’invasione militare della striscia di Gaza da parte delle Forze israeliane ha una relazione diretta con il controllo e con la proprietà di strategici giacimenti di gas al largo.
Questa è una guerra di conquista. Scoperti nel 2000, vi sono estesi giacimenti di gas al largo delle coste di Gaza.
British Gas (BG Group) ed il suo partner, Consolidated Contractors International Company (CCC), con sede ad Atene e di proprietà delle famiglie libanesi Sabbagh e Koury, ottennero i diritti di esplorazione per il gas e per il petrolio grazie ad un accordo di durata venticinquennale firmato nel novembre 1999 con l’Autorità Palestinese.
I diritti sui giacimenti di gas al largo spettano rispettivamente a British Gas (per il 60 percento); alla Consolidated Contractors (CCC) (per il 30 percento); ed al Fondo d’Investimento dell’Autorità palestinese (Investment Fund of the Palestinian Authority) (per il 10 percento) (Haaretz, 21 Ottobre 2007).
l’Accordo tra British Gas, Consolidated Contractors International Company e l’Autorità Palestinese prevede anche lo sviluppo dei giacimenti e la costruzione di un gasdotto (Middle East Economic Digest, 5 gennaio 2001).
La licenza della British Gas copre l’intera area marina prospiciente le coste di Gaza, contigua a diversi impianti di gas al largo di Israele (Vedi mappa sotto). E’ necessario precisare che il 60% dei giacimenti di gas lungo la linea costiera Gaza – Israele appartengono alla Palestina.
Il Gruppo British Gas ha scavato due pozzi nel 2000: Gaza Marine-1 e Gaza Marine-2. Le riserve sono stimate da British Gas nell’ordine di 1.400 miliardi di piedi cubi, valutati approssimativamente quattro miliardi di dollari. Questi sono i dati resi pubblici da British Gas. La dimensione delle riserve di gas palestinesi potrebbe essere di molto superiore.
A chi appartengono i giacimenti di gas
La questione della sovranità sui giacimenti di gas di Gaza è cruciale. Da un punto di vista legale, i giacimenti di gas appartengono alla Palestina.
La morte di Yasser Arafat, la vittoria di Hamas e la decadenza dell’Autorità Palestinese hanno consentito ad Israele di stabilire un controllo di fatto sui giacimenti di gas al largo di Gaza.
British Gas (BG Group) ha intrattenuto relazioni con il governo di Tel Aviv. In cambio, il governo di Hamas è stato scavalcato in relazione ai diritti di esplorazione e di sviluppo dei giacimenti di gas.
L’elezione del Primo Ministro Ariel Sharon nel 2001 ha rappresentato un punto di svolta. La sovranità palestinese sui giacimenti di gas al largo è stata contestata innanzi alla Corte Suprema Israeliana. Sharon ha affermato inequivocabilmente che "Israele non comprerà gas dalla Palestina", con ciò lasciando intendere che i giacimenti di gas al largo di Gaza appartengono ad Israele.
Nel 2003, Ariel Sharon ha opposto il veto ad un accordo iniziale, che avrebbe consentito a British Gas di rifornire Israele con gas naturale proveniente dai pozzi al largo di Gaza (The Independent, August 19, 2003).
La vittoria di Hamas alle elezioni del 2006 ha contribuito alla decadenza dell’Autorità Palestinese, che restò confinata in Cisgiordania, sotto il regime di Mahmoud Abbas.
Nel 2006, British Gas "era prossima a firmare un accordo per trasportare il gas verso l’Egitto" (Times, 23 maggio 2007). Stando alle cronache, il Primo Ministro britannico Tony Blair intervenne per conto di Israele con l’obiettivo di deviare l’accordo con l’Egitto.
L’anno seguente, nel maggio 2007, il governo israeliano ha approvato la proposta del Primo Ministro Ehud Olmert "di comprare gas dall’Autorità Palestinese". Il contratto proposto era del valore di quattro miliardi di dollari, con profitti dell’ordine di due miliardi di dollari, di cui un miliardo sarebbe stato destinato ai Palestinesi.
Tuttavia Tel Aviv non aveva alcuna intenzione di spartire i ricavi con la Palestina. Un team di negoziatori israeliani è stato costituito appositamente dal governo israeliano per ottenere un accordo con il British Gas Group, scavalcando sia il governo di Hamas che l’Autorità palestinese:
"Le Autorità di difesa israeliane vogliono che i palestinesi vengano pagati in beni e servizi ed insistono che nessun denaro vada al Governo controllato da Hamas" (Id., enfasi aggiunta).
L’obiettivo era essenzialmente quello di invalidare il contratto firmato nel 1999 tra il British Gas Group e l’Autorità Palestinese sotto Yasser Arafat.
Secondo la proposta di accordo del 2007 con British Gas, il gas palestinese proveniente dai pozzi al largo di Gaza avrebbe dovuto essere incanalato in un gasdotto sottomarino verso il porto israeliano di Ashkelon, così trasferendo il controllo sulla vendita di gas naturale ad Israele.
L’accordo fallì. I negoziati furono sospesi:
"Il Dirigente del Mossad Meir Dagan si oppose alla transazione per motivi di sicurezza, in quanto i proventi avrebbero finanziato il terrorismo". (Intervento alla Knesset del deputato Gilad Erdan, su "l’intenzione del vice Primo Ministro Ehud Olmert di acquistare gas dai Palestinesi allorquando il pagamento gioverà ad Hamas," 1° marzo 2006, riportato in Lt. Gen. (ret.) Moshe Yaalon, L’eventuale acquisto di British Gas dalle acque costiere di Gaza minaccia la sicurezza nazionale di Israele? Jerusalem Center for Public Affairs, Ottobre 2007).
L’intenzione di Israele era di escludere la possibilità che le royalties fossero corrisposte ai Palestinesi. Nel dicembre 2007, il British Gas Group si ritirò dai negoziati con Israele e nel gennaio 2008 chiuse il suo ufficio in Israele (cfr. il sito web BG).
Il piano d’invasione sul tavolo da disegno
Il piano d’invasione della striscia di Gaza con l’ "Operazione Piombo Fuso" è stato messo in moto nel giugno 2008, stando a fonti militari israeliane:
"Fonti nell’establishment della difesa riferiscono che il Ministro della Difesa Ehud Barak ha dato istruzioni alle Forze di Difesa israeliane di prepararsi per l’operazione oltre sei mesi fa [a giugno od anche prima di giugno], anche se Israele stava iniziando a negoziare un accordo di cessate il fuoco con Hamas" (Barak Ravid, Operation "Cast Lead": Israeli Air Force strike followed months of planning , Haaretz, December 27, 2008).
Nel corso dello stesso mese, le Autorità israeliane hanno contattato British Gas, con l’obiettivo di riprendere negoziati decisivi concernenti l’acquisto del gas naturale di Gaza:
"Sia il Ministro delle Finanze, direttore generale Yarom Ariav, che il Ministro delle Infrastrutture Nazionali, direttore generale Hezi Kugler, sono d’accordo per informare British Gas del desiderio di Israele di riprendere i colloqui. Le fonti hanno aggiunto che British Gas non ha ancora risposto ufficialmente alla richiesta di Israele, ma che gli Amministratori della Società probabilmente verranno in Israele tra alcune settimane, per intrattenere dei colloqui con esponenti del governo" (Globes online – Israel's Business Arena, June 23, 2008).
La decisione di accelerare i negoziati con British Gas (BG Group) coincise, cronologicamente, con la pianificazione dell’invasione di Gaza, iniziata a giugno. Sembrerebbe che Israele fosse ansiosa di arrivare ad un accordo con British Gas Group prima dell’invasione, che era già ad un punto avanzato di pianificazione.
Inoltre, questi negoziati con British Gas erano condotti dal governo di Ehud Olmert con la consapevolezza che un’invasione militare era in corso di pianificazione. In tutta verosimiglianza, il governo israeliano stava anche contemplando una nuova sistemazione politico – territoriale "post guerra" per la Striscia di Gaza.
In effetti, negoziati tra British Gas ed esponenti israeliani erano in corso nell’ottobre 2008, due – tre mesi prima dell’inizio dei bombardamenti, il 27 dicembre.
Nel novembre 2008, il Ministro delle Finanze ed il Ministro delle Infrastrutture Nazionali israeliani incaricarono la Società Elettrica Israeliana (Israel Electric Corporation, I.E.C.) di avviare delle trattative con British Gas, in relazione all’acquisto di gas naturale dalla concessione di B.G. al largo delle coste di Gaza (Globes, November 13, 2008).
"Il Ministro delle Finanze, direttore generale Yarom Ariav, ed il Ministro delle Infrastrutture Nazionali, direttore generale Hezi Kugler, di recente hanno scritto all’amministratore delegato della Società Elettrica Israeliana, Amos Lasker, informandolo della decisione del governo di autorizzare la prosecuzione delle trattative, in linea con la proposta – quadro approvata di recente. Il Consiglio d’amministrazione della Società Elettrica Israeliana, capeggiato dal Presidente Moti Friedman, ha approvato i principi della proposta – quadro alcune settimane fa. I colloqui con British Gas Group inizieranno non appena il Consiglio approverà l’esenzione da un capitolato" (Globes, 13 novembre 2008).
Gaza e la geopolitica dell’energia
L’occupazione militare di Gaza è finalizzata a trasferire la sovranità sui giacimenti di gas ad Israele, in violazione del diritto internazionale.
Che cosa ci possiamo aspettare nella scia dell’invasione?
Qual’è l’intenzione di Israele riguardo ai giacimenti di gas naturale della Palestina?
Una nuova sistemazione territoriale, con lo stazionamento di truppe israeliane e/o di "peacekeeping"?
La militarizzazione dell’intera costa di Gaza, strategica per Israele?
La definitiva confisca dei giacimenti di gas palestinesi e la dichiarazione unilaterale di sovranità israeliana sulle aree marittime di Gaza?
Se questo dovesse accadere, i giacimenti di gas di Gaza verrebbero integrati nelle installazioni al largo di Israele, che sono contigue a quelle della Striscia di Gaza (vedere Mappa 1 sopra).
Queste varie installazioni al largo sono anche collegate al corridoio di trasporto di energia israeliano, che si estende dal porto di Eilat, terminale di un oleodotto sul Mar Rosso, al porto di Ashkelon, terminale di una conduttura, e verso nord ad Haifa, collegandosi infine con il porto turco di Ceyhan, attraverso una progettata conduttura turco – israeliana.
Ceyhan è il terminale dell’oleodotto trans-caspio Baku – Tbilisi – Ceyhan. "Ciò che è prefigurato è di collegare l’oleodotto B.T.C. all’oledotto trans-israeliano Eilat-Ashkelon, noto anche come Israeli tipline" (Vedi Michel Chossudovsky, The War on Lebanon and the Battle for Oil , Global Research, July 23, 2006).
Michel Chossudovsky
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01 febbraio 2009
L’invasione israeliana ed i giacimenti di gas al largo di Gaza
’invasione militare della striscia di Gaza da parte delle Forze israeliane ha una relazione diretta con il controllo e con la proprietà di strategici giacimenti di gas al largo.
Questa è una guerra di conquista. Scoperti nel 2000, vi sono estesi giacimenti di gas al largo delle coste di Gaza.
British Gas (BG Group) ed il suo partner, Consolidated Contractors International Company (CCC), con sede ad Atene e di proprietà delle famiglie libanesi Sabbagh e Koury, ottennero i diritti di esplorazione per il gas e per il petrolio grazie ad un accordo di durata venticinquennale firmato nel novembre 1999 con l’Autorità Palestinese.
I diritti sui giacimenti di gas al largo spettano rispettivamente a British Gas (per il 60 percento); alla Consolidated Contractors (CCC) (per il 30 percento); ed al Fondo d’Investimento dell’Autorità palestinese (Investment Fund of the Palestinian Authority) (per il 10 percento) (Haaretz, 21 Ottobre 2007).
l’Accordo tra British Gas, Consolidated Contractors International Company e l’Autorità Palestinese prevede anche lo sviluppo dei giacimenti e la costruzione di un gasdotto (Middle East Economic Digest, 5 gennaio 2001).
La licenza della British Gas copre l’intera area marina prospiciente le coste di Gaza, contigua a diversi impianti di gas al largo di Israele (Vedi mappa sotto). E’ necessario precisare che il 60% dei giacimenti di gas lungo la linea costiera Gaza – Israele appartengono alla Palestina.
Il Gruppo British Gas ha scavato due pozzi nel 2000: Gaza Marine-1 e Gaza Marine-2. Le riserve sono stimate da British Gas nell’ordine di 1.400 miliardi di piedi cubi, valutati approssimativamente quattro miliardi di dollari. Questi sono i dati resi pubblici da British Gas. La dimensione delle riserve di gas palestinesi potrebbe essere di molto superiore.
A chi appartengono i giacimenti di gas
La questione della sovranità sui giacimenti di gas di Gaza è cruciale. Da un punto di vista legale, i giacimenti di gas appartengono alla Palestina.
La morte di Yasser Arafat, la vittoria di Hamas e la decadenza dell’Autorità Palestinese hanno consentito ad Israele di stabilire un controllo di fatto sui giacimenti di gas al largo di Gaza.
British Gas (BG Group) ha intrattenuto relazioni con il governo di Tel Aviv. In cambio, il governo di Hamas è stato scavalcato in relazione ai diritti di esplorazione e di sviluppo dei giacimenti di gas.
L’elezione del Primo Ministro Ariel Sharon nel 2001 ha rappresentato un punto di svolta. La sovranità palestinese sui giacimenti di gas al largo è stata contestata innanzi alla Corte Suprema Israeliana. Sharon ha affermato inequivocabilmente che "Israele non comprerà gas dalla Palestina", con ciò lasciando intendere che i giacimenti di gas al largo di Gaza appartengono ad Israele.
Nel 2003, Ariel Sharon ha opposto il veto ad un accordo iniziale, che avrebbe consentito a British Gas di rifornire Israele con gas naturale proveniente dai pozzi al largo di Gaza (The Independent, August 19, 2003).
La vittoria di Hamas alle elezioni del 2006 ha contribuito alla decadenza dell’Autorità Palestinese, che restò confinata in Cisgiordania, sotto il regime di Mahmoud Abbas.
Nel 2006, British Gas "era prossima a firmare un accordo per trasportare il gas verso l’Egitto" (Times, 23 maggio 2007). Stando alle cronache, il Primo Ministro britannico Tony Blair intervenne per conto di Israele con l’obiettivo di deviare l’accordo con l’Egitto.
L’anno seguente, nel maggio 2007, il governo israeliano ha approvato la proposta del Primo Ministro Ehud Olmert "di comprare gas dall’Autorità Palestinese". Il contratto proposto era del valore di quattro miliardi di dollari, con profitti dell’ordine di due miliardi di dollari, di cui un miliardo sarebbe stato destinato ai Palestinesi.
Tuttavia Tel Aviv non aveva alcuna intenzione di spartire i ricavi con la Palestina. Un team di negoziatori israeliani è stato costituito appositamente dal governo israeliano per ottenere un accordo con il British Gas Group, scavalcando sia il governo di Hamas che l’Autorità palestinese:
"Le Autorità di difesa israeliane vogliono che i palestinesi vengano pagati in beni e servizi ed insistono che nessun denaro vada al Governo controllato da Hamas" (Id., enfasi aggiunta).
L’obiettivo era essenzialmente quello di invalidare il contratto firmato nel 1999 tra il British Gas Group e l’Autorità Palestinese sotto Yasser Arafat.
Secondo la proposta di accordo del 2007 con British Gas, il gas palestinese proveniente dai pozzi al largo di Gaza avrebbe dovuto essere incanalato in un gasdotto sottomarino verso il porto israeliano di Ashkelon, così trasferendo il controllo sulla vendita di gas naturale ad Israele.
L’accordo fallì. I negoziati furono sospesi:
"Il Dirigente del Mossad Meir Dagan si oppose alla transazione per motivi di sicurezza, in quanto i proventi avrebbero finanziato il terrorismo". (Intervento alla Knesset del deputato Gilad Erdan, su "l’intenzione del vice Primo Ministro Ehud Olmert di acquistare gas dai Palestinesi allorquando il pagamento gioverà ad Hamas," 1° marzo 2006, riportato in Lt. Gen. (ret.) Moshe Yaalon, L’eventuale acquisto di British Gas dalle acque costiere di Gaza minaccia la sicurezza nazionale di Israele? Jerusalem Center for Public Affairs, Ottobre 2007).
L’intenzione di Israele era di escludere la possibilità che le royalties fossero corrisposte ai Palestinesi. Nel dicembre 2007, il British Gas Group si ritirò dai negoziati con Israele e nel gennaio 2008 chiuse il suo ufficio in Israele (cfr. il sito web BG).
Il piano d’invasione sul tavolo da disegno
Il piano d’invasione della striscia di Gaza con l’ "Operazione Piombo Fuso" è stato messo in moto nel giugno 2008, stando a fonti militari israeliane:
"Fonti nell’establishment della difesa riferiscono che il Ministro della Difesa Ehud Barak ha dato istruzioni alle Forze di Difesa israeliane di prepararsi per l’operazione oltre sei mesi fa [a giugno od anche prima di giugno], anche se Israele stava iniziando a negoziare un accordo di cessate il fuoco con Hamas" (Barak Ravid, Operation "Cast Lead": Israeli Air Force strike followed months of planning , Haaretz, December 27, 2008).
Nel corso dello stesso mese, le Autorità israeliane hanno contattato British Gas, con l’obiettivo di riprendere negoziati decisivi concernenti l’acquisto del gas naturale di Gaza:
"Sia il Ministro delle Finanze, direttore generale Yarom Ariav, che il Ministro delle Infrastrutture Nazionali, direttore generale Hezi Kugler, sono d’accordo per informare British Gas del desiderio di Israele di riprendere i colloqui. Le fonti hanno aggiunto che British Gas non ha ancora risposto ufficialmente alla richiesta di Israele, ma che gli Amministratori della Società probabilmente verranno in Israele tra alcune settimane, per intrattenere dei colloqui con esponenti del governo" (Globes online – Israel's Business Arena, June 23, 2008).
La decisione di accelerare i negoziati con British Gas (BG Group) coincise, cronologicamente, con la pianificazione dell’invasione di Gaza, iniziata a giugno. Sembrerebbe che Israele fosse ansiosa di arrivare ad un accordo con British Gas Group prima dell’invasione, che era già ad un punto avanzato di pianificazione.
Inoltre, questi negoziati con British Gas erano condotti dal governo di Ehud Olmert con la consapevolezza che un’invasione militare era in corso di pianificazione. In tutta verosimiglianza, il governo israeliano stava anche contemplando una nuova sistemazione politico – territoriale "post guerra" per la Striscia di Gaza.
In effetti, negoziati tra British Gas ed esponenti israeliani erano in corso nell’ottobre 2008, due – tre mesi prima dell’inizio dei bombardamenti, il 27 dicembre.
Nel novembre 2008, il Ministro delle Finanze ed il Ministro delle Infrastrutture Nazionali israeliani incaricarono la Società Elettrica Israeliana (Israel Electric Corporation, I.E.C.) di avviare delle trattative con British Gas, in relazione all’acquisto di gas naturale dalla concessione di B.G. al largo delle coste di Gaza (Globes, November 13, 2008).
"Il Ministro delle Finanze, direttore generale Yarom Ariav, ed il Ministro delle Infrastrutture Nazionali, direttore generale Hezi Kugler, di recente hanno scritto all’amministratore delegato della Società Elettrica Israeliana, Amos Lasker, informandolo della decisione del governo di autorizzare la prosecuzione delle trattative, in linea con la proposta – quadro approvata di recente. Il Consiglio d’amministrazione della Società Elettrica Israeliana, capeggiato dal Presidente Moti Friedman, ha approvato i principi della proposta – quadro alcune settimane fa. I colloqui con British Gas Group inizieranno non appena il Consiglio approverà l’esenzione da un capitolato" (Globes, 13 novembre 2008).
Gaza e la geopolitica dell’energia
L’occupazione militare di Gaza è finalizzata a trasferire la sovranità sui giacimenti di gas ad Israele, in violazione del diritto internazionale.
Che cosa ci possiamo aspettare nella scia dell’invasione?
Qual’è l’intenzione di Israele riguardo ai giacimenti di gas naturale della Palestina?
Una nuova sistemazione territoriale, con lo stazionamento di truppe israeliane e/o di "peacekeeping"?
La militarizzazione dell’intera costa di Gaza, strategica per Israele?
La definitiva confisca dei giacimenti di gas palestinesi e la dichiarazione unilaterale di sovranità israeliana sulle aree marittime di Gaza?
Se questo dovesse accadere, i giacimenti di gas di Gaza verrebbero integrati nelle installazioni al largo di Israele, che sono contigue a quelle della Striscia di Gaza (vedere Mappa 1 sopra).
Queste varie installazioni al largo sono anche collegate al corridoio di trasporto di energia israeliano, che si estende dal porto di Eilat, terminale di un oleodotto sul Mar Rosso, al porto di Ashkelon, terminale di una conduttura, e verso nord ad Haifa, collegandosi infine con il porto turco di Ceyhan, attraverso una progettata conduttura turco – israeliana.
Ceyhan è il terminale dell’oleodotto trans-caspio Baku – Tbilisi – Ceyhan. "Ciò che è prefigurato è di collegare l’oleodotto B.T.C. all’oledotto trans-israeliano Eilat-Ashkelon, noto anche come Israeli tipline" (Vedi Michel Chossudovsky, The War on Lebanon and the Battle for Oil , Global Research, July 23, 2006).
Michel Chossudovsky
Questa è una guerra di conquista. Scoperti nel 2000, vi sono estesi giacimenti di gas al largo delle coste di Gaza.
British Gas (BG Group) ed il suo partner, Consolidated Contractors International Company (CCC), con sede ad Atene e di proprietà delle famiglie libanesi Sabbagh e Koury, ottennero i diritti di esplorazione per il gas e per il petrolio grazie ad un accordo di durata venticinquennale firmato nel novembre 1999 con l’Autorità Palestinese.
I diritti sui giacimenti di gas al largo spettano rispettivamente a British Gas (per il 60 percento); alla Consolidated Contractors (CCC) (per il 30 percento); ed al Fondo d’Investimento dell’Autorità palestinese (Investment Fund of the Palestinian Authority) (per il 10 percento) (Haaretz, 21 Ottobre 2007).
l’Accordo tra British Gas, Consolidated Contractors International Company e l’Autorità Palestinese prevede anche lo sviluppo dei giacimenti e la costruzione di un gasdotto (Middle East Economic Digest, 5 gennaio 2001).
La licenza della British Gas copre l’intera area marina prospiciente le coste di Gaza, contigua a diversi impianti di gas al largo di Israele (Vedi mappa sotto). E’ necessario precisare che il 60% dei giacimenti di gas lungo la linea costiera Gaza – Israele appartengono alla Palestina.
Il Gruppo British Gas ha scavato due pozzi nel 2000: Gaza Marine-1 e Gaza Marine-2. Le riserve sono stimate da British Gas nell’ordine di 1.400 miliardi di piedi cubi, valutati approssimativamente quattro miliardi di dollari. Questi sono i dati resi pubblici da British Gas. La dimensione delle riserve di gas palestinesi potrebbe essere di molto superiore.
A chi appartengono i giacimenti di gas
La questione della sovranità sui giacimenti di gas di Gaza è cruciale. Da un punto di vista legale, i giacimenti di gas appartengono alla Palestina.
La morte di Yasser Arafat, la vittoria di Hamas e la decadenza dell’Autorità Palestinese hanno consentito ad Israele di stabilire un controllo di fatto sui giacimenti di gas al largo di Gaza.
British Gas (BG Group) ha intrattenuto relazioni con il governo di Tel Aviv. In cambio, il governo di Hamas è stato scavalcato in relazione ai diritti di esplorazione e di sviluppo dei giacimenti di gas.
L’elezione del Primo Ministro Ariel Sharon nel 2001 ha rappresentato un punto di svolta. La sovranità palestinese sui giacimenti di gas al largo è stata contestata innanzi alla Corte Suprema Israeliana. Sharon ha affermato inequivocabilmente che "Israele non comprerà gas dalla Palestina", con ciò lasciando intendere che i giacimenti di gas al largo di Gaza appartengono ad Israele.
Nel 2003, Ariel Sharon ha opposto il veto ad un accordo iniziale, che avrebbe consentito a British Gas di rifornire Israele con gas naturale proveniente dai pozzi al largo di Gaza (The Independent, August 19, 2003).
La vittoria di Hamas alle elezioni del 2006 ha contribuito alla decadenza dell’Autorità Palestinese, che restò confinata in Cisgiordania, sotto il regime di Mahmoud Abbas.
Nel 2006, British Gas "era prossima a firmare un accordo per trasportare il gas verso l’Egitto" (Times, 23 maggio 2007). Stando alle cronache, il Primo Ministro britannico Tony Blair intervenne per conto di Israele con l’obiettivo di deviare l’accordo con l’Egitto.
L’anno seguente, nel maggio 2007, il governo israeliano ha approvato la proposta del Primo Ministro Ehud Olmert "di comprare gas dall’Autorità Palestinese". Il contratto proposto era del valore di quattro miliardi di dollari, con profitti dell’ordine di due miliardi di dollari, di cui un miliardo sarebbe stato destinato ai Palestinesi.
Tuttavia Tel Aviv non aveva alcuna intenzione di spartire i ricavi con la Palestina. Un team di negoziatori israeliani è stato costituito appositamente dal governo israeliano per ottenere un accordo con il British Gas Group, scavalcando sia il governo di Hamas che l’Autorità palestinese:
"Le Autorità di difesa israeliane vogliono che i palestinesi vengano pagati in beni e servizi ed insistono che nessun denaro vada al Governo controllato da Hamas" (Id., enfasi aggiunta).
L’obiettivo era essenzialmente quello di invalidare il contratto firmato nel 1999 tra il British Gas Group e l’Autorità Palestinese sotto Yasser Arafat.
Secondo la proposta di accordo del 2007 con British Gas, il gas palestinese proveniente dai pozzi al largo di Gaza avrebbe dovuto essere incanalato in un gasdotto sottomarino verso il porto israeliano di Ashkelon, così trasferendo il controllo sulla vendita di gas naturale ad Israele.
L’accordo fallì. I negoziati furono sospesi:
"Il Dirigente del Mossad Meir Dagan si oppose alla transazione per motivi di sicurezza, in quanto i proventi avrebbero finanziato il terrorismo". (Intervento alla Knesset del deputato Gilad Erdan, su "l’intenzione del vice Primo Ministro Ehud Olmert di acquistare gas dai Palestinesi allorquando il pagamento gioverà ad Hamas," 1° marzo 2006, riportato in Lt. Gen. (ret.) Moshe Yaalon, L’eventuale acquisto di British Gas dalle acque costiere di Gaza minaccia la sicurezza nazionale di Israele? Jerusalem Center for Public Affairs, Ottobre 2007).
L’intenzione di Israele era di escludere la possibilità che le royalties fossero corrisposte ai Palestinesi. Nel dicembre 2007, il British Gas Group si ritirò dai negoziati con Israele e nel gennaio 2008 chiuse il suo ufficio in Israele (cfr. il sito web BG).
Il piano d’invasione sul tavolo da disegno
Il piano d’invasione della striscia di Gaza con l’ "Operazione Piombo Fuso" è stato messo in moto nel giugno 2008, stando a fonti militari israeliane:
"Fonti nell’establishment della difesa riferiscono che il Ministro della Difesa Ehud Barak ha dato istruzioni alle Forze di Difesa israeliane di prepararsi per l’operazione oltre sei mesi fa [a giugno od anche prima di giugno], anche se Israele stava iniziando a negoziare un accordo di cessate il fuoco con Hamas" (Barak Ravid, Operation "Cast Lead": Israeli Air Force strike followed months of planning , Haaretz, December 27, 2008).
Nel corso dello stesso mese, le Autorità israeliane hanno contattato British Gas, con l’obiettivo di riprendere negoziati decisivi concernenti l’acquisto del gas naturale di Gaza:
"Sia il Ministro delle Finanze, direttore generale Yarom Ariav, che il Ministro delle Infrastrutture Nazionali, direttore generale Hezi Kugler, sono d’accordo per informare British Gas del desiderio di Israele di riprendere i colloqui. Le fonti hanno aggiunto che British Gas non ha ancora risposto ufficialmente alla richiesta di Israele, ma che gli Amministratori della Società probabilmente verranno in Israele tra alcune settimane, per intrattenere dei colloqui con esponenti del governo" (Globes online – Israel's Business Arena, June 23, 2008).
La decisione di accelerare i negoziati con British Gas (BG Group) coincise, cronologicamente, con la pianificazione dell’invasione di Gaza, iniziata a giugno. Sembrerebbe che Israele fosse ansiosa di arrivare ad un accordo con British Gas Group prima dell’invasione, che era già ad un punto avanzato di pianificazione.
Inoltre, questi negoziati con British Gas erano condotti dal governo di Ehud Olmert con la consapevolezza che un’invasione militare era in corso di pianificazione. In tutta verosimiglianza, il governo israeliano stava anche contemplando una nuova sistemazione politico – territoriale "post guerra" per la Striscia di Gaza.
In effetti, negoziati tra British Gas ed esponenti israeliani erano in corso nell’ottobre 2008, due – tre mesi prima dell’inizio dei bombardamenti, il 27 dicembre.
Nel novembre 2008, il Ministro delle Finanze ed il Ministro delle Infrastrutture Nazionali israeliani incaricarono la Società Elettrica Israeliana (Israel Electric Corporation, I.E.C.) di avviare delle trattative con British Gas, in relazione all’acquisto di gas naturale dalla concessione di B.G. al largo delle coste di Gaza (Globes, November 13, 2008).
"Il Ministro delle Finanze, direttore generale Yarom Ariav, ed il Ministro delle Infrastrutture Nazionali, direttore generale Hezi Kugler, di recente hanno scritto all’amministratore delegato della Società Elettrica Israeliana, Amos Lasker, informandolo della decisione del governo di autorizzare la prosecuzione delle trattative, in linea con la proposta – quadro approvata di recente. Il Consiglio d’amministrazione della Società Elettrica Israeliana, capeggiato dal Presidente Moti Friedman, ha approvato i principi della proposta – quadro alcune settimane fa. I colloqui con British Gas Group inizieranno non appena il Consiglio approverà l’esenzione da un capitolato" (Globes, 13 novembre 2008).
Gaza e la geopolitica dell’energia
L’occupazione militare di Gaza è finalizzata a trasferire la sovranità sui giacimenti di gas ad Israele, in violazione del diritto internazionale.
Che cosa ci possiamo aspettare nella scia dell’invasione?
Qual’è l’intenzione di Israele riguardo ai giacimenti di gas naturale della Palestina?
Una nuova sistemazione territoriale, con lo stazionamento di truppe israeliane e/o di "peacekeeping"?
La militarizzazione dell’intera costa di Gaza, strategica per Israele?
La definitiva confisca dei giacimenti di gas palestinesi e la dichiarazione unilaterale di sovranità israeliana sulle aree marittime di Gaza?
Se questo dovesse accadere, i giacimenti di gas di Gaza verrebbero integrati nelle installazioni al largo di Israele, che sono contigue a quelle della Striscia di Gaza (vedere Mappa 1 sopra).
Queste varie installazioni al largo sono anche collegate al corridoio di trasporto di energia israeliano, che si estende dal porto di Eilat, terminale di un oleodotto sul Mar Rosso, al porto di Ashkelon, terminale di una conduttura, e verso nord ad Haifa, collegandosi infine con il porto turco di Ceyhan, attraverso una progettata conduttura turco – israeliana.
Ceyhan è il terminale dell’oleodotto trans-caspio Baku – Tbilisi – Ceyhan. "Ciò che è prefigurato è di collegare l’oleodotto B.T.C. all’oledotto trans-israeliano Eilat-Ashkelon, noto anche come Israeli tipline" (Vedi Michel Chossudovsky, The War on Lebanon and the Battle for Oil , Global Research, July 23, 2006).
Michel Chossudovsky
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