma questi cinquemila giudici delle tasse, chiamati a pronunciarsi sulle bastonate inflitte dalla Guardia di finanza e dagli ispettori delle Entrate, non sono nemmeno tutti magistrati. Nelle corti dei tributi le toghe sono una minoranza, il resto sono docenti, commercialisti, avvocati, ragionieri e qualche volta persino architetti. Professionisti chiamati a pronunciarsi sul lavoro di loro colleghi: un paradosso nell'Italia del nero dilagante. La differenza tra le multe milionarie inflitte agli evasori e gli importi spesso magri realmente incassati e soprattutto l'età geologica che trascorre dalla sanzione al versamento dipendono da loro. Perché per loro decidere le controversie fiscali è un secondo lavoro o addirittura un terzo. Volete una cifra? L'arretrato è di circa 593 mila ricorsi pendenti al dicembre 2006: se anche si trattasse di duemila euro a fascicolo - nessuno fa ricorso per cifre inferiori - si potrebbe stimare che siedano su un tesoro potenziale da un miliardo. Ma c'è chi stima in oltre 5.000 milioni il valore del contenzioso chiuso nei loro cassetti. Niente male per le finanze statali in crisi: bisognerebbe imporre ritmi serrati per fare cassa. Magari recuperando anche i 44 miliardi accertati agli evasori e iscritti a ruolo e di cui nel 2007 l'amministrazione finanziaria è riuscita a riscuotere solo il 7 per cento (circa 3 miliardi).



Tasse ingolfate

Invece la produttività delle commissioni è in calo. In appello, per esempio, si passa dalle dodici pratiche trattate in ogni udienza nel 2000 a solo otto nel 2005. Mentre il tempo fa svanire per decorrenza pile di multe e dissolve il recupero dei bottini in nero. E altre cause si accumulano: nel 2005 ne vengono presentate 300 mila. Le corti si impegnano, ne affrontano 364 mila: un ottimo risultato, che elimina un decimo dell'arretrato. Ma quando si passa dalla quantità alla qualità, la situazione cambia. Anzitutto emerge una corsa al ricorso, sperando in esiti migliori. Davanti alle commissioni provinciali, dove si impugnano le multe più sostanziose, nel 2005 i ricorsi sono stati 255 mila: ottantamila in più rispetto all'anno precedente. In questo caso, i procedimenti chiusi non riescono a intaccare l'arretrato. E quando si cerca di capire le cause di questa lentezza, spuntano spiegazioni sorprendenti. Udienze saltate a Imperia perché il 'giudice' Eugenio Donato è andato a Modena per gli impegni assunti "in quanto presidente della fondazione Orchestra sinfonica di Sanremo"; o a Bologna dove Paolo Angeli, avvocato e 'giudice' emiliano, attribuisce la sua defaillance alla "necessità di studio gravoso di un procedimento penale". Se poi alle agende fitte dei commissari si aggiungono i ritardi nel deposito delle sentenze si comprende perché lo Stato fatica nella lotta all'evasione. Un processo tributario dura mediamente 766 giorni: è un giudizio che si fa sulle carte, un ricorso rispetto alle decisioni già prese. Ma c'è chi ci mette molto di più. Il giudice Giovanni Scalese di Latina che solo nel 2004-2005 ha mancato di consegnare 141 sentenze. O il collega Nicolino Tamilia, commercialista, che giustifica le dimenticanze nelle sentenze con l'angoscia per "un problema economico legato a un investimento sbagliato".



'L'espresso' per la prima volta ha messo il naso nelle anomalie della giustizia tributaria, un settore che da anni si vuole riformare. Oggi è facile trovare storie di commissari che sfruttano la carica per fare favori o che sembrano dedicare a questa attività solo briciole di tempo, come se si trattasse di un hobby. In tutto sono cinquemila, che rivendicano la parificazione con i magistrati 'veri'. Ma la verità, visto "il livello scarso di preparazione culturale di alcuni giudici che ancora non riescono a scrivere una sentenza in modo decente", come sostiene Salvatore Paracampo, presidente della commissione tributaria regionale Puglia, "è che ci vorrebbe un giudice tributario togato". Magari con maggiori verifiche sulle attività delle commissioni "così come avviene nella magistratura ordinaria". E se si scartabellano i verbali del Consiglio di presidenza, l'organo di autogoverno della categoria, si comprende l'urgenza di questi controlli sui controllori fiscali più importanti.

Giudice ma imputato


A differenza dei riflettori sempre accesi sui magistrati ordinari o amministrativi, dei giudici tributari si conosce pochissimo. Anche degli scandali passati al vaglio del Consiglio di presidenza (11 membri di cui 4 di nomina parlamentare), che li esamina con grande calma. Una storia esemplare è quella di Vittorio



Metta, l'ex magistrato della corte di appello di Roma. Nel 1996 Metta finisce sotto inchiesta con l'accusa di corruzione per avere venduto a Berlusconi la sentenza del Lodo Mondadori. Tre anni dopo viene rinviato a giudizio, ma lui può ancora giudicare le tasse degli altri: solo nel 2003 (quando subisce la prima condanna a 13 anni di carcere) viene sospeso dall'incarico, mentre per la radiazione bisogna aspettare addirittura il marzo 2008. E Metta non è l'unico giudice-imputato. L'avvocato Paolo Valeri, della commissione regionale (ctr) Emilia Romagna, è finito in carcere a Cuba dove è stato condannato a 7 anni per induzione alla prostituzione minorile; Franco Nobili (Livorno), condannato a 4 mesi di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per corruzione in atti giudiziari; Tullio Steno (Trieste), denunciato per evasione fiscale; Ercole Navarra ( Roma), finito agli arresti domiciliari per il fallimento del Perugia calcio di Luciano Gaucci, società della quale era sindaco. Felicia Genovese, pm della direzione antimafia di Potenza e vicepresidente della Commissione Basilicata, indagata nell'inchiesta 'toghe lucane'. E l'elenco potrebbe continuare.

Casta Fiscale
I magistrati tributari sbarcano anche in Parlamento come Felice Belisario, avvocato potentino, capogruppo dell'Idv al Senato, o Donatella Ferranti, giudice presso la ctr Lazio, eletta deputata del Pd. Per non parlare di Giacomo Caliendo che è appena diventato sottosegretario alla Giustizia. La carica è infatti molto ambita tra i dipendenti pubblici, sia per il trattamento economico (tra compenso fisso e quello variabile legato al numero delle sentenze definite si può arrivare a 72 mila euro l'anno) che per il prestigio che comporta. Per diventarlo non è necessario superare concorsi: basta dare la propria disponibilità e non aver riportato condanne per delitti non colposi e reati tributari. La scelta si basa sui titoli: vengono arruolati docenti universitari, avvocati, notai, ragionieri, commercialisti; ufficiali della Guardia di finanza in congedo; ex avvocati dello Stato; ma soprattutto magistrati ordinari, amministrativi o militari in servizio o a riposo, ai quali toccano le presidenze delle commissioni. I nomi illustri reclutati sono tantissimi: in passato Francesco Saverio Borrelli, il procuratore di Milano, che è stato presidente di sezione alla commissione Lombardia; mentre tra quelli in carica spiccano Giovanni Tinebra, procuratore generale a Catania e presidente della commissione della stessa città, e Bruno Tinti, procuratore aggiunto a Torino. Sulla base dei titoli presentati è il Consiglio di presidenza a stilare le graduatorie d'ingresso che permettono al presidente della Repubblica di emettere i decreti di nomina. Si presta il giuramento e si entra in carica, senza limiti di scadenza se non quello dei 75 anni di età.

Ci sono magistrati che per decenni hanno unito la guida della procura penale e quella della commissione tributaria: un doppio potere, che diventa schiacciante nelle piccole città di provincia. L'appeal della poltrona invece non è così forte per professionisti di fama che possono ben guadagnare con i loro studi: per questo c'è un buco mostruoso nell'organico, con quasi tremila commissari in meno registrati nel 2005. In Lombardia ne mancano 450, in Piemonte 300, in Liguria metà dell'organico è sguarnito.

Le regole
Ci sono ferree norme per garantire moralità, terzietà e soprattutto evitare casi di incompatibilità: non si può essere parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali; dipendenti dell'amministrazione finanziaria, membri della Guardia di finanza. Ma, soprattutto, l'accesso è vietato a coloro che esercitano consulenza tributaria, assistenza e rappresentanza di contribuenti nei rapporti con l'amministrazione finanziaria o nei processi tributari. E, ancora, a coniugi o parenti fino al secondo grado di coloro che sono iscritti negli albi professionali nella sede della commissione o che esercitano la professione dinanzi alla stessa. In questi casi è prevista la decadenza dall'incarico (nel 2006 ne sono state decretate otto). Una cosa seria, insomma. Se le regole venissero rispettate.

Affari loro
'L'espresso' ha scoperto che molti giudici delle norme se ne infischiano. E ci provano: sfruttando la carica per rimpinguare la clientela dei loro studi privati di commercialisti o avvocati. Emblematico il caso dell'avvocato Gaetano Dell'Acqua (decaduto), della commissione di Roma. Nell'aprile 2007 è stata l'agenzia delle Entrate a presentare un esposto al Consiglio di presidenza con la copia di un ricorso indirizzato alla commissione romana in cui il contribuente dichiara di "essere elettivamente domiciliato in Roma, presso lo studio dell'avvocato Gaetano Dell'Acqua, difeso e rappresentato dagli avvocati Giuseppe Dell'Acqua e Barbara Sabatino". Chi sono costoro? Il padre del giudice e un altro avvocato che lavora nello studio. Allegata all'esposto c'è anche copia della sentenza che ha deciso la vertenza. Come? Ovviamente, a favore del protettissimo contribuente. Anche Gian Paolo Porcu (decaduto pure lui) è stato pizzicato dall'Agenzia delle entrate. Commercialista e titolare di uno studio, Porcu è risultato sindaco di ben 10 società. Ma, soprattutto, mentre lui emetteva sentenze, nei suoi uffici svolgeva consulenza tributaria la ragioniera Maria Louise Pinna. A lei Porcu aveva girato alcune società: Sella e Mosca, Agrisarda, eccetera. E non solo: Pinna faceva anche assistenza dei contribuenti dinanzi alle commissione di Cagliari, la stessa di cui Porcu era vicepresidente. In più, elargiva al giudice "continui ed elevati compensi".

Procedimento di decadenza anche per Vittorino Tedde, della ctr Sardegna, sezione di Sassari. Pure a suo carico è arrivata una segnalazione delle Entrate: rivela che Tedde è un commercialista che cura fallimenti; che è rappresentante di una società estera con contenzioso tributario in Italia: che nello studio Tedde svolge attività il commercialista Lisi che riceve compensi da Tedde. Come si difende il giudice? Ribattendo di essere oggetto di inquisizione da parte dell'Agenzia delle entrate perché nella sua sezione "l'esito negativo dei ricorsi per l'amministrazione sarebbe di numero più elevato rispetto ad altre sezioni della commissione". Clamoroso poi il caso di Antonino Arizia, che in qualità di presidente della commissione di Messina nel gennaio 2005 ha emesso sentenza favorevole nei confronti della Loma srl della quale nel gennaio 2006 è poi diventato procuratore generale.

Gli sfacciati
Un lavoraccio, insomma, quello del Consiglio di presidenza davanti a tanti giudici che cercano in ogni modo di aggirare le regole. Stefano Pantezzi, avvocato e presidente della commissione di Trento, è risultato firmatario di tre ricorsi contro cartelle esattoriali: assegnati a due sezioni diverse, "come difensore dei ricorrenti Pantezzi è intervenuto in entrambe le camere di consiglio". Poi ci sono i casi di incompatibilità per le attività vietate ma sfacciatamente svolte dai familiari. Qualche perla: il giudice Orlando Navarra (Aosta) ha la moglie, Manuela Ghillino, avvocato, che fa assistenza tributaria in commissione; Giuseppina Potestà (Sicilia) ha sia il marito Francesco Grande che il figlio Antonio (commercialista) che esercitano assistenza fiscale e giurisdizionale a Ragusa: Aldo Paci ( Palermo), segnalato nel 2007 dall'allora direttore delle Entrate Massimo Romano, perché titolare dello 'studio legale associato Paci' con la moglie tributarista, le cui cause vengono discusse dalla stessa commissione di Palermo.

In questa palude, per la verità, c'è anche qualche presidente che prova a fare rispettare le regole. È il caso di Aldo Scola, consigliere di Stato e presidente della ctr Emilia Romagna che nel 2005 ha denunciato al Consiglio di presidenza e alla magistratura due casi clamorosi. Il primo riguarda Vitaliano Brasini, giudice a Forlì, che era riuscito a partecipare ad appena 18 udienze in circa dieci anni. La seconda addirittura il procuratore della Repubblica di Ferrara, Severino Messina, presidente di commissione nella stessa città. Scola ha accusato Messina di avere tenuto "un comportamento lesivo dell'immagine e del decoro della funzione di presidente di una commissione": un comportamento che si è concretizzato in assenze dalle udienze che avrebbe dovuto presiedere e in un consistente danno erariale avendo pure Messina continuato a percepire il compenso fisso mensile. Da esperto magistrato Messina si è ben difeso ed è a ancora saldamente in carica. Il caso Serpico
Alcuni sembrano essere dei serial killer del conflitto di interessi. Come Graziano Serpico, commercialista di Nola. Il suo è un caso da manuale: nel maggio 2000 decade da giudice tributario di Napoli per incompatibilità. La ragione? Lui stesso, nel 1999, aveva ammesso di svolgere attività in campo fiscale. Fine della storia? Cacciato nel 2000 a Serpico è riuscito il miracolo di farsi rinominare a Napoli dopo aver vinto un nuovo 'concorso'. Solo che nel 2007 l'Agenzia delle entrate ha segnalato di nuovo le sue irregolarità: è risultato depositario di scritture contabili di 11 società e presidente del collegio sindacale della Nusco Porte di Nola, società con una vertenza fiscale in corso. Piccole storie? No, milioni e milioni di euro di multe. Anni di indagini delle Fiamme Gialle e degli ispettori delle Entrate. Che si perdono così nel nulla.

Stato masochista
Il campione di illeciti apre la strada a cattivi pensieri. Perché lo Stato perde così spesso nei ricorsi? Sì. Fisco e Finanza vengono sconfitti in primo grado nel 57 per cento dei casi, risultato che si ripete in appello. Una pagina nera con punte scandalose in alcune commissioni provinciali (vedere tabella a pag. 55). Ma i giudici tributari accusano: è colpa dell'amministrazione finanziaria che cura male le cause. Recita la relazione 2006 del Consiglio di presidenza al ministro dell'Economia: "La difesa dell'amministrazione appare carente o insufficente. Sembrano frequenti i casi in cui non si costituisce in giudizio o non compare in udienza". Sei multe su dieci vengono cancellate, altre si dissolvono per decorrenza, altre ancora vengono incassate dopo anni. Ed ecco perché la lotta all'evasione resta solo uno slogan. In attesa di una delle tante riforme che tutti ritengono indispensabile ma che non arriva mai.

di Primo di Nicola

ha collaborato Chiara Andreola

Il ritorno del Principe



Un libro fondamentale che consiglio vivamente di leggere, a tutti coloro che vogliono capire il meccanismo “osceno” e criminale del potere.

Riporto alcuni passi tratti dal libro nella speranza di indurre i più a leggerlo interamente, e cercando, al contempo, di dare un’idea, a chi non ama la lettura, della realtà del potere.

Disinformazione

Tutti noi siamo ciechi dinnanzi ad uno dei fenomeni più importanti delle nostre vite: il reale funzionamento della macchina del potere…si tratta di una cecità indotta dallo stesso potere al fine di perpetuarsi”.

Questa disinformazione si realizza azionando due leve: quella della censura informativa su tutti i fatti che riguardano i rapporti mafia-potere…..e quella dell’amplificazione a senso unico delle vicende criminali di bassa macelleria tipiche della struttura militare”.

Il lavoro di imposture culturali funzionali al potere è affidato da sempre proprio agli intellettuali e costituisce una delle loro principali fonti di reddito”.

La classe dirigente “dirige” anche la formazione della pubblica opinione, organizza il sapere sociale, seleziona la memoria collettiva, sceglie ciò che deve essere ricordato e ciò che deve essere dimenticato, costruisce la tavola dei valori, imponendo dall’alto esempi in negativo e positivo

Oligarchia

Nel mondo della politica il potere, come abbiamo accennato, è concentrato nelle mani di pochi oligarchi i quali, oltre a nominare i parlamentari, attribuiscono posti di comando in tutti gli snodi della istituzioni secondo criteri di fedeltà. Obbedire senza fiatare garantisce la permanenza nel giro di quelli che contano, e brillanti carriere. La disobbedienza e la critica ti tagliano fuori. L’etica dell’obbedienza celebra i suoi fasti anche nel mondo della comunicazione….l’obbedienza ai superiori gerarchici può rendere la vita agevole per i sostituti procuratori, il dissenso può esporre invece a sfibranti mobbing….ispezioni ministeriali a raffica, richieste di trasferimenti urgenti per incompatibilità ambientale, avocazioni di procedimenti, provvedimenti disciplinari che entrano anche nella valutazione di merito di decisioni sgradite”.

Vi sono mille modi per distruggere la vita di una persona, riducendola alla miseria, gettandola nel discredito, condannandola alla morte civile”.

Il metodo mafioso che nella sostanza consiste nell’abuso organizzato dei pochi sui molti e che si declina nelle più svariate forme, non è infatti una creatura delle classi popolari, ma delle classi alte”.

La corruzione e il ricatto

La corruzione in Italia non sembra essere una deviazione del potere, ma una forma “naturale” di esercizio del potere che gode di accettazione culturale da parte della classe dirigente e che conta sulla rassegnazione da parte delle classi sottostanti”.

La società della corruzione infatti genera la società del ricatto”.

Il metodo consiste nell’integrare nel proprio interno quanti più soggetti possibili, rendendoli complici e quindi ricattabili. In questo modo non esistono variabili indipendenti che possono scombinare i giochi. Il sistema integra al suo interno le opposizioni disinnescando il controllo politico, integra magistrati disinnescando il controllo penale, integra, corrompendoli, esponenti delle stesse forze di polizia, integra, comprandoli, giornalisti che possono rivelarsi scomodi”.

La criminalità dei potenti

Sempre più spesso mi accadeva di rendermi conto che il mondo degli assassini comunica attraverso mille porte girevoli con insospettabili salotti e con talune stanze ovattate del potere…i peggiori tra loro avevano frequentato le nostre stesse scuole, potevi incontrarli nei migliori ambienti e talora potevi vederli in chiesa battendosi il petto accanto a quelli che avevano già condannato a morte”.

“…I Riina, i Provengano, i Concutelli, i Fioravanti, i Chiesa, i Poggiolini non sono – come si vorrebbe far credere - dei mostri, ma sono espressione di una mostruosa “normalità” italiana che chiama in causa l’identità culturale del Principe, cioè di quella componente della classe dirigente italiana che da sempre ha costruito il proprio potere sul sistema della corruzione, su quello mafioso, e che ha protetto nel tempo i vari specialisti della violenza utilizzandoli per gli omicidi di mafia e per la strategia della tensione realizzata mediante stragi di innocenti”.

Questa criminalità dei potenti si è declinata dall’Unità di Italia ad oggi su tre versanti: la corruzione sistemica, la mafia e lo stragismo per fini politici”.

La questione criminale, dunque, in Italia è inscindibile da quelle dello stato e della democrazia

La mafia

“…la mafia è anche uno dei tanti complicati ingranaggi che nel loro insieme costituiscono la macchina del potere reale nazionale…nessuno può permettersi di svelare taluni segreti della parte oscena della storia che gli è accaduto di intravedere senza rischiare di restare stritolato dalla reazione compatta e trasversale di tutto il sistema”.

Neanche Falcone poteva articolare compiutamente il proprio pensiero, illuminando una realtà di potere criminale intrecciato con quello legale così complessa da sembrare ai più incredibile e frutto di allucinazione. Esplicitare compiutamente il suo pensiero l’avrebbe delegittimato ed esposto alla reazione violentissima di tutto il sistema….immaginiamo cosa avrebbe significato, allora, dopo un attentato di quel genere, affermare esplicitamente che la mafia opera talora come braccio esecutivo di un sistema criminale nazionale di cui fanno parte soggetti apicali di altri sistemi di potere. Ti avrebbero preso per pazzo”.

“….è l’intero sistema che chiede il silenzio: e lo chiede perché certi segreti, certe verità non sono gestibili pubblicamente né sul piano giudiziario, né su quello politico. La stessa coltre di silenzio giudiziario e politico calata sui tentativi di golpe e sui crimini commessi dal Principe negli anni della strategia della tensione avvolge anche i crimini mafiosi. Il silenzio coatto sui crimini è il sigillo del potere”

Personaggi come Provenzano e Riina e altri capi sono il sottoprodotto e la replica popolare di questo modo di esercitare il potere. Durano nel tempo non per forza propria, ma perché sono leve necessarie del gioco grande del potere. Quando esauriscono la loro funzione vengono abbandonati al loro destino. Anche dopo tuttavia continuano a svolgere un ruolo essenziale:fungere da parafulmine su cui scaricare tutte le responsabilità del male e da paravento della criminalità del potere”.

Massoneria

Nel tempo alcuni vertici militari della mafia sono stati cooptati nel circuito massonico. E’ il caso ed esempio di Stefano Boutade, capo del mandamento mafioso di Santa Maria del Gesù, referente di Andreotti, di Sindona e di altri potenti. Negli anni settanta Bontade conseguì il grado 33 della massoneria”.

La massoneria occulta e deviata è stata probabilmente una delle postazioni dalle quali alcuni vertici strategici del principe hanno utilizzato di volta in volta come bracci armati per i propri disegni di potere la mafia siciliana, la ‘ndrangheta, la camorra, la banda della Magliana, i servizi deviati. Da ultimo, secondo quanto dichiarato da vari testimoni di giustizia, alcuni suoi esponenti avrebbero svolto un ruolo di direzione nel progetto di eversione democratica che nel 1992-1993 si proponeva, mediante l’esecuzione di stragi affidate alla mafia, di mettere in ginocchio lo Stato e di instaurare un nuovo ordine politico fondato sulla disarticolazione dell’unità nazionale e la creazione di tre ministati”.

Gioacchino Pennino, uomo d’onore, medico e politico di rango, divenuto collaboratore ha dichiarato a sua volta che l’ordine di uccidere Dalla Chiesa era stato trasmesso da Roma tramite un uomo della P2 ora deceduto. Solo pochi vertici della mafia conoscevano la verità”.

In sostanza si assiste nel tempo ad un processo quasi fisiologico di integrazione tra massoneria segreta e deviata ed alcuni esponenti apicali delle mafie, i quali all’interno delle loro rispettive organizzazioni di riferimento costituiscono strutture tenute segrete agli altri affiliati, destinate a svolgere un ruolo di collegamento tra élite criminali dei ceti alti e élite criminali dei ceti bassi per la conduzione comune degli affari di più alto livello e per i grandi giochi di potere. La massa di manovra delinquenziale sul territorio, tenuta all’oscuro degli uni e degli altri, viene utilizzata di volta in volta per le singole operazioni. Se qualcosa va per il verso storto, tali “operatori” vengono sacrificati. La loro eventuale collaborazione con la magistratura non determina problemi gravi perché essi ignorano sia le reali motivazioni sia i registi occulti delle operazioni di cui sono stati meri esecutori. Se parlano raccontano le motivazioni di copertura a essi fornite e da essi ritenute in buona fede corrispondenti al vero. Un meccanismo molto sofisticato e collaudato nel tempo”.

Stragi del 1992 -1993

Secondo le risultanze acquisite, la regia di tale strategia, che doveva attuarsi mediate una escalation di stragi e di sapienti mosse politiche, era stata messa a punto dall’ala più oltranzista del Principe: settori della massoneria deviata, esponenti della destra eversiva, segmenti dei servizi, circoli imprenditoriali e finanziari. In tale progetto alla mafia era riservato il ruolo di braccio operativo”.

Quel che mi pare interessante osservare è che, come è emerso nel corso delle indagini, il piano “segreto” era conosciuto, almeno nelle sue linee essenziali, da alcuni esponenti del mondo politico del tempo, i quali comunicavano tra loro da sponde opposte anche lanciandosi reciproci messaggi ed avvertimenti criptati,indecifrabili a tutti coloro che erano ignari di quanto stava accadendo”.

La decisione di ucciderlo (Paolo Borsellino n.d.r.) subisce un’improvvisa accelerazione e viene portata a termine il 19 luglio cogliendo di sorpresa alcuni degli stessi vertici di Cosa nostra, come Giovanni Brusca”.

Solo un nucleo ristrettissimo ed eletto di capi, quelli legati alla massoneria deviata ed il Principe, sanno il perché di quella accelerazione

di Solange Manfredi

Qualcosa di grosso sta accadendo








L'arrivo imminente di questi fatti non passerà inosservato. Essi toccheranno le vite di tutti noi. Non saranno limitati ad alcune zone del paese, ma l'intero mondo economico e il sistema politico saranno coinvolti nel caos che sta per scatenarsi.

Per quanto il mondo abbia già sofferto a lungo per l'insensatezza di guerre che potevano essere evitate, la mia paura maggiore è che la rotta in cui ci troviamo porterà ancora maggiori conflitti e sofferenze economiche per tutti gli innocenti del mondo, a meno che cambiamo drasticamente la nostra direzione.

L'America, con la sua tradizione di libero mercato e di diritto alla proprietà ha aperto la strada verso grande ricchezza e progresso, sia nel mondo che a casa nostra. Da quando abbiamo perso la fiducia nei principi di libertà, autosufficienza, duro lavoro e frugalità, e ci siamo invece messi a costruire imperi finanziati con il debito e l'inflazione, tutto questo è cambiato. Questo è certamente un evento storico spaventoso.

Il problema che abbiamo di fronte non è nuovo nella storia. L'autoritarismo esiste da lungo tempo. Per secoli inflazione e debito sono stati usati dai tiranni per mantenere il potere, promuovere le aggressioni, e offrire "panem et circenses" alla popolazione. L'idea che si possa avere la botte piena e la moglie ubriaca ["guns and butter" = letteralmente, "fucili e burro"], senza pagarne le conseguenze in maniera significativa, esisteva già prima degli anni '60, quando divenne uno slogan popolare. In quei tempi ci fu detto che la guerra del Vietnam e una forte espansione dei sussidi statali non sarebbero stati un problema. Gli anni '70 hanno dimostrato il contrario.

Oggi le cose sono diverse, sia dai tempi antichi che dagli anni '70. Non ha torto chi sostiene che viviamo in una economia globale. Il mondo è più popolato, ed è più integrato grazie alla moderna tecnologia, alle comunicazioni, ai viaggi. Se la moderna tecnologia fosse stata usata per promuovere le idee di libertà, di libero mercato, di moneta solida e di scambi commerciali, avrebbe introdotto una nuova età dell'oro, e una globalizzazione che potremmo accettare.

Invece la ricchezza e la libertà di cui disponiamo si stanno restringendo, e poggiano su una fragile infrastruttura ideologica. Un po' come le dighe e i ponti del nostro paese, che il nostro sistema di guerre e sussidi statali ci ha portato ad ignorare.

Temo che le mie preoccupazioni fossero legittime, e che le cose possano essere ancora peggio di quanto pensassi all'inizio: ormai sono giunte alla soglia di casa nostra. C'è poco tempo per fare una correzione di rotta, prima che questo grandioso esperimento di libertà venga messo in profonda ibernazione.

Vi sono buoni motivi per credere che la crisi in arrivo sarà diversa, e molto più grande di quanto il mondo abbia mai vissuto prima. Invece di usare il globalismo in maniera positiva, è stato usato per globalizzare tutti gli errori dei politici, dei burocrati e dei grandi banchieri.

Essere l'unica superpotenza senza avversari non è mai stato vissuto da noi con senso di umiltà e rispetto. La nostra arroganza e aggressività sono state usate per promuovere un impero mondiale sostenuto dal più poderoso esercito della storia. Questo interventismo globale crea dei problemi a tutti i cittadini del mondo, e impedisce di contribuire al benessere della popolazione mondiale. Pensate soltanto a come sono state calpestate le nostre libertà personali negli ultimi dieci anni.

La crisi finanziaria, ancora allo stadio iniziale, è evidente per tutti: prezzo della benzina oltre i 4 dollari al gallone, costi di educazione ed assistenza medica alle stelle, crollo della bolla edilizia, crollo della bolla NASDAQ. Borse che crollano, disoccupazione che cresce, sotto-occupazione massiccia, eccessivo debito governativo, e incontrollabile debito personale. Ci sono pochi dubbi che arriveremo a una stagflazione (http://it.wikipedia.org/wiki/ Stagflazione). La domanda che presto verrà fatta è questa: quando la stagflazione diventerà depressione inflazionaria?

Vi sono vari motivi per cui l'economia mondiale è stata globalizzata, e i problemi che ci troviamo di fronte sono mondiali. Non possiamo comprendere ciò che abbiamo di fronte senza capire la "fiat money" [soldi creati dal nulla] e la bolla a lungo termine del dollaro.

Vi sono state diverse fasi. Dalla formazione del sistema di Riserva Federale, fra il 1913 e il 1933, la Banca Centrale si è imposta come controllore ufficiale del dollaro. Dal 1933 in poi, gli americani non potevano più possedere oro, togliendo così l'impedimento per la Federal Reserve di inflazionare a favore della guerra e del sussidio pubblico.

Nel '45 altri impedimenti sono stati tolti, con la creazione del sistema monetario di Bretton Woods, che ha fatto del dollaro la moneta di riserva nel mondo. Questo sistema è durato fino al 1971. Fra il '45 e il '71 i federali avevano ancora qualche limitazione. Gli stranieri, ma non gli americani, potevano convertire dollari in oro a 35 dollari all'oncia. A causa dei troppi dollari che venivano stampati, questo sistema ha avuto fine nel 1971.

Il sistema post-Bretton Woods è stato responsabile per la globalizzazione dell'inflazione e dei mercati, e per la nascita della gigantesca bolla del dollaro mondiale. Quella bolla sta per esplodere, e stiamo vedendo cosa significa pagare le conseguenze per troppi errori economici fatti in precedenza.

Ironicamente, negli ultimi 35 anni noi abbiamo beneficiato di questo sistema profondamente distorto. Poiché il mondo accettava dollari come se fossero oro, dovevamo semplicemente falsificare altri dollari, spendere oltre oceano (incoraggiando in maniera indiretta anche il trasferimento del nostro lavoro all'estero) e goderci una prosperità immeritata. Coloro che prendevano i nostri dollari, e ci davano in cambio dei servizi, non vedevano l'ora di poter tornare a prestare quei dollari a noi. Questo ci ha permesso di esportare la nostra inflazione e ritardare le conseguenze che ora stiamo iniziando a vedere. Ma non era comunque destinato a durare, e ora ci tocca pagare il conto.

Il nostro debito estero deve essere pagato o liquidato. Gli altri debiti sono maturati proprio ora che il mondo è diventato più riluttante ad accettare dollari. La conseguenza di quella decisione è un'inflazione dei prezzi nel nostro paese, questo è ciò a cui stiamo assistendo oggi. L'inflazione all'estero è addirittura più alta che da noi, come conseguenza della volontà delle banche centrali estere di monetizzare il nostro debito.

Stampare dollari per un lungo periodo di tempo può anche non far aumentare immediatamente i prezzi, ma nel tempo lo farà certamente. Ora stiamo assistendo alle conseguenze per avere inflazionato nel passato la disponibilità di moneta. Per quanto possa sembrare grave oggi 4 dollari al gallone, siamo solo all'inizio.

È una grossolana distrazione mettersi a dire "perforiamo, perforiamo, perforiamo" come soluzione alla crisi del dollaro e all'alto prezzo della benzina. Va bene aumentare le disponibilità sul mercato e le perforazioni, ma l'argomento è di grave distrazione dalle colpe del deficit e dai peccati commessi dalla banda monetaria della Federal Reserve.

Questa bolla è diversa e più grande delle altre per un altro motivo. Le banche centrali del mondo si accordano segretamente per centralizzare la pianificazione dell'economia mondiale. Io sono convinto che degli accordi fra le banche centrali, per monetizzare il debito americano negli ultimi 15 anni, siano esistiti, per quanto in forma segreta e fuori dalla portata delle orecchie di chiunque, specialmente del parlamento americano, che non se ne preoccupa o semplicemente non capisce.

Ora che il nostro "regalo" si esaurisce, i nostri problemi peggiorano. Le banche centrali e i diversi governi sono molto potenti, ma prima o poi i mercati si saturano, e quando la gente si ritrova in mano il sacco di dollari senza valore comincia a spendere in un'economia di tipo emotivo, scatenando la febbre inflazionaria.

Questa volta - poiché abbiamo a che fare con così tanti dollari e così tante nazioni - la Fed è riuscita a "cartolarizzare" ogni crisi in arrivo, negli ultimi 15 anni, specialmente sotto la presidenza di Alan Greenspan alla Federal Reserve, che ha permesso alla bolla di diventare la più grande di tutta la storia.

Gli errori commessi con troppo credito concesso a tassi artificialmente bassi sono enormi, e ora i mercati richiedono una correzione. Questo riguarda l'eccessivo debito, gli investimenti mal diretti, gli investimenti eccessivi ed altri problemi causati da un governo che spendeva soldi che non avrebbe mai dovuto avere.

Militarismo all'estero, elargizione di sussidi statali, e 83 biliardi [trillion] di impegni in titoli stanno tutti per venire a termine. Non abbiamo nè i soldi nè la capacità di creare una ricchezza che ci permetta di rispondere a tutte le necessità di oggi, poiché abbiamo rifiutato l'economia di mercato, la moneta solida, la fiducia in noi stessi e i principi di libertà.

Poiché la correzione per l'errata allocazione delle risorse è necessaria, e dovrà arrivare, si può cercare di vedere anche degli aspetti positivi mentre questi grandi eventi accadranno.

La gente ha di fronte due scelte. La scelta che non è disponibile per noiè quella di continuare a trascinarci nella presente situazione, cercando di sorreggere il sistema con ulteriore debito, inflazione e bugie. Questo non accadrà. Una delle due scelte, che è stata praticata così sovente dal governo nel passato, è quella di rifiutare i principi di libertà e ricorrere ad un governo ancora più burocratico e autoritario. Qualcuno sostiene che dovremmo dare al Presidente dei poteri dittatoriali, nello stesso modo in cui gli abbiamo permesso di comandare l'impero americano. Questo è il grande pericolo, e in questa atmosfera post-11 settembre troppi americani preferiscono la sicurezza alla libertà.

Abbiamo già perso troppe delle nostre libertà personali, e la vera paura di un crollo economico potrebbe portare i pianificatori centrali ad intervenire con misure che farebbero apparire il New Deal degli anni '30 come la Dichiarazione di Indipendenza di Jefferson.

Più si concede al governo di gestire l'economia, più profonda diventa la depressione, e più a lungo questa dura. E' stata la storia degli anni '30 e '40, e gli stessi errori saranno commessi di nuovo, se non ci sveglieremo.

L'aspetto positivo è che le cose non devono per forza essere tragiche, se faremo le giuste scelte. Ho visto "qualcosa di grosso" succedere negli ultimi 18 mesi di campagna elettorale, e sono stato incoraggiato dal fatto che noi siamo in grado di svegliarci e fare le giuste scelte. Ho conosciuto letteralmente migliaia di studenti, del liceo e dell'università, che sono particolarmente disposti ad accettare le sfide e le responsabilità di una libera società, rifiutando quel sussidio statale "dalla culla fino alla tomba" che ci viene promesso da così tanti politici "benefattori".

Se più persone ascoltano questo messaggio di libertà, più persone si uniranno in questo sforzo. I fallimenti della nostra politica estera, del sistema di sussidio statale e delle politiche monetarie, e virtualmente tutte le soluzioni governative sono così chiare all'apparenza, che non ci vuole molto per convincere la gente. E' urgente un messaggio positivo su come funziona la libertà e sul perché sia possibile ottenerla.

Uno degli aspetti migliori nell'accettare la fiducia in se stessi, in una libera società, è che possiamo raggiungere nella nostra vita delle vere soddisfazioni individuali. Questo non avviene quando il governo si assume il ruolo di guardiano, genitore o custode, poiché ti toglie il senso dell'orgoglio. Ma il vero problema è che il governo non è in grado di farci avere la sicurezza economica di cui va parlando.

I cosiddetti vantaggi che il governo sostiene di poterci procurare vengono sempre ottenuti a spese della libertà altrui. E' un sistema fallimentare, e le giovani generazioni lo sanno.

Ritornare ad una libera società non elimina la necessità di mettere le cose in ordine, per pagare le spese stravaganti. Ma il dolore non durerebbe a lungo, se faremo le cose nel modo giusto, e soprattutto l'impero avrebbe fine per motivi finanziari. Le nostre guerre finirebbero, gli attacchi alle libertà civili finirebbero, e la prosperità farebbe ritorno. Le scelte sono chiare: non dovrebbe essere difficile, ma il grande evento che sta per avere luogo ci offre la grande opportunità di invertire la marea, e riprendere la vera grande rivoluzione americana iniziata nel 1776.

L' opportunità si presenta nonostante l'urgenza e i pericoli che abbiamo di fronte. Facciamo in modo che il "Grande Evento" ci porti alla scoperta che la libertà funziona e diventi popolare, e che il grande evento politico ed economico al quale stiamo assistendo sia in realtà una benedizione sotto mentite spoglie.

L'arrivo imminente di questi fatti non passerà inosservato. Non saranno limitati ad alcune zone del paese, ma l'intero mondo economico e il sistema politico saranno coinvolti nel caos che sta per scatenarsi.

Per quanto il mondo abbia già sofferto a lungo per l'insensatezza di guerre che potevano essere evitate, la mia paura maggiore è che la rotta in cui ci troviamo porterà ancora maggiori conflitti e sofferenze economiche per tutti gli innocenti del mondo, a meno che cambiamo drasticamente la nostra direzione.

L'America, con la sua tradizione di libero mercato e di diritto alla proprietà ha aperto la strada verso grande ricchezza e progresso, sia nel mondo che a casa nostra.

Il problema che abbiamo di fronte non è nuovo nella storia. L'autoritarismo esiste da lungo tempo. Per secoli inflazione e debito sono stati usati dai tiranni per mantenere il potere, promuovere le aggressioni, e offrire "panem et circenses" alla popolazione. L'idea che si possa avere la botte piena e la moglie ubriaca ["guns and butter" = letteralmente, "fucili e burro"], senza pagarne le conseguenze in maniera significativa, esisteva già prima degli anni '60, quando divenne uno slogan popolare. In quei tempi ci fu detto che la guerra del Vietnam e una forte espansione dei sussidi statali non sarebbero stati un problema. Il mondo è più popolato, ed è più integrato grazie alla moderna tecnologia, alle comunicazioni, ai viaggi. Se la moderna tecnologia fosse stata usata per promuovere le idee di libertà, di libero mercato, di moneta solida e di scambi commerciali, avrebbe introdotto una nuova età dell'oro, e una globalizzazione che potremmo accettare.

Invece la ricchezza e la libertà di cui disponiamo si stanno restringendo, e poggiano su una fragile infrastruttura ideologica. Un po' come le dighe e i ponti del nostro paese, che il nostro sistema di guerre e sussidi statali ci ha portato ad ignorare.

Temo che le mie preoccupazioni fossero legittime, e che le cose possano essere ancora peggio di quanto pensassi all'inizio: ormai sono giunte alla soglia di casa nostra.

Essere l'unica superpotenza senza avversari non è mai stato vissuto da noi con senso di umiltà e rispetto. La nostra arroganza e aggressività sono state usate per promuovere un impero mondiale sostenuto dal più poderoso esercito della storia. Questo interventismo globale crea dei problemi a tutti i cittadini del mondo, e impedisce di contribuire al benessere della popolazione mondiale. Pensate soltanto a come sono state calpestate le nostre libertà personali negli ultimi dieci anni.

La crisi finanziaria, ancora allo stadio iniziale, è evidente per tutti: prezzo della benzina oltre i 4 dollari al gallone, costi di educazione ed assistenza medica alle stelle, crollo della bolla edilizia, crollo della bolla NASDAQ. Borse che crollano, disoccupazione che cresce, sotto-occupazione massiccia, eccessivo debito governativo, e incontrollabile debito personale. Ci sono pochi dubbi che arriveremo a una stagflazione (http://it.wikipedia.org/wiki/ Stagflazione). La domanda che presto verrà fatta è questa: quando la stagflazione diventerà depressione inflazionaria?

Vi sono vari motivi per cui l'economia mondiale è stata globalizzata, e i problemi che ci troviamo di fronte sono mondiali. Non possiamo comprendere ciò che abbiamo di fronte senza capire la "fiat money" [soldi creati dal nulla] e la bolla a lungo termine del dollaro.

Vi sono state diverse fasi. Dalla formazione del sistema di Riserva Federale, fra il 1913 e il 1933, la Banca Centrale si è imposta come controllore ufficiale del dollaro. Dal 1933 in poi, gli americani non potevano più possedere oro, togliendo così l'impedimento per la Federal Reserve di inflazionare a favore della guerra e del sussidio pubblico.

Nel '45 altri impedimenti sono stati tolti, con la creazione del sistema monetario di Bretton Woods, che ha fatto del dollaro la moneta di riserva nel mondo. Questo sistema è durato fino al 1971. Fra il '45 e il '71 i federali avevano ancora qualche limitazione. Gli stranieri, ma non gli americani, potevano convertire dollari in oro a 35 dollari all'oncia. A causa dei troppi dollari che venivano stampati, questo sistema ha avuto fine nel 1971.

Il sistema post-Bretton Woods è stato responsabile per la globalizzazione dell'inflazione e dei mercati, e per la nascita della gigantesca bolla del dollaro mondiale. Quella bolla sta per esplodere, e stiamo vedendo cosa significa pagare le conseguenze per troppi errori economici fatti in precedenza.

Ironicamente, negli ultimi 35 anni noi abbiamo beneficiato di questo sistema profondamente distorto. Poiché il mondo accettava dollari come se fossero oro, dovevamo semplicemente falsificare altri dollari, spendere oltre oceano (incoraggiando in maniera indiretta anche il trasferimento del nostro lavoro all'estero) e goderci una prosperità immeritata. Coloro che prendevano i nostri dollari, e ci davano in cambio dei servizi, non vedevano l'ora di poter tornare a prestare quei dollari a noi.

Il nostro debito estero deve essere pagato o liquidato. Gli altri debiti sono maturati proprio ora che il mondo è diventato più riluttante ad accettare dollari. La conseguenza di quella decisione è un'inflazione dei prezzi nel nostro paese, questo è ciò a cui stiamo assistendo oggi. L'inflazione all'estero è addirittura più alta che da noi, come conseguenza della volontà delle banche centrali estere di monetizzare il nostro debito.

Stampare dollari per un lungo periodo di tempo può anche non far aumentare immediatamente i prezzi, ma nel tempo lo farà certamente. Ora stiamo assistendo alle conseguenze per avere inflazionato nel passato la disponibilità di moneta. Per quanto possa sembrare grave oggi 4 dollari al gallone, siamo solo all'inizio.

È una grossolana distrazione mettersi a dire "perforiamo, perforiamo, perforiamo" come soluzione alla crisi del dollaro e all'alto prezzo della benzina. Va bene aumentare le disponibilità sul mercato e le perforazioni, ma l'argomento è di grave distrazione dalle colpe del deficit e dai peccati commessi dalla banda monetaria della Federal Reserve.

Questa bolla è diversa e più grande delle altre per un altro motivo. Le banche centrali del mondo si accordano segretamente per centralizzare la pianificazione dell'economia mondiale. Io sono convinto che degli accordi fra le banche centrali, per monetizzare il debito americano negli ultimi 15 anni, siano esistiti, per quanto in forma segreta e fuori dalla portata delle orecchie di chiunque, specialmente del parlamento americano, che non se ne preoccupa o semplicemente non capisce.

Ora che il nostro "regalo" si esaurisce, i nostri problemi peggiorano.

Gli errori commessi con troppo credito concesso a tassi artificialmente bassi sono enormi, e ora i mercati richiedono una correzione. Questo riguarda l'eccessivo debito, gli investimenti mal diretti, gli investimenti eccessivi ed altri problemi causati da un governo che spendeva soldi che non avrebbe mai dovuto avere. Non abbiamo nè i soldi nè la capacità di creare una ricchezza che ci permetta di rispondere a tutte le necessità di oggi, poiché abbiamo rifiutato l'economia di mercato, la moneta solida, la fiducia in noi stessi e i principi di libertà.

Poiché la correzione per l'errata allocazione delle risorse è necessaria, e dovrà arrivare, si può cercare di vedere anche degli aspetti positivi mentre questi grandi eventi accadranno.

La gente ha di fronte due scelte. La scelta che non è disponibile per noiè quella di continuare a trascinarci nella presente situazione, cercando di sorreggere il sistema con ulteriore debito, inflazione e bugie. Una delle due scelte, che è stata praticata così sovente dal governo nel passato, è quella di rifiutare i principi di libertà e ricorrere ad un governo ancora più burocratico e autoritario. Qualcuno sostiene che dovremmo dare al Presidente dei poteri dittatoriali, nello stesso modo in cui gli abbiamo permesso di comandare l'impero americano. Questo è il grande pericolo, e in questa atmosfera post-11 settembre troppi americani preferiscono la sicurezza alla libertà.

Abbiamo già perso troppe delle nostre libertà personali, e la vera paura di un crollo economico potrebbe portare i pianificatori centrali ad intervenire con misure che farebbero apparire il New Deal degli anni '30 come la Dichiarazione di Indipendenza di Jefferson.

Più si concede al governo di gestire l'economia, più profonda diventa la depressione, e più a lungo questa dura. E' stata la storia degli anni '30 e '40, e gli stessi errori saranno commessi di nuovo, se non ci sveglieremo. Ho conosciuto letteralmente migliaia di studenti, del liceo e dell'università, che sono particolarmente disposti ad accettare le sfide e le responsabilità di una libera società, rifiutando quel sussidio statale "dalla culla fino alla tomba" che ci viene promesso da così tanti politici "benefattori". I fallimenti della nostra politica estera, del sistema di sussidio statale e delle politiche monetarie, e virtualmente tutte le soluzioni governative sono così chiare all'apparenza, che non ci vuole molto per convincere la gente. E' urgente un messaggio positivo su come funziona la libertà e sul perché sia possibile ottenerla.

Uno degli aspetti migliori nell'accettare la fiducia in se stessi, in una libera società, è che possiamo raggiungere nella nostra vita delle vere soddisfazioni individuali.

I cosiddetti vantaggi che il governo sostiene di poterci procurare vengono sempre ottenuti a spese della libertà altrui. Le nostre guerre finirebbero, gli attacchi alle libertà civili finirebbero, e la prosperità farebbe ritorno.

Facciamo in modo che il "Grande Evento" ci porti alla scoperta che la libertà funziona e diventi popolare, e che il grande evento politico ed economico al quale stiamo assistendo sia in realtà una benedizione sotto mentite spoglie.





Ron Paul è un Senatore del Partito Repubblicano

29 luglio 2008

Confessioni di un sicario economico


Fra di loro si definiscono confidenzialmente “E.H.M”, o Economic Hit-Man (sicario economico), anche se ufficialmente sono dei noti e rispettati personaggi della finanza mondiale.

Uno di questi è John Perkins, che dopo una lunga e brillante carriera nel settore ha pubblicato un libro, “Confessions of an economic hit-man”, nel quale racconta per filo e per segno come venisse pagato profumatamentre per aiutare gli Stati Uniti a ingannare i paesi poveri nel mondo, con prestiti di miliardi di dollari che questi paesi non avrebbero mai potuto ripagare. In questo modo le corporations americane potevano in seguito impadronirsi della loro intera economia, arrivando a costruire quello che Perkins definisce un vero e proprio impero moderno.

A parte la “conversione” ben poco convincente di Perkins, il meccanismo da lui descritto aiuta a comprendere meglio dozzine e dozzine di situazioni nel mondo che inizialmente ci appaiono velate da una strana ambiguità. Come dice il proverbio, “follow the money”, e arrivi sicuramente alla verità. (M.M.)
°
Seguono alcuni estratti dell’intervista che Perkins ha concesso a “Democracy Now!” di Amy Goodman.

“Confessioni di un sicario economico” – di John Perkins

Venivamo preparati per il nostro lavoro, che era quello di costruire l’impero americano. Dovevamo creare delle situazioni in cui la maggior parte possibile di risorse fluisse verso il nostro paese, verso le nostre corporations, il nostro governo, e in questo abbiamo avuto un grande successo.

Abbiamo costruito il più grande impero nella storia dell’umanità. Ciò è accaduto negli ultimi cinquant’anni, a partire dalla seconda guerra mondiale, e con un uso assolutamente minimo di forza militare. Soltanto in casi eccezionali, come quello dell’Iraq, ...
... si utilizza l’esercito come ultima risorsa.

Questo impero, a differenza di ogni altro impero nella storia, è stato costruito prima di tutto attraverso la manipolazione economica, attraverso l’inganno, attraverso la frode, attraverso la seduzione degli altri verso il nostro modo di vita, e attraverso l’uso dei sicari economici come me.

Fui reclutato in una scuola di economia, sul finire degli anni 60, dalla NSA (National Security Agency), la più grande e meno compresa organizzazione di spionaggio nazionale. Ma in ultima analisi lavoravo per le corporations private.

Il primo vero sicario economico risale agli anni 50: era Kermit Roosevelt, il nipote di Teddy, che rovesciò il governo dell’Iran - un governo democraticamente eletto – di Mossadegh. Kermit fu così bravo nell’ottenere quel risultato senza versare una goccia di sangue – beh, un po’ di sangue fu versato, ma non vi fu un intervento militare – e con una spesa di alcuni milioni di dollari rimpiazzammo Mossadegh con lo Scià dell’Iran. A quel punto capimmo che questa idea del sicario economico era ottima.

Quando agivamo in questo modo, non dovevamo preoccuparci della Russia. Il problema è che Roosevelt era un agente della CIA, era un impiegato del governo, e se fosse stato scoperto avrebbe causato notevoli complicazioni. A quel punto si prese la decisione di utilizzare le organizzazioni come la CIA e la NSA solo per reclutare potenziali sicari economici come me, per poi mandarli a lavorare per compagnie private di consulenza, società di ingegneria, compagnie di costruzione, in modo che se fossimo stati scoperti non vi sarebbe stato alcun collegamento con il governo.

Io lavoravo per una compagnia chiamata Chas. T. Main di Boston, nel Massachusetts. Eravamo circa 2 mila impiegati, e io ero il capo del settore economico. Sono arrivato ad avere fino a 50 persone che lavoravano per me. Ma il mio vero lavoro era quello di concludere affari. Facevo dei prestiti ad altre nazioni, prestiti enormi, molto più grandi di quelli che avrebbero mai potuto ripagare. Una delle condizioni del prestito – diciamo ad esempio un miliardo di dollari, ad un paese come l’Indonesia o l’Ecuador - era che il paese avrebbe dovuto restituire il 90% del denaro a una società americana che costruisse le sue infrastrutture, come la Halliburton o la Bechtel, che erano le più grandi.

Queste società andavano nel paese e costruivano un sistema elettrico, dei porti, o delle autostrade, che in realtà servivano solo alle poche famiglie benestanti del paese, mentre la povera gente restava con un debito sulla gobba che non avrebbe mai potuto ripagare. Un paese come l’Ecuador oggi deve versare più del 50% per suo prodotto lordo nazionale per pagare i suoi debiti, e in realtà non ce la può fare. Con loro abbiamo quindi il coltello dalla parte del manico. Se un giorno, ad esempio, vogliamo più petrolio, andiamo in Ecuador e diciamo: “Voi non siete in grado di ripagare vostro debito, per cui date alle nostre società le vostre foreste amazzoniche, che sono piene di petrolio”. Dopodichè noi arriviamo, distruggiamo la foresta dell’Amazzonia e obblighiamo l’Ecuador a darla noi, a causa del debito che ha accumulato.

Quando facciamo questi grandi prestiti, la maggior parte dei soldi torna comunque negli Stati Uniti, mentre il paese rimane con il debito, più un interesse enorma da pagare, e questi diventano praticamente i nostri servi, i nostri schiavi. È un impero, non c’è altro modo di definirlo. È un impero enorme, e in questo noi abbiamo avuto grande successo.

Quando mi hanno reclutato, quelli della NSA mi hanno sottoposto a una lunga serie di test della verità. Hanno scoperto tutte le mie debolezze, e mi hanno immediatamente sedotto. Hanno usato le droghe più potenti della nostra cultura, il sesso il potere e i soldi, per convincermi a passare dalla loro parte.

Se non avessi vissuto la vita di un sicario economico, farei molta fatica a credere che queste cose accadano. Ora invece ho scritto questo libro perché il nostro paese ha bisogno di capire: se la gente di questa nazione capisce come funziona davvero la nostra politica economica, che cosa è l’aiuto ai paesi poveri, come funzionano le nostre corporations, dove vanno a finire i soldi delle nostre tasse, so che esigerà un cambiamento.

Ricordate, quando all’inizio degli anni ‘70 l’OPEC faceva tutto quello che voleva, e ci razionava le importazioni di petrolio? Noi facevamo lunghe code in macchina alla stazione di servizio, e il paese aveva paura di dover affrontare un'altra depressione come quella del ’29. Questo per noi era inaccettabile, e a quel punto il Ministero del Tesoro ha reclutato me e alcuni altri sicari economici, e siamo partiti per l’Arabia Saudita.
Sapevamo che l'Arabia Saudita era la chiave di volta per uscire dalla nostra schiavitù e prendere in mano la situazione. E così abbiamo messo a punto un accordo, grazie al quale la Reale Casa saudita avrebbe rispedito negli Stati Uniti la maggior parte dei petroldollari, e li avrebbe investiti in titoli governativi. Il Ministero del Tesoro avrebbe usato gli interessi di questi titoli per finanziare società americane che costruissero in Arabia Saudita nuove città e nuove infrastrutture -cosa che abbiamo fatto.

La Casa Reale saudita si impegnava a mantenere il prezzo del petrolio entro limiti accettabili per noi - cosa che negli anni ha sempre fatto - mentre noi ci impegnavamo a mantenere al potere la Reale Casa saudita.

Questo è uno dei motivi principali per cui siamo scesi in guerra con l’Iraq. In Iraq avevamo provato a implementare lo stesso tipo di strategia che aveva avuto così tanto successo in Arabia Saudita, ma Saddam Hussein non ci era cascato.

Quando i sicari economici falliscono nel loro obiettivo, entrano in gioco gli sciacalli, ovvero gli agenti della CIA, che si infiltrano nel paese e cercano di fomentare un colpo di stato, o una rivoluzione. Se anche quello non funziona, provano con l’assassinio vero e proprio. Ma nel caso dell’Iraq non riuscivano a colpire Saddam Hussein, che aveva molti sosia e delle ottime guardie del corpo, e non si riusciva a farlo fuori. A quel punto è subentrata la terza linea strategica, nella quale i nostri giovani uomini e donne vengono mandati a uccidere ed essere uccisi, che è quello che chiaramente è successo in Iraq.

Io mi sono sempre sentito in colpa, fin dall’inizio, ma ero sedotto dal potere delle droghe moderne - sesso potere e denaro - che avevano un forte ascendente su di me. E inoltre venivo continuamente complimentato per quello che facevo, ero “capo economista“, e facevo cose che piacevano molto a Robert Mac Namara.

Ho sempre lavorato molto, molto da vicino con la Banca Mondiale. La Banca Mondiale fornisce la maggior parte dei soldi che vengono usati dai sicari economici. Ma dopo l’11 settembre qualcosa è cambiato dentro di me. Sapevo che questa storia andava raccontata, perché quello che è accaduto l’11 settembre è il diretto risultato del lavoro dei sicari economici. E l’unico modo in cui torneremo a sentirci sicuri in questo paese, l’unico modo in cui torneremo a sentirci bene, è usando i sistemi che abbiamo messo in atto per creare un cambiamento positivo nel mondo. Sono profondamente convinto che questo sia possibile. Io credo che la Banca Mondiale e altre istituzioni possano essere re-indirizzate a fare quello che dovevano fare originariamente, e cioè aiutare a ricostruire le parti più devastate del mondo. Aiutare la povera gente. Ci sono 24 mila esseri umani che muoiono di fame ogni giorno, e noi questo possiamo cambiarlo.

di Massimo Mazzucco

Un'altra banca USA a rischio...


Da alcuni giorni circolavano previsioni non buone: secondo gli analisti, la Wachovia - la quinta banca degli Stati uniti - avrebbe annunciato perdite che nel secondo trimestre avrebbero sfiorato i 5 miliardi di dollari, mentre ancora più ottimista si era detta la stessa banca che un paio di settimane fa aveva previsto perdite inferiori ai 3 miliardi. Le anticipazioni, però, sottovalutavano il profondo rosso della colosso bancario Usa: ieri mattina la banca ha comunicato che tra aprile e giugno di quest'anno ha chiuso i conti con una perdita di 8,662 miliardi di dollari (4,2 dollari per azione) contro un utile di 2,3 miliardi nello stesso periodo del 2007. Una conferma che la crisi del sistema bancario - partita un anno fa con la crisi dei mutui subprime - non è ancora conclusa.
Wachovia, come prima conseguenza delle perdite, ha annunciato il taglio di 6.350 posti di lavoro. La banca ha reso noto di aver effettuato svalutazioni per 6,1 miliardi di dollari e di aver incrementato di 4,2 miliardi di dollari le riserve per far fronte ai crediti a rischio. «Questi risultati sono deludenti e inaccettabili - ha commentato il presidente Lanty Smith - riflettono un indebolimento della situazione macroeconomica e un vento contrario a livello industriale. Inoltre riflettono prestazioni di cui ci sentiamo responsabili come banca». Lo scorso 9 luglio Wachovia aveva previsto una perdita trimestrale tra 2,6 e 2,8 miliardi di dollari, pari a 1,23/1,33 dollari ad azione. Quello stesso giorno la banca aveva annunciato l'arrivo come amministratore delegato dell'ex sottosegretario al Tesoro, Robert Steel, al posto di Ken Thompson, che si era dimesso un mese prima. Steel sta tentando di aumentare il capitale, tagliare i rischi e cedere le attività legate alla disastrosa acquisizione da 24,2 miliardi di dollari di Golden West Financial Corp, effettuata nell'ottobre del 2006.
Intanto ieri Henry Paulson, il segretario al tesoro, ha fatto sapere che in settimana sarà varata una legge per garantire la sopravvivenza a Freddie Mac e Fannie Mae. La riforma, ha spiegato, non sosterrà solo le due agenzie, ma anche tutti i mercati finanziari, dato che «la stabilità di Freddie e Fannie è cruciale per la stabilità dei mercati». Secondo le stime della Cbo, l'ufficio studi del Congresso, il salvataggio di Freddie e Fannie costerà 25 miliardi di dollari. Paulson ha anche detto - molto banalmente - che la crisi dei mercati finanziari durerà finché non comincerà una ripresa del settore immobiliare; ma che non si prevede che i tempi saranno brevi. E ha anche ripetuto che è nell'interesse degli Usa avere un dollaro forte. In ogni caso, l'economia è sana. Quanto sia effettivamente sana, non è facile da quantificare.
L'ultima tegola è arrivata ieri da un report di Merril Lynch che prevede una discesa del Pil Usa del 2,5% sia nel quarto trimestre di quest'anno che nei primi tre mesi del 2009. Il prossimo anno rischia di essere peggiore del 2008, visto che lo studio ipotizza una contrazione dello 0,5% del prodotto lordo. Insomma, la crisi non è affatto finita. E tende a trasmettersi in altri paesi. La conferma è arrivata da un taglio delle previsioni di crescita reso noto ieri dal governo giapponese. La quasi certezza di una stagnazione su scala globale ha prodotto ieri un effetto positivo: le quotazioni del dollaro sono scese di oltre 5 dollari al barile, appena sopra i 126 dollari. Ma sull'economia Usa potrebbe abbattersi a breve un'altra tegola.: la Fed potrebbe essere costretta ad aumentare i tassi di interesse per contrastare una inflazione - al 5% a giugno - che sta diventando troppo alta. «Meglio prima che dopo», ha dichiarato ieri il presidente della Federal Reserve Bank di Filadelfia, Charles Plosser, uno dei falchi (è consigliere con diritto di voto nel Fomc, l'organo che prende le decisioni di politica monetaria) della Fed. Che ha aggiunto: «Dobbiamo invertire il corso di politica monetaria piuttosto rapidamente ancora prima che i mercati finanziari e l'occupazione siano completamente guariti». Intanto le borse Usa seguitano a essere caratterizzate da una forte volatilità. Al contrario delle borse europee che ieri hanno chiuse con forti perdite.


Roberto Tesi

Riflessioni sul momento



Con tutto il rispetto che si può avere per la Vita , l’amplificazione mediatica fornita da tutti i giornali e telegiornali del Sistema, ai casi umani di Eluana Englaro piuttosto di Paolo Ravasin in un contesto di pseudo-eutanasia, è veramente vergognosa. Ovviamente non c’è da scandalizzarsi, perché vi sono altri obiettivi...
I giornalisti prezzolati, i mezzobusti televisivi, assieme ai camerieri dell’economia, i politici, sono tutti apparentemente occupati e preoccupati di risolvere l’annoso problema della vita e la morte: chi può decidere la morte di una persona in coma vegetativo da anni o inchiodata a letto per l’intera esistenza dalla sclerosi? La persona stessa, i genitori, i magistrati o la politica? Serve una legge ad hoc, un testamento biologico o cos’altro?


Queste sono domande che non troveranno mai risposta (e lo sanno molto bene gli esperti di turno), se non nella coscienza del singolo individuo.
Chiaramente si tratta di scusanti mediatiche per tenerci occupata la mente delle persone, per riempire oculatamente i giornali e telegiornali, ma soprattutto mantenerci nell’oscurità totale su altre cose che stanno accadendo nel mondo. Il riferimento all’instaurazione del Nuovo Ordine Internazionale, che sotto una cappa di silenzio generale sta invece facendo passi da gigante, è scontato.
La crisi economica globale è stata oscurata dalle lettere e/o articoli di protesta per l’accanimento terapeutico; il controllo di milioni di persone (scansione dell’iride, impronte digitali e DNA) è stato soppiantato dalle impronte digitali dei Rom e dai cani che puntualmente in estate si trasformano in mostri assetati di sangue.


Crisi economica
Dopo 314 anni dalla nascita del Signoraggio moderno (ufficialmente dalla nascita della Banca d’Inghilterra, luglio 1694), la globalizzazione delle merci, dei mercati e delle finanze è giunta all’oste per pagare il conto. Un conto estremamente salato!
Grazie al Signoraggio bancario che letteralmente svuota le casse di Governi e Stati indebitandoli; grazie alla finanza creativa e speculativa, edge-fund, future, mutui subprime, ecc. il sistema economico è in profonda e irreversibile crisi.
Una crisi sistemica che riguarda tutto il mondo occidentale industrializzato, e per certi versi, come vedremo in seguito, è voluta e desiderata da qualcuno…


Numerose Cassandre, avvisano da anni che il crash inizierà dall’immensa bolla speculativa sugli immobili. La più grande bolla speculativa - secondo il Financial Times - della storia dell’umanità.
Le imprese edili, vuoi per i tassi bassissimi, hanno continuato per decenni a costruire appartamenti, case, palazzi; mentre le persone, grazie a mutui a tassi agevolati, le hanno acquistate.
Ora la BCE di Francoforte (banca centrale dei Poteri Forti), alzando costantemente il tasso di sconto del denaro ha creato una situazione paradossale: le imprese e i comuni mortali non riescono più a pagare le rate!


Le banche commerciali spingono alla restituzione del debito, richiedendo indietro quei soldi che non possedevano quando li hanno “prestati”, e che quindi non hanno mai tirato fuori dalle casse (vedi creazione del denaro dal nulla: Signoraggio secondario).
Ecco la costruzione ad arte del fallimento dell’intero sistema.


In America la crisi delle due finanziarie Fannie Mae (Federal National Mortgage Association) e Freddie Mac (Federal Home Loan Mortgage Corporation), che da sole rappresentano oltre il 50% dell’intero mercato ipotecario (con un portafoglio di 5200 miliardi di dollari)[1] deve essere vista come il collasso dell’intera bolla del debito statunitense.
Qualcuno ne ha parlato in Italia?


Encino IndyMacQueste due gigantesche finanziarie sono praticamente insolventi[2] e lo ha detto William Poole, ex presidente della Fed di St. Louis: “Il Congresso deve riconoscere che questi enti sono insolventi e che ne continua a permettere l’esistenza come bastioni di privilegi, finanziati dai contribuenti”.
L’11 luglio è stata presa addirittura la decisione di chiudere la banca IndyMac a causa di non liquidità e trasferirne la gestione dalla Federal Deposit Insurance Corporation. Secondo il Los Angeles Times, questa banca ha almeno un miliardo di dollari di depositi non coperti dall’assicurazione FDIC, che riguardano circa 10.000 risparmiatori.[3]

Anche di questo, che si tratta del secondo più grande fallimento bancario da quello della Continental Illinois nel 1984, qualcuno ne ha parlato adeguatamente e correttamente?
Le file di ansiosi risparmiatori davanti alle banche per ritirare (o sperare di ritirare) i propri sudati risparmi si ripete dopo esattamente 79 anni, da quel vicinissimo ottobre nero del ’29.


Tutto si ripete, con qualche aggravante: i prezzi di petrolio e alimentari continuano oggi a salire (causa speculazioni), mentre nel ’29 erano al loro minimo.[4]
Se le banche centrali reagiscono in eccesso alla fiammata inflattiva provocata da greggio e granaglie – scrive Evans-Pritchard – possono innescare una spaventosa catena di eventi”, ossia aggravare la deflazione, replicando esattamente la Grande Depressione.[5]


La Banca Centrale d’Europa, con sede a Francoforte, ovviamente sta facendo proprio questo: ha scelto di combattere l’inflazione, mantenendo alti i tassi d’interesse!
Il fratello Jean-Claude Trichet sta mantenendo altissima la differenza tra tasso europeo e i Buoni del Tesoro americani (il debito USA).
Questa strategia, incomprensibile a chi non è addentro alle strategie della Sinarchia, sta facendo rifugiare fiumi di denaro nell’euro, con il risultato che la moneta unica europea è sempre più forte.


Un euro forte però strangola tutte le esportazioni (facendo colare a picco l’economia europea, forse prima di quella americana) mentre agevola l’esportazione d’oltreoceano.
Spunta in ritardo come nel 1929, la coscienza che è in atto non una Recessione, ma la Depressione.[6]
Parola questa (“depressione”) vietata nei media, perché ricorda troppo da vicino l’ottobre nero.
Chi ha osato evocarla è stato invece l’ottantenne Sir William Rees-Mogg, opinionista del Times nonché membro dei Poteri Forti.
Come vedete i Poteri si possono permettere qualche lusso
Stiamo andando incontro ad un nuovo e più preoccupante 1929 e i media si occupano di dar spazio alle tristi vicende di una povera ragazza in coma e dei suoi genitori.


Il Nuovo Ordine Mondiale
L’altra cosa da non dire mai è “Nuovo Ordine Mondiale”: ricordando il Grande Fratello orwelliano potrebbe far risuonare dei campanelli di allarme nelle cosciente destate.
Solo i sinarchisti d.o.c. o d.o.p. possono parlare di ordine internazionale, e infatti nel 1994 il più potente sinarchista vivente, David Rockefeller, durante una riunione del United Nations Business Council disse candidamente: “Siamo alla soglia di una mutazione globale. Ci manca soltanto una cosa: una crisi rilevante, e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale[7]
La mutazione globale è arrivata dopo 14 anni dalle profetiche parole, come pure la crisi economica…


Cosa manca all’appello? Certamente delle leggi specifiche.
Leggi che qui in Italia, come nel resto d’Europa, non tardano ad arrivare.
Con la scusante dei Rom e del terrorismo, saranno prese entro il 2010 le impronte digitali e il DNA di tutti, non sono dei gitani o dei criminali!
Le impronte digitali assieme alla scansione dell’iride (dati biometrici), confluiranno in un grande database a Washington, a disposizione di tutte le polizie internazionali, cioè a disposizione di tutte le forze militari adoperate dall’Ordine globale che stanno per istituire.

Il programma dal nome eloquente: “Server in the Sky”, voluto ufficialmente dal Federal Bureau of Investigation (FBI), con la partecipazione attiva di Inghilterra, Australia, Canada e Nuova Zelanda, ha proprio questo intendimento.
Le agenzie di questi paesi: Defence Signals Directorate (Australia), Commucations Security Establishment (Canada), Government Communications Security Bureau (Nuova Zelanda), Government Communications Headquarters (Gran Bretagna), National Security Agency (USA) rappresentano l’Alleanza UK-USA, meglio nota come Echelon, il Grande Fratello: l’orecchio elettronico globale che sente e registra tutto quello che passa dal cavo o dall’etere (fax, telefonate, e-mail, sms, satelliti, radio, ecc.). Le informazioni e/o comunicazioni a livello globale sono costantemente analizzate e registrate da un sistema informatico che non possiamo neppure immaginare, da quanto è grande.


L’Agenzia britannica di sorveglianza nazionale (Britain’s National Policing Improvement Agency) è stata un prolungamento del progetto del FBI, perché è responsabile di IDENT1, un database contenente 7 milioni di dati biometrici nazionali, usato dalla polizia.
Tale delicatissimo sistema informatico IDENT1 è stato costruito dalla compagnia statunitense Northrop Grumman che costruisce aerei, missili e bombe, e gestisce anche la difesa USA.
Il famoso Bureau ha già chiesto, per via del terrorismo internazionale, alle forze britanniche di mettere in condivisione i dati personali in loro possesso.
Dopo la Gran Bretagna toccherà a tutti i paesi, nessuno escluso.


In parallelo alle impronte digitali e ai dati biometrici sta avvenendo anche la raccolta dei campioni di DNA umano (peli, capelli o saliva).
Inizialmente ci hanno detto che tale raccolta interesserà solamente i criminali condannati, invece, sempre casualmente, non occorrerà essere detenuti, condannati o indagati di un crimine, ma soltanto “figurare tra i soliti sospetti” per finire nell’”Archivio nazionale forense del DNA”.
Ad un semplice sospettato di: terrorismo, complotto, cospirazione, di attentare alla sicurezza nazionale (come per esempio i manifestanti contro i cancrogeneratori, detti inceneritori, o le centrali atomiche), potrà essere prelevato legalmente un campione di materiale biologico.
Ne “Il Sole 24 Ore” del 19 luglio 2008 si parla chiaramente di “prelievo forzato del DNA anche per chi non è detenuto e non è neppure indagato[8]
Questo Disegno di legge è stato approvato dal Governo il 18 luglio 2008, all’interno del pacchetto “sicurezza”. Sicurezza per chi?


I dati del DNA - certamente i nostri dati più intimi - conservati nell’Archivio forense del DNA, faranno la stessa fine dei dati biometrici? Finiranno in qualche database governativo? Nessuno lo può sapere, ma il dubbio rimane.
L’altro fattore importante in tutto questo sono le “Operazioni urbane”.
Nel Rapporto UO-2020, “Urban Operations in the Year 2020 redatto dalla R.T.O. che sarebbe l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO, si analizza l’ipotetico andamento della popolazione mondiale: entro l’anno 2020 il 70% della popolazione vivrà all’interno di zone urbane.


Da qui l’urgenza e la necessità (per i sinarchisti o mondialisti ovviamente) di una “presenza militare massiccia e dominante, tanto morale quanto psicologica”.
In pratica entro l’anno 2020 hanno già previsto di occupare militarmente i centri urbani, cioè tutte le principali città del mondo occidentale, e questo per aver il controllo globale.
Tale processo sta iniziando in sordina, anche perché l’accettazione psicologica delle persone (alla presenza militare) deve avvenire in maniera graduale. Inizieremo infatti col vedere militari fuori dalle discoteche per misurare il tasso alcolico dei giovani, il tutto ovviamente per il loro bene; li vedremo proteggere i siti sensibili come le centrali e/o discariche, ecc.


L’Italia è considerata da USA e Gran Bretagna come uno dei maggiori fornitori di personale addestrato ad operazioni anti-sommossa in centri urbani. Un triste primato, forse dovuto alle operazioni militari adottate a Genova nel 2001.
Tutto questo fa pensare che stiamo entrando in punta di piedi, in un vera e propria dittatura militare travestita da finta democrazia.
E per rispettare la finta-democrazia, i finti-giornali si occupano dell’ennesima sparata di Umberto Bossi (uomo funzionale al Sistema come il suo partito), del problema nomadi e di altre cose fondamentali, come il cervo in centro a Bolzano…

Ecco qualche esempio di vera stampa libera:



- “Bossi? Un ministro non può offendere l’inno” (Il Corriere della sera, 21 luglio),
- “Bolzano, caccia al cervo in centro” (Il Corriere della sera, 21 luglio),
- “Il testamento di Ravasin, un video come Welby” ( La Repubblica , 21 luglio 2008),
- “Fini: Bossi rispetti lo Stato” ( La Repubblica , 21 luglio 2008),
- “I giudici devono essere eletti” (Libero, 20 luglio 2008),
- “Non accanitevi, voglio morire” (Libero, 21 luglio 2008),
- “Il governo contro i precari” (Unità, 21 luglio 2008),
- “Bossi contro l’inno” (Unità, 21 luglio 2008),
- “I bimbi Rom saranno italiani” ( La Stampa , 21 luglio 2008),
- “Veltroni: Berlusconi condanni Bossi” ( La Stampa , 21 luglio 2008),
- “Fini, l’inno di Mameli va rispettato” (Il Messaggero, 21 luglio 2008),
- “Nomadi: cittadinanza umanitaria” (Il Messaggero, 21 luglio 2008), ecc.



[1]Fannie e Freddie segnalano l’imminente esplosione del sistema”, 16 luglio 2008, Movisol

Marcello Pamio

L’invenzione britannica dei paradisi fiscali off-shore


Ieri mattina, parlando davanti alla Commissione Finanze del Senato americano, Jack Blum, un avvocato di lunga esperienza nelle indagini sul riciclaggio del denaro, sull’evasione fiscale e su crimini simili, ha fornito alcune delucidazioni importanti a proposito dei paradisi fiscali, come quelli diffusi per tutto il Commonwealth britannico. Essi hanno origine nella cosiddetta “regola fiscale”, una regola della common law che prevede che nessun governo possa coadiuvare nell’esecuzione delle leggi fiscali di altri governi. Blum ha detto che questa “regola fiscale” trae le sue origini nella legge inglese di epoca napoleonica, allorché le corti inglesi sostennero i contratti tra privati che mirassero ad evadere i dazi doganali francesi. Da quando la “regola fiscale”, assunta maggior importanza, diventò un principio basilare del diritto anglosassone, un risultato è stato che il fisco americano (IRS) non può agire contro individui o società, se il denaro in questione è depositato in una banca off-shore.

La regola ha così generato, principalmente nei centri finanziari off-shore del Commonwealth britannico, un’intera “industria” dedicata ad aiutare la gente ad evadere le tasse nei propri Paesi. Questi centri sono le Isole Caimano, le Isole Vergini Britanniche, ecc. Le banche ivi locate, vendono i propri servizi negli Stati Uniti e in altri Paesi. Questo meccanismo non è molto differente dall’approccio che la Gran Bretagna mantiene nei confronti del terrorismo: i terroristi residenti a Londra sono protetti finché si limitano ad attaccare le altre nazioni.

Blum ha proposto alcune misure per trattare adeguatamente il problema, in primo luogo per arrivare a costringere i contribuenti a provare che le loro società off-shore siano reali, piuttosto che involucri che normalmente sono impiegati per nascondere capitali. Blum s’è detto d’accordo col sen. John Kerry, che ha indicato la necessità di raggiungere degli accordi con le altre nazioni per combattere appieno il problema: “non sarebbe che stare alle regole del gioco”. Blum ha replicato che “la ‘regola fiscale’, come principio internazionale, deve essere affossata”.

(MoviSol)

Le somiglianze tra il 1929 e il 2008



Vedere Wall Street e il mercato immobiliare americano crollare negli scorsi 10 mesi non ha ispirato molta fiducia nella nostra meravigliosa economia del libero mercato o nei pirati che la gestiscono. Avendo da poco lottato con cause e conseguenze della Grande Depressione ho trovato l'attuale naufragio ecomomico non semlicemente sinistro, ma realmente terrificante.

Il lavoro di storico è qualcosa di scoraggiante. Nessuno sembra imparare alcunchè dalla storia - questo è abbastanza palese - ma noi continuiamo a sperare. Essendo uno storico dell'america occidentale del 1900 ebbi un lavoro su misura per me quando un'amica mi chiese di scrivere una biografia di suo padre -- il giudice Wilson McCarthy.

Herbert Hoover nominò McCarthy a rappresentare i democratici occidentali nel consiglio di amministrazione della Reconstruction Finance Corporation [Azienda per la Ricostruzione Finanziaria n.d.t.], la sola risposta di Hoover al peggior disastro economico della storia americana. La RFC tentò di riportare liquidità nell'economia ricavando contante dai materassi che vi erano sotto e rimettendolo in circolazione.

L'anno scorso dovetti cercare il termine "liquidità" nel vocabolario per ricordarmene il significato. Oggi ho potuto scegliere tra 23.2 milioni di segnalazioni di Google per saperne di più. Mark Twain disse che "La storia non si ripete, ma rima con se stessa", le somiglianze tra le condizioni economiche del 1929 e quelle del 2008 fanno rima come 'hickory -- dickory -- dock'. Già nel 1935 l'"organizzatore di cervelli" Rexford Tugwell identificò la causa alla radice della Grande Depressione nell'incapacità di "passare una porzione onesta della spettacolare produttività degli anni '20" tanto ai lavoratori quanto ai consumatori.

Una duratura depressione agricola, la distribuzione della ricchezza fortemente iniqua, un massiccio debito del consumatore, tagli alle tasse per i ricchi e quella che lo storico Robert S. McElvaine chiamò "la selvaggia speculazione dell'orgia di avidità del decennio", tutte resero le cose peggiori. Questa bancarotta dalle diverse sfaccettature portò alla Grande Depressione, ma una massiccia corruzione nelle aziende e l'incompetenza della classe di governo sono dei fattori sottostimati, ma familiari, nella creazione della catastrofe.

I sostenitori del libero mercato lottano per spiegare in altro modo il crollo dell'economia virtualmente priva di regole dei Ruggenti Anni 20. Nel 1963 l'economista Milton Friedman spiegò il fallimento del laissez faire come "la tragica testimonianza dell'importanza delle forze monetarie." I discepoli di Adam Smith diedero la colpa agli organismi regolatori, in particolare al tentativo da parte del Board della Federal Reserve di regnare nella speculazione di Wall Street.

Ai festeggiamenti per i 90 anni di Milton Friedman nel 2002 l'allora membro del board della Fed Ben Bernanke disse: "Avevi ragione, siamo stati noi. Ci dispiace davvero". Mi chiedo di cosa si dispiaccia ora il Presidente della Fed Bernanke.

Herbert Hoover disse a un giornalista che l'unico problema del capitalismo sono i capitalisti: "Sono troppo dannatamente avidi". La Depressione mostrò che aveva ragione. "Dobbiamo tutti fare la nostra parte" disse J. P. Morgan, ma il grande finanziere non pagò un solo nickel di tasse federali sul reddito nel 1930, e né lui né i suoi partner pagarono alcunché nel 1931 e nel 1932.

[Herbert Hoover (sinistra) e J.P. Morgan (destra)]

Il Segretario al Tesoro Ogden Mills assegnò alle proprietà di suo padre 6 milioni di dollari di esenzioni con quella che è ora chiamata "tassa della morte" [death tax]. Il Chicago Tribune chiese ai cittadini di pagare tutte le loro tasse, mentre il suo editore, il tycoon Robert R. McCormick, pagò solo 1515 dollari. Il banchiere investitore S.J.T. Strauss pagò la cifra strabiliante di 18 dollari di tasse. Nello stesso momento, durante i primi mesi del 1932, i ricchi americani mandavano 100 milioni di dollari in oro verso l'Europa ogni settimana.

Da sopravvissuto di quello che chiamò "the Great Slump," [Il Grande Crollo n.d.t.] il grande storico europeo Eric Hobsbawm trovò quasi impossibile comprendere come l'ortodossia del libero mercato, così ovviamente screditata nel 1933, "sia tornata ancora una volta a presiedere il periodo di depressione globale dei tardi anni '80 e degli anni '90".

Hobsbawm credeva che questo strano fenomeno evocasse "l'incredibile brevità di memoria tanto dei teorici quanto dei praticanti dell'economia." Mostrava anche perchè la società avesse bisogno degli storici che agissero come "promemoria professionisti di ciò che i loro concittadini desiderano dimenticare".

Ci sono dfferenze tra oggi e il 1929; per esempio il dollaro era in ottima forma e il deficit era praticamente inesistente. Dunque perché preoccuparsi? Gran parte degli storici ritengono che la storia non si ripete. Sembra solo così.

WILL BAGLEY è un autore, editore e storico. La Utah State University Press ha pubblicato il suo "Always a Cowboy: Judge Wilson McCarthy and the Rescue of the Denver & Rio Grande Western Railroad" [Sempre un cowboy: il giudice Wilson McCarthy e il salvataggio della Denver & Rio Grande Western Railroad].


26 luglio 2008

Imminente la morte di Internet libero e gratuito?



Il Canada farà da cavia

Negli ultimi 15 anni o giù di lì, grazie ad Internet, la nostra società ha avuto accesso a più informazione che in tutto il resto della precedente storia moderna. C'è approssimativamente un miliardo di utilizzatori di Internet in tutto il mondo, ed ognuno di essi può teoricamente comunicare in tempo reale con chiunque altro sul pianeta. Internet è stato, fino ad oggi, la più grande conquista tecnologica del XX° Secolo, e come tale è riconosciuto dalla comunità globale.

Il libero trasferimento di illimitate informazioni non censurate e non manipolate, tuttora sembra essere un sogno, se ci pensate bene. Di qualunque cosa si parli, istruzione, commercio, governo, notizie, svago, politica, ed un'infinità di altre aree, tutto è stato radicalmente influenzato dall'introduzione di Internet. E, per la maggior parte, si tratta di un'ottima notizia, salvo quando si danno giudizi scadenti e si prende in giro la gente; in tal caso è bene verificare e controllare, specialmente se ci sono coinvolti bambini.

Purtroppo però, quando ci sono possibilità di profitto aperte alle grandi imprese, le esigenze della società non contano. Prendete il recente caso in Canada dei colossi Telus e Rogers che, senza alcun preavviso al pubblico, hanno applicato un costo ad ogni spedizione di messaggi di testo. E' stata una mossa arrogante e rischiosa per questi giganti delle telecomunicazioni, perché gli è esplosa in faccia. La gente, in effetti, ha utilizzato la tecnologia di Internet per trasmettere un messaggio forte e chiaro a queste aziende, cioè di buttare nella spazzatura quell'extra costo; la gente ha utilizzato la potenza di Internet contro i ragazzi grandi, e così i piccoli hanno vinto.

Comunque, il caso dei messaggi di testo è soltanto un piccolo segnale sugli schermi radar di Telus e di un'altra compagnia, la Bell Canada, i due maggiori Internet Service Providers (ISP's) di tutto il Canada. Il nostro paese viene usato come cavia per cambiare, radicalmente e per sempre, la fornitura dell'accesso a Internet; e il cambiamento sarà così radicale da avere il potenziale per rimandarci indietro ai tempi del cavallo e della condivisione dell'accesso all'informazione (circa 35 anni fa, prima dei mini-elaboratori e delle reti di computers, n.d.t.).

Nelle settimane a venire tenete d'occhio un articolo di Time Magazine che tenterà di smussare gli angoli molto vivi di un diabolico complotto, portato avanti dalla Bell Canada e dalla Telus, volto a cominciare ad applicare canoni d'accesso alla maggior parte dei siti Internet. Il piano è quello di trasformare Internet in un sistema tipo TV via cavo, dove i clienti si iscrivono a determinati siti Web e devono poi pagare per visitare siti ulteriori.

Grazie al mio attuale navigare (su questo Internet ancora gratuito) ho scoperto che la "dismissione" dell'accesso gratuito ad Internet è prevista, in Canada, per il 2010, e due anni più tardi nel resto del mondo. Il Canada è considerato una buona scelta per rendere effettivo un cambiamento così vergognoso e sinistro, perché i Canadesi vengono visti come accomodanti, politicamente disinformati e perciò facili bersagli. Gli sciacalli aziendali faranno prima in modo di lisciare l'eventuale pelo arruffato dei canadesi, e poi diffonderanno la nuova versione castrata di Internet nel resto del mondo, probabilmente senza molta fanfara, se si eccettuano alcuni foschi avvertimenti circa i pericoli di Internet (gratuito) e lo sproloquiare degli amministratori delegati a proposito della "sicurezza". Normalmente queste fumosità funzionano bene.

A cosa somiglierà Internet in Canada nel 2010? Sospetto che gli ISP forniranno un programma "pacchetto", come fa attualmente la Cogeco (società televisiva via cavo, n.d.t.); i clienti dovranno pagare per una serie di siti Web, esattamente come fanno adesso per i canali televisivi. Le stazioni televisive saranno disponibili on-line come parte di questi "pacchetti", cosa che renderà felici i networks televisivi, dato che hanno perso gran parte del mercato dei giovani che invece, di sera, naviga e chiacchiera sul proprio computer. In questo modo comunque, come nel caso della televisione via cavo, se scegliete qualcosa che non fa parte del pacchetto, sapete quello che accade: pagate un extra.

Ed è qui che l'Internet (gratuito) che conosciamo sarà quasi immediatamente strangolato economicamente; migliaia e migliaia di siti Internet non faranno parte dei pacchetti, e così quindi gli utenti dovranno pagare costi addizionali per visitare quei siti. In appena un'ora o due è possibile visitare 20, 30 o più siti, cercando informazioni. Immaginate quanto alti saranno i costi

Attualmente il mondo condanna la Cina perché impedisce l'accesso a certi siti Web: "Sono anti-democratici, tolgono la libertà al popolo, non rispettano i diritti dell'individuo, censurano l'informazione." Questi sono alcuni dei commenti che sentiamo. Ma quello che la Bell Canada e la Telus hanno programmato per noi Canadesi è di gran lunga peggio di questo: stanno pianificando la morte dell'Internet (gratuito/libero) così come noi lo conosciamo, ed io temo che difficilmente i Canadesi si lamenteranno. Fa tutto parte del piano aziendale per il Nuovo Ordine Mondiale e, virtualmente, è un colpo da maestro che porterà alla creazione di miliardi e miliardi di dollari di profitti aziendali a spese delle classi medie e lavoratrici.

Ci sono così tante altre implicazioni come risultato di questi cambiamenti, fin troppi per poterne discutere qui. Siate coscienti del fatto che perderemo tutta la nostra privacy perché di tutti i siti web ci sarà traccia nel processo di fatturazione, e saremo letteralmente tagliati fuori dal 90% delle informazioni a cui abbiamo accesso oggi. I piccoli della Rete cadranno come mosche; i bloggers e gli operatori dei piccoli siti faranno una rapida morte perché la gente non pagherà per visitare i loro siti e leggere le loro pagine.

Per ironia della sorte l'unico mezzo che può salvarci è proprio quelle che stiamo cercando di salvare: Internet libero/gratuito. Questo articolo verrà postato sul mio blog www.realitycheck.typepad.com e vorrei incoraggiare singoli e gruppi a documentarsi maggiormente su questo argomento. I Canadesi possono mantenere libero e gratuito Internet proprio come hanno mantenuto gratuiti i messaggi di testo. Non state ad aspettare i politici federali: non faranno niente per aiutarci.

Vedrei con piacere una lettera di un portavoce ufficiale della Bell Canada o della Telus all'editore dello Standard Freeholder in cui si affermasse che tutto quello che ho scritto è completamente erroeno, che non è previsto alcun cambiamento di tal genere nell'accesso ad Internet e che l'accesso a tutti i siti rimarrà LIBERO E GRATUITO negli anni a venire. Contemporaneamente vorrei invitare tutti voi a scrivere ai media, a fare domande, a telefonare alle stazioni radio, agli amici, o a pensare qualunque altra cosa che possa contribuire ad evitare ciò che a me sembra inevitabile.

Mantenere libero e gratuito l'accesso a Internet è l'unica occasione che abbiamo di contrastare la scalata globale, l'Unione Nord-Americana ed una lunga lista di altre fatali appropriazioni che le elites della società hanno programmato a nostro danno. Ieri era già troppo tardi per tentare di proteggere i nostri diritti e le nostre libertà; dobbiamo raddoppiare gli sforzi per far sì che i nostri figli ed i nostri nipoti abbiano un'occasione di combattere per il proprio futuro.

(N.d.t.: l'aggettivo inglese "free" indica sia libero che gratuito; in questo caso il gioco di parole è traducibile solo nel contesto della frase ed a questo è dovuto il doppio aggettivo in italiano.)

Kevin Parkinson per Global Research

I giudici del fisco


Tempo è potere. E loro lo sanno bene. Gestiscono un potere immenso: possono far sparire le tasse. O meglio, possono cancellare le multe inflitte a chi evade il fisco. Si chiamano commissioni tributarie, termine ignoto ai più ma citato con venerazione da professionisti, commercianti e imprenditori: per il popolo delle partite Iva sono delle divinità. E non solo per loro: hanno in mano fascicoli da milioni di euro. Ma questi cinquemila giudici delle tasse, chiamati a pronunciarsi sulle bastonate inflitte dalla Guardia di finanza e dagli ispettori delle Entrate, non sono nemmeno tutti magistrati. Nelle corti dei tributi le toghe sono una minoranza, il resto sono docenti, commercialisti, avvocati, ragionieri e qualche volta persino architetti. Professionisti chiamati a pronunciarsi sul lavoro di loro colleghi: un paradosso nell'Italia del nero dilagante. La differenza tra le multe milionarie inflitte agli evasori e gli importi spesso magri realmente incassati e soprattutto l'età geologica che trascorre dalla sanzione al versamento dipendono da loro. Perché per loro decidere le controversie fiscali è un secondo lavoro o addirittura un terzo. Volete una cifra? L'arretrato è di circa 593 mila ricorsi pendenti al dicembre 2006: se anche si trattasse di duemila euro a fascicolo - nessuno fa ricorso per cifre inferiori - si potrebbe stimare che siedano su un tesoro potenziale da un miliardo. Ma c'è chi stima in oltre 5.000 milioni il valore del contenzioso chiuso nei loro cassetti. Niente male per le finanze statali in crisi: bisognerebbe imporre ritmi serrati per fare cassa. Magari recuperando anche i 44 miliardi accertati agli evasori e iscritti a ruolo e di cui nel 2007 l'amministrazione finanziaria è riuscita a riscuotere solo il 7 per cento (circa 3 miliardi).



Tasse ingolfate

Invece la produttività delle commissioni è in calo. In appello, per esempio, si passa dalle dodici pratiche trattate in ogni udienza nel 2000 a solo otto nel 2005. Mentre il tempo fa svanire per decorrenza pile di multe e dissolve il recupero dei bottini in nero. E altre cause si accumulano: nel 2005 ne vengono presentate 300 mila. Le corti si impegnano, ne affrontano 364 mila: un ottimo risultato, che elimina un decimo dell'arretrato. Ma quando si passa dalla quantità alla qualità, la situazione cambia. Anzitutto emerge una corsa al ricorso, sperando in esiti migliori. Davanti alle commissioni provinciali, dove si impugnano le multe più sostanziose, nel 2005 i ricorsi sono stati 255 mila: ottantamila in più rispetto all'anno precedente. In questo caso, i procedimenti chiusi non riescono a intaccare l'arretrato. E quando si cerca di capire le cause di questa lentezza, spuntano spiegazioni sorprendenti. Udienze saltate a Imperia perché il 'giudice' Eugenio Donato è andato a Modena per gli impegni assunti "in quanto presidente della fondazione Orchestra sinfonica di Sanremo"; o a Bologna dove Paolo Angeli, avvocato e 'giudice' emiliano, attribuisce la sua defaillance alla "necessità di studio gravoso di un procedimento penale". Se poi alle agende fitte dei commissari si aggiungono i ritardi nel deposito delle sentenze si comprende perché lo Stato fatica nella lotta all'evasione. Un processo tributario dura mediamente 766 giorni: è un giudizio che si fa sulle carte, un ricorso rispetto alle decisioni già prese. Ma c'è chi ci mette molto di più. Il giudice Giovanni Scalese di Latina che solo nel 2004-2005 ha mancato di consegnare 141 sentenze. O il collega Nicolino Tamilia, commercialista, che giustifica le dimenticanze nelle sentenze con l'angoscia per "un problema economico legato a un investimento sbagliato".



'L'espresso' per la prima volta ha messo il naso nelle anomalie della giustizia tributaria, un settore che da anni si vuole riformare. Oggi è facile trovare storie di commissari che sfruttano la carica per fare favori o che sembrano dedicare a questa attività solo briciole di tempo, come se si trattasse di un hobby. In tutto sono cinquemila, che rivendicano la parificazione con i magistrati 'veri'. Ma la verità, visto "il livello scarso di preparazione culturale di alcuni giudici che ancora non riescono a scrivere una sentenza in modo decente", come sostiene Salvatore Paracampo, presidente della commissione tributaria regionale Puglia, "è che ci vorrebbe un giudice tributario togato". Magari con maggiori verifiche sulle attività delle commissioni "così come avviene nella magistratura ordinaria". E se si scartabellano i verbali del Consiglio di presidenza, l'organo di autogoverno della categoria, si comprende l'urgenza di questi controlli sui controllori fiscali più importanti.

Giudice ma imputato


A differenza dei riflettori sempre accesi sui magistrati ordinari o amministrativi, dei giudici tributari si conosce pochissimo. Anche degli scandali passati al vaglio del Consiglio di presidenza (11 membri di cui 4 di nomina parlamentare), che li esamina con grande calma. Una storia esemplare è quella di Vittorio



Metta, l'ex magistrato della corte di appello di Roma. Nel 1996 Metta finisce sotto inchiesta con l'accusa di corruzione per avere venduto a Berlusconi la sentenza del Lodo Mondadori. Tre anni dopo viene rinviato a giudizio, ma lui può ancora giudicare le tasse degli altri: solo nel 2003 (quando subisce la prima condanna a 13 anni di carcere) viene sospeso dall'incarico, mentre per la radiazione bisogna aspettare addirittura il marzo 2008. E Metta non è l'unico giudice-imputato. L'avvocato Paolo Valeri, della commissione regionale (ctr) Emilia Romagna, è finito in carcere a Cuba dove è stato condannato a 7 anni per induzione alla prostituzione minorile; Franco Nobili (Livorno), condannato a 4 mesi di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per corruzione in atti giudiziari; Tullio Steno (Trieste), denunciato per evasione fiscale; Ercole Navarra ( Roma), finito agli arresti domiciliari per il fallimento del Perugia calcio di Luciano Gaucci, società della quale era sindaco. Felicia Genovese, pm della direzione antimafia di Potenza e vicepresidente della Commissione Basilicata, indagata nell'inchiesta 'toghe lucane'. E l'elenco potrebbe continuare.

Casta Fiscale
I magistrati tributari sbarcano anche in Parlamento come Felice Belisario, avvocato potentino, capogruppo dell'Idv al Senato, o Donatella Ferranti, giudice presso la ctr Lazio, eletta deputata del Pd. Per non parlare di Giacomo Caliendo che è appena diventato sottosegretario alla Giustizia. La carica è infatti molto ambita tra i dipendenti pubblici, sia per il trattamento economico (tra compenso fisso e quello variabile legato al numero delle sentenze definite si può arrivare a 72 mila euro l'anno) che per il prestigio che comporta. Per diventarlo non è necessario superare concorsi: basta dare la propria disponibilità e non aver riportato condanne per delitti non colposi e reati tributari. La scelta si basa sui titoli: vengono arruolati docenti universitari, avvocati, notai, ragionieri, commercialisti; ufficiali della Guardia di finanza in congedo; ex avvocati dello Stato; ma soprattutto magistrati ordinari, amministrativi o militari in servizio o a riposo, ai quali toccano le presidenze delle commissioni. I nomi illustri reclutati sono tantissimi: in passato Francesco Saverio Borrelli, il procuratore di Milano, che è stato presidente di sezione alla commissione Lombardia; mentre tra quelli in carica spiccano Giovanni Tinebra, procuratore generale a Catania e presidente della commissione della stessa città, e Bruno Tinti, procuratore aggiunto a Torino. Sulla base dei titoli presentati è il Consiglio di presidenza a stilare le graduatorie d'ingresso che permettono al presidente della Repubblica di emettere i decreti di nomina. Si presta il giuramento e si entra in carica, senza limiti di scadenza se non quello dei 75 anni di età.

Ci sono magistrati che per decenni hanno unito la guida della procura penale e quella della commissione tributaria: un doppio potere, che diventa schiacciante nelle piccole città di provincia. L'appeal della poltrona invece non è così forte per professionisti di fama che possono ben guadagnare con i loro studi: per questo c'è un buco mostruoso nell'organico, con quasi tremila commissari in meno registrati nel 2005. In Lombardia ne mancano 450, in Piemonte 300, in Liguria metà dell'organico è sguarnito.

Le regole
Ci sono ferree norme per garantire moralità, terzietà e soprattutto evitare casi di incompatibilità: non si può essere parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali; dipendenti dell'amministrazione finanziaria, membri della Guardia di finanza. Ma, soprattutto, l'accesso è vietato a coloro che esercitano consulenza tributaria, assistenza e rappresentanza di contribuenti nei rapporti con l'amministrazione finanziaria o nei processi tributari. E, ancora, a coniugi o parenti fino al secondo grado di coloro che sono iscritti negli albi professionali nella sede della commissione o che esercitano la professione dinanzi alla stessa. In questi casi è prevista la decadenza dall'incarico (nel 2006 ne sono state decretate otto). Una cosa seria, insomma. Se le regole venissero rispettate.

Affari loro
'L'espresso' ha scoperto che molti giudici delle norme se ne infischiano. E ci provano: sfruttando la carica per rimpinguare la clientela dei loro studi privati di commercialisti o avvocati. Emblematico il caso dell'avvocato Gaetano Dell'Acqua (decaduto), della commissione di Roma. Nell'aprile 2007 è stata l'agenzia delle Entrate a presentare un esposto al Consiglio di presidenza con la copia di un ricorso indirizzato alla commissione romana in cui il contribuente dichiara di "essere elettivamente domiciliato in Roma, presso lo studio dell'avvocato Gaetano Dell'Acqua, difeso e rappresentato dagli avvocati Giuseppe Dell'Acqua e Barbara Sabatino". Chi sono costoro? Il padre del giudice e un altro avvocato che lavora nello studio. Allegata all'esposto c'è anche copia della sentenza che ha deciso la vertenza. Come? Ovviamente, a favore del protettissimo contribuente. Anche Gian Paolo Porcu (decaduto pure lui) è stato pizzicato dall'Agenzia delle entrate. Commercialista e titolare di uno studio, Porcu è risultato sindaco di ben 10 società. Ma, soprattutto, mentre lui emetteva sentenze, nei suoi uffici svolgeva consulenza tributaria la ragioniera Maria Louise Pinna. A lei Porcu aveva girato alcune società: Sella e Mosca, Agrisarda, eccetera. E non solo: Pinna faceva anche assistenza dei contribuenti dinanzi alle commissione di Cagliari, la stessa di cui Porcu era vicepresidente. In più, elargiva al giudice "continui ed elevati compensi".

Procedimento di decadenza anche per Vittorino Tedde, della ctr Sardegna, sezione di Sassari. Pure a suo carico è arrivata una segnalazione delle Entrate: rivela che Tedde è un commercialista che cura fallimenti; che è rappresentante di una società estera con contenzioso tributario in Italia: che nello studio Tedde svolge attività il commercialista Lisi che riceve compensi da Tedde. Come si difende il giudice? Ribattendo di essere oggetto di inquisizione da parte dell'Agenzia delle entrate perché nella sua sezione "l'esito negativo dei ricorsi per l'amministrazione sarebbe di numero più elevato rispetto ad altre sezioni della commissione". Clamoroso poi il caso di Antonino Arizia, che in qualità di presidente della commissione di Messina nel gennaio 2005 ha emesso sentenza favorevole nei confronti della Loma srl della quale nel gennaio 2006 è poi diventato procuratore generale.

Gli sfacciati
Un lavoraccio, insomma, quello del Consiglio di presidenza davanti a tanti giudici che cercano in ogni modo di aggirare le regole. Stefano Pantezzi, avvocato e presidente della commissione di Trento, è risultato firmatario di tre ricorsi contro cartelle esattoriali: assegnati a due sezioni diverse, "come difensore dei ricorrenti Pantezzi è intervenuto in entrambe le camere di consiglio". Poi ci sono i casi di incompatibilità per le attività vietate ma sfacciatamente svolte dai familiari. Qualche perla: il giudice Orlando Navarra (Aosta) ha la moglie, Manuela Ghillino, avvocato, che fa assistenza tributaria in commissione; Giuseppina Potestà (Sicilia) ha sia il marito Francesco Grande che il figlio Antonio (commercialista) che esercitano assistenza fiscale e giurisdizionale a Ragusa: Aldo Paci ( Palermo), segnalato nel 2007 dall'allora direttore delle Entrate Massimo Romano, perché titolare dello 'studio legale associato Paci' con la moglie tributarista, le cui cause vengono discusse dalla stessa commissione di Palermo.

In questa palude, per la verità, c'è anche qualche presidente che prova a fare rispettare le regole. È il caso di Aldo Scola, consigliere di Stato e presidente della ctr Emilia Romagna che nel 2005 ha denunciato al Consiglio di presidenza e alla magistratura due casi clamorosi. Il primo riguarda Vitaliano Brasini, giudice a Forlì, che era riuscito a partecipare ad appena 18 udienze in circa dieci anni. La seconda addirittura il procuratore della Repubblica di Ferrara, Severino Messina, presidente di commissione nella stessa città. Scola ha accusato Messina di avere tenuto "un comportamento lesivo dell'immagine e del decoro della funzione di presidente di una commissione": un comportamento che si è concretizzato in assenze dalle udienze che avrebbe dovuto presiedere e in un consistente danno erariale avendo pure Messina continuato a percepire il compenso fisso mensile. Da esperto magistrato Messina si è ben difeso ed è a ancora saldamente in carica. Il caso Serpico
Alcuni sembrano essere dei serial killer del conflitto di interessi. Come Graziano Serpico, commercialista di Nola. Il suo è un caso da manuale: nel maggio 2000 decade da giudice tributario di Napoli per incompatibilità. La ragione? Lui stesso, nel 1999, aveva ammesso di svolgere attività in campo fiscale. Fine della storia? Cacciato nel 2000 a Serpico è riuscito il miracolo di farsi rinominare a Napoli dopo aver vinto un nuovo 'concorso'. Solo che nel 2007 l'Agenzia delle entrate ha segnalato di nuovo le sue irregolarità: è risultato depositario di scritture contabili di 11 società e presidente del collegio sindacale della Nusco Porte di Nola, società con una vertenza fiscale in corso. Piccole storie? No, milioni e milioni di euro di multe. Anni di indagini delle Fiamme Gialle e degli ispettori delle Entrate. Che si perdono così nel nulla.

Stato masochista
Il campione di illeciti apre la strada a cattivi pensieri. Perché lo Stato perde così spesso nei ricorsi? Sì. Fisco e Finanza vengono sconfitti in primo grado nel 57 per cento dei casi, risultato che si ripete in appello. Una pagina nera con punte scandalose in alcune commissioni provinciali (vedere tabella a pag. 55). Ma i giudici tributari accusano: è colpa dell'amministrazione finanziaria che cura male le cause. Recita la relazione 2006 del Consiglio di presidenza al ministro dell'Economia: "La difesa dell'amministrazione appare carente o insufficente. Sembrano frequenti i casi in cui non si costituisce in giudizio o non compare in udienza". Sei multe su dieci vengono cancellate, altre si dissolvono per decorrenza, altre ancora vengono incassate dopo anni. Ed ecco perché la lotta all'evasione resta solo uno slogan. In attesa di una delle tante riforme che tutti ritengono indispensabile ma che non arriva mai.

di Primo di Nicola

ha collaborato Chiara Andreola

Il ritorno del Principe



Un libro fondamentale che consiglio vivamente di leggere, a tutti coloro che vogliono capire il meccanismo “osceno” e criminale del potere.

Riporto alcuni passi tratti dal libro nella speranza di indurre i più a leggerlo interamente, e cercando, al contempo, di dare un’idea, a chi non ama la lettura, della realtà del potere.

Disinformazione

Tutti noi siamo ciechi dinnanzi ad uno dei fenomeni più importanti delle nostre vite: il reale funzionamento della macchina del potere…si tratta di una cecità indotta dallo stesso potere al fine di perpetuarsi”.

Questa disinformazione si realizza azionando due leve: quella della censura informativa su tutti i fatti che riguardano i rapporti mafia-potere…..e quella dell’amplificazione a senso unico delle vicende criminali di bassa macelleria tipiche della struttura militare”.

Il lavoro di imposture culturali funzionali al potere è affidato da sempre proprio agli intellettuali e costituisce una delle loro principali fonti di reddito”.

La classe dirigente “dirige” anche la formazione della pubblica opinione, organizza il sapere sociale, seleziona la memoria collettiva, sceglie ciò che deve essere ricordato e ciò che deve essere dimenticato, costruisce la tavola dei valori, imponendo dall’alto esempi in negativo e positivo

Oligarchia

Nel mondo della politica il potere, come abbiamo accennato, è concentrato nelle mani di pochi oligarchi i quali, oltre a nominare i parlamentari, attribuiscono posti di comando in tutti gli snodi della istituzioni secondo criteri di fedeltà. Obbedire senza fiatare garantisce la permanenza nel giro di quelli che contano, e brillanti carriere. La disobbedienza e la critica ti tagliano fuori. L’etica dell’obbedienza celebra i suoi fasti anche nel mondo della comunicazione….l’obbedienza ai superiori gerarchici può rendere la vita agevole per i sostituti procuratori, il dissenso può esporre invece a sfibranti mobbing….ispezioni ministeriali a raffica, richieste di trasferimenti urgenti per incompatibilità ambientale, avocazioni di procedimenti, provvedimenti disciplinari che entrano anche nella valutazione di merito di decisioni sgradite”.

Vi sono mille modi per distruggere la vita di una persona, riducendola alla miseria, gettandola nel discredito, condannandola alla morte civile”.

Il metodo mafioso che nella sostanza consiste nell’abuso organizzato dei pochi sui molti e che si declina nelle più svariate forme, non è infatti una creatura delle classi popolari, ma delle classi alte”.

La corruzione e il ricatto

La corruzione in Italia non sembra essere una deviazione del potere, ma una forma “naturale” di esercizio del potere che gode di accettazione culturale da parte della classe dirigente e che conta sulla rassegnazione da parte delle classi sottostanti”.

La società della corruzione infatti genera la società del ricatto”.

Il metodo consiste nell’integrare nel proprio interno quanti più soggetti possibili, rendendoli complici e quindi ricattabili. In questo modo non esistono variabili indipendenti che possono scombinare i giochi. Il sistema integra al suo interno le opposizioni disinnescando il controllo politico, integra magistrati disinnescando il controllo penale, integra, corrompendoli, esponenti delle stesse forze di polizia, integra, comprandoli, giornalisti che possono rivelarsi scomodi”.

La criminalità dei potenti

Sempre più spesso mi accadeva di rendermi conto che il mondo degli assassini comunica attraverso mille porte girevoli con insospettabili salotti e con talune stanze ovattate del potere…i peggiori tra loro avevano frequentato le nostre stesse scuole, potevi incontrarli nei migliori ambienti e talora potevi vederli in chiesa battendosi il petto accanto a quelli che avevano già condannato a morte”.

“…I Riina, i Provengano, i Concutelli, i Fioravanti, i Chiesa, i Poggiolini non sono – come si vorrebbe far credere - dei mostri, ma sono espressione di una mostruosa “normalità” italiana che chiama in causa l’identità culturale del Principe, cioè di quella componente della classe dirigente italiana che da sempre ha costruito il proprio potere sul sistema della corruzione, su quello mafioso, e che ha protetto nel tempo i vari specialisti della violenza utilizzandoli per gli omicidi di mafia e per la strategia della tensione realizzata mediante stragi di innocenti”.

Questa criminalità dei potenti si è declinata dall’Unità di Italia ad oggi su tre versanti: la corruzione sistemica, la mafia e lo stragismo per fini politici”.

La questione criminale, dunque, in Italia è inscindibile da quelle dello stato e della democrazia

La mafia

“…la mafia è anche uno dei tanti complicati ingranaggi che nel loro insieme costituiscono la macchina del potere reale nazionale…nessuno può permettersi di svelare taluni segreti della parte oscena della storia che gli è accaduto di intravedere senza rischiare di restare stritolato dalla reazione compatta e trasversale di tutto il sistema”.

Neanche Falcone poteva articolare compiutamente il proprio pensiero, illuminando una realtà di potere criminale intrecciato con quello legale così complessa da sembrare ai più incredibile e frutto di allucinazione. Esplicitare compiutamente il suo pensiero l’avrebbe delegittimato ed esposto alla reazione violentissima di tutto il sistema….immaginiamo cosa avrebbe significato, allora, dopo un attentato di quel genere, affermare esplicitamente che la mafia opera talora come braccio esecutivo di un sistema criminale nazionale di cui fanno parte soggetti apicali di altri sistemi di potere. Ti avrebbero preso per pazzo”.

“….è l’intero sistema che chiede il silenzio: e lo chiede perché certi segreti, certe verità non sono gestibili pubblicamente né sul piano giudiziario, né su quello politico. La stessa coltre di silenzio giudiziario e politico calata sui tentativi di golpe e sui crimini commessi dal Principe negli anni della strategia della tensione avvolge anche i crimini mafiosi. Il silenzio coatto sui crimini è il sigillo del potere”

Personaggi come Provenzano e Riina e altri capi sono il sottoprodotto e la replica popolare di questo modo di esercitare il potere. Durano nel tempo non per forza propria, ma perché sono leve necessarie del gioco grande del potere. Quando esauriscono la loro funzione vengono abbandonati al loro destino. Anche dopo tuttavia continuano a svolgere un ruolo essenziale:fungere da parafulmine su cui scaricare tutte le responsabilità del male e da paravento della criminalità del potere”.

Massoneria

Nel tempo alcuni vertici militari della mafia sono stati cooptati nel circuito massonico. E’ il caso ed esempio di Stefano Boutade, capo del mandamento mafioso di Santa Maria del Gesù, referente di Andreotti, di Sindona e di altri potenti. Negli anni settanta Bontade conseguì il grado 33 della massoneria”.

La massoneria occulta e deviata è stata probabilmente una delle postazioni dalle quali alcuni vertici strategici del principe hanno utilizzato di volta in volta come bracci armati per i propri disegni di potere la mafia siciliana, la ‘ndrangheta, la camorra, la banda della Magliana, i servizi deviati. Da ultimo, secondo quanto dichiarato da vari testimoni di giustizia, alcuni suoi esponenti avrebbero svolto un ruolo di direzione nel progetto di eversione democratica che nel 1992-1993 si proponeva, mediante l’esecuzione di stragi affidate alla mafia, di mettere in ginocchio lo Stato e di instaurare un nuovo ordine politico fondato sulla disarticolazione dell’unità nazionale e la creazione di tre ministati”.

Gioacchino Pennino, uomo d’onore, medico e politico di rango, divenuto collaboratore ha dichiarato a sua volta che l’ordine di uccidere Dalla Chiesa era stato trasmesso da Roma tramite un uomo della P2 ora deceduto. Solo pochi vertici della mafia conoscevano la verità”.

In sostanza si assiste nel tempo ad un processo quasi fisiologico di integrazione tra massoneria segreta e deviata ed alcuni esponenti apicali delle mafie, i quali all’interno delle loro rispettive organizzazioni di riferimento costituiscono strutture tenute segrete agli altri affiliati, destinate a svolgere un ruolo di collegamento tra élite criminali dei ceti alti e élite criminali dei ceti bassi per la conduzione comune degli affari di più alto livello e per i grandi giochi di potere. La massa di manovra delinquenziale sul territorio, tenuta all’oscuro degli uni e degli altri, viene utilizzata di volta in volta per le singole operazioni. Se qualcosa va per il verso storto, tali “operatori” vengono sacrificati. La loro eventuale collaborazione con la magistratura non determina problemi gravi perché essi ignorano sia le reali motivazioni sia i registi occulti delle operazioni di cui sono stati meri esecutori. Se parlano raccontano le motivazioni di copertura a essi fornite e da essi ritenute in buona fede corrispondenti al vero. Un meccanismo molto sofisticato e collaudato nel tempo”.

Stragi del 1992 -1993

Secondo le risultanze acquisite, la regia di tale strategia, che doveva attuarsi mediate una escalation di stragi e di sapienti mosse politiche, era stata messa a punto dall’ala più oltranzista del Principe: settori della massoneria deviata, esponenti della destra eversiva, segmenti dei servizi, circoli imprenditoriali e finanziari. In tale progetto alla mafia era riservato il ruolo di braccio operativo”.

Quel che mi pare interessante osservare è che, come è emerso nel corso delle indagini, il piano “segreto” era conosciuto, almeno nelle sue linee essenziali, da alcuni esponenti del mondo politico del tempo, i quali comunicavano tra loro da sponde opposte anche lanciandosi reciproci messaggi ed avvertimenti criptati,indecifrabili a tutti coloro che erano ignari di quanto stava accadendo”.

La decisione di ucciderlo (Paolo Borsellino n.d.r.) subisce un’improvvisa accelerazione e viene portata a termine il 19 luglio cogliendo di sorpresa alcuni degli stessi vertici di Cosa nostra, come Giovanni Brusca”.

Solo un nucleo ristrettissimo ed eletto di capi, quelli legati alla massoneria deviata ed il Principe, sanno il perché di quella accelerazione

di Solange Manfredi

Qualcosa di grosso sta accadendo








L'arrivo imminente di questi fatti non passerà inosservato. Essi toccheranno le vite di tutti noi. Non saranno limitati ad alcune zone del paese, ma l'intero mondo economico e il sistema politico saranno coinvolti nel caos che sta per scatenarsi.

Per quanto il mondo abbia già sofferto a lungo per l'insensatezza di guerre che potevano essere evitate, la mia paura maggiore è che la rotta in cui ci troviamo porterà ancora maggiori conflitti e sofferenze economiche per tutti gli innocenti del mondo, a meno che cambiamo drasticamente la nostra direzione.

L'America, con la sua tradizione di libero mercato e di diritto alla proprietà ha aperto la strada verso grande ricchezza e progresso, sia nel mondo che a casa nostra. Da quando abbiamo perso la fiducia nei principi di libertà, autosufficienza, duro lavoro e frugalità, e ci siamo invece messi a costruire imperi finanziati con il debito e l'inflazione, tutto questo è cambiato. Questo è certamente un evento storico spaventoso.

Il problema che abbiamo di fronte non è nuovo nella storia. L'autoritarismo esiste da lungo tempo. Per secoli inflazione e debito sono stati usati dai tiranni per mantenere il potere, promuovere le aggressioni, e offrire "panem et circenses" alla popolazione. L'idea che si possa avere la botte piena e la moglie ubriaca ["guns and butter" = letteralmente, "fucili e burro"], senza pagarne le conseguenze in maniera significativa, esisteva già prima degli anni '60, quando divenne uno slogan popolare. In quei tempi ci fu detto che la guerra del Vietnam e una forte espansione dei sussidi statali non sarebbero stati un problema. Gli anni '70 hanno dimostrato il contrario.

Oggi le cose sono diverse, sia dai tempi antichi che dagli anni '70. Non ha torto chi sostiene che viviamo in una economia globale. Il mondo è più popolato, ed è più integrato grazie alla moderna tecnologia, alle comunicazioni, ai viaggi. Se la moderna tecnologia fosse stata usata per promuovere le idee di libertà, di libero mercato, di moneta solida e di scambi commerciali, avrebbe introdotto una nuova età dell'oro, e una globalizzazione che potremmo accettare.

Invece la ricchezza e la libertà di cui disponiamo si stanno restringendo, e poggiano su una fragile infrastruttura ideologica. Un po' come le dighe e i ponti del nostro paese, che il nostro sistema di guerre e sussidi statali ci ha portato ad ignorare.

Temo che le mie preoccupazioni fossero legittime, e che le cose possano essere ancora peggio di quanto pensassi all'inizio: ormai sono giunte alla soglia di casa nostra. C'è poco tempo per fare una correzione di rotta, prima che questo grandioso esperimento di libertà venga messo in profonda ibernazione.

Vi sono buoni motivi per credere che la crisi in arrivo sarà diversa, e molto più grande di quanto il mondo abbia mai vissuto prima. Invece di usare il globalismo in maniera positiva, è stato usato per globalizzare tutti gli errori dei politici, dei burocrati e dei grandi banchieri.

Essere l'unica superpotenza senza avversari non è mai stato vissuto da noi con senso di umiltà e rispetto. La nostra arroganza e aggressività sono state usate per promuovere un impero mondiale sostenuto dal più poderoso esercito della storia. Questo interventismo globale crea dei problemi a tutti i cittadini del mondo, e impedisce di contribuire al benessere della popolazione mondiale. Pensate soltanto a come sono state calpestate le nostre libertà personali negli ultimi dieci anni.

La crisi finanziaria, ancora allo stadio iniziale, è evidente per tutti: prezzo della benzina oltre i 4 dollari al gallone, costi di educazione ed assistenza medica alle stelle, crollo della bolla edilizia, crollo della bolla NASDAQ. Borse che crollano, disoccupazione che cresce, sotto-occupazione massiccia, eccessivo debito governativo, e incontrollabile debito personale. Ci sono pochi dubbi che arriveremo a una stagflazione (http://it.wikipedia.org/wiki/ Stagflazione). La domanda che presto verrà fatta è questa: quando la stagflazione diventerà depressione inflazionaria?

Vi sono vari motivi per cui l'economia mondiale è stata globalizzata, e i problemi che ci troviamo di fronte sono mondiali. Non possiamo comprendere ciò che abbiamo di fronte senza capire la "fiat money" [soldi creati dal nulla] e la bolla a lungo termine del dollaro.

Vi sono state diverse fasi. Dalla formazione del sistema di Riserva Federale, fra il 1913 e il 1933, la Banca Centrale si è imposta come controllore ufficiale del dollaro. Dal 1933 in poi, gli americani non potevano più possedere oro, togliendo così l'impedimento per la Federal Reserve di inflazionare a favore della guerra e del sussidio pubblico.

Nel '45 altri impedimenti sono stati tolti, con la creazione del sistema monetario di Bretton Woods, che ha fatto del dollaro la moneta di riserva nel mondo. Questo sistema è durato fino al 1971. Fra il '45 e il '71 i federali avevano ancora qualche limitazione. Gli stranieri, ma non gli americani, potevano convertire dollari in oro a 35 dollari all'oncia. A causa dei troppi dollari che venivano stampati, questo sistema ha avuto fine nel 1971.

Il sistema post-Bretton Woods è stato responsabile per la globalizzazione dell'inflazione e dei mercati, e per la nascita della gigantesca bolla del dollaro mondiale. Quella bolla sta per esplodere, e stiamo vedendo cosa significa pagare le conseguenze per troppi errori economici fatti in precedenza.

Ironicamente, negli ultimi 35 anni noi abbiamo beneficiato di questo sistema profondamente distorto. Poiché il mondo accettava dollari come se fossero oro, dovevamo semplicemente falsificare altri dollari, spendere oltre oceano (incoraggiando in maniera indiretta anche il trasferimento del nostro lavoro all'estero) e goderci una prosperità immeritata. Coloro che prendevano i nostri dollari, e ci davano in cambio dei servizi, non vedevano l'ora di poter tornare a prestare quei dollari a noi. Questo ci ha permesso di esportare la nostra inflazione e ritardare le conseguenze che ora stiamo iniziando a vedere. Ma non era comunque destinato a durare, e ora ci tocca pagare il conto.

Il nostro debito estero deve essere pagato o liquidato. Gli altri debiti sono maturati proprio ora che il mondo è diventato più riluttante ad accettare dollari. La conseguenza di quella decisione è un'inflazione dei prezzi nel nostro paese, questo è ciò a cui stiamo assistendo oggi. L'inflazione all'estero è addirittura più alta che da noi, come conseguenza della volontà delle banche centrali estere di monetizzare il nostro debito.

Stampare dollari per un lungo periodo di tempo può anche non far aumentare immediatamente i prezzi, ma nel tempo lo farà certamente. Ora stiamo assistendo alle conseguenze per avere inflazionato nel passato la disponibilità di moneta. Per quanto possa sembrare grave oggi 4 dollari al gallone, siamo solo all'inizio.

È una grossolana distrazione mettersi a dire "perforiamo, perforiamo, perforiamo" come soluzione alla crisi del dollaro e all'alto prezzo della benzina. Va bene aumentare le disponibilità sul mercato e le perforazioni, ma l'argomento è di grave distrazione dalle colpe del deficit e dai peccati commessi dalla banda monetaria della Federal Reserve.

Questa bolla è diversa e più grande delle altre per un altro motivo. Le banche centrali del mondo si accordano segretamente per centralizzare la pianificazione dell'economia mondiale. Io sono convinto che degli accordi fra le banche centrali, per monetizzare il debito americano negli ultimi 15 anni, siano esistiti, per quanto in forma segreta e fuori dalla portata delle orecchie di chiunque, specialmente del parlamento americano, che non se ne preoccupa o semplicemente non capisce.

Ora che il nostro "regalo" si esaurisce, i nostri problemi peggiorano. Le banche centrali e i diversi governi sono molto potenti, ma prima o poi i mercati si saturano, e quando la gente si ritrova in mano il sacco di dollari senza valore comincia a spendere in un'economia di tipo emotivo, scatenando la febbre inflazionaria.

Questa volta - poiché abbiamo a che fare con così tanti dollari e così tante nazioni - la Fed è riuscita a "cartolarizzare" ogni crisi in arrivo, negli ultimi 15 anni, specialmente sotto la presidenza di Alan Greenspan alla Federal Reserve, che ha permesso alla bolla di diventare la più grande di tutta la storia.

Gli errori commessi con troppo credito concesso a tassi artificialmente bassi sono enormi, e ora i mercati richiedono una correzione. Questo riguarda l'eccessivo debito, gli investimenti mal diretti, gli investimenti eccessivi ed altri problemi causati da un governo che spendeva soldi che non avrebbe mai dovuto avere.

Militarismo all'estero, elargizione di sussidi statali, e 83 biliardi [trillion] di impegni in titoli stanno tutti per venire a termine. Non abbiamo nè i soldi nè la capacità di creare una ricchezza che ci permetta di rispondere a tutte le necessità di oggi, poiché abbiamo rifiutato l'economia di mercato, la moneta solida, la fiducia in noi stessi e i principi di libertà.

Poiché la correzione per l'errata allocazione delle risorse è necessaria, e dovrà arrivare, si può cercare di vedere anche degli aspetti positivi mentre questi grandi eventi accadranno.

La gente ha di fronte due scelte. La scelta che non è disponibile per noiè quella di continuare a trascinarci nella presente situazione, cercando di sorreggere il sistema con ulteriore debito, inflazione e bugie. Questo non accadrà. Una delle due scelte, che è stata praticata così sovente dal governo nel passato, è quella di rifiutare i principi di libertà e ricorrere ad un governo ancora più burocratico e autoritario. Qualcuno sostiene che dovremmo dare al Presidente dei poteri dittatoriali, nello stesso modo in cui gli abbiamo permesso di comandare l'impero americano. Questo è il grande pericolo, e in questa atmosfera post-11 settembre troppi americani preferiscono la sicurezza alla libertà.

Abbiamo già perso troppe delle nostre libertà personali, e la vera paura di un crollo economico potrebbe portare i pianificatori centrali ad intervenire con misure che farebbero apparire il New Deal degli anni '30 come la Dichiarazione di Indipendenza di Jefferson.

Più si concede al governo di gestire l'economia, più profonda diventa la depressione, e più a lungo questa dura. E' stata la storia degli anni '30 e '40, e gli stessi errori saranno commessi di nuovo, se non ci sveglieremo.

L'aspetto positivo è che le cose non devono per forza essere tragiche, se faremo le giuste scelte. Ho visto "qualcosa di grosso" succedere negli ultimi 18 mesi di campagna elettorale, e sono stato incoraggiato dal fatto che noi siamo in grado di svegliarci e fare le giuste scelte. Ho conosciuto letteralmente migliaia di studenti, del liceo e dell'università, che sono particolarmente disposti ad accettare le sfide e le responsabilità di una libera società, rifiutando quel sussidio statale "dalla culla fino alla tomba" che ci viene promesso da così tanti politici "benefattori".

Se più persone ascoltano questo messaggio di libertà, più persone si uniranno in questo sforzo. I fallimenti della nostra politica estera, del sistema di sussidio statale e delle politiche monetarie, e virtualmente tutte le soluzioni governative sono così chiare all'apparenza, che non ci vuole molto per convincere la gente. E' urgente un messaggio positivo su come funziona la libertà e sul perché sia possibile ottenerla.

Uno degli aspetti migliori nell'accettare la fiducia in se stessi, in una libera società, è che possiamo raggiungere nella nostra vita delle vere soddisfazioni individuali. Questo non avviene quando il governo si assume il ruolo di guardiano, genitore o custode, poiché ti toglie il senso dell'orgoglio. Ma il vero problema è che il governo non è in grado di farci avere la sicurezza economica di cui va parlando.

I cosiddetti vantaggi che il governo sostiene di poterci procurare vengono sempre ottenuti a spese della libertà altrui. E' un sistema fallimentare, e le giovani generazioni lo sanno.

Ritornare ad una libera società non elimina la necessità di mettere le cose in ordine, per pagare le spese stravaganti. Ma il dolore non durerebbe a lungo, se faremo le cose nel modo giusto, e soprattutto l'impero avrebbe fine per motivi finanziari. Le nostre guerre finirebbero, gli attacchi alle libertà civili finirebbero, e la prosperità farebbe ritorno. Le scelte sono chiare: non dovrebbe essere difficile, ma il grande evento che sta per avere luogo ci offre la grande opportunità di invertire la marea, e riprendere la vera grande rivoluzione americana iniziata nel 1776.

L' opportunità si presenta nonostante l'urgenza e i pericoli che abbiamo di fronte. Facciamo in modo che il "Grande Evento" ci porti alla scoperta che la libertà funziona e diventi popolare, e che il grande evento politico ed economico al quale stiamo assistendo sia in realtà una benedizione sotto mentite spoglie.

L'arrivo imminente di questi fatti non passerà inosservato. Non saranno limitati ad alcune zone del paese, ma l'intero mondo economico e il sistema politico saranno coinvolti nel caos che sta per scatenarsi.

Per quanto il mondo abbia già sofferto a lungo per l'insensatezza di guerre che potevano essere evitate, la mia paura maggiore è che la rotta in cui ci troviamo porterà ancora maggiori conflitti e sofferenze economiche per tutti gli innocenti del mondo, a meno che cambiamo drasticamente la nostra direzione.

L'America, con la sua tradizione di libero mercato e di diritto alla proprietà ha aperto la strada verso grande ricchezza e progresso, sia nel mondo che a casa nostra.

Il problema che abbiamo di fronte non è nuovo nella storia. L'autoritarismo esiste da lungo tempo. Per secoli inflazione e debito sono stati usati dai tiranni per mantenere il potere, promuovere le aggressioni, e offrire "panem et circenses" alla popolazione. L'idea che si possa avere la botte piena e la moglie ubriaca ["guns and butter" = letteralmente, "fucili e burro"], senza pagarne le conseguenze in maniera significativa, esisteva già prima degli anni '60, quando divenne uno slogan popolare. In quei tempi ci fu detto che la guerra del Vietnam e una forte espansione dei sussidi statali non sarebbero stati un problema. Il mondo è più popolato, ed è più integrato grazie alla moderna tecnologia, alle comunicazioni, ai viaggi. Se la moderna tecnologia fosse stata usata per promuovere le idee di libertà, di libero mercato, di moneta solida e di scambi commerciali, avrebbe introdotto una nuova età dell'oro, e una globalizzazione che potremmo accettare.

Invece la ricchezza e la libertà di cui disponiamo si stanno restringendo, e poggiano su una fragile infrastruttura ideologica. Un po' come le dighe e i ponti del nostro paese, che il nostro sistema di guerre e sussidi statali ci ha portato ad ignorare.

Temo che le mie preoccupazioni fossero legittime, e che le cose possano essere ancora peggio di quanto pensassi all'inizio: ormai sono giunte alla soglia di casa nostra.

Essere l'unica superpotenza senza avversari non è mai stato vissuto da noi con senso di umiltà e rispetto. La nostra arroganza e aggressività sono state usate per promuovere un impero mondiale sostenuto dal più poderoso esercito della storia. Questo interventismo globale crea dei problemi a tutti i cittadini del mondo, e impedisce di contribuire al benessere della popolazione mondiale. Pensate soltanto a come sono state calpestate le nostre libertà personali negli ultimi dieci anni.

La crisi finanziaria, ancora allo stadio iniziale, è evidente per tutti: prezzo della benzina oltre i 4 dollari al gallone, costi di educazione ed assistenza medica alle stelle, crollo della bolla edilizia, crollo della bolla NASDAQ. Borse che crollano, disoccupazione che cresce, sotto-occupazione massiccia, eccessivo debito governativo, e incontrollabile debito personale. Ci sono pochi dubbi che arriveremo a una stagflazione (http://it.wikipedia.org/wiki/ Stagflazione). La domanda che presto verrà fatta è questa: quando la stagflazione diventerà depressione inflazionaria?

Vi sono vari motivi per cui l'economia mondiale è stata globalizzata, e i problemi che ci troviamo di fronte sono mondiali. Non possiamo comprendere ciò che abbiamo di fronte senza capire la "fiat money" [soldi creati dal nulla] e la bolla a lungo termine del dollaro.

Vi sono state diverse fasi. Dalla formazione del sistema di Riserva Federale, fra il 1913 e il 1933, la Banca Centrale si è imposta come controllore ufficiale del dollaro. Dal 1933 in poi, gli americani non potevano più possedere oro, togliendo così l'impedimento per la Federal Reserve di inflazionare a favore della guerra e del sussidio pubblico.

Nel '45 altri impedimenti sono stati tolti, con la creazione del sistema monetario di Bretton Woods, che ha fatto del dollaro la moneta di riserva nel mondo. Questo sistema è durato fino al 1971. Fra il '45 e il '71 i federali avevano ancora qualche limitazione. Gli stranieri, ma non gli americani, potevano convertire dollari in oro a 35 dollari all'oncia. A causa dei troppi dollari che venivano stampati, questo sistema ha avuto fine nel 1971.

Il sistema post-Bretton Woods è stato responsabile per la globalizzazione dell'inflazione e dei mercati, e per la nascita della gigantesca bolla del dollaro mondiale. Quella bolla sta per esplodere, e stiamo vedendo cosa significa pagare le conseguenze per troppi errori economici fatti in precedenza.

Ironicamente, negli ultimi 35 anni noi abbiamo beneficiato di questo sistema profondamente distorto. Poiché il mondo accettava dollari come se fossero oro, dovevamo semplicemente falsificare altri dollari, spendere oltre oceano (incoraggiando in maniera indiretta anche il trasferimento del nostro lavoro all'estero) e goderci una prosperità immeritata. Coloro che prendevano i nostri dollari, e ci davano in cambio dei servizi, non vedevano l'ora di poter tornare a prestare quei dollari a noi.

Il nostro debito estero deve essere pagato o liquidato. Gli altri debiti sono maturati proprio ora che il mondo è diventato più riluttante ad accettare dollari. La conseguenza di quella decisione è un'inflazione dei prezzi nel nostro paese, questo è ciò a cui stiamo assistendo oggi. L'inflazione all'estero è addirittura più alta che da noi, come conseguenza della volontà delle banche centrali estere di monetizzare il nostro debito.

Stampare dollari per un lungo periodo di tempo può anche non far aumentare immediatamente i prezzi, ma nel tempo lo farà certamente. Ora stiamo assistendo alle conseguenze per avere inflazionato nel passato la disponibilità di moneta. Per quanto possa sembrare grave oggi 4 dollari al gallone, siamo solo all'inizio.

È una grossolana distrazione mettersi a dire "perforiamo, perforiamo, perforiamo" come soluzione alla crisi del dollaro e all'alto prezzo della benzina. Va bene aumentare le disponibilità sul mercato e le perforazioni, ma l'argomento è di grave distrazione dalle colpe del deficit e dai peccati commessi dalla banda monetaria della Federal Reserve.

Questa bolla è diversa e più grande delle altre per un altro motivo. Le banche centrali del mondo si accordano segretamente per centralizzare la pianificazione dell'economia mondiale. Io sono convinto che degli accordi fra le banche centrali, per monetizzare il debito americano negli ultimi 15 anni, siano esistiti, per quanto in forma segreta e fuori dalla portata delle orecchie di chiunque, specialmente del parlamento americano, che non se ne preoccupa o semplicemente non capisce.

Ora che il nostro "regalo" si esaurisce, i nostri problemi peggiorano.

Gli errori commessi con troppo credito concesso a tassi artificialmente bassi sono enormi, e ora i mercati richiedono una correzione. Questo riguarda l'eccessivo debito, gli investimenti mal diretti, gli investimenti eccessivi ed altri problemi causati da un governo che spendeva soldi che non avrebbe mai dovuto avere. Non abbiamo nè i soldi nè la capacità di creare una ricchezza che ci permetta di rispondere a tutte le necessità di oggi, poiché abbiamo rifiutato l'economia di mercato, la moneta solida, la fiducia in noi stessi e i principi di libertà.

Poiché la correzione per l'errata allocazione delle risorse è necessaria, e dovrà arrivare, si può cercare di vedere anche degli aspetti positivi mentre questi grandi eventi accadranno.

La gente ha di fronte due scelte. La scelta che non è disponibile per noiè quella di continuare a trascinarci nella presente situazione, cercando di sorreggere il sistema con ulteriore debito, inflazione e bugie. Una delle due scelte, che è stata praticata così sovente dal governo nel passato, è quella di rifiutare i principi di libertà e ricorrere ad un governo ancora più burocratico e autoritario. Qualcuno sostiene che dovremmo dare al Presidente dei poteri dittatoriali, nello stesso modo in cui gli abbiamo permesso di comandare l'impero americano. Questo è il grande pericolo, e in questa atmosfera post-11 settembre troppi americani preferiscono la sicurezza alla libertà.

Abbiamo già perso troppe delle nostre libertà personali, e la vera paura di un crollo economico potrebbe portare i pianificatori centrali ad intervenire con misure che farebbero apparire il New Deal degli anni '30 come la Dichiarazione di Indipendenza di Jefferson.

Più si concede al governo di gestire l'economia, più profonda diventa la depressione, e più a lungo questa dura. E' stata la storia degli anni '30 e '40, e gli stessi errori saranno commessi di nuovo, se non ci sveglieremo. Ho conosciuto letteralmente migliaia di studenti, del liceo e dell'università, che sono particolarmente disposti ad accettare le sfide e le responsabilità di una libera società, rifiutando quel sussidio statale "dalla culla fino alla tomba" che ci viene promesso da così tanti politici "benefattori". I fallimenti della nostra politica estera, del sistema di sussidio statale e delle politiche monetarie, e virtualmente tutte le soluzioni governative sono così chiare all'apparenza, che non ci vuole molto per convincere la gente. E' urgente un messaggio positivo su come funziona la libertà e sul perché sia possibile ottenerla.

Uno degli aspetti migliori nell'accettare la fiducia in se stessi, in una libera società, è che possiamo raggiungere nella nostra vita delle vere soddisfazioni individuali.

I cosiddetti vantaggi che il governo sostiene di poterci procurare vengono sempre ottenuti a spese della libertà altrui. Le nostre guerre finirebbero, gli attacchi alle libertà civili finirebbero, e la prosperità farebbe ritorno.

Facciamo in modo che il "Grande Evento" ci porti alla scoperta che la libertà funziona e diventi popolare, e che il grande evento politico ed economico al quale stiamo assistendo sia in realtà una benedizione sotto mentite spoglie.





Ron Paul è un Senatore del Partito Repubblicano