15 febbraio 2009
“L’eroe di Davos”
Non c’è oggi in Istanbul una strada che non sia addobbata da una bandiera palestinese o uno striscione che inneggi al boicottaggio dei prodotti israeliani o condanni l’operazione contro Gaza. Nei centri culturali, nelle moschee e nelle scuole si raccolgono aiuti per la popolazione di Gaza. Durante i giorni di guerra, il governo turco più volte ha denunciato le operazioni militari come inumane e sproporzionate. Non ci sono state azioni diplomatiche o commerciali, però, forse nessuno ad Ankara si aspettava che sarebbe durata così tanto.
Molti si chiedevano come è possibile che dinnanzi ad un paese così piccolo come Israele nessuno alzasse la voce. Beh questo avveniva fino a ieri. In uno dei dibattiti del World Economic Forum di Davos, si parlava della questione palestinese. Quattro i partecipanti: il presidente della Lega Araba, Ban Ki-mun, Shimon Peres e il Primo Ministro turco Erdogan. Peres con grande presunzione ha difeso l’operazione israeliana, ha denunciato l’incapacità delle autorità palestinesi, ed ha elencato le azioni di assistenza umanitaria israeliana nei confronti degli affamati palestinesi. Erdogan non ha resistito e dopo 25 minuti di discorso di Peres (avrebbe dovuto parlare solo 12 minuti come gli altri) ha iniziato dicendo: “Io vorrei dire solo due parole. Il sesto [in realtà è il quinto] comandamento dice ‘Non uccidere’. In questo caso si uccide. In secondo luogo, questo è molto interessante: Gilad Atzmon, dice ‘siamo davanti ad un caso che supera di molto la barbarie’, questo è un ebreo! Un professore di Oxford in relazioni internazionali e allo stesso tempo un ufficiale delle forze armate israeliane dice...” a questo punto il moderatore cerca in tutti modi di fermare Erdogan e non si capisce il resto della frase. Ma si può chiaramente intendere che stava condannando energicamente Israele.
Si capisce molto bene quello che fa dopo il Primo Ministro. Lamentandosi che Peres ha avuto l’opportunità di parlare a lungo (la stessa cosa che non gli è stata riconosciuta) afferma che non verrà mai più a Davos, perchè “voi non ci fate parlare!”. Poi si è alzato e se n’è andato. In altre affermazioni riportate dalla stampa turca Erdogan sembra aver affermato contro la scortesia del moderatore “io non sono un capo tribù, ma sono il Primo Ministro della Turchia!”.
Beh, al suo ritorno veloce in patria Erdogan non era solo il Primo Ministro della Turchia, ma un eroe nazionale. “Un leader mondiale” come inneggiavano gli striscioni che accoglievano poche ore dopo il Primo Ministro all’aeroporto di Istanbul seguito in diretta su tutti i canali televisivi. Beh le tipografie hanno aperto a tarda notte per stampare quegli striscioni. Ma forse hanno chiuso un epoca.
C’era una volta, infatti, una Turchia disinteressata a quello che avveniva nel Medio Oriente e molto fredda davanti alla questione palestinese. Oggi, però, la Turchia vuole giocare un ruolo più importante nell’area. Sappiamo che sta giocando da mediatore per stabilizzare le relazioni tra Siria e Israele. Con non poca dose di nazionalismo, vuole diventare il leader economico e politico del Medio Oriente.
Il quotidiano arabo al-Quds al-Arabi questa mattina si chiede perchè Amru Musa—presidente della Lega Araba e, in passato, ministro degli esteri egiziano—si sia alzato per salutare e ringraziare Erdogan che in collera ha lasciato il Forum, ma non se ne sia andato anche lui. Invece di tornare al suo posto, visto che rappresentava i paesi arabi, avrebbe dovuto anche lui risentirsi delle parole di Peres. Se questa è la leadership dei paesi arabi, forse la Turchia veramente sta per diventare il leader della regione. Intanto, è un giorno di gloria nazionale qui ad Istanbul.
di Ahmed Guida
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15 febbraio 2009
“L’eroe di Davos”
Non c’è oggi in Istanbul una strada che non sia addobbata da una bandiera palestinese o uno striscione che inneggi al boicottaggio dei prodotti israeliani o condanni l’operazione contro Gaza. Nei centri culturali, nelle moschee e nelle scuole si raccolgono aiuti per la popolazione di Gaza. Durante i giorni di guerra, il governo turco più volte ha denunciato le operazioni militari come inumane e sproporzionate. Non ci sono state azioni diplomatiche o commerciali, però, forse nessuno ad Ankara si aspettava che sarebbe durata così tanto.
Molti si chiedevano come è possibile che dinnanzi ad un paese così piccolo come Israele nessuno alzasse la voce. Beh questo avveniva fino a ieri. In uno dei dibattiti del World Economic Forum di Davos, si parlava della questione palestinese. Quattro i partecipanti: il presidente della Lega Araba, Ban Ki-mun, Shimon Peres e il Primo Ministro turco Erdogan. Peres con grande presunzione ha difeso l’operazione israeliana, ha denunciato l’incapacità delle autorità palestinesi, ed ha elencato le azioni di assistenza umanitaria israeliana nei confronti degli affamati palestinesi. Erdogan non ha resistito e dopo 25 minuti di discorso di Peres (avrebbe dovuto parlare solo 12 minuti come gli altri) ha iniziato dicendo: “Io vorrei dire solo due parole. Il sesto [in realtà è il quinto] comandamento dice ‘Non uccidere’. In questo caso si uccide. In secondo luogo, questo è molto interessante: Gilad Atzmon, dice ‘siamo davanti ad un caso che supera di molto la barbarie’, questo è un ebreo! Un professore di Oxford in relazioni internazionali e allo stesso tempo un ufficiale delle forze armate israeliane dice...” a questo punto il moderatore cerca in tutti modi di fermare Erdogan e non si capisce il resto della frase. Ma si può chiaramente intendere che stava condannando energicamente Israele.
Si capisce molto bene quello che fa dopo il Primo Ministro. Lamentandosi che Peres ha avuto l’opportunità di parlare a lungo (la stessa cosa che non gli è stata riconosciuta) afferma che non verrà mai più a Davos, perchè “voi non ci fate parlare!”. Poi si è alzato e se n’è andato. In altre affermazioni riportate dalla stampa turca Erdogan sembra aver affermato contro la scortesia del moderatore “io non sono un capo tribù, ma sono il Primo Ministro della Turchia!”.
Beh, al suo ritorno veloce in patria Erdogan non era solo il Primo Ministro della Turchia, ma un eroe nazionale. “Un leader mondiale” come inneggiavano gli striscioni che accoglievano poche ore dopo il Primo Ministro all’aeroporto di Istanbul seguito in diretta su tutti i canali televisivi. Beh le tipografie hanno aperto a tarda notte per stampare quegli striscioni. Ma forse hanno chiuso un epoca.
C’era una volta, infatti, una Turchia disinteressata a quello che avveniva nel Medio Oriente e molto fredda davanti alla questione palestinese. Oggi, però, la Turchia vuole giocare un ruolo più importante nell’area. Sappiamo che sta giocando da mediatore per stabilizzare le relazioni tra Siria e Israele. Con non poca dose di nazionalismo, vuole diventare il leader economico e politico del Medio Oriente.
Il quotidiano arabo al-Quds al-Arabi questa mattina si chiede perchè Amru Musa—presidente della Lega Araba e, in passato, ministro degli esteri egiziano—si sia alzato per salutare e ringraziare Erdogan che in collera ha lasciato il Forum, ma non se ne sia andato anche lui. Invece di tornare al suo posto, visto che rappresentava i paesi arabi, avrebbe dovuto anche lui risentirsi delle parole di Peres. Se questa è la leadership dei paesi arabi, forse la Turchia veramente sta per diventare il leader della regione. Intanto, è un giorno di gloria nazionale qui ad Istanbul.
di Ahmed Guida
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