29 gennaio 2007

Olocausto: questione superficiale?


In questo articolo Mastella fa la stessa figura del bambino viziato, il cameriere di interessi che vengono coperti da capricci inutili.
Nell'annuncio del suo disegno di legge contro il “negazionismo” in Italia, il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha dichiarato:
«Negare che quei fatti sono avvenuti significa che quello che è stato documentato è falso. E' quindi un'offesa alla memoria e alla storia».
Qui c'è già un errore essenziale che deriva dalla falsa assunzione che il revisionismo storico abbia una connotazione meramente “negativa”, donde, appunto, l'impiego da parte dei suoi detrattori del termine “negazionismo”.
In realtà il revisionismo storico afferma che presunti fatti sono stati falsamente documentati dagli storici olocaustici. E lo dimostra sul piano storico, documentario e tecnico.
Senza falsa modestia e senza presunzione, il revisionismo storico in Italia sono io, Carlo Mattogno, perciò questo disegno di legge è diretto contro di me.
La cosa non mi stupisce. Allo stesso modo è stato già tacitato il ricercatore revisionista tedesco Germar Rudolf, dopo un'estradizione dagli Stati Uniti in Germania, dove è attualmente sotto processo per delitto di leso Olocausto.
Per quanto mi riguarda, all'inizio c'è stato qualche timido tentativo di critica da parte degli storici, presto accantonato. Ad essi sono subentrati nugoli di polemisti usa e getta che si sono accaniti contro aspetti marginali di qualcuno dei miei scritti, blaterando proterviamente che le mie tesi erano “contestabilissime”, ma scomparendo regolarmente dalla scena dopo la mia replica. Nel libro “Olocausto: dilettanti nel web” (Effepi, Genova, 2005, pp. 118-126) ho stilato l'elenco dei miei libri e articoli più importanti che sono rimasti senza replica da parte di storici o polemisti olocaustici - 23 titoli - e ho annotato i nomi di coloro che si sono ritirati nell'ombra dopo le mie risposte - 38 autori - e nel frattempo la lista si è allungata ulteriormente. Nessuno ha mai confutato nessuna di queste tesi “contestabilissime”.
Non solo, ma sono io che ho confutato ad abundantiam i sostenitori del nuovo dogma religioso olocaustico, dedicando loro sei libri:
- Olocausto: Dilettanti allo sbaraglio. Pierre Vidal-Naquet, Georges Wellers, Deborah Lipstadt, Till Bastian, Florent Brayard et alii contro il revisionismo storico. Edizioni di Ar, Padova, 1996, 322 pagine.
- L' “irritante questione” delle camere a gas ovvero da Cappuccetto Rosso ad... Auschwitz. Risposta a Valentina Pisanty. Graphos, Genova, 1998, 188 pagine.
- Olocausto: dilettanti a convegno. Effepi Edizioni, Genova, 2002, 182 pagine.
- Olocausto: dilettanti nel web. Effepi, Genova, 2005, 131 pagine.
- Ritorno dalla luna di miele ad Auschwitz. Risposte ai veri dilettanti e ai finti specialisti dell'anti-“negazionismo”. Effepi, Genova, 2006, 80 pagine.
- Negare la storia? Olocausto: la falsa “convergenza delle prove”. Effedieffe Edizioni, 2006, 179 pagine.
In totale: 1.082 pagine.

Ciò - in aggiunta alla mia produzione propriamente storica - ha gettato nella costernazione i santoni della nuova religione olocaustica, quelli stessi che, dopo averlo osannato, inflissero un anatema solenne a Jean-Claude Pressac per il suo spirito libero e critico, che negli ultimi anni mal si piegava alla nuova dogmatica storiografica. Per effetto di tale anatema, quando Pressac morì, il 23 luglio 2003, fu ignobilmente abbandonato e dimenticato da tutti. L'unica commemorazione funebre la ebbe da me, il suo diretto contraddittore .
Questi santoni, dicevo, evidentemente hanno giudicato che sia giunto il momento di passare alle maniere forti anche in Italia: se non si riesce a confutare sul piano storico, si reprima sul piano giudiziario!
Non c'è bisogno di scomodare Voltaire per patrocinare la causa della libertà di espressione. Voglio invece rassicurare i dubbiosi che qui non si tratta di garantire l'espressione di idee false e aberranti (che, pure, sarebbe un sacrosanto diritto), non si tratta di salvaguardare la “libertà di menzogna”, ma di impedire che sia tacitata per legge una voce critica che non si riesce a ridurre al silenzio sul piano argomentativo.
In effetti non sono propriamente lo sprovveduto che pensano coloro i quali al massimo hanno sfogliato qualche mio opuscolo di vent'anni fa.
Ho cominciato ad interessarmi al revisionismo alla fine degli anni Settanta e ho pubblicato i miei primi libri nel 1985. Ho visitato gli ex campi di Auschwitz-Birkenau, Buchenwald, Dachau, Gusen, Mauthausen, Gross-Rosen, Lublino-Majdanek, Stutthof, Płaszów, Bełżec, Sobibór, Treblinka e l'ex ghetto di Terezín e ho avuto accesso personalmente ai seguenti archivi, in massima parte in compagnia del collega e amico Jürgen Graf:
- Archivio del campo di concentramento di Dachau
- Archivio Federale di Coblenza
- Archivio di Stato di Weimar
- Archivio municipale di Erfurt
- Archivio del Museo di Stutthof
- Archivio del Museo statale di Gross-Rosen, Wałbrzych
- Archivio di Stato di Katowice
- Archivio del Museo di Stato di Majdanek
- Archivio di Stato provinciale di Lublino
- Archivio del Museo di Stato di Auschwitz-Birkenau
- Archivio del Monumento di Terezín
- Archivio della Commissione centrale di inchiesta sui crimini contro il popolo polacco - memoriale nazionale, Varsavia
- Archivio di Stato della Federazione Russa, Mosca
- Archivio russo di Stato della guerra, Mosca
- Ufficio Federale della Sicurezza della Federazione Russa, Mosca.
- Istituto statale di documentazione sulla guerra, Amsterdam
- Archivio storico militare, Praga
- Archivio del Ministero degli Interni della Repubblica Ceca
- Archivio centrale dello Stato della Repubblica Slovacca, Bratislava
- Archivio nazionale della Repubblica Bielorussa, Minsk
- Archivio centrale di Stato della Lituania, Vilnius
- Archivio Nazionale d'Ungheria, Budapest.
Inoltre J. Graf ha visitato da solo e ha raccolto documenti nei seguenti archivi:
- Archivio di Stato di Lodz
- Archivio di Stato del distretto di Lemberg.
Ho anche ricevuto documenti da vari istituti, tra i quali:
- Deutsches Patentamt, Berlino
- Zentrale Stelle der Landesjustizverwaltungen, Ludwigsburg
- Institut für Zeitgeschichte, Monaco
- Staatsarchiv Nürnberg, Norimberga
- Centre de Documentation Juive Contemporaine, Parigi
- Archivio Federale svizzero, Berna
- National Archives, Washington D.C.
- Public Record Office, Richmond
- The Jewish Museum, Londra
- Stidium Polski Podziemnej, Londra
- Imperial War Museum, Londra
- Yad Vashem, Gerusalemme
- Archivio di Stato di Israele
- Riksarkivet, Stoccolma
A partire dal 1995 ho avuto accesso agli archivi moscoviti da pochi anni aperti ai ricercatori. In particolare, nell'Archivio russo di Stato della guerra - insieme a J. Graf - ho potuto consultare le circa 88.200 pagine di documenti della Zentralbauleitung (Ufficio centrale delle costruzioni) di Auschwitz che erano stati sequestrati dai Sovietici e resi inaccessibili per decenni. Grazie all'enorme mole di documenti che vi ho fotocopiato e a quelli che avevo già ottenuto all'archivio del Museo di Stato di Auschwitz-Birkenau e da altri archivi ho pubblicato una raccolta di studi scientifici su questo campo:
1) Auschwitz: la prima gasazione. Edizioni di Ar, Padova, 1992, 190 pp.
- Traduzione francese: Auschwitz: le premier gasage. Stiftung Vrij Historisch Onderzoek, Berchem, 1999.
- Traduzione americana: Auschwitz: The First Gassing. Rumor and Reality. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005. Testo accresciuto, riveduto e corretto. 159 pp., 15 documenti, 33 fotografie.
Questo studio dimostra che la presunta “prima gasazione” nel Block 11 del campo di Auschwitz non è attestata da alcun documento, ma si basa esclusivamente su una congerie di testimonianze contraddittorie su tutti i punti essenziali dalle quali, con indecorosa manipolazione, è stato creato un racconto puramente fittizio, la versione “storica” attualmente in auge.
2) Auschwitz: Fine di una leggenda. Edizioni di Ar, Padova, 1994. 96 pp., 12 documenti.
- Traduzioni americane: Auschwitz: The End of a Legend. A Critique of J.C.Pressac. Institute for Historical Review, 1994; Auschwitz: The End of a Legend. In: Germar Rudolf (ed.), Auschwitz: Plain Facts. A Response to Jean-Claude Pressac. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.
- Traduzione tedesca: Auschwitz: Das Ende einer Legende. In: Auschwitz: Nackte Fakten. Eine Erwiderung an Jean-Claude Pressac. Stiftung Vrij Historisch Onderzoek v.z.w., Berchem, 1995.
Una critica serrata del secondo libro di J.-C. Pressac su Auschwitz alla quale lo storico
francese non ha mai obiettato nulla.
3) La “Zentralbauleitung der Waffen-SS und Polizei Auschwitz”, Edizioni di Ar, Padova, 1998. 221 pp., 15 tavole, 53 documenti.
- Traduzione americana: The Central Construction Office of the Waffen-SS and Police Auschwitz. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.
Il primo e unico studio sulla struttura, il funzionamento e i compiti dell'ufficio responsabile della costruzione del campo di Auschwitz.
4) “Sonderbehandlung” ad Auschwitz. Genesi e significato. Edizioni di Ar, Padova, 2001. 188 pp., 26 documenti.
- Traduzione tedesca: Sonderbehandlung in Auschwitz. Entstehung und Bedeutung eines Begriffes. Castle Hill Publishers, Hastings, Inghilterra, 2003.
- Traduzione americana: Special Treatment in Auschwitz. Origin and Meaning of a Term. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2004.
Studio dedicato ai presunti “termini cifrati” come “Sonderbehandlung” (trattamento speciale), “Sonderaktion” (azione speciale) ecc. che la storiografia olocaustica dichiara sinonimi di uccisione senza la minima prova documentaria. Sulla questione - in relazione ad Auschwitz - essa non ha prodotto nessuno studio, neppure un breve articolo. I numerosi documenti che ho trovato a Mosca dimostrano invece che questi termini si riferivano a molti aspetti “normali” della vita del campo di Auschwitz – dalla disinfestazione e immagazzinamento degli effetti personali dei detenuti all’impianto di disinfestazione di Birkenau (Zentralsauna), alle forniture di Zyklon B per la disinfestazione, all’ospedale dei detenuti (Häftlingslazarett) progettato nel settore BIII del campo di Birkenau, alla ricezione dei deportati e alla selezione degli abili al lavoro, ma non avevano in alcun caso una connotazione criminale, e la presunta “decifrazione” proposta dalla storiografia olocaustica è storicamente e documentariamente infondata.
5) The Bunkers of Auschwitz. Black Propaganda versus History. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2004. 264 pp., 26 documenti, 18 fotografie.
Demolizione radicale su base documentaria e fotografica della leggenda dei “Bunker” di gasazione di Birkenau. Queste installazioni non figurano in nessun documento; al contrario, alcune piante di Birkenau mostrano che le due case ribattezzate dalla propaganda “Bunker” di gasazione, non erano state prese in carico dalla Zentralbauleitung, - non avevano numero di identificazione, né numero di Bauwerk (cantiere), né denominazione - perciò non erano state trasformate in nulla e non vi furono effettuate gasazioni omicide. L'esistenza di queste presunte camere a gas è attestata soltanto da testimonianze inattendibili e contraddittorie. Nel libro ne analizzo una trentina.
6) Auschwitz: Crematorium I and the Alleged Homicidal Gassing. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005. 138 pp., 17 documenti, 18 fotografie.
La storia delle gasazioni omicide nella camera mortuaria del crematorio I di Auschwitz si basa esclusivamente su testimonianze, esigue e reciprocamente contraddittorie. I progetti dell'impianto di ventilazione del crematorio furono concepiti e realizzati dalla ditta Topf nel contesto dell'equipaggiamento di una normale camera mortuaria, non già di una “camera a gas omicida”, ipotesi non suffragata dal minimo indizio documentario.
7) Auschwitz: Open Air Incinerations. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005. 131 pp., 48 documenti e fotografie.
Demolizione radicale della storia delle gasazioni degli Ebrei ungheresi nel maggio-luglio 1944 in base alle fotografie aeree americane. Se questa storia, suffragata esclusivamente da testimonianze, fosse vera, nell'area di Birkenau le fotografie dovrebbero mostrare “fosse di cremazione” con superficie totale di almeno 5.900 metri quadrati, sia nell’area del “Bunker 2”, sia nell’area del crematorio V, altrimenti sarebbe stato impossibile sbarazzarsi dei corpi delle presunte vittime; quel che nelle fotografie si vede è invece una superficie fumante di circa 50 metri quadrati (!) nell’area del crematorio V e nessuna traccia di fosse e di fumo nell’area del “Bunker 2”.
8) Auschwitz: 27 gennaio 1945 - 27 gennaio 2005: sessant'anni di propaganda. I Quaderni di Auschwitz, 5. Effepi, Genova, 2005. 60 pp., 3 documenti.
Descrizione di come la storia delle camere a gas prese corpo faticosamente nella propaganda del movimento di resistenza di Auschwitz - dai nastri trasportatori di folgorazione a nastri trasportatori elettrici che portavano i cadaveri direttamente ai forni crematori, a camere elettriche, a “martelli pneumatici” (sic!), a docce a gas, a bombole di gas cianidrico o bombe piene di acido cianidrico ecc. ecc., - fino alla versione finale propugnata dai Sovietici.
In totale: 1.288 pagine, 284 documenti e fotografie.

Su Auschwitz ho inoltre redatto una lunga serie di articoli. I più importanti sono apparsi nella rivista “Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung”:
1. Die “Gasprüfer” von Auschwitz (2. Jg., Heft 1, März 1998, pp.13-22).
2. “Schlüsseldokument” – eine alternative Interpretation. Zum Fälschungsverdacht des Briefes der Zentralbauleitung Auschwitz vom 28.6.1943 betreffs der Kapazität der Krematorien (4. Jg., Heft 1, Juni 2000, pp. 50-56).
3. Die Deportation der ungarischer Juden von Mai bis Juli 1944. Eine provisorische Bilanz (5. Jg., Heft 4, Dezember 2001, pp. 381-395).
4. Die “Entdeckung” des “Bunkers 1” von Birkenau: alte und neue Betrügereien (6. Jg., Heft 2, Juni 2002, pp. 139-145).
5. “Keine Löcher, keine Gaskammer(n)”. Historisch-technische Studie zur Frage der Zyklon B-Einwurflöcher in der Decke des Leichenkellers 1 im Krematorium II von Birkenau (6. Jg., Heft 3, September 2002, pp. 284-304).
6. Die neuen Revisionen Fritjof Meyers (6. Jg., Heft 4, Dezember 2002, pp. 378- 385)
7. “Verbrennungsgrube” und Grundwasserstand in Birkenau (6. Jg., Heft 4, Dezember 2002, pp. 421-424).
8. Die Viermillionenzahl von Auschwitz: Entstehung, Revisionen und Konsequenzen (7. Jg., Heft 1, April 2003, pp. 15-20).
9. Franciszek Piper und Die Zahl der Opfer von Auschwitz (7. Jg., Heft 1, April 2003, pp. 21-27)
10. Die “Vergasung” der Zigeuner in Auschwitz am 2.8.1944 (7. Jg., Heft 1, April 2003, pp. 28-29)
11. Das Ghetto von Lodz in der Holocaust-Propaganda. Die Evakuierung des Lodzer Ghettos und die Deportationen nach Auschwitz (August 1944) (7. Jg., Heft 1, April 2003, pp. 30-36).
12. Verbrennungsexperimente mit Tierfleisch und Tierfett. Zur Frage der Grubenverbrennungen in den angeblichen Vernichtungslagern des 3. Reiches (7. Jg., Heft 2, Juli 2003, pp. 185-194)
13. Die Leichenkeller der Krematorien von Birkenau im Lichte der Dokumente (7. Jg., Heft 3 & 4, Dezember 2003, pp. 357-379).
14. Auschwitz: Gasprüfer und Gasrestprobe (7. Jg., Heft 3 & 4, Dezember 2003, pp. 380-385).
15. Flammen und Rauch aus Krematoriumskaminen (7. Jg., Heft 3 & 4, Dezember 2003, pp. 386-391).
16. Meine Erinnerungen an Jean-Claude Pressac (7. Jg., Heft 3 & 4, Dezember 2003, pp. 412-415).
17. Über die Kontroverse Piper-Meyer: Sowjetpropaganda gegen Halbrevisionismus (8. Jg., Heft 1, April 2004, pp. 68-76).
18. Der Gaskammer-Teufel im Detail. Historisch-technische Phantasien eines “Technologen”. (8. Jg., Heft 2, Juli 2004, pp. 130-134).
19. Die Einfüllöffnungen für Zyklon B - Teil 1: Die Decke der Leichenhalle von Krematorium I in Auschwitz. (8 jg., Heft 3, November 2004, pp. 267-274).
20. Die Einfüllöffnungen für Zyklon B - Teil 2: Die Decke des Leichenkellers von Krematorium II in Birkenau. (8 jg., Heft 3, November 2004, pp. 275-290).
21. Dr. Mengele und die Zwillinge von Auschwitz (9. Jg., Heft 1, September 2005, pp. 51-68).
22. Häftlingsüberstellungen aus Auschwitz-Birkenau 1944-1945 (9. Jg., Heft 3, April 2006, pp. 293-300).
23. Kurt Prüfers Notiz vom 8.9.1942 und die Fantasien des “Holocaust History Project” (9. Jg., Heft 4, August 2006, pp. 447-457).
24. Die Krematoriumsöfen von Auschwitz-Birkenau (in collaborazione con il dott. ing. Franco Deana). In: Grundlagen zur Zeitgeschichte. Ein Handbuch über strittige Fragen des 20. Jahrhunderts. Grabert-Verlag, Tübingen, 1994.
- Traduzione americana: The Crematoria Ovens of Auschwitz and Birkenau. In: Dissecting the Holocaust. The Growing Critique of “Truth” and “Memory”. Theses & Dissertations Press, Capshaw, Alabama, 2000 e 20032a, testo riveduto e corretto: pp. 373-412
- Traduzione olandese: De Crematoria-ovens van Auschwitz en Birkenau, Vrij Historisch Onderzoek v.z.w., Antwerpen, 1995.
25. An Accountant Poses as Cremation Expert, in: Germar Rudolf, Carlo Mattogno, Auschwitz Lies. Legends, Lies, and Prejudices on the Holocaust. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005, pp. 87-194 (risposta alle critiche di John C. Zimmerman alla prima versione americana dell'articolo summenzionato).
In totale: 366 pagine
Su Auschwitz, complessivamente: circa 1.650 pagine.

Alcuni degli articoli summenzionati sono apparsi in italiano nella serie “I Quaderni di Auschwitz”:
1. Alle radici della propagand sovietica. I 4 milioni di morti ad Auschwitz: genesi, revisioni e implicazioni;
2. Franciszek Piper e “Die Zahl der Opfer von Auschwitz” (Il numero dei morti di Auschwitz);
3. Le nuove revisioni di Fritjof Meyer;
in: Il numero dei morti di Auschwitz. Vecchie e nuove imposture. I Quaderni di Auschwitz,1. Effepi Editore, Genova, 2004.
4. I Gasprüfer di Auschwitz;
5. Gasprüfer e prova del gas residuo,
in: I Gasprüfer di Auschwitz. Analisi storico-tecnica di una "prova definitiva”. I Quaderni di Auschwitz, 2, 2004.
6. I detenuti trasferiti da Auschwitz-Birkenau nel 1944-1945;
7. L'evacuazione del ghetto di Lodz e le deportazioni ad Auschwitz (agosto 1944);
8. La gasazione degli zingari ad Auschwitz il 2 agosto 1944:
in: Auschwitz: trasferimenti e finte gasazioni. I Quaderni di Auschwitz, 3, 2004.
9. Sulla controversia Piper-Meyer: propaganda sovietica contro pseudorevisionismo;
10. Le camere a gas di Birkenau nell'ottobre 1941: le fantasie storico-tecniche di un “tecnologo”;
in: Auschwitz: nuove controversie e nuove fantasie storiche. I Quaderni di Auschwitz", 4, 2004.
Inoltre il già menzionato
Auschwitz: 27 gennaio 1945 - 27 gennaio 2005: sessant'anni di propaganda. I Quaderni di Auschwitz, 5, 2005.

Mi sono inoltre occupato anche di altri campi di concentramento importanti nell'economia storiografica olocaustica:
Bełżec nella propaganda, nelle testimonianze, nelle indagini archeologiche e nella storia. Effepi Edizioni, Genova, 2006. 191 pp., 18 documenti.
Traduzione americana: Bełżec in Propaganda, Testimonies, Archeological Research, and History. Theses & Dissertations Press, Chicago 2004.
Traduzione tedesca: Bełżec Propaganda, Zeugenaussagen, archäologische Untersuchungen, historische Fakten. Castle Hill Publishers, Hastings, 2004.
Traduzione francese: Belzec à travers la propagande, les témoignages, les enquêtes archéologiques et les documents historiques. La Sfinge, Roma, 2005.
Uno dei capitoli più importanti dimostra che i risultati degli scavi archeologici polacchi tanto decantati da chi ne ignorava il contenuto e il significato hanno fornito la prova inappellabile che a Bełżec non fu effettuato uno sterminio in massa di esseri umani: le fosse comuni che vi esistettero non potevano neppure lontanamente contenere il numero enorme dei presunti gasati, mentre - nonostante un'indagine accurata - non fu rilevata la minima traccia archeologica delle due presunte installazioni di gasazione.

In collaborazione con Jürgen Graf ho scritto i seguenti studi:
1. KL Majdanek. Eine historische und technische Studie. Castle Hill Publisher, Hastings 1998. Edizione americana: Concentration Camp Majdanek. A Historical and Technical Study. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003. 316 pagine, 38 documenti, 22 fotografie.
2. KL Stutthof. Il campo di concentramento di Stutthof e la sua funzione nella politica ebraica nationalsocialista. Effepi Editore, Genova, 2003.1 61 pp., 19 fotografie, 9 documenti. Edizione tedesca: Das Konzentrationslager Stutthof und seine Funktion in der nationalsozialistischen Judenpolitik. Castle Hill Publisher, Hastings, 1999. Edizione americana: Concentration Camp Stutthof and its Function in National Socialist Jewish Policy. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003.
3. Treblinka. Vernichtungslager oder Durchgangslager? Castle Hill Publisher, Hastings, 2002. Edizione americana: Treblinka. Extermination Camp or Transit Camp? Theses & Dissertations Press, Chicago, 2004. 365 pp., 24 documenti, 11 fotografie.
In totale sui campi di Belzec, Majdanek, Stutthof e Treblinka:
1.033 pagine, 141 documenti e fotografie

Elenco infine, per completezza, i miei primi scritti, redatti quando la documentazione in mio possesso era ancora limitata:

1. Il rapporto Gerstein: Anatomia di un falso. Sentinella d'Italia, Monfalcone, 1985, 243 pagine.
La tesi principale del libro - l'inattendibilità dei testimoni Kurt Gerstein e Rudolf Reder - è stata accolta di recente da Michael Tregenza, il maggiore storico olocaustico sul campo di Bełżec.
2. La Risiera di San Sabba: Un falso grossolano. Sentinella d'Italia, Monfalcone, 1985, 44 pagine.
3. Il mito dello sterminio ebraico. Introduzione storico-bibliografica alla storiografia revisionista. Sentinella d'Italia, Monfalcone, 1985, 85 pagine.
4. Auschwitz: un caso di plagio. Edizioni La Sfinge, Parma, 1986, 28 pagine.
5. Auschwitz: due false testimonianze. Edizioni La Sfinge, Parma, 1986, 29 pagine.
6. Wellers e i “gasati” di Auschwitz. Edizioni La Sfinge, Parma, 1987, 79 pagine.
7. Auschwitz: le “confessioni” di Höss. Edizioni La Sfinge, Parma, 1987, 48 pagine.
8. “Medico ad Auschwitz”: Anatomia di un falso. Edizioni La Sfinge, Parma, 1988, 108 pagine.
9. Come si falsifica la storia: Saul Friedländer e il “rapporto” Gerstein. Edizioni La Sfinge, Parma 1988, 70 pagine
10. La Soluzione finale. Problemi e polemiche. Edizioni di Ar, Padova, 1991, 219 pagine.
11. Intervista sull'Olocausto. Edizioni di Ar, Padova, 1995, 63 pagine.
In totale 1.016 pagine.

Da queste oltre 4.700 pagine i miei “critici” hanno estratto una frase qua, qualche parola là (per di più, soltanto nei miei primi scritti) e poi hanno preteso di confutarmi, di dimostrare mie presunte metodologie capziose, mie fantasiose intenzioni occulte. Ma neppure questo compito elementare è riuscito loro, donde l'inevitabile appello alla “giustizia”.
Soltanto gente ossessionata dal “negazionismo”, questo travisamento ciarlatanesco e parodistico del revisionismo, può credere seriamente di potersi sbarazzare delle tesi revisionistiche ricorrendo ad una legge che imponga di credere fideisticamente all'Olocausto e proibisca la sua “negazione”. Ciò che questa gente non ha capito è che il revisionismo, ben lungi dall'avere un carattere puramente negativo e distruttivo, è al contrario eminentemente affermativo: esso “nega” esclusivamente il falso e proprio per questo è costretto ad affermare il vero. Per fare un solo esempio, nell'articolo “Die Leichenkeller der Krematorien von Birkenau im Lichte der Dokumente” (Le camere mortuarie seminterrate di Birkenau alla luce dei documenti) ho confutato la tesi che nei crematori di Birkenau fossero esistite camere a gas omicide in modo eminentemente positivo adducendo numerosi documenti (la maggior parte dei quali prima ignoti alla storiografia olocaustica) i quali dimostrano una realtà assolutamente inconciliabile con la tesi del campo di sterminio e delle gasazioni omicide. Anche questo sarà reato?
E affermare che il trasporto ebraico da Birkenau a Stutthof del 3 settembre 1944 conteneva molti bambini da 6 mesi a 14 anni, tra cui Potok Trunseb, nato il 24 febbraio 1944?
E dichiarare che i detenuti malati di Auschwitz-Birkenau erano regolarmente curati? Che essi erano normalmente rubricati nella categoria “detenuti inabili al lavoro e non impiegabili” (Nicht arbeits- und nicht einsatzfähige Häftlinge)? Che questa categoria arrivò a comprendere il 42,4% dei detenuti e il 39,5% delle detenute di Birkenau? Che esisteva anche la rubrica “invalidi” (Invaliden), oltre a quella dei “malati stazionari” (stationäre Kranke)? E attestare che i malati di malaria di Auschwitz e Birkenau furono trasferiti al KL Majdanek perché era considerato “zona priva di [zanzara] anofele” (anophelesfreies Gebiet)?
E documentare il progetto, in parte realizzato, del campo ospedale (Häftlingslazarett) nel settore di costruzioni III di Birkenau, con le sue 114 baracche per malati (Krankenbaracken) e le sue 12 “baracche per malati gravi” (Baracken für Schwerkranke) sarà reato?
E dimostrare che il sistema di ventilazione dei crematori II e III di Birkenau era concepito in modo tale che il presunto “spogliatoio” risultava più ventilato della presunta “camera a gas”?
Nel dubbio, mi rivolgerò al competente ufficio di Censura Olocaustica della nuova Santa Inquisizione Olocaustica, il quale, almeno in questi casi - spero - mi darà graziosamente il suo nihil obstat e il suo imprimatur.
Però il revisionismo storico ha anche un aspetto critico. Si potranno ancora “negare” le assurdità palesi proferite dai testimoni “oculari”? Ad esempio, la durata di una cremazione di 4 (quattro!) minuti (D. Paisikovic) o la presenza di 700-800 persone in una “camera a gas” di 20 o 25 metri quadrati (K. Gerstein)? O si imporrà per legge il “credo quia absurdum est”?.
Resta ancora il dubbio sui libri revisionistici già pubblicati: saranno messi all'Index librorum prohibitorum? Oppure gettati al rogo? (“democratico”, ovviamente per distinguerlo da quelli nazisti). Ma si potrebbe pensare anche ad una “democratica” retroattività della legge.
Si sa, per impedire nobilmente che si arrechi «offesa alla memoria e alla storia» (ma - beninteso! - solo a una certa memoria e a una certa storia!) tutto è lecito, anche farsi beffe dei diritti e della Costituzione.


Carlo Mattogno

Il piano energetico globale c'è, Bush è il superfluo


Con le tecnologie disponibili oggi è possibile sostituire gradualmente il 98% del fabbisogno totale statunitense di combustibili fossili. Lo sostengono Reuel Shinnar e Francesco Citro del Clean Fuel Institute (City College of New York) i quali, per dimostrare la validità delle loro teorie, hanno progettato un piano attuabile nei prossimi 30-50 anni.

Il piano proposto dagli esperti del Clean Fuel Institute è fondato su tecnologie consolidate, disponibili e interessanti economicamente, requisiti necessari per una sua concreta ed effettiva applicazione e tiene conto del fatto che qualsiasi conversione verso fonti energetiche alternative, per essere fattibile ed economicamente accettabile richiede una tabella di marcia di lungo periodo.
In virtù dell'approccio integrato che ne costituisce il presupposto di base, l'attuazione della road map di Shinnar e Citro minimizzerebbe il problema dell'esaurimento delle riserve di combustibili fossili e mitigherebbe quello del riscaldamento globale.
In base al piano, infatti, il 72% dell'attuale consumo di combustibili fossili negli Stati Uniti potrebbe essere sostituito da energia elettrica prodotta con fonti alternative, mentre il 26% sarebbe rimpiazzato da idrocarburi prodotti a partire da gas di sintesi (syngas), una miscela di ossidi di carbonio prodotti mediante gassificazione di biomasse e idrogeno (prodotto per elettrolisi alimentata da fonti pulite). Il 70% di questo obiettivo potrebbe essere realizzato in 30 anni e il 90% in 50 anni. Un traguardo che porterebbe ad una decarbonizzazione quasi totale dell'energia utilizzata, riducendo del 97% le attuali emissioni di CO2 negli Stati Uniti.

Un ruolo di protagonista nel percorso a tappe lo esercita l'energia solare a concentrazione (CSP) con accumulo, una tecnologia fino ad ora trascurata nonostante il potenziale interessante rispetto ad altre soluzioni.

27 gennaio 2007

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26 gennaio 2007

La mafia dei baroni



Mafia. Il guaio è che non sono solo i magistrati a usare questo termine. Adesso anche i docenti più disillusi citano il modello di Cosa nostra come unico riferimento per descrivere la gestione dei concorsi nelle università italiane. Proprio nei luoghi dove si dovrebbe costruire il futuro, prospera una figura medievale capace di resistere a ogni riforma: il barone. Un tempo i suoi feudi erano piccoli, poteva controllare direttamente vassalli e valvassori, mentre doveva piegarsi davanti a un solo re, lo Stato. Ora invece il numero dei docenti e degli atenei è esploso. C'è da corteggiare aziende e fondazioni, mentre spesso bisogna anche fare i conti con le Regioni. Così l'ultima generazione di baroni per mantenere intatto il potere ha rinunciato a ogni parvenza di nobiltà accademica e si è organizzata secondo gli schemi dell'onorata società. Questo raccontano gli investigatori di tre procure che hanno radiografato l'assegnazione di decine e decine di poltrone negli atenei di tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia. Un terremoto con epicentro a Bari, Firenze e Bologna che vede indagati un centinaio di professori. E che ha messo alla luce gli stessi giochi di potere in tutti gli atenei scandagliati. Scrive il giudice Giuseppe De Benectis: "I concorsi universitari erano dunque celebrati, discussi e decisi molto prima di quanto la loro effettuazione facesse pensare, a cura di commissari che sembravano simili a pochi 'associati' a una 'cosca' di sapore mafioso". Rincarano la dose i professori Mariano Giaquinta e Angelo Guerraggio: "'Sistema mafioso' vuole dire 'cupole di gestione' delle carriere e degli affari universitari, spesso camuffate come gruppi democratici di rappresentanza o gruppi di ricerca".

Se i giovani più promettenti emigrano non è solo questione di risorse; se la ricerca langue e i policlinici sono sotto accusa, la colpa è anche del 'sistema'. Che fa persino rimpiangere il passato: "Una volta si parlava di 'baroni'. Adesso i numeri (anche dei docenti) sono cresciuti. Al posto del singolo barone ci sono i clan e i loro leader, che non necessariamente sono i migliori dal punto di vista della ricerca...", scrivono sempre Giaquinta e Guerraggio, docenti di matematica che hanno appena pubblicato un saggio coraggioso intitolato 'Ipotesi per l'università'. E continuano: "La situazione non sembra migliorata: baroni per baroni, sistema mafioso per sistema mafioso, forse i vecchi 'mandarini' sapevano maggiormente conciliare il loro interesse con quello generale. La difesa delle posizioni conquistate dal 'gruppo' riusciva, in parte, a diventare anche fattore di progresso. Sicuramente più di quanto accada adesso".



Cattedre immortali
Come nelle cronache del basso impero, i nuovi baroni non si limitano a spadroneggiare nei loro castelli, ma creano alleanze con altri signorotti, in modo da proteggersi l'un l'altro e dilagare nell'immunità. Eppure ci sono state prese di posizione dirompenti, come quella di Gino Giugni, che nell'estate del 2005 denunciò in una lettera aperta ai professori di diritto del lavoro "la gestione combinata nella selezione dei giovani studiosi". Il padre dello Statuto dei lavoratori chiedeva che "tutti i colleghi di buona volontà" unissero il loro impegno "per riportare serenità, trasparenza, e ancor più equità nelle scelte accademiche". Raccolse un plauso tanto ampio quanto generico. Insomma, nessuno ebbe il coraggio di fare un nome o denunciare un concorso specifico. Oggi Giugni spiega a 'L'espresso' di non essere pentito di quella sortita. Da vecchio socialista si sforza di mantenere un ottimismo di principio, ma ammette: "Da quello che mi raccontano, temo che non sia cambiato proprio nulla". La razza barona infatti gode di un privilegio tra i privilegi: quello dell'immortalità accademica. Gli effetti concreti dell'intervento della magistratura sono limitati. Se non totalmente inutili: le sentenze non riescono a scalfire le poltrone. Ai tempi biblici della giustizia penale si sommano le controversie civili e amministrative, con ragnatele di ricorsi incrociati. Alla fine, persino il baronetto riesce quasi sempre a conservare il feudo ereditato dal padre in violazione d'ogni legge. Il caso più assurdo è quello del concorso di otorinolaringoiatria bandito nel 1988: ci sono state dieci sentenze, confermate pure dalla Suprema corte, centinaia di articoli di giornali, almeno quattro libri e una decina di interrogazioni parlamentari. Il professor Motta senior è stato condannato, eppure il professor Motta junior continua a detenere legalmente quel posto da 18 anni. Se l'immortalità è garantita anche nell'immoralità in caso di giudizi definitivi, facile immaginare il colpo di spugna che calerà con l'indulto sugli ultimi scandali universitari. Tutte le accuse di abuso in atti d'ufficio, il reato classico delle selezioni addomesticate, verranno spazzate via: resteranno solo le più gravi, quelle per le quali viene contestata anche l'associazione per delinquere, la corruzione o la concussione.

Fonte: l'espresso

23 gennaio 2007

Le leggi "Mastella"


Tristemente famoso per le sue leggi, vedi indulto, adesso ci riprova con la legge che "potrebbe modificare la Storia".

Il ministro della «giustizia» Clemente Mastella
Inevitabile: il negazionismo sarà reato punito penalmente.
Inevitabile che a varare questa norma in Italia sia Clemente Mastella, il
fondatore del solo partito che, in un mondo dove la giustizia avesse un
senso, andrebbe disciolto per legge, avendo come uno scopo quello -
criminale - del clientelismo e dell'accaparrento di denaro pubblico.
Ma non è un mondo dove la giustizia ha un senso, e infatti Mastella è ministro della «giustizia», mentre dovrebbe essere reato essere Mastella.
Ciò tuttavia è inevitabile, dati i tempi che corrono.
Tempi ultimi, anticristici, dove il Padre della Menzogna impone la sua legge.
I telegiornali hanno intervistato Alessandro Ruben, definito «promotore
della legge» di Mastella.
Il lobbista.
Questo Reuben è presidente italiano (con accento spiccatamente israeliano)
della Anti-Defamation League (ADL), l'organismo creato dal B'nai Bh'rith, la
massoneria riservata agli ebrei.
Ad insediare Ruben in Italia è stato Abraham Foxman, il capo dell'ADL
americano.
Lo stesso che nel gennaio 2005 ingiunse al Vaticano di bloccare il processo
di beatificazione di Pio XII; e ciò sulla base di un «documento» datato 1946
in cui apparentemente Pio XII ordinava di non consegnare alle famiglie i
bambini ebrei, rifugiati presso cattolici, se fossero stati battezzati.
Il documento era stato rivelato da Il Corriere pochi giorni prima.
Era scritto a macchina e non era firmato: palesemente un falso preparato ad
hoc, una specialità della ADL - la quale avrebbe molto da insegnare a
qualunque negazionista in fatto di menzogne.
Il Vaticano ha ceduto, e anche questo è inevitabile.
Il B'nai B'hrit aveva mandato al Concilio osservatori che riuscirono a far
abolire la preghiera per la conversione degli ebrei.
Nasceva la «sola religione rimasta», quella a cui ormai tutti siamo
obbligati a credere. E a prestare culto con atti esterni.
Ruben, con lo spiccato accento israeliano, ha detto che la «libertà di
pensiero è sacrosanta» ma che il negazionismo va vietato «perché chi nega
l'olocausto ha in realtà altri scopi».
Con ciò, ha dichiarato il vero scopo.
La legge-Mastella sarà usata per soffocare le voci critiche sui crimini
d'Israele; e via via, l'attacco alla libertà di pensare sarà esteso ad
libitum, secondo il volere del potere.
Inevitabile: Mastella non sa che farsene della libertà di pensiero e di
ricerca, essendo il pensiero a lui estraneo, e i suoi delitti tutti volti al
concreto.
Non può nemmeno sapere che così ha sancito la nascita del primo
«psico-reato», profetizzato da Orwell.
Ora seguirà la psico-polizia, su indicazione di Ruben.
Tutto ciò è inevitabile, e protestare è inutile.
La sola difesa, per il momento, è tacere sull'olocausto.
Non parlarne mai, né per affermarlo né per negarlo.
Non c'è difesa possibile per chi lo nega - la legge è stata fatta appunto
per impedire di portare prove eventualmente contrarie alla versione
ufficiale - e il silenzio è la sola difesa.
La psico-polizia farà domande: credi all'olocausto?
Non si deve rispondere né sì né no.
La psicopolizia vuole spiare i nostri pensieri, nemmeno l'agnosticismo sarà
ammesso.
Tutto ciò è inevitabile.
Tale è il dominio di un popolo che ogni anno, allo Yom Kippur, ripete la
cosiddetta preghiera detta «Kol Nidrè».
Essa suona così: «Tutti i voti, gli impegni, i giuramenti e gli anatemi che
siano chiamati 'konam', 'konas', o con qualsiasi altro nome, che potremmo
aver pronunziato o per i quali potremmo esserci impegnati siano cancellati,
da questo giorno di pentimento sino al prossimo».
Con questa «preghiera», questo popolo si libera in anticipo da ogni impegno
e voto, si dà il diritto di violare ogni giuramento che pronuncerà nel corso
dell'anno prossimo.
Dunque, si dà il diritto di mentire e tradire; si consente e si assolve da
ogni slealtà e falsità, si scioglie da ogni promessa fatta a non-ebrei, e
dal tener fede ad ogni contratto.
In anticipo.
Mastella può recitare il Kol Nidrè con gusto e profitto: sembra fatto
apposta per lui, talmudista sans le savoir, e per il suo partitino della
disonestà come fine unico e proclamato.
E' questa la nuova legge sotto cui dobbiamo vivere.
Loro possono mentire anche sull'olocausto.
Mentire su tutto.

A noi non resta che parlare - finchè si può - del loro «oggi», di quel che
fanno ai bambini palestinesi, dell'oppressione e della morte che danno alla
gente sotto il loro dominio, dell'uranio che hanno sparso in Libano, dei
loro attentati false-flag; non mancano gli argomenti, ce ne offrono molti
ogni giorno, con le loro atrocità, manovre occulte, volontà omicida.
E' l'attualità che deve interessarci, visto che la storia ci è vietata, e la
«memoria» è imposta.
Finchè si può, s'intende.
Il Padre della Menzogna ha esteso il suo potere, e i figli della menzogna
sono all'opera, insonni.

Maurizio Blondet

14 gennaio 2007

Il capitalismo predatorio


Il business in forte aumento delle carte di credito è una delle industrie più lucrose e distruttive che siano mai emerse dall'inventiva mente capitalista. Citibank sta raccogliendo più denaro di Microsoft e Wal-Mart. Profitti osceni vengono realizzati senza sollevare un dito per compiere alcun lavoro fisico. Nel 2004 una singola compagnia di credito—la MBNA --ha realizzato una volta e mezzo i profitti del gigante del fast-food McDonald’s. Raccogliere i debiti fatti con le carte di credito è un business estremamente lucroso.

La moderna industria delle carte di credito, nata in South Dakota, ha iniziato a realizzare profitti osceni grazie alla deregolamentazione. La corte suprema ha anche giocato un ruolo fondamentale nel far espandere i profitti dell'industria bancaria sollevando i limiti al totale dei pagamenti addizionali che le compagnie di credito possono imporre ai loro clienti. Ora non c'è limite. La deregolamentazione ha avuto come risultato il sistematico furto ai danni dei consumatori tramite pratiche che possono essere solo descritte come intenzionalmente predatorie.

E’ stato da più parti stimato che quest'anno i debiti fatti con le carte di credito saranno responsabili del 26% delle vendite al dettaglio fatte nel periodo tra il giorno del Ringraziamento e le vacanze di Natale, un aumento del 3% rispetto al 2005. Il periodo di shopping più affollato dell'anno non è, come spesso riportato, nel giorno di Black Friday è compreso tra l'11 e il 17 di dicembre. Durante questo intervallo gli americani spenderanno probabilmente $ 34 miliardi in acquisti fatti con le carte di credito; e il totale sarà quasi di $ 86 miliardi per il periodo tra il giorno del Ringraziamento e Natale. Ulteriori miliardi saranno spesi con le carte di credito emesse dai negozi stessi. In totale, per queste vacanze, gli americani accumuleranno $ 135 miliardi in debiti fatti con le carte di credito.

Ad oggi il volume dei soldi spesi con le carte di credito è dell'11% maggiore rispetto all'anno scorso. La National Retail Federation ha stimato che più di $ 454 miliardi saranno spesi dei consumatori americani durante le vacanze quest'anno, comprendendo gli acquisti in contanti. Ciò rappresenta un incremento del 5% rispetto all'anno precedente, mentre VISA USA stima che le vendite per la stagione vacanziera 2006 aumenteranno del 7,5%. Questi numeri sono veramente stupefacenti e non vengono facilmente compresi.

Pagando solo il minimo mensile, come fanno molte famiglie non ricche, possono essere necessari più di trent'anni per pagare un vestito o un elettrodomestico acquistato nel supermercato locale. Ciò lo rende un regalo piuttosto dispendioso, e ogni anno ulteriore debito viene accumulato sul vecchio, rendendo difficile se non impossibile uscirne. Ma questa è la vera idea che sta dietro al capitalismo predatorio. I membri dell'industria definiscono ‘usausti’ la piccola percentuale di proprietari di carte di credito che non portano un saldo mensile. Trappole per i consumatori vengono pensate in modo da garantire che chi usa le carte di credito sia in ritardo con i pagamenti o ecceda i limiti di credito.

Quando chi usa le carte di credito è in ritardo con i pagamenti, come viene facilmente predetto dei complessi algoritmi usati da chi emette le carte, i tassi di interesse salgono drammaticamente e ulteriori pagamenti vengono aggiunti al conto mensile. Milioni di utilizzatori delle carte spendono gran parte del loro stipendio per pagare costi esorbitanti senza che il loro saldo diminuisca, o solo con una minima riduzione. I banchieri stanno raccogliendo miliardi, mentre le famiglie della classe lavoratrice stanno diventando schiavi indebitati dei capitalisti predatori dell'industria delle carte di credito. Ciò è stato reso possibile con la benedizione del Congresso che operava sotto l'influenza dei lobbisti delle corporation che infestano Capitol Hill come vermi in un cadavere.

Le leggi sulla bancarotta che un tempo fornivano ai lavoratori una strada per uscire dal debito non sono più disponibili come via di fuga. Si dovrebbe notare, però, che i tribunali per la bancarotta sono ancora aperti alle corporation e forniscono loro sollievo dai debiti ed una possibilità di iniziare una nuova vita.

Perciò i ladri delle banche continueranno a rapinare le famiglie dei lavoratori sino a che non sarà la morte a sottrargliele. E poi il carico del debito verrà passato ai parenti più stretti. Oltre che una gallina dalle uova d'oro costruita per sottrarre alla gente gli stipendi da loro duramente guadagnati, il debito fatto con le carte di credito è anche un modo per controllare i debitori e mantenerli in riga; ed è un grande fronte di battaglia per la guerra di classe che infuria nel continente.

Come il pollo modificato geneticamente per avere un petto di grandezza abnorme, il consumatore americano viene alimentato per consumare e per essere mangiato dai capitalisti predatori. I consumatori vengono sedotti da campagne pubblicitarie che li alimentano col bisogno di consumare, senza badare a quanto ciò sia distruttivo per se stessi o per il pianeta.

Gli accordi per le carte di credito sono così complessi e deliberatamente fuorvianti che pochi consumatori, se non addirittura avvocati, possono completamente comprenderli; e sono cosparsi di trappole nascoste e trabocchetti che garantiscono una vita intera di debito.

Dalle statistiche precedentemente citate dovrebbe essere chiaro che la gente è nuda e vulnerabile di fronte ai predatori capitalisti e alle loro truppe nel governo. Enormi debiti personali sono un ennesimo esempio di un sistema guidato dal profitto che non funziona per il bene dei lavoratori di questa nazione. La fiducia che dovrebbe fiorire tra la gente il governo non esiste più, e la maggioranza dei cittadini viene lasciata senza rappresentanza. Il capitalismo predatorio crea un'enorme ricchezza per pochi privilegiati sfruttando i lavoratori che cercano di sopravvivere con pochi o nessun beneficio, e facendo diversi lavori, ciascuno che fornisce uno stipendio insufficiente per vivere.

Praticamente tutte le istituzioni finanziarie di questo paese, compresa la Federal Reserve, sono aizzate contro le famiglie della classe lavoratrice. Il Congresso lavora per il grande business piuttosto che per i lavoratori, come evidenziato dalle decisioni politiche e dalle votazioni. Dobbiamo avere chiaro da che parte essi stanno.

Metodi sempre più creativi per derubare la gente vengono ideati nei consigli di amministrazione di tutta America e prontamente resi legge dal Congresso. Milioni di lavoratori si trovano perciò sepolti da valanghe di debiti da cui non potranno mai scappare. I debitori sono una gallina dalle uova d'oro per le industrie delle carte di credito e delle banche. Alla fine ci verrà chiesto di lavorare sino alla morte, mentre i nostri creditori e il Congresso lavorano in accordo per dissanguarci e ingozzarsi della nostra fatica e della nostra sofferenza.

La scarsa considerazione in cui i lavoratori sono tenuti in America dalla plutocrazia al governo sottolinea il fatto che non c’è nessuno che badi ai nostri interessi. Ma dobbiamo ricordarci invece che noi siamo il 95% della popolazione. La nostra bassa posizione economica fa si che rimarremo sempre ai gradini più bassi, o sopravvivendo o morendo sulle briciole che cadono dalla tavola dei ricchi e che garantiscono la nostra perpetua schiavitù nei loro confronti. Ciò dimostra anche la necessità di organizzarci come classe e sollevarci assieme contro i predatori delle corporation che ci dissanguano privandoci della vita, della libertà, e del diritto a cercare la felicità.

09 gennaio 2007

6.000.000 di morti, un Olocausto è storia vera o verosimile?


Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. (goebbels)
Quando noi sentiamo i giornali e le televisioni parlare di 6.000.000 di
Ebrei uccisi nei campi di sterminio non ci viene mai indicata la fonte di
questa cifra. Ebbene la fonte é solo una ed é l'Enciclopedia Ebraica dove il
totale e di 5.820.960. Adesso, io sicuramente non sono uno storico, ma mi
hanno sempre insegnato che bisogna diffidare delle cifre che vengono fornite
da una delle due parti coinvolte, e che per lo meno più di una fonte deve
essere citata. La cifra di 6 000 000 dopo essere stata ripetuta per Milioni
di volte nei giornali, televisioni e film di Hollywood é diventata
ufficiale. Questo nonostante, gia alla fine della guerra, si fosse in
possesso di statistiche accurate sul numero degli Ebrei prima e dopo la
guerra, e dei loro movimenti migratori fuori dall'Europa, verso l'America la
Palestina e la Russia.
Secondo l'Appendice N°VII, "Statistiche sull'Affiliazione Religiosa", del
libro del Senato Americano "A Report of the Committee on the Judiciary of
the United States Senate" del 1950, il numero di Ebrei nel mondo in
quell'anno era di 15,713,638 (vedi foto a lato). La stessa fonte nel 1940
riporta il numero di Ebrei nel mondo a 15,319,359. Se lo studio statistico
del governo Americano é corretto la popolazione Ebraica non diminuì durante
la guerra, ma subì un piccolo incremento.
Se in 3/4 anni i tedeschi avessero fatto sparire 6 milioni di ebrei, si
potrebbe concludere che c'è stato un olocausto. Ma da dove proviene la cifra
di 6 milioni? Questa cifra ci viene presentata come derivante da studi
scientifici. In realtà è stata introdotta per la prima volta al Tribunale di
Norimberga, da Höttl, che non aveva veste di testimone, presentata in una
sua deposizione scritta, ma non davanti ai giudici. Höttl racconta che
Eichmann avrebbe detto d'essere saltato di gioia apprendendo che 6 milioni
di ebrei erano stati liquidati.
La testimonianza di Höttl fu accettata dalla corte senza che la difesa
potesse esaminare il teste. Höttl nonstante fosse stato un membro delle SS
che si macchio di crimini dopo la sua confessione fu rilasciato e comincio a
lavorare come agente per la CIA. Nel 2001 la CIA rese pubblica la cartella
su Höttl (scritto anche Hoettl) intitolata, "Analysis of the Name File of
Wilhelm Hoettl" di circa 600 pagine. Nel documento Höttl viene descritto
come una fonte poco attendibile che regolarmente fabbricava informazioni per
chiunque lo avrebbero pagato. Nelle parole di uno dei ricercatore della CIA:
«Hoettl's name file is approximately 600 pages, one of the largest of those
released to the public so far. The size of the file owes to Hoettl's postwar
career as a peddler of intelligence, good and bad, to anyone who would pay
him. Reports link Hoettl to twelve different intelligence services,
including the U.S., Yugoslav, Austrian, Israeli, Romanian, Vatican, Swiss,
French, West German, Russian, Hungarian and British.»
Dalla cartella della CIA emerge anche l`interessante fatto che Höttl poco
dopo il suo arresto nel maggio 1945 cominciò subito a lavorare per il U.S.
Office of Strategic Services (OSS) predecessore della CIA e che fu allora,
quando lavorava per l`OSS, che "confessò" la cifra di sei milioni. Nel
profilo della CIA su Höttl dopo il suo arresto egli viene descritto:
«Upon his arrest, Hoettl played to the interests of his captors ...»
La prima apparizione della cifra di "sei milioni di morti" avviene
nel`Ottobre del 1919 sulla rivista Ebraica di New York, The American Hebrew.
(clicca sull`immagine per leggere l`articolo)
Come se non bastasse la cifra dei Sei Milioni appare incredibilmente gia 25
anni prima! Nel 1919 un ex governatore dello stato di New York, Martin
Glynn, pubblico un`articolo intitolato, "The Crucifixion of Jews Must
Stop!," sul quotidiano ebraico americano, American Hebrew di New York, dove
egli ripetutamente parla "dell`imminete morte di sei milioni di ebrei in
europa" in quello che egli chiama un`"olocausto".
Nel 1983 un ricercatore, che si firma Walter Sanning, ha prodotto uno studio
statistico - "The dissolution of Eastern European Jewry" (La dissoluzione
dell'ebraismo est europeo) - sui trasferimenti delle popolazioni ebraiche
dell'Europa Orientale, ove precisa che una parte cospicua è emigrata,
durante la guerra e dopo, in Palestina, altri negli USA, in Cina, in Sud
America. Ad altri ebrei, fra quelli trasferiti all'est dai tedeschi, i
sovietici non consentirono di ritornare all'ovest. In conclusione, afferma
Sanning, gli ebrei che avrebbero potuto essere sterminati dai
nazionalsocialisti erano 3/400.000. Tutti gli altri ebrei si sa che non sono
morti, ma sopravvissuti alla guerra.
Di fronte alla serietà dello studio di Sanning, gli storici ebrei sono
costretti ad ammettere che non c'è stato sterminio, ma che vi sono comunque
stati massacri qua e là. Gli storici ebrei sanno che 6 milioni di morti è
una cifra, in quel contesto, impossibile (ciò è quanto sono costretti ad
ammettere nelle loro pubblicazioni che hanno diffusione ristretta, mentre al
grande pubblico le lobbies giornalistiche e televisive seguitano a propinare
la leggenda dei 6 milioni).
D'altronde in Das jüdische Paradox (Europaische Verlagsantstalt, 1976, p.
263), Nahum Goldmann, che fu per parecchi anni presidente del Congresso
mondiale ebraico, scrive questo:
«Ma nel 1945 c'erano circa 600.000 ebrei sopravvissuti nei campi di
concentramento che nessun paese voleva accogliere».
Se i nazisti avessero voluto sterminare gli ebrei, come mai 600.000 di essi
hanno potuto sopravvivere ai campi tedeschi? Fra la conferenza di Wannsee,
nella quale si dice sia stato deciso lo sterminio, e la fine della guerra,
itedeschi avevano avuto tre anni e tre mesi per compiere la loro opera.
Franco Deana

08 gennaio 2007

Promotori finanziari: una triste verità



Sono ormai da svariati anni che mi batto per portare a conoscenza dei risparmiatori la triste verità sul settore bancario e sulle reti di promozione finanziaria.
I recenti crack finanziari, con i relativi processi tuttora pendenti, non fanno altro che confermare, ancora una volta, quanto questi soggetti portino i loro clienti a compiere operazioni in pieno conflitto di interessi e a sottoscrivere prodotti troppo onerosi e sottoperformanti.
Questa figura professionale nasce circa quindici anni fa, con la legge 191 che istituiva le SIM (società d’intermediazione finanziaria) e, di fatto, non faceva altro che rendere il mercato della gestione del risparmio un autentico monopolio per i gruppi bancari.

Da questa riforma nasce il promotore finanziario: una figura il cui compito solleva non poche perplessità sui meccanismi d’efficienza e trasparenza con cui dovrebbero essere gestiti i risparmi e gli investimenti delle persone che si appoggiano al suo operato.
Tanto per iniziare, dovete sapere che il promotore finanziario è legato, attraverso un monomandato di rappresentanza, alla sua banca o sim, con la quale s’impegna a non promuovere o distribuire i prodotti di altri concorrenti. Il promotore percepisce la sua remunerazione sul volume dei prodotti che riesce a collocare tra il pubblico risparmiatore e viene pagato dalla stessa banca.

Già qui, possiamo fare una prima osservazione per comprendere la loro remunerazione: i prodotti che promuovono non hanno lo stesso tasso di provvigione, di solito, i più rischiosi per voi sono i più remunerativi per loro ( per esempio, i fondi azionari high tech).
Il conflitto d’interessi è sin troppo evidente: chi vi assicura che il vostro promotore non vi faccia sottoscrivere quel tipo di prodotto che magari a lui genera il massimo di retrocessione provvigionale? Nel dubbio, meglio starne fuori.

Come se questo non bastasse, immaginate che il vostro promotore sia un soggetto dinamico, preparato (ne ho conosciuti solo due sino ad ora) e sapiente conoscitore dell’andamento dei mercati, pur tuttavia, se fosse a conoscenza di un prodotto o forma di investimento particolarmente interessante, offerto magari da un concorrente, non potrebbe proporvelo. Eventualmente, se la sua etica professionale fosse significativamente ineccepibile, vi potrebbe indirizzare da un promotore a lui concorrente (in quanto appartenente ad un’altra rete di promozione e/o banca), ma con il rischio di perdervi definitivamente come cliente investitore, nel qual caso voi decideste di migrare tutte le vostre disponibilità su quella stessa banca. Farebbe bella figura, ma perderebbe un cliente.

Non dimenticate, a questo punto, le spiegazioni che devono dare gli stessi promotori alle direzioni d’area, quando perdono un cliente per interruzione del rapporto e/o migrazione verso un concorrente.
Nella maggior parte dei casi, invece, ho visto tutto il possibile per screditare l’avversario o il concorrente, arrivando a dire che di quella banca non c’è da fidarsi, che in passato i rendimenti erano stati mediocri, che il suo personale è incompetente e così via.

Recentemente ho potuto constatare di persona tutto questo proprio dal personale di sportello di alcune banche del mio territorio, le quali, in seguito alle mie recenti conferenze, in cui rappresentavo la convenienza di un noto conto di liquidità (di un gruppo bancario europeo), queste stesse, vedendo come molti loro correntisti volevano aderirvi, iniziarono a denigrarlo, affermando che non bisogna fidarsi, che la tale banca poteva fallire, che il tasso di rendimento non era poi così elevato e che loro avevano un prodotto migliore, meno rischioso e così via.

Tutto questo perché subirono un forte drenaggio di liquidità a scapito dei loro prodotti: mi piacerebbe farvi i nomi e cognomi di queste persone, ma, come al solito, rischierei una querela ed un mega-risarcimento di danni. Che ci volete fare: siamo in Italia.
Come se non bastasse, il promotore risulta essere anche un professionista la cui opera di consulenza non è indipendente, in quanto anche qui, come per il settore bancario, se la direzione di area della sua rete di promozione ha deciso che per il prossimo trimestre si deve raggiungere un determinato budget di raccolta su un nuovo prodotto da poco emesso, state certi che il vostro promotore vi telefonerà, dicendovi che dovete switchare dal vecchio prodotto, che vi aveva fatto sottoscrivere alcuni mesi fa, per entrare in quello nuovo fresco fresco che sta per uscire. Alla faccia dell’indipendenza e della trasparenza. Con molta probabilità, sarà un prodotto che contempla una commissione d’ingresso per la sua sottoscrizione.

Vi siete mai fermati a pensare a cosa servono le commissioni d’ingresso? Ve lo dico io: a pagare il vostro promotore. Eh sì, perché, quando investite 100.000 euro su un fondo azionario e vi dicono che per entrare su questo fondo dovete pagare una commissione pari al 2-4-5%, quel denaro serve per pagare anche lo stesso promotore !
Accidenti che servizio brillante, pagate per non avere nulla in cambio, anzi, per la verità, pagate per avere una persona che, con il vostro denaro, farà il possibile per massimizzare il proprio tornaconto (raramente coincide anche con il vostro, per non dire quasi mai).

Perciò, come dico sempre durante i miei show finanziari, chi è desideroso di continuare a sodomizzarsi con questo sistema, ne ha piene facoltà.
Quanto sopra potrebbe essere esteso anche al sistema bancario italiano: il vero cancro terminale del nostro paese. Tuttavia p rima di procedere alla rappresentazione dello stato del mercato bancario italiano, di fatto monopolizzato da quattro grandi gruppi, nati si e no da qualche anno in seguito a forzati meccanismi di accorpamento e concentrazione, ritengo opportuno schematizzare la situazione sul mercato statunitense, forse il più brillante al mondo da questo punto di vista.

Dopo il crack del 29, che portò al fallimento centinaia di banche private ed al collasso del sistema creditizio, il legislatore americano, sotto le vesti di Franklin Delano Roosevelt, all’interno del piano per rilanciare gli investimenti industriali e non, il famoso New Deal, fece varare il “Glass Steagall Act”, dal nome dei deputati che al Congresso proposero la legge.
Questa disposizione legislativa, concepita più di 75 anni fa, rappresenta, senza alcun dubbio, il più efficiente sistema per salvaguardare il denaro in tutte le sue forme ed usi, tutelando i suoi aventi diritto, sia essi risparmiatori che investitori.

Il Glass Steagall Act impone una netta ed inviolabile separazione tra due tipologie di banche: quelle di prestito e quelle d’investimento.
Ciò significa che la banca, una volta deciso di strutturare, distribuire e promuovere prodotti e formule per investire i risparmi, può fare solo ed esclusivamente quello. Lo stesso accade per la banca di credito commerciale, la quale può generare la sua redditività solo attraverso la remunerazione sul prestito del denaro.

Non entro nei meriti tecnici o giuridici della legge, immaginate che vi abbia sintetizzato al massimo la ratio che sta dietro a questa legge: innanzitutto creare soggetti fortemente specializzati, quasi di nicchia, con competenze molto dedicate.
In Italia invece che cosa avviene: abbiamo banche che vi possono vendere, come se fossero un grande discount ricco di merce di seconda qualità, polizze vita, assicurazioni auto, conti correnti, prestiti per cassa, piani di accumulo, telefoni cellulari in promozione e a rate, certificati di deposito, quote di fondi da loro stesse creati e altre forme succedanee di investimento generico o in qualche modo personalizzato.

Così facendo, abbiamo un soggetto autorizzato a vendere quasi tutto, con il solo scopo di generare una proliferazione di commissioni ad ogni richiesta di servizio dell’investitore.
Qui sta il problema principale del sistema bancario italiano, ovvero che ogni banca, presa nella sua genericità, per creare la propria redditività, punta sulle cosiddette aree di ricavo per prestazione di servizio: questo significa che il suo scopo è quello di chiedervi il massimo, per darvi un servizio che negli altri paesi europei e statunitensi si considera scontato all’interno del rapporto di conto corrente.

Quindi un bonifico vi può costare anche 5 euro, un invio di estratto conto 3 euro, una richiesta di elenco movimenti altri 3 euro, una telefonata che vi fanno per avvisarvi su una nuova emissione 2 euro e così via. Tutto questo crea a loro una redditività certa impressionante, priva tuttavia di rischio bancario, non male quindi come rapporto rischio/beneficio.
Mentre quando andate a chiedere un prestito o rinegoziate un vecchio fido, passano voi, vostra moglie e i vostri genitori ai raggi x, oppure vi chiedono in garanzia 100 per prestarvi 50: negli USA, invece, le banche finanziano sulla base di ipotesi di redditività e business plans, piuttosto che di sole garanzie.

Non mi esprimo sul personale che lavora in banca (anche se qualcuno fa eccezione) il cui grado di competenza e di efficienza è diretta conseguenza di quanto rappresentato sopra, in quanto, se nascono e si evolvono banche prive di una propria specializzazione, capite serenamente che il personale che vi lavora non deve avere chissà quali competenze e/o capacità per lavorarvi.
Anzi, nella maggior parte dei casi, trovate innanzi agli sportelli persone frustrate, impantanate in un lavoro che non ha futuro, destinate per anni a contare il denaro e gli assegni, oppure a passare carte su carte tra lo sportello e la direzione amministrativa.

Come se non bastasse, questo li demotiva ancora di più: pertanto scordatevi di trovare quello che conosce la vera evoluzione e l’andamento dei mercati azionari e ve li sa commentare, anche perché, se lo sapesse fare e vorrebbe consigliare come posizionarvi sul mercato in maniera efficiente, non lo potrebbe fare. Già, non lo potrebbe fare, in quanto, dall’alto, gli vengono imposti dei budget commerciali circa la vendita di questo o quel prodotto, da poco ideato dalla stessa banca per la quale lavora.
Ecco perché non vi dovete fidare di quello che vi propongono: primo, perché innanzi a voi ci sta una persona che del mercato e delle sue opportunità non sa quasi nulla; secondo, perché quello che vi presenta, o vi spinge ad acquistare, deve prima portare ricchezza alla stessa banca. Riprova di questo sono stati i disastrosi collocamenti delle obbligazioni Cirio e Parmalat, assieme a tanti altri prodotti porcheria, grazie a cui le banche hanno trasformato il credito, che vantavano nei confronti di questi due gruppi industriali, in prestiti obbligazionari da piazzare come super opportunità da non farsi sfuggire al pensionato mammalucco di turno. Chi pensa di recuperare qualcosa da questi collocamenti rimarrà ulteriormente deluso.

Eugenio Benetazzo

02 gennaio 2007

Bond: Titoli di Stato quando servono

La magia del Natale non poteva essere tale senza la simpatica apparizione su Italia-Uno del mago-prestigiatore David Copperfield. Qualche noioso dirà che non si dice "prestigiatore", ma bensì "prestidigitatore". Voi fate finta di niente e proseguite.
Perché di magie ce ne sono tante, da dire. E di vecchi tromboni ammuffiti ne abbiamo già abbastanza, non credete? Allora, David è un mago che ha fatto sparire tante cose.
Tipo: la statua della Libertà. A noi servirebbe questo mago per far sparire la truffa del debito pubblico, no? Ma il mago si è innamorato, e per solidarietà anche lo scrivente ha fatto qualcosa di simile. In questo inverno con un sole bellissimo, non si può non innamorarsi. Copperfield ha fatto sparire di tutto, ma non ha mai fatto sparire un processo. Questi americani sono dei dilettanti: qua in Italia è sparito un processo dalla Procura di Roma solo perché alla fine volevano interrogare il capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Il Prefetto De Gennaro. Come già avevo scritto: nessuno è prefetto!
Questa carica borbonica non ha niente a che vedere con la democrazia, in cui uno si elegge, più o meno liberamente, i suoi carnefici. Ma qui dobbiamo spiegare, almeno per simpatia verso certi periti imperiti, che la Costituzione è stata varata ben prima della Corte Costituzionale. Cioè, che la Corte l'hanno fatta ben dopo per fare un sacco di troiai prima, per non essere giudicati. Gli alti traditori. Cugini dei cugini, tutti sardi.
Non c'è peggior sardo di chi non vuol sentire.
No, aspetta: c'è il sardo paraculo che dà le dimissioni da traditore a vita, perché comunque gli rimane una carica, quella di suonatore...
Capito mi hai?
Ma torniamo a Bond. Ultimamente è uscito che Ian Fleming, lo scrittore dei romanzi di James Bond, era stato *davvero* un agente dei servizi anglosuonati. Aveva - come dire - detto la verità burlando. Ti ricordi la sua segretaria? Moneypenny? In italiano vuol dire: moneta-spiccioli. In italiano vuol dire che Fleming aveva cercato di avvisarci che i servizi sono schiavi dei banchieri mannari, già dagli anni '60 del secolo scorso.

In realtà, siccome anche qui in Italia ci riusciamo a fare le ricerche quando vogliamo, si scopre che i servizi li ha addirittura fondati - quelli moderni - la Banca d'Inghilterra nel 1694.
Lo scemo che ci avevano messo a fare il governatore - allora - era un pazzo scatenato di nome Isaac Newton. Lo misero lì perché, quando si era messo a fare il professore di università, gli studenti dopo la prima lezione non tornarono più. Ma lui continuò per sei mesi a fare lezione ad una classe completamente vuota. Capisci? Una specie del progenitore di Mario Draghi.
Come si dice, quando i servizi non bastano, si sono inventati i Bond. Lo stato falsario corrotto, d'accordo con la cosca dei guardiani del bidone vuoto del capitalismo esoterico, del capitalismo satanico (anche i satanisti ormai si sono disgustati), ha preso la corte della monarchia e li ha fatti assumere nei ruoli chiave del potere della mistificazione monetaria.
Per questo ci sono ottomila traditori della patria assunti come "dipendenti della banca d'italia". Pensa te! Non c'è la banca, e non c'è più nemmeno l'italia.
Non c'è mai stata la banca d'italia: all'inizio la chiamarono Banca Nazionale, e cominciarono subito a falsificare le banconote. Ne stampavano quattro volte di più rispetto all'oro che avevano in cassa.
Idea di Cavour, che morì esattamente l'anno dopo che si era inventata questa mega-sòla: nel 1862.
Come a dire: il diavolo fa le pentole...
Ma a noi italiani romantici non ci è bastato: abbiamo voluto fare presidenti della Repubblica ben due marpioni ex-governatori della banca centrale... Einaudi e Carletto.
L'ultimo presidente lo abbiamo scelto con questo criterio, Napolitano: doveva essere l'ex ministro dell'Interno che aveva coperto la vergogna della morte dell'ex agente speciale Donatoni. Coperta di sangue, quella vergogna. Ammazzato per sbaglio dai colleghi, comunque, trovandosi facendo, i nostri solerti agenti ne hanno fatti fuori altri quattro, giusto per far rimanere la notizia in Europa.
L'Italia è governata dai maiali più uguali, ogni tanto qualcuno ha un rigetto. Per esempio: Andreotti. Ha detto: non voto questa finanziaria da supermarket. La notizia è affogata nell'ennesimo sciopero falso degli scribacchini del Corriere della Serva, l'Italia, serva del signoraggio.
Come a dire: se fai le cose giuste non ti caca nessuno, nel paese delle banane raddrizzate abilmente dalle sigle fasulle di servizi che non sono altro che una polizia politica. Una? Molte più di una. Qui hanno anche arrestato il mago dei puffi, Garganella, per "calunnia". Ma gli alti traditori a vita sono sempre lì, e ogni anno si aumentano lo stipendio. Secondo me, ve lo meritate proprio, se non vi ribellate.
Vogliamo uscire da questa geopolitica italiana? Andiamo negli USA. Allora, Bond. Gli americani vaccari sono molto furbi: nella seconda guerra mondiale cominciarono a stampare dollari che avevano il sigillo GIALLO. Per spacciare quelle banconote nel Nord-Africa. L'idea era: se perdiamo la guerra, diciamo che sono false.

Poi, ovviamente, da quando hanno cominciato a comprare i voti, in Italia nel 1946, le banconote non bastavano più. Si sono inventati di spacciare i "Bond", i buoni del Tesoro. Ora capite il titolo, bravi.
Come funziona la sòla dei Bond? Se sei bravo, sono veri. Se diventi cattivo, oppure muori, col cavolo che te li rimborsiamo. Vedi la storia della vedova di Marcos, ex capo delle Filippine.
Quindi, maliziosamente, inutilmente, Ian fleming aveva cercato di avvisarci per tempo. Ma non è servito. Tanto è vero che nella storia dei titolo falsi qui in Italia ci cascò pure Martelli, episodio ben presto messo a tacere. Ma come diceva il cantante francese Brassens: (dei misteri) "se la gente vuole - la mia voce narra, sennò io le rimetto - nella mia chitarra...".

Marco Saba

01 gennaio 2007

Gold Annunaki

under construction

L'Oro Dei Annunaki


Zacharia Sitchin, sulla base delle tavolette sumeriche Enuma Elisch, Oxford, Ashmolean Museum, docente universitario ed esperto di lingue semitiche, sostiene ormai da anni che alcune tavolette sumere descrivono la storia di una antica colonizzazione della Terra ad opera di visitatori extraterrestri chiamati Nephilim.
450000 Su Nibiru, un membro lontano del nostro sistema solare, la vita va lentamente estinguendosi a causa dell’erosione dell’atmosfera del pianeta. Deposto da Anu, il sovrano Alalu fugge a bordo di una navetta spaziale e trova rifugio sulla Terra. Qui scopre che sulla Terra si trova l’oro, che si può utilizzare per proteggere l’atmosfera di Nibiru.
445000 Guidati da Enki, figlio di Anu, gli Annunaki (gli alieni del pianeta Nibiru, i biblici “nefelim” che Sitchin chiama col loro nome sumerico, probabilmente discendenti dai Pleiadiani di Meier NDR) arrivano sulla Terra, fondano Eridu – la Stazione Terra I – per estrarre l’oro dalle acque del Golfo Persico.
430000 Il clima della Terra si fa più mite. Altri Annunaki arrivano sulla Terra, e tra loro Ninharsag, sorellastra di Enki e capo ufficiale medico.
416000 Poiché la produzione d’oro scarseggia, Anu arriva sulla Terra con Enlil, il suo erede. Viene deciso di estrarre l’oro vitale attraverso scavi minerari nell’Africa meridionale. Le nomine avvengono per estrazione: Enlil conquista il comando della missione sulla Terra, Enki viene relegato in Africa.
Gli abitanti di Nibiru erano, guarda caso, divisi in due categorie: gli spirituali (ma dispotici) Nephilim, probabilmente biondi e gli Annunaki "dai capelli scuri", a cui toccavano i lavori più ingrati, nella fattispecie scendere sulla Terra ed estrarre dei minerali preziosi necessari alla loro tecnologia. A capo della spedizione sulla Terra vi è il dio Enki (chiamato anche Ea), mentre sul pianeta Nibiru regnava il "dio del cielo" Enlil. Dopo un po’ gli Annunaki, stanchi dei lavori massacranti, si ribellano, dando luogo ad un’autentica battaglia con i Nephilim.

Dopo un lunghissimo tempo gli Anunnaki, stanchi di continuare il pesante e gravoso incarico, decisero di elaborare una soluzione alternativa e grazie alle loro avanzate conoscenze scientifiche, 300.000 anni fa effettuarono un esperimento. Al fine di creare una razza di lavoratori, decisero di manipolare geneticamente, innestandovi il proprio DNA, una specie di ominidi allora presenti in quell'area. Tale progetto fu realizzato in collaborazione con la sposa di Enki: Ninhursag (chiamata significativamente la "Dea Madre" o la "Signora che dà la vita") che ritirandosi nella camera delle creazioni dopo vari tentativi mostrò tra le sue mani la nuova creatura; era stato generato l'Homo Sapiens. Sia come sia, alla fine l’ingegneria genetica Nephilim/Annunaki ebbe successo e nacque Adamo. O meglio "Adam", una creatura ermafrodita che poi verrà scissa in maschio e femmina. Le sue fattezze sono perfette, inequivocabilmente umane. E i "Servi del Signore" iniziano la loro vita di duro lavoro nelle miniere e anche altrove. Tutti sono soddisfatti, Nephilim e Annunaki. Gli uomini un po’ meno. Enki, non più vincolato al suo compito di "capo cantiere minerario" inizia a dedicarsi allo sfruttamento delle risorse ittiche e in breve i Sumeri, invece che come divinità sotterranea e delle ricchezze nascoste, lo idolatrano quale dio del Mare.
Al principio questo "novello schiavo" venne utilizzato nella "terra delle miniere" (in Africa), ma ben presto si richiese la sua presenza anche a Sumer. L'uomo, creato in serie dagli Anunnaki, come tutti gli ibridi, non era in grado di procreare fino a quando, ad un certo punto della storia, Enki decise di dargli questa opportunità senza l'approvazione dei suoi superiori, suscitando notevole scalpore. In questo sigillo viene rappresentata l'epica della creazione dell'uomo secondo la mitologia sumera. Trascorsero gli anni e avvenne, come recita la Bibbia: "Che i figli degli Dei videro le figlie dei terrestri e presero per mogli quelle che piacquero loro più di tutte". Enlil non apprezzò tale iniziativa e decise di sfruttare un evento di sua conoscenza per eliminare l'umanità.

Il Diluvio e la rinascita della civiltà

Gli Anunnaki sapevano che, entro un breve periodo, sulla Terra si sarebbe verificata un'immane ed inevitabile catastrofe (avvenuta all'incirca 13.000 anni fa). Tale cataclisma sarebbe stato provocato dalla notevole forza gravitazionale esercitata dalla vicinanza di Nibiru alla Terra. Senza avvertire l'uomo, gli Dei partirono sulle loro navicelle e tornarono solo quando la furia degli elementi si placò. Ma Enki, da sempre simpatizzante dell'umanità, contravvenne alla decisione progettando di salvarla attraverso una "famiglia prescelta" ed informando del pericolo un uomo, ricordato nella Bibbia con il nome di Noé. La divinità decise di fornire le informazioni necessarie alla costruzione di "un'arca" dove venissero preservate le specie terrestri dall'imminente disastro. In seguito, quando le navicelle si posarono sul monte Ararat, grande fu la sorpresa di Enlil nel constatare che alcuni uomini erano sopravvissuti all'immane evento.

A quel punto, per intercessione di Enki, l'umanità fu finalmente accettata in pieno e gli Dei aprirono la Terra all'uomo. Poiché il diluvio aveva spazzato via le città, fu deciso di dare la possibilità ai terrestri di ricostruire una civiltà stabilendosi in tre zone: nella Valle del Nilo, nella bassa Mesopotamia e nella Valle dell'Indo. Una quarta area, definita sacra (termine che originariamente significava "dedicata, riservata") e alla quale l'uomo non poteva avvicinarsi senza autorizzazione, fu lasciata agli dei. Questa regione si chiamava Tilmun ("il luogo dei missili") e, come la traduzione letterale indica chiaramente, costituiva la nuova base spaziale, dopo che la precedente era stata cancellata dal diluvio. Numerose leggende narrano gli sforzi incessanti di alcuni valorosi per giungervi e trovare "l'albero della vita", capace di renderli immortali. Simili testimonianze costituiscono la nutrita documentazione tramandataci dai Sumeri.
Gli studiosi ipotizzano che, se anche non fosse un pianeta, Nibiru comunque potrebbe essere una nana bruna: una stella più piccola del Sole, incapace di emettere luce e collassata su se stessa dopo aver esaurito l'energia contenuta nel proprio nucleo. Ma, a parte quel poco che gli astronomi possono dirci su Nibiru, possiamo ancora una volta ricavare delle preziose notizie a riguardo dalle suddette tavole sumere, sforzandoci però di interpretarne i dati obiettivamente e non considerarle semplici miti. Nibiru, ci svelano i Sumeri, avrebbe una perfetta orbita ellittica che lo fa entrare ed uscire dal nostro sistema solare ogni 3.600 anni. Può quindi venire considerato, a buon diritto, appartenente al nostro sistema solare, sebbene risulti invisibile per lungo tempo. Orbiterebbe tra due soli (il nostro ed uno esterno) che ne costituirebbero i perigei. Quando Nibiru passa vicino al nostro pianeta, porterebbe degli scompensi tellurici,vista la sua alta potenza gravitazionale.

Tale affermazione non vuole essere allarmistica, tanto più che bisogna considerare la posizione della Terra durante questi passaggi: più si è vicini e più la possibilità di sommovimenti naturali si accentua. I Sumeri ci insegnano che il famoso Diluvio sarebbe stato provocato dall'approssimarsi di Nibiru alla Terra e che la nascita di tutte le grandi civiltà è sempre stata scandita dal metronomico lasso di tempo dei fatidici 3.600 anni. Questa osservazione risulta particolarmente interessante se notiamo che tutti i popoli antichi avrebbero appreso i fondamenti della loro cultura da "divinità celesti". Andrea Carusi, ricercatore dell'Istituto di Astrofisica Spaziale del CNR, sostiene che l'orbita retrograda del pianeta X ci invita a comprendere che esso non può essere stato generato con il Sole. Quindi, Nibiru dev'essere stato "catturato" nel nostro sistema solare in un secondo tempo. E, guarda caso, questo è proprio quanto sostengono i "miti" sumeri! Ma, chi fornì alla fiorente civiltà sumera dei dati astronomici così minuziosi da risultare ancora oggi esatti? La risposta, secondo Sitchin, è stata e sarà sempre la stessa: gli Dei o meglio, gli Anunnaki. Fin qui le ipotesi argomentate da reperti antichi, ma una domanda giunge spontanea :
Se veramente esistessero delle civiltà aliene più progredite, sotto il profilo tecnologico, rispetto a quella terrestre, queste avrebbero già invaso il pianeta”. Siamo così sicuri che per conquistare un pianeta sia necessaria un’invasione?
Non è forse più efficace un piano di lenta, ma pervasiva infiltrazione, rispetto ad una guerra guerreggiata? Come un virus attacca un organismo, insediandosi nella cellula ospite. Una tattica del genere si rivelerebbe molto più efficiente, perché il nemico sarebbe soggiogato con calma, in modo pressoché impercettibile, reso inoffensivo, quasi senza colpo ferire.
Penso che gli Annunaki od i loro discendenti dominino la Terra da tempo immemorabile, ma non tanto con le armi della coercizione quanto con l’astuzia. Una delle più scaltre invenzioni escogitate dagli Arconti fu la religione, intesa come culto dogmatico e narcotico per lo spirito, come instrumentum regni. Che poi tale religione coincida con l’adorazione di “dèi” assetati di sangue animale ed umano, come molti idoli medio-orientali o che, con un po’ di maquillage, sia stata resa un briciolo più degna ed appetibile e diffusa col nome di Ebraismo, “Cristianesimo”, Islam etc. poco importa. Sono sempre sistemi dottrinari assurdi e, in gran parte, falsi, ma di grandissima presa sulle masse ora blandite con la promessa di un paradiso ultraterreno, ora spaventate e controllate con la minaccia dell’inferno.E’ evidente che, per assoggettare l’umanità, non occorrono né un conflitto né un’imposizione violenta, essendo molto più utile la manipolazione delle coscienze. In questo modo si evitano le ribellioni e, anzi, si ottiene il consenso ed il sostegno degli schiavi che non sanno di esserlo.
Fin qui le ipotesi, secondo Tesla, sulla Terra vivono da millenni creature di un altro pianeta; infiltrate tra noi, controllerebbero eventi e persone per guidare secondo un piano preciso l'”evoluzione” dell'umanità. Si tratterebbe dei creatori della prima razza umana sul nostro pianeta. Lo scienziato serbo si convinse di ciò quando nel 1899, come rivelano i suoi diari, si trovava a Colorado Springs. Qui intercettò casualmente diverse comunicazioni di esseri extraterrestri che starebbero controllando di nascosto il genere umano, preparandolo molto lentamente ad un'eventuale dominazione, mediante un programma in atto.
L’Oro degli Annunaki
Tutto inizia con Dei alla ricerca dell’Oro per schermare le protezioni atmosferiche del loro pianeta. Ma, una volta sulla Terra se ne innamorarono e crearono gli schiavi per i loro interessi . Anzi, una volta creati gli schiavi "Che i figli degli Dei videro le figlie dei terrestri e le presero per mogli”.
E l'oro ... continua

29 gennaio 2007

Olocausto: questione superficiale?


In questo articolo Mastella fa la stessa figura del bambino viziato, il cameriere di interessi che vengono coperti da capricci inutili.
Nell'annuncio del suo disegno di legge contro il “negazionismo” in Italia, il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha dichiarato:
«Negare che quei fatti sono avvenuti significa che quello che è stato documentato è falso. E' quindi un'offesa alla memoria e alla storia».
Qui c'è già un errore essenziale che deriva dalla falsa assunzione che il revisionismo storico abbia una connotazione meramente “negativa”, donde, appunto, l'impiego da parte dei suoi detrattori del termine “negazionismo”.
In realtà il revisionismo storico afferma che presunti fatti sono stati falsamente documentati dagli storici olocaustici. E lo dimostra sul piano storico, documentario e tecnico.
Senza falsa modestia e senza presunzione, il revisionismo storico in Italia sono io, Carlo Mattogno, perciò questo disegno di legge è diretto contro di me.
La cosa non mi stupisce. Allo stesso modo è stato già tacitato il ricercatore revisionista tedesco Germar Rudolf, dopo un'estradizione dagli Stati Uniti in Germania, dove è attualmente sotto processo per delitto di leso Olocausto.
Per quanto mi riguarda, all'inizio c'è stato qualche timido tentativo di critica da parte degli storici, presto accantonato. Ad essi sono subentrati nugoli di polemisti usa e getta che si sono accaniti contro aspetti marginali di qualcuno dei miei scritti, blaterando proterviamente che le mie tesi erano “contestabilissime”, ma scomparendo regolarmente dalla scena dopo la mia replica. Nel libro “Olocausto: dilettanti nel web” (Effepi, Genova, 2005, pp. 118-126) ho stilato l'elenco dei miei libri e articoli più importanti che sono rimasti senza replica da parte di storici o polemisti olocaustici - 23 titoli - e ho annotato i nomi di coloro che si sono ritirati nell'ombra dopo le mie risposte - 38 autori - e nel frattempo la lista si è allungata ulteriormente. Nessuno ha mai confutato nessuna di queste tesi “contestabilissime”.
Non solo, ma sono io che ho confutato ad abundantiam i sostenitori del nuovo dogma religioso olocaustico, dedicando loro sei libri:
- Olocausto: Dilettanti allo sbaraglio. Pierre Vidal-Naquet, Georges Wellers, Deborah Lipstadt, Till Bastian, Florent Brayard et alii contro il revisionismo storico. Edizioni di Ar, Padova, 1996, 322 pagine.
- L' “irritante questione” delle camere a gas ovvero da Cappuccetto Rosso ad... Auschwitz. Risposta a Valentina Pisanty. Graphos, Genova, 1998, 188 pagine.
- Olocausto: dilettanti a convegno. Effepi Edizioni, Genova, 2002, 182 pagine.
- Olocausto: dilettanti nel web. Effepi, Genova, 2005, 131 pagine.
- Ritorno dalla luna di miele ad Auschwitz. Risposte ai veri dilettanti e ai finti specialisti dell'anti-“negazionismo”. Effepi, Genova, 2006, 80 pagine.
- Negare la storia? Olocausto: la falsa “convergenza delle prove”. Effedieffe Edizioni, 2006, 179 pagine.
In totale: 1.082 pagine.

Ciò - in aggiunta alla mia produzione propriamente storica - ha gettato nella costernazione i santoni della nuova religione olocaustica, quelli stessi che, dopo averlo osannato, inflissero un anatema solenne a Jean-Claude Pressac per il suo spirito libero e critico, che negli ultimi anni mal si piegava alla nuova dogmatica storiografica. Per effetto di tale anatema, quando Pressac morì, il 23 luglio 2003, fu ignobilmente abbandonato e dimenticato da tutti. L'unica commemorazione funebre la ebbe da me, il suo diretto contraddittore .
Questi santoni, dicevo, evidentemente hanno giudicato che sia giunto il momento di passare alle maniere forti anche in Italia: se non si riesce a confutare sul piano storico, si reprima sul piano giudiziario!
Non c'è bisogno di scomodare Voltaire per patrocinare la causa della libertà di espressione. Voglio invece rassicurare i dubbiosi che qui non si tratta di garantire l'espressione di idee false e aberranti (che, pure, sarebbe un sacrosanto diritto), non si tratta di salvaguardare la “libertà di menzogna”, ma di impedire che sia tacitata per legge una voce critica che non si riesce a ridurre al silenzio sul piano argomentativo.
In effetti non sono propriamente lo sprovveduto che pensano coloro i quali al massimo hanno sfogliato qualche mio opuscolo di vent'anni fa.
Ho cominciato ad interessarmi al revisionismo alla fine degli anni Settanta e ho pubblicato i miei primi libri nel 1985. Ho visitato gli ex campi di Auschwitz-Birkenau, Buchenwald, Dachau, Gusen, Mauthausen, Gross-Rosen, Lublino-Majdanek, Stutthof, Płaszów, Bełżec, Sobibór, Treblinka e l'ex ghetto di Terezín e ho avuto accesso personalmente ai seguenti archivi, in massima parte in compagnia del collega e amico Jürgen Graf:
- Archivio del campo di concentramento di Dachau
- Archivio Federale di Coblenza
- Archivio di Stato di Weimar
- Archivio municipale di Erfurt
- Archivio del Museo di Stutthof
- Archivio del Museo statale di Gross-Rosen, Wałbrzych
- Archivio di Stato di Katowice
- Archivio del Museo di Stato di Majdanek
- Archivio di Stato provinciale di Lublino
- Archivio del Museo di Stato di Auschwitz-Birkenau
- Archivio del Monumento di Terezín
- Archivio della Commissione centrale di inchiesta sui crimini contro il popolo polacco - memoriale nazionale, Varsavia
- Archivio di Stato della Federazione Russa, Mosca
- Archivio russo di Stato della guerra, Mosca
- Ufficio Federale della Sicurezza della Federazione Russa, Mosca.
- Istituto statale di documentazione sulla guerra, Amsterdam
- Archivio storico militare, Praga
- Archivio del Ministero degli Interni della Repubblica Ceca
- Archivio centrale dello Stato della Repubblica Slovacca, Bratislava
- Archivio nazionale della Repubblica Bielorussa, Minsk
- Archivio centrale di Stato della Lituania, Vilnius
- Archivio Nazionale d'Ungheria, Budapest.
Inoltre J. Graf ha visitato da solo e ha raccolto documenti nei seguenti archivi:
- Archivio di Stato di Lodz
- Archivio di Stato del distretto di Lemberg.
Ho anche ricevuto documenti da vari istituti, tra i quali:
- Deutsches Patentamt, Berlino
- Zentrale Stelle der Landesjustizverwaltungen, Ludwigsburg
- Institut für Zeitgeschichte, Monaco
- Staatsarchiv Nürnberg, Norimberga
- Centre de Documentation Juive Contemporaine, Parigi
- Archivio Federale svizzero, Berna
- National Archives, Washington D.C.
- Public Record Office, Richmond
- The Jewish Museum, Londra
- Stidium Polski Podziemnej, Londra
- Imperial War Museum, Londra
- Yad Vashem, Gerusalemme
- Archivio di Stato di Israele
- Riksarkivet, Stoccolma
A partire dal 1995 ho avuto accesso agli archivi moscoviti da pochi anni aperti ai ricercatori. In particolare, nell'Archivio russo di Stato della guerra - insieme a J. Graf - ho potuto consultare le circa 88.200 pagine di documenti della Zentralbauleitung (Ufficio centrale delle costruzioni) di Auschwitz che erano stati sequestrati dai Sovietici e resi inaccessibili per decenni. Grazie all'enorme mole di documenti che vi ho fotocopiato e a quelli che avevo già ottenuto all'archivio del Museo di Stato di Auschwitz-Birkenau e da altri archivi ho pubblicato una raccolta di studi scientifici su questo campo:
1) Auschwitz: la prima gasazione. Edizioni di Ar, Padova, 1992, 190 pp.
- Traduzione francese: Auschwitz: le premier gasage. Stiftung Vrij Historisch Onderzoek, Berchem, 1999.
- Traduzione americana: Auschwitz: The First Gassing. Rumor and Reality. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005. Testo accresciuto, riveduto e corretto. 159 pp., 15 documenti, 33 fotografie.
Questo studio dimostra che la presunta “prima gasazione” nel Block 11 del campo di Auschwitz non è attestata da alcun documento, ma si basa esclusivamente su una congerie di testimonianze contraddittorie su tutti i punti essenziali dalle quali, con indecorosa manipolazione, è stato creato un racconto puramente fittizio, la versione “storica” attualmente in auge.
2) Auschwitz: Fine di una leggenda. Edizioni di Ar, Padova, 1994. 96 pp., 12 documenti.
- Traduzioni americane: Auschwitz: The End of a Legend. A Critique of J.C.Pressac. Institute for Historical Review, 1994; Auschwitz: The End of a Legend. In: Germar Rudolf (ed.), Auschwitz: Plain Facts. A Response to Jean-Claude Pressac. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.
- Traduzione tedesca: Auschwitz: Das Ende einer Legende. In: Auschwitz: Nackte Fakten. Eine Erwiderung an Jean-Claude Pressac. Stiftung Vrij Historisch Onderzoek v.z.w., Berchem, 1995.
Una critica serrata del secondo libro di J.-C. Pressac su Auschwitz alla quale lo storico
francese non ha mai obiettato nulla.
3) La “Zentralbauleitung der Waffen-SS und Polizei Auschwitz”, Edizioni di Ar, Padova, 1998. 221 pp., 15 tavole, 53 documenti.
- Traduzione americana: The Central Construction Office of the Waffen-SS and Police Auschwitz. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.
Il primo e unico studio sulla struttura, il funzionamento e i compiti dell'ufficio responsabile della costruzione del campo di Auschwitz.
4) “Sonderbehandlung” ad Auschwitz. Genesi e significato. Edizioni di Ar, Padova, 2001. 188 pp., 26 documenti.
- Traduzione tedesca: Sonderbehandlung in Auschwitz. Entstehung und Bedeutung eines Begriffes. Castle Hill Publishers, Hastings, Inghilterra, 2003.
- Traduzione americana: Special Treatment in Auschwitz. Origin and Meaning of a Term. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2004.
Studio dedicato ai presunti “termini cifrati” come “Sonderbehandlung” (trattamento speciale), “Sonderaktion” (azione speciale) ecc. che la storiografia olocaustica dichiara sinonimi di uccisione senza la minima prova documentaria. Sulla questione - in relazione ad Auschwitz - essa non ha prodotto nessuno studio, neppure un breve articolo. I numerosi documenti che ho trovato a Mosca dimostrano invece che questi termini si riferivano a molti aspetti “normali” della vita del campo di Auschwitz – dalla disinfestazione e immagazzinamento degli effetti personali dei detenuti all’impianto di disinfestazione di Birkenau (Zentralsauna), alle forniture di Zyklon B per la disinfestazione, all’ospedale dei detenuti (Häftlingslazarett) progettato nel settore BIII del campo di Birkenau, alla ricezione dei deportati e alla selezione degli abili al lavoro, ma non avevano in alcun caso una connotazione criminale, e la presunta “decifrazione” proposta dalla storiografia olocaustica è storicamente e documentariamente infondata.
5) The Bunkers of Auschwitz. Black Propaganda versus History. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2004. 264 pp., 26 documenti, 18 fotografie.
Demolizione radicale su base documentaria e fotografica della leggenda dei “Bunker” di gasazione di Birkenau. Queste installazioni non figurano in nessun documento; al contrario, alcune piante di Birkenau mostrano che le due case ribattezzate dalla propaganda “Bunker” di gasazione, non erano state prese in carico dalla Zentralbauleitung, - non avevano numero di identificazione, né numero di Bauwerk (cantiere), né denominazione - perciò non erano state trasformate in nulla e non vi furono effettuate gasazioni omicide. L'esistenza di queste presunte camere a gas è attestata soltanto da testimonianze inattendibili e contraddittorie. Nel libro ne analizzo una trentina.
6) Auschwitz: Crematorium I and the Alleged Homicidal Gassing. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005. 138 pp., 17 documenti, 18 fotografie.
La storia delle gasazioni omicide nella camera mortuaria del crematorio I di Auschwitz si basa esclusivamente su testimonianze, esigue e reciprocamente contraddittorie. I progetti dell'impianto di ventilazione del crematorio furono concepiti e realizzati dalla ditta Topf nel contesto dell'equipaggiamento di una normale camera mortuaria, non già di una “camera a gas omicida”, ipotesi non suffragata dal minimo indizio documentario.
7) Auschwitz: Open Air Incinerations. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005. 131 pp., 48 documenti e fotografie.
Demolizione radicale della storia delle gasazioni degli Ebrei ungheresi nel maggio-luglio 1944 in base alle fotografie aeree americane. Se questa storia, suffragata esclusivamente da testimonianze, fosse vera, nell'area di Birkenau le fotografie dovrebbero mostrare “fosse di cremazione” con superficie totale di almeno 5.900 metri quadrati, sia nell’area del “Bunker 2”, sia nell’area del crematorio V, altrimenti sarebbe stato impossibile sbarazzarsi dei corpi delle presunte vittime; quel che nelle fotografie si vede è invece una superficie fumante di circa 50 metri quadrati (!) nell’area del crematorio V e nessuna traccia di fosse e di fumo nell’area del “Bunker 2”.
8) Auschwitz: 27 gennaio 1945 - 27 gennaio 2005: sessant'anni di propaganda. I Quaderni di Auschwitz, 5. Effepi, Genova, 2005. 60 pp., 3 documenti.
Descrizione di come la storia delle camere a gas prese corpo faticosamente nella propaganda del movimento di resistenza di Auschwitz - dai nastri trasportatori di folgorazione a nastri trasportatori elettrici che portavano i cadaveri direttamente ai forni crematori, a camere elettriche, a “martelli pneumatici” (sic!), a docce a gas, a bombole di gas cianidrico o bombe piene di acido cianidrico ecc. ecc., - fino alla versione finale propugnata dai Sovietici.
In totale: 1.288 pagine, 284 documenti e fotografie.

Su Auschwitz ho inoltre redatto una lunga serie di articoli. I più importanti sono apparsi nella rivista “Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung”:
1. Die “Gasprüfer” von Auschwitz (2. Jg., Heft 1, März 1998, pp.13-22).
2. “Schlüsseldokument” – eine alternative Interpretation. Zum Fälschungsverdacht des Briefes der Zentralbauleitung Auschwitz vom 28.6.1943 betreffs der Kapazität der Krematorien (4. Jg., Heft 1, Juni 2000, pp. 50-56).
3. Die Deportation der ungarischer Juden von Mai bis Juli 1944. Eine provisorische Bilanz (5. Jg., Heft 4, Dezember 2001, pp. 381-395).
4. Die “Entdeckung” des “Bunkers 1” von Birkenau: alte und neue Betrügereien (6. Jg., Heft 2, Juni 2002, pp. 139-145).
5. “Keine Löcher, keine Gaskammer(n)”. Historisch-technische Studie zur Frage der Zyklon B-Einwurflöcher in der Decke des Leichenkellers 1 im Krematorium II von Birkenau (6. Jg., Heft 3, September 2002, pp. 284-304).
6. Die neuen Revisionen Fritjof Meyers (6. Jg., Heft 4, Dezember 2002, pp. 378- 385)
7. “Verbrennungsgrube” und Grundwasserstand in Birkenau (6. Jg., Heft 4, Dezember 2002, pp. 421-424).
8. Die Viermillionenzahl von Auschwitz: Entstehung, Revisionen und Konsequenzen (7. Jg., Heft 1, April 2003, pp. 15-20).
9. Franciszek Piper und Die Zahl der Opfer von Auschwitz (7. Jg., Heft 1, April 2003, pp. 21-27)
10. Die “Vergasung” der Zigeuner in Auschwitz am 2.8.1944 (7. Jg., Heft 1, April 2003, pp. 28-29)
11. Das Ghetto von Lodz in der Holocaust-Propaganda. Die Evakuierung des Lodzer Ghettos und die Deportationen nach Auschwitz (August 1944) (7. Jg., Heft 1, April 2003, pp. 30-36).
12. Verbrennungsexperimente mit Tierfleisch und Tierfett. Zur Frage der Grubenverbrennungen in den angeblichen Vernichtungslagern des 3. Reiches (7. Jg., Heft 2, Juli 2003, pp. 185-194)
13. Die Leichenkeller der Krematorien von Birkenau im Lichte der Dokumente (7. Jg., Heft 3 & 4, Dezember 2003, pp. 357-379).
14. Auschwitz: Gasprüfer und Gasrestprobe (7. Jg., Heft 3 & 4, Dezember 2003, pp. 380-385).
15. Flammen und Rauch aus Krematoriumskaminen (7. Jg., Heft 3 & 4, Dezember 2003, pp. 386-391).
16. Meine Erinnerungen an Jean-Claude Pressac (7. Jg., Heft 3 & 4, Dezember 2003, pp. 412-415).
17. Über die Kontroverse Piper-Meyer: Sowjetpropaganda gegen Halbrevisionismus (8. Jg., Heft 1, April 2004, pp. 68-76).
18. Der Gaskammer-Teufel im Detail. Historisch-technische Phantasien eines “Technologen”. (8. Jg., Heft 2, Juli 2004, pp. 130-134).
19. Die Einfüllöffnungen für Zyklon B - Teil 1: Die Decke der Leichenhalle von Krematorium I in Auschwitz. (8 jg., Heft 3, November 2004, pp. 267-274).
20. Die Einfüllöffnungen für Zyklon B - Teil 2: Die Decke des Leichenkellers von Krematorium II in Birkenau. (8 jg., Heft 3, November 2004, pp. 275-290).
21. Dr. Mengele und die Zwillinge von Auschwitz (9. Jg., Heft 1, September 2005, pp. 51-68).
22. Häftlingsüberstellungen aus Auschwitz-Birkenau 1944-1945 (9. Jg., Heft 3, April 2006, pp. 293-300).
23. Kurt Prüfers Notiz vom 8.9.1942 und die Fantasien des “Holocaust History Project” (9. Jg., Heft 4, August 2006, pp. 447-457).
24. Die Krematoriumsöfen von Auschwitz-Birkenau (in collaborazione con il dott. ing. Franco Deana). In: Grundlagen zur Zeitgeschichte. Ein Handbuch über strittige Fragen des 20. Jahrhunderts. Grabert-Verlag, Tübingen, 1994.
- Traduzione americana: The Crematoria Ovens of Auschwitz and Birkenau. In: Dissecting the Holocaust. The Growing Critique of “Truth” and “Memory”. Theses & Dissertations Press, Capshaw, Alabama, 2000 e 20032a, testo riveduto e corretto: pp. 373-412
- Traduzione olandese: De Crematoria-ovens van Auschwitz en Birkenau, Vrij Historisch Onderzoek v.z.w., Antwerpen, 1995.
25. An Accountant Poses as Cremation Expert, in: Germar Rudolf, Carlo Mattogno, Auschwitz Lies. Legends, Lies, and Prejudices on the Holocaust. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005, pp. 87-194 (risposta alle critiche di John C. Zimmerman alla prima versione americana dell'articolo summenzionato).
In totale: 366 pagine
Su Auschwitz, complessivamente: circa 1.650 pagine.

Alcuni degli articoli summenzionati sono apparsi in italiano nella serie “I Quaderni di Auschwitz”:
1. Alle radici della propagand sovietica. I 4 milioni di morti ad Auschwitz: genesi, revisioni e implicazioni;
2. Franciszek Piper e “Die Zahl der Opfer von Auschwitz” (Il numero dei morti di Auschwitz);
3. Le nuove revisioni di Fritjof Meyer;
in: Il numero dei morti di Auschwitz. Vecchie e nuove imposture. I Quaderni di Auschwitz,1. Effepi Editore, Genova, 2004.
4. I Gasprüfer di Auschwitz;
5. Gasprüfer e prova del gas residuo,
in: I Gasprüfer di Auschwitz. Analisi storico-tecnica di una "prova definitiva”. I Quaderni di Auschwitz, 2, 2004.
6. I detenuti trasferiti da Auschwitz-Birkenau nel 1944-1945;
7. L'evacuazione del ghetto di Lodz e le deportazioni ad Auschwitz (agosto 1944);
8. La gasazione degli zingari ad Auschwitz il 2 agosto 1944:
in: Auschwitz: trasferimenti e finte gasazioni. I Quaderni di Auschwitz, 3, 2004.
9. Sulla controversia Piper-Meyer: propaganda sovietica contro pseudorevisionismo;
10. Le camere a gas di Birkenau nell'ottobre 1941: le fantasie storico-tecniche di un “tecnologo”;
in: Auschwitz: nuove controversie e nuove fantasie storiche. I Quaderni di Auschwitz", 4, 2004.
Inoltre il già menzionato
Auschwitz: 27 gennaio 1945 - 27 gennaio 2005: sessant'anni di propaganda. I Quaderni di Auschwitz, 5, 2005.

Mi sono inoltre occupato anche di altri campi di concentramento importanti nell'economia storiografica olocaustica:
Bełżec nella propaganda, nelle testimonianze, nelle indagini archeologiche e nella storia. Effepi Edizioni, Genova, 2006. 191 pp., 18 documenti.
Traduzione americana: Bełżec in Propaganda, Testimonies, Archeological Research, and History. Theses & Dissertations Press, Chicago 2004.
Traduzione tedesca: Bełżec Propaganda, Zeugenaussagen, archäologische Untersuchungen, historische Fakten. Castle Hill Publishers, Hastings, 2004.
Traduzione francese: Belzec à travers la propagande, les témoignages, les enquêtes archéologiques et les documents historiques. La Sfinge, Roma, 2005.
Uno dei capitoli più importanti dimostra che i risultati degli scavi archeologici polacchi tanto decantati da chi ne ignorava il contenuto e il significato hanno fornito la prova inappellabile che a Bełżec non fu effettuato uno sterminio in massa di esseri umani: le fosse comuni che vi esistettero non potevano neppure lontanamente contenere il numero enorme dei presunti gasati, mentre - nonostante un'indagine accurata - non fu rilevata la minima traccia archeologica delle due presunte installazioni di gasazione.

In collaborazione con Jürgen Graf ho scritto i seguenti studi:
1. KL Majdanek. Eine historische und technische Studie. Castle Hill Publisher, Hastings 1998. Edizione americana: Concentration Camp Majdanek. A Historical and Technical Study. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003. 316 pagine, 38 documenti, 22 fotografie.
2. KL Stutthof. Il campo di concentramento di Stutthof e la sua funzione nella politica ebraica nationalsocialista. Effepi Editore, Genova, 2003.1 61 pp., 19 fotografie, 9 documenti. Edizione tedesca: Das Konzentrationslager Stutthof und seine Funktion in der nationalsozialistischen Judenpolitik. Castle Hill Publisher, Hastings, 1999. Edizione americana: Concentration Camp Stutthof and its Function in National Socialist Jewish Policy. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003.
3. Treblinka. Vernichtungslager oder Durchgangslager? Castle Hill Publisher, Hastings, 2002. Edizione americana: Treblinka. Extermination Camp or Transit Camp? Theses & Dissertations Press, Chicago, 2004. 365 pp., 24 documenti, 11 fotografie.
In totale sui campi di Belzec, Majdanek, Stutthof e Treblinka:
1.033 pagine, 141 documenti e fotografie

Elenco infine, per completezza, i miei primi scritti, redatti quando la documentazione in mio possesso era ancora limitata:

1. Il rapporto Gerstein: Anatomia di un falso. Sentinella d'Italia, Monfalcone, 1985, 243 pagine.
La tesi principale del libro - l'inattendibilità dei testimoni Kurt Gerstein e Rudolf Reder - è stata accolta di recente da Michael Tregenza, il maggiore storico olocaustico sul campo di Bełżec.
2. La Risiera di San Sabba: Un falso grossolano. Sentinella d'Italia, Monfalcone, 1985, 44 pagine.
3. Il mito dello sterminio ebraico. Introduzione storico-bibliografica alla storiografia revisionista. Sentinella d'Italia, Monfalcone, 1985, 85 pagine.
4. Auschwitz: un caso di plagio. Edizioni La Sfinge, Parma, 1986, 28 pagine.
5. Auschwitz: due false testimonianze. Edizioni La Sfinge, Parma, 1986, 29 pagine.
6. Wellers e i “gasati” di Auschwitz. Edizioni La Sfinge, Parma, 1987, 79 pagine.
7. Auschwitz: le “confessioni” di Höss. Edizioni La Sfinge, Parma, 1987, 48 pagine.
8. “Medico ad Auschwitz”: Anatomia di un falso. Edizioni La Sfinge, Parma, 1988, 108 pagine.
9. Come si falsifica la storia: Saul Friedländer e il “rapporto” Gerstein. Edizioni La Sfinge, Parma 1988, 70 pagine
10. La Soluzione finale. Problemi e polemiche. Edizioni di Ar, Padova, 1991, 219 pagine.
11. Intervista sull'Olocausto. Edizioni di Ar, Padova, 1995, 63 pagine.
In totale 1.016 pagine.

Da queste oltre 4.700 pagine i miei “critici” hanno estratto una frase qua, qualche parola là (per di più, soltanto nei miei primi scritti) e poi hanno preteso di confutarmi, di dimostrare mie presunte metodologie capziose, mie fantasiose intenzioni occulte. Ma neppure questo compito elementare è riuscito loro, donde l'inevitabile appello alla “giustizia”.
Soltanto gente ossessionata dal “negazionismo”, questo travisamento ciarlatanesco e parodistico del revisionismo, può credere seriamente di potersi sbarazzare delle tesi revisionistiche ricorrendo ad una legge che imponga di credere fideisticamente all'Olocausto e proibisca la sua “negazione”. Ciò che questa gente non ha capito è che il revisionismo, ben lungi dall'avere un carattere puramente negativo e distruttivo, è al contrario eminentemente affermativo: esso “nega” esclusivamente il falso e proprio per questo è costretto ad affermare il vero. Per fare un solo esempio, nell'articolo “Die Leichenkeller der Krematorien von Birkenau im Lichte der Dokumente” (Le camere mortuarie seminterrate di Birkenau alla luce dei documenti) ho confutato la tesi che nei crematori di Birkenau fossero esistite camere a gas omicide in modo eminentemente positivo adducendo numerosi documenti (la maggior parte dei quali prima ignoti alla storiografia olocaustica) i quali dimostrano una realtà assolutamente inconciliabile con la tesi del campo di sterminio e delle gasazioni omicide. Anche questo sarà reato?
E affermare che il trasporto ebraico da Birkenau a Stutthof del 3 settembre 1944 conteneva molti bambini da 6 mesi a 14 anni, tra cui Potok Trunseb, nato il 24 febbraio 1944?
E dichiarare che i detenuti malati di Auschwitz-Birkenau erano regolarmente curati? Che essi erano normalmente rubricati nella categoria “detenuti inabili al lavoro e non impiegabili” (Nicht arbeits- und nicht einsatzfähige Häftlinge)? Che questa categoria arrivò a comprendere il 42,4% dei detenuti e il 39,5% delle detenute di Birkenau? Che esisteva anche la rubrica “invalidi” (Invaliden), oltre a quella dei “malati stazionari” (stationäre Kranke)? E attestare che i malati di malaria di Auschwitz e Birkenau furono trasferiti al KL Majdanek perché era considerato “zona priva di [zanzara] anofele” (anophelesfreies Gebiet)?
E documentare il progetto, in parte realizzato, del campo ospedale (Häftlingslazarett) nel settore di costruzioni III di Birkenau, con le sue 114 baracche per malati (Krankenbaracken) e le sue 12 “baracche per malati gravi” (Baracken für Schwerkranke) sarà reato?
E dimostrare che il sistema di ventilazione dei crematori II e III di Birkenau era concepito in modo tale che il presunto “spogliatoio” risultava più ventilato della presunta “camera a gas”?
Nel dubbio, mi rivolgerò al competente ufficio di Censura Olocaustica della nuova Santa Inquisizione Olocaustica, il quale, almeno in questi casi - spero - mi darà graziosamente il suo nihil obstat e il suo imprimatur.
Però il revisionismo storico ha anche un aspetto critico. Si potranno ancora “negare” le assurdità palesi proferite dai testimoni “oculari”? Ad esempio, la durata di una cremazione di 4 (quattro!) minuti (D. Paisikovic) o la presenza di 700-800 persone in una “camera a gas” di 20 o 25 metri quadrati (K. Gerstein)? O si imporrà per legge il “credo quia absurdum est”?.
Resta ancora il dubbio sui libri revisionistici già pubblicati: saranno messi all'Index librorum prohibitorum? Oppure gettati al rogo? (“democratico”, ovviamente per distinguerlo da quelli nazisti). Ma si potrebbe pensare anche ad una “democratica” retroattività della legge.
Si sa, per impedire nobilmente che si arrechi «offesa alla memoria e alla storia» (ma - beninteso! - solo a una certa memoria e a una certa storia!) tutto è lecito, anche farsi beffe dei diritti e della Costituzione.


Carlo Mattogno

Il piano energetico globale c'è, Bush è il superfluo


Con le tecnologie disponibili oggi è possibile sostituire gradualmente il 98% del fabbisogno totale statunitense di combustibili fossili. Lo sostengono Reuel Shinnar e Francesco Citro del Clean Fuel Institute (City College of New York) i quali, per dimostrare la validità delle loro teorie, hanno progettato un piano attuabile nei prossimi 30-50 anni.

Il piano proposto dagli esperti del Clean Fuel Institute è fondato su tecnologie consolidate, disponibili e interessanti economicamente, requisiti necessari per una sua concreta ed effettiva applicazione e tiene conto del fatto che qualsiasi conversione verso fonti energetiche alternative, per essere fattibile ed economicamente accettabile richiede una tabella di marcia di lungo periodo.
In virtù dell'approccio integrato che ne costituisce il presupposto di base, l'attuazione della road map di Shinnar e Citro minimizzerebbe il problema dell'esaurimento delle riserve di combustibili fossili e mitigherebbe quello del riscaldamento globale.
In base al piano, infatti, il 72% dell'attuale consumo di combustibili fossili negli Stati Uniti potrebbe essere sostituito da energia elettrica prodotta con fonti alternative, mentre il 26% sarebbe rimpiazzato da idrocarburi prodotti a partire da gas di sintesi (syngas), una miscela di ossidi di carbonio prodotti mediante gassificazione di biomasse e idrogeno (prodotto per elettrolisi alimentata da fonti pulite). Il 70% di questo obiettivo potrebbe essere realizzato in 30 anni e il 90% in 50 anni. Un traguardo che porterebbe ad una decarbonizzazione quasi totale dell'energia utilizzata, riducendo del 97% le attuali emissioni di CO2 negli Stati Uniti.

Un ruolo di protagonista nel percorso a tappe lo esercita l'energia solare a concentrazione (CSP) con accumulo, una tecnologia fino ad ora trascurata nonostante il potenziale interessante rispetto ad altre soluzioni.

27 gennaio 2007

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26 gennaio 2007

La mafia dei baroni



Mafia. Il guaio è che non sono solo i magistrati a usare questo termine. Adesso anche i docenti più disillusi citano il modello di Cosa nostra come unico riferimento per descrivere la gestione dei concorsi nelle università italiane. Proprio nei luoghi dove si dovrebbe costruire il futuro, prospera una figura medievale capace di resistere a ogni riforma: il barone. Un tempo i suoi feudi erano piccoli, poteva controllare direttamente vassalli e valvassori, mentre doveva piegarsi davanti a un solo re, lo Stato. Ora invece il numero dei docenti e degli atenei è esploso. C'è da corteggiare aziende e fondazioni, mentre spesso bisogna anche fare i conti con le Regioni. Così l'ultima generazione di baroni per mantenere intatto il potere ha rinunciato a ogni parvenza di nobiltà accademica e si è organizzata secondo gli schemi dell'onorata società. Questo raccontano gli investigatori di tre procure che hanno radiografato l'assegnazione di decine e decine di poltrone negli atenei di tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia. Un terremoto con epicentro a Bari, Firenze e Bologna che vede indagati un centinaio di professori. E che ha messo alla luce gli stessi giochi di potere in tutti gli atenei scandagliati. Scrive il giudice Giuseppe De Benectis: "I concorsi universitari erano dunque celebrati, discussi e decisi molto prima di quanto la loro effettuazione facesse pensare, a cura di commissari che sembravano simili a pochi 'associati' a una 'cosca' di sapore mafioso". Rincarano la dose i professori Mariano Giaquinta e Angelo Guerraggio: "'Sistema mafioso' vuole dire 'cupole di gestione' delle carriere e degli affari universitari, spesso camuffate come gruppi democratici di rappresentanza o gruppi di ricerca".

Se i giovani più promettenti emigrano non è solo questione di risorse; se la ricerca langue e i policlinici sono sotto accusa, la colpa è anche del 'sistema'. Che fa persino rimpiangere il passato: "Una volta si parlava di 'baroni'. Adesso i numeri (anche dei docenti) sono cresciuti. Al posto del singolo barone ci sono i clan e i loro leader, che non necessariamente sono i migliori dal punto di vista della ricerca...", scrivono sempre Giaquinta e Guerraggio, docenti di matematica che hanno appena pubblicato un saggio coraggioso intitolato 'Ipotesi per l'università'. E continuano: "La situazione non sembra migliorata: baroni per baroni, sistema mafioso per sistema mafioso, forse i vecchi 'mandarini' sapevano maggiormente conciliare il loro interesse con quello generale. La difesa delle posizioni conquistate dal 'gruppo' riusciva, in parte, a diventare anche fattore di progresso. Sicuramente più di quanto accada adesso".



Cattedre immortali
Come nelle cronache del basso impero, i nuovi baroni non si limitano a spadroneggiare nei loro castelli, ma creano alleanze con altri signorotti, in modo da proteggersi l'un l'altro e dilagare nell'immunità. Eppure ci sono state prese di posizione dirompenti, come quella di Gino Giugni, che nell'estate del 2005 denunciò in una lettera aperta ai professori di diritto del lavoro "la gestione combinata nella selezione dei giovani studiosi". Il padre dello Statuto dei lavoratori chiedeva che "tutti i colleghi di buona volontà" unissero il loro impegno "per riportare serenità, trasparenza, e ancor più equità nelle scelte accademiche". Raccolse un plauso tanto ampio quanto generico. Insomma, nessuno ebbe il coraggio di fare un nome o denunciare un concorso specifico. Oggi Giugni spiega a 'L'espresso' di non essere pentito di quella sortita. Da vecchio socialista si sforza di mantenere un ottimismo di principio, ma ammette: "Da quello che mi raccontano, temo che non sia cambiato proprio nulla". La razza barona infatti gode di un privilegio tra i privilegi: quello dell'immortalità accademica. Gli effetti concreti dell'intervento della magistratura sono limitati. Se non totalmente inutili: le sentenze non riescono a scalfire le poltrone. Ai tempi biblici della giustizia penale si sommano le controversie civili e amministrative, con ragnatele di ricorsi incrociati. Alla fine, persino il baronetto riesce quasi sempre a conservare il feudo ereditato dal padre in violazione d'ogni legge. Il caso più assurdo è quello del concorso di otorinolaringoiatria bandito nel 1988: ci sono state dieci sentenze, confermate pure dalla Suprema corte, centinaia di articoli di giornali, almeno quattro libri e una decina di interrogazioni parlamentari. Il professor Motta senior è stato condannato, eppure il professor Motta junior continua a detenere legalmente quel posto da 18 anni. Se l'immortalità è garantita anche nell'immoralità in caso di giudizi definitivi, facile immaginare il colpo di spugna che calerà con l'indulto sugli ultimi scandali universitari. Tutte le accuse di abuso in atti d'ufficio, il reato classico delle selezioni addomesticate, verranno spazzate via: resteranno solo le più gravi, quelle per le quali viene contestata anche l'associazione per delinquere, la corruzione o la concussione.

Fonte: l'espresso

23 gennaio 2007

Le leggi "Mastella"


Tristemente famoso per le sue leggi, vedi indulto, adesso ci riprova con la legge che "potrebbe modificare la Storia".

Il ministro della «giustizia» Clemente Mastella
Inevitabile: il negazionismo sarà reato punito penalmente.
Inevitabile che a varare questa norma in Italia sia Clemente Mastella, il
fondatore del solo partito che, in un mondo dove la giustizia avesse un
senso, andrebbe disciolto per legge, avendo come uno scopo quello -
criminale - del clientelismo e dell'accaparrento di denaro pubblico.
Ma non è un mondo dove la giustizia ha un senso, e infatti Mastella è ministro della «giustizia», mentre dovrebbe essere reato essere Mastella.
Ciò tuttavia è inevitabile, dati i tempi che corrono.
Tempi ultimi, anticristici, dove il Padre della Menzogna impone la sua legge.
I telegiornali hanno intervistato Alessandro Ruben, definito «promotore
della legge» di Mastella.
Il lobbista.
Questo Reuben è presidente italiano (con accento spiccatamente israeliano)
della Anti-Defamation League (ADL), l'organismo creato dal B'nai Bh'rith, la
massoneria riservata agli ebrei.
Ad insediare Ruben in Italia è stato Abraham Foxman, il capo dell'ADL
americano.
Lo stesso che nel gennaio 2005 ingiunse al Vaticano di bloccare il processo
di beatificazione di Pio XII; e ciò sulla base di un «documento» datato 1946
in cui apparentemente Pio XII ordinava di non consegnare alle famiglie i
bambini ebrei, rifugiati presso cattolici, se fossero stati battezzati.
Il documento era stato rivelato da Il Corriere pochi giorni prima.
Era scritto a macchina e non era firmato: palesemente un falso preparato ad
hoc, una specialità della ADL - la quale avrebbe molto da insegnare a
qualunque negazionista in fatto di menzogne.
Il Vaticano ha ceduto, e anche questo è inevitabile.
Il B'nai B'hrit aveva mandato al Concilio osservatori che riuscirono a far
abolire la preghiera per la conversione degli ebrei.
Nasceva la «sola religione rimasta», quella a cui ormai tutti siamo
obbligati a credere. E a prestare culto con atti esterni.
Ruben, con lo spiccato accento israeliano, ha detto che la «libertà di
pensiero è sacrosanta» ma che il negazionismo va vietato «perché chi nega
l'olocausto ha in realtà altri scopi».
Con ciò, ha dichiarato il vero scopo.
La legge-Mastella sarà usata per soffocare le voci critiche sui crimini
d'Israele; e via via, l'attacco alla libertà di pensare sarà esteso ad
libitum, secondo il volere del potere.
Inevitabile: Mastella non sa che farsene della libertà di pensiero e di
ricerca, essendo il pensiero a lui estraneo, e i suoi delitti tutti volti al
concreto.
Non può nemmeno sapere che così ha sancito la nascita del primo
«psico-reato», profetizzato da Orwell.
Ora seguirà la psico-polizia, su indicazione di Ruben.
Tutto ciò è inevitabile, e protestare è inutile.
La sola difesa, per il momento, è tacere sull'olocausto.
Non parlarne mai, né per affermarlo né per negarlo.
Non c'è difesa possibile per chi lo nega - la legge è stata fatta appunto
per impedire di portare prove eventualmente contrarie alla versione
ufficiale - e il silenzio è la sola difesa.
La psico-polizia farà domande: credi all'olocausto?
Non si deve rispondere né sì né no.
La psicopolizia vuole spiare i nostri pensieri, nemmeno l'agnosticismo sarà
ammesso.
Tutto ciò è inevitabile.
Tale è il dominio di un popolo che ogni anno, allo Yom Kippur, ripete la
cosiddetta preghiera detta «Kol Nidrè».
Essa suona così: «Tutti i voti, gli impegni, i giuramenti e gli anatemi che
siano chiamati 'konam', 'konas', o con qualsiasi altro nome, che potremmo
aver pronunziato o per i quali potremmo esserci impegnati siano cancellati,
da questo giorno di pentimento sino al prossimo».
Con questa «preghiera», questo popolo si libera in anticipo da ogni impegno
e voto, si dà il diritto di violare ogni giuramento che pronuncerà nel corso
dell'anno prossimo.
Dunque, si dà il diritto di mentire e tradire; si consente e si assolve da
ogni slealtà e falsità, si scioglie da ogni promessa fatta a non-ebrei, e
dal tener fede ad ogni contratto.
In anticipo.
Mastella può recitare il Kol Nidrè con gusto e profitto: sembra fatto
apposta per lui, talmudista sans le savoir, e per il suo partitino della
disonestà come fine unico e proclamato.
E' questa la nuova legge sotto cui dobbiamo vivere.
Loro possono mentire anche sull'olocausto.
Mentire su tutto.

A noi non resta che parlare - finchè si può - del loro «oggi», di quel che
fanno ai bambini palestinesi, dell'oppressione e della morte che danno alla
gente sotto il loro dominio, dell'uranio che hanno sparso in Libano, dei
loro attentati false-flag; non mancano gli argomenti, ce ne offrono molti
ogni giorno, con le loro atrocità, manovre occulte, volontà omicida.
E' l'attualità che deve interessarci, visto che la storia ci è vietata, e la
«memoria» è imposta.
Finchè si può, s'intende.
Il Padre della Menzogna ha esteso il suo potere, e i figli della menzogna
sono all'opera, insonni.

Maurizio Blondet

14 gennaio 2007

Il capitalismo predatorio


Il business in forte aumento delle carte di credito è una delle industrie più lucrose e distruttive che siano mai emerse dall'inventiva mente capitalista. Citibank sta raccogliendo più denaro di Microsoft e Wal-Mart. Profitti osceni vengono realizzati senza sollevare un dito per compiere alcun lavoro fisico. Nel 2004 una singola compagnia di credito—la MBNA --ha realizzato una volta e mezzo i profitti del gigante del fast-food McDonald’s. Raccogliere i debiti fatti con le carte di credito è un business estremamente lucroso.

La moderna industria delle carte di credito, nata in South Dakota, ha iniziato a realizzare profitti osceni grazie alla deregolamentazione. La corte suprema ha anche giocato un ruolo fondamentale nel far espandere i profitti dell'industria bancaria sollevando i limiti al totale dei pagamenti addizionali che le compagnie di credito possono imporre ai loro clienti. Ora non c'è limite. La deregolamentazione ha avuto come risultato il sistematico furto ai danni dei consumatori tramite pratiche che possono essere solo descritte come intenzionalmente predatorie.

E’ stato da più parti stimato che quest'anno i debiti fatti con le carte di credito saranno responsabili del 26% delle vendite al dettaglio fatte nel periodo tra il giorno del Ringraziamento e le vacanze di Natale, un aumento del 3% rispetto al 2005. Il periodo di shopping più affollato dell'anno non è, come spesso riportato, nel giorno di Black Friday è compreso tra l'11 e il 17 di dicembre. Durante questo intervallo gli americani spenderanno probabilmente $ 34 miliardi in acquisti fatti con le carte di credito; e il totale sarà quasi di $ 86 miliardi per il periodo tra il giorno del Ringraziamento e Natale. Ulteriori miliardi saranno spesi con le carte di credito emesse dai negozi stessi. In totale, per queste vacanze, gli americani accumuleranno $ 135 miliardi in debiti fatti con le carte di credito.

Ad oggi il volume dei soldi spesi con le carte di credito è dell'11% maggiore rispetto all'anno scorso. La National Retail Federation ha stimato che più di $ 454 miliardi saranno spesi dei consumatori americani durante le vacanze quest'anno, comprendendo gli acquisti in contanti. Ciò rappresenta un incremento del 5% rispetto all'anno precedente, mentre VISA USA stima che le vendite per la stagione vacanziera 2006 aumenteranno del 7,5%. Questi numeri sono veramente stupefacenti e non vengono facilmente compresi.

Pagando solo il minimo mensile, come fanno molte famiglie non ricche, possono essere necessari più di trent'anni per pagare un vestito o un elettrodomestico acquistato nel supermercato locale. Ciò lo rende un regalo piuttosto dispendioso, e ogni anno ulteriore debito viene accumulato sul vecchio, rendendo difficile se non impossibile uscirne. Ma questa è la vera idea che sta dietro al capitalismo predatorio. I membri dell'industria definiscono ‘usausti’ la piccola percentuale di proprietari di carte di credito che non portano un saldo mensile. Trappole per i consumatori vengono pensate in modo da garantire che chi usa le carte di credito sia in ritardo con i pagamenti o ecceda i limiti di credito.

Quando chi usa le carte di credito è in ritardo con i pagamenti, come viene facilmente predetto dei complessi algoritmi usati da chi emette le carte, i tassi di interesse salgono drammaticamente e ulteriori pagamenti vengono aggiunti al conto mensile. Milioni di utilizzatori delle carte spendono gran parte del loro stipendio per pagare costi esorbitanti senza che il loro saldo diminuisca, o solo con una minima riduzione. I banchieri stanno raccogliendo miliardi, mentre le famiglie della classe lavoratrice stanno diventando schiavi indebitati dei capitalisti predatori dell'industria delle carte di credito. Ciò è stato reso possibile con la benedizione del Congresso che operava sotto l'influenza dei lobbisti delle corporation che infestano Capitol Hill come vermi in un cadavere.

Le leggi sulla bancarotta che un tempo fornivano ai lavoratori una strada per uscire dal debito non sono più disponibili come via di fuga. Si dovrebbe notare, però, che i tribunali per la bancarotta sono ancora aperti alle corporation e forniscono loro sollievo dai debiti ed una possibilità di iniziare una nuova vita.

Perciò i ladri delle banche continueranno a rapinare le famiglie dei lavoratori sino a che non sarà la morte a sottrargliele. E poi il carico del debito verrà passato ai parenti più stretti. Oltre che una gallina dalle uova d'oro costruita per sottrarre alla gente gli stipendi da loro duramente guadagnati, il debito fatto con le carte di credito è anche un modo per controllare i debitori e mantenerli in riga; ed è un grande fronte di battaglia per la guerra di classe che infuria nel continente.

Come il pollo modificato geneticamente per avere un petto di grandezza abnorme, il consumatore americano viene alimentato per consumare e per essere mangiato dai capitalisti predatori. I consumatori vengono sedotti da campagne pubblicitarie che li alimentano col bisogno di consumare, senza badare a quanto ciò sia distruttivo per se stessi o per il pianeta.

Gli accordi per le carte di credito sono così complessi e deliberatamente fuorvianti che pochi consumatori, se non addirittura avvocati, possono completamente comprenderli; e sono cosparsi di trappole nascoste e trabocchetti che garantiscono una vita intera di debito.

Dalle statistiche precedentemente citate dovrebbe essere chiaro che la gente è nuda e vulnerabile di fronte ai predatori capitalisti e alle loro truppe nel governo. Enormi debiti personali sono un ennesimo esempio di un sistema guidato dal profitto che non funziona per il bene dei lavoratori di questa nazione. La fiducia che dovrebbe fiorire tra la gente il governo non esiste più, e la maggioranza dei cittadini viene lasciata senza rappresentanza. Il capitalismo predatorio crea un'enorme ricchezza per pochi privilegiati sfruttando i lavoratori che cercano di sopravvivere con pochi o nessun beneficio, e facendo diversi lavori, ciascuno che fornisce uno stipendio insufficiente per vivere.

Praticamente tutte le istituzioni finanziarie di questo paese, compresa la Federal Reserve, sono aizzate contro le famiglie della classe lavoratrice. Il Congresso lavora per il grande business piuttosto che per i lavoratori, come evidenziato dalle decisioni politiche e dalle votazioni. Dobbiamo avere chiaro da che parte essi stanno.

Metodi sempre più creativi per derubare la gente vengono ideati nei consigli di amministrazione di tutta America e prontamente resi legge dal Congresso. Milioni di lavoratori si trovano perciò sepolti da valanghe di debiti da cui non potranno mai scappare. I debitori sono una gallina dalle uova d'oro per le industrie delle carte di credito e delle banche. Alla fine ci verrà chiesto di lavorare sino alla morte, mentre i nostri creditori e il Congresso lavorano in accordo per dissanguarci e ingozzarsi della nostra fatica e della nostra sofferenza.

La scarsa considerazione in cui i lavoratori sono tenuti in America dalla plutocrazia al governo sottolinea il fatto che non c’è nessuno che badi ai nostri interessi. Ma dobbiamo ricordarci invece che noi siamo il 95% della popolazione. La nostra bassa posizione economica fa si che rimarremo sempre ai gradini più bassi, o sopravvivendo o morendo sulle briciole che cadono dalla tavola dei ricchi e che garantiscono la nostra perpetua schiavitù nei loro confronti. Ciò dimostra anche la necessità di organizzarci come classe e sollevarci assieme contro i predatori delle corporation che ci dissanguano privandoci della vita, della libertà, e del diritto a cercare la felicità.

09 gennaio 2007

6.000.000 di morti, un Olocausto è storia vera o verosimile?


Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. (goebbels)
Quando noi sentiamo i giornali e le televisioni parlare di 6.000.000 di
Ebrei uccisi nei campi di sterminio non ci viene mai indicata la fonte di
questa cifra. Ebbene la fonte é solo una ed é l'Enciclopedia Ebraica dove il
totale e di 5.820.960. Adesso, io sicuramente non sono uno storico, ma mi
hanno sempre insegnato che bisogna diffidare delle cifre che vengono fornite
da una delle due parti coinvolte, e che per lo meno più di una fonte deve
essere citata. La cifra di 6 000 000 dopo essere stata ripetuta per Milioni
di volte nei giornali, televisioni e film di Hollywood é diventata
ufficiale. Questo nonostante, gia alla fine della guerra, si fosse in
possesso di statistiche accurate sul numero degli Ebrei prima e dopo la
guerra, e dei loro movimenti migratori fuori dall'Europa, verso l'America la
Palestina e la Russia.
Secondo l'Appendice N°VII, "Statistiche sull'Affiliazione Religiosa", del
libro del Senato Americano "A Report of the Committee on the Judiciary of
the United States Senate" del 1950, il numero di Ebrei nel mondo in
quell'anno era di 15,713,638 (vedi foto a lato). La stessa fonte nel 1940
riporta il numero di Ebrei nel mondo a 15,319,359. Se lo studio statistico
del governo Americano é corretto la popolazione Ebraica non diminuì durante
la guerra, ma subì un piccolo incremento.
Se in 3/4 anni i tedeschi avessero fatto sparire 6 milioni di ebrei, si
potrebbe concludere che c'è stato un olocausto. Ma da dove proviene la cifra
di 6 milioni? Questa cifra ci viene presentata come derivante da studi
scientifici. In realtà è stata introdotta per la prima volta al Tribunale di
Norimberga, da Höttl, che non aveva veste di testimone, presentata in una
sua deposizione scritta, ma non davanti ai giudici. Höttl racconta che
Eichmann avrebbe detto d'essere saltato di gioia apprendendo che 6 milioni
di ebrei erano stati liquidati.
La testimonianza di Höttl fu accettata dalla corte senza che la difesa
potesse esaminare il teste. Höttl nonstante fosse stato un membro delle SS
che si macchio di crimini dopo la sua confessione fu rilasciato e comincio a
lavorare come agente per la CIA. Nel 2001 la CIA rese pubblica la cartella
su Höttl (scritto anche Hoettl) intitolata, "Analysis of the Name File of
Wilhelm Hoettl" di circa 600 pagine. Nel documento Höttl viene descritto
come una fonte poco attendibile che regolarmente fabbricava informazioni per
chiunque lo avrebbero pagato. Nelle parole di uno dei ricercatore della CIA:
«Hoettl's name file is approximately 600 pages, one of the largest of those
released to the public so far. The size of the file owes to Hoettl's postwar
career as a peddler of intelligence, good and bad, to anyone who would pay
him. Reports link Hoettl to twelve different intelligence services,
including the U.S., Yugoslav, Austrian, Israeli, Romanian, Vatican, Swiss,
French, West German, Russian, Hungarian and British.»
Dalla cartella della CIA emerge anche l`interessante fatto che Höttl poco
dopo il suo arresto nel maggio 1945 cominciò subito a lavorare per il U.S.
Office of Strategic Services (OSS) predecessore della CIA e che fu allora,
quando lavorava per l`OSS, che "confessò" la cifra di sei milioni. Nel
profilo della CIA su Höttl dopo il suo arresto egli viene descritto:
«Upon his arrest, Hoettl played to the interests of his captors ...»
La prima apparizione della cifra di "sei milioni di morti" avviene
nel`Ottobre del 1919 sulla rivista Ebraica di New York, The American Hebrew.
(clicca sull`immagine per leggere l`articolo)
Come se non bastasse la cifra dei Sei Milioni appare incredibilmente gia 25
anni prima! Nel 1919 un ex governatore dello stato di New York, Martin
Glynn, pubblico un`articolo intitolato, "The Crucifixion of Jews Must
Stop!," sul quotidiano ebraico americano, American Hebrew di New York, dove
egli ripetutamente parla "dell`imminete morte di sei milioni di ebrei in
europa" in quello che egli chiama un`"olocausto".
Nel 1983 un ricercatore, che si firma Walter Sanning, ha prodotto uno studio
statistico - "The dissolution of Eastern European Jewry" (La dissoluzione
dell'ebraismo est europeo) - sui trasferimenti delle popolazioni ebraiche
dell'Europa Orientale, ove precisa che una parte cospicua è emigrata,
durante la guerra e dopo, in Palestina, altri negli USA, in Cina, in Sud
America. Ad altri ebrei, fra quelli trasferiti all'est dai tedeschi, i
sovietici non consentirono di ritornare all'ovest. In conclusione, afferma
Sanning, gli ebrei che avrebbero potuto essere sterminati dai
nazionalsocialisti erano 3/400.000. Tutti gli altri ebrei si sa che non sono
morti, ma sopravvissuti alla guerra.
Di fronte alla serietà dello studio di Sanning, gli storici ebrei sono
costretti ad ammettere che non c'è stato sterminio, ma che vi sono comunque
stati massacri qua e là. Gli storici ebrei sanno che 6 milioni di morti è
una cifra, in quel contesto, impossibile (ciò è quanto sono costretti ad
ammettere nelle loro pubblicazioni che hanno diffusione ristretta, mentre al
grande pubblico le lobbies giornalistiche e televisive seguitano a propinare
la leggenda dei 6 milioni).
D'altronde in Das jüdische Paradox (Europaische Verlagsantstalt, 1976, p.
263), Nahum Goldmann, che fu per parecchi anni presidente del Congresso
mondiale ebraico, scrive questo:
«Ma nel 1945 c'erano circa 600.000 ebrei sopravvissuti nei campi di
concentramento che nessun paese voleva accogliere».
Se i nazisti avessero voluto sterminare gli ebrei, come mai 600.000 di essi
hanno potuto sopravvivere ai campi tedeschi? Fra la conferenza di Wannsee,
nella quale si dice sia stato deciso lo sterminio, e la fine della guerra,
itedeschi avevano avuto tre anni e tre mesi per compiere la loro opera.
Franco Deana

08 gennaio 2007

Promotori finanziari: una triste verità



Sono ormai da svariati anni che mi batto per portare a conoscenza dei risparmiatori la triste verità sul settore bancario e sulle reti di promozione finanziaria.
I recenti crack finanziari, con i relativi processi tuttora pendenti, non fanno altro che confermare, ancora una volta, quanto questi soggetti portino i loro clienti a compiere operazioni in pieno conflitto di interessi e a sottoscrivere prodotti troppo onerosi e sottoperformanti.
Questa figura professionale nasce circa quindici anni fa, con la legge 191 che istituiva le SIM (società d’intermediazione finanziaria) e, di fatto, non faceva altro che rendere il mercato della gestione del risparmio un autentico monopolio per i gruppi bancari.

Da questa riforma nasce il promotore finanziario: una figura il cui compito solleva non poche perplessità sui meccanismi d’efficienza e trasparenza con cui dovrebbero essere gestiti i risparmi e gli investimenti delle persone che si appoggiano al suo operato.
Tanto per iniziare, dovete sapere che il promotore finanziario è legato, attraverso un monomandato di rappresentanza, alla sua banca o sim, con la quale s’impegna a non promuovere o distribuire i prodotti di altri concorrenti. Il promotore percepisce la sua remunerazione sul volume dei prodotti che riesce a collocare tra il pubblico risparmiatore e viene pagato dalla stessa banca.

Già qui, possiamo fare una prima osservazione per comprendere la loro remunerazione: i prodotti che promuovono non hanno lo stesso tasso di provvigione, di solito, i più rischiosi per voi sono i più remunerativi per loro ( per esempio, i fondi azionari high tech).
Il conflitto d’interessi è sin troppo evidente: chi vi assicura che il vostro promotore non vi faccia sottoscrivere quel tipo di prodotto che magari a lui genera il massimo di retrocessione provvigionale? Nel dubbio, meglio starne fuori.

Come se questo non bastasse, immaginate che il vostro promotore sia un soggetto dinamico, preparato (ne ho conosciuti solo due sino ad ora) e sapiente conoscitore dell’andamento dei mercati, pur tuttavia, se fosse a conoscenza di un prodotto o forma di investimento particolarmente interessante, offerto magari da un concorrente, non potrebbe proporvelo. Eventualmente, se la sua etica professionale fosse significativamente ineccepibile, vi potrebbe indirizzare da un promotore a lui concorrente (in quanto appartenente ad un’altra rete di promozione e/o banca), ma con il rischio di perdervi definitivamente come cliente investitore, nel qual caso voi decideste di migrare tutte le vostre disponibilità su quella stessa banca. Farebbe bella figura, ma perderebbe un cliente.

Non dimenticate, a questo punto, le spiegazioni che devono dare gli stessi promotori alle direzioni d’area, quando perdono un cliente per interruzione del rapporto e/o migrazione verso un concorrente.
Nella maggior parte dei casi, invece, ho visto tutto il possibile per screditare l’avversario o il concorrente, arrivando a dire che di quella banca non c’è da fidarsi, che in passato i rendimenti erano stati mediocri, che il suo personale è incompetente e così via.

Recentemente ho potuto constatare di persona tutto questo proprio dal personale di sportello di alcune banche del mio territorio, le quali, in seguito alle mie recenti conferenze, in cui rappresentavo la convenienza di un noto conto di liquidità (di un gruppo bancario europeo), queste stesse, vedendo come molti loro correntisti volevano aderirvi, iniziarono a denigrarlo, affermando che non bisogna fidarsi, che la tale banca poteva fallire, che il tasso di rendimento non era poi così elevato e che loro avevano un prodotto migliore, meno rischioso e così via.

Tutto questo perché subirono un forte drenaggio di liquidità a scapito dei loro prodotti: mi piacerebbe farvi i nomi e cognomi di queste persone, ma, come al solito, rischierei una querela ed un mega-risarcimento di danni. Che ci volete fare: siamo in Italia.
Come se non bastasse, il promotore risulta essere anche un professionista la cui opera di consulenza non è indipendente, in quanto anche qui, come per il settore bancario, se la direzione di area della sua rete di promozione ha deciso che per il prossimo trimestre si deve raggiungere un determinato budget di raccolta su un nuovo prodotto da poco emesso, state certi che il vostro promotore vi telefonerà, dicendovi che dovete switchare dal vecchio prodotto, che vi aveva fatto sottoscrivere alcuni mesi fa, per entrare in quello nuovo fresco fresco che sta per uscire. Alla faccia dell’indipendenza e della trasparenza. Con molta probabilità, sarà un prodotto che contempla una commissione d’ingresso per la sua sottoscrizione.

Vi siete mai fermati a pensare a cosa servono le commissioni d’ingresso? Ve lo dico io: a pagare il vostro promotore. Eh sì, perché, quando investite 100.000 euro su un fondo azionario e vi dicono che per entrare su questo fondo dovete pagare una commissione pari al 2-4-5%, quel denaro serve per pagare anche lo stesso promotore !
Accidenti che servizio brillante, pagate per non avere nulla in cambio, anzi, per la verità, pagate per avere una persona che, con il vostro denaro, farà il possibile per massimizzare il proprio tornaconto (raramente coincide anche con il vostro, per non dire quasi mai).

Perciò, come dico sempre durante i miei show finanziari, chi è desideroso di continuare a sodomizzarsi con questo sistema, ne ha piene facoltà.
Quanto sopra potrebbe essere esteso anche al sistema bancario italiano: il vero cancro terminale del nostro paese. Tuttavia p rima di procedere alla rappresentazione dello stato del mercato bancario italiano, di fatto monopolizzato da quattro grandi gruppi, nati si e no da qualche anno in seguito a forzati meccanismi di accorpamento e concentrazione, ritengo opportuno schematizzare la situazione sul mercato statunitense, forse il più brillante al mondo da questo punto di vista.

Dopo il crack del 29, che portò al fallimento centinaia di banche private ed al collasso del sistema creditizio, il legislatore americano, sotto le vesti di Franklin Delano Roosevelt, all’interno del piano per rilanciare gli investimenti industriali e non, il famoso New Deal, fece varare il “Glass Steagall Act”, dal nome dei deputati che al Congresso proposero la legge.
Questa disposizione legislativa, concepita più di 75 anni fa, rappresenta, senza alcun dubbio, il più efficiente sistema per salvaguardare il denaro in tutte le sue forme ed usi, tutelando i suoi aventi diritto, sia essi risparmiatori che investitori.

Il Glass Steagall Act impone una netta ed inviolabile separazione tra due tipologie di banche: quelle di prestito e quelle d’investimento.
Ciò significa che la banca, una volta deciso di strutturare, distribuire e promuovere prodotti e formule per investire i risparmi, può fare solo ed esclusivamente quello. Lo stesso accade per la banca di credito commerciale, la quale può generare la sua redditività solo attraverso la remunerazione sul prestito del denaro.

Non entro nei meriti tecnici o giuridici della legge, immaginate che vi abbia sintetizzato al massimo la ratio che sta dietro a questa legge: innanzitutto creare soggetti fortemente specializzati, quasi di nicchia, con competenze molto dedicate.
In Italia invece che cosa avviene: abbiamo banche che vi possono vendere, come se fossero un grande discount ricco di merce di seconda qualità, polizze vita, assicurazioni auto, conti correnti, prestiti per cassa, piani di accumulo, telefoni cellulari in promozione e a rate, certificati di deposito, quote di fondi da loro stesse creati e altre forme succedanee di investimento generico o in qualche modo personalizzato.

Così facendo, abbiamo un soggetto autorizzato a vendere quasi tutto, con il solo scopo di generare una proliferazione di commissioni ad ogni richiesta di servizio dell’investitore.
Qui sta il problema principale del sistema bancario italiano, ovvero che ogni banca, presa nella sua genericità, per creare la propria redditività, punta sulle cosiddette aree di ricavo per prestazione di servizio: questo significa che il suo scopo è quello di chiedervi il massimo, per darvi un servizio che negli altri paesi europei e statunitensi si considera scontato all’interno del rapporto di conto corrente.

Quindi un bonifico vi può costare anche 5 euro, un invio di estratto conto 3 euro, una richiesta di elenco movimenti altri 3 euro, una telefonata che vi fanno per avvisarvi su una nuova emissione 2 euro e così via. Tutto questo crea a loro una redditività certa impressionante, priva tuttavia di rischio bancario, non male quindi come rapporto rischio/beneficio.
Mentre quando andate a chiedere un prestito o rinegoziate un vecchio fido, passano voi, vostra moglie e i vostri genitori ai raggi x, oppure vi chiedono in garanzia 100 per prestarvi 50: negli USA, invece, le banche finanziano sulla base di ipotesi di redditività e business plans, piuttosto che di sole garanzie.

Non mi esprimo sul personale che lavora in banca (anche se qualcuno fa eccezione) il cui grado di competenza e di efficienza è diretta conseguenza di quanto rappresentato sopra, in quanto, se nascono e si evolvono banche prive di una propria specializzazione, capite serenamente che il personale che vi lavora non deve avere chissà quali competenze e/o capacità per lavorarvi.
Anzi, nella maggior parte dei casi, trovate innanzi agli sportelli persone frustrate, impantanate in un lavoro che non ha futuro, destinate per anni a contare il denaro e gli assegni, oppure a passare carte su carte tra lo sportello e la direzione amministrativa.

Come se non bastasse, questo li demotiva ancora di più: pertanto scordatevi di trovare quello che conosce la vera evoluzione e l’andamento dei mercati azionari e ve li sa commentare, anche perché, se lo sapesse fare e vorrebbe consigliare come posizionarvi sul mercato in maniera efficiente, non lo potrebbe fare. Già, non lo potrebbe fare, in quanto, dall’alto, gli vengono imposti dei budget commerciali circa la vendita di questo o quel prodotto, da poco ideato dalla stessa banca per la quale lavora.
Ecco perché non vi dovete fidare di quello che vi propongono: primo, perché innanzi a voi ci sta una persona che del mercato e delle sue opportunità non sa quasi nulla; secondo, perché quello che vi presenta, o vi spinge ad acquistare, deve prima portare ricchezza alla stessa banca. Riprova di questo sono stati i disastrosi collocamenti delle obbligazioni Cirio e Parmalat, assieme a tanti altri prodotti porcheria, grazie a cui le banche hanno trasformato il credito, che vantavano nei confronti di questi due gruppi industriali, in prestiti obbligazionari da piazzare come super opportunità da non farsi sfuggire al pensionato mammalucco di turno. Chi pensa di recuperare qualcosa da questi collocamenti rimarrà ulteriormente deluso.

Eugenio Benetazzo

02 gennaio 2007

Bond: Titoli di Stato quando servono

La magia del Natale non poteva essere tale senza la simpatica apparizione su Italia-Uno del mago-prestigiatore David Copperfield. Qualche noioso dirà che non si dice "prestigiatore", ma bensì "prestidigitatore". Voi fate finta di niente e proseguite.
Perché di magie ce ne sono tante, da dire. E di vecchi tromboni ammuffiti ne abbiamo già abbastanza, non credete? Allora, David è un mago che ha fatto sparire tante cose.
Tipo: la statua della Libertà. A noi servirebbe questo mago per far sparire la truffa del debito pubblico, no? Ma il mago si è innamorato, e per solidarietà anche lo scrivente ha fatto qualcosa di simile. In questo inverno con un sole bellissimo, non si può non innamorarsi. Copperfield ha fatto sparire di tutto, ma non ha mai fatto sparire un processo. Questi americani sono dei dilettanti: qua in Italia è sparito un processo dalla Procura di Roma solo perché alla fine volevano interrogare il capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Il Prefetto De Gennaro. Come già avevo scritto: nessuno è prefetto!
Questa carica borbonica non ha niente a che vedere con la democrazia, in cui uno si elegge, più o meno liberamente, i suoi carnefici. Ma qui dobbiamo spiegare, almeno per simpatia verso certi periti imperiti, che la Costituzione è stata varata ben prima della Corte Costituzionale. Cioè, che la Corte l'hanno fatta ben dopo per fare un sacco di troiai prima, per non essere giudicati. Gli alti traditori. Cugini dei cugini, tutti sardi.
Non c'è peggior sardo di chi non vuol sentire.
No, aspetta: c'è il sardo paraculo che dà le dimissioni da traditore a vita, perché comunque gli rimane una carica, quella di suonatore...
Capito mi hai?
Ma torniamo a Bond. Ultimamente è uscito che Ian Fleming, lo scrittore dei romanzi di James Bond, era stato *davvero* un agente dei servizi anglosuonati. Aveva - come dire - detto la verità burlando. Ti ricordi la sua segretaria? Moneypenny? In italiano vuol dire: moneta-spiccioli. In italiano vuol dire che Fleming aveva cercato di avvisarci che i servizi sono schiavi dei banchieri mannari, già dagli anni '60 del secolo scorso.

In realtà, siccome anche qui in Italia ci riusciamo a fare le ricerche quando vogliamo, si scopre che i servizi li ha addirittura fondati - quelli moderni - la Banca d'Inghilterra nel 1694.
Lo scemo che ci avevano messo a fare il governatore - allora - era un pazzo scatenato di nome Isaac Newton. Lo misero lì perché, quando si era messo a fare il professore di università, gli studenti dopo la prima lezione non tornarono più. Ma lui continuò per sei mesi a fare lezione ad una classe completamente vuota. Capisci? Una specie del progenitore di Mario Draghi.
Come si dice, quando i servizi non bastano, si sono inventati i Bond. Lo stato falsario corrotto, d'accordo con la cosca dei guardiani del bidone vuoto del capitalismo esoterico, del capitalismo satanico (anche i satanisti ormai si sono disgustati), ha preso la corte della monarchia e li ha fatti assumere nei ruoli chiave del potere della mistificazione monetaria.
Per questo ci sono ottomila traditori della patria assunti come "dipendenti della banca d'italia". Pensa te! Non c'è la banca, e non c'è più nemmeno l'italia.
Non c'è mai stata la banca d'italia: all'inizio la chiamarono Banca Nazionale, e cominciarono subito a falsificare le banconote. Ne stampavano quattro volte di più rispetto all'oro che avevano in cassa.
Idea di Cavour, che morì esattamente l'anno dopo che si era inventata questa mega-sòla: nel 1862.
Come a dire: il diavolo fa le pentole...
Ma a noi italiani romantici non ci è bastato: abbiamo voluto fare presidenti della Repubblica ben due marpioni ex-governatori della banca centrale... Einaudi e Carletto.
L'ultimo presidente lo abbiamo scelto con questo criterio, Napolitano: doveva essere l'ex ministro dell'Interno che aveva coperto la vergogna della morte dell'ex agente speciale Donatoni. Coperta di sangue, quella vergogna. Ammazzato per sbaglio dai colleghi, comunque, trovandosi facendo, i nostri solerti agenti ne hanno fatti fuori altri quattro, giusto per far rimanere la notizia in Europa.
L'Italia è governata dai maiali più uguali, ogni tanto qualcuno ha un rigetto. Per esempio: Andreotti. Ha detto: non voto questa finanziaria da supermarket. La notizia è affogata nell'ennesimo sciopero falso degli scribacchini del Corriere della Serva, l'Italia, serva del signoraggio.
Come a dire: se fai le cose giuste non ti caca nessuno, nel paese delle banane raddrizzate abilmente dalle sigle fasulle di servizi che non sono altro che una polizia politica. Una? Molte più di una. Qui hanno anche arrestato il mago dei puffi, Garganella, per "calunnia". Ma gli alti traditori a vita sono sempre lì, e ogni anno si aumentano lo stipendio. Secondo me, ve lo meritate proprio, se non vi ribellate.
Vogliamo uscire da questa geopolitica italiana? Andiamo negli USA. Allora, Bond. Gli americani vaccari sono molto furbi: nella seconda guerra mondiale cominciarono a stampare dollari che avevano il sigillo GIALLO. Per spacciare quelle banconote nel Nord-Africa. L'idea era: se perdiamo la guerra, diciamo che sono false.

Poi, ovviamente, da quando hanno cominciato a comprare i voti, in Italia nel 1946, le banconote non bastavano più. Si sono inventati di spacciare i "Bond", i buoni del Tesoro. Ora capite il titolo, bravi.
Come funziona la sòla dei Bond? Se sei bravo, sono veri. Se diventi cattivo, oppure muori, col cavolo che te li rimborsiamo. Vedi la storia della vedova di Marcos, ex capo delle Filippine.
Quindi, maliziosamente, inutilmente, Ian fleming aveva cercato di avvisarci per tempo. Ma non è servito. Tanto è vero che nella storia dei titolo falsi qui in Italia ci cascò pure Martelli, episodio ben presto messo a tacere. Ma come diceva il cantante francese Brassens: (dei misteri) "se la gente vuole - la mia voce narra, sennò io le rimetto - nella mia chitarra...".

Marco Saba

01 gennaio 2007

Gold Annunaki

under construction

L'Oro Dei Annunaki


Zacharia Sitchin, sulla base delle tavolette sumeriche Enuma Elisch, Oxford, Ashmolean Museum, docente universitario ed esperto di lingue semitiche, sostiene ormai da anni che alcune tavolette sumere descrivono la storia di una antica colonizzazione della Terra ad opera di visitatori extraterrestri chiamati Nephilim.
450000 Su Nibiru, un membro lontano del nostro sistema solare, la vita va lentamente estinguendosi a causa dell’erosione dell’atmosfera del pianeta. Deposto da Anu, il sovrano Alalu fugge a bordo di una navetta spaziale e trova rifugio sulla Terra. Qui scopre che sulla Terra si trova l’oro, che si può utilizzare per proteggere l’atmosfera di Nibiru.
445000 Guidati da Enki, figlio di Anu, gli Annunaki (gli alieni del pianeta Nibiru, i biblici “nefelim” che Sitchin chiama col loro nome sumerico, probabilmente discendenti dai Pleiadiani di Meier NDR) arrivano sulla Terra, fondano Eridu – la Stazione Terra I – per estrarre l’oro dalle acque del Golfo Persico.
430000 Il clima della Terra si fa più mite. Altri Annunaki arrivano sulla Terra, e tra loro Ninharsag, sorellastra di Enki e capo ufficiale medico.
416000 Poiché la produzione d’oro scarseggia, Anu arriva sulla Terra con Enlil, il suo erede. Viene deciso di estrarre l’oro vitale attraverso scavi minerari nell’Africa meridionale. Le nomine avvengono per estrazione: Enlil conquista il comando della missione sulla Terra, Enki viene relegato in Africa.
Gli abitanti di Nibiru erano, guarda caso, divisi in due categorie: gli spirituali (ma dispotici) Nephilim, probabilmente biondi e gli Annunaki "dai capelli scuri", a cui toccavano i lavori più ingrati, nella fattispecie scendere sulla Terra ed estrarre dei minerali preziosi necessari alla loro tecnologia. A capo della spedizione sulla Terra vi è il dio Enki (chiamato anche Ea), mentre sul pianeta Nibiru regnava il "dio del cielo" Enlil. Dopo un po’ gli Annunaki, stanchi dei lavori massacranti, si ribellano, dando luogo ad un’autentica battaglia con i Nephilim.

Dopo un lunghissimo tempo gli Anunnaki, stanchi di continuare il pesante e gravoso incarico, decisero di elaborare una soluzione alternativa e grazie alle loro avanzate conoscenze scientifiche, 300.000 anni fa effettuarono un esperimento. Al fine di creare una razza di lavoratori, decisero di manipolare geneticamente, innestandovi il proprio DNA, una specie di ominidi allora presenti in quell'area. Tale progetto fu realizzato in collaborazione con la sposa di Enki: Ninhursag (chiamata significativamente la "Dea Madre" o la "Signora che dà la vita") che ritirandosi nella camera delle creazioni dopo vari tentativi mostrò tra le sue mani la nuova creatura; era stato generato l'Homo Sapiens. Sia come sia, alla fine l’ingegneria genetica Nephilim/Annunaki ebbe successo e nacque Adamo. O meglio "Adam", una creatura ermafrodita che poi verrà scissa in maschio e femmina. Le sue fattezze sono perfette, inequivocabilmente umane. E i "Servi del Signore" iniziano la loro vita di duro lavoro nelle miniere e anche altrove. Tutti sono soddisfatti, Nephilim e Annunaki. Gli uomini un po’ meno. Enki, non più vincolato al suo compito di "capo cantiere minerario" inizia a dedicarsi allo sfruttamento delle risorse ittiche e in breve i Sumeri, invece che come divinità sotterranea e delle ricchezze nascoste, lo idolatrano quale dio del Mare.
Al principio questo "novello schiavo" venne utilizzato nella "terra delle miniere" (in Africa), ma ben presto si richiese la sua presenza anche a Sumer. L'uomo, creato in serie dagli Anunnaki, come tutti gli ibridi, non era in grado di procreare fino a quando, ad un certo punto della storia, Enki decise di dargli questa opportunità senza l'approvazione dei suoi superiori, suscitando notevole scalpore. In questo sigillo viene rappresentata l'epica della creazione dell'uomo secondo la mitologia sumera. Trascorsero gli anni e avvenne, come recita la Bibbia: "Che i figli degli Dei videro le figlie dei terrestri e presero per mogli quelle che piacquero loro più di tutte". Enlil non apprezzò tale iniziativa e decise di sfruttare un evento di sua conoscenza per eliminare l'umanità.

Il Diluvio e la rinascita della civiltà

Gli Anunnaki sapevano che, entro un breve periodo, sulla Terra si sarebbe verificata un'immane ed inevitabile catastrofe (avvenuta all'incirca 13.000 anni fa). Tale cataclisma sarebbe stato provocato dalla notevole forza gravitazionale esercitata dalla vicinanza di Nibiru alla Terra. Senza avvertire l'uomo, gli Dei partirono sulle loro navicelle e tornarono solo quando la furia degli elementi si placò. Ma Enki, da sempre simpatizzante dell'umanità, contravvenne alla decisione progettando di salvarla attraverso una "famiglia prescelta" ed informando del pericolo un uomo, ricordato nella Bibbia con il nome di Noé. La divinità decise di fornire le informazioni necessarie alla costruzione di "un'arca" dove venissero preservate le specie terrestri dall'imminente disastro. In seguito, quando le navicelle si posarono sul monte Ararat, grande fu la sorpresa di Enlil nel constatare che alcuni uomini erano sopravvissuti all'immane evento.

A quel punto, per intercessione di Enki, l'umanità fu finalmente accettata in pieno e gli Dei aprirono la Terra all'uomo. Poiché il diluvio aveva spazzato via le città, fu deciso di dare la possibilità ai terrestri di ricostruire una civiltà stabilendosi in tre zone: nella Valle del Nilo, nella bassa Mesopotamia e nella Valle dell'Indo. Una quarta area, definita sacra (termine che originariamente significava "dedicata, riservata") e alla quale l'uomo non poteva avvicinarsi senza autorizzazione, fu lasciata agli dei. Questa regione si chiamava Tilmun ("il luogo dei missili") e, come la traduzione letterale indica chiaramente, costituiva la nuova base spaziale, dopo che la precedente era stata cancellata dal diluvio. Numerose leggende narrano gli sforzi incessanti di alcuni valorosi per giungervi e trovare "l'albero della vita", capace di renderli immortali. Simili testimonianze costituiscono la nutrita documentazione tramandataci dai Sumeri.
Gli studiosi ipotizzano che, se anche non fosse un pianeta, Nibiru comunque potrebbe essere una nana bruna: una stella più piccola del Sole, incapace di emettere luce e collassata su se stessa dopo aver esaurito l'energia contenuta nel proprio nucleo. Ma, a parte quel poco che gli astronomi possono dirci su Nibiru, possiamo ancora una volta ricavare delle preziose notizie a riguardo dalle suddette tavole sumere, sforzandoci però di interpretarne i dati obiettivamente e non considerarle semplici miti. Nibiru, ci svelano i Sumeri, avrebbe una perfetta orbita ellittica che lo fa entrare ed uscire dal nostro sistema solare ogni 3.600 anni. Può quindi venire considerato, a buon diritto, appartenente al nostro sistema solare, sebbene risulti invisibile per lungo tempo. Orbiterebbe tra due soli (il nostro ed uno esterno) che ne costituirebbero i perigei. Quando Nibiru passa vicino al nostro pianeta, porterebbe degli scompensi tellurici,vista la sua alta potenza gravitazionale.

Tale affermazione non vuole essere allarmistica, tanto più che bisogna considerare la posizione della Terra durante questi passaggi: più si è vicini e più la possibilità di sommovimenti naturali si accentua. I Sumeri ci insegnano che il famoso Diluvio sarebbe stato provocato dall'approssimarsi di Nibiru alla Terra e che la nascita di tutte le grandi civiltà è sempre stata scandita dal metronomico lasso di tempo dei fatidici 3.600 anni. Questa osservazione risulta particolarmente interessante se notiamo che tutti i popoli antichi avrebbero appreso i fondamenti della loro cultura da "divinità celesti". Andrea Carusi, ricercatore dell'Istituto di Astrofisica Spaziale del CNR, sostiene che l'orbita retrograda del pianeta X ci invita a comprendere che esso non può essere stato generato con il Sole. Quindi, Nibiru dev'essere stato "catturato" nel nostro sistema solare in un secondo tempo. E, guarda caso, questo è proprio quanto sostengono i "miti" sumeri! Ma, chi fornì alla fiorente civiltà sumera dei dati astronomici così minuziosi da risultare ancora oggi esatti? La risposta, secondo Sitchin, è stata e sarà sempre la stessa: gli Dei o meglio, gli Anunnaki. Fin qui le ipotesi argomentate da reperti antichi, ma una domanda giunge spontanea :
Se veramente esistessero delle civiltà aliene più progredite, sotto il profilo tecnologico, rispetto a quella terrestre, queste avrebbero già invaso il pianeta”. Siamo così sicuri che per conquistare un pianeta sia necessaria un’invasione?
Non è forse più efficace un piano di lenta, ma pervasiva infiltrazione, rispetto ad una guerra guerreggiata? Come un virus attacca un organismo, insediandosi nella cellula ospite. Una tattica del genere si rivelerebbe molto più efficiente, perché il nemico sarebbe soggiogato con calma, in modo pressoché impercettibile, reso inoffensivo, quasi senza colpo ferire.
Penso che gli Annunaki od i loro discendenti dominino la Terra da tempo immemorabile, ma non tanto con le armi della coercizione quanto con l’astuzia. Una delle più scaltre invenzioni escogitate dagli Arconti fu la religione, intesa come culto dogmatico e narcotico per lo spirito, come instrumentum regni. Che poi tale religione coincida con l’adorazione di “dèi” assetati di sangue animale ed umano, come molti idoli medio-orientali o che, con un po’ di maquillage, sia stata resa un briciolo più degna ed appetibile e diffusa col nome di Ebraismo, “Cristianesimo”, Islam etc. poco importa. Sono sempre sistemi dottrinari assurdi e, in gran parte, falsi, ma di grandissima presa sulle masse ora blandite con la promessa di un paradiso ultraterreno, ora spaventate e controllate con la minaccia dell’inferno.E’ evidente che, per assoggettare l’umanità, non occorrono né un conflitto né un’imposizione violenta, essendo molto più utile la manipolazione delle coscienze. In questo modo si evitano le ribellioni e, anzi, si ottiene il consenso ed il sostegno degli schiavi che non sanno di esserlo.
Fin qui le ipotesi, secondo Tesla, sulla Terra vivono da millenni creature di un altro pianeta; infiltrate tra noi, controllerebbero eventi e persone per guidare secondo un piano preciso l'”evoluzione” dell'umanità. Si tratterebbe dei creatori della prima razza umana sul nostro pianeta. Lo scienziato serbo si convinse di ciò quando nel 1899, come rivelano i suoi diari, si trovava a Colorado Springs. Qui intercettò casualmente diverse comunicazioni di esseri extraterrestri che starebbero controllando di nascosto il genere umano, preparandolo molto lentamente ad un'eventuale dominazione, mediante un programma in atto.
L’Oro degli Annunaki
Tutto inizia con Dei alla ricerca dell’Oro per schermare le protezioni atmosferiche del loro pianeta. Ma, una volta sulla Terra se ne innamorarono e crearono gli schiavi per i loro interessi . Anzi, una volta creati gli schiavi "Che i figli degli Dei videro le figlie dei terrestri e le presero per mogli”.
E l'oro ... continua