La discesa (o salita, come ama dire l'interessato
nel suo sconfinato egocentrismo, che non ammette di collegare in alcun
caso la sua persona col verbo “scendere”) di Mario Monti in campo, forse perché condotta sul filo dell'ammissibilità costituzionale, ha determinato reazioni altrettanto
squinternate. Bersani, preoccupato che il suo partito non abbia quel
trionfo totale prospettatogli fino a pochi giorni fa dai sondaggi, dice
di sperare che Monti sappia mantenersi “super partes”. Dal momento che non può essere super partes chi, proprio perché disceso (anzi salito) nell'agone, è già parte a tutti gli effetti, l'auspicio prepara il terreno per il dopo nella speranza che, se ne avrà bisogno, stia dalla “sua” parte in cambio di qualche strapuntino nel governo e non pretenda invece la poltrona principale.
Berlusconi, giocando sulla faccenda della discesa-salita, ha commentato che
Monti sale, perché era un presidente del consiglio di rango inferiore,
mentre lui stesso, Berlusconi, era di rango superiore. Insomma, se si è capito bene, a parte gli altri che vanno via piatti, ci sono in campo un contendente che sale (Monti) e uno (Berlusconi) che scende. Contento lui.
Beppe Grillo ha definito l'inatteso concorrente (ma può stare tranquillo, chi pencola verso l'universo grillino ha altri difetti, ma non voterà mai per Monti) un “energumeno anticostituzionale”. Quanto all'anticostituzionale è vero che fin dalla sua prima apparizione sotto l'ala protettrice di Giorgio Napolitano e di Angela Merkel sono stati sollevati da più parti dubbi sulla conformità al sistema democratico della nomina e delle
modalità di subentro al precedente governo. Tuttavia la definizione di
“energumeno” (peggio ancora nella sua versione british, “brute”) risulta quanto mai inappropriata per il compassato e algido rettore bocconiano. E' vero che ha già fatto più danni di quanto avrebbero potuto farne il pelide Achille o i due
più noti energumeni mitologici, Ercole e Marte, e che altri, forse
peggiori, si appresta a farne, ma il genere è diverso, quello dell'acqua
cheta che rovina i ponti.
Fin qui tutto da ridere se non fosse che siamo tutti in ballo e, quindi, inferiori o superiori che siano questi candidati al governo del paese, energumeni o acque chete, a rischio coinvolgimento nel crac finale. Più seria, ma appunto per questo preoccupante, la presa di posizione del Vaticano, che, avendo letto nella sua agenda l'aspirazione ad una politica alta e nobile, auspica che Monti possa intercettare il consenso della maggioranza degli italiani, che appunto ad una politica di questo genere aspirano. Di rinforzo, il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha informato l'opinione pubblica della sua convinzione che “sulla onestà e capacità di Monti ci sia un riconoscimento comune”. Quanto all'onestà il termine ha molti significati e prima di pronunciarsi occorre
vedere a quale il cardinale si riferisca (certamente non all'impegno a
suo tempo preso di non partecipare alle elezioni). Sulla capacità, nel
giro di un anno il comune consenso, stando ai sondaggi, è precipitato
dal 75 al 35% (e il trend negativo prosegue). L'esperienza sta insegnando qualcosa anche ai più ottimisti.bResta l'agenda. Basta leggerla (la si trova facilmente su Internet) per rendersi conto che la politica alta e nobile sta tutta nelle parole, negli intenti e nei fini che si proclama di volere raggiungere nell'interesse del popolo italiano, mentre nulla o ben poco si dice dei mezzi da utilizzare per realizzarli. Esattamente come nei programmi di tutti i partiti. A chiacchiere uno più nobile dell'altro.
Inevitabile chiedersi cosa, nonostante la sua millennaria
prudenza e la scarsa propensione a cedere al fascino delle millanterie e
delle chiacchiere, abbia spinto la Chiesa italiana, la Cei, a scendere
in campo. E' verosimile che la risposta si trovi nel timore di una totale vittoria,
fino ad oggi ritenuta inevitabile (con appena qualche riserva per la
maggioranza in Senato), di un Partito democratico che, perfettamente
consapevole di non potere muovere foglia in economia che l'Europa non
voglia, quanto alle riforme punta tutto, anche per compiacere il co-équipier Vendola, sui cosiddetti (molto cosiddetti) “diritti civili”, così entrando in piena collisione con quelli che la Chiesa considera (molto giustamente) “valori non negoziabili”.
In realtà di questi valori, con tutta la sua elevatezza e nobiltà, non c'è traccia nemmeno nell'Agenda Monti, tuttavia mai come in questo caso, in una situazione già data persa (nel Pd i cattolici, oltre ad essere “adulti”, contano come il due di picche), il silenzio è d'oro.
di Francesco Mario Agnoli -
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