20 settembre 2008
E, la crisi continua
E' di questa mattina del fallimento della quarta banca americana Lehman Brothers. I libri contabili sono stati portati in tribunale e 20.000 persone sono rimaste senza lavoro e senza soldi. E' questo il destino della finanza globale? Dove sono i paladini della globalità?
Non più tardi di una settimana fa le Borse europee sono crollate in media ben oltre i due punti percentuali, bruciando in una sola seduta più di 140 miliardi di euro. Una cifra che in realtà non fa grande notizia di per sè, perchè quello che preoccupa i mercati è l'andazzo generale. Di tutta l'economia, non solo della finanza.
Sono stati diffusi i dati sulla disoccupazione americana: la bolla della crisi subprime con la sua ondata di fallimenti non solo di grandi finanziarie ma anche di piccole realtà ad esse legate, in questi mesi ha incrementato il numero di disoccupati, come era prevedibile. E' l'effetto domino che si ripete ogni volta durante le crisi economiche.
Tutto ciò richiede costanti iniezioni di finto ottimismo: sono mesi che si tenta disperatamente di intravedere una ripresa laddove invece non c'è niente, al massimo qualche sporadico miglioramento momentaneo. Poco tempo fa si diceva che le esportazioni Usa stavano riprendendo: era vero, ma in realtà era solo una conseguenza riflessa del dollaro debole, niente più. Non è certo sufficiente a ridare fiducia ai mercati. E tutti lo sapevano bene. Inoltre il dollaro adesso si sta rafforzando, quindi anche le esportazioni si smorzeranno.
Adesso l'ottimismo programmato riguarda il petrolio. Il petrolio dopo il massimo a 147 dollari al barile raggiunto un paio di mesi fa, adesso è a quota 105. Si dice che può essere un aiuto all'economia. Ma si tratta di una illusione: il petrolio sta calando di prezzo proprio perchè si prevede che la domanda di materie prime e di energia nei prossimi mesi calerà in seguito alla recessione economica. Quindi paradossalmente il calo del prezzo del greggio potrebbe essere un dato negativo, non positivo.
Un altro elemento di grande instabilità è la massiccia presenza presso le banche europee dei titoli spazzatura, che si basano sui mutui concessi con facilità e quindi non sicuri: le banche americane non ne hanno quasi più perchè o sono fallite o se ne sono sbarazzate vendendoli alle colleghe del vecchio continente. La stretta del credito da parte delle banche centrali avrebbe dovuto portare alla loro scomparsa. Invece i titoli spazzatura sono ancora lì, solo che non riuscendo le banche a collocarli sul mercato, la Bce si trova costretta ad accettarli. Se la Bce rifiutasse di farlo, le banche europee potrebbero andare in crisi. La Bce così fa da garante. Pero’ c'è un limite: concedere loro prestito facile in cambio di titoli a rischio rimanda la crisi e la aggrava, perchè rischia di minare la solidità delle Bce. La quale così ha deciso di dare una stretta a questa operazione, accettando i titoli rischiosi, ma solo svalutandone il valore.
In definitiva, comunque si agisca, da una parte o dall'altra, la crisi è talmente diffusa e profonda che è ben lungi da essere finita.
di Massimiliano Viviani
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20 settembre 2008
E, la crisi continua
E' di questa mattina del fallimento della quarta banca americana Lehman Brothers. I libri contabili sono stati portati in tribunale e 20.000 persone sono rimaste senza lavoro e senza soldi. E' questo il destino della finanza globale? Dove sono i paladini della globalità?
Non più tardi di una settimana fa le Borse europee sono crollate in media ben oltre i due punti percentuali, bruciando in una sola seduta più di 140 miliardi di euro. Una cifra che in realtà non fa grande notizia di per sè, perchè quello che preoccupa i mercati è l'andazzo generale. Di tutta l'economia, non solo della finanza.
Sono stati diffusi i dati sulla disoccupazione americana: la bolla della crisi subprime con la sua ondata di fallimenti non solo di grandi finanziarie ma anche di piccole realtà ad esse legate, in questi mesi ha incrementato il numero di disoccupati, come era prevedibile. E' l'effetto domino che si ripete ogni volta durante le crisi economiche.
Tutto ciò richiede costanti iniezioni di finto ottimismo: sono mesi che si tenta disperatamente di intravedere una ripresa laddove invece non c'è niente, al massimo qualche sporadico miglioramento momentaneo. Poco tempo fa si diceva che le esportazioni Usa stavano riprendendo: era vero, ma in realtà era solo una conseguenza riflessa del dollaro debole, niente più. Non è certo sufficiente a ridare fiducia ai mercati. E tutti lo sapevano bene. Inoltre il dollaro adesso si sta rafforzando, quindi anche le esportazioni si smorzeranno.
Adesso l'ottimismo programmato riguarda il petrolio. Il petrolio dopo il massimo a 147 dollari al barile raggiunto un paio di mesi fa, adesso è a quota 105. Si dice che può essere un aiuto all'economia. Ma si tratta di una illusione: il petrolio sta calando di prezzo proprio perchè si prevede che la domanda di materie prime e di energia nei prossimi mesi calerà in seguito alla recessione economica. Quindi paradossalmente il calo del prezzo del greggio potrebbe essere un dato negativo, non positivo.
Un altro elemento di grande instabilità è la massiccia presenza presso le banche europee dei titoli spazzatura, che si basano sui mutui concessi con facilità e quindi non sicuri: le banche americane non ne hanno quasi più perchè o sono fallite o se ne sono sbarazzate vendendoli alle colleghe del vecchio continente. La stretta del credito da parte delle banche centrali avrebbe dovuto portare alla loro scomparsa. Invece i titoli spazzatura sono ancora lì, solo che non riuscendo le banche a collocarli sul mercato, la Bce si trova costretta ad accettarli. Se la Bce rifiutasse di farlo, le banche europee potrebbero andare in crisi. La Bce così fa da garante. Pero’ c'è un limite: concedere loro prestito facile in cambio di titoli a rischio rimanda la crisi e la aggrava, perchè rischia di minare la solidità delle Bce. La quale così ha deciso di dare una stretta a questa operazione, accettando i titoli rischiosi, ma solo svalutandone il valore.
In definitiva, comunque si agisca, da una parte o dall'altra, la crisi è talmente diffusa e profonda che è ben lungi da essere finita.
di Massimiliano Viviani
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