21 febbraio 2008

ONU: Cavi troncati internet forse è sabotaggio!



I cavi sottomarini troncati (cinque, pare confermato) nel Golfo Persico, che per giorni hanno impedito a milioni di «navigatori» in Medio Oriente di collegarsi a Internet, e ad altri milioni di telefonare, possono aver subito «un sabotaggio»: lo ha ammesso, bontà sua, la International Telecommunication Union, l’agenzia dell’ONU con sede a Ginevra che coordina le telecom mondiali, associando 191 nazioni ed oltre 700 imprese di telecomunicazione.

«Non vogliamo anticipare i risultati delle indagini in corso, ma non escludiamo che un atto di sabotaggio deliberato sia la causa dei danni ai cavi sottomarini di due settimane fa», ha detto il capo del settore sviluppo dell’agenzia ONU, Sami al-Murshed.
Lo ha detto a margine di una conferenza sui delitti elettronici in corso nel Katar.

«Alcuni esperti dubitano della opinione prevalente, ossia che i cavi siano stati troncati da ancore di navi per incidente, dato che tali cavi giacciono a notevole profondità e la navigazione sopra di essi è vietata», ha fraseggiato prudentemente il dottor Murshed.

In realtà, la filiale indiana della FLAG (Fiber-optic link around the Globe), il consorzio che gestisce i cavi danneggiati, continua a insistere che il cavo «Falcon» è stato danneggiato da un’ancora.
Ma si tace sui motivi degli altri quattro danneggiamenti.
In generale, su tutta la misteriosa faccenda i responsabili, e anche l’ONU, dicono pochissimo.
Forse è prudenza, forse al limite della reticenza.

Per esempio, gli scarni comunicati FLAG dicono che il cavo Falcon è stato riparato, così come il FEA (Flag Europe-Asia), che era stato interrotto nel Mediterraneo, tra l’Egitto e Palermo.
Sullo stato degli altri tre cavi a fibra ottica sabotati, silenzio.
Come sull’identità dei «sabotatori».

Si può forse dire che non può trattarsi di ragazzini in vena di scherzi, o di hacker improvvisati con pinne e maschera; sicuramente i sabotatori devono essere forniti di mezzi tecnici notevoli, per operare nelle profondità marine.

Nell’ambiente, gli «incidenti» stanno facendo discutere sulla necessità di tendere nuovi cavi per aumentare la ridondanza del sistema di telecomunicazioni.
Forse, qualche grossa impresa sta per guadagnare grasse commesse dagli incidenti.
Avrà motivo di ringraziare i sabotatori.
Maurizio Blondet

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21 febbraio 2008

ONU: Cavi troncati internet forse è sabotaggio!



I cavi sottomarini troncati (cinque, pare confermato) nel Golfo Persico, che per giorni hanno impedito a milioni di «navigatori» in Medio Oriente di collegarsi a Internet, e ad altri milioni di telefonare, possono aver subito «un sabotaggio»: lo ha ammesso, bontà sua, la International Telecommunication Union, l’agenzia dell’ONU con sede a Ginevra che coordina le telecom mondiali, associando 191 nazioni ed oltre 700 imprese di telecomunicazione.

«Non vogliamo anticipare i risultati delle indagini in corso, ma non escludiamo che un atto di sabotaggio deliberato sia la causa dei danni ai cavi sottomarini di due settimane fa», ha detto il capo del settore sviluppo dell’agenzia ONU, Sami al-Murshed.
Lo ha detto a margine di una conferenza sui delitti elettronici in corso nel Katar.

«Alcuni esperti dubitano della opinione prevalente, ossia che i cavi siano stati troncati da ancore di navi per incidente, dato che tali cavi giacciono a notevole profondità e la navigazione sopra di essi è vietata», ha fraseggiato prudentemente il dottor Murshed.

In realtà, la filiale indiana della FLAG (Fiber-optic link around the Globe), il consorzio che gestisce i cavi danneggiati, continua a insistere che il cavo «Falcon» è stato danneggiato da un’ancora.
Ma si tace sui motivi degli altri quattro danneggiamenti.
In generale, su tutta la misteriosa faccenda i responsabili, e anche l’ONU, dicono pochissimo.
Forse è prudenza, forse al limite della reticenza.

Per esempio, gli scarni comunicati FLAG dicono che il cavo Falcon è stato riparato, così come il FEA (Flag Europe-Asia), che era stato interrotto nel Mediterraneo, tra l’Egitto e Palermo.
Sullo stato degli altri tre cavi a fibra ottica sabotati, silenzio.
Come sull’identità dei «sabotatori».

Si può forse dire che non può trattarsi di ragazzini in vena di scherzi, o di hacker improvvisati con pinne e maschera; sicuramente i sabotatori devono essere forniti di mezzi tecnici notevoli, per operare nelle profondità marine.

Nell’ambiente, gli «incidenti» stanno facendo discutere sulla necessità di tendere nuovi cavi per aumentare la ridondanza del sistema di telecomunicazioni.
Forse, qualche grossa impresa sta per guadagnare grasse commesse dagli incidenti.
Avrà motivo di ringraziare i sabotatori.
Maurizio Blondet

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