29 luglio 2008

L’invenzione britannica dei paradisi fiscali off-shore


Ieri mattina, parlando davanti alla Commissione Finanze del Senato americano, Jack Blum, un avvocato di lunga esperienza nelle indagini sul riciclaggio del denaro, sull’evasione fiscale e su crimini simili, ha fornito alcune delucidazioni importanti a proposito dei paradisi fiscali, come quelli diffusi per tutto il Commonwealth britannico. Essi hanno origine nella cosiddetta “regola fiscale”, una regola della common law che prevede che nessun governo possa coadiuvare nell’esecuzione delle leggi fiscali di altri governi. Blum ha detto che questa “regola fiscale” trae le sue origini nella legge inglese di epoca napoleonica, allorché le corti inglesi sostennero i contratti tra privati che mirassero ad evadere i dazi doganali francesi. Da quando la “regola fiscale”, assunta maggior importanza, diventò un principio basilare del diritto anglosassone, un risultato è stato che il fisco americano (IRS) non può agire contro individui o società, se il denaro in questione è depositato in una banca off-shore.

La regola ha così generato, principalmente nei centri finanziari off-shore del Commonwealth britannico, un’intera “industria” dedicata ad aiutare la gente ad evadere le tasse nei propri Paesi. Questi centri sono le Isole Caimano, le Isole Vergini Britanniche, ecc. Le banche ivi locate, vendono i propri servizi negli Stati Uniti e in altri Paesi. Questo meccanismo non è molto differente dall’approccio che la Gran Bretagna mantiene nei confronti del terrorismo: i terroristi residenti a Londra sono protetti finché si limitano ad attaccare le altre nazioni.

Blum ha proposto alcune misure per trattare adeguatamente il problema, in primo luogo per arrivare a costringere i contribuenti a provare che le loro società off-shore siano reali, piuttosto che involucri che normalmente sono impiegati per nascondere capitali. Blum s’è detto d’accordo col sen. John Kerry, che ha indicato la necessità di raggiungere degli accordi con le altre nazioni per combattere appieno il problema: “non sarebbe che stare alle regole del gioco”. Blum ha replicato che “la ‘regola fiscale’, come principio internazionale, deve essere affossata”.

(MoviSol)

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29 luglio 2008

L’invenzione britannica dei paradisi fiscali off-shore


Ieri mattina, parlando davanti alla Commissione Finanze del Senato americano, Jack Blum, un avvocato di lunga esperienza nelle indagini sul riciclaggio del denaro, sull’evasione fiscale e su crimini simili, ha fornito alcune delucidazioni importanti a proposito dei paradisi fiscali, come quelli diffusi per tutto il Commonwealth britannico. Essi hanno origine nella cosiddetta “regola fiscale”, una regola della common law che prevede che nessun governo possa coadiuvare nell’esecuzione delle leggi fiscali di altri governi. Blum ha detto che questa “regola fiscale” trae le sue origini nella legge inglese di epoca napoleonica, allorché le corti inglesi sostennero i contratti tra privati che mirassero ad evadere i dazi doganali francesi. Da quando la “regola fiscale”, assunta maggior importanza, diventò un principio basilare del diritto anglosassone, un risultato è stato che il fisco americano (IRS) non può agire contro individui o società, se il denaro in questione è depositato in una banca off-shore.

La regola ha così generato, principalmente nei centri finanziari off-shore del Commonwealth britannico, un’intera “industria” dedicata ad aiutare la gente ad evadere le tasse nei propri Paesi. Questi centri sono le Isole Caimano, le Isole Vergini Britanniche, ecc. Le banche ivi locate, vendono i propri servizi negli Stati Uniti e in altri Paesi. Questo meccanismo non è molto differente dall’approccio che la Gran Bretagna mantiene nei confronti del terrorismo: i terroristi residenti a Londra sono protetti finché si limitano ad attaccare le altre nazioni.

Blum ha proposto alcune misure per trattare adeguatamente il problema, in primo luogo per arrivare a costringere i contribuenti a provare che le loro società off-shore siano reali, piuttosto che involucri che normalmente sono impiegati per nascondere capitali. Blum s’è detto d’accordo col sen. John Kerry, che ha indicato la necessità di raggiungere degli accordi con le altre nazioni per combattere appieno il problema: “non sarebbe che stare alle regole del gioco”. Blum ha replicato che “la ‘regola fiscale’, come principio internazionale, deve essere affossata”.

(MoviSol)

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