22 aprile 2012
Seppellire i cadaveri
Mario Monti avrebbe dovuto resuscitare l’Italia ma è riuscito soltanto ad incrementare il numero dei suicidi. Ventiquattro imprenditori non hanno retto ai rastrellamenti della guardia di finanza, ai blitz dell’agenzia delle entrate, agli assalti di Equitalia e alla introduzione di nuovi balzelli che hanno dato il colpo di grazia a settori già alla canna del gas per via della crisi internazionale. Lo stesso vale per altri vessati dal fisco, dai lavoratori autonomi, ai subordinati, dai professionisti ai pensionati che se non si ammazzano prima sono condannati ad una vita di stenti. C’è poi chi tenta il gesto estremo perché un’occupazione non la vede, nonostante i vari tavoli sindacali, nemmeno sedendosi ad un tavolo a tre gambe. Il Rigor Montis non livella, come nella famosa poesia di Totò, ma colpisce selettivamente salvando banche, finanza e grandi imprese, ovvero i gruppi fatui che stanno infossando il Paese. Questa gente non è seria perché non appartiene alla morte ma alla bella vita dei salotti e dei talk show, eppure pretende di dare lezioni di sobrietà agli altri, con una intonazione da requiem sulle spese pubbliche che non riguardano loro. Nel frattempo, i partiti sepolti da una coltre di discredito esigono di continuare ad incassare l’obolo dei rimborsi elettorali poiché senza la colletta di Stato temono di schiattare e nel rantolare delirante sovrappongono impropriamente il loro decesso a quello della politica. Ma quest’ultima, anima della vita associata, forza spirituale dei popoli, ha abbandonato il corpo putrefatto della partitocrazia da più di vent’anni e non c’è pericolo che spiri insieme agli aspiratori a ciclo continuo di denaro dei contribuenti, facenti investimenti in corredi faraonici di diamanti, case, titoli esotici e cazzi propri. Tuttavia, il problema non è tanto l’accumulo di risorse e i fondi neri che se utilizzati per le buone battaglie avrebbero un senso, come è sempre accaduto nella storia repubblicana. I moralisti si mettano l’anima in pace perché occorre infilare le mani e i piedi nella mota per mettere in moto il progresso.
Il dato allarmante dunque, molto al di là delle campagne di de profundis etico dei collaborazionisti della carta stampata e dei comici impolitici, sempre pronti a cavalcare i bassi umori popolari e gli infimi istinti primordiali, è che essi pretendono la greppia collettiva per continuare ad ingrassare i propri apparati elefantiaci, delegando ai supertecnici e agli organismi mondiali le scelte economiche e politiche del governo. Se stanno lì esclusivamente per pianificare le feste dell’unità facendo la festa all’unità statale è meglio che si tolgano di torno. E presto. Ora che la gente ha compreso di poter fare a meno di Bersani, Alfano, Bossi, Fini, Casini, Vendola ecc. ecc., adesso che il consenso verso i partiti è sceso molto al di sotto di una fisiologica soglia di disinteresse stagionale, costoro vorrebbero riprendersi la scena per mettere in atto un’altra pantomima elettorale che non risolverà le sofferenze del Paese ma le aggraverà per inabilità manifesta a governare. Si può imbiancare il sepolcro quanto si vuole ma se dai tumuli vanno e vengono zombies senza calore non ci vuole tanto a capire che sempre dinanzi ad un cimitero di ideali ci troviamo. Nemmeno basterà additare l’apocalisse dello spread o la dannazione delle borse, apparizioni relativamente recenti, per far sembrare il funerale in corso una momentanea cerimonia all’insegna della sobrietà. Il sistema politico italiano si è ucciso tanto tempo fa, quando la funerea e funesta macchina delle tenebre, presentatasi alla gente come una gioiosa macchina da guerra, alleata alle schiere giustazialistiche e alle legioni confindustriali, vendette la patria alle truppe straniere per garantirsi la propria misera sopravvivenza cadaverica. Gli italiani hanno elaborato il lutto da tempo e non si faranno commuovere dalle lacrime dei coccodrilli che prima si sono divorati il Paese ed ora vorrebbero amministrarne le restanti macerie. Bisogna inumare le salme e gli scheletri dei tempi trapassati per non finire imbalsamati, questa è l’unica alternativa che ci resta.
Ps. Anche qualche giornale inserito nel circuito dei media ufficiali comincia a credere che, essendo tutti gli uomini e i partiti di questa fase storica ampiamenti compromessi con lo sfacelo generale, non è detto si tratterà degli stessi protagonisti del prossimo futuro dell’Italia. Scrive oggi Belpietro nel suo editoriale: chi dice che i partiti saranno questi? Cosa ci fa credere che la prossima volta dovremo sempre scegliere i soliti gatti? Perchè non potrebbe esserci un nuovo Cavaliere a guidare i sogni italiani?
Sono d’accordo, ma basta con i Cavalieri felloni e libidinosi poichè adesso è il turno dei Grandi Chirurghi spietati.
di Gianni Petrosillo
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22 aprile 2012
Seppellire i cadaveri
Mario Monti avrebbe dovuto resuscitare l’Italia ma è riuscito soltanto ad incrementare il numero dei suicidi. Ventiquattro imprenditori non hanno retto ai rastrellamenti della guardia di finanza, ai blitz dell’agenzia delle entrate, agli assalti di Equitalia e alla introduzione di nuovi balzelli che hanno dato il colpo di grazia a settori già alla canna del gas per via della crisi internazionale. Lo stesso vale per altri vessati dal fisco, dai lavoratori autonomi, ai subordinati, dai professionisti ai pensionati che se non si ammazzano prima sono condannati ad una vita di stenti. C’è poi chi tenta il gesto estremo perché un’occupazione non la vede, nonostante i vari tavoli sindacali, nemmeno sedendosi ad un tavolo a tre gambe. Il Rigor Montis non livella, come nella famosa poesia di Totò, ma colpisce selettivamente salvando banche, finanza e grandi imprese, ovvero i gruppi fatui che stanno infossando il Paese. Questa gente non è seria perché non appartiene alla morte ma alla bella vita dei salotti e dei talk show, eppure pretende di dare lezioni di sobrietà agli altri, con una intonazione da requiem sulle spese pubbliche che non riguardano loro. Nel frattempo, i partiti sepolti da una coltre di discredito esigono di continuare ad incassare l’obolo dei rimborsi elettorali poiché senza la colletta di Stato temono di schiattare e nel rantolare delirante sovrappongono impropriamente il loro decesso a quello della politica. Ma quest’ultima, anima della vita associata, forza spirituale dei popoli, ha abbandonato il corpo putrefatto della partitocrazia da più di vent’anni e non c’è pericolo che spiri insieme agli aspiratori a ciclo continuo di denaro dei contribuenti, facenti investimenti in corredi faraonici di diamanti, case, titoli esotici e cazzi propri. Tuttavia, il problema non è tanto l’accumulo di risorse e i fondi neri che se utilizzati per le buone battaglie avrebbero un senso, come è sempre accaduto nella storia repubblicana. I moralisti si mettano l’anima in pace perché occorre infilare le mani e i piedi nella mota per mettere in moto il progresso.
Il dato allarmante dunque, molto al di là delle campagne di de profundis etico dei collaborazionisti della carta stampata e dei comici impolitici, sempre pronti a cavalcare i bassi umori popolari e gli infimi istinti primordiali, è che essi pretendono la greppia collettiva per continuare ad ingrassare i propri apparati elefantiaci, delegando ai supertecnici e agli organismi mondiali le scelte economiche e politiche del governo. Se stanno lì esclusivamente per pianificare le feste dell’unità facendo la festa all’unità statale è meglio che si tolgano di torno. E presto. Ora che la gente ha compreso di poter fare a meno di Bersani, Alfano, Bossi, Fini, Casini, Vendola ecc. ecc., adesso che il consenso verso i partiti è sceso molto al di sotto di una fisiologica soglia di disinteresse stagionale, costoro vorrebbero riprendersi la scena per mettere in atto un’altra pantomima elettorale che non risolverà le sofferenze del Paese ma le aggraverà per inabilità manifesta a governare. Si può imbiancare il sepolcro quanto si vuole ma se dai tumuli vanno e vengono zombies senza calore non ci vuole tanto a capire che sempre dinanzi ad un cimitero di ideali ci troviamo. Nemmeno basterà additare l’apocalisse dello spread o la dannazione delle borse, apparizioni relativamente recenti, per far sembrare il funerale in corso una momentanea cerimonia all’insegna della sobrietà. Il sistema politico italiano si è ucciso tanto tempo fa, quando la funerea e funesta macchina delle tenebre, presentatasi alla gente come una gioiosa macchina da guerra, alleata alle schiere giustazialistiche e alle legioni confindustriali, vendette la patria alle truppe straniere per garantirsi la propria misera sopravvivenza cadaverica. Gli italiani hanno elaborato il lutto da tempo e non si faranno commuovere dalle lacrime dei coccodrilli che prima si sono divorati il Paese ed ora vorrebbero amministrarne le restanti macerie. Bisogna inumare le salme e gli scheletri dei tempi trapassati per non finire imbalsamati, questa è l’unica alternativa che ci resta.
Ps. Anche qualche giornale inserito nel circuito dei media ufficiali comincia a credere che, essendo tutti gli uomini e i partiti di questa fase storica ampiamenti compromessi con lo sfacelo generale, non è detto si tratterà degli stessi protagonisti del prossimo futuro dell’Italia. Scrive oggi Belpietro nel suo editoriale: chi dice che i partiti saranno questi? Cosa ci fa credere che la prossima volta dovremo sempre scegliere i soliti gatti? Perchè non potrebbe esserci un nuovo Cavaliere a guidare i sogni italiani?
Sono d’accordo, ma basta con i Cavalieri felloni e libidinosi poichè adesso è il turno dei Grandi Chirurghi spietati.
di Gianni Petrosillo
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