03 aprile 2012

La teoria: «La crisi europea non esiste, è una truffa»

Sono due gli ingredienti alla base della crisi economica europea: la mancanza di sovranità monetaria dei Paesi europei (e la conseguente adesione all’euro) e le leggi economiche neoliberiste. Ne è convinto l’economista italo-danese Bruno Amoroso, allievo prediletto di Federico Caffè che martedì 27 marzo alle ore 17.30 presenterà al museo Vittoria Colonna di Pescara il suo libro “Euro in bilico”. L’adesione all’euro, sostiene l’autore, «è il maggiore impedimento per uscire dal baratro della crisi economica». Ed il tentativo di introdurre in Costituzione il pareggio di bilancio è una forzatura che peggiorerà le cose. LA TRUFFA Il libro cerca di dare una chiave di lettura anti convenzionale sulla crisi economica che ha investito l’Europa. L’euro così com’è non regge e va riformato, secondo Amoroso ed è inutile sperare in un’unione monetaria e fiscale ancora più stretta perché le economie di Grecia e Italia sono molto diverse da quelle di Germania e Olanda e hanno bisogno di regole diverse. Il professore perciò propone come soluzione lo sdoppiamento dell’euro in uno di serie A e uno di serie B, i cui parametri si adattino meglio alle necessità dei rispettivi Stati membri. Ma se si è arrivati a questo punto -sostiene sempre l'autore- la colpa è anche delle cinque grandi banche d’affari Goldman Sachs in testa, e delle tre agenzie di rating americane, che hanno lanciato una vera e propria offensiva «per riprendere il controllo del sistema economico e politico mondiale perso dagli Usa» nell’ultima decade. «La politica economica europea è oggi nelle mani dei grandi gruppi finanziari», ha detto Amoroso, «che vogliono imporre i loro principi neoliberisti ai governi europei». Un esempio lampante è la richiesta d’inserimento del vincolo del pareggio di bilancio nella Costituzione. «Un’economia deve avere la libertà di non avere il bilancio pubblico in pareggio. Ciò che conta è l’equilibrio contabile nazionale». Secondo il professore il termine più giusto per descrivere la crisi è truffa finanziaria. L’INGANNO… IN ORIGINE Le radici della crisi dell’eurozona affondano nel passato, nei principi economici neoliberisti americani. Tra le regole imposte dall’economia -dice Amoroso- c’è anche il passaggio dalla moneta sovrana degli Stati (in Europa ogni Paese aveva la sua: la lira italiana, il marco tedesco) alla moneta unica. Questo cambiamento ha però comportato diversi problemi. Mentre prima gli Stati avevano autonomia di autoregolarsi (decidevano di immettere in economia quanti soldi servivano per far fronte ai problemi senza vincoli di emissione), oggi, con la moneta unica devono rendere conto alla Bce che decide il quanto, il come, il se. Molti Paesi dunque non riescono a rispettare i parametri imposti dall’alto (vuoi per problemi interni, vuoi per altre ragioni) e si trovano in difficoltà. Con l’introduzione dell’obbligo di pareggio di bilancio si capisce che la situazione andrà ad aggravarsi perché per legge gli Stati non potranno sforare ma rigare dritto ed attenersi ad una norma costituzionale. «Questa è una trappola per i cittadini», si legge nel primo capitolo del libro di Amoroso, «ed un ricatto verso i governi messi in atto coscientemente da un gruppo ristretto della finanza internazionale, con l’appoggio benevolo ma interessato dei loro rappresentanti diretti e indiretti nei Paesi europei. Questa camicia di forza, della quale oggi paghiamo tutti le conseguenze per gli effetti paralizzanti che produce oltre che sulla politica e sull’economia, sul nostro modo di pensare è stata imposta prima con il pensiero è stata imposta prima con il pensiero unico e oggi con il potere unico». Il pareggio di bilancio secondo Amoroso che si vuole inserire nella carta è stato costituzionalizzato solo in Germania nel dopoguerra per l’ossessione tutta tedesca per l’inflazione, ma di recente è stato imposto in Grecia e, oggi, si tenta di farlo anche in Italia. «E questo è oggi possibile », ha dichiarato, «perché il pensiero unico e il potere unico vanno a braccetto, e il primo ha dissodato il terreno al secondo gettando ogni opposizione nella più totale confusione mentale». Amoroso è docente di Economia Internazionale presso l’Università Roskilde in Danimarca, coordina programmi di ricerca e cooperazione con i Paesi dell’Asia e del Mediterraneo e presiede il Centro Studi Federico Caffè. Tra gli incarichi ricoperti anche quello di presidente del Centro studi Federico Caffè dell'Università di Roskilde e di co-direttore della rivista italo-canadese Interculture. Marirosa Barbieri

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03 aprile 2012

La teoria: «La crisi europea non esiste, è una truffa»

Sono due gli ingredienti alla base della crisi economica europea: la mancanza di sovranità monetaria dei Paesi europei (e la conseguente adesione all’euro) e le leggi economiche neoliberiste. Ne è convinto l’economista italo-danese Bruno Amoroso, allievo prediletto di Federico Caffè che martedì 27 marzo alle ore 17.30 presenterà al museo Vittoria Colonna di Pescara il suo libro “Euro in bilico”. L’adesione all’euro, sostiene l’autore, «è il maggiore impedimento per uscire dal baratro della crisi economica». Ed il tentativo di introdurre in Costituzione il pareggio di bilancio è una forzatura che peggiorerà le cose. LA TRUFFA Il libro cerca di dare una chiave di lettura anti convenzionale sulla crisi economica che ha investito l’Europa. L’euro così com’è non regge e va riformato, secondo Amoroso ed è inutile sperare in un’unione monetaria e fiscale ancora più stretta perché le economie di Grecia e Italia sono molto diverse da quelle di Germania e Olanda e hanno bisogno di regole diverse. Il professore perciò propone come soluzione lo sdoppiamento dell’euro in uno di serie A e uno di serie B, i cui parametri si adattino meglio alle necessità dei rispettivi Stati membri. Ma se si è arrivati a questo punto -sostiene sempre l'autore- la colpa è anche delle cinque grandi banche d’affari Goldman Sachs in testa, e delle tre agenzie di rating americane, che hanno lanciato una vera e propria offensiva «per riprendere il controllo del sistema economico e politico mondiale perso dagli Usa» nell’ultima decade. «La politica economica europea è oggi nelle mani dei grandi gruppi finanziari», ha detto Amoroso, «che vogliono imporre i loro principi neoliberisti ai governi europei». Un esempio lampante è la richiesta d’inserimento del vincolo del pareggio di bilancio nella Costituzione. «Un’economia deve avere la libertà di non avere il bilancio pubblico in pareggio. Ciò che conta è l’equilibrio contabile nazionale». Secondo il professore il termine più giusto per descrivere la crisi è truffa finanziaria. L’INGANNO… IN ORIGINE Le radici della crisi dell’eurozona affondano nel passato, nei principi economici neoliberisti americani. Tra le regole imposte dall’economia -dice Amoroso- c’è anche il passaggio dalla moneta sovrana degli Stati (in Europa ogni Paese aveva la sua: la lira italiana, il marco tedesco) alla moneta unica. Questo cambiamento ha però comportato diversi problemi. Mentre prima gli Stati avevano autonomia di autoregolarsi (decidevano di immettere in economia quanti soldi servivano per far fronte ai problemi senza vincoli di emissione), oggi, con la moneta unica devono rendere conto alla Bce che decide il quanto, il come, il se. Molti Paesi dunque non riescono a rispettare i parametri imposti dall’alto (vuoi per problemi interni, vuoi per altre ragioni) e si trovano in difficoltà. Con l’introduzione dell’obbligo di pareggio di bilancio si capisce che la situazione andrà ad aggravarsi perché per legge gli Stati non potranno sforare ma rigare dritto ed attenersi ad una norma costituzionale. «Questa è una trappola per i cittadini», si legge nel primo capitolo del libro di Amoroso, «ed un ricatto verso i governi messi in atto coscientemente da un gruppo ristretto della finanza internazionale, con l’appoggio benevolo ma interessato dei loro rappresentanti diretti e indiretti nei Paesi europei. Questa camicia di forza, della quale oggi paghiamo tutti le conseguenze per gli effetti paralizzanti che produce oltre che sulla politica e sull’economia, sul nostro modo di pensare è stata imposta prima con il pensiero è stata imposta prima con il pensiero unico e oggi con il potere unico». Il pareggio di bilancio secondo Amoroso che si vuole inserire nella carta è stato costituzionalizzato solo in Germania nel dopoguerra per l’ossessione tutta tedesca per l’inflazione, ma di recente è stato imposto in Grecia e, oggi, si tenta di farlo anche in Italia. «E questo è oggi possibile », ha dichiarato, «perché il pensiero unico e il potere unico vanno a braccetto, e il primo ha dissodato il terreno al secondo gettando ogni opposizione nella più totale confusione mentale». Amoroso è docente di Economia Internazionale presso l’Università Roskilde in Danimarca, coordina programmi di ricerca e cooperazione con i Paesi dell’Asia e del Mediterraneo e presiede il Centro Studi Federico Caffè. Tra gli incarichi ricoperti anche quello di presidente del Centro studi Federico Caffè dell'Università di Roskilde e di co-direttore della rivista italo-canadese Interculture. Marirosa Barbieri

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