20 settembre 2008

Bombe e spazio aereo, "no di Washington a Tel Aviv"

L'autorizzazione a impiegare un corridoio aereo attraverso l'Iraq, un gran numero di bombe anti-bunker, sistemi per il rifornimento in volo dei caccia bombardieri. C'è soprattutto questo nel pacchetto di aiuti che da settimane l'alleato statunitense nega a Israele. La rivelazione arriva dal quotidiano israeliano Ha'aretz , che sul numero in edicola ieri titolava in maniera inequivocabile: «Israele chiede agli Stati Uniti armi e un corridoio aereo per attaccare l'Iran».


Ogni anno Israele riceve circa tre miliardi di dollari di aiuti diretti dagli Stati Uniti, il 75% dei quali viene impiegato da Tel Aviv per spese militari. Nella «lista della spesa», di cui i più alti funzionari di Washington e Tel Aviv avrebbero discusso senza trovare un accordo nel maggio e nel luglio scorso, c'erano le bombe Gbu-28, ordigni di 2,2 tonnellate - utilizzati nel corso dell'ultima guerra contro il Libano - capaci di penetrare fino a sei metri di cemento. Bush avrebbe detto di no anche all'utilizzo dello spazio aereo dell'Iraq. Secondo le testimonianze raccolte da Ha'aretz , l'Amministrazione repubblicana ha risposto agli israeliani di rivolgersi al premier iracheno al-Maliki: «Se volete, prendete accordi con lui». L'israeliano Canale 10 ha poi riferito la scorsa settimana che Washington avrebbe risposto picche anche alla richiesta di nuovi aerei da rifornimento: quelli dell'aviazione di Tel Aviv sono obsoleti e non garantirebbero il successo di un raid aereo contro le installazioni nucleari iraniane.


Come contentino, durante la visita a Washington del luglio scorso del ministro della difesa israeliano, Ehud Barak, sarebbe stata garantita a Tel Aviv l'installazione nel deserto del Negev di un sistema di radar anti-missile di ultima generazione. Se confermate, le rivelazioni di Ha'aretz evidenzierebbero la determinazione di Israele a fermare il programma di arricchimento dell'uranio di Tehran mediante un attacco militare alla repubblica islamica. L'Iran ha sempre negato che i suoi progetti atomici mirino alla fabbricazione della bomba. Nello stesso tempo la ricostruzione fatta dal quotidiano confermerebbe l'intenzione dell'Amministrazione Bush di concentrarsi sull'Iraq nelle ultime settimane che precedono l'elezione presidenziale, frenando sull'attacco a Tehran e puntando sulla diplomazia.

Una diplomazia che però sta mettendo alle corde il regime iraniano. Washington e Tel Aviv sono riuscite a convincere la Comunità internazionale che Tehran miri all'arma atomica e le Nazioni Unite hanno già approvato tre round di sanzioni contro gli ayatollah. Continuano poi le sanzioni unilaterali da parte degli Usa, l'ultima delle quali varata l'altro ieri, contro la compagnia di navigazione statale iraniana Irisl e 18 sue affiliate. Ieri la missione iraniana all'Onu ha dichiarato che «queste azioni da parte degli Usa sono controproducenti, non aiuteranno a trovare una soluzione ad alcun problema e renderanno la soluzione anche più complicata».

di Michelangelo Cocco

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20 settembre 2008

Bombe e spazio aereo, "no di Washington a Tel Aviv"

L'autorizzazione a impiegare un corridoio aereo attraverso l'Iraq, un gran numero di bombe anti-bunker, sistemi per il rifornimento in volo dei caccia bombardieri. C'è soprattutto questo nel pacchetto di aiuti che da settimane l'alleato statunitense nega a Israele. La rivelazione arriva dal quotidiano israeliano Ha'aretz , che sul numero in edicola ieri titolava in maniera inequivocabile: «Israele chiede agli Stati Uniti armi e un corridoio aereo per attaccare l'Iran».


Ogni anno Israele riceve circa tre miliardi di dollari di aiuti diretti dagli Stati Uniti, il 75% dei quali viene impiegato da Tel Aviv per spese militari. Nella «lista della spesa», di cui i più alti funzionari di Washington e Tel Aviv avrebbero discusso senza trovare un accordo nel maggio e nel luglio scorso, c'erano le bombe Gbu-28, ordigni di 2,2 tonnellate - utilizzati nel corso dell'ultima guerra contro il Libano - capaci di penetrare fino a sei metri di cemento. Bush avrebbe detto di no anche all'utilizzo dello spazio aereo dell'Iraq. Secondo le testimonianze raccolte da Ha'aretz , l'Amministrazione repubblicana ha risposto agli israeliani di rivolgersi al premier iracheno al-Maliki: «Se volete, prendete accordi con lui». L'israeliano Canale 10 ha poi riferito la scorsa settimana che Washington avrebbe risposto picche anche alla richiesta di nuovi aerei da rifornimento: quelli dell'aviazione di Tel Aviv sono obsoleti e non garantirebbero il successo di un raid aereo contro le installazioni nucleari iraniane.


Come contentino, durante la visita a Washington del luglio scorso del ministro della difesa israeliano, Ehud Barak, sarebbe stata garantita a Tel Aviv l'installazione nel deserto del Negev di un sistema di radar anti-missile di ultima generazione. Se confermate, le rivelazioni di Ha'aretz evidenzierebbero la determinazione di Israele a fermare il programma di arricchimento dell'uranio di Tehran mediante un attacco militare alla repubblica islamica. L'Iran ha sempre negato che i suoi progetti atomici mirino alla fabbricazione della bomba. Nello stesso tempo la ricostruzione fatta dal quotidiano confermerebbe l'intenzione dell'Amministrazione Bush di concentrarsi sull'Iraq nelle ultime settimane che precedono l'elezione presidenziale, frenando sull'attacco a Tehran e puntando sulla diplomazia.

Una diplomazia che però sta mettendo alle corde il regime iraniano. Washington e Tel Aviv sono riuscite a convincere la Comunità internazionale che Tehran miri all'arma atomica e le Nazioni Unite hanno già approvato tre round di sanzioni contro gli ayatollah. Continuano poi le sanzioni unilaterali da parte degli Usa, l'ultima delle quali varata l'altro ieri, contro la compagnia di navigazione statale iraniana Irisl e 18 sue affiliate. Ieri la missione iraniana all'Onu ha dichiarato che «queste azioni da parte degli Usa sono controproducenti, non aiuteranno a trovare una soluzione ad alcun problema e renderanno la soluzione anche più complicata».

di Michelangelo Cocco

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