23 maggio 2012
“Le banche non ci aiutano”, a Parma i grillini puntano sulla moneta locale
Dopo la festa, a Parma ora i grillini devono fare i conti con un debito di 600 milioni di euro. Se le banche non sono disposte a rinegoziare, il piano B è l'Università Bocconi, dove due economisti eretici hanno messo a punto un progetto di valuta complementare all'euro. É questo l’asso che è pronto a giocarsi il neo sindaco Pizzarotti che ora corre il rischio che la Regione isoli la nuova Parma, lontanissima dalla filiera rossa Pci-Pds-Ds-Pd.
PARMA- Non la smettono di frinire. La sbornia di Parma, dalle 17.15 di lunedì la Stalingrado grillina d’Italia, è durata tutta la notte tra bandiere e trombette. Nei bar di via Farini e nelle trattorie solo culatello e torta fritta. Gioia in versione Wi-Fi, cioè senza fili, con il quartier generale di Genova. «É l’alba della Terza repubblica», dice Federico Pizzarotti in versione Pifferaio di Hamelin inseguito dalla stampa di mezzo globo e accolto ovunque dagli osanna dei suoi ragazzi. «É la svolta», suggerisce un po’ scarmigliato Giovanni Favia, proconsole in Regione del Movimento Cinque Stelle. Adesso, però, viene il bello. O il brutto, dipende. Il partito anti-partito deve fare subito i conti con il debito monstre del Comune (600 milioni di euro, si calcola), con il profondo rosso del Teatro Regio (dai 7 ai 12 milioni) e con la penale (180 milioni) di Iren per rimettere nel cassetto un inceneritore fresco di pacca. Cifre – e grane padane - da capogiro per un municipio di nemmeno 200mila abitanti. É come un esame di maturità per un bambino che esce dalle elementari. E come si fa? Come dimostrare alle signore che si fermano in bici a raccomandarsi «di non far come gli altri» che qui il tempo delle battute è finito?
Se è vero, come è vero, che le banche non sarebbero disposte a rinegoziare i debiti con i grillini perché non si fidano, c’è un piano B. B come Bocconi, «la casa degli orrori» per Beppe Grillo, il guru nominato pochissimo, tra un mare di piccoli distinguo, dal suo alfiere con la r arrotata. Parma potrebbe dotarsi di una propria «moneta». Sono in corso in queste ore i contatti (anzi le email, per usare il nuovo codice parmigian-grillista 2.0) tra lo staff di Pizzarotti e due economisti eretici dell’Università Bocconi: Massimo Amato, professore di storia economica e Luca Fantacci, docente di storia, istituzioni e crisi del sistema finanziario. La coppia di quarantenni ha messo a punto un progetto di valuta complementare all’euro. Secondo i grillini sarebbe un sistema di credito cooperativo tra aziende per rafforzare il tessuto locale. Un bonus per uscire dal «signoraggio», creando un sistema virtuoso di scambio, simile al baratto, per bypassare la stretta creditizia, senza più interessi privati. In realtà si tratta di un'idea ben più articolata. Comunque è questo l’asso che è pronto a giocarsi Pizzarotti, intenzionato a tirarsi su le maniche («Ma non come Bersani, sia chiaro!») per far fronte ai “buffi”. «Il Fede» non vorrebbe passare come il pianista del Titanic.
Ovvio: questa dal punto di vista mediatico sarebbe una svolta clamorosa. Un esperimento, ma anche l’unica strada per smarcarsi dalla banche che guardano perplesse e preoccupate la svolta di sistema partita dalla città di Maria Luigia. Un modo per continuare a fare ancora più notizia, particolare che al parmigiano medio non dispiace affatto. Pizzarotti ancora non ne parla. Per il momento si è limitato a dire che «chiederemo il bilancio consolidato: partecipate più municipio». Di sicuro c’è che 1.300 dipendenti comunali rischiano di non vedersi accreditato lo stipendio il prossimo 10 giugno. Le strategie - che rivela Linkiesta – sono al vaglio dello staff di tecnici arrivati in soccorso del neo sindaco. Parma come Nantes in corso di sperimentazione, e non più come la piccola Parigi. Anche questo è un segno dei tempi che cambiano. Nella città della Loira, infatti, l'idea partita dalle aule dell’Università Bocconi è in corso di sperimentazione. Il sindaco di Nantes, Jean Marc Ayrault che ha promosso l'esperimento, è ora al governo.
Favia non conferma e non smentisce. Piuttosto ragiona: «Vedremo se tutte le banche ci chiuderanno davvero i rubinetti. E poi vogliamo vedere i veri conti del Comune: le cifre girate in questi giorni sono state messe in giro anche per spaventare i cittadini, per delegittimarci, per dire che non avremmo avuto le capacità per fare fronte a questa situazione». Un altro timore, invece, arriva da Bologna. C’è il rischio che la Regione isoli la nuova Parma, lontanissima dalla filiera rossa Pci-Pds-Ds-Pd , ma anche dal civismo di centrodestra che puntella il resto del territorio. Per questo Favia annuncia che, come consigliere regionale, sarà «il doberman» di Pizzarotti per fare in modo che la città ducale non rimanga fuori dai finanziamenti pubblici. Insomma – tra scene di giubilo e stordimento collettivo – comincia a delinearsi la faccia del grillismo adulto e responsabile. «Niente vaffa» ma solo «calcolatrice alla mano». Proprio come le persone normali «così lontane dalla casta che costa» e «da Roma», come il «Pizza» chiama il Governo centrale in maniera un po’ proto-leghista. Il baratro d’altronde è lì. Tutto sta a saltarlo per allontanare l’ombra di nuovo commissariamento. Auguri.
di Simone Canettieri
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23 maggio 2012
“Le banche non ci aiutano”, a Parma i grillini puntano sulla moneta locale
Dopo la festa, a Parma ora i grillini devono fare i conti con un debito di 600 milioni di euro. Se le banche non sono disposte a rinegoziare, il piano B è l'Università Bocconi, dove due economisti eretici hanno messo a punto un progetto di valuta complementare all'euro. É questo l’asso che è pronto a giocarsi il neo sindaco Pizzarotti che ora corre il rischio che la Regione isoli la nuova Parma, lontanissima dalla filiera rossa Pci-Pds-Ds-Pd.
PARMA- Non la smettono di frinire. La sbornia di Parma, dalle 17.15 di lunedì la Stalingrado grillina d’Italia, è durata tutta la notte tra bandiere e trombette. Nei bar di via Farini e nelle trattorie solo culatello e torta fritta. Gioia in versione Wi-Fi, cioè senza fili, con il quartier generale di Genova. «É l’alba della Terza repubblica», dice Federico Pizzarotti in versione Pifferaio di Hamelin inseguito dalla stampa di mezzo globo e accolto ovunque dagli osanna dei suoi ragazzi. «É la svolta», suggerisce un po’ scarmigliato Giovanni Favia, proconsole in Regione del Movimento Cinque Stelle. Adesso, però, viene il bello. O il brutto, dipende. Il partito anti-partito deve fare subito i conti con il debito monstre del Comune (600 milioni di euro, si calcola), con il profondo rosso del Teatro Regio (dai 7 ai 12 milioni) e con la penale (180 milioni) di Iren per rimettere nel cassetto un inceneritore fresco di pacca. Cifre – e grane padane - da capogiro per un municipio di nemmeno 200mila abitanti. É come un esame di maturità per un bambino che esce dalle elementari. E come si fa? Come dimostrare alle signore che si fermano in bici a raccomandarsi «di non far come gli altri» che qui il tempo delle battute è finito?
Se è vero, come è vero, che le banche non sarebbero disposte a rinegoziare i debiti con i grillini perché non si fidano, c’è un piano B. B come Bocconi, «la casa degli orrori» per Beppe Grillo, il guru nominato pochissimo, tra un mare di piccoli distinguo, dal suo alfiere con la r arrotata. Parma potrebbe dotarsi di una propria «moneta». Sono in corso in queste ore i contatti (anzi le email, per usare il nuovo codice parmigian-grillista 2.0) tra lo staff di Pizzarotti e due economisti eretici dell’Università Bocconi: Massimo Amato, professore di storia economica e Luca Fantacci, docente di storia, istituzioni e crisi del sistema finanziario. La coppia di quarantenni ha messo a punto un progetto di valuta complementare all’euro. Secondo i grillini sarebbe un sistema di credito cooperativo tra aziende per rafforzare il tessuto locale. Un bonus per uscire dal «signoraggio», creando un sistema virtuoso di scambio, simile al baratto, per bypassare la stretta creditizia, senza più interessi privati. In realtà si tratta di un'idea ben più articolata. Comunque è questo l’asso che è pronto a giocarsi Pizzarotti, intenzionato a tirarsi su le maniche («Ma non come Bersani, sia chiaro!») per far fronte ai “buffi”. «Il Fede» non vorrebbe passare come il pianista del Titanic.
Ovvio: questa dal punto di vista mediatico sarebbe una svolta clamorosa. Un esperimento, ma anche l’unica strada per smarcarsi dalla banche che guardano perplesse e preoccupate la svolta di sistema partita dalla città di Maria Luigia. Un modo per continuare a fare ancora più notizia, particolare che al parmigiano medio non dispiace affatto. Pizzarotti ancora non ne parla. Per il momento si è limitato a dire che «chiederemo il bilancio consolidato: partecipate più municipio». Di sicuro c’è che 1.300 dipendenti comunali rischiano di non vedersi accreditato lo stipendio il prossimo 10 giugno. Le strategie - che rivela Linkiesta – sono al vaglio dello staff di tecnici arrivati in soccorso del neo sindaco. Parma come Nantes in corso di sperimentazione, e non più come la piccola Parigi. Anche questo è un segno dei tempi che cambiano. Nella città della Loira, infatti, l'idea partita dalle aule dell’Università Bocconi è in corso di sperimentazione. Il sindaco di Nantes, Jean Marc Ayrault che ha promosso l'esperimento, è ora al governo.
Favia non conferma e non smentisce. Piuttosto ragiona: «Vedremo se tutte le banche ci chiuderanno davvero i rubinetti. E poi vogliamo vedere i veri conti del Comune: le cifre girate in questi giorni sono state messe in giro anche per spaventare i cittadini, per delegittimarci, per dire che non avremmo avuto le capacità per fare fronte a questa situazione». Un altro timore, invece, arriva da Bologna. C’è il rischio che la Regione isoli la nuova Parma, lontanissima dalla filiera rossa Pci-Pds-Ds-Pd , ma anche dal civismo di centrodestra che puntella il resto del territorio. Per questo Favia annuncia che, come consigliere regionale, sarà «il doberman» di Pizzarotti per fare in modo che la città ducale non rimanga fuori dai finanziamenti pubblici. Insomma – tra scene di giubilo e stordimento collettivo – comincia a delinearsi la faccia del grillismo adulto e responsabile. «Niente vaffa» ma solo «calcolatrice alla mano». Proprio come le persone normali «così lontane dalla casta che costa» e «da Roma», come il «Pizza» chiama il Governo centrale in maniera un po’ proto-leghista. Il baratro d’altronde è lì. Tutto sta a saltarlo per allontanare l’ombra di nuovo commissariamento. Auguri.
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