MPS: un caso di crisi finanziaria sistemica
Lo
scandalo dei derivati del Monte dei Paschi di Siena è più grave di
quanto lo si stia dipingendo. Però vediamo di non trasformarlo nella
solita bega provinciale a metà strada tra la politica e i giochi
elettorali.
Si tratta, invece, della nota questione, profonda e sistemica, della finanza globale e delle sue crisi mai affrontate.
I
responsabili dello scandalo e della truffa, se la magistratura li
individuerà e ne accerterà le violazioni del codice penale, meritano la
galera ed il sequestro dei beni.
I controllori, che non hanno saputo
controllare, a cominciare dalla Banca d’Italia, devono comunque
spiegare il loro operato e trarne eventualmente le necessarie
conclusioni.
A noi preme anche sottolineare e mostrare gli aspetti
sistemici ed internazionali che stanno all’origine della crisi e, anche
in questo caso, a monte e a valle della frode.
E’ sorprendente
l’indignazione di fronte a questo scandalo. Come se ogni frode sia
scollegata dalle tante altre e abbia una semplice valenza locale.
Non
tutti sanno che tra gli azionisti di Mps c’è anche la banca americana
JP Morgan Chase. Essa è la prima al mondo per operazioni in derivati
finanziari. L’ultimo rapporto dell’Office of the Comptroller of the
Currency (Occ) negli Usa indica che alla fine del terzo trimestre del
2012 essa deteneva derivati over the counter (otc) per un valore
nozionale di ben 71 trilioni di dollari!
Come è noto gli otc sono contrattati nell’assoluta opacità, al di fuori dei mercati ufficiali e tenuti fuori bilancio.
Anche
la frode Mps ne è la prova provata. Vi era, infatti, un contratto
tenuto segreto in cassaforte e mai riportato sui libri contabili.
Questi casi esplodono quando bisogna coprire le perdite di qualcosa che ufficialmente “non esiste” o non dovrebbe esistere.
La
JP Morgan quindi controlla quasi un terzo di tutti i derivati attivati
dalle banche americane, che sono 227 trilioni di dollari. Detiene
inoltre un nono di tutte gli otc mondiali che, secondo l’ultima stima
della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, ammontano a 639
trilioni di dollari!
Con una presenza attiva della succitata banca
americana, non è sorprendente che anche Mps si sia immersa nella palude
dei più rischiosi derivati finanziari. Chi va con lo zoppo impara a
zoppicare!
Dai risultati delle indagini finora emersi apprendiamo che
Mps, per coprire le rilevanti perdite derivanti da operazioni in
derivati, noti come “Alexandria”, fatte tra l’altro con la Dresdner Bank
tedesca, nel luglio 2009 aveva sottoscritto un altro cosiddetto
“veicolo strutturato” in derivati. Ancora più rischioso e segreto con la
finanziaria giapponese Nomura.
Con tale operazione apparentemente
sparivano le perdite ma Mps si impegnava a sostenere i costi del nuovo
derivato finanziario per almeno trenta anni.
Dopo il fallimento
della Lehman Brothers nell’autunno del 2008, la Nomura è diventata la
più aggressiva finanziaria impegnata nei più esotici e rischiosi
derivati. Nel 2009, infatti, essa ha rilevato tutte le strutture europee
e asiatiche della Lehman, “arruolando” anche i suoi massimi manager e
circa 8.500 operatori finanziari. Non è un caso che la Nomura sia
coinvolta in moltissime operazioni finanziarie internazionali ad alto
rischio. Molte delle quali anche in Italia.
Un altro “veicolo”
speculativo in derivati finanziari, emerso dalle indagini, è il
“Santorini”, stipulato da Mps con la Deutsche Bank, la quale nell’ultimo
periodo è nell’occhio del ciclone per tantissime indagini per truffa da
parte delle autorità tedesche.
Un certo sconcerto suscita il
“regalo” di 4 miliardi di euro fatto al pericolante Banco Santander
spagnolo nell’acquisizione di Antonveneta.
Come si può notare molte
di queste operazioni sono state fatte dopo l’esplosione della crisi del
2007-8. Gli attori, come da noi ripetutamente evidenziato, hanno
continuato a muoversi con la stessa spregiudicatezza e irresponsabilità.
Essi contavano e ancora contano su due cose: essere troppo grandi e
sistemici per poter essere lasciati fallire e sulle politiche
conseguenti di salvataggio bancario da parte dei governi.
E’ un
gioco mortale per le economie e per i paesi coinvolti. Deve finire.
Riteniamo che il caso Mps debba diventare per l’Italia e per l’Europa
l’occasione per costringere anche gli Usa, il Giappone e gli altri paesi
del G20 a ripulire la finanza dai titoli tossici. Altrimenti si
rischiano nuove “bombe finanziarie” con ulteriori devastazioni delle
economie e con la frustrazione di ogni speranza di ripresa. Anche in
Italia.
di Mario Lettieri e Paolo Raimondi
MPS: un caso di crisi finanziaria sistemica
Lo
scandalo dei derivati del Monte dei Paschi di Siena è più grave di
quanto lo si stia dipingendo. Però vediamo di non trasformarlo nella
solita bega provinciale a metà strada tra la politica e i giochi
elettorali.
Si tratta, invece, della nota questione, profonda e sistemica, della finanza globale e delle sue crisi mai affrontate.
I
responsabili dello scandalo e della truffa, se la magistratura li
individuerà e ne accerterà le violazioni del codice penale, meritano la
galera ed il sequestro dei beni.
I controllori, che non hanno saputo
controllare, a cominciare dalla Banca d’Italia, devono comunque
spiegare il loro operato e trarne eventualmente le necessarie
conclusioni.
A noi preme anche sottolineare e mostrare gli aspetti
sistemici ed internazionali che stanno all’origine della crisi e, anche
in questo caso, a monte e a valle della frode.
E’ sorprendente
l’indignazione di fronte a questo scandalo. Come se ogni frode sia
scollegata dalle tante altre e abbia una semplice valenza locale.
Non
tutti sanno che tra gli azionisti di Mps c’è anche la banca americana
JP Morgan Chase. Essa è la prima al mondo per operazioni in derivati
finanziari. L’ultimo rapporto dell’Office of the Comptroller of the
Currency (Occ) negli Usa indica che alla fine del terzo trimestre del
2012 essa deteneva derivati over the counter (otc) per un valore
nozionale di ben 71 trilioni di dollari!
Come è noto gli otc sono contrattati nell’assoluta opacità, al di fuori dei mercati ufficiali e tenuti fuori bilancio.
Anche
la frode Mps ne è la prova provata. Vi era, infatti, un contratto
tenuto segreto in cassaforte e mai riportato sui libri contabili.
Questi casi esplodono quando bisogna coprire le perdite di qualcosa che ufficialmente “non esiste” o non dovrebbe esistere.
La
JP Morgan quindi controlla quasi un terzo di tutti i derivati attivati
dalle banche americane, che sono 227 trilioni di dollari. Detiene
inoltre un nono di tutte gli otc mondiali che, secondo l’ultima stima
della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, ammontano a 639
trilioni di dollari!
Con una presenza attiva della succitata banca
americana, non è sorprendente che anche Mps si sia immersa nella palude
dei più rischiosi derivati finanziari. Chi va con lo zoppo impara a
zoppicare!
Dai risultati delle indagini finora emersi apprendiamo che
Mps, per coprire le rilevanti perdite derivanti da operazioni in
derivati, noti come “Alexandria”, fatte tra l’altro con la Dresdner Bank
tedesca, nel luglio 2009 aveva sottoscritto un altro cosiddetto
“veicolo strutturato” in derivati. Ancora più rischioso e segreto con la
finanziaria giapponese Nomura.
Con tale operazione apparentemente
sparivano le perdite ma Mps si impegnava a sostenere i costi del nuovo
derivato finanziario per almeno trenta anni.
Dopo il fallimento
della Lehman Brothers nell’autunno del 2008, la Nomura è diventata la
più aggressiva finanziaria impegnata nei più esotici e rischiosi
derivati. Nel 2009, infatti, essa ha rilevato tutte le strutture europee
e asiatiche della Lehman, “arruolando” anche i suoi massimi manager e
circa 8.500 operatori finanziari. Non è un caso che la Nomura sia
coinvolta in moltissime operazioni finanziarie internazionali ad alto
rischio. Molte delle quali anche in Italia.
Un altro “veicolo”
speculativo in derivati finanziari, emerso dalle indagini, è il
“Santorini”, stipulato da Mps con la Deutsche Bank, la quale nell’ultimo
periodo è nell’occhio del ciclone per tantissime indagini per truffa da
parte delle autorità tedesche.
Un certo sconcerto suscita il
“regalo” di 4 miliardi di euro fatto al pericolante Banco Santander
spagnolo nell’acquisizione di Antonveneta.
Come si può notare molte
di queste operazioni sono state fatte dopo l’esplosione della crisi del
2007-8. Gli attori, come da noi ripetutamente evidenziato, hanno
continuato a muoversi con la stessa spregiudicatezza e irresponsabilità.
Essi contavano e ancora contano su due cose: essere troppo grandi e
sistemici per poter essere lasciati fallire e sulle politiche
conseguenti di salvataggio bancario da parte dei governi.
E’ un
gioco mortale per le economie e per i paesi coinvolti. Deve finire.
Riteniamo che il caso Mps debba diventare per l’Italia e per l’Europa
l’occasione per costringere anche gli Usa, il Giappone e gli altri paesi
del G20 a ripulire la finanza dai titoli tossici. Altrimenti si
rischiano nuove “bombe finanziarie” con ulteriori devastazioni delle
economie e con la frustrazione di ogni speranza di ripresa. Anche in
Italia.
di Mario Lettieri e Paolo Raimondi
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