30 settembre 2012

La Repubblica delle tette

Infinite sono le vie della Provvidenza, diceva la saggezza dei nostri avi; e insospettabili quelle dell’Astuzia della Ragione, aggiungeva Hegel, strizzando l’occhio alla maniera furba di chi ha capito tutto, in mezzo a un branco di poveri mortali che han capito poco o niente. Chi lo avrebbe detto che il classico e nobile strumento logico del sillogismo aristotelico sarebbe stato brillantemente sfoderato da una ex soubrette passata alla politica e ormai nota in tutto il mondo non solo per essersi recata alla questura di Milano a prendere in consegna l’ineffabile ancorché vispa minorenne Ruby Rubacuori - salvo scaricarla, subito dopo, presso il domicilio di una ragazza di facili costumi -, ma soprattutto per aver definito il suo mentore e Pigmalione, il suo danaroso patron di Arcore, nel corso d’una garbata conversazione telefonica tra amiche che, poi, milioni di persone hanno potuto ascoltare in registrazione, «culo flaccido». Eppure è stato proprio così: anzi l’impareggiabile filosofa ha snocciolato non un banale sillogismo semplice, ma addirittura triplo, e con un rigore talmente impeccabile, che avrebbe lasciato stupito e ammirato lo stesso Stagirita, se questi avesse potuto ascoltarlo. «Le persone, d’estate, vanno al mare e si mettono in costume da bagno; anche i politici sono persone e, dunque, d’estate vanno al mare e si mettono in costume da bagno. Non vedo allora perché io, che sono una politica, non avrei dovuto sfilare in passerella per reclamizzare dei costumi da bagno che poi le persone indosseranno. In questo modo, ho dato anche un contributo all’economia nazionale in un momento difficile: perché ho fatto la mia parte per incentivare la vendita dei costumi da bagno, dunque per far girare la ruota del commercio, pur in questi tempi di crisi». Straordinario, vero? Aristotele sarebbe stato fiero e, crediamo, quasi basito davanti a tale rigore deduttivo, coniugato a sì smagliante spigliatezza; per non parlare di quel che avrebbe pensato il grande maestro di Alessandro Magno, tenace cultore della bellezza come lo era Platone e come tutti i Greci, ammirando le forme ben tornite e abbondantemente scoperte della sua discepola odierna, insomma la sua scultorea, provocante, radiosa nudità, resa ancor più seducente da un sorriso infinitamente soffuso d’innocenza. Forse, come i vecchi compagni di Priamo sulle mura di Troia, anche il “maestro di color che sanno” avrebbe trattenuto il fiato e riconosciuto che, per il possesso di una donna così bella, era comprensibile che due nazioni potessero arrivare fino al punto di combattersi in una guerra all’ultimo sangue. Come resistere, poi, al fascino della dialettica, se unito a una procace avvenenza fisica e a una notevole nonchalance davanti alle perplessità e alle critiche del popolino che, in tempi di crisi, non fa le vacanze sulla Costa Smeralda, a sfoggiare costosissimi bikini firmati, ma si arrampica perigliosamente sulle ciminiere delle fabbriche o si seppellisce nelle gallerie delle miniere, nella disperata difesa dei posti di lavoro che si squagliano come nebbia al sole? È accaduto e ne siamo stati tutti testimoni. L’ultima, grande notizia di cronaca dell’Italia repubblicana è che Nicole Minetti, non che dimettersi dal suo posto di consigliere regionale della regione Lombardia, ha pensato bene di sfilare in passerella indossando gli ultimi bikini della Parah e facendo arrapare il pubblico con la generosa esposizione tanto del suo notevole lato A, quanto del non meno apprezzabile lato B, facendo dondolare i suoi seni bombastici che sfuggono dal costume, essendo stati rifatti e gonfiati quanto le labbra e altre parti anatomiche, tanto che l’effetto complessivo è, rispetto a chi avesse visto la disinvolta ragazza solo qualche tempo addietro, quello di una mutante. La penultima notizia è che l’amministratore delegato della F.I.A.T., Sergio Marchionne, dopo aver tirato il sasso, ha nascosto la mano per l’ennesima volta, al ritornello ormai monotono: «Me ne vado, non me ne vado»; e alla fine ha lasciato capire al governo italo-borbonico che sarebbe anche disposto a rimanere nella patria irriconoscente, se potesse ottenere, quando non massicci finanziamenti, come ai bei tempi andati (c’è la crisi, dopotutto, che diamine!), almeno ulteriori sgravi fiscali e facilitazioni di vario genere, più o meno come fa il governo di quel Brasile dove, alla faccia di tutto, il mercato delle auto è tutt’altro che in calo e la F.I.A.T., nella fattispecie, le sue Panda e le sue 500 le vende ancora, eccome, crisi o non crisi. Le due notizie, mescolate agli scandali del Lazio, alle cene alle ostriche di Fiorito e alle dimissioni di Polverini (che si sente un’eroina per aver avuto un tale coraggio e sfida tutti i maramaldi governatori di sinistra a fare altrettanto), hanno un evidente elemento in comune: le tette, quelle vere (pardon, ci era sfuggito dalla penna: quasi vere, anzi rifatte al silicone) e quelle simboliche. Le tette della Minetti proclamano abbondanza, gioia di vivere, solarità e felliniana sregolatezza; quelle da cui Marchionne vorrebbe succhiare, le tette dello Stato, sono garanzia di sovvenzioni, di agevolazioni, di protezionismo, di profitti senza rischio. Sono le due facce - scusate il gioco di parole, davvero involontario - della stessa medaglia: viviamo nella benedetta Repubblica delle tette; delle tette di cui tutti sono cultori e adoratori, di cui tutti sono fanatici e insaziabili, di cui tutti vorrebbero razioni sempre maggiori, dosi sempre più industriali: chi le protende e chi se ne abbevera: basti dire che i signori della regione Lazio spendevano 30.000 euro per una vacanza al mare e che la signorina Minetti guadagna quanto il segretario generale delle Nazioni Unite. L’Italia come un grande poppatoio e legioni di amministratori, di politici, di industriali, di banchieri, di soubrette, di prestigiatori, di illusionisti, di mangiatori di fuoco e di spade, di giocolieri, di prostituti e prostitute di lusso (ecco infine le pari opportunità realizzate!): tutti insieme appassionatamente a poppare, poppare, poppare dalle italiche tette repubblicane, beninteso debitamente democratiche e antifasciste. Evviva le rassicuranti, le benefiche, le materne, intramontabili, eterne tette nazional-popolari, che fanno da apprezzatissimo paracadute agli imprenditori spaventati dalla loro stessa audacia, ai membri delle giunte regionali organizzatori e fruitori di feste in costume da maiale, ai parlamentari inquisiti e indebitati, ai direttori di giornali fasulli che stampano migliaia di copie e poi le regalano, sapendo che non le venderanno mai, pur d’intascare il finanziamento pubblico: insomma a tutti i furbetti dell’italica stirpe, a tutti i cialtroni e a tutti i marioli di craxiana memoria. Che cosa mai sarebbe la seconda Repubblica, senza le tette? Sarebbe come un cielo senza stelle, come un mare senza acqua o come un Bacio Perugina senza il bigliettino dalla saggezza kitsch. Come farebbe a sopravvivere Nicole Minetti; che ne sarebbe del suo futuro quando il Cavaliere dal Culo Flaccido non avesse più bisogno dei suoi ineffabili di servigi d’igienista dentale e, forse, anche d’altro genere? Come farebbe Sergio Marchionne a mantenere in Italia gli stabilimenti della F.I.A.T., pur animato da tutto l’amor di Patria di questo mondo, davanti a un popolo ingrato che non vuol più comparare le sue belle e convenientissime automobili ? Come farebbe il popolo del Bunga-Bunga, senza più “panem et circenses”? Come farebbero i falsi ciechi, i falsi paralitici, i falsi minorati e i falsi depressi, costretti a ripiegare sulle fragili e precarie risorse dei loro talenti individuali? E come farebbero i giornalisti di gossip e di cronaca politica, senza più i fatti e fattacci da Basso Impero da raccontare, per la delizia di lettori e spettatori? Come farebbero i conduttori dei salotti televisivi, gli opinionisti incipriati, i tuttologi con la camicia firmata e le opinioniste dalla coscia lunga e dallo sguardo assassino? Come farebbero i meteorologi che non ne azzeccano mai una, gli astrologi in cassa integrazione, gli uomini-sandwich in crisi d’identità e le donne cannone in cura dimagrante? Che cosa penserebbero, che cosa direbbero, che cosa farebbero sessanta milioni di cittadini e cittadine; come riuscirebbero a dare ancora un senso alla loro grama esistenza, così miseramente mutilata? Se Franco Fiorito è disposto a restituire allo Stato quattrocentomila euro, subito e di tasca sua, a quale misero gruzzoletto si ridurrebbe la somma che il generoso campione di onestà e trasparenza sarebbe disponibile a sganciare, senza più le tette nostrane cui attingere? Diciamo la verità: non è forse cosa più nobile e degna poter vantare un Fiorito che vuol restituire quattrocentomila euro, piuttosto che accontentarsi di rimettere alla Guardia di Finanza il compito di rastrellare qua e là pochi spiccioli caduti, per distrazione, dalle tasche di qualche insignificante pesce piccolo? Certo fa tutto un altro effetto poter dire, gonfiando un poco il petto in atto di legittimo orgoglio, quando si vuol ridurre al silenzio qualche borioso sapientone tedesco o americano: «Ma lo sai che noi siamo il Paese dove i consiglieri regionali offrono alla comunità quattrocentomila dollari al colpo? Altro che quei pitocchi delle vostre Merkel e dei vostri Obama, che si vede lontano un chilometro quanto sono morti di fame!». Eh sì, che soddisfazione. E poi, anche l’occhio vuole la sua parte: non parliamo di consiglieri regionali tipo medio, ma formato extralarge: uno e novanta di altezza per centottanta chili di peso, in arte “Er Sultano” o anche “Er Batman”: con un fisico così, tutto il resto è in proporzione, compreso il gargantuelico appetito di pubblico denaro. Come nel caso della Minetti, del resto: a forza di silicone, le sue curve hanno raggiunto proporzioni spropositate, debordano da ogni lato, zittiscono sul nascere qualunque critica, obiezione o perplessità: e gli interventi chirurgici costano una cifra, non li fanno mica gratis. Ma poi come si fa a non apprezzare il risultato; come si fa a non approvare entusiasticamente, incondizionatamente una maggiorata che sembra uscita da un fumetto hard di Milo Manara, più ancora che da un film porno di Tinto Brass. Le tette, sempre loro: e dunque, gridiamolo forte tutti in coro: viva le tette nazionali, simbolo di perenne vitalità e di giunonica abbondanza! Vengano ad esse tutti coloro che versano nell’indigenza, che non possono permettersi le cene al caviale e i baccanali in costume suino; e troveranno adeguato sostegno e generosa, indimenticabile consolazione! Strano che qualcuno, in vista delle prossime elezioni politiche, non abbia ancora pensato di fondare un nuovo partito, il Partito delle Tette; forse non sono ancora riusciti a mettersi d’accordo sul nome; forse stanno discutendo e litigando se non sarebbe per caso più efficace, più diretto, più da K.O. per sbaragliare qualunque ombra di avversario, un bel “Forza Tette”. Con Batman e Wonder Woman quali numi tutelari: e con due mascotte già pronte e carburate al punto giusto, già collaudate e, soprattutto, dotate del prorompente fisique du rôle. Ah, ma forse il motivo dell’inspiegabile ritardo è un altro ancora: forse si stanno accapigliando se “Forza Tette” sia uno slogan padano o, Dio non voglia, ben più provinciale, cioè “soltanto” italiano. Sondaggisti (e psicanalisti), sbizzarritevi! Grillini, tremate! E voi, rutelliani, casiniani, vendoliani, dipietristi, state all’erta, correte a nascondervi, preparatevi al diluvio: che farete davanti a un Forza Tette che, con le foto della Minetti in passerella, partisse accreditato di un vantaggio percentuale schiacciante, con il suo potere evocativo dirompente, con il suo capitale erotico semplicemente stratosferico, capace di sgominare qualunque concorrenza? L’unico che potrebbe, forse, non già dare ombra ad un simile partito, ma presentarsi con tutte le carte in regola per raccoglierne l’ammiccante invito e la prelibata offerta, sarebbe il buon Matteo Renzi, il giovine e tosto Rottamatore che però le tette, certo, quelle non vorrebbe rottamarle: se non altro perché le tette non piacciono solo agli epicurei del sesso, ma anche ai lattanti affamati; anch’essi non bramano che di potervisi attaccare e succhiare, succhiare, succhiare a più non posso da tutto quel ben di Dio. Devono pur crescere, loro, Po(l)verini! di Francesco Lamendola

29 settembre 2012

Basta con le elezioni, proviamo con il sorteggio

A casa mia, qualche settimana fa, è iniziato, in una serata uggiosa e piovigginosetta, un cineforum sugli zombie. Eravamo in 8 a vedere Zombieland, un film che non fa tanta paura ma fa tanto ridere. Quando ho proposto l’idea, in parecchi avevano inizialmente storto il naso. “Gli zombie, alla fine, che rappresentano?”. E così avevo tirato fuori l’anticonsumismo di Romero, la metafora degli zombie come consumatori affamatissimi – il secondo, ad esempio, è girato in un supermercato – che non vedono nient’altro che la loro preda, il prodotto finale, la ciccia. Poi sti giorni c’ho pensato ancora. E sono arrivato alla conclusione che il significato dei film sugli zombie – di quei pochi film fatti bene e che rimangono sempre attuali – non è che sia uno solo nel corso dei secoli. Cambia a seconda della zona geografica e del periodo storico. Qui in Italia, in questi tempi bui, gli zombie rappresentano sapientemente tutti quei politici che, ogni giorno che Dio concede all’Italia, cercano di incamerare più soldi possibile. Li divorano proprio, senza che la fame accenni mai ad attenuarsi. E così ne cercano sempre altri, di soldi, e in quantità sempre maggiori. La loro voracità è tale da creare stupore e orrore allo stesso tempo. “Ma non si saziano mai?” arriviamo a chiederci sbigottiti davanti alle ruberie quotidiane di cui si ha notizia. Come per gli zombie, anche per la classe politica dev’esser stato un virus, che è iniziato chissà dove e per colpa di chissà chi, e poi s’è diffuso a macchia d’olio. Arrivando, ai nostri giorni, a contaminare quasi tutto e quasi tutti. E gli zombie, proprio come nei film, nonostante la contrarietà generale, nonostante la guerra totale che gli viene scatenata contro, resistono e si moltiplicano. Perché contaminano i loro stessi nemici. Perché non finiranno mai di esistere. Nella letteratura di genere, c’è un autore che ha fatto successo. Si chiama Max Brooks. Ed è riuscito, in World War Z, ad andare oltre il genere e a scrivere letteratura allo stato puro. Prima di pubblicare questo capolavoro, era conosciuto per aver scritto un vero e proprio manuale: “Manuale per sopravvivere agli zombie”. Non usa tanti giri di parole, il figlio di quel genio malefico di Brooks. Nel libro è scritto ovunque che l’unico modo di liberarsi dagli zombie è eliminarli. E’ chiaro che parole del genere, almeno in Italia, fanno venire in mente le Brigate Rosse e gli anni del terrorismo. Ma nel caso della metafora zombie-politica, è chiaro che l’eliminazione è solo virtuale. Basta non eleggere un politico da nessuna parte, nemmeno nel condominio di casa, che ritorna ad essere un cittadino normale. Destituirli, non rieleggerli. E non esiste la storia del doppio mandato. Perché un doppio mandato da una parte e un doppio mandato dall’altra, la frittata comunque viene fatta. Dice: “E vabbè, come fai? Con il voto di scambio, le promesse, i voti comperati, questi l’elezione se la garantiscono comunque a vita”. E’ che fino ad oggi nessuno ha avuto il coraggio di tirarla fuori. Perché a parlare della soluzione finale, sono i politici stessi. E’ come se, nei film sugli zombie, a distribuire fucili e pallottole agli umani fossero loro stessi. Quindi la soluzione non può essere il doppio turno alla francese con la supercazzola, proposto da Flores d’Arcais. Né il maggioritario che desidera Pannella. Non è nemmeno il proporzionale puro che vorrebbero a sinistra e a destra. Non è la lista unica di impiegati Mediaset che sogna Berlusconi. Non è il Soviet che ancora desidera D’Alema. L’unica via d’uscita è il sorteggio integrale aperto a tutti i cittadini maggiorenni. L’unico modo di trasformare l’elettorato passivo in elettorato attivo. Con i mezzi che oggi ci mette a disposizione la tecnologia, non serve nemmeno che vengano eletti i sorteggiatori, come avveniva in Grecia ai tempi di Pericle. Un computer ogni anno tira fuori 900 nominativi per il Parlamento, 20 per il Governo e per tutte le altre cariche che esistono in Italia. Unici requisiti: avere più di 18 anni e non stare in galera. Statisticamente, rispetto al presente, è possibile che non vi siano così tanti zombie come oggi. Ed è praticamente impossibile che uno zombie – qualcuno che si mette a mangiare durante l’incarico, rubacchiando a destra e manca, c’è sempre – venga sorteggiato una seconda volta. Con il sorteggio integrale poi ci sarebbero molte più donne al governo. Ci sarebbero molti più giovani. Non si farebbe distinzione tra cattolici e musulmani, tra ricchi e poveri. Non avrebbe più senso fare promesse o pagare i voti o scambiarsi le preferenze. Non avrebbe nemmeno più senso corrompere qualcuno. Non esisterebbero più i partiti, non avrebbero più senso le primarie. Non dovremmo ascoltare, almeno due-tre volte a settimana, i soliti politici pavoneggiarsi nei confronti televisivi che ormai assomigliano sempre più a fiction di terz’ordine. Non dovremmo più andare a convegni, conferenze, congressi, cooptati dal politico di turno che t’ha fatto mezzo favore e che adesso pensa di essersi comprato la tua anima. Cancelleremo tutto, con un colpo di spugna. E avremmo sconfitto, per sempre, gli zombie. di Graziano Lanzidei

28 settembre 2012

LA PROVA DEL GOLPE - E' stata la troika

Nelle parole del senatore Massimo Garavaglia, intervenuto in un convegno a S.Ambrogio il 21 settembre 2012, la descrizione del ricatto finanziario cui fu sottoposto lo Stato italiano. La troika (Bce e Ue; il Fmi faceva il palo) estorse le dimissioni del Governo in carica e il sostegno forzoso al Governo Monti, minacciando di non comprare per due mesi titoli di stato italiani. Fu un golpe, dunque, ad ascoltare Garavaglia. Un golpe economico-finanziario, come l'abbiamo sempre chiamato. Questo non cambierà la visione delle cose per quanti ritengono che siamo stati "cattivi" e che dovremmo consegnarci mani e piedi ai "buoni". Per costoro, che evidentemente non hanno la benché minima consapevolezza di cosa significa essere stati "acquistati" in blocco, non cambierà niente. Per tutti gli altri, il racconto di Garavaglia lascia finalmente filatrare un raggio di luce sui loro incubi peggiori: quelli che urlavano al vento. Sotto il peso del ricatto, o forse complici, i media hanno ricevuto l'ordine di fare "propaganda", una tecnica nata nei circoli viennesi di inizio secolo scorso e che ha visto le sue prime applicazioni di successo sui giovani militari analfabeti al fronte, durante la prima guerra mondiale. Al grido di "Fate presto" hanno costruito un'opinione pubblica favorevole, ottenuta con la paura, e hanno taciuto, e ancora continuno a farlo, la gravità di quanto accaduto, nascondendo la polvere sotto a concetti di economia che sarebbero sbugiardati da qualsiasi economista fuori dal club dei collaborazionisti, se solo avessero accesso all'informazione. Mario Monti disse che in Italia la troika non aveva avuto bisogno di intervenire, disse - felicitandosene - che eravamo dunque stati fortunati. Io dissi che la troika non era intervenuta formalmente, ma solo perché non ce n'era stato bisogno: la troika era lui stesso. Questa testimonianza finalmente lo mette in evidenza. Poi iniziò la stagione dei tagli, del Mes, dello smantellamento del welfare e delle tutele dei lavoratori. Si cominciò a vendere. E siamo solo all'inizio. Unica domanda: Garavaglia è stato ospite all'Ultima Parola, il 15 settembre scorso: perché queste cose non le ha dette? Perché le dice in un convegno, davanti a poche persone, e tace in televisione, di fronte all'Italia intera? da TzeTze Politica

27 settembre 2012

Il mito dell'insolvenza del Giappone

Il più grande “debitore” del mondo è adesso il più grande creditore del mondo L'enorme debito pubblico del Giappone nasconde un enorme beneficio per il popolo giapponese, il che insegna molto sulla crisi debitoria degli USA. In un articolo pubblicato su Forbes nell'aprile del 2012, intitolato “Se il Giappone È insolvente, Come Mai Sta Soccorrendo Economicamente l'Europa?"”, Eamon Fingleton faceva notare come il Giappone sia il paese, al di fuori dell'Eurozona, che abbia dato di gran lunga il maggior contributo all'ultima operazione di salvataggio finanziario dell'Euro. Si tratta, scrive, dello “stesso governo che è andato in giro facendo finta di essere in bancarotta (o perlomeno, che ha evitato di opporsi sul serio quando ottusi commentatori americani e britannici hanno dipinto le finanze pubbliche giapponesi come un totale disastro).” Osservando che fu sempre il Giappone, praticamente da solo, a salvare il FMI al culmine del panico globale del 2009, Fingleton domanda: “Com'è possibile che una nazione il cui governo si suppone sia il più indebitato tra i paesi avanzati si permetta tanta generosità? (…) L'ipotesi è che la vera finanza pubblica del Giappone sia molto più solida di quanto la stampa occidentale ci abbia fatto credere. Quello che non si può negare è che il Ministero delle Finanze giapponese sia uno dei meno trasparenti del mondo...” Fingleton riconosce che i passivi del governo giapponese sono ingenti, ma dice che dovremmo guardare anche all'aspetto patrimoniale del bilancio: “[I]l Ministero delle Finanze di Tokyo ottiene sempre più prestiti dai cittadini giapponesi, ma non per pazze spese statali in patria, bensì all'estero. Oltre a rimpolpare il piatto per far sopravvivere il FMI, Tokyo è ormai da tempo il prestatore di ultima istanza sia del governo statunitense sia di quello britannico. E intanto prende in prestito denaro con un tasso di appena l'1% in dieci anni, il secondo tasso più basso del mondo dopo quello svizzero.” Per il governo giapponese è un buon affare: può farsi prestare denaro all'1% in dieci anni, e prestarlo agli USA a un tasso dell'1,6 (il tasso attuale dei titoli USA a dieci anni ), con un discreto margine di guadagno. Il rapporto debito/PIL del Giappone è quasi del 230% , il peggiore tra i più grandi paesi del mondo. Eppure il Giappone resta il maggior creditore del mondo, con un netto di bilancio con l'estero di 3.190 miliardi di dollari. Nel 2010 il suo PIL pro capite era superiore a quello di Francia, Germania, Regno Unito e Italia. Inoltre, anche se l'economia della Cina è arrivata, a causa della sua popolazione in progressivo aumento (1,3 miliardi contro 128 milioni), a superare quella del Giappone, i 5.414 dollari di PIL pro capite dei cinesi è solo il 12% dei 45.920 dei giapponesi. Come si spiegano queste anomalie? Un buon 95% del debito pubblico giapponese è detenuto all'interno del paese, dagli stessi cittadini. Oltre il 20% del debito è in possesso della Japan Post Bank [1], dalla Banca centrale e da altre istituzioni statali. La Japan Post è la più grande detentrice di risparmio interno del mondo, e gli interessi li versa ai suoi clienti giapponesi. Anche se in teoria è stata privatizzata nel 2007, è pesantemente influenzata dalla politica, e il 100% delle sue azioni è in mano pubblica. La Banca centrale giapponese è posseduta dallo stato per il 55%, ed è sotto il suo controllo per il 100%. Del debito rimanente, oltre il 60% è detenuto da banche giapponesi, compagnie assicurative e fondi pensione. Un ulteriore porzione è in mano a singoli risparmiatori. Solo il 5% è detenuto all'estero , per lo più da banche centrali. Come osserva il New York Times in un articolo del settembre 2011: “Il governo giapponese è pieno di debiti, ma il resto del Giappone ha denaro in abbondanza.” Il debito pubblico giapponese è il denaro dei cittadini. Si possiedono l'un l'altro e ne raccolgono insieme i frutti. I Miti del Rapporto Debito/PIL in Giappone Il rapporto debito pubblico/PIL del Giappone sembra davvero pessimo. Ma, come osserva l'economista Hazel Henderson , si tratta solo di una questione di procedura contabile – una procedura che lei e altri esperti ritengono fuorviante. Il Giappone è leader mondiale in parecchi settori della produzione di alta tecnologia, inclusa quella aerospaziale. Il debito che compare sull'altra colonna del suo bilancio rappresenta il premio riscosso dai cittadini giapponesi per tutta questa produttività. Secondo Gary Shilling in un suo articolo su Bloomberg del giugno 2012, più della metà della spesa pubblica giapponese va in servizi al debito e previdenza sociale. Il servizio al debito viene erogato sotto forma di interessi ai “risparmiatori” giapponesi. La previdenza e gli interessi sul debito pubblico non vengono inclusi nel PIL, ma in realtà si tratta della rete di sicurezza sociale e dei dividendi collettivi di un'economia altamente produttiva. Sono questi, più dell'industria bellica e dei “prodotti finanziari” che costituiscono una grossa parte del PIL degli USA, i veri frutti dell'attività economica di una nazione. Per quel che riguarda il Giappone, rappresentano il godimento da parte dei cittadini dei grandi risultati della loro base industriale ad alta tecnologia. Shilling scrive: “Il deficit statale si suppone serva a stimolare l'economia, eppure la composizione della spesa pubblica giapponese, sotto questo aspetto, non sembra molto utile. Si stima che il servizio al debito e la previdenza – in genere non uno stimolo per l'economia – consumeranno il 53,5% della spesa per il 2012...” Questo è quello che sostiene la teoria convenzionale, ma in realtà la previdenza e gli interessi versati ai risparmiatori interni stimolano, eccome, l'economia. Lo fanno mettendo denaro in tasca ai cittadini, incrementando così la “domanda”. I consumatori che hanno soldi da spendere riempiono i centri commerciali, incrementando così gli ordini di ulteriori merci, e spingendo in su produzione e occupazione. I Miti sull'Alleggerimento Quantitativo Una parte del denaro destinato alla spesa pubblica viene ottenuto direttamente “stampando moneta” per mezzo della banca centrale, procedura nota anche come “alleggerimento quantitativo” [Quantitative easing]. Per più di un decennio la Banca del Giappone ha seguito questa procedura; e tuttavia l'iperinflazione che secondo i falchi del debito si sarebbe dovuta innescare non si è verificata. Al contrario, come osserva Wolf Richter in un articolo del 9 maggio 2012: “I giapponesi [sono] infatti tra i pochi al mondo a godersi una vera stabilità dei prezzi, con periodi alternati di piccola inflazione o piccola deflazione – l'opposto di un'inflazione al 27% su dieci anni che la Fed si è inventata chiamandola, demenzialmente, 'stabilità dei prezzi'”. E cita come prova il seguente grafico diffuso dal Ministero degli Interni giapponese: Com'è possibile? Dipende tutto da dove va a finire il denaro prodotto con l'alleggerimento quantitativo. In Giappone, il denaro preso in prestito dallo stato torna nelle tasche dei cittadini sotto forma di previdenza sociale o interessi sui loro risparmi. I soldi sui conti bancari dei consumatori stimolano la domanda, stimolando la produzione di beni e servizi, facendo aumentare l'offerta. E quando domanda e offerta aumentano insieme, i prezzi restano stabili. I Miti sul “Decennio Perduto” La finanza giapponese si è a lungo ammantata di segretezza, forse perché quando il paese era maggiormente disposto a stampare denaro per sostenere le proprie industrie, si è fatto coinvolgere nella II Guerra Mondiale . Nel suo libro del 2008, In the Jaws of the Dragon, Fingleton suggerisce che il Giappone abbia simulato l'insolvenza del “decennio perduto” degli anni 90 per evitare di incorrere nell'ira dei protezionisti americani a causa delle sue fiorenti esportazioni di automobili e altre merci. Smentendo le pessime cifre ufficiali, durante quel decennio le esportazioni giapponesi aumentarono del 75%, ci fu un incremento delle proprietà all'estero, e l'uso di energia elettrica aumentò del 30%, segnale rivelatore di un settore industriale in espansione. Arrivati al 2006, le esportazioni del Giappone erano diventate il triplo rispetto al 1989. Il governo giapponese ha sostenuto la finzione di adeguarsi alle norme del sistema bancario internazionale, prendendo “in prestito” il denaro invece di “stamparlo” direttamente. Ma prendere in prestito il denaro emesso da una banca centrale proprietà dello stesso governo è l'equivalente pratico di un governo che il denaro se lo stampi, in particolare quando il debito continua a rimanere nei bilanci ma non viene mai ripagato. Implicazioni per il “Precipizio Fiscale” [2] Tutto questo ha delle implicazioni per gli americani preoccupati per un debito pubblico fuori controllo. Adeguatamente guidato e gestito, a quanto pare, il debito non deve far paura. Come il Giappone, e a differenza della Grecia e degli altri paesi dell'Eurozona, gli USA sono gli emittenti sovrani della propria valuta. Se lo volesse, il Congresso potrebbe finanziare il proprio bilancio senza ricorrere a investimenti esteri o banche private. Potrebbe farlo emettendo direttamente moneta o facendosela prestare dalla propria banca centrale, a tutti gli effetti a zero interessi, dato che la Fed versa allo stato i suoi profitti dopo averne sottratto i costi. Un po' di alleggerimento quantitativo può essere positivo, se il denaro arriva allo stato e ai cittadini piuttosto che nelle riserve bancarie. Lo stesso debito pubblico può essere una cosa positiva. Come testimoniò Marriner Eccles , direttore della Commissione della Federal Reserve, in un'audizione davanti alla Commissione Parlamentare Bancaria e Valutaria [ House Committee on Banking and Currency] nel 1941, il credito dello stato (o il debito) “è ciò in cui consiste il nostro sistema monetario. Se nel nostro sistema monetario non ci fosse il debito, non ci sarebbe nemmeno denaro”. Adeguatamente gestito, il debito pubblico diventa il denaro che i cittadini possono spendere. Stimola la domanda, finendo per stimolare la produttività. Per mantenere il sistema stabile e sostenibile, il denaro deve avere origine dallo stato e i suoi cittadini, e finire nelle tasche del medesimo stato e dei medesimi cittadini. di Ellen Brown Ellen Brown è avvocato a Los Angeles e autrice di 11 libri. In Web of Debt: The Shocking Truth about Our Money System and How We Can Break Free,mostra come un monopolio bancario abbia usurpato il potere di emettere valuta, sottraendolo alla sovranità del popolo, e come il popolo possa riappropriarsene. Altri articoli di Ellen Brown. Il suo sito personale. Fonte: http://webofdebt.wordpress.com

26 settembre 2012

Grillo oggi fa paura allora si demonizza dandogli del "fascista"

«Parlava, decise il commissario, in perfetta buona fede, ossia in quella condizione invidiabile che consentiva a borsaioli e massaie, droghieri e mini-stri, cantanti celebri, manovali e professori universi- tari, di relegare in un sottofondo bene isolato le disonestà di ogni calibro da essi stessi commesse e di scordarsele completamente e felicemente» scrivono Fruttero e Lucentini ne "La donna della domenica". Da questa felice sindrome di rimozione deve essere affetto Luigi Manconi, sociologo, docente universitario, ex portavoce dei Verdi, ex Ulivo, improvvisamente nominato sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Prodi. Richiesto dal Corriere di esprimere un giudizio sul "fascista" appioppato da Bersani a Beppe Grillo, il Manconi ha risposto: «Sono d’accordo con Bersani. Nel discorso pubblico di Grillo si trovano tracce inequivocabili di "linguaggio fascista". A utilizzare quel linguaggio non è necessariamente un fascista: possono farlo individui e gruppi che attingono a una retorica, a un sottofondo culturale la cui origine è quella fascista». Luigi Manconi si è "felicemente" dimenticato di essere stato negli anni Settanta un importante dirigente di Lotta Continua. Di essere andato in giro con i suoi compagni per le strade, oltre che a spaccar vetrine e all’occorrenza crani, ad urlare: "Uccidere un fascista non è reato", "Fascista, basco nero, il tuo posto è al cimitero". Ha "felicemente" rimosso che il quotidiano di Lotta Continua pubblicava foto, indirizzi, percorsi e abitudini di "fascisti" o presunti tali, indicandoli al pubblico ludibrio, e che alcuni di questi sono morti in conseguenza dei colpi di spranga o sono rimasti su una sedia a rotelle. È così ogni volta che in Italia si presenta un movimento nuovo non inquadrabile nei parametri della partitocrazia, e che anzi ad essa si oppone, e soprattutto in quelli della cosiddetta "intellighentia" di sinistra. Nei primi anni Novanta, prima che fosse inglobata e innocuizzata, toccò alla Lega. Umberto Bossi e i suoi hanno spesso sproloquiato, ma nella storia, ormai trentennale, di questo movimento non c’è un solo atto di violenza. Mi ricordo che La Repubblica, non sapendo a che altro appigliarsi, una volta che davanti al municipio di Milano un cane, presunto leghista, abbaiò alla consigliera comunale repubblicana Rosellina Archinto, titolò a otto colonne in testa alla prima pagina: "Aggressione fascista della Lega a Milano". Ora tocca a Beppe Grillo. Ma nemmeno ai "grillini" è addebitabile, almeno finora, un solo atto di violenza fisica. La verità è che Grillo, col 20 per cento dei consensi che gli danno i sondaggi, sparsi per tutto il territorio nazionale e non raccolti in una sola area del Paese, come la Lega d’antan, fa paura. E allora bisogna demonizzarlo dandogli del "fascista". Invece di usare le solite, vecchie, fruste categorie cui non crede più nessuno, sarebbe meglio chiedersi le ragioni di questo fenomeno. E la risposta non è difficile. Grillini o no, siamo stufi, arcistufi di quarant’anni di corruzione sistematica, di illegalità, di lottizzazioni, di clientelismo dei partiti cosiddetti tradizionali che ci hanno portato al tracollo, economi- co e morale. Lo eravamo vent’anni fa, lo siamo a maggior ragione oggi che i partiti hanno perso per strada le proprie sigle, ma non i loro collaudati vizi. Ma se ci sfoghiamo, a parole, contro questa eterna presa in giro siamo "fascisti". E ci tocca prendere lezioni di buona educazione politica da chi squadri- sta, e anche peggio (si pensi solo ad Adriano Sofri), lo fu davvero. di Massimo Fini

25 settembre 2012

La quinta guerra d'indipendenza

Io, quando l'ho letto, non credevo ai miei occhi... Così ho deciso di non commentarlo subito e di attendere la... smentita... Ma la Bce non ha smentito: quindi è vero... o, quantomeno, verosimile. Acquisti illimitati di bond condizionati all'adempimento degli obblighi "dettati" dalla Bce stessa...??!! Picciotti, porca puttana, siamo alla dittatura... questo è un golpe... Un "ente" non eletto... si è arrogato il diritto di "salvare" i paesi che si "allineano" alle sue direttive... mentre gli altri, quelli che osano non "adeguarsi", diventano "paesi canaglia"... Lo capite cosa sto dicendo? Supponiamo, solo per amore di esempio, che dietro la Bce ci sia la Mafia... oppure il Bilderberg group... o qualche altra cricca di gente malamente... che voglia che gli italiani... gli regalino il Colosseo. Certo, sembra ridicolo, ma seguitemi per favore... Supponete che a Palazzo Chigi, a quel tempo, ci sia Matteo Renzi (ma anche se ci fosse Bersani, sarebbe lo stesso) e, il governatore della Bce in carica, a suo insindacabile giudizio, decidesse che l'Italia è diventato un "paese canaglia"... Sicché: non solo non compra più bond italiani... ma comincia a venderli... Risultato: dopo qualche giorno lo spread vola verso quota 1000 (ricordate gli ultimi giorni del governo Berlusconi?)... Effetto immediato: Renzi va a casa... il Pd, "per puro spirito di responsabilità patriottica", si dichiara disponibile ad un governo tecnico in compartecipazione col Pdl... e arriva Giuliano Amato, oppure Romano Prodi... o ancora Mario Monti... Si forma il governo tecnico e lo spread da 1000 scende a 800... bene, benissimo... anzi, siamo falliti lo stesso... Con tassi di interesse prossimi al 10%, l'Italia paga 200 miliardi l'anno di oneri finanziari e salta in aria come una qualunque Argentina. A questo punto si presente il white knight (il cavaliere bianco delle favole) e si offre di salvarci dal fallimento... si incaricherà lui di comprare i bond italiani (ricordatevi, però, che è uno della "cricca" che sta dietro alla Bce)... Meno male, cazzo... siamo tutti a tirare un respiro di sollievo... Però... c'è un però... Il cavaliere bianco, in cambio, vuole il Colosseo... Che fa il popolo italiano a quel punto? Volete scommettere che i nostri "fratelli d'Italia" pur di risolvere il problema... il Colosseo glielo ammollano... (ma si... quattro pietre vecchie dove i gatti di Roma ci fanno pipì tutte le notti...) ??!! Lo so cosa state pensando: ... ah Miglio, quest'esempio è cretino... figurati se vogliono il Colosseo in cambio delle spread...?? No, giovinotti, è esattamente quello che successe agli egiziani nel 900: gli inglesi si offrirono di ripianare i loro debiti in cambio del ... Canale di Suez... E gli egiziani accettarono. E in Grecia ai giorni nostri? ... I tedeschi non stanno rilevando i porti e gli aeroporti greci? ... Quindi, perchè scandalizzarsi se quel "cavaliere bianco" volesse, in cambio dei suoi servigi, il Colosseo o la Torre di Pisa? Avete capito cosa sto dicendo (con accenti certamente canzonatori e con linguaggio da guitto)? Ci siamo messi nelle mani della Bce... che può decidere se... farci vivere o morire... E quella Bce non è eletta da nessuno di noi... e dietro ci potrebbero essere i peggio malfattori del mondo... Ma quando mai abbiamo deciso di affidare la nostra vita ed il nostro futuro a quella Banca? Questo è un golpe... ci hanno tolto il nostro diritto alla nostra sovranità... senza neanche sparare un colpo. Dite la verità: vi sembra che la sto "pompando" senza ragione... esagerando un fatto secondario per fare scalpore? ... Ma allora non mi sono spiegato...? La Bce (una Banca di cui nessuno di noi sa un cazzo di niente... se non quello che ci vogliono far sapere)... si è "assegnato" il diritto di decidere se "salvare" un paese o lasciarlo fallire... Ci vedete qualche differenza con Mussolini che, negli anni 20, si assegnò (da solo) tutti i poteri costituzionali sul popolo italiano? Golpe era quello e golpe è questo... Pensate se, ad esempio, dietro la Bce ci fosse davvero il Bilderberg group (come in molti sostengono)...??!! Ci saremmo consegnati ai nostri aguzzini senza battere ciglio... Mi capite, cazzo? Ma, mi direte, anche la Fed fa la stessa cosa...!! ... Ma quando mai?? Per cominciare i membri della Fed sono nominati dal presidente degli Stati Uniti e dal Congresso: gente eletta dal popolo americano... Gli americani, dunque, possono esprimere un giudizio "democratico" sull'operato della Fed (votando per il presidente degli Stati Uniti ed i membri del congresso)... ... Ma questi della Bce chi cazzo li elegge? Che potere abbiamo noi, elettori italiani (o spagnoli, belgi, francesi..) di contestarli e mandarli a casa...? Non solo: la Fed DEVE intervenire (sempre) in difesa del debito pubblico americano... la Bce decide lei se e quando intervenire... chi aiutare e chi no... La vedete la differenza? Siamo passati dalla Banca d'Italia (di proprietà del ministero del Tesoro italiano) che era "al servizio dell'Italia", alla Banca d'Italia "privatizzata" negli anni anni 90 (dopo la crisi del 92) "controllata" da Intesa ed Unicredit e quindi alla Bce che, dopo la crisi del 2012 (vent'anni dopo la precedente), è diventata il centro del potere europeo... Vedete tutto il processo nel suo insieme? Vedete "l'utilizzo delle crisi" per giustificare, ogni volta, un colpo mortale alla nostra sovranità? C'è qualcuno che si è lamentato dopo la privatizzazione della Banca d'Italia degli anni 90? No. Era la risposta "ragionevole" alla crisi del 92... Crei il problema ed offri la soluzione: un metodo che non fallisce mai. C'è qualcuno che si sta lamentando adesso dopo il golpe della Bce? No. Anche adesso sembra la risposta ragionevole alla crisi dei debiti sovrani... Ancora una volta, crei il problema ed offri la soluzione. Così in 20 anni abbiamo dilapidato il patrimonio per cui Alberto Beneduce aveva speso tutta la sua vita e, sul letto di morte, aveva detto: "non bisogna mai consentirgli di mettere la mani sulle banche" (si riferiva ai finanzieri internazionali: quelli che oggi fanno parte del Bilderberg group)... La "linea Beneduce" ha resistito "intera" fino al 1992... poi, dopo l'attacco di Soros alla lira (la crisi del 1992), crollò in alcune sue parti rilevanti e le Banche italiane furono privatizzate... Con l'attacco ai titoli di Stato del 2011-2012 (la crisi del 2012) la linea Beneduce si è polverizzata e il nemico sta dilagando ovunque. Il bello è che abbiamo perso senza neanche combattere. Anzi, la maggioranza degli italiani non sa neanche che abbiamo appena finito di perdere una guerra: la quinta guerra d'indipendenza. di G. Migliorino

20 settembre 2012

Monti, facci sognare!

Strano paese il nostro, dove si cerca di screditare il M5S utilizzando un apparato di infiltrati, partiti (PD), televisioni, giornalisti, e non ci si scandalizza che il partito di B., dittatore salito al potere in ragione dei suoi soldi, dell’appartenenza alla P2 e delle sue televisioni, si oppone all’ approvazione della legge anticorruzione, manifestando platealmente la volontà di continuare a coprire ladri e corrotti, ben sapendo che il fenomeno corruzione condanna la nostra economia ad un inesorabile declino. Non solo, ma continua sfrontatamente a chiedere nuove leggi contro le intercettazioni e norme per la responsabilità civile dei giudici, chiedendo in buona sostanza di cancellare strumenti indispensabili alle attività investigative e intimidire i magistrati che si troverebbero a fronteggiare richieste di forti risarcimenti economici da parte di inquisiti appartenenti alle Caste politiche ed economiche, protetti da collegi di avvocati capaci di portare sempre i loro assistiti alla salvifica “prescrizione per decorrenza termini”, dunque alla impunità. Ebbene, se Monti fosse davvero uno statista, e veramente volesse cambiare qualcosa in questo paese, che della legalità non ne vuole proprio sapere, si presenterebbe in Parlamento, con le tv a reti unificate, con in mano le cifre di quel che ci costano corruzione e lentezza della giustizia, chiamando per nome e cognome il capo partito che si oppone a questa riforma e sfidandolo a far cadere il governo per difendere i corrotti e andare subito ad elezioni anticipate. Allora si sarebbe rivelato uno “statista” e non un “tecnico” tremolante davanti ai ricatti del Caimano. Lo poteva fare, lo potrebbe ancora fare, ma non si vede la statura dello statista. Tanto andare ad elezioni tra due o tra sei mesi non cambierebbe nulla e non pregiudicherebbe la situazione della economia che, per riprendersi, e sarebbe sempre un miracolo, ha bisogno di anni e di un governo senza la zavorra di questi politicanti, che devono essere smascherati quali complici di corruttori, mafiosi, ladri. I vecchi partiti sono bloccati dalla paura di perdere e pensano sono alla propria sopravvivenza. Non pensano al paese e alla necessità di una nuova legge elettorale, infischiandosene dei moniti del Capo dello Stato a trovare una intesa per far tornare ai cittadini il potere di votare persone di propria fiducia. Mi piace immaginare, o meglio, sognare, il professor Mario Monti che una bella mattina convoca il Parlamento in seduta plenaria e, convinto da un comico antipolitico apparsogli in sogno, propone di andare alle prossime elezioni con la regola che sono ineleggibili tutti i deputati e senatori che hanno compiuto più di due legislature, al fine di rimuovere una classe politica vecchia e responsabile in toto sia della crisi che del debito pubblico. Sono sicuro che avrebbe il plauso della maggior parte degli italiani che, se potessero esprimersi quale “popolo sovrano” in un referendum, supererebbero facilmente quel meraviglio 57% dell’anno scorso. Chi è più avanti? I tecnici, i professori, i partiti, o il popolo referendario^ L’unico che chiede il Referendum propositivo che coinvolga i cittadini nella democrazia diretta è il solito comico antipolitico a cui forse conviene affidarci. Se il professor Monti non vuole passare alla storia per uno che ha fatto il lavoro sporco per conto di questi vigliacchi dei partiti e aumentato la recessione, non ha altra strada che…. iscriversi al M3S e vincere insieme le prossime elezioni. di Paolo De Gregorio

19 settembre 2012

Il signoraggista

La realtà del signoraggio è molto più complessa che non solo la differenza tra “valore intrinseco” e “valore facciale”; l’aggio del signore, purtroppo non conosce limiti e storia (altro che fascismo), già i romani coniavano monete che valevano meno di quanto era indicato sul conio, poi le città stato, le repubbliche marinare, il 1694 (prima banca), il 1944 (Bretton Woods - FMI e BM), il 1971 (fine golden standard), 1981 (in casa nostra divorzio tra la Banca d’Italia e ministero del Tesoro, il tasso diventava scelta autonoma), 1992 (in casa nostra la Banca d’Italia è privatizzata al 95%) , 1999 (abolizione della Glass-Steagall), l’esperienza Argentina sotto Menem, 2002 la massima “creazione assassina” dell’euro-truffa, in mano agli speculatori, che alla faccia dei principi di uguaglianza ha un costo diverso per le varie Nazioni che la vogliono utilizzare: la Grecia 100 euro li compra a 6/7 euro (in aumento), l’Italia a 4/5 euro e la Germania a ½ euro (fine 2013 crack finale e ritorno alla neolira!). Tornando alla stupida connotazione “politica” del fenomeno “moneta debito” c’è una lunga schiera di intellettuali e politici che hanno affrontato l’argomento, di ogni estrazione politica, sociale e provenienza a comunicare da Thomas Sankara, Abraham Lincoln, James Garfield* (giusto per non citare sempre Kennedy), Luis Even, Clifford Hurt Douglas, John Barnes, Karl Marx, Silvio Gesell, Barone Giuseppe Corvaja, John Kennet Galbrigth, Sella di Monteluce, John Perkins, Ferdinando Galliani, Hayek, alcuni Papi tra cui Pio XI, Chavez, ecc, ecc: l’elenco è lunghissimo, chiudo l’elenco, con una frase tratta dal libro di Lev Tolstoj “l’unico mezzo” (sicuramente un fascista, sic) “La terra gli è tolta e viene considerata proprietà di coloro che non la lavorano; in modo che per procurarsi da questa il nutrimento, il contadino deve fare tutto ciò che da lui esigono i proprietari della terra. E se abbandona la terra e si colloca al lavoro nelle officine, nelle fabbriche, allora cade in servitù dei ricchi, deve lavorare per tutta la sua vita, dieci, dodici, quattordici ore al giorno e più, fare per altri un lavoro monotono, noioso e spesso pericoloso per la sua stessa vita. Può egli mettersi a coltivare la terra o a lavorare in proprio, in modo da nutrirsi senza miseria; ma allora non lo si lascia tranquillo, gli si chiedono le imposte e inoltre lo si costringe per tre, quattro, cinque anni a servire nell’esercito, o gli si fanno pagare imposte speciali per l’organizzazione militare. E s’egli vuole trar profitto dalla terra senza pagare per essa, o se si mette in sciopero e vuole impedire agli altri operai di prendere il suo posto, o se rifiuta di pagare le imposte, allora si mandano le truppe contro di lui, viene ferito o ucciso, e colla forza lo si costringe a lavorare e a pagare come prima. Così vivono i contadini e gli operai del mondo intero, non come uomini, ma come bestie da soma, che sono forzati durante tutta la loro vita a fare non quel ch’è utile a loro, ma ciò che serve ai loro oppressori, e perciò si dà loro quel tanto di nutrimento, di vestiario e di riposo appena necessario, perché essi possano lavorare senza tregua. La minoranza degli uomini, quella che domina il popolo lavoratore, approfittando di tutto quel che questo produce, vive nell’ozio e nel lusso sfrenato, sprecando inutilmente, in modo immorale, il prodotto del lavoro di milioni di operai.” Ora basterebbe cambiare qualche parola tipo “terra” con “moneta” e si comprenderebbe la profondità di tale scritto risalente al 1901, dove cambiano i contesti ma non i meccanismi dei “padroni”, questo per dire che l’argomento è stato trattato veramente da tutti. Stiamo infatti parlando di “sovranità monetaria”* anche se poi le sfaccettature (“moneta debito”- “moneta privata” - “signoraggio” - “moneta sovrana” - “moneta giusta”- “moneta sociale”- “moneta di stato”, ecc) portano sempre allo stesso problema: questo è un argomento che non ha colore politico ma interessa l’intero popolo che usa una moneta. Immaginate una impresa che tagli le tavole su misura ma ogni volta che usa il metro per misurare ed il taccuino per “conservare” il “valore della misura”, lo deve prendere in affitto e pagare interessi, alla fine chiunque concorderà che forse è meglio avere un metro ed un taccuino di proprietà. Ora una nota con la professione dell’anti-signoraggista, stranamente quando si scopre questa frode che equivale a riconoscersi schiavo, si innesca come una perversione che invade anima e corpo fino ad arrivare alla sindrome di Dio e si pretende di salvare il mondo da soli, senza neanche volere l’aiuto dell’altro. Il personaggio ha acquisito la sindrome dell’anti-signoraggisita con i seguenti sintomi: presuntuoso, anarchico per definizione, vede nemici dappertutto sopratutto in quelli che dicono “le stesse sue cose” parlandogli addosso. E l’ultimo arrivato è il più pericoloso e il più ambizioso, che dopo aver letto un articolo e mezzo, o poco più, decide di fondare la sua “nuova (ennesima ed inutile) associazione” sotto uno slogan più o meno carino e ad effetto, pensa di salvare l’Italia da solo, disconoscendo ed ignorando chi quell’argomento lo tratta da anni e con molta più consapevolezza. Fa analisi su analisi e pretende che la sua analisi sia migliore dell’altro, per questo o quest’altro motivo e poi non ha la minima capacità di organizzare “una rete di convergenza” e di realizzare una azione collettiva mobilizzante, per il semplice fatto che la “mia” (sua) idea ed il mio “slogan” e più “bello” più “intelligente” e più “profondo”. Ma la cosa più grave è che non comprende che c’è un “intero sistema globale e mondiale”, intrecciato di culture, paradigmi, strutture, interessi, servizi, sistemi che se solo lo volessero cancellerebbero anche i registri su cui è scritta la data di nascita e la memoria di chi lo ha conosciuto. La presunzione di darsi troppa importanza e dimenticarsi in fondo di essere sempre un/settemiliardesimo, con tendenza al ribasso. Il sistema lo creiamo noi ogni giorno con il nostro pensiero ed il sintema prende forza dalle nostre energie, cosi come il potere lo concediamo noi ogni giorno. Basterebbe fare lo sciopero fiscale seriamente oppure che tutti ritirassimo i soldi dalle banche per far saltare il sistema (ci sarà un motivo per cui vogliono controllare tutto il “loro” denaro imponendo sempre di più la moneta elettronica). Tutto è informazione, la realtà è costruita dall’informazione che noi ci ostiniamo a diluire mentre andrebbe ristretta e sintetizzata. Chi ha capito come funziona il mondo ha l’informazione in mano, quella che plagia e fa convergere, mentre internet, quella che noi “crediamo” di avere in mano, segue il secondo principio della termo dinamica, ossia genera sempre più informazione degradata e va verso la dispersione. La convergenza se arriverà non potrà essere basata su elementi culturali o di informazione (se non per piccoli gruppi che a voler essere ottimisti potranno raggiungere il 10%), ma sarà solo su elementi emozionali (mi pare si chiami Rivolta popolare), in cui colui che strillerà più forte al momento giusto e nel posto giusto guiderà i montoni ormai ridotti alla fame, per poi ricominciare di nuovo l’esperienza della “democrazia sociale” con una “moneta sociale”, per sei o sette anni andrà tutto bene fin quando cominceranno le prime infiltrazioni dei parassiti, ed il film sarà proiettato di nuovo per le prossime generazioni. La nostra limitata ragione essendo costretta a rilevare la realtà nella rappresentazione dello spazio-tempo vede tutto come “lineare” e come “causa ed effetto”, ma quel “segmento” benché apparentemente “retto” nello spazio, di fatto fa parte di una grande circolarità del tempo che viene e va da e verso l’infinito dove anche due rette parallele potrebbero in fondo incontrarsi. di Giuseppe Turrisi

18 settembre 2012

Il marpione ed il minchione

Lo abbiamo detto e ridetto e poi scritto, riscritto, trascritto, segnalato, ricalcato, sottolineato, svelato, sventagliato, rivelato quando tutti tessevano le lodi del mitico manager cosmopolita, il quale essendo un uomo di mondo le sparava da un punto all’altro del globo, più o meno da Torino a Detroit sola andata e con grande risonanza mediatica. Marchionne è un vero mago, questo è assodato, come fa sparire le cose lui nemmeno Merlino e abracadabra magicabula bidibidobidiboo Fabbrica-Italia non c’è più, sim salabim bimbumbam guarda il Lingotto la fine che fa! Il prestigiatore col cilindro rotto, come la reputazione delle sue auto, Fiat (fix it again Tony), ha rivelato il trucco anche perché al giochetto non ci credeva più nemmeno il più fesso dello Stivale. Ecco la fatidica frase: «Le cose sono profondamente cambiate da quando nell’aprile 2010 venne annunciato il piano «Fabbrica Italia»…è impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa ed é necessario che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all’andamento dei mercati». No, e che proprio è impossibile fare riferimento ad un piano che non è mai nato anche se è stato sempre annunciato. Ma ora, ladies and gentleman, signore e signori, lavoratrici e lavoratori, lavatrici e frullatori, apriamo una nuova rubrica, quella del leccaculo padronale amico del furbacchione imprenditoriale, scappato con la cassa lasciando a noi il suo sepolcro industriale imbiancato. Si chiamerà il Marpionne ed il Minchione, raccogliamo tutte le dichiarazioni dei politici, degli analisti, dei giornalisti sul grande trascinatore globale che divora aiuti negli Usa, accumula fondi in Svizzera e depone merda in Italia, per dimostrare, semmai ce ne fosse ancora bisogno, quanto è servile il circuito politico-mediatico di una nazione soggiogata dal mito del destriero finanziario, mezzo straniero e tutto menzognero (il premio di peggior lacchè è però già stato assegnato a quel finto proletario buono a nulla di Bertinotti che definì il Ceo di Fiat un borghese buono). In rete c’era già una buona parte del lavoro fatto. Giorgio Meletti per Il Fatto: Ottobre 2005. Corriere della Sera: “Ha fatto le due del mattino. Per una volta, però, non c’entrano numeri e budget plan e trattative. È che ad Asti c’era Paolo Conte in concerto. E lui, Sergio Marchionne, ha preso la macchina e c’è andato. ‘Perché mi piace moltissimo’. Un gesto che, come le cravatte che porta di rado, rivela molto dell’amministratore delegato Fiat. Modi diretti, immediati. Zero bizantinismi. Dicono stia anche qui la ragione del suo successo”. Luglio 2006. Fausto Bertinotti, presidente della Camera: “Dobbiamo puntare ai borghesi buoni. Marchionne parla della risposta ai problemi dell’impresa, non scaricando sui lavoratori e sul sindacato, ma assumendola su di sé”. Agosto 2006. Pietro Modiano, banchiere: “Ha restituito al nostro sistema industriale un gruppo in grado di essere competitivo rappresentando un elemento di forza nel contesto internazionale”. Settembre 2006. Piero Fassino, segretario Ds: “Pronto ad allearmi con Marchionne. Lui sì che è un vero socialdemocratico”. Luglio 2007. Silvio Berlusconi, capo dell’opposizione: “L’ho comprata la nuova 500, quella con le bande laterali. Mi ricorda la mia prima auto, quand’ero ragazzo”. Maggio 2009. Massimo D’Alema, deputato Pd: “Ho sempre pensato che il destino della Fiat era quello di una forte internazionalizzazione in una fase caratterizzata dalla concentrazione della produzione di automobili. Marchionne lo sta facendo nel modo migliore”. Ottobre 2010. Vittorio Feltri, giornalista: “Lui è arrivato a Torino quando le cose andavano male e le ha raddrizzate applicando metodi da grande manager”. Dicembre 2010. Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera: “Appartiene a un gruppo di italiani che hanno avuto il merito di non lasciarsi imprigionare in quel complicato intreccio di compromessi, patti di reciproca convenienza, luoghi comuni, che formano il retaggio di un’Italia bizantina, arcadica, conformista e contro-riformista. Per restare nell’ambito del secondo dopoguerra penso, per fare soltanto qualche esempio, a Ugo La Malfa, Guido Carli, Cesare Merzagora, Mario Monti”. Gennaio 2011. Walter Veltroni, deputato Pd: “Marchionne ha posto con chiarezza, durezza e per tempo il problema. Ci vuole un contratto di lavoro costruito più a ridosso dell’organizzazione aziendale”. Sergio Chiamparino, sindaco di Torino: “Marchionne rimane l’uomo che ha preso quella macchina ingrippata che era diventata la Fiat e l’ha salvata”. Marzo 2011. Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl: “Sarà brusco, sarà crudo, ma Marchionne è stato una fortuna per gli azionisti e i lavoratori della Fiat. Grazie a Dio c’è un abruzzese come Marchionne”. Giugno 2011. Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro: “A Marchionne si oppongono il sindacato conservatore, settori ideologizzati della magistratura e ambienti delle borghesie bancarie. Una alleanza minoritaria che in Italia più volte ha rallentato il progresso”. di Gianni Petrosillo

17 settembre 2012

Le false credenze del popolo italiota

Intervento dell’ingegnere Alex D’Esposito al convegno “Povera Italia. Cronache di un paese in crisi, tra tagli e poteri forti” Anche se sono un “tecnico” (cioè con una formazione ingegneristica) mi trovo imbarazzato a dover trattare un problema apparentemente pratico con un approccio filosofico, umanistico. Eppure, filtrata attraverso lunghi anni di attività lavorativa in un ambiente aridamente rivolto solo alle cifre, ai calcoli, alla ricerca ingegneristica delle soluzioni, devo portarvi testimonianza che la tecnologia, senza il supporto della spiritualità, non serve a nulla. La lotta a cui stiamo contemporaneamente assistendo come spettatori e partecipando come vittime, è spirituale non materiale. I grandi capitali (rappresentati dal 0,01% della popolazione) ormai hanno tutti i soldi del mondo (cioè il restante 99,99%). Allora adesso cosa vogliono? Risposta: con delle metafore cinematografiche, cioè delle pellicole che hanno profondi significati attinenti al tema della serata. Le “elites” vogliono la nostra anima come nel film “Metropolis” 1926, il capolavoro visionario ma preveggente di Fritz LANG, in cui schiere di paria (lavoratori) sono sfruttati fino allo stremo da pochi ricchi per permettere a questi ultimi di vivere nel lusso più sfrenato, anche a costo della distruzione totale della città, finché non giunge la catarsi. Ma la filmica spesso rappresenta la lotta spirituale: non dimentichiamo “La storia infinita” in cui il nulla distrugge tutto, “Guerre stellari” in cui il lato oscuro è sempre in lotta contro la forza del bene, “Matrix” che vede la contrapposizione tra il sogno consolatorio di “regime”, la menzogna, la propaganda, che prosegue con la pillola blu e la realtà che inizia con la pillola rossa, la ribellione al conformismo, il “risveglio”, la lotta contro l’ipocrisia, contro il potere omnipervasivo e occhiuto del Grande Fratello di “1984”, scritto da George Orwell nel 1948 (non quello della TV). La domanda che dovrebbe sorgere spontanea ora, è : come fanno a controllarci? Risposta : attraverso la programmazione neurolinguistica. Questa tecnica di manipolazione delle masse (perché di questo si tratta) sfrutta tutti i mezzi possibili ed immaginabili. TV, carta stampata, radio, come teatro, cinema, manifestazioni, ora anche internet: qualsiasi strada è pervasa da una valanga, un turbine di pillole, di briciole di informazioni ma che siano rigorosamente false o, meglio, che abbiano un minimo di plausibilità per apparire “vere”. Ormai quando (personalmente) ascolto, leggo, vedo un TG od un giornale, la cosa che mi interessa non è ciò che viene esposto ma quel che viene taciuto: ad esempio il nostro attuale presidente del consiglio, per non far apparire in modo smaccato il conflitto di interessi che lo attanaglia, ha cercato di far scomparire dal suo curriculum on-line la sua lunga militanza in Goldman-Sachs, una delle più schifose organizzazioni a delinquere di stampo sionista-massonico, una delle principali banche che hanno causato gli sfaceli economici, levando ai poveri per dare ai ricchi. Ma i nostri amici hacker glielo hanno rimesso. A latere, dopo il crollo del titolo Facebook, sono diventate di nuovo insolventi le banche schifose che hanno causato sfracelli in borsa. Attenzione: a questo punto qualcuno potrebbe obiettare che sto facendo un discorso antisemita ma non è così. Questo è uno spauracchio che non funziona più. “Semita” è una categoria etnica che comprende anche gruppi sociali massacrati dai sionisti, così come “ebreo-ebraico” è una categoria che comprende persone di un credo religioso e che prevede delle iniziazioni ma anche un atteggiamento, un modo di comportarsi coerente, per tutta la vita: qualcuno di voi direbbe che Silvio Berlusconi è un cristiano (solo perché è stato battezzato) o Carlo De Benedetti è ebreo (solo perché è stato circonciso)? Non credo, infatti il loro stile di vita contraddice qualunque religione. I veri religiosi, anche gli ebrei ortodossi di organizzazioni come Neturei Karta o Jews for Israel, ad esempio (di cui molti non conoscono nemmeno l’esistenza), affermano che “gli ebrei non sono sionisti ed i sionisti non sono ebrei” e per tale coerenza manifestano sia in Israele sia davanti alle ambasciate di tale Paese e prendono botte dagli agenti sia sionisti sia non. Attenzione: il mondo che ci raccontano i mezzi di disinformazione di massa non è quello reale. Il grande commediografo e scrittore Honoré de Balzac, nella sua commedia “Le illusioni perdute” fa dire ad un personaggio: “Vi sono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che ci viene insegnata, la storia ad ‘usum delphini’ [cioè del potere], e la storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.” Un classico esempio di narrazione fantastica è la retorica di ieri sull’11 settembre 2001, a proposito della programmazione neurolinguistica vi chiedo: quanti edifici sono caduti a New York l’11 settembre 2001? Sicuramente molti diranno due. E noi dovremmo credere che le analisi epidemiologiche degli ultimi 11 anni (che hanno visto aumentare enormemente le affezioni polmonari dei newyorkesi dovute a polveri piroclastiche, cioè esplosivi) sono sbagliate, che il kerosene a 7-800° C è in grado di sciogliere l’acciaio invece degli almeno 1530° C necessari, che si possono fare telefonate da un aereo che vola a più di 500 km/h, a 9-10’000 mt di altezza, in zone geografiche senza ripetitori, che persone con poche lezioni su un piccolo aereo da turismo sarebbero state in grado di portare dei giganti dell’aria senza controllo radar dove nemmeno un asso delle frecce tricolori potrebbe centrare due palazzi in una fitta foresta di edifici, senza parlare della difesa che parte dopo pochi minuti dall’allarme, figuriamoci far passare mezzora, un’ora, 2 ore. E così per Ustica, Bologna, il treno Italicus, le scie chimiche, il terrorismo in Italia negli anni ’70, le guerre in medio oriente sotto falsa bandiera dei mercenari stranieri spacciate come rivoluzioni liberali, la bomba alla scuola di Brindisi, etc. etc. Per chi volesse approfondire il tema sia della manipolazione truffaldina della nostra mente sia della narrazione infedele . . consiglio “Neuroschiavi: manuale scientifico di autodifesa” di Marco DELLA LUNA e Paolo CIONI, Macro edizioni”. Invece, per la truffa del signoraggio consiglio “Alta finanza e miseria: l’usurocrazia mondiale sulla pelle dei popoli” di Savino FRIGIOLA, ed. Controcorrente, da cui è tratto questo fumetto in 20 tavole che potete trovare anche sul mio diario elettronico http://alexfocus.blogspot.com insieme a “La macchina infernale del signoraggio bancario”. Occorre perseguire la ricerca della conoscenza ma non quella sterilmente scientista, che nega la legge naturale, bensì quella interiore, quasi ascetica. Allora cosa ci porta sulla strada giusta? Voglio citare due grandi figure a tale scopo: il primo è Albert Einstein che disse, particolarmente ispirato, “La religione senza scienza è cieca, ma la scienza senza religione è zoppa” come pure “La mente intuitiva è un dono sacro, la mente razionale è un utile servo: noi abbiamo costruito una società che onora il servo ed ha dimenticato il dono” Infatti noi moderni abbiamo innalzato sul piedistallo la scienza, la tecnica, il progresso, ci siamo trincerati dietro un muro di banconote ed abbiamo dimenticato lo studio dell’epistemologia, dell’estetica, dell’etica (cioè la ricerca della verità, della bellezza, del bene). La seconda figura che voglio ricordare è John F. Kennedy specie per quanto riguarda uno dei suoi ultimi discorsi ed uno degli ultimi provvedimenti che prese. Il discorso toccante, a cui faccio riferimento, è quello del 27 aprile 1961 cioè circa 2 anni ed 8 mesi prima di essere ucciso da tre killer dei servizi segreti, il 22 novembre del 1963. In tale discorso, Kennedy affermò: “La parola ‘segretezza’ è in sé ripugnante in una società libera e aperta e noi come popolo ci opponiamo storicamente alle società segrete, ai giuramenti segreti, alle procedure segrete. Abbiamo deciso molto tempo fa che i pericoli rappresentati da eccessi di segretezza e dall’occultamento dei fatti superano di gran lunga i rischi di quello che invece saremmo disposti a giustificare. Non c’è ragione di opporsi al pericolo di una società chiusa imitandone le stesse restrizioni. E non c’è ragione di assicurare la sopravvivenza della nostra Nazione se le nostre tradizioni non sopravvivono con essa. Stiamo correndo un gravissimo pericolo, che si preannuncia con le pressioni per aumentare a dismisura la sicurezza, posta nelle mani di chi è ansioso di espanderla sino al limite della censura ufficiale e dell’occultamento. Non lo consentirò, fin dove mi sarà possibile. E nessun membro della mia Amministrazione, a prescindere dal suo alto o basso livello, civile o militare, dovrebbe interpretare queste mie parole come una scusa per imbavagliare le notizie, soffocare il dissenso, occultare i nostri errori o negare alla stampa e al pubblico i fatti che meritano di conoscere”. Si capisce che stava chiedendo l’aiuto del popolo americano per smantellare le massonerie (e le lobby ad esse collegate) che vogliono rivoltare il mondo come un calzino, nel segreto delle logge: come sappiamo non vi riuscì.. anzi anche il fratello Robert ed il figlio John John hanno subito una morte violenta per la loro personale ricerca della verità. Il provvedimento di JFK a cui faccio riferimento è l’Ordine Esecutivo 11110 del 4 Giugno del 1963 un decreto presidenziale (ancora oggi valido) che impediva alla FED (Federal Reserve Bank, che è una banca PRIVATA come la Banca d’Italia e come la BCE) di prestare soldi a interesse al Governo Federale degli Stati Uniti. Con un colpo di penna, il presidente Kennedy dichiarò che la Fed sarebbe presto fallita. Forse, l’omicidio di JFK era un messaggio per tutti i futuri presidenti di non interferire nel controllo della Federal Reserve sulla creazione del denaro. Risulta evidente che il Presidente Kennedy stava sfidando i poteri esistenti dietro gli Stati Uniti e la finanza mondiale. Con vero spirito patriottico, JFK affrontò con coraggio i due modi più fruttuosi mai usati per appianare il debito: 1) guerra (Vietnam) infatti la finanza senza volto mondialista basa il suo potere sulla guerra a chiunque si ribelli al Nuovo Ordine Mondiale di stampo massonico; 2) creazione della moneta attraverso una banca centrale gestita da privati (coi metodi del signoraggio primario e secondario, ma anche con gli altri). Poi faremo un breve excursus sul significato della parola SIGNORAGGIO. Tornando a JFK, i suoi sforzi per avere tutte le truppe statunitensi fuori dal Vietnam entro il 1965 e l’ordine esecutivo 11110 avrebbero distrutto i profitti e il controllo della Federal Reseve Bank privata. Tema della serata: Vorrei fare alcune considerazioni sul titolo di questo convegno ed in particolare sulle parole “Italia” “Povera” e “Crisi” e non in termini di logomachia (in greco “guerra delle parole”) come fanno i massoni ed i loro più o meno consapevoli complici come Paolo Attivissimo (debunker per antonomasia) con noi, utilizzando delle parole in modo contundente quando ragioniamo contro i loro interessi con buone esposizioni ed argomentazioni. Chi pensa di approcciare i problemi dello stivale e delle sue isole come se si trattasse di un tutt’uno omogeneo, commetterebbe un grande errore di prospettiva. In particolare, come diceva il compianto storico prof. Nicola ZITARA, “non dobbiamo aver paura della secessione perché noi siamo già secessi di fatto”. Lo eravamo quando questo Sud Italia era il Regno delle Due Sicilie, la terza potenza economica dell’Europa intera, i cui ambasciatori erano ricevuti con onore in tutte le Nazioni (compresa la Perfida Albione ed il Satana Americano), un Regno che deteneva tanti primati ed innumerevoli eccellenze, con un tale benessere che anche i poveri avevano la casa e non si conosceva il termine “emigrante” riferito ai duosiciliani, una Nazione che, con i suoi tremila anni di storia, di cultura, di tecnologia, di arte, di architettura, di civiltà, di benessere, non aveva uguali nel mondo. Ed ora, dove siamo finiti, grazie ai falsi miti della modernità, della globalizzazione, del libero mercato, del PIL a crescita infinita ? Circa 20 anni fa Emanuele Severino col suo libro “Il declino del capitalismo” tracciò un ritratto potente delle contraddizioni, del carattere autodistruttivo, della situazione terminale di una “religione” laica come il capitalismo basata sul denaro, sul potere, sulla corruzione quanto sull’alienazione, sull’avidità e sull’amnesia dei valori fondanti dell’umanità. Anzi sottolineò l’antitesi tra capitalismo, democrazia e cristianesimo che, dopo la caduta del muro di Berlino, era divenuta ancora più bruciante. Dopo di lui altri come Serge LATOUCHE e Maurizio PALLANTE hanno trattato il tema della decrescita come un toccasana della società, per permetterci di vivere in un modo più realistico, naturale e sano. Dopo di allora Dio è veramente morto e noi abbiamo adorato solo questo: il denaro rappresentato da questa banconota di 50 euro che vi mostro che è la causa di tutti i nostri problemi ma che può anche essere la chiave per la loro soluzione: che cos’è? quanto vale? Allora, quando acquista il suo valore di facciata ? Solo quando noi l’accettiamo in pagamento dei nostri prodotti o dei servizi che forniamo. Ma qui devo fare una breve parentesi sul SIGNORAGGIO PRIMARIO: Che cos’è ‘sto signoraggio? É il potere della BCE (istituto PRIVATO) di stampare banconote, in cambio delle quali pretende dallo Stato richiedente TITOLI di DEBITO validi (BOT, CCT, etc.) per il valore di facciata delle banconote (ricordiamolo, cartaccia colorata) diventando così, in un sol colpo proprietaria del CAPITALE e degli INTERESSI quindi se potessimo e volessimo restituire TUTTI i soldi che abbiamo ricevuto NON potremmo MAI e poi MAI restituire il DEBITO che, infatti, è costruito in modo da aumentare SENZA FINE. Le elitè ci hanno condannato ad un debito IN FI NI TO ! Questo è il trucco.. Poi c’è il signoraggio SECONDARIO (creazione di danaro dal nulla con una semplice scrittura contabile, quando viene chiesto un prestito). Forse alcuni non hanno mai visto un libro di partita doppia, ed è per essi che lo descriverò. Grossomodo è come un quaderno di computisteria in cui da un lato son scritte le entrate, mettiamo a destra, ed a sinistra le uscite. Quando chiediamo un prestito alla banca Sempronia, ad esempio per un mutuo, il bancario mica prende oro oppure banconote fisiche, no. Semplicemente segna a sinistra mettiamo, 100’000 euro al signor Tizio, poi quando Tizio le restituisce, segna a destra 100’000 € più interessi mettiamo il 7.5%. Direte 107’500 € ? No, non è così banale perché, Tizio glieli dà un po’ alla volta quindi la banca Sempronia si fa restituire gli interessi COMPOSTI (che significa gli interessi ogni tre mesi, invece che una volta all’anno, che si chiama ANATOCISMO e significa pagare gli interessi sugli interessi ed è contrario sia alla Costituzione sia al Codice Civile) per cui se Tizio restituisce tale cifra in 10 anni alla fine avrà pagato 206’103,16 cioè i 100’000 € che ha chiesto in prestito piu’ 106103.16 € . Così, alla fine, avremo interessi per un valore maggiore del capitale fornitoci! Le banche però, quando si prestano dei soldi tra loro lo fanno all’1% e cioè se la Banca Caia chiede il prestito alla stessa banca Sempronia a cui è andato Tizio, per i 100’000€, Caia pagherà dopo 10 anni solo 110462.21 € 10’462.21 che è circa un decimo di quel che paga Tizio. Non parliamo poi delle assicurazioni il cui aumento annuo è la vera inflazione mentre gli aumenti di stipendio nei rinnovi contrattuali sono calcolati in base all’inflazione programmata (un’altra forma di signoraggio, ma ne parleremo un’altra volta) che un decimo di quella reale, per cui gli stipendi perdono valore ad una velocità 30-40 volte superiore agli aumenti in busta paga. Ma c’è una cosa ancor più schifosa che dovremmo dire al delinquente Monti quando si riempie la bocca di rigore, equità e sviluppo: le banche italiane negli ultimi dieci anni hanno totalizzato 15’200 miliardi di UTILI che sono stati debitamente nascosti sotto il tappeto delle FONDAZIONI BANCARIE (quindi non hanno pagato un euro di tasse). Se fossero state sottoposte ad una tassazione diretta solo metà di quella che devono versare imprese e dipendenti (mettiamo il 14%) avrebbero dovuto posare circa 193 MLD € all’anno. Altro che stato sociale che si sarebbe potuto finanziare con quella cifra enorme! E poi vengono da noi che produciamo anche per la loro rendita parassitaria a chiederci altri sacrifici !? A tale scopo ricordo le parole che pronunciò circa 154 anni fa il presidente USA Thomas Jefferson : “Se il popolo americano permetterà mai alle banche private di controllare l’emissione della valuta, prima per l’inflazione e poi per la deflazione, le banche e le corporazioni che nasceranno toglieranno alle persone la loro prosperità fino a che i bambini si sveglieranno senzatetto nel continente che i loro padri hanno conquistato.” Infatti l’inflazione (in parole povere aumento dei prezzi per diminuzione del valore della moneta causato da un volontario eccesso di valuta circolante per sottrarre potere di acquisto al popolo) e la deflazione (volontaria diminuzione della moneta circolante che significa niente soldi per imprenditori e clienti) sono dei processi tutt’altro che ineluttabili: durante i 500 anni circa di vita dell’impero romano (senza contare gli oltre 7 secoli dalla fondazione al 27 a.C.) NON esisteva inflazione perché non c’era danaro di carta ma MONETE d’oro (l’AUREUS) e d’argento (il DANARIUS) oltre ad alcune di altri metalli, il cui valore era intrinseco (contenuto nella stessa moneta) non estrinseco, cioè non veniva determinato da una piccolissima banda di banchieri manigoldi come ora, dalla tastiera di un computer. L’impero romano cadde quando aumentò la pressione fiscale, la corruzione (politici “spendaccioni” che, con l’enorme tesoro dell’impero, compravano voti e benevolenze dagli stati esteri): sembra proprio che non sia cambiato molto, no? Non è stato sempre così: dal 1944, per effetto degli accordi di Bretton Woods e fino al 1971 negli USA (in Italia fino al 1975) vigeva la regola del Gold Standard cioè il dollaro e tutte le monete occidentali, ad esso paragonate (si potrebbe dire “colonizzate”), godevano della convertibilità in oro e chi ricorda come erano fatte le lire, sa che su di esse compariva la scritta tot Lire “Pagabili a vista al portatore” con firma del Governatore e del Cassiere e timbro della banca cioè posando quel biglietto allo sportello della Banca d’Italia (allora non ancora privatizzata) si doveva ricevere il corrispettivo in oro. Provate a farlo con la BCE: vi danno un calcio nel posto che sapete! É quindi necessario ribellarsi e protestare con veemenza contro quest’Europa neofeudale (che ci vuol rendere 550 milioni di servi della gleba), bruciare questa bacata costruzione europoide senza spirito comune, senza sussidiarietà, senz’anima e basata su di una falsa moneta! Il problema maggiore che vivono, anzi che soffrono tutte le cosiddette democrazie è la falsità che si alimenta dell’ipocrisia e della corruzione dei mezzi d’informazione, dei cosiddetti studiosi senza sentimenti, degli aridi tecnocrati, dei politici votati al solo ideale del portafoglio, dei cosiddetti esperti di finanza in TV, che sono in realtà sui libri-paga dei banchieri e dell’alta finanza. Infatti non è vero che l’Italia è povera, che è in crisi : è tutto una grande truffa ma nessuno ha la capacità di dire che “il re è nudo” e se qualcuno tenta di farlo sulla ribalta mediatica vien subito preso a manganellate con epiteti contundenti : complottista, fanatico, esaltato, terrorista, disfattista, euroscettico, persino contemporaneamente, fascista e comunista (a seconda del contesto). Vi assicuro che non sono un pazzo esaltato se dico che il debito pubblico italiano è finto in una percentuale che varia tra l’87 ed il 98%, a seconda di chi consultiamo tra Francesco CIANCIARELLI, Antonio PANTANO, Savino FRIGIOLA (e via elencando allievi del grande maestro Giacinto AURITI). Certo non troveremo il loro autorevole parere riportato sulle reti di RAI-Set o su giornalucoli come la Repubblichetta delle Banane, Il Corriere della Serva, Il Fessaggero, Il Tempo Perso, Il Foglio Igienico, Il Mis-Fatto Quotidiano, perché questi qui soffocano le voci fuori dal coro sotto una marea di me.da, di sabbia, di silenzio. Il fatto grave è la Weltanschauung, la visione del mondo, volutamente alterata dal silenzio o, ancora peggio, da una massa di messaggi falsi. L’Islanda nel 2008 aveva una situazione peggiore della nostra, allora i cittadini hanno assediato il palazzo del governo finché questo non ha capitolato, hanno rifiutato il debito ed hanno riscritto la costituzione in modo più rispettoso della dignità della persona. Risultato: l’Islanda non ha più debiti e, addirittura, il FMI e la BM hanno lasciato la Nazione. Ed anche altri Paesi che non sono nell’eurozona hanno manifestato scarsa voglia di entrarvi (cioè di approvare i trattati restrittivi di Schengen, di Lisbona, di Basilea 1 e 2, di Maastricht come l’Ungheria, l’Inghilterra, la Norvegia) o, se già dentro, desiderio di uscirne (come l’Austria, la Finlandia, l’Olanda…). Ed anche la stessa Germania si è fatta stampare marchi dalla zecca della Svizzera, fin dal novembre 2011, nel caso vi fosse una precipitosa uscita di massa dal capestro dell’euro. Due semplici esempi di travisamento sulla salute: come vi lavate i denti? Nel senso fate vedere il movimento, su non è una dichiarazione di frode fiscale… ebbene state facendo inconsciamente quello che fanno vedere in TV. In tal modo, dopo un certo numero di anni (a me è avvenuto all’età di circa 42), le gengive si scollano dal colletto del dente e fanno male il caldo, il freddo e la stessa aria. A tal punto di dovrebbe andare dal dentista per la ricostruzione, insomma per una operazione plastica. Il dentifricio al fluoro: chi lo usa (non sono il comico di Zelig) ? Ebbene il fluoro è un accertato (dall’UNICEF) elemento neurotossico e cancerogeno, sottoprodotto della lavorazione dell’alluminio, eppure, poiché costerebbe smaltirlo come rifiuto pericoloso, ce lo vendono come “protezione dei denti”. Ultimo esempio, dal settimanale Panorama della Mondadori, n° 30 del 18 luglio scorso : il cosiddetto archistar (cioè, emerito cialtrone pompato dalla stampa inchinata) Piero Lissoni, intervistato da un giornalista che, evidentemente si vergognava dell’intervista in ginocchio e non si è firmato, ha dichiarato con arroganza che le sue “costruzioni sono fatte per resistere 30-35 anni al massimo poi vanno abbattute e ricostruite”. Ma come, il bene- -rifugio per eccellenza, qualcosa che si potrebbe lasciare ai figli, non è più durevole? E quando comincia a cedere la struttura . . che fa il 70, l’80, il 90-enne ? mette i mobili in strada e va a vivere sotto i ponti? E’ questo il nostro orizzonte sul futuro, una vita da straccioni, da mendicanti ? Ma avete mai visto le case degli architetti che ci fanno vivere in posti orridamente moderni o post-moderni? Sono abitazioni di una volta, antiche, ariose, con finestre e porte finestre, col giardino, colori pastello, statue, librerie, dipinti, con mobili umani, senza corridoi che attraversano una stanza dopo l’altra o camere con angoli incastrati l’uno nell’altro, con mobili perfettamente funzionali, non quegli obbrobri in cui non entra niente. Insomma sono a misura d’uomo, non di automa, come quei cubicoli soffocanti pensati dalla moderna dis-architettura. Anche l’architettura dell’Europa è un’orchestra di suoni cacofonici su cui sovrasta solo la voce del capitale internazionale senza volto, attraverso le figure di una Merkel, di un Draghi, di un Monti il cui messaggio (subliminale) ripetuto ossessivamente è: “noi siamo noi mentre voi altri, popolaccio, non contate un cazzo” (ve lo ricordate “il marchese del grillo”, vigliacco, arrogante e traditore, forte coi deboli e debole coi forti, magistralmente interpretato da Alberto Sordi, che buttava monete arroventate ai poveri per farli bruciare?) Allora cosa dobbiamo fare per liberarci di questi maestri dell’orrido….? Poche cose, almeno all’inizio: rifiutare il debito quindi contestualmente Uscire dall’euro Tornare a stampare la lira Finanziare solo opere di pubblica utilità soprattutto nazionalizzare una parte delle banche (che hanno in portafoglio titoli di debito pubblico italiano) creare delle banche regionali di credito popolare (è attualmente in discussione una proposta regionale, abilmente iniziata come mozione popolare dall’avv. Luigi PELUSO, nelle regioni Campania ed Abruzzo), il cui operato sia sotto stretto controllo dei clienti, di un’apposita commissione parlamentare ed escluda qualsiasi speculazione borsistica! Banche che investono dove raccolgono! E poi dobbiamo ricercare, processare e condannare (non a morte ma a pene catartiche) tutti quelli che ci hanno fatto finire nella mota a partire dal 1992: governatori centrali, presidenti della repubblica, capi di governo, ministri dell’economia e delle finanze, giornalisti, editori, professori, amministratori locali e sindaci, sindacalisti, dirigenti della PA, presidenti e AD di banche private, grandi evasori, responsabili economici e finanziari della CE, direttori degli istituti di statistica nazionali ed europei, responsabili delle agenzie di rating, capi delle forze armate e di polizia, i garanti per la comunicazione, e via elencando. Tutti in miniera di sale o di carbone, oppure a fare servizio civile o alla catena di montaggio, quelli meno colpevoli li mettiamo fino ai 67 anni dietro una scrivania, a 1.200 € al mese… di Ernesto Ferrante

16 settembre 2012

Pound, la «Carta da visita» straccia le banche usuraie

Tornano gli scritti filosofico-economici del poeta dei "Cantos". Una denuncia del capitale molto più forte della lotta di classe Ezra Pound Il libro fu scritto nel 1942 dall'autore direttamente in italiano, ed ebbe una seconda edizione (in sole in mille copie) per Scheiwiller nel 1974. Pubblichiamo parte dell'introduzione di Gallesi e alcuni brani di Pound. «S ocrate fu accusato di empietà e di voler sovvertire le leggi del suo paese; eppure non era né empio né sovversivo, e la storia successiva lo ha dimostrato. Io sono accusato di tradire il mio paese, che amo tanto quanto voi italiani amate il vostro. Ma chi, come me, agisce alla luce di una verità percepita e pre­vista interiormente, anticipa nel presente una realtà futura molto certa». In queste parole, tratte da un’intervista del 1955, quando era ancora detenuto con l’accusa di tradimento a Washington, nel manicomio criminale di St. Elizabeths, c’è tutta la tragica grandezza di Ezra Pound, poeta, profeta e, soprattutto, patriota americano. Pound si è sempre considerato, infatti, un leale cittadino statunitense, fedele ai principi della Costituzione americana, che i suoi governanti avevano, invece, manipolato e sovvertito. Come era già accaduto in occasione del primo conflitto mondiale, anche nella Seconda guerra mondiale gli Usa erano stati trascinati in un conflitto non voluto, che avrebbe arricchito pochi speculatori sulla pelle di milioni di vittime. Proprio l’inutile strage della Grande guerra, che aveva mietuto le vite di molti suoi amici artisti, spinge Ezra Pound ad abbandonare il ruolo di esteta distaccato che aveva ricoperto fino ad allora per dedicarsi allo studio delle cause delle guerre, che sono spesso legate alla speculazione: «si fanno le guerre - scriveva ancora nel 1944- per creare debiti». Così, accanto alla sua infaticabile attività di talent scout, che favorì, tra gli altri, Eliot, Joyce ed Hemingway, e mentre cerca di dare con i Cantos un poema epico nazionale all’America, Pound denuncia la «guerra perenne» tra oro e lavoro, tra chi specula e chi fatica, tra gli usurai e gli uomini liberi, e decide di schierarsi a fianco di questi ultimi, scelta mai rinnegata e di cui pagherà dignitosamente tutte le conseguenze fino alla «gabbia per gorilla» in cui fu rinchiuso nel carcere militare statunitense allestito vicino a Pisa. Prima di giudicare qualcuno, come il poeta stesso amava ripetere, bisogna esaminare le sue idee una alla volta, e quindi è necessario avvicinarsi alle sue opere senza pregiudizi, collocandole nel contesto storico generale e in quello biografico particolare. Riproporre, oggi, la sua Cartadavisita , che Pound scrisse direttamente in italiano, è dunque, innanzitutto, un’occasione per conoscere direttamente il pensiero di Ezra Pound, e confermarne, eventualmente, la profetica attualità. Nel 1942, quando Carta da visita viene pubblicato la prima volta, il mondo è dilaniato dalla più spaventosa guerra mai combattuta, una tragedia che Pound aveva ingenuamente cercato di evitare con tutti i mezzi, incluso un viaggio intercontinentale per incontrare il presidente Roosevelt e convincerlo dell’importanza della pace. Oggi,l’Europa non è in guerra, ma la situazione generale non è meno drammatica; il colonialismo si è trasformato in «delocalizzazione », i signori dell’oro sono diventati operatori di Borsa, e i popoli sono sull’orlo di un tracollo economico disastroso, esattamente come Pound aveva immaginato: « Il nemico è Das Leihkapital - tuonava il 15 marzo 1942 dai microfoni di Radio Roma - . Il vostro nemico è Das Leihkapital , il Capitale preso a prestito, il capitale errante internazionale. [...] E sarebbe meglio per voi essere infettati dal tifo e dalla dissenteria e dalla nefrite, piuttosto che essere infettati da questa cecità che vi impedisce di capire QUANTO siate compromessi, quanto siate rovinati ». Sicuramente, in quegli anni, quando molti intellettuali impegnati si baloccavano con il mito della lotta di classe, Pound doveva risultare quantomeno eccentrico, con il suo insistere nella guerra contro la speculazione finanziaria, ricordando che «una nazione che non vuole indebitarsi fa rabbia agli usurai». Oggi, invece, il suo avvertimento contro «la banca che trae beneficio dall’interesse su tutta la moneta che crea dal nulla», come recita il Canto 46 , risulta ben più efficace del rimedio allora auspicato da mol­ti, e cioè la «dittatura del proletariato ». I brani - La nazione non deve pagare l’affitto sul proprio credito RisparmioAbbiamo bisogno d’un mezzo di risparmio e d’un mezzo di scambio, ma non è legge eterna che ci dob­biamo servire dello stesso mezzo per queste due funzioni diverse. La moneta affrancabile (ovvero prescrittibile) si adoprerebbe come moneta ausiliaria, mai come moneta unica. La proporzione fra la moneta consueta, e l’affrancabile, se calcolata con perizia e saggezza, potreb­be mantenere un rapporto equo e quasi invariabile fra la quantità delle merci disponibili e desiderate, e la quantità della moneta della nazione, o almeno raggiungere una stabilità di rapporti sino al grado conciliabile. Bacon ha scritto: «moneta come concime, utile solamente quando sparsa». Jackson: «il luogo più sicuro di deposito: le braghe del popolo». SocialeIl credito è fenomeno sociale. Il credito della nazione appartiene alla nazione, e la nazione non ha necessità di pagare un affitto sul proprio credito. Non ha bisogno di prenderlo in affitto da privati. [...] La moneta è titolo e misura. Quando è metallica, viene saggiata affinché il metallo sia di finezza determinata, nonché di peso determinato. Adoprando una tale moneta siamo ancora nel dominio del baratto. Quando la moneta viene capita come titolo, sparisce il desiderio di barattare. Quando lo stato capisce il suo dovere e potere, non lascia la sua sovranità in balìa di privati irresponsabili ( o che assu­mono responsabilità non giustificate). È giusto dire che «la moneta lavoro» è «simbolo del lavoro». E ancor più è simbolo della collaborazione fra natura, stati e popolo che lavora. La bellezza delle immagini sulle monete antiche simboleggia, a ragione, la dignità della sovranità inerente nella responsabilità reale o imperiale. Collo sparire della bellezza numismatica coincide la corruzione dei governi. Dichten=CondensareLa parola tedesca Dichtung significa poesia. Il verbo dichten = condensare. Per la vita, o se preferite per «la battaglia», intellettuale, abbiamo bisogno di fatti che lampeggino, e di autori che mettano gli oggetti in luce serena. L’amico Hulme ben disse: «Quello che un uomo ha veramente pensato (per sé) si scrive su un mezzo foglio. Il resto è spiegazione, dimostrazione, sviluppo». Chi non ha forti gusti non ama, e quindi non esiste. di Luca Gallesi

12 settembre 2012

Un bankster all’attacco dei Non Allineati

Alcuni vendono falsi contrassegni dell’assicurazione dell’automobile, altri vendono a cinque euro delle banconote da venti stampate in cantina, altri ancora vendono la stessa casa a dieci diversi acquirenti o la fontana di Trevi ai turisti americani. Tutti costoro non hanno quasi mai destini radiosi: sono relegati all’emarginazione sociale, alla vita di espedienti, alle cronache nere o grottesche. Non hanno certo la fortuna di chiamarsi Moisés Naìm cui – pur loro omologo col vizio della falsificazione – addirittura viene concessa la prima pagina dei quotidiani della stampa più “autorevole”. Ci siamo già occupati di questo personaggio, già ministro dell’industria e del commercio del governo finanziario del Venezuela pre-chavista e in seguito uomo forte della Banca Mondiale e della National Endowment for Democracy. In linea con le direttive emanate dagli istituti di cui è stato esponente, questi si è sempre fatto alfiere della destabilizzazione, attraverso campagne di disinformazione mirata, degli Stati che si trovavano in intollerabile disallineamento nei confronti delle imposizioni americano-sioniste e – attraverso di queste – della grande finanza apolide. Questa volta ha affidato alle colonne de La Repubblica la sua opera di disinformacija. Dal titolo dell’articolo si avrebbe potuto pensare che l’Autore fosse stato illuminato da chissà quale lampo di onestà autobiografica: Quella finanza criminale che il mondo non vede. Ma già dopo poche righe questo pio pensiero si tramuta in altro. Il Naìm analizza infatti le connessioni e addirittura la coincidenza tra le organizzazioni criminali e i governi di alcuni Paesi del mondo; e quali mai saranno queste “nazioni-canaglia”? Bene, insieme alle immancabili Myanmar, Guinea-Bissau, Corea del nord e Afghanistan (ma come? non era questo un Paese “liberato”?) trovano posto soprattutto il Venezuela (evidente il risentimento dell’Autore nei confronti del suo popolo, “reo” di averlo messo su un aereo e rispedito a Washington), che viene esplicitamente accusato di narcotraffico, e la Russia, tacciata di connivenza con le organizzazioni mafiose nel lucroso commercio del gas e degli idrocarburi. Questa – sostiene l’uomo della finanza mondiale – sarebbe “la finanza criminale che il mondo non vede”. Non certo quella delle banche usuraie che affamano i popoli di gran parte del mondo; non certo quella dei potentati che hanno costretto gli Stati a delegare ai banchieri la loro sovranità politica, economica e monetaria; non certo quella di chi strozza il lavoro dei cittadini per pagare un “debito” concepito ad arte per tenere le nazioni e i popoli alla catena; né tantomeno quella di cui sono mere emanazioni gran parte delle endemicamente corrotte classi politiche d’Occidente le cui connessioni con le organizzazioni criminali sono cosa arcinota da decenni. No: per l’editorialista de La Repubblica questi sono filantropi, e la finanza criminale sono Chávez e Putin; e milioni di lettori, statene certi, penderanno dalle sue labbra. L’oppio dei popoli, si sa, non odora più di incenso e non suona più con salmi e litanie: lo si trova a chiare lettere sui “grandi quotidiani”, viene urlato nei tg, assume le forme del nuovo Verbo della “correttezza politica”. di Fabrizio Fiorini

11 settembre 2012

E’ dittatura dell’alta finanza?

Nonostante continui summit europei sull’economia, è stata un’altra estate di passione sui mercati finanziari. Attacchi speculativi hanno colpito duramente i Paesi più deboli dell’UE, su tutti Grecia, Spagna e anche la nostra Italia. Mentre la situazione greca suscita enormi preoccupazioni, viste le incredibili e gravi conseguenze di una uscita della Grecia dall’euro e l’enorme costo dei continui salvataggi effettuati fino ad ora, sembra che Spagna ed Italia possano farcela all’interno delle strutture di governance esistenti. La domanda che sorge spontanea è la seguente: Spagna e Italia ce la faranno, sono troppo grandi per essere abbandonate al fallimento, ma a quale prezzo? Il prezzo di cui tenere conto, oltretutto, non è solamente quello economico. Prezzo economico in ogni caso elevatissimo: i ripetuti interventi correttivi sui conti pubblici hanno conseguenze sociali incalcolabili e soprattutto un’efficacia limitata, a causa della mancanza di credibilità dell’euro dovuta all’inadeguatezza dell’assetto istituzionale europeo. Si parla meno invece, ed è l’obiettivo di questo breve articolo considerarne le caratteristiche, di quello che potrebbe essere il prezzo politico di tutto quel che sta accadendo sui mercati finanziari. I mercati finanziari dettano l’agenda dei governi e ne determinano la credibilità: i governi sono ormai giudicati prevalentemente per la loro abilità nel contenere la portata di attacchi speculativi mirati e per la loro credibilità proprio sui mercati finanziari internazionali. I ritmi della democrazia sono influenzati, anzi, forse suona meglio alterati, dai ritmi della finanza. I ritmi della democrazia sono i ritmi della maggioranza, della giustizia, dell’uguaglianza; i ritmi della finanza sono spesso scanditi dalla legge del più forte (a livello economico, si intende) e dunque gestiti dai pochi e non dai molti. Non si può andare alle elezioni, perché le elezioni “turberebbero” i mercati. In casi particolari, come quello italiano, questo vincolo esterno può essere anche stato utile, ma non si può non considerare la sua erroneità teoricoideologica di fondo. Può apparire esagerato parlare di dittatura della finanza, ma la notevole influenza è innegabile. Ulteriore componente di questo prezzo politico è la continua cessione di sovranità all’Europa. A livello teorico, nulla in contrario se l’Europa venisse riformata, divenendo una realtà politica coesa ed unita (una Federazione degli Stati Europei, sulla cui esigenza poi le opinioni sono le più diverse): sarebbe il popolo europeo a scandire i ritmi della democrazia europea. A livello pratico appare evidente come il potere sia sempre più concentrato nelle mani di pochi tecnocrati europei, nominati dai governi dei singoli stati e non eletti da noi europei, dato che il Parlamento Europeo, unico organo elettivo comunitario, ha sostanzialmente solo poteri consultivi. Si è sostanzialmente innescato un circolo vizioso di recessione economica e democratica allo stesso tempo; questi due diversi tipi di recessione si alimentano a vicenda e appare auspicabile, anche se al momento ancora molto difficile, trovare una soluzione che non potrà che essere drastica, direi quasi rivoluzionaria. La teoria economica molto spesso nella pratica ha dato risultati contrastanti; più che una scienza sembra un’arte oscura la cui gestione ottima richiede il susseguirsi di determinate circostanze, spesso non prevedibili. Piuttosto che avvitarsi lentamente su se stessi, tentare un colpo di scena e scommettere fino in fondo su di una soluzione nuova (non se ne suggeriscono in questa sede, data l’estrema complessità dell’argomento) è non solo auspicabile, ma doveroso. di Guido Franco

10 settembre 2012

La manipolazione spirituale dei mass media

Per anni ho amato la TV come mezzo, ma anche come fine. Uno dei miei piaceri più grandi era vedermi un bel telefilm, magari sgranocchiando noccioline, bevendo una bibita o un caffè e poi fumando una sigaretta. Avevo la TV anche al bagno, perché mi piaceva vedermi il TG5 mentre mi facevo la barba e trovavo che si trattasse di un’invenzione eccezionale. Pensavo ad esempio ai malati costretti per mesi o anni a letto, alle persone sofferenti di insonnia, e al cambiamento in positivo che potevano ricevere dall’avere un’ampia scelta di programmi TV, film, telefilm, documentari, notiziari, ecc. Sentivo spesso parlare della TV come un mezzo di condizionamento mentale; Pasolini disse “niente di più feroce della banalissima televisione”, e pare che Berlinguer quando venne inaugurato il primo programma RAI disse “è la fine della democrazia”. Con gli anni ho imparato a capire che in effetti c’era una parte di verità in quello che loro dicevano. Ma pensavo si trattasse pur sempre di un’esagerazione perché dentro di me ero convinto che l’ascoltatore avesse comunque un certo senso critico; se un programma non piace – pensavo – basta spegnere la TV. Consideravo quindi come esagerati quei genitori che non volevano assolutamente che i propri figli guardassero la TV. Ci fu però un momento della mia vita in cui percepii vastità del problema rimanendo anche scioccato dalla sua gravità, un momento in cui mi sono reso conto che i mass media sono un vero e proprio strumento di controllo mentale della popolazione, straordinario e più potente di quanto si immagini; fu quando presi consapevolezza del fatto che giornali e TV presentano costantemente, senza eccezione alcuna, una visione completamente falsa e distorta della realtà giudiziaria. Sarah Scazzi, Cogne, Garlasco, Erba, Mostro di Firenze, Bestie di Satana, presentano sempre come capri espiatori degli improbabili assassini (contadini analfabeti, spazzini, madri casalinghe, studenti), nascondendo la realtà, cioè che i veri assassini sono spesso avvocati, magistrati, ufficiali dei carabinieri, architetti, ingegneri, commercialisti, preti… Quando un professore universitario uccide la moglie a martellate la notizia non viene riportata dai giornali. Quando un generale dell’esercito uccide la figlia piccola (caso di Milica Cupic), tutto tace. In altri casi può capitare che ad uccidere sia un gruppo di letterati, artisti, professionisti, comprendenti addirittura il magistrato che coordina le indagini (come nel caso del Mostro di Firenze); quando l’opinione pubblica reclama a gran voce un colpevole, si trovano quattro contadini analfabeti e il caso è risolto. Mentre i veri assassini scrivono libri sulla giustizia, tengono conferenze sulla legalità e insegnano nelle scuole di polizia, oppure vanno a Chi l’ha Visto come esperti della vicenda del Mostro di Firenze a discutere l’ultima pista investigativa sulla vicenda. Da anni, insomma, avevo capito che vengono manipolate le informazioni relative a medicina, politica, finanza. Ma resomi conto che nella realtà TV e giornali arrivavano a manipolare addirittura i delitti, trasformando gli assassini in investigatori, e degli innocenti in assassini, rimasi shockato, e ho capito che la potenza dei mass media come fattore di condizionamento mentale è superiore a qualsiasi immaginazione. Una gran parte delle manipolazioni mediatiche dell’informazione è stata da me presa in considerazione in altre sedi quando mi sono occupato di alcuni dei delitti più importanti; http://paolofranceschetti.blogspot.it/2011/08/lomicidio-massonico-parte-8-lo-schema.html Solange, in un articolo sulla funzione della televisione, ha citato i casi di Al Qaeda e altri. http://paolofranceschetti.blogspot.it/2010/09/la-funzione-della-televisione.html Riflettendo su questi argomenti mi sono accorto però che la manipolazione più grave, e più grande, che viene effettuata in grande stile è un'altra, molto più sottile e proprio per questo molto più efficace e pericolosa di qualsiasi altra. E’ una manipolazione difficile da smascherare in parte perché è sotto gli occhi di tutti, e come tutte le cose cui siamo abituati da sempre non riusciamo a percepirle come distorte; in secondo luogo perché per percepirla occorre essere dotati di una visione spirituale della vita, che la maggior parte della gente non ha, anche quando – a parole – si dichiara cattolica, protestante, buddista, ecc. La manipolazione di cui parlo è quella spirituale. La manipolazione consiste, cioè, nel presentarci un mondo completamente privo di parte spirituale. Facciamo prima alcune premesse. 2. Il potere dei mass media. Partiamo dal presupposto che la TV ha l’immenso potere di influenzare comportamenti, idee, costumi e addirittura cambiare radicalmente abitudini di vita o credenze. Se la TV comincia a mandare in onda notizie di rumeni che uccidono italiani, dopo poco tempo si diffonderà un odio diffuso verso i rumeni. Se la TV presenta Forza Nuova come un covo di fascisti, nazisti, violenti e privi di cervello, la gente si sarà fatta quell’idea, anche se mediamente le persone iscritte a Forza Nuova sono maggiormente impegnate nel sociale rispetto al resto della popolazione e si occupano di temi importantissimi dal punto di vista sociale. Come ha ben evidenziato Solange, Al Qaeda non esiste più dal 2002, ma per il 99 per cento della popolazione esiste ancora, e Osama Bin Laden il cattivo è stato ucciso di recente dai buoni americani. Per il 99 per cento della popolazione europea gli islamici sono intolleranti e guerrafondai, e vogliono la guerra santa contro gli infedeli. Anche se questa affermazione è in palese contrasto con la realtà che viviamo quotidianamente, ove si incontrano arabi – che hanno pizzerie, kebaberie, o negozi vari – gentili, rispettosi, sereni, spesso generosi, la gente continua ad avere questa idea. In compenso, siccome la TV non nomina mai i cinesi, nessuno si accorge che fra pochi mesi, quando la crisi finanziaria sarà al suo massimo apice, la nostra economia sarà distrutta a vantaggio di quella cinese. Siccome gli assassini che vengono presentati in TV sono sempre contadini, spazzini, studenti, casalinghe, drogati, la gente normalmente si fa l’idea che i magistrati, i politici, gli architetti, gli avvocati, i commercialisti, non uccidano nessuno e nella società si crea quindi la ridicola equazione “professionista = persona per bene”. Talvolta la TV è un modello positivo. Quando ero giovane, vivendo in una famiglia conflittuale dove le idee venivano in genere espresse con una certa violenza verbale, avevo preso a modello di comportamento familiare i vari telefilm come “I Robinson” o “Genitori in blue jeans”. Decisi che avrei imparato a discutere come facevano nei telefilm dei Robinson, e quindi quando il mio fratellino, di quindici anni più piccolo, faceva una sciocchezza, anziché insultarlo gli dicevo con calma ciò che pensavo. Guardando telefilm come “RIS” o come “La piovra”, un giovane laureato può decidere di entrare in polizia o in magistratura. La TV, insomma, propone modelli di comportamento, propone fini, ispira stili di vita, e inculca, che ce ne rendiamo conto o no, idee e pensieri. 3. La strana caratteristica dei personaggi TV. La mancanza di una vita spirituale. Fin da piccolo, essendo appassionato di telefilm, di cui colleziono varie serie (X-Files, Magnum PI, A-Team, Robinson, Casa Keaton), avevo notato che i protagonisti non hanno mai idee politiche, e men che meno hanno una vita spirituale o religiosa. I vari personaggi discutono tra loro, amano, odiano, uccidono, lavorano, ma straordinariamente non fanno mai discorsi relativi a religione e politica. Pensiamo alle trame di film e telefilm. In essi i personaggi hanno crisi di identità, hanno problemi di coppia, familiari, lavorativi. Ma mai hanno crisi religiose o mistiche, non si domandano mai il senso della vita e della morte, non discutono mai di Dio, di Cristo, Allah, Buddha. Le trame sono costituite da protagonisti che trovano il lavoro dopo anni di ricerca, che trovano un assassino dopo anni di indagine, che trovano l’amore dopo anni di solitudine, che ritrovano qualcosa (amici, parenti, felicità) dopo anni; si narra di guerre, battaglie, intrighi di corte nazionali o internazionali, ma mai – sottolineo mai – persone che sono alla ricerca del senso della vita e lo trovano, quale che sia il modo; mai si narra di persone che si interrogano sul senso della morte e arrivano a spiegarlo. I film sulla vita di Gesù sono diversi in realtà, ma la maggior parte si soffermano sugli aspetti formali e biografici della sua vita e nessuno affronta il problema del suo reale messaggio e della diversità di esso rispetto agli insegnamenti misterici precedenti. Men che meno poi si affronta il discorso della sua formazione spirituale prima dei 29 anni, o quello della permanenza del suo messaggio dopo la crocifissione. Anche i film sui vari santi, come quelli su San Francesco di Assisi, si soffermano sugli aspetti più biografici che spirituali. I film veramente spirituali sono pochi; per quanto mi ricordo “Hollywood Buddha”, “Conversazioni con Dio”, “Powder”, “Il pianeta verde”, “Peaceful warrior”, “Incontri con uomini straordinari”, “Samsara”, “Siddharta” "Bab Aziz" e pochi altri (e alcuni di essi sono poi incomprensibili per qualsiasi spettatore anche di cultura elevate, come ad esempio "La montagna sacra" di Jodorosky). Ma tali film non vengono mai mandati in onda nelle TV nazionali, mentre i palinsesti continuano a propinare i vari Fantozzi o i film di Trinità. Nei talk show si parla di politica, di moda, di gossip vario, ma raramente, per non dire mai, si accenna alla vita spirituale dei vari personaggi che intervengono, pubblici o non. Il motivo è presto detto. 4. La manipolazione spirituale dei mass media. Se un regista facesse un film sulla vita di Buddha, di Maometto, di Krishna, se si affrontasse l’aspetto della meditazione nella vita di ogni giorno, il giorno dopo la proiezione del film migliaia di persone andrebbero a cercare un centro buddista, islamico o di Yoga per approfondire gli aspetti spirituali della vita. Se il protagonista di un film o telefilm (siano essi i membri dell’A-Team, i protagonisti di X-Files, o il papà del telefilm Casa Keaton) trovasse la forza interiore per risolvere i suoi problemi in una qualunque religione, migliaia di persone si interesserebbero a quella religione per vedere se davvero sia possibile attingere la stessa forza. Se un film narrasse di una persona nevrotica che trova la calma e la serenità non con una psicoterapia o con l’amore, ma grazie a sessioni di meditazione, il giorno dopo ci sarebbe un sovraffollamento di persone che andrebbero a cercare insegnanti di discipline spirituali. Anche i film più belli e con un contenuto apparentemente profondo come “L’attimo fuggente” con Robin Williams, “Big Kahuna” e altri, sono solo apparentemente profondi ma in realtà funzionali ad una mancanza di spiritualità; ne “L’attimo fuggente” infatti il protagonista dice “siamo vermi, e prima o poi non esisteremo più”; nel discorso sulla vita del film “Big Kahuna” (bello, indubbiamente, anche se un po’ retorico) il succo del discorso è “prendi la vita come viene, tanto non puoi farci nulla” e “non prendertela se non sai che fare con la tua vita” e “le tue scelte sono scommesse”. Uno dei pochi film con il titolo espressamente dedicato alla felicità (“La ricerca della felicità”, che narra la storia vera dell’industriale Chris Gardner) è incentrato, in buona sostanza, sul modo di diventare straricchi quando si è poveri. Straordinariamente poi la Chiesa cattolica, che in questi anni è intervenuta spesso in materia morale, dicendo cosa un film può dire e cosa non può dire, lo ha fatto intromettendosi su aspetti del tutto marginali, e assolutamente non spirituali. Le critiche della Chiesa si sono appuntate sull’eccessiva sessualità nei film, sul fatto che un film fosse favorevole o meno all’omosessualità, ma non sulla totale assenza di valori spirituali nelle opere in circolazione. Un film come “Je vous salue, Marie” di Godard, dove erano presenti anche piccoli aspetti spirituali, venne attaccato prevalentemente perché ritenuto “irrispettoso” nei confronti della religione cattolica, e per le scene di nudo in cui appariva Maria. Non mi risulta però che la Chiesa abbia mai sponsorizzato o promosso, o comunque stimolato, la produzione di film dal contenuto spirituale e che trattassero i temi della ricerca interiore, del senso della vita, dell’umanità, o anche solo del rapporto tra le varie religioni. Il discorso è identico quando dai film e telefilm si passa a talk show, o programmi di intrattenimento vari. Documentari e programmi di intrattenimento si occupano degli usi e costumi di paesi e città, delle tradizioni culinarie delle varie regioni, parlando di videogiochi, di moda, di auto, moto, gossip, sentimenti, ecc. Abbiamo programmi in cui la gente si fidanza, si lascia, litiga, fa sesso, parla di problemi personali, gare di vario tipo, giochi, addirittura programmi con cui si realizzano a comando desideri; ma nessun programma parla mai di Dio, dell’anima, di discipline spirituali, Yoga, meditazione, mantra, cristalloterapia; banditi quasi del tutto gli argomenti del vegetarianesimo o della dieta vegana. Ovviamente è anche bandito qualsiasi programma di approfondimento sulle varie religioni del mondo. Anche per quanto riguarda la carta stampata il discorso è identico. I personaggi principali dei romanzi più famosi sono pervasi da una totale assenza di spiritualità. Romanzi e/o racconti dal contenuto spirituale sono relegati ai margini della letteratura, pubblicati da editori semi-sconosciuti o di nicchia, e oggetto di una pubblicità fatta solo col passa parola. Penso a romanzi molto belli come “Il lama delle cinque saggezze”, ad opere monumentali come il Vangelo di Maria Valtorta, o libri stupendi come “Memorie di un esseno” di Daniel Givaudan, fino a romanzi più semplici, ma comunque godibili, come “Il Budda, Geoff e io” pubblicato da Esperia. Libri biografici che possono cambiare la vita di una persona, come “Bagliori di un’infanzia dorata” di Osho, “Autobiografia di uno yogi” di Paramahansa Yogananda o “Vita di Siddhartha il Buddha” di Thich Nhat Hanh, che pure hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo, restano sconosciuti ai più; mentre quasi tutti, prima o poi, hanno letto una biografia di Berlusconi, della famiglia Agnelli, di Hitler, di Mussolini, Garibaldi, Mazzini, quando non di giocatori di calcio o inutili personaggi della TV. Ovviamente da queste biografie, vengono omesse tutte le parti strettamente esoteriche, così ad esempio dalla biografia di Hitler viene sempre taciuta l’influenza che ebbe su di lui il personaggio di Crowley. Quotidiani, settimanali e mensili vari, seguono il modello di ispirazione televisivo. Le riviste abbondano di consigli dietetici (dieta della pasta, dieta della pizza, dieta solo proteine, diete solo uva, solo pesche, solo albicocche, dieta a punti) ma mai viene approfondito il discorso vegetariano e vegano da un’ottica spirituale; abbondano i consigli per aumentare il numero di orgasmi maschili e femminili, le lettere al direttore che parlano delle corna che vengono messe al partner, ma mai che si faccia un discorso spirituale, religioso, meditativo. In particolare, lo Yoga viene sempre e solo presentato come una disciplina per stare bene e in forma, in sostanza come una variante dell’idromassaggio o della sauna, ma mai si precisa che lo Yoga è la scienza della meditazione per chi vuole trovare Dio. Yoga significa infatti unione, e in particolare unione con Dio. Analogo discorso vale per la musica di largo consumo, dove i contenuti spirituali, se si fa eccezione per alcune perle rare come Battiato, sono del tutto assenti. Il solo settore i cui testi sono intrisi di spiritualità sono quelli di autori metal come gli Iron Maiden, ma si tratta di un settore di nicchia e per giunta demonizzato come satanico. Chi non si piega, come Rino Gaetano, De Andrè, Michael Jackson, Luigi Tenco, viene ucciso; chi azzarda troppo con i suoi testi, come Jovanotti o Roberto Vecchioni (che col suo lamento di un cavaliere dell’ordine di rosacroce prova a criticare il sistema rosacrociano e che in molti testi accenna comunque a contenuti spirituali) riceve una bella denuncia o subisce un incidente, per rientrare nei ranghi, magari vincendo anche Sanremo. 5. Gli attacchi alla spiritualità. Parallelamente alla privazione di qualsiasi contenuto spirituale, i mass media operano spesso attacchi verso chi potrebbe elevare la spiritualità degli individui. I maestri spirituali che emergono con prepotenza nella società vengono regolarmente attaccati e viene distorto il loro messaggio. Ai tempi in cui il movimento hippie si ispirava a Paramahansa Yogananda, partì l’operazione mediatica Charles Manson e gli hippie divennero automaticamente nullafacenti assassini. Ai tempi in cui Sai Baba iniziava ad essere conosciuto in Occidente, Corrado Leoni (padre del più famoso Paolo Leoni, in carcere per essere il capo delle Bestie di Satana) uccide una donna di nome Maddalena Russo, e siccome era seguace di Sai Baba, i giornali accosteranno la figura di Corrado Leoni al satanismo e a Sai Baba; da quel momento molti faranno l’accostamento Sai Baba – Satana, e questo maestro spirituale verrà presentato ovunque come un ciarlatano indiano che faceva finti miracoli per attirare le folle. L’operazione di marketing negativo si ripete con il figlio di Corrado Leoni, Paolo; questa volta l’attacco è alla musica metal e al mondo dei metallari; a partire dalla storia delle Bestie di Satana, infatti, il metal verrà ogni volta ostinatamente presentato come un mondo di satanisti. Di Osho, che verrà assassinato dalla CIA mediante avvelenamento da tallio, le tv e i giornali in genere puntano il loro indice contro le sue 99 Rolls Royce e contro le (presunte) orge che si effettuavano all’interno della comunità degli arancioni. Il movimento degli Hare Krishna viene presentato come un movimento di rincoglioniti che tutto il giorno si limita a cantare “hare krishna hare hare”. In generale, tutto il mondo della magia e dell’esoterismo è presentato utilizzando come testimonial Vanna Marchi e il Mago Otelma. Per finire, senza che gli stessi cristiani se ne rendano conto, un attacco costante e continuo alla figura di Cristo è portato dai mass media ogni volta che si presenta al mondo il volto meno presentabile della Chiesa; cardinali bigotti, papi impresentabili che appoggiano mafiosi e piduisti, discorsi demenziali sul sesso e sulle parolacce, preti pedofili, ovverosia tutto il peggio che il Cristianesimo ha prodotto. Operazioni il cui vero obiettivo è allontanare la gente da tutto ciò che è Dio, religione, spirito, anima, senso della vita. 6. Gli obiettivi della manipolazione spirituale. Questa manipolazione spirituale ha due obiettivi, uno mediato e uno immediato. Il motivo immediato è evitare che la gente si faccia domande, che effettui ricerche spirituali, che indaghi il motivo per cui l’uomo è sulla terra e si addentri nei misteri dell’anima. Il motivo mediato è la creazione di una massa di persone schiave del sistema e docili al volere di chi comanda. La creazione di una popolazione dotata di una forte spiritualità infatti provocherebbe il collasso del sistema capitalistico, e il potere non avrebbe più armi per rendere schiavo il cittadino. Osho, Krishnamurti, Gurdjieff, Tolle, Evola, De Mello, Sai Baba, Yogananda, Aivanhov, Steiner, Guenon, Padre Pio, erano giganti dell’umanità e totalmente inattaccabili dal sistema in cui viviamo; e persone che ragionino seguendo le loro linee di pensiero non sarebbero più pecore, ma esseri pensanti. Un libro come “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI, idoneo a far odiare anche al cattolico più incallito la figura di Cristo, viene venduto negli autogrill, unitamente ai libri di Paolo Brosio; libri come il Vangelo di Maria Valtorta o “Memorie di un esseno”, idonei a far innamorare della figura di Cristo chi ancora non la conoscesse, sono quasi sconosciuti ai più. Stesso discorso vale per testi come “Le religioni del mondo” di Huston Smith. Infine, controcorrente rispetto alle cose che ho sempre sostenuto fino ad oggi, penso che la vera ragione per cui i media non parlano mai del dibattito secolare tra Chiesa e Massoneria, non sia quello di nascondere la trama di poteri occulti che governa il mondo. Infatti la maggior parte delle persone affiliate alla massoneria è inconsapevole di quanto avviene ai piani alti, come la maggior parte dei cattolici ignora tutto ciò che riguarda lo IOR, i rapporti con la massoneria, i Templari, i Cavalieri di Malta, ecc., e continuerebbe ad ignorare il sistema di potere occulto che ci governa anche se nei media si parlasse più spesso di massoneria e società segrete. Credo invece che la ragione dell’occultamento di queste problematiche sia quella di evitare che la gente si faccia domande di tipo spirituale; la lotta tra Chiesa e Massoneria nei secoli (compresa la lotta tra Chiesa e Templari, e prima ancora tra seguaci delle dottrine paoline e giovanniti) è in realtà una lotta spirituale, che aveva – ed ha ancora oggi – come obiettivo le coscienze dei popoli, e il sistematico appiattimento di ogni aspetto spirituale nella vita delle persone. Chiunque inizi a interessarsi dello scontro titanico e secolare tra Templari, Rosacroce, Massoneria, e Chiesa cattolica, finisce inevitabilmente prima o poi per sviluppare un proprio percorso spirituale, ed è quello il vero obiettivo di chi non parla mai di queste tematiche. Infatti chiunque voglia capire e approfondire la figura di cristo con uno spirito di ricerca libero da dogmi, prima o poi deve studiare la storia della chiesa; dopodichè inevitabilmente deve passare allo studio della massoneria e successivamente, e necessariamente, deve approfondire templari e rosacroce. A quel punto finisce in una sorta di vortice che porta ad approfondire ebraismo, islamismo, e a chiedersi il senso di tutto ciò, e a capire l’origine del caos sociale in cui ci troviamo. Gli effetti di questa manipolazione in particolare sono i seguenti. Innanzitutto il cittadino ignorante è docile al sistema. Infatti la persona con una forte spiritualità non è controllabile e manipolabile. I maestri spirituali di ogni tempo spesso hanno avuto grandi ricchezze, ma in linea di massima erano e sono insensibili al concetto di ricchezza o povertà. Si fanno la galera piuttosto che aderire alle richieste del sistema (qui il mio pensiero corre al primo presidente della Soka Gakkai, che preferì morire in carcere piuttosto che accettare le richieste di chi voleva che il suo movimento si piegasse al potere allora dominante; ai primi cristiani che preferivano morire piuttosto che cambiare religione; ai catari che si fecero sterminare piuttosto che obbedire al papa; ma con esempi più piccoli penso ai ragazzi in galera per la vicenda delle Bestie di Satana, che hanno preferito la galera piuttosto che accusare gli amici di delitti mai commessi; penso a Rino Gaetano che sapeva i rischi che correva ma non ha rinunciato a mettere in musica sotto forma simbolica quello che sapeva del sistema; ecc.). La persona priva di spiritualità aderirà sempre alle richieste del sistema con la scusa dei figli, del lavoro, della famiglia; una persona che vive in una dimensione spirituale piena sa che figli, famiglia, lavoro, e se stesso, sono solo mezzi per realizzare fini più elevati. In secondo luogo si fornisce “più potere a chi sta al potere”. La conoscenza è potere, e tenere milioni di persone all’oscuro delle verità spirituali più importanti equivale ad avere un maggior controllo su di loro. Le persone che ricoprono posizioni di vertice nella società, infatti, sono a conoscenza di concetti e dominano informazioni completamente sconosciute ai più. Mentre nei mass media si relega l’esoterismo a una questione da mago Otelma o da mago Silvan, i grandi della terra sono spesso esperti di esoterismo, dotati quindi di una forte spiritualità. Una spiritualità negativa, nera, satanica direbbe qualcuno da un’ottica cattolicocentrica, ma comunque una spiritualità che li rende diversi dalla maggior parte delle persone. E’ noto che tutti i presidenti degli USA sono stati e sono massoni; Berlusconi, come dice Gioele Magaldi nel suo sito Grande oriente democratico, non solo è un esperto di esoterismo, ma ha fondato addirittura una sua massoneria; Hitler faceva parte e si avvaleva della società Thule e aveva come consigliere Aleister Crowley; in linea di massima sono massoni e praticano e studiano discipline esoteriche la maggior parte delle persone del mondo della politica e dello spettacolo (anche un soggetto come Borghezio infatti è stato definito un esperto di Cabala). Infine, si rende impossibile alle masse la comprensione dei meccanismi dei principali avvenimenti della storia e della politica. La totale ignoranza sul significato del termine “spiritualità” ed “esoterismo” rende impossibile capire perché avvengono certe guerre, perché si fanno determinate scelte politiche, e il motivo di alcuni accadimenti di natura politica. Alcuni esempi chiariranno il concetto. Non ho avuto difficoltà a spiegare le ragioni dell’operazione “Bestie di Satana” a Paolo Leoni, considerato uno dei leader della setta delle Bestie di Satana e in galera con l’ergastolo, perché è una persona che pratica la meditazione, che legge riviste come X Times, e aveva letto – solo per fare un esempio – alcune opere di Rudolf Steiner; mi è stato impossibile spiegarlo ad altre persone coinvolte, perché non conoscevano neanche lontanamente il significato del termine esoterismo, e ovviamente ne ignoravano l’importanza nella comprensione della realtà quotidiana. Non si può capire il conflitto con l’Islam senza prendere in considerazione la parte spirituale ed esoterica della questione. In un colloquio avuto tempo fa, Fausto Carotenuto (ex funzionario dei servizi segreti, ora dedito ad attività spirituali e che ha il sito Coscienze in rete) mi disse che non si possono spiegare le guerre senza capire la parte esoterica e spirituale. Le motivazioni del conflitto infatti, siano esse quelle ufficiali o quelle meno note tipicamente complottiste, non reggono ad una prova logica e dei fatti; gli USA infatti sanno bene che gli stati islamici non userebbe mai la bomba atomica o altre armi contro la Nato perché tutto il mondo islamico verrebbe spazzato via in un soffio e nessuno stato islamico è così folle da decidere di attaccare le potenze occidentali; il conflitto non ha ad oggetto il petrolio perché le società petrolifere mondiali sono già praticamente sotto il controllo totale delle multinazionali occidentali; il terrorismo non è un problema perché i nostri servizi segreti hanno mezzi e uomini a sufficienza per impedire attacchi terroristici; non esiste insomma un motivo logico al mondo per una guerra all’Islam, che può essere spiegata unicamente sotto il profilo esoterico e spirituale. Non mi è mai stato difficile spiegare le ragioni per cui è stato ucciso Aldo Moro a chi è dotato di una forte spiritualità, anche quando era un ignorante di politica e cronaca e non leggeva mai un giornale. Mi è invece stato assolutamente impossibile spiegarlo a persone che pure hanno studiato il caso Moro per decenni e sono considerati degli esperti in materia, che erano totalmente a digiuno di esoterismo e ignoravano il significato del termine spiritualità. Non si rapisce infatti un personaggio politico della statura di Aldo Moro per 55 giorni, creando un casino unico al mondo, solo perché questi era un personaggio scomodo e voleva il compromesso storico e l’apertura a sinistra; in altre parole, non si pone in essere un evento come quello, senza una regia di altissimo livello e senza ragioni diverse da quelle meramente politiche, che possono essere spiegate solo in termini esoterici, e inquadrando tutto il fatto nell’ambito di un processo di politica internazionale che prendeva le mosse da decenni prima, e che continua ancora oggi. Ho quindi rinunciato al dialogo con persone pure preparatissime ed umanamente eccezionali per la semplice ragione che non capiscono, e il dialogo su questi punti è impossibile. Mi è stato impossibile spiegare a Salvatore Borsellino – persona stupenda, che stimo molto – il motivo dell’uccisione di suo fratello (non credo abbia mai neanche letto l’articolo che ho scritto sulla morte di suo fratello) per il semplice motivo che non ha mai voluto approfondire il modus operandi della massoneria, e tantomeno ovviamente ha mai voluto sapere nulla di esoterismo. 7. Conclusioni. La manipolazione spirituale è molto difficile da smascherare per una serie di motivi. La manipolazione relativa al Mostro di Firenze, in fondo, può essere smascherata semplicemente facendo ricerche o indagini anche personali. Alla manipolazione riguardante le guerre scatenate per fini sbagliati, ci si può arrivare talvolta anche con la sola logica, e sicuramente con documenti ufficiali. Una manipolazione così grande ed evidente come quella spirituale, invece, non può essere percepita facilmente perché occorre in primo luogo essere dotati di una visione spirituale della vita, quale che essa sia; e poi occorre analizzare molto bene il sistema dei mass media. La maggior parte delle persone ha della religione un’immagine solo formale. Per rimanere in Italia, una parte dei cittadini si definisce cattolica o cristiana solo perché va a messa la domenica, e qualcuno vi si definisce solo perché ci va a Pasqua e Natale, e rispetta il principio del non uccidere e non rubare. Un’altra si vanta di essere atea e di non credere in nulla. Si può dire quindi che il 99 per cento delle persone non ha una vita spirituale e non sa neanche cosa essa sia. Ai propri figli quindi non insegna il significato della vita e della morte, perché non lo conosce lui stesso; non insegna a dare una lettura spirituale ai gesti quotidiani, perché non ne è capace e non sa neanche cosa significhi una cosa del genere. Con gli amici discute sempre e solo di calcio, auto, vacanze, lavoro, e quando si entra in discorsi socialmente impegnati, al massimo si toccano sentimenti, politica e giustizia. Non potendo accorgersi quindi dell’assoluta assenza di contenuti spirituali in ciò che vede o legge, senza saperlo forma le sue idee, le sue aspirazioni e i suoi comportamenti, su ciò che sente in TV o nei mass media. Nessuno ci insegna, fin da piccoli, la verità molto banale che il parametro di realizzazione dell’individuo deve essere la felicità individuale, non gli aspetti materiali della vita, e soprattutto nessuno ci insegna come realizzare questa felicità senza tali aspetti materiali. La totale assenza di valori spirituali dalla vita quotidiana di tutti fa sì che non si percepisca il reale problema di fondo della politica, cioè che una società completamente priva di parametri spirituali nelle proprie scelte è destinata al fallimento. In fondo, la crisi che è in atto e i disastri che stanno per arrivare sono unicamente il risultato della totale assenza di spiritualità nella cultura occidentale; una spiritualità che anche la Chiesa cattolica ha ridotto a dilemmi come “aborto sì o no”, “crocifisso nelle scuole sì o no”, “nudo nei film sì o no”, contribuendo a sopprimere tutto ciò che nell’uomo è più importante (l’anima) per esaltare (male e mortificandola) la parte corporale. Questo, secondo un disegno ben preciso da parte dell’élite dominante, il cui fine è chiaro solo a chi ragiona in termini spirituali e colloca gli eventi – singoli e collettivi – in una dimensione globale e millenaria: trasformare le masse in una comunità di zombie, il cui unico fine sia avere un auto di grossa cilindrata e una bella casa, che prediliga certi lavori a discapito di altri, che vesta in modo giusto, si comporti in modo giusto, mangi cibi giusti, il cui unico svago sia uscire a cena fuori mangiando in una serata quello che potrebbe sfamare un intero villaggio africano per una settimana, docili al sistema perché con la minaccia di perdere il lavoro e la casa, saranno costretti a subire umiliazioni, ordini demenziali, commettere infrazioni, illeciti penali; una moltitudine di schiavi del sistema che lavori sei giorni su sette, affinché il settimo giorno questa moltitudine possa uscire dalle città ammassata come in un formicaio, per invadere supermercati d’inverno e spiagge d’estate, affinché in età pensionabile possano dire “l’ho fatto per i miei figli”, e successivamente i figli possano dire la stessa cosa, in una ruota senza fine in cui mai nessuno possa dire a se stesso “questo l’ho fatto per me stesso” o anche “l’ho fatto per l’umanità”. Il risultato è altresì una schiera di intellettuali che hanno biblioteche di migliaia di volumi, che conoscono la letteratura, la storia, la filosofia, la psicologia, che conoscono complessi saggi di psicologia delle folle, che hanno letto Marx, Freud, Eco, ma che, se gli domandi "perchè viviamo e moriamo?, esiste Dio?", non sanno rispondere, ma non sanno rispondere neanche alla più banale domanda: "qual è la cosa più importante da insegnare ad un figlio, e che come prima cosa dobbiamo imparare noi stessi?" di Paolo Franceschetti

30 settembre 2012

La Repubblica delle tette

Infinite sono le vie della Provvidenza, diceva la saggezza dei nostri avi; e insospettabili quelle dell’Astuzia della Ragione, aggiungeva Hegel, strizzando l’occhio alla maniera furba di chi ha capito tutto, in mezzo a un branco di poveri mortali che han capito poco o niente. Chi lo avrebbe detto che il classico e nobile strumento logico del sillogismo aristotelico sarebbe stato brillantemente sfoderato da una ex soubrette passata alla politica e ormai nota in tutto il mondo non solo per essersi recata alla questura di Milano a prendere in consegna l’ineffabile ancorché vispa minorenne Ruby Rubacuori - salvo scaricarla, subito dopo, presso il domicilio di una ragazza di facili costumi -, ma soprattutto per aver definito il suo mentore e Pigmalione, il suo danaroso patron di Arcore, nel corso d’una garbata conversazione telefonica tra amiche che, poi, milioni di persone hanno potuto ascoltare in registrazione, «culo flaccido». Eppure è stato proprio così: anzi l’impareggiabile filosofa ha snocciolato non un banale sillogismo semplice, ma addirittura triplo, e con un rigore talmente impeccabile, che avrebbe lasciato stupito e ammirato lo stesso Stagirita, se questi avesse potuto ascoltarlo. «Le persone, d’estate, vanno al mare e si mettono in costume da bagno; anche i politici sono persone e, dunque, d’estate vanno al mare e si mettono in costume da bagno. Non vedo allora perché io, che sono una politica, non avrei dovuto sfilare in passerella per reclamizzare dei costumi da bagno che poi le persone indosseranno. In questo modo, ho dato anche un contributo all’economia nazionale in un momento difficile: perché ho fatto la mia parte per incentivare la vendita dei costumi da bagno, dunque per far girare la ruota del commercio, pur in questi tempi di crisi». Straordinario, vero? Aristotele sarebbe stato fiero e, crediamo, quasi basito davanti a tale rigore deduttivo, coniugato a sì smagliante spigliatezza; per non parlare di quel che avrebbe pensato il grande maestro di Alessandro Magno, tenace cultore della bellezza come lo era Platone e come tutti i Greci, ammirando le forme ben tornite e abbondantemente scoperte della sua discepola odierna, insomma la sua scultorea, provocante, radiosa nudità, resa ancor più seducente da un sorriso infinitamente soffuso d’innocenza. Forse, come i vecchi compagni di Priamo sulle mura di Troia, anche il “maestro di color che sanno” avrebbe trattenuto il fiato e riconosciuto che, per il possesso di una donna così bella, era comprensibile che due nazioni potessero arrivare fino al punto di combattersi in una guerra all’ultimo sangue. Come resistere, poi, al fascino della dialettica, se unito a una procace avvenenza fisica e a una notevole nonchalance davanti alle perplessità e alle critiche del popolino che, in tempi di crisi, non fa le vacanze sulla Costa Smeralda, a sfoggiare costosissimi bikini firmati, ma si arrampica perigliosamente sulle ciminiere delle fabbriche o si seppellisce nelle gallerie delle miniere, nella disperata difesa dei posti di lavoro che si squagliano come nebbia al sole? È accaduto e ne siamo stati tutti testimoni. L’ultima, grande notizia di cronaca dell’Italia repubblicana è che Nicole Minetti, non che dimettersi dal suo posto di consigliere regionale della regione Lombardia, ha pensato bene di sfilare in passerella indossando gli ultimi bikini della Parah e facendo arrapare il pubblico con la generosa esposizione tanto del suo notevole lato A, quanto del non meno apprezzabile lato B, facendo dondolare i suoi seni bombastici che sfuggono dal costume, essendo stati rifatti e gonfiati quanto le labbra e altre parti anatomiche, tanto che l’effetto complessivo è, rispetto a chi avesse visto la disinvolta ragazza solo qualche tempo addietro, quello di una mutante. La penultima notizia è che l’amministratore delegato della F.I.A.T., Sergio Marchionne, dopo aver tirato il sasso, ha nascosto la mano per l’ennesima volta, al ritornello ormai monotono: «Me ne vado, non me ne vado»; e alla fine ha lasciato capire al governo italo-borbonico che sarebbe anche disposto a rimanere nella patria irriconoscente, se potesse ottenere, quando non massicci finanziamenti, come ai bei tempi andati (c’è la crisi, dopotutto, che diamine!), almeno ulteriori sgravi fiscali e facilitazioni di vario genere, più o meno come fa il governo di quel Brasile dove, alla faccia di tutto, il mercato delle auto è tutt’altro che in calo e la F.I.A.T., nella fattispecie, le sue Panda e le sue 500 le vende ancora, eccome, crisi o non crisi. Le due notizie, mescolate agli scandali del Lazio, alle cene alle ostriche di Fiorito e alle dimissioni di Polverini (che si sente un’eroina per aver avuto un tale coraggio e sfida tutti i maramaldi governatori di sinistra a fare altrettanto), hanno un evidente elemento in comune: le tette, quelle vere (pardon, ci era sfuggito dalla penna: quasi vere, anzi rifatte al silicone) e quelle simboliche. Le tette della Minetti proclamano abbondanza, gioia di vivere, solarità e felliniana sregolatezza; quelle da cui Marchionne vorrebbe succhiare, le tette dello Stato, sono garanzia di sovvenzioni, di agevolazioni, di protezionismo, di profitti senza rischio. Sono le due facce - scusate il gioco di parole, davvero involontario - della stessa medaglia: viviamo nella benedetta Repubblica delle tette; delle tette di cui tutti sono cultori e adoratori, di cui tutti sono fanatici e insaziabili, di cui tutti vorrebbero razioni sempre maggiori, dosi sempre più industriali: chi le protende e chi se ne abbevera: basti dire che i signori della regione Lazio spendevano 30.000 euro per una vacanza al mare e che la signorina Minetti guadagna quanto il segretario generale delle Nazioni Unite. L’Italia come un grande poppatoio e legioni di amministratori, di politici, di industriali, di banchieri, di soubrette, di prestigiatori, di illusionisti, di mangiatori di fuoco e di spade, di giocolieri, di prostituti e prostitute di lusso (ecco infine le pari opportunità realizzate!): tutti insieme appassionatamente a poppare, poppare, poppare dalle italiche tette repubblicane, beninteso debitamente democratiche e antifasciste. Evviva le rassicuranti, le benefiche, le materne, intramontabili, eterne tette nazional-popolari, che fanno da apprezzatissimo paracadute agli imprenditori spaventati dalla loro stessa audacia, ai membri delle giunte regionali organizzatori e fruitori di feste in costume da maiale, ai parlamentari inquisiti e indebitati, ai direttori di giornali fasulli che stampano migliaia di copie e poi le regalano, sapendo che non le venderanno mai, pur d’intascare il finanziamento pubblico: insomma a tutti i furbetti dell’italica stirpe, a tutti i cialtroni e a tutti i marioli di craxiana memoria. Che cosa mai sarebbe la seconda Repubblica, senza le tette? Sarebbe come un cielo senza stelle, come un mare senza acqua o come un Bacio Perugina senza il bigliettino dalla saggezza kitsch. Come farebbe a sopravvivere Nicole Minetti; che ne sarebbe del suo futuro quando il Cavaliere dal Culo Flaccido non avesse più bisogno dei suoi ineffabili di servigi d’igienista dentale e, forse, anche d’altro genere? Come farebbe Sergio Marchionne a mantenere in Italia gli stabilimenti della F.I.A.T., pur animato da tutto l’amor di Patria di questo mondo, davanti a un popolo ingrato che non vuol più comparare le sue belle e convenientissime automobili ? Come farebbe il popolo del Bunga-Bunga, senza più “panem et circenses”? Come farebbero i falsi ciechi, i falsi paralitici, i falsi minorati e i falsi depressi, costretti a ripiegare sulle fragili e precarie risorse dei loro talenti individuali? E come farebbero i giornalisti di gossip e di cronaca politica, senza più i fatti e fattacci da Basso Impero da raccontare, per la delizia di lettori e spettatori? Come farebbero i conduttori dei salotti televisivi, gli opinionisti incipriati, i tuttologi con la camicia firmata e le opinioniste dalla coscia lunga e dallo sguardo assassino? Come farebbero i meteorologi che non ne azzeccano mai una, gli astrologi in cassa integrazione, gli uomini-sandwich in crisi d’identità e le donne cannone in cura dimagrante? Che cosa penserebbero, che cosa direbbero, che cosa farebbero sessanta milioni di cittadini e cittadine; come riuscirebbero a dare ancora un senso alla loro grama esistenza, così miseramente mutilata? Se Franco Fiorito è disposto a restituire allo Stato quattrocentomila euro, subito e di tasca sua, a quale misero gruzzoletto si ridurrebbe la somma che il generoso campione di onestà e trasparenza sarebbe disponibile a sganciare, senza più le tette nostrane cui attingere? Diciamo la verità: non è forse cosa più nobile e degna poter vantare un Fiorito che vuol restituire quattrocentomila euro, piuttosto che accontentarsi di rimettere alla Guardia di Finanza il compito di rastrellare qua e là pochi spiccioli caduti, per distrazione, dalle tasche di qualche insignificante pesce piccolo? Certo fa tutto un altro effetto poter dire, gonfiando un poco il petto in atto di legittimo orgoglio, quando si vuol ridurre al silenzio qualche borioso sapientone tedesco o americano: «Ma lo sai che noi siamo il Paese dove i consiglieri regionali offrono alla comunità quattrocentomila dollari al colpo? Altro che quei pitocchi delle vostre Merkel e dei vostri Obama, che si vede lontano un chilometro quanto sono morti di fame!». Eh sì, che soddisfazione. E poi, anche l’occhio vuole la sua parte: non parliamo di consiglieri regionali tipo medio, ma formato extralarge: uno e novanta di altezza per centottanta chili di peso, in arte “Er Sultano” o anche “Er Batman”: con un fisico così, tutto il resto è in proporzione, compreso il gargantuelico appetito di pubblico denaro. Come nel caso della Minetti, del resto: a forza di silicone, le sue curve hanno raggiunto proporzioni spropositate, debordano da ogni lato, zittiscono sul nascere qualunque critica, obiezione o perplessità: e gli interventi chirurgici costano una cifra, non li fanno mica gratis. Ma poi come si fa a non apprezzare il risultato; come si fa a non approvare entusiasticamente, incondizionatamente una maggiorata che sembra uscita da un fumetto hard di Milo Manara, più ancora che da un film porno di Tinto Brass. Le tette, sempre loro: e dunque, gridiamolo forte tutti in coro: viva le tette nazionali, simbolo di perenne vitalità e di giunonica abbondanza! Vengano ad esse tutti coloro che versano nell’indigenza, che non possono permettersi le cene al caviale e i baccanali in costume suino; e troveranno adeguato sostegno e generosa, indimenticabile consolazione! Strano che qualcuno, in vista delle prossime elezioni politiche, non abbia ancora pensato di fondare un nuovo partito, il Partito delle Tette; forse non sono ancora riusciti a mettersi d’accordo sul nome; forse stanno discutendo e litigando se non sarebbe per caso più efficace, più diretto, più da K.O. per sbaragliare qualunque ombra di avversario, un bel “Forza Tette”. Con Batman e Wonder Woman quali numi tutelari: e con due mascotte già pronte e carburate al punto giusto, già collaudate e, soprattutto, dotate del prorompente fisique du rôle. Ah, ma forse il motivo dell’inspiegabile ritardo è un altro ancora: forse si stanno accapigliando se “Forza Tette” sia uno slogan padano o, Dio non voglia, ben più provinciale, cioè “soltanto” italiano. Sondaggisti (e psicanalisti), sbizzarritevi! Grillini, tremate! E voi, rutelliani, casiniani, vendoliani, dipietristi, state all’erta, correte a nascondervi, preparatevi al diluvio: che farete davanti a un Forza Tette che, con le foto della Minetti in passerella, partisse accreditato di un vantaggio percentuale schiacciante, con il suo potere evocativo dirompente, con il suo capitale erotico semplicemente stratosferico, capace di sgominare qualunque concorrenza? L’unico che potrebbe, forse, non già dare ombra ad un simile partito, ma presentarsi con tutte le carte in regola per raccoglierne l’ammiccante invito e la prelibata offerta, sarebbe il buon Matteo Renzi, il giovine e tosto Rottamatore che però le tette, certo, quelle non vorrebbe rottamarle: se non altro perché le tette non piacciono solo agli epicurei del sesso, ma anche ai lattanti affamati; anch’essi non bramano che di potervisi attaccare e succhiare, succhiare, succhiare a più non posso da tutto quel ben di Dio. Devono pur crescere, loro, Po(l)verini! di Francesco Lamendola

29 settembre 2012

Basta con le elezioni, proviamo con il sorteggio

A casa mia, qualche settimana fa, è iniziato, in una serata uggiosa e piovigginosetta, un cineforum sugli zombie. Eravamo in 8 a vedere Zombieland, un film che non fa tanta paura ma fa tanto ridere. Quando ho proposto l’idea, in parecchi avevano inizialmente storto il naso. “Gli zombie, alla fine, che rappresentano?”. E così avevo tirato fuori l’anticonsumismo di Romero, la metafora degli zombie come consumatori affamatissimi – il secondo, ad esempio, è girato in un supermercato – che non vedono nient’altro che la loro preda, il prodotto finale, la ciccia. Poi sti giorni c’ho pensato ancora. E sono arrivato alla conclusione che il significato dei film sugli zombie – di quei pochi film fatti bene e che rimangono sempre attuali – non è che sia uno solo nel corso dei secoli. Cambia a seconda della zona geografica e del periodo storico. Qui in Italia, in questi tempi bui, gli zombie rappresentano sapientemente tutti quei politici che, ogni giorno che Dio concede all’Italia, cercano di incamerare più soldi possibile. Li divorano proprio, senza che la fame accenni mai ad attenuarsi. E così ne cercano sempre altri, di soldi, e in quantità sempre maggiori. La loro voracità è tale da creare stupore e orrore allo stesso tempo. “Ma non si saziano mai?” arriviamo a chiederci sbigottiti davanti alle ruberie quotidiane di cui si ha notizia. Come per gli zombie, anche per la classe politica dev’esser stato un virus, che è iniziato chissà dove e per colpa di chissà chi, e poi s’è diffuso a macchia d’olio. Arrivando, ai nostri giorni, a contaminare quasi tutto e quasi tutti. E gli zombie, proprio come nei film, nonostante la contrarietà generale, nonostante la guerra totale che gli viene scatenata contro, resistono e si moltiplicano. Perché contaminano i loro stessi nemici. Perché non finiranno mai di esistere. Nella letteratura di genere, c’è un autore che ha fatto successo. Si chiama Max Brooks. Ed è riuscito, in World War Z, ad andare oltre il genere e a scrivere letteratura allo stato puro. Prima di pubblicare questo capolavoro, era conosciuto per aver scritto un vero e proprio manuale: “Manuale per sopravvivere agli zombie”. Non usa tanti giri di parole, il figlio di quel genio malefico di Brooks. Nel libro è scritto ovunque che l’unico modo di liberarsi dagli zombie è eliminarli. E’ chiaro che parole del genere, almeno in Italia, fanno venire in mente le Brigate Rosse e gli anni del terrorismo. Ma nel caso della metafora zombie-politica, è chiaro che l’eliminazione è solo virtuale. Basta non eleggere un politico da nessuna parte, nemmeno nel condominio di casa, che ritorna ad essere un cittadino normale. Destituirli, non rieleggerli. E non esiste la storia del doppio mandato. Perché un doppio mandato da una parte e un doppio mandato dall’altra, la frittata comunque viene fatta. Dice: “E vabbè, come fai? Con il voto di scambio, le promesse, i voti comperati, questi l’elezione se la garantiscono comunque a vita”. E’ che fino ad oggi nessuno ha avuto il coraggio di tirarla fuori. Perché a parlare della soluzione finale, sono i politici stessi. E’ come se, nei film sugli zombie, a distribuire fucili e pallottole agli umani fossero loro stessi. Quindi la soluzione non può essere il doppio turno alla francese con la supercazzola, proposto da Flores d’Arcais. Né il maggioritario che desidera Pannella. Non è nemmeno il proporzionale puro che vorrebbero a sinistra e a destra. Non è la lista unica di impiegati Mediaset che sogna Berlusconi. Non è il Soviet che ancora desidera D’Alema. L’unica via d’uscita è il sorteggio integrale aperto a tutti i cittadini maggiorenni. L’unico modo di trasformare l’elettorato passivo in elettorato attivo. Con i mezzi che oggi ci mette a disposizione la tecnologia, non serve nemmeno che vengano eletti i sorteggiatori, come avveniva in Grecia ai tempi di Pericle. Un computer ogni anno tira fuori 900 nominativi per il Parlamento, 20 per il Governo e per tutte le altre cariche che esistono in Italia. Unici requisiti: avere più di 18 anni e non stare in galera. Statisticamente, rispetto al presente, è possibile che non vi siano così tanti zombie come oggi. Ed è praticamente impossibile che uno zombie – qualcuno che si mette a mangiare durante l’incarico, rubacchiando a destra e manca, c’è sempre – venga sorteggiato una seconda volta. Con il sorteggio integrale poi ci sarebbero molte più donne al governo. Ci sarebbero molti più giovani. Non si farebbe distinzione tra cattolici e musulmani, tra ricchi e poveri. Non avrebbe più senso fare promesse o pagare i voti o scambiarsi le preferenze. Non avrebbe nemmeno più senso corrompere qualcuno. Non esisterebbero più i partiti, non avrebbero più senso le primarie. Non dovremmo ascoltare, almeno due-tre volte a settimana, i soliti politici pavoneggiarsi nei confronti televisivi che ormai assomigliano sempre più a fiction di terz’ordine. Non dovremmo più andare a convegni, conferenze, congressi, cooptati dal politico di turno che t’ha fatto mezzo favore e che adesso pensa di essersi comprato la tua anima. Cancelleremo tutto, con un colpo di spugna. E avremmo sconfitto, per sempre, gli zombie. di Graziano Lanzidei

28 settembre 2012

LA PROVA DEL GOLPE - E' stata la troika

Nelle parole del senatore Massimo Garavaglia, intervenuto in un convegno a S.Ambrogio il 21 settembre 2012, la descrizione del ricatto finanziario cui fu sottoposto lo Stato italiano. La troika (Bce e Ue; il Fmi faceva il palo) estorse le dimissioni del Governo in carica e il sostegno forzoso al Governo Monti, minacciando di non comprare per due mesi titoli di stato italiani. Fu un golpe, dunque, ad ascoltare Garavaglia. Un golpe economico-finanziario, come l'abbiamo sempre chiamato. Questo non cambierà la visione delle cose per quanti ritengono che siamo stati "cattivi" e che dovremmo consegnarci mani e piedi ai "buoni". Per costoro, che evidentemente non hanno la benché minima consapevolezza di cosa significa essere stati "acquistati" in blocco, non cambierà niente. Per tutti gli altri, il racconto di Garavaglia lascia finalmente filatrare un raggio di luce sui loro incubi peggiori: quelli che urlavano al vento. Sotto il peso del ricatto, o forse complici, i media hanno ricevuto l'ordine di fare "propaganda", una tecnica nata nei circoli viennesi di inizio secolo scorso e che ha visto le sue prime applicazioni di successo sui giovani militari analfabeti al fronte, durante la prima guerra mondiale. Al grido di "Fate presto" hanno costruito un'opinione pubblica favorevole, ottenuta con la paura, e hanno taciuto, e ancora continuno a farlo, la gravità di quanto accaduto, nascondendo la polvere sotto a concetti di economia che sarebbero sbugiardati da qualsiasi economista fuori dal club dei collaborazionisti, se solo avessero accesso all'informazione. Mario Monti disse che in Italia la troika non aveva avuto bisogno di intervenire, disse - felicitandosene - che eravamo dunque stati fortunati. Io dissi che la troika non era intervenuta formalmente, ma solo perché non ce n'era stato bisogno: la troika era lui stesso. Questa testimonianza finalmente lo mette in evidenza. Poi iniziò la stagione dei tagli, del Mes, dello smantellamento del welfare e delle tutele dei lavoratori. Si cominciò a vendere. E siamo solo all'inizio. Unica domanda: Garavaglia è stato ospite all'Ultima Parola, il 15 settembre scorso: perché queste cose non le ha dette? Perché le dice in un convegno, davanti a poche persone, e tace in televisione, di fronte all'Italia intera? da TzeTze Politica

27 settembre 2012

Il mito dell'insolvenza del Giappone

Il più grande “debitore” del mondo è adesso il più grande creditore del mondo L'enorme debito pubblico del Giappone nasconde un enorme beneficio per il popolo giapponese, il che insegna molto sulla crisi debitoria degli USA. In un articolo pubblicato su Forbes nell'aprile del 2012, intitolato “Se il Giappone È insolvente, Come Mai Sta Soccorrendo Economicamente l'Europa?"”, Eamon Fingleton faceva notare come il Giappone sia il paese, al di fuori dell'Eurozona, che abbia dato di gran lunga il maggior contributo all'ultima operazione di salvataggio finanziario dell'Euro. Si tratta, scrive, dello “stesso governo che è andato in giro facendo finta di essere in bancarotta (o perlomeno, che ha evitato di opporsi sul serio quando ottusi commentatori americani e britannici hanno dipinto le finanze pubbliche giapponesi come un totale disastro).” Osservando che fu sempre il Giappone, praticamente da solo, a salvare il FMI al culmine del panico globale del 2009, Fingleton domanda: “Com'è possibile che una nazione il cui governo si suppone sia il più indebitato tra i paesi avanzati si permetta tanta generosità? (…) L'ipotesi è che la vera finanza pubblica del Giappone sia molto più solida di quanto la stampa occidentale ci abbia fatto credere. Quello che non si può negare è che il Ministero delle Finanze giapponese sia uno dei meno trasparenti del mondo...” Fingleton riconosce che i passivi del governo giapponese sono ingenti, ma dice che dovremmo guardare anche all'aspetto patrimoniale del bilancio: “[I]l Ministero delle Finanze di Tokyo ottiene sempre più prestiti dai cittadini giapponesi, ma non per pazze spese statali in patria, bensì all'estero. Oltre a rimpolpare il piatto per far sopravvivere il FMI, Tokyo è ormai da tempo il prestatore di ultima istanza sia del governo statunitense sia di quello britannico. E intanto prende in prestito denaro con un tasso di appena l'1% in dieci anni, il secondo tasso più basso del mondo dopo quello svizzero.” Per il governo giapponese è un buon affare: può farsi prestare denaro all'1% in dieci anni, e prestarlo agli USA a un tasso dell'1,6 (il tasso attuale dei titoli USA a dieci anni ), con un discreto margine di guadagno. Il rapporto debito/PIL del Giappone è quasi del 230% , il peggiore tra i più grandi paesi del mondo. Eppure il Giappone resta il maggior creditore del mondo, con un netto di bilancio con l'estero di 3.190 miliardi di dollari. Nel 2010 il suo PIL pro capite era superiore a quello di Francia, Germania, Regno Unito e Italia. Inoltre, anche se l'economia della Cina è arrivata, a causa della sua popolazione in progressivo aumento (1,3 miliardi contro 128 milioni), a superare quella del Giappone, i 5.414 dollari di PIL pro capite dei cinesi è solo il 12% dei 45.920 dei giapponesi. Come si spiegano queste anomalie? Un buon 95% del debito pubblico giapponese è detenuto all'interno del paese, dagli stessi cittadini. Oltre il 20% del debito è in possesso della Japan Post Bank [1], dalla Banca centrale e da altre istituzioni statali. La Japan Post è la più grande detentrice di risparmio interno del mondo, e gli interessi li versa ai suoi clienti giapponesi. Anche se in teoria è stata privatizzata nel 2007, è pesantemente influenzata dalla politica, e il 100% delle sue azioni è in mano pubblica. La Banca centrale giapponese è posseduta dallo stato per il 55%, ed è sotto il suo controllo per il 100%. Del debito rimanente, oltre il 60% è detenuto da banche giapponesi, compagnie assicurative e fondi pensione. Un ulteriore porzione è in mano a singoli risparmiatori. Solo il 5% è detenuto all'estero , per lo più da banche centrali. Come osserva il New York Times in un articolo del settembre 2011: “Il governo giapponese è pieno di debiti, ma il resto del Giappone ha denaro in abbondanza.” Il debito pubblico giapponese è il denaro dei cittadini. Si possiedono l'un l'altro e ne raccolgono insieme i frutti. I Miti del Rapporto Debito/PIL in Giappone Il rapporto debito pubblico/PIL del Giappone sembra davvero pessimo. Ma, come osserva l'economista Hazel Henderson , si tratta solo di una questione di procedura contabile – una procedura che lei e altri esperti ritengono fuorviante. Il Giappone è leader mondiale in parecchi settori della produzione di alta tecnologia, inclusa quella aerospaziale. Il debito che compare sull'altra colonna del suo bilancio rappresenta il premio riscosso dai cittadini giapponesi per tutta questa produttività. Secondo Gary Shilling in un suo articolo su Bloomberg del giugno 2012, più della metà della spesa pubblica giapponese va in servizi al debito e previdenza sociale. Il servizio al debito viene erogato sotto forma di interessi ai “risparmiatori” giapponesi. La previdenza e gli interessi sul debito pubblico non vengono inclusi nel PIL, ma in realtà si tratta della rete di sicurezza sociale e dei dividendi collettivi di un'economia altamente produttiva. Sono questi, più dell'industria bellica e dei “prodotti finanziari” che costituiscono una grossa parte del PIL degli USA, i veri frutti dell'attività economica di una nazione. Per quel che riguarda il Giappone, rappresentano il godimento da parte dei cittadini dei grandi risultati della loro base industriale ad alta tecnologia. Shilling scrive: “Il deficit statale si suppone serva a stimolare l'economia, eppure la composizione della spesa pubblica giapponese, sotto questo aspetto, non sembra molto utile. Si stima che il servizio al debito e la previdenza – in genere non uno stimolo per l'economia – consumeranno il 53,5% della spesa per il 2012...” Questo è quello che sostiene la teoria convenzionale, ma in realtà la previdenza e gli interessi versati ai risparmiatori interni stimolano, eccome, l'economia. Lo fanno mettendo denaro in tasca ai cittadini, incrementando così la “domanda”. I consumatori che hanno soldi da spendere riempiono i centri commerciali, incrementando così gli ordini di ulteriori merci, e spingendo in su produzione e occupazione. I Miti sull'Alleggerimento Quantitativo Una parte del denaro destinato alla spesa pubblica viene ottenuto direttamente “stampando moneta” per mezzo della banca centrale, procedura nota anche come “alleggerimento quantitativo” [Quantitative easing]. Per più di un decennio la Banca del Giappone ha seguito questa procedura; e tuttavia l'iperinflazione che secondo i falchi del debito si sarebbe dovuta innescare non si è verificata. Al contrario, come osserva Wolf Richter in un articolo del 9 maggio 2012: “I giapponesi [sono] infatti tra i pochi al mondo a godersi una vera stabilità dei prezzi, con periodi alternati di piccola inflazione o piccola deflazione – l'opposto di un'inflazione al 27% su dieci anni che la Fed si è inventata chiamandola, demenzialmente, 'stabilità dei prezzi'”. E cita come prova il seguente grafico diffuso dal Ministero degli Interni giapponese: Com'è possibile? Dipende tutto da dove va a finire il denaro prodotto con l'alleggerimento quantitativo. In Giappone, il denaro preso in prestito dallo stato torna nelle tasche dei cittadini sotto forma di previdenza sociale o interessi sui loro risparmi. I soldi sui conti bancari dei consumatori stimolano la domanda, stimolando la produzione di beni e servizi, facendo aumentare l'offerta. E quando domanda e offerta aumentano insieme, i prezzi restano stabili. I Miti sul “Decennio Perduto” La finanza giapponese si è a lungo ammantata di segretezza, forse perché quando il paese era maggiormente disposto a stampare denaro per sostenere le proprie industrie, si è fatto coinvolgere nella II Guerra Mondiale . Nel suo libro del 2008, In the Jaws of the Dragon, Fingleton suggerisce che il Giappone abbia simulato l'insolvenza del “decennio perduto” degli anni 90 per evitare di incorrere nell'ira dei protezionisti americani a causa delle sue fiorenti esportazioni di automobili e altre merci. Smentendo le pessime cifre ufficiali, durante quel decennio le esportazioni giapponesi aumentarono del 75%, ci fu un incremento delle proprietà all'estero, e l'uso di energia elettrica aumentò del 30%, segnale rivelatore di un settore industriale in espansione. Arrivati al 2006, le esportazioni del Giappone erano diventate il triplo rispetto al 1989. Il governo giapponese ha sostenuto la finzione di adeguarsi alle norme del sistema bancario internazionale, prendendo “in prestito” il denaro invece di “stamparlo” direttamente. Ma prendere in prestito il denaro emesso da una banca centrale proprietà dello stesso governo è l'equivalente pratico di un governo che il denaro se lo stampi, in particolare quando il debito continua a rimanere nei bilanci ma non viene mai ripagato. Implicazioni per il “Precipizio Fiscale” [2] Tutto questo ha delle implicazioni per gli americani preoccupati per un debito pubblico fuori controllo. Adeguatamente guidato e gestito, a quanto pare, il debito non deve far paura. Come il Giappone, e a differenza della Grecia e degli altri paesi dell'Eurozona, gli USA sono gli emittenti sovrani della propria valuta. Se lo volesse, il Congresso potrebbe finanziare il proprio bilancio senza ricorrere a investimenti esteri o banche private. Potrebbe farlo emettendo direttamente moneta o facendosela prestare dalla propria banca centrale, a tutti gli effetti a zero interessi, dato che la Fed versa allo stato i suoi profitti dopo averne sottratto i costi. Un po' di alleggerimento quantitativo può essere positivo, se il denaro arriva allo stato e ai cittadini piuttosto che nelle riserve bancarie. Lo stesso debito pubblico può essere una cosa positiva. Come testimoniò Marriner Eccles , direttore della Commissione della Federal Reserve, in un'audizione davanti alla Commissione Parlamentare Bancaria e Valutaria [ House Committee on Banking and Currency] nel 1941, il credito dello stato (o il debito) “è ciò in cui consiste il nostro sistema monetario. Se nel nostro sistema monetario non ci fosse il debito, non ci sarebbe nemmeno denaro”. Adeguatamente gestito, il debito pubblico diventa il denaro che i cittadini possono spendere. Stimola la domanda, finendo per stimolare la produttività. Per mantenere il sistema stabile e sostenibile, il denaro deve avere origine dallo stato e i suoi cittadini, e finire nelle tasche del medesimo stato e dei medesimi cittadini. di Ellen Brown Ellen Brown è avvocato a Los Angeles e autrice di 11 libri. In Web of Debt: The Shocking Truth about Our Money System and How We Can Break Free,mostra come un monopolio bancario abbia usurpato il potere di emettere valuta, sottraendolo alla sovranità del popolo, e come il popolo possa riappropriarsene. Altri articoli di Ellen Brown. Il suo sito personale. Fonte: http://webofdebt.wordpress.com

26 settembre 2012

Grillo oggi fa paura allora si demonizza dandogli del "fascista"

«Parlava, decise il commissario, in perfetta buona fede, ossia in quella condizione invidiabile che consentiva a borsaioli e massaie, droghieri e mini-stri, cantanti celebri, manovali e professori universi- tari, di relegare in un sottofondo bene isolato le disonestà di ogni calibro da essi stessi commesse e di scordarsele completamente e felicemente» scrivono Fruttero e Lucentini ne "La donna della domenica". Da questa felice sindrome di rimozione deve essere affetto Luigi Manconi, sociologo, docente universitario, ex portavoce dei Verdi, ex Ulivo, improvvisamente nominato sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Prodi. Richiesto dal Corriere di esprimere un giudizio sul "fascista" appioppato da Bersani a Beppe Grillo, il Manconi ha risposto: «Sono d’accordo con Bersani. Nel discorso pubblico di Grillo si trovano tracce inequivocabili di "linguaggio fascista". A utilizzare quel linguaggio non è necessariamente un fascista: possono farlo individui e gruppi che attingono a una retorica, a un sottofondo culturale la cui origine è quella fascista». Luigi Manconi si è "felicemente" dimenticato di essere stato negli anni Settanta un importante dirigente di Lotta Continua. Di essere andato in giro con i suoi compagni per le strade, oltre che a spaccar vetrine e all’occorrenza crani, ad urlare: "Uccidere un fascista non è reato", "Fascista, basco nero, il tuo posto è al cimitero". Ha "felicemente" rimosso che il quotidiano di Lotta Continua pubblicava foto, indirizzi, percorsi e abitudini di "fascisti" o presunti tali, indicandoli al pubblico ludibrio, e che alcuni di questi sono morti in conseguenza dei colpi di spranga o sono rimasti su una sedia a rotelle. È così ogni volta che in Italia si presenta un movimento nuovo non inquadrabile nei parametri della partitocrazia, e che anzi ad essa si oppone, e soprattutto in quelli della cosiddetta "intellighentia" di sinistra. Nei primi anni Novanta, prima che fosse inglobata e innocuizzata, toccò alla Lega. Umberto Bossi e i suoi hanno spesso sproloquiato, ma nella storia, ormai trentennale, di questo movimento non c’è un solo atto di violenza. Mi ricordo che La Repubblica, non sapendo a che altro appigliarsi, una volta che davanti al municipio di Milano un cane, presunto leghista, abbaiò alla consigliera comunale repubblicana Rosellina Archinto, titolò a otto colonne in testa alla prima pagina: "Aggressione fascista della Lega a Milano". Ora tocca a Beppe Grillo. Ma nemmeno ai "grillini" è addebitabile, almeno finora, un solo atto di violenza fisica. La verità è che Grillo, col 20 per cento dei consensi che gli danno i sondaggi, sparsi per tutto il territorio nazionale e non raccolti in una sola area del Paese, come la Lega d’antan, fa paura. E allora bisogna demonizzarlo dandogli del "fascista". Invece di usare le solite, vecchie, fruste categorie cui non crede più nessuno, sarebbe meglio chiedersi le ragioni di questo fenomeno. E la risposta non è difficile. Grillini o no, siamo stufi, arcistufi di quarant’anni di corruzione sistematica, di illegalità, di lottizzazioni, di clientelismo dei partiti cosiddetti tradizionali che ci hanno portato al tracollo, economi- co e morale. Lo eravamo vent’anni fa, lo siamo a maggior ragione oggi che i partiti hanno perso per strada le proprie sigle, ma non i loro collaudati vizi. Ma se ci sfoghiamo, a parole, contro questa eterna presa in giro siamo "fascisti". E ci tocca prendere lezioni di buona educazione politica da chi squadri- sta, e anche peggio (si pensi solo ad Adriano Sofri), lo fu davvero. di Massimo Fini

25 settembre 2012

La quinta guerra d'indipendenza

Io, quando l'ho letto, non credevo ai miei occhi... Così ho deciso di non commentarlo subito e di attendere la... smentita... Ma la Bce non ha smentito: quindi è vero... o, quantomeno, verosimile. Acquisti illimitati di bond condizionati all'adempimento degli obblighi "dettati" dalla Bce stessa...??!! Picciotti, porca puttana, siamo alla dittatura... questo è un golpe... Un "ente" non eletto... si è arrogato il diritto di "salvare" i paesi che si "allineano" alle sue direttive... mentre gli altri, quelli che osano non "adeguarsi", diventano "paesi canaglia"... Lo capite cosa sto dicendo? Supponiamo, solo per amore di esempio, che dietro la Bce ci sia la Mafia... oppure il Bilderberg group... o qualche altra cricca di gente malamente... che voglia che gli italiani... gli regalino il Colosseo. Certo, sembra ridicolo, ma seguitemi per favore... Supponete che a Palazzo Chigi, a quel tempo, ci sia Matteo Renzi (ma anche se ci fosse Bersani, sarebbe lo stesso) e, il governatore della Bce in carica, a suo insindacabile giudizio, decidesse che l'Italia è diventato un "paese canaglia"... Sicché: non solo non compra più bond italiani... ma comincia a venderli... Risultato: dopo qualche giorno lo spread vola verso quota 1000 (ricordate gli ultimi giorni del governo Berlusconi?)... Effetto immediato: Renzi va a casa... il Pd, "per puro spirito di responsabilità patriottica", si dichiara disponibile ad un governo tecnico in compartecipazione col Pdl... e arriva Giuliano Amato, oppure Romano Prodi... o ancora Mario Monti... Si forma il governo tecnico e lo spread da 1000 scende a 800... bene, benissimo... anzi, siamo falliti lo stesso... Con tassi di interesse prossimi al 10%, l'Italia paga 200 miliardi l'anno di oneri finanziari e salta in aria come una qualunque Argentina. A questo punto si presente il white knight (il cavaliere bianco delle favole) e si offre di salvarci dal fallimento... si incaricherà lui di comprare i bond italiani (ricordatevi, però, che è uno della "cricca" che sta dietro alla Bce)... Meno male, cazzo... siamo tutti a tirare un respiro di sollievo... Però... c'è un però... Il cavaliere bianco, in cambio, vuole il Colosseo... Che fa il popolo italiano a quel punto? Volete scommettere che i nostri "fratelli d'Italia" pur di risolvere il problema... il Colosseo glielo ammollano... (ma si... quattro pietre vecchie dove i gatti di Roma ci fanno pipì tutte le notti...) ??!! Lo so cosa state pensando: ... ah Miglio, quest'esempio è cretino... figurati se vogliono il Colosseo in cambio delle spread...?? No, giovinotti, è esattamente quello che successe agli egiziani nel 900: gli inglesi si offrirono di ripianare i loro debiti in cambio del ... Canale di Suez... E gli egiziani accettarono. E in Grecia ai giorni nostri? ... I tedeschi non stanno rilevando i porti e gli aeroporti greci? ... Quindi, perchè scandalizzarsi se quel "cavaliere bianco" volesse, in cambio dei suoi servigi, il Colosseo o la Torre di Pisa? Avete capito cosa sto dicendo (con accenti certamente canzonatori e con linguaggio da guitto)? Ci siamo messi nelle mani della Bce... che può decidere se... farci vivere o morire... E quella Bce non è eletta da nessuno di noi... e dietro ci potrebbero essere i peggio malfattori del mondo... Ma quando mai abbiamo deciso di affidare la nostra vita ed il nostro futuro a quella Banca? Questo è un golpe... ci hanno tolto il nostro diritto alla nostra sovranità... senza neanche sparare un colpo. Dite la verità: vi sembra che la sto "pompando" senza ragione... esagerando un fatto secondario per fare scalpore? ... Ma allora non mi sono spiegato...? La Bce (una Banca di cui nessuno di noi sa un cazzo di niente... se non quello che ci vogliono far sapere)... si è "assegnato" il diritto di decidere se "salvare" un paese o lasciarlo fallire... Ci vedete qualche differenza con Mussolini che, negli anni 20, si assegnò (da solo) tutti i poteri costituzionali sul popolo italiano? Golpe era quello e golpe è questo... Pensate se, ad esempio, dietro la Bce ci fosse davvero il Bilderberg group (come in molti sostengono)...??!! Ci saremmo consegnati ai nostri aguzzini senza battere ciglio... Mi capite, cazzo? Ma, mi direte, anche la Fed fa la stessa cosa...!! ... Ma quando mai?? Per cominciare i membri della Fed sono nominati dal presidente degli Stati Uniti e dal Congresso: gente eletta dal popolo americano... Gli americani, dunque, possono esprimere un giudizio "democratico" sull'operato della Fed (votando per il presidente degli Stati Uniti ed i membri del congresso)... ... Ma questi della Bce chi cazzo li elegge? Che potere abbiamo noi, elettori italiani (o spagnoli, belgi, francesi..) di contestarli e mandarli a casa...? Non solo: la Fed DEVE intervenire (sempre) in difesa del debito pubblico americano... la Bce decide lei se e quando intervenire... chi aiutare e chi no... La vedete la differenza? Siamo passati dalla Banca d'Italia (di proprietà del ministero del Tesoro italiano) che era "al servizio dell'Italia", alla Banca d'Italia "privatizzata" negli anni anni 90 (dopo la crisi del 92) "controllata" da Intesa ed Unicredit e quindi alla Bce che, dopo la crisi del 2012 (vent'anni dopo la precedente), è diventata il centro del potere europeo... Vedete tutto il processo nel suo insieme? Vedete "l'utilizzo delle crisi" per giustificare, ogni volta, un colpo mortale alla nostra sovranità? C'è qualcuno che si è lamentato dopo la privatizzazione della Banca d'Italia degli anni 90? No. Era la risposta "ragionevole" alla crisi del 92... Crei il problema ed offri la soluzione: un metodo che non fallisce mai. C'è qualcuno che si sta lamentando adesso dopo il golpe della Bce? No. Anche adesso sembra la risposta ragionevole alla crisi dei debiti sovrani... Ancora una volta, crei il problema ed offri la soluzione. Così in 20 anni abbiamo dilapidato il patrimonio per cui Alberto Beneduce aveva speso tutta la sua vita e, sul letto di morte, aveva detto: "non bisogna mai consentirgli di mettere la mani sulle banche" (si riferiva ai finanzieri internazionali: quelli che oggi fanno parte del Bilderberg group)... La "linea Beneduce" ha resistito "intera" fino al 1992... poi, dopo l'attacco di Soros alla lira (la crisi del 1992), crollò in alcune sue parti rilevanti e le Banche italiane furono privatizzate... Con l'attacco ai titoli di Stato del 2011-2012 (la crisi del 2012) la linea Beneduce si è polverizzata e il nemico sta dilagando ovunque. Il bello è che abbiamo perso senza neanche combattere. Anzi, la maggioranza degli italiani non sa neanche che abbiamo appena finito di perdere una guerra: la quinta guerra d'indipendenza. di G. Migliorino

20 settembre 2012

Monti, facci sognare!

Strano paese il nostro, dove si cerca di screditare il M5S utilizzando un apparato di infiltrati, partiti (PD), televisioni, giornalisti, e non ci si scandalizza che il partito di B., dittatore salito al potere in ragione dei suoi soldi, dell’appartenenza alla P2 e delle sue televisioni, si oppone all’ approvazione della legge anticorruzione, manifestando platealmente la volontà di continuare a coprire ladri e corrotti, ben sapendo che il fenomeno corruzione condanna la nostra economia ad un inesorabile declino. Non solo, ma continua sfrontatamente a chiedere nuove leggi contro le intercettazioni e norme per la responsabilità civile dei giudici, chiedendo in buona sostanza di cancellare strumenti indispensabili alle attività investigative e intimidire i magistrati che si troverebbero a fronteggiare richieste di forti risarcimenti economici da parte di inquisiti appartenenti alle Caste politiche ed economiche, protetti da collegi di avvocati capaci di portare sempre i loro assistiti alla salvifica “prescrizione per decorrenza termini”, dunque alla impunità. Ebbene, se Monti fosse davvero uno statista, e veramente volesse cambiare qualcosa in questo paese, che della legalità non ne vuole proprio sapere, si presenterebbe in Parlamento, con le tv a reti unificate, con in mano le cifre di quel che ci costano corruzione e lentezza della giustizia, chiamando per nome e cognome il capo partito che si oppone a questa riforma e sfidandolo a far cadere il governo per difendere i corrotti e andare subito ad elezioni anticipate. Allora si sarebbe rivelato uno “statista” e non un “tecnico” tremolante davanti ai ricatti del Caimano. Lo poteva fare, lo potrebbe ancora fare, ma non si vede la statura dello statista. Tanto andare ad elezioni tra due o tra sei mesi non cambierebbe nulla e non pregiudicherebbe la situazione della economia che, per riprendersi, e sarebbe sempre un miracolo, ha bisogno di anni e di un governo senza la zavorra di questi politicanti, che devono essere smascherati quali complici di corruttori, mafiosi, ladri. I vecchi partiti sono bloccati dalla paura di perdere e pensano sono alla propria sopravvivenza. Non pensano al paese e alla necessità di una nuova legge elettorale, infischiandosene dei moniti del Capo dello Stato a trovare una intesa per far tornare ai cittadini il potere di votare persone di propria fiducia. Mi piace immaginare, o meglio, sognare, il professor Mario Monti che una bella mattina convoca il Parlamento in seduta plenaria e, convinto da un comico antipolitico apparsogli in sogno, propone di andare alle prossime elezioni con la regola che sono ineleggibili tutti i deputati e senatori che hanno compiuto più di due legislature, al fine di rimuovere una classe politica vecchia e responsabile in toto sia della crisi che del debito pubblico. Sono sicuro che avrebbe il plauso della maggior parte degli italiani che, se potessero esprimersi quale “popolo sovrano” in un referendum, supererebbero facilmente quel meraviglio 57% dell’anno scorso. Chi è più avanti? I tecnici, i professori, i partiti, o il popolo referendario^ L’unico che chiede il Referendum propositivo che coinvolga i cittadini nella democrazia diretta è il solito comico antipolitico a cui forse conviene affidarci. Se il professor Monti non vuole passare alla storia per uno che ha fatto il lavoro sporco per conto di questi vigliacchi dei partiti e aumentato la recessione, non ha altra strada che…. iscriversi al M3S e vincere insieme le prossime elezioni. di Paolo De Gregorio

19 settembre 2012

Il signoraggista

La realtà del signoraggio è molto più complessa che non solo la differenza tra “valore intrinseco” e “valore facciale”; l’aggio del signore, purtroppo non conosce limiti e storia (altro che fascismo), già i romani coniavano monete che valevano meno di quanto era indicato sul conio, poi le città stato, le repubbliche marinare, il 1694 (prima banca), il 1944 (Bretton Woods - FMI e BM), il 1971 (fine golden standard), 1981 (in casa nostra divorzio tra la Banca d’Italia e ministero del Tesoro, il tasso diventava scelta autonoma), 1992 (in casa nostra la Banca d’Italia è privatizzata al 95%) , 1999 (abolizione della Glass-Steagall), l’esperienza Argentina sotto Menem, 2002 la massima “creazione assassina” dell’euro-truffa, in mano agli speculatori, che alla faccia dei principi di uguaglianza ha un costo diverso per le varie Nazioni che la vogliono utilizzare: la Grecia 100 euro li compra a 6/7 euro (in aumento), l’Italia a 4/5 euro e la Germania a ½ euro (fine 2013 crack finale e ritorno alla neolira!). Tornando alla stupida connotazione “politica” del fenomeno “moneta debito” c’è una lunga schiera di intellettuali e politici che hanno affrontato l’argomento, di ogni estrazione politica, sociale e provenienza a comunicare da Thomas Sankara, Abraham Lincoln, James Garfield* (giusto per non citare sempre Kennedy), Luis Even, Clifford Hurt Douglas, John Barnes, Karl Marx, Silvio Gesell, Barone Giuseppe Corvaja, John Kennet Galbrigth, Sella di Monteluce, John Perkins, Ferdinando Galliani, Hayek, alcuni Papi tra cui Pio XI, Chavez, ecc, ecc: l’elenco è lunghissimo, chiudo l’elenco, con una frase tratta dal libro di Lev Tolstoj “l’unico mezzo” (sicuramente un fascista, sic) “La terra gli è tolta e viene considerata proprietà di coloro che non la lavorano; in modo che per procurarsi da questa il nutrimento, il contadino deve fare tutto ciò che da lui esigono i proprietari della terra. E se abbandona la terra e si colloca al lavoro nelle officine, nelle fabbriche, allora cade in servitù dei ricchi, deve lavorare per tutta la sua vita, dieci, dodici, quattordici ore al giorno e più, fare per altri un lavoro monotono, noioso e spesso pericoloso per la sua stessa vita. Può egli mettersi a coltivare la terra o a lavorare in proprio, in modo da nutrirsi senza miseria; ma allora non lo si lascia tranquillo, gli si chiedono le imposte e inoltre lo si costringe per tre, quattro, cinque anni a servire nell’esercito, o gli si fanno pagare imposte speciali per l’organizzazione militare. E s’egli vuole trar profitto dalla terra senza pagare per essa, o se si mette in sciopero e vuole impedire agli altri operai di prendere il suo posto, o se rifiuta di pagare le imposte, allora si mandano le truppe contro di lui, viene ferito o ucciso, e colla forza lo si costringe a lavorare e a pagare come prima. Così vivono i contadini e gli operai del mondo intero, non come uomini, ma come bestie da soma, che sono forzati durante tutta la loro vita a fare non quel ch’è utile a loro, ma ciò che serve ai loro oppressori, e perciò si dà loro quel tanto di nutrimento, di vestiario e di riposo appena necessario, perché essi possano lavorare senza tregua. La minoranza degli uomini, quella che domina il popolo lavoratore, approfittando di tutto quel che questo produce, vive nell’ozio e nel lusso sfrenato, sprecando inutilmente, in modo immorale, il prodotto del lavoro di milioni di operai.” Ora basterebbe cambiare qualche parola tipo “terra” con “moneta” e si comprenderebbe la profondità di tale scritto risalente al 1901, dove cambiano i contesti ma non i meccanismi dei “padroni”, questo per dire che l’argomento è stato trattato veramente da tutti. Stiamo infatti parlando di “sovranità monetaria”* anche se poi le sfaccettature (“moneta debito”- “moneta privata” - “signoraggio” - “moneta sovrana” - “moneta giusta”- “moneta sociale”- “moneta di stato”, ecc) portano sempre allo stesso problema: questo è un argomento che non ha colore politico ma interessa l’intero popolo che usa una moneta. Immaginate una impresa che tagli le tavole su misura ma ogni volta che usa il metro per misurare ed il taccuino per “conservare” il “valore della misura”, lo deve prendere in affitto e pagare interessi, alla fine chiunque concorderà che forse è meglio avere un metro ed un taccuino di proprietà. Ora una nota con la professione dell’anti-signoraggista, stranamente quando si scopre questa frode che equivale a riconoscersi schiavo, si innesca come una perversione che invade anima e corpo fino ad arrivare alla sindrome di Dio e si pretende di salvare il mondo da soli, senza neanche volere l’aiuto dell’altro. Il personaggio ha acquisito la sindrome dell’anti-signoraggisita con i seguenti sintomi: presuntuoso, anarchico per definizione, vede nemici dappertutto sopratutto in quelli che dicono “le stesse sue cose” parlandogli addosso. E l’ultimo arrivato è il più pericoloso e il più ambizioso, che dopo aver letto un articolo e mezzo, o poco più, decide di fondare la sua “nuova (ennesima ed inutile) associazione” sotto uno slogan più o meno carino e ad effetto, pensa di salvare l’Italia da solo, disconoscendo ed ignorando chi quell’argomento lo tratta da anni e con molta più consapevolezza. Fa analisi su analisi e pretende che la sua analisi sia migliore dell’altro, per questo o quest’altro motivo e poi non ha la minima capacità di organizzare “una rete di convergenza” e di realizzare una azione collettiva mobilizzante, per il semplice fatto che la “mia” (sua) idea ed il mio “slogan” e più “bello” più “intelligente” e più “profondo”. Ma la cosa più grave è che non comprende che c’è un “intero sistema globale e mondiale”, intrecciato di culture, paradigmi, strutture, interessi, servizi, sistemi che se solo lo volessero cancellerebbero anche i registri su cui è scritta la data di nascita e la memoria di chi lo ha conosciuto. La presunzione di darsi troppa importanza e dimenticarsi in fondo di essere sempre un/settemiliardesimo, con tendenza al ribasso. Il sistema lo creiamo noi ogni giorno con il nostro pensiero ed il sintema prende forza dalle nostre energie, cosi come il potere lo concediamo noi ogni giorno. Basterebbe fare lo sciopero fiscale seriamente oppure che tutti ritirassimo i soldi dalle banche per far saltare il sistema (ci sarà un motivo per cui vogliono controllare tutto il “loro” denaro imponendo sempre di più la moneta elettronica). Tutto è informazione, la realtà è costruita dall’informazione che noi ci ostiniamo a diluire mentre andrebbe ristretta e sintetizzata. Chi ha capito come funziona il mondo ha l’informazione in mano, quella che plagia e fa convergere, mentre internet, quella che noi “crediamo” di avere in mano, segue il secondo principio della termo dinamica, ossia genera sempre più informazione degradata e va verso la dispersione. La convergenza se arriverà non potrà essere basata su elementi culturali o di informazione (se non per piccoli gruppi che a voler essere ottimisti potranno raggiungere il 10%), ma sarà solo su elementi emozionali (mi pare si chiami Rivolta popolare), in cui colui che strillerà più forte al momento giusto e nel posto giusto guiderà i montoni ormai ridotti alla fame, per poi ricominciare di nuovo l’esperienza della “democrazia sociale” con una “moneta sociale”, per sei o sette anni andrà tutto bene fin quando cominceranno le prime infiltrazioni dei parassiti, ed il film sarà proiettato di nuovo per le prossime generazioni. La nostra limitata ragione essendo costretta a rilevare la realtà nella rappresentazione dello spazio-tempo vede tutto come “lineare” e come “causa ed effetto”, ma quel “segmento” benché apparentemente “retto” nello spazio, di fatto fa parte di una grande circolarità del tempo che viene e va da e verso l’infinito dove anche due rette parallele potrebbero in fondo incontrarsi. di Giuseppe Turrisi

18 settembre 2012

Il marpione ed il minchione

Lo abbiamo detto e ridetto e poi scritto, riscritto, trascritto, segnalato, ricalcato, sottolineato, svelato, sventagliato, rivelato quando tutti tessevano le lodi del mitico manager cosmopolita, il quale essendo un uomo di mondo le sparava da un punto all’altro del globo, più o meno da Torino a Detroit sola andata e con grande risonanza mediatica. Marchionne è un vero mago, questo è assodato, come fa sparire le cose lui nemmeno Merlino e abracadabra magicabula bidibidobidiboo Fabbrica-Italia non c’è più, sim salabim bimbumbam guarda il Lingotto la fine che fa! Il prestigiatore col cilindro rotto, come la reputazione delle sue auto, Fiat (fix it again Tony), ha rivelato il trucco anche perché al giochetto non ci credeva più nemmeno il più fesso dello Stivale. Ecco la fatidica frase: «Le cose sono profondamente cambiate da quando nell’aprile 2010 venne annunciato il piano «Fabbrica Italia»…è impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa ed é necessario che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all’andamento dei mercati». No, e che proprio è impossibile fare riferimento ad un piano che non è mai nato anche se è stato sempre annunciato. Ma ora, ladies and gentleman, signore e signori, lavoratrici e lavoratori, lavatrici e frullatori, apriamo una nuova rubrica, quella del leccaculo padronale amico del furbacchione imprenditoriale, scappato con la cassa lasciando a noi il suo sepolcro industriale imbiancato. Si chiamerà il Marpionne ed il Minchione, raccogliamo tutte le dichiarazioni dei politici, degli analisti, dei giornalisti sul grande trascinatore globale che divora aiuti negli Usa, accumula fondi in Svizzera e depone merda in Italia, per dimostrare, semmai ce ne fosse ancora bisogno, quanto è servile il circuito politico-mediatico di una nazione soggiogata dal mito del destriero finanziario, mezzo straniero e tutto menzognero (il premio di peggior lacchè è però già stato assegnato a quel finto proletario buono a nulla di Bertinotti che definì il Ceo di Fiat un borghese buono). In rete c’era già una buona parte del lavoro fatto. Giorgio Meletti per Il Fatto: Ottobre 2005. Corriere della Sera: “Ha fatto le due del mattino. Per una volta, però, non c’entrano numeri e budget plan e trattative. È che ad Asti c’era Paolo Conte in concerto. E lui, Sergio Marchionne, ha preso la macchina e c’è andato. ‘Perché mi piace moltissimo’. Un gesto che, come le cravatte che porta di rado, rivela molto dell’amministratore delegato Fiat. Modi diretti, immediati. Zero bizantinismi. Dicono stia anche qui la ragione del suo successo”. Luglio 2006. Fausto Bertinotti, presidente della Camera: “Dobbiamo puntare ai borghesi buoni. Marchionne parla della risposta ai problemi dell’impresa, non scaricando sui lavoratori e sul sindacato, ma assumendola su di sé”. Agosto 2006. Pietro Modiano, banchiere: “Ha restituito al nostro sistema industriale un gruppo in grado di essere competitivo rappresentando un elemento di forza nel contesto internazionale”. Settembre 2006. Piero Fassino, segretario Ds: “Pronto ad allearmi con Marchionne. Lui sì che è un vero socialdemocratico”. Luglio 2007. Silvio Berlusconi, capo dell’opposizione: “L’ho comprata la nuova 500, quella con le bande laterali. Mi ricorda la mia prima auto, quand’ero ragazzo”. Maggio 2009. Massimo D’Alema, deputato Pd: “Ho sempre pensato che il destino della Fiat era quello di una forte internazionalizzazione in una fase caratterizzata dalla concentrazione della produzione di automobili. Marchionne lo sta facendo nel modo migliore”. Ottobre 2010. Vittorio Feltri, giornalista: “Lui è arrivato a Torino quando le cose andavano male e le ha raddrizzate applicando metodi da grande manager”. Dicembre 2010. Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera: “Appartiene a un gruppo di italiani che hanno avuto il merito di non lasciarsi imprigionare in quel complicato intreccio di compromessi, patti di reciproca convenienza, luoghi comuni, che formano il retaggio di un’Italia bizantina, arcadica, conformista e contro-riformista. Per restare nell’ambito del secondo dopoguerra penso, per fare soltanto qualche esempio, a Ugo La Malfa, Guido Carli, Cesare Merzagora, Mario Monti”. Gennaio 2011. Walter Veltroni, deputato Pd: “Marchionne ha posto con chiarezza, durezza e per tempo il problema. Ci vuole un contratto di lavoro costruito più a ridosso dell’organizzazione aziendale”. Sergio Chiamparino, sindaco di Torino: “Marchionne rimane l’uomo che ha preso quella macchina ingrippata che era diventata la Fiat e l’ha salvata”. Marzo 2011. Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl: “Sarà brusco, sarà crudo, ma Marchionne è stato una fortuna per gli azionisti e i lavoratori della Fiat. Grazie a Dio c’è un abruzzese come Marchionne”. Giugno 2011. Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro: “A Marchionne si oppongono il sindacato conservatore, settori ideologizzati della magistratura e ambienti delle borghesie bancarie. Una alleanza minoritaria che in Italia più volte ha rallentato il progresso”. di Gianni Petrosillo

17 settembre 2012

Le false credenze del popolo italiota

Intervento dell’ingegnere Alex D’Esposito al convegno “Povera Italia. Cronache di un paese in crisi, tra tagli e poteri forti” Anche se sono un “tecnico” (cioè con una formazione ingegneristica) mi trovo imbarazzato a dover trattare un problema apparentemente pratico con un approccio filosofico, umanistico. Eppure, filtrata attraverso lunghi anni di attività lavorativa in un ambiente aridamente rivolto solo alle cifre, ai calcoli, alla ricerca ingegneristica delle soluzioni, devo portarvi testimonianza che la tecnologia, senza il supporto della spiritualità, non serve a nulla. La lotta a cui stiamo contemporaneamente assistendo come spettatori e partecipando come vittime, è spirituale non materiale. I grandi capitali (rappresentati dal 0,01% della popolazione) ormai hanno tutti i soldi del mondo (cioè il restante 99,99%). Allora adesso cosa vogliono? Risposta: con delle metafore cinematografiche, cioè delle pellicole che hanno profondi significati attinenti al tema della serata. Le “elites” vogliono la nostra anima come nel film “Metropolis” 1926, il capolavoro visionario ma preveggente di Fritz LANG, in cui schiere di paria (lavoratori) sono sfruttati fino allo stremo da pochi ricchi per permettere a questi ultimi di vivere nel lusso più sfrenato, anche a costo della distruzione totale della città, finché non giunge la catarsi. Ma la filmica spesso rappresenta la lotta spirituale: non dimentichiamo “La storia infinita” in cui il nulla distrugge tutto, “Guerre stellari” in cui il lato oscuro è sempre in lotta contro la forza del bene, “Matrix” che vede la contrapposizione tra il sogno consolatorio di “regime”, la menzogna, la propaganda, che prosegue con la pillola blu e la realtà che inizia con la pillola rossa, la ribellione al conformismo, il “risveglio”, la lotta contro l’ipocrisia, contro il potere omnipervasivo e occhiuto del Grande Fratello di “1984”, scritto da George Orwell nel 1948 (non quello della TV). La domanda che dovrebbe sorgere spontanea ora, è : come fanno a controllarci? Risposta : attraverso la programmazione neurolinguistica. Questa tecnica di manipolazione delle masse (perché di questo si tratta) sfrutta tutti i mezzi possibili ed immaginabili. TV, carta stampata, radio, come teatro, cinema, manifestazioni, ora anche internet: qualsiasi strada è pervasa da una valanga, un turbine di pillole, di briciole di informazioni ma che siano rigorosamente false o, meglio, che abbiano un minimo di plausibilità per apparire “vere”. Ormai quando (personalmente) ascolto, leggo, vedo un TG od un giornale, la cosa che mi interessa non è ciò che viene esposto ma quel che viene taciuto: ad esempio il nostro attuale presidente del consiglio, per non far apparire in modo smaccato il conflitto di interessi che lo attanaglia, ha cercato di far scomparire dal suo curriculum on-line la sua lunga militanza in Goldman-Sachs, una delle più schifose organizzazioni a delinquere di stampo sionista-massonico, una delle principali banche che hanno causato gli sfaceli economici, levando ai poveri per dare ai ricchi. Ma i nostri amici hacker glielo hanno rimesso. A latere, dopo il crollo del titolo Facebook, sono diventate di nuovo insolventi le banche schifose che hanno causato sfracelli in borsa. Attenzione: a questo punto qualcuno potrebbe obiettare che sto facendo un discorso antisemita ma non è così. Questo è uno spauracchio che non funziona più. “Semita” è una categoria etnica che comprende anche gruppi sociali massacrati dai sionisti, così come “ebreo-ebraico” è una categoria che comprende persone di un credo religioso e che prevede delle iniziazioni ma anche un atteggiamento, un modo di comportarsi coerente, per tutta la vita: qualcuno di voi direbbe che Silvio Berlusconi è un cristiano (solo perché è stato battezzato) o Carlo De Benedetti è ebreo (solo perché è stato circonciso)? Non credo, infatti il loro stile di vita contraddice qualunque religione. I veri religiosi, anche gli ebrei ortodossi di organizzazioni come Neturei Karta o Jews for Israel, ad esempio (di cui molti non conoscono nemmeno l’esistenza), affermano che “gli ebrei non sono sionisti ed i sionisti non sono ebrei” e per tale coerenza manifestano sia in Israele sia davanti alle ambasciate di tale Paese e prendono botte dagli agenti sia sionisti sia non. Attenzione: il mondo che ci raccontano i mezzi di disinformazione di massa non è quello reale. Il grande commediografo e scrittore Honoré de Balzac, nella sua commedia “Le illusioni perdute” fa dire ad un personaggio: “Vi sono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che ci viene insegnata, la storia ad ‘usum delphini’ [cioè del potere], e la storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.” Un classico esempio di narrazione fantastica è la retorica di ieri sull’11 settembre 2001, a proposito della programmazione neurolinguistica vi chiedo: quanti edifici sono caduti a New York l’11 settembre 2001? Sicuramente molti diranno due. E noi dovremmo credere che le analisi epidemiologiche degli ultimi 11 anni (che hanno visto aumentare enormemente le affezioni polmonari dei newyorkesi dovute a polveri piroclastiche, cioè esplosivi) sono sbagliate, che il kerosene a 7-800° C è in grado di sciogliere l’acciaio invece degli almeno 1530° C necessari, che si possono fare telefonate da un aereo che vola a più di 500 km/h, a 9-10’000 mt di altezza, in zone geografiche senza ripetitori, che persone con poche lezioni su un piccolo aereo da turismo sarebbero state in grado di portare dei giganti dell’aria senza controllo radar dove nemmeno un asso delle frecce tricolori potrebbe centrare due palazzi in una fitta foresta di edifici, senza parlare della difesa che parte dopo pochi minuti dall’allarme, figuriamoci far passare mezzora, un’ora, 2 ore. E così per Ustica, Bologna, il treno Italicus, le scie chimiche, il terrorismo in Italia negli anni ’70, le guerre in medio oriente sotto falsa bandiera dei mercenari stranieri spacciate come rivoluzioni liberali, la bomba alla scuola di Brindisi, etc. etc. Per chi volesse approfondire il tema sia della manipolazione truffaldina della nostra mente sia della narrazione infedele . . consiglio “Neuroschiavi: manuale scientifico di autodifesa” di Marco DELLA LUNA e Paolo CIONI, Macro edizioni”. Invece, per la truffa del signoraggio consiglio “Alta finanza e miseria: l’usurocrazia mondiale sulla pelle dei popoli” di Savino FRIGIOLA, ed. Controcorrente, da cui è tratto questo fumetto in 20 tavole che potete trovare anche sul mio diario elettronico http://alexfocus.blogspot.com insieme a “La macchina infernale del signoraggio bancario”. Occorre perseguire la ricerca della conoscenza ma non quella sterilmente scientista, che nega la legge naturale, bensì quella interiore, quasi ascetica. Allora cosa ci porta sulla strada giusta? Voglio citare due grandi figure a tale scopo: il primo è Albert Einstein che disse, particolarmente ispirato, “La religione senza scienza è cieca, ma la scienza senza religione è zoppa” come pure “La mente intuitiva è un dono sacro, la mente razionale è un utile servo: noi abbiamo costruito una società che onora il servo ed ha dimenticato il dono” Infatti noi moderni abbiamo innalzato sul piedistallo la scienza, la tecnica, il progresso, ci siamo trincerati dietro un muro di banconote ed abbiamo dimenticato lo studio dell’epistemologia, dell’estetica, dell’etica (cioè la ricerca della verità, della bellezza, del bene). La seconda figura che voglio ricordare è John F. Kennedy specie per quanto riguarda uno dei suoi ultimi discorsi ed uno degli ultimi provvedimenti che prese. Il discorso toccante, a cui faccio riferimento, è quello del 27 aprile 1961 cioè circa 2 anni ed 8 mesi prima di essere ucciso da tre killer dei servizi segreti, il 22 novembre del 1963. In tale discorso, Kennedy affermò: “La parola ‘segretezza’ è in sé ripugnante in una società libera e aperta e noi come popolo ci opponiamo storicamente alle società segrete, ai giuramenti segreti, alle procedure segrete. Abbiamo deciso molto tempo fa che i pericoli rappresentati da eccessi di segretezza e dall’occultamento dei fatti superano di gran lunga i rischi di quello che invece saremmo disposti a giustificare. Non c’è ragione di opporsi al pericolo di una società chiusa imitandone le stesse restrizioni. E non c’è ragione di assicurare la sopravvivenza della nostra Nazione se le nostre tradizioni non sopravvivono con essa. Stiamo correndo un gravissimo pericolo, che si preannuncia con le pressioni per aumentare a dismisura la sicurezza, posta nelle mani di chi è ansioso di espanderla sino al limite della censura ufficiale e dell’occultamento. Non lo consentirò, fin dove mi sarà possibile. E nessun membro della mia Amministrazione, a prescindere dal suo alto o basso livello, civile o militare, dovrebbe interpretare queste mie parole come una scusa per imbavagliare le notizie, soffocare il dissenso, occultare i nostri errori o negare alla stampa e al pubblico i fatti che meritano di conoscere”. Si capisce che stava chiedendo l’aiuto del popolo americano per smantellare le massonerie (e le lobby ad esse collegate) che vogliono rivoltare il mondo come un calzino, nel segreto delle logge: come sappiamo non vi riuscì.. anzi anche il fratello Robert ed il figlio John John hanno subito una morte violenta per la loro personale ricerca della verità. Il provvedimento di JFK a cui faccio riferimento è l’Ordine Esecutivo 11110 del 4 Giugno del 1963 un decreto presidenziale (ancora oggi valido) che impediva alla FED (Federal Reserve Bank, che è una banca PRIVATA come la Banca d’Italia e come la BCE) di prestare soldi a interesse al Governo Federale degli Stati Uniti. Con un colpo di penna, il presidente Kennedy dichiarò che la Fed sarebbe presto fallita. Forse, l’omicidio di JFK era un messaggio per tutti i futuri presidenti di non interferire nel controllo della Federal Reserve sulla creazione del denaro. Risulta evidente che il Presidente Kennedy stava sfidando i poteri esistenti dietro gli Stati Uniti e la finanza mondiale. Con vero spirito patriottico, JFK affrontò con coraggio i due modi più fruttuosi mai usati per appianare il debito: 1) guerra (Vietnam) infatti la finanza senza volto mondialista basa il suo potere sulla guerra a chiunque si ribelli al Nuovo Ordine Mondiale di stampo massonico; 2) creazione della moneta attraverso una banca centrale gestita da privati (coi metodi del signoraggio primario e secondario, ma anche con gli altri). Poi faremo un breve excursus sul significato della parola SIGNORAGGIO. Tornando a JFK, i suoi sforzi per avere tutte le truppe statunitensi fuori dal Vietnam entro il 1965 e l’ordine esecutivo 11110 avrebbero distrutto i profitti e il controllo della Federal Reseve Bank privata. Tema della serata: Vorrei fare alcune considerazioni sul titolo di questo convegno ed in particolare sulle parole “Italia” “Povera” e “Crisi” e non in termini di logomachia (in greco “guerra delle parole”) come fanno i massoni ed i loro più o meno consapevoli complici come Paolo Attivissimo (debunker per antonomasia) con noi, utilizzando delle parole in modo contundente quando ragioniamo contro i loro interessi con buone esposizioni ed argomentazioni. Chi pensa di approcciare i problemi dello stivale e delle sue isole come se si trattasse di un tutt’uno omogeneo, commetterebbe un grande errore di prospettiva. In particolare, come diceva il compianto storico prof. Nicola ZITARA, “non dobbiamo aver paura della secessione perché noi siamo già secessi di fatto”. Lo eravamo quando questo Sud Italia era il Regno delle Due Sicilie, la terza potenza economica dell’Europa intera, i cui ambasciatori erano ricevuti con onore in tutte le Nazioni (compresa la Perfida Albione ed il Satana Americano), un Regno che deteneva tanti primati ed innumerevoli eccellenze, con un tale benessere che anche i poveri avevano la casa e non si conosceva il termine “emigrante” riferito ai duosiciliani, una Nazione che, con i suoi tremila anni di storia, di cultura, di tecnologia, di arte, di architettura, di civiltà, di benessere, non aveva uguali nel mondo. Ed ora, dove siamo finiti, grazie ai falsi miti della modernità, della globalizzazione, del libero mercato, del PIL a crescita infinita ? Circa 20 anni fa Emanuele Severino col suo libro “Il declino del capitalismo” tracciò un ritratto potente delle contraddizioni, del carattere autodistruttivo, della situazione terminale di una “religione” laica come il capitalismo basata sul denaro, sul potere, sulla corruzione quanto sull’alienazione, sull’avidità e sull’amnesia dei valori fondanti dell’umanità. Anzi sottolineò l’antitesi tra capitalismo, democrazia e cristianesimo che, dopo la caduta del muro di Berlino, era divenuta ancora più bruciante. Dopo di lui altri come Serge LATOUCHE e Maurizio PALLANTE hanno trattato il tema della decrescita come un toccasana della società, per permetterci di vivere in un modo più realistico, naturale e sano. Dopo di allora Dio è veramente morto e noi abbiamo adorato solo questo: il denaro rappresentato da questa banconota di 50 euro che vi mostro che è la causa di tutti i nostri problemi ma che può anche essere la chiave per la loro soluzione: che cos’è? quanto vale? Allora, quando acquista il suo valore di facciata ? Solo quando noi l’accettiamo in pagamento dei nostri prodotti o dei servizi che forniamo. Ma qui devo fare una breve parentesi sul SIGNORAGGIO PRIMARIO: Che cos’è ‘sto signoraggio? É il potere della BCE (istituto PRIVATO) di stampare banconote, in cambio delle quali pretende dallo Stato richiedente TITOLI di DEBITO validi (BOT, CCT, etc.) per il valore di facciata delle banconote (ricordiamolo, cartaccia colorata) diventando così, in un sol colpo proprietaria del CAPITALE e degli INTERESSI quindi se potessimo e volessimo restituire TUTTI i soldi che abbiamo ricevuto NON potremmo MAI e poi MAI restituire il DEBITO che, infatti, è costruito in modo da aumentare SENZA FINE. Le elitè ci hanno condannato ad un debito IN FI NI TO ! Questo è il trucco.. Poi c’è il signoraggio SECONDARIO (creazione di danaro dal nulla con una semplice scrittura contabile, quando viene chiesto un prestito). Forse alcuni non hanno mai visto un libro di partita doppia, ed è per essi che lo descriverò. Grossomodo è come un quaderno di computisteria in cui da un lato son scritte le entrate, mettiamo a destra, ed a sinistra le uscite. Quando chiediamo un prestito alla banca Sempronia, ad esempio per un mutuo, il bancario mica prende oro oppure banconote fisiche, no. Semplicemente segna a sinistra mettiamo, 100’000 euro al signor Tizio, poi quando Tizio le restituisce, segna a destra 100’000 € più interessi mettiamo il 7.5%. Direte 107’500 € ? No, non è così banale perché, Tizio glieli dà un po’ alla volta quindi la banca Sempronia si fa restituire gli interessi COMPOSTI (che significa gli interessi ogni tre mesi, invece che una volta all’anno, che si chiama ANATOCISMO e significa pagare gli interessi sugli interessi ed è contrario sia alla Costituzione sia al Codice Civile) per cui se Tizio restituisce tale cifra in 10 anni alla fine avrà pagato 206’103,16 cioè i 100’000 € che ha chiesto in prestito piu’ 106103.16 € . Così, alla fine, avremo interessi per un valore maggiore del capitale fornitoci! Le banche però, quando si prestano dei soldi tra loro lo fanno all’1% e cioè se la Banca Caia chiede il prestito alla stessa banca Sempronia a cui è andato Tizio, per i 100’000€, Caia pagherà dopo 10 anni solo 110462.21 € 10’462.21 che è circa un decimo di quel che paga Tizio. Non parliamo poi delle assicurazioni il cui aumento annuo è la vera inflazione mentre gli aumenti di stipendio nei rinnovi contrattuali sono calcolati in base all’inflazione programmata (un’altra forma di signoraggio, ma ne parleremo un’altra volta) che un decimo di quella reale, per cui gli stipendi perdono valore ad una velocità 30-40 volte superiore agli aumenti in busta paga. Ma c’è una cosa ancor più schifosa che dovremmo dire al delinquente Monti quando si riempie la bocca di rigore, equità e sviluppo: le banche italiane negli ultimi dieci anni hanno totalizzato 15’200 miliardi di UTILI che sono stati debitamente nascosti sotto il tappeto delle FONDAZIONI BANCARIE (quindi non hanno pagato un euro di tasse). Se fossero state sottoposte ad una tassazione diretta solo metà di quella che devono versare imprese e dipendenti (mettiamo il 14%) avrebbero dovuto posare circa 193 MLD € all’anno. Altro che stato sociale che si sarebbe potuto finanziare con quella cifra enorme! E poi vengono da noi che produciamo anche per la loro rendita parassitaria a chiederci altri sacrifici !? A tale scopo ricordo le parole che pronunciò circa 154 anni fa il presidente USA Thomas Jefferson : “Se il popolo americano permetterà mai alle banche private di controllare l’emissione della valuta, prima per l’inflazione e poi per la deflazione, le banche e le corporazioni che nasceranno toglieranno alle persone la loro prosperità fino a che i bambini si sveglieranno senzatetto nel continente che i loro padri hanno conquistato.” Infatti l’inflazione (in parole povere aumento dei prezzi per diminuzione del valore della moneta causato da un volontario eccesso di valuta circolante per sottrarre potere di acquisto al popolo) e la deflazione (volontaria diminuzione della moneta circolante che significa niente soldi per imprenditori e clienti) sono dei processi tutt’altro che ineluttabili: durante i 500 anni circa di vita dell’impero romano (senza contare gli oltre 7 secoli dalla fondazione al 27 a.C.) NON esisteva inflazione perché non c’era danaro di carta ma MONETE d’oro (l’AUREUS) e d’argento (il DANARIUS) oltre ad alcune di altri metalli, il cui valore era intrinseco (contenuto nella stessa moneta) non estrinseco, cioè non veniva determinato da una piccolissima banda di banchieri manigoldi come ora, dalla tastiera di un computer. L’impero romano cadde quando aumentò la pressione fiscale, la corruzione (politici “spendaccioni” che, con l’enorme tesoro dell’impero, compravano voti e benevolenze dagli stati esteri): sembra proprio che non sia cambiato molto, no? Non è stato sempre così: dal 1944, per effetto degli accordi di Bretton Woods e fino al 1971 negli USA (in Italia fino al 1975) vigeva la regola del Gold Standard cioè il dollaro e tutte le monete occidentali, ad esso paragonate (si potrebbe dire “colonizzate”), godevano della convertibilità in oro e chi ricorda come erano fatte le lire, sa che su di esse compariva la scritta tot Lire “Pagabili a vista al portatore” con firma del Governatore e del Cassiere e timbro della banca cioè posando quel biglietto allo sportello della Banca d’Italia (allora non ancora privatizzata) si doveva ricevere il corrispettivo in oro. Provate a farlo con la BCE: vi danno un calcio nel posto che sapete! É quindi necessario ribellarsi e protestare con veemenza contro quest’Europa neofeudale (che ci vuol rendere 550 milioni di servi della gleba), bruciare questa bacata costruzione europoide senza spirito comune, senza sussidiarietà, senz’anima e basata su di una falsa moneta! Il problema maggiore che vivono, anzi che soffrono tutte le cosiddette democrazie è la falsità che si alimenta dell’ipocrisia e della corruzione dei mezzi d’informazione, dei cosiddetti studiosi senza sentimenti, degli aridi tecnocrati, dei politici votati al solo ideale del portafoglio, dei cosiddetti esperti di finanza in TV, che sono in realtà sui libri-paga dei banchieri e dell’alta finanza. Infatti non è vero che l’Italia è povera, che è in crisi : è tutto una grande truffa ma nessuno ha la capacità di dire che “il re è nudo” e se qualcuno tenta di farlo sulla ribalta mediatica vien subito preso a manganellate con epiteti contundenti : complottista, fanatico, esaltato, terrorista, disfattista, euroscettico, persino contemporaneamente, fascista e comunista (a seconda del contesto). Vi assicuro che non sono un pazzo esaltato se dico che il debito pubblico italiano è finto in una percentuale che varia tra l’87 ed il 98%, a seconda di chi consultiamo tra Francesco CIANCIARELLI, Antonio PANTANO, Savino FRIGIOLA (e via elencando allievi del grande maestro Giacinto AURITI). Certo non troveremo il loro autorevole parere riportato sulle reti di RAI-Set o su giornalucoli come la Repubblichetta delle Banane, Il Corriere della Serva, Il Fessaggero, Il Tempo Perso, Il Foglio Igienico, Il Mis-Fatto Quotidiano, perché questi qui soffocano le voci fuori dal coro sotto una marea di me.da, di sabbia, di silenzio. Il fatto grave è la Weltanschauung, la visione del mondo, volutamente alterata dal silenzio o, ancora peggio, da una massa di messaggi falsi. L’Islanda nel 2008 aveva una situazione peggiore della nostra, allora i cittadini hanno assediato il palazzo del governo finché questo non ha capitolato, hanno rifiutato il debito ed hanno riscritto la costituzione in modo più rispettoso della dignità della persona. Risultato: l’Islanda non ha più debiti e, addirittura, il FMI e la BM hanno lasciato la Nazione. Ed anche altri Paesi che non sono nell’eurozona hanno manifestato scarsa voglia di entrarvi (cioè di approvare i trattati restrittivi di Schengen, di Lisbona, di Basilea 1 e 2, di Maastricht come l’Ungheria, l’Inghilterra, la Norvegia) o, se già dentro, desiderio di uscirne (come l’Austria, la Finlandia, l’Olanda…). Ed anche la stessa Germania si è fatta stampare marchi dalla zecca della Svizzera, fin dal novembre 2011, nel caso vi fosse una precipitosa uscita di massa dal capestro dell’euro. Due semplici esempi di travisamento sulla salute: come vi lavate i denti? Nel senso fate vedere il movimento, su non è una dichiarazione di frode fiscale… ebbene state facendo inconsciamente quello che fanno vedere in TV. In tal modo, dopo un certo numero di anni (a me è avvenuto all’età di circa 42), le gengive si scollano dal colletto del dente e fanno male il caldo, il freddo e la stessa aria. A tal punto di dovrebbe andare dal dentista per la ricostruzione, insomma per una operazione plastica. Il dentifricio al fluoro: chi lo usa (non sono il comico di Zelig) ? Ebbene il fluoro è un accertato (dall’UNICEF) elemento neurotossico e cancerogeno, sottoprodotto della lavorazione dell’alluminio, eppure, poiché costerebbe smaltirlo come rifiuto pericoloso, ce lo vendono come “protezione dei denti”. Ultimo esempio, dal settimanale Panorama della Mondadori, n° 30 del 18 luglio scorso : il cosiddetto archistar (cioè, emerito cialtrone pompato dalla stampa inchinata) Piero Lissoni, intervistato da un giornalista che, evidentemente si vergognava dell’intervista in ginocchio e non si è firmato, ha dichiarato con arroganza che le sue “costruzioni sono fatte per resistere 30-35 anni al massimo poi vanno abbattute e ricostruite”. Ma come, il bene- -rifugio per eccellenza, qualcosa che si potrebbe lasciare ai figli, non è più durevole? E quando comincia a cedere la struttura . . che fa il 70, l’80, il 90-enne ? mette i mobili in strada e va a vivere sotto i ponti? E’ questo il nostro orizzonte sul futuro, una vita da straccioni, da mendicanti ? Ma avete mai visto le case degli architetti che ci fanno vivere in posti orridamente moderni o post-moderni? Sono abitazioni di una volta, antiche, ariose, con finestre e porte finestre, col giardino, colori pastello, statue, librerie, dipinti, con mobili umani, senza corridoi che attraversano una stanza dopo l’altra o camere con angoli incastrati l’uno nell’altro, con mobili perfettamente funzionali, non quegli obbrobri in cui non entra niente. Insomma sono a misura d’uomo, non di automa, come quei cubicoli soffocanti pensati dalla moderna dis-architettura. Anche l’architettura dell’Europa è un’orchestra di suoni cacofonici su cui sovrasta solo la voce del capitale internazionale senza volto, attraverso le figure di una Merkel, di un Draghi, di un Monti il cui messaggio (subliminale) ripetuto ossessivamente è: “noi siamo noi mentre voi altri, popolaccio, non contate un cazzo” (ve lo ricordate “il marchese del grillo”, vigliacco, arrogante e traditore, forte coi deboli e debole coi forti, magistralmente interpretato da Alberto Sordi, che buttava monete arroventate ai poveri per farli bruciare?) Allora cosa dobbiamo fare per liberarci di questi maestri dell’orrido….? Poche cose, almeno all’inizio: rifiutare il debito quindi contestualmente Uscire dall’euro Tornare a stampare la lira Finanziare solo opere di pubblica utilità soprattutto nazionalizzare una parte delle banche (che hanno in portafoglio titoli di debito pubblico italiano) creare delle banche regionali di credito popolare (è attualmente in discussione una proposta regionale, abilmente iniziata come mozione popolare dall’avv. Luigi PELUSO, nelle regioni Campania ed Abruzzo), il cui operato sia sotto stretto controllo dei clienti, di un’apposita commissione parlamentare ed escluda qualsiasi speculazione borsistica! Banche che investono dove raccolgono! E poi dobbiamo ricercare, processare e condannare (non a morte ma a pene catartiche) tutti quelli che ci hanno fatto finire nella mota a partire dal 1992: governatori centrali, presidenti della repubblica, capi di governo, ministri dell’economia e delle finanze, giornalisti, editori, professori, amministratori locali e sindaci, sindacalisti, dirigenti della PA, presidenti e AD di banche private, grandi evasori, responsabili economici e finanziari della CE, direttori degli istituti di statistica nazionali ed europei, responsabili delle agenzie di rating, capi delle forze armate e di polizia, i garanti per la comunicazione, e via elencando. Tutti in miniera di sale o di carbone, oppure a fare servizio civile o alla catena di montaggio, quelli meno colpevoli li mettiamo fino ai 67 anni dietro una scrivania, a 1.200 € al mese… di Ernesto Ferrante

16 settembre 2012

Pound, la «Carta da visita» straccia le banche usuraie

Tornano gli scritti filosofico-economici del poeta dei "Cantos". Una denuncia del capitale molto più forte della lotta di classe Ezra Pound Il libro fu scritto nel 1942 dall'autore direttamente in italiano, ed ebbe una seconda edizione (in sole in mille copie) per Scheiwiller nel 1974. Pubblichiamo parte dell'introduzione di Gallesi e alcuni brani di Pound. «S ocrate fu accusato di empietà e di voler sovvertire le leggi del suo paese; eppure non era né empio né sovversivo, e la storia successiva lo ha dimostrato. Io sono accusato di tradire il mio paese, che amo tanto quanto voi italiani amate il vostro. Ma chi, come me, agisce alla luce di una verità percepita e pre­vista interiormente, anticipa nel presente una realtà futura molto certa». In queste parole, tratte da un’intervista del 1955, quando era ancora detenuto con l’accusa di tradimento a Washington, nel manicomio criminale di St. Elizabeths, c’è tutta la tragica grandezza di Ezra Pound, poeta, profeta e, soprattutto, patriota americano. Pound si è sempre considerato, infatti, un leale cittadino statunitense, fedele ai principi della Costituzione americana, che i suoi governanti avevano, invece, manipolato e sovvertito. Come era già accaduto in occasione del primo conflitto mondiale, anche nella Seconda guerra mondiale gli Usa erano stati trascinati in un conflitto non voluto, che avrebbe arricchito pochi speculatori sulla pelle di milioni di vittime. Proprio l’inutile strage della Grande guerra, che aveva mietuto le vite di molti suoi amici artisti, spinge Ezra Pound ad abbandonare il ruolo di esteta distaccato che aveva ricoperto fino ad allora per dedicarsi allo studio delle cause delle guerre, che sono spesso legate alla speculazione: «si fanno le guerre - scriveva ancora nel 1944- per creare debiti». Così, accanto alla sua infaticabile attività di talent scout, che favorì, tra gli altri, Eliot, Joyce ed Hemingway, e mentre cerca di dare con i Cantos un poema epico nazionale all’America, Pound denuncia la «guerra perenne» tra oro e lavoro, tra chi specula e chi fatica, tra gli usurai e gli uomini liberi, e decide di schierarsi a fianco di questi ultimi, scelta mai rinnegata e di cui pagherà dignitosamente tutte le conseguenze fino alla «gabbia per gorilla» in cui fu rinchiuso nel carcere militare statunitense allestito vicino a Pisa. Prima di giudicare qualcuno, come il poeta stesso amava ripetere, bisogna esaminare le sue idee una alla volta, e quindi è necessario avvicinarsi alle sue opere senza pregiudizi, collocandole nel contesto storico generale e in quello biografico particolare. Riproporre, oggi, la sua Cartadavisita , che Pound scrisse direttamente in italiano, è dunque, innanzitutto, un’occasione per conoscere direttamente il pensiero di Ezra Pound, e confermarne, eventualmente, la profetica attualità. Nel 1942, quando Carta da visita viene pubblicato la prima volta, il mondo è dilaniato dalla più spaventosa guerra mai combattuta, una tragedia che Pound aveva ingenuamente cercato di evitare con tutti i mezzi, incluso un viaggio intercontinentale per incontrare il presidente Roosevelt e convincerlo dell’importanza della pace. Oggi,l’Europa non è in guerra, ma la situazione generale non è meno drammatica; il colonialismo si è trasformato in «delocalizzazione », i signori dell’oro sono diventati operatori di Borsa, e i popoli sono sull’orlo di un tracollo economico disastroso, esattamente come Pound aveva immaginato: « Il nemico è Das Leihkapital - tuonava il 15 marzo 1942 dai microfoni di Radio Roma - . Il vostro nemico è Das Leihkapital , il Capitale preso a prestito, il capitale errante internazionale. [...] E sarebbe meglio per voi essere infettati dal tifo e dalla dissenteria e dalla nefrite, piuttosto che essere infettati da questa cecità che vi impedisce di capire QUANTO siate compromessi, quanto siate rovinati ». Sicuramente, in quegli anni, quando molti intellettuali impegnati si baloccavano con il mito della lotta di classe, Pound doveva risultare quantomeno eccentrico, con il suo insistere nella guerra contro la speculazione finanziaria, ricordando che «una nazione che non vuole indebitarsi fa rabbia agli usurai». Oggi, invece, il suo avvertimento contro «la banca che trae beneficio dall’interesse su tutta la moneta che crea dal nulla», come recita il Canto 46 , risulta ben più efficace del rimedio allora auspicato da mol­ti, e cioè la «dittatura del proletariato ». I brani - La nazione non deve pagare l’affitto sul proprio credito RisparmioAbbiamo bisogno d’un mezzo di risparmio e d’un mezzo di scambio, ma non è legge eterna che ci dob­biamo servire dello stesso mezzo per queste due funzioni diverse. La moneta affrancabile (ovvero prescrittibile) si adoprerebbe come moneta ausiliaria, mai come moneta unica. La proporzione fra la moneta consueta, e l’affrancabile, se calcolata con perizia e saggezza, potreb­be mantenere un rapporto equo e quasi invariabile fra la quantità delle merci disponibili e desiderate, e la quantità della moneta della nazione, o almeno raggiungere una stabilità di rapporti sino al grado conciliabile. Bacon ha scritto: «moneta come concime, utile solamente quando sparsa». Jackson: «il luogo più sicuro di deposito: le braghe del popolo». SocialeIl credito è fenomeno sociale. Il credito della nazione appartiene alla nazione, e la nazione non ha necessità di pagare un affitto sul proprio credito. Non ha bisogno di prenderlo in affitto da privati. [...] La moneta è titolo e misura. Quando è metallica, viene saggiata affinché il metallo sia di finezza determinata, nonché di peso determinato. Adoprando una tale moneta siamo ancora nel dominio del baratto. Quando la moneta viene capita come titolo, sparisce il desiderio di barattare. Quando lo stato capisce il suo dovere e potere, non lascia la sua sovranità in balìa di privati irresponsabili ( o che assu­mono responsabilità non giustificate). È giusto dire che «la moneta lavoro» è «simbolo del lavoro». E ancor più è simbolo della collaborazione fra natura, stati e popolo che lavora. La bellezza delle immagini sulle monete antiche simboleggia, a ragione, la dignità della sovranità inerente nella responsabilità reale o imperiale. Collo sparire della bellezza numismatica coincide la corruzione dei governi. Dichten=CondensareLa parola tedesca Dichtung significa poesia. Il verbo dichten = condensare. Per la vita, o se preferite per «la battaglia», intellettuale, abbiamo bisogno di fatti che lampeggino, e di autori che mettano gli oggetti in luce serena. L’amico Hulme ben disse: «Quello che un uomo ha veramente pensato (per sé) si scrive su un mezzo foglio. Il resto è spiegazione, dimostrazione, sviluppo». Chi non ha forti gusti non ama, e quindi non esiste. di Luca Gallesi

12 settembre 2012

Un bankster all’attacco dei Non Allineati

Alcuni vendono falsi contrassegni dell’assicurazione dell’automobile, altri vendono a cinque euro delle banconote da venti stampate in cantina, altri ancora vendono la stessa casa a dieci diversi acquirenti o la fontana di Trevi ai turisti americani. Tutti costoro non hanno quasi mai destini radiosi: sono relegati all’emarginazione sociale, alla vita di espedienti, alle cronache nere o grottesche. Non hanno certo la fortuna di chiamarsi Moisés Naìm cui – pur loro omologo col vizio della falsificazione – addirittura viene concessa la prima pagina dei quotidiani della stampa più “autorevole”. Ci siamo già occupati di questo personaggio, già ministro dell’industria e del commercio del governo finanziario del Venezuela pre-chavista e in seguito uomo forte della Banca Mondiale e della National Endowment for Democracy. In linea con le direttive emanate dagli istituti di cui è stato esponente, questi si è sempre fatto alfiere della destabilizzazione, attraverso campagne di disinformazione mirata, degli Stati che si trovavano in intollerabile disallineamento nei confronti delle imposizioni americano-sioniste e – attraverso di queste – della grande finanza apolide. Questa volta ha affidato alle colonne de La Repubblica la sua opera di disinformacija. Dal titolo dell’articolo si avrebbe potuto pensare che l’Autore fosse stato illuminato da chissà quale lampo di onestà autobiografica: Quella finanza criminale che il mondo non vede. Ma già dopo poche righe questo pio pensiero si tramuta in altro. Il Naìm analizza infatti le connessioni e addirittura la coincidenza tra le organizzazioni criminali e i governi di alcuni Paesi del mondo; e quali mai saranno queste “nazioni-canaglia”? Bene, insieme alle immancabili Myanmar, Guinea-Bissau, Corea del nord e Afghanistan (ma come? non era questo un Paese “liberato”?) trovano posto soprattutto il Venezuela (evidente il risentimento dell’Autore nei confronti del suo popolo, “reo” di averlo messo su un aereo e rispedito a Washington), che viene esplicitamente accusato di narcotraffico, e la Russia, tacciata di connivenza con le organizzazioni mafiose nel lucroso commercio del gas e degli idrocarburi. Questa – sostiene l’uomo della finanza mondiale – sarebbe “la finanza criminale che il mondo non vede”. Non certo quella delle banche usuraie che affamano i popoli di gran parte del mondo; non certo quella dei potentati che hanno costretto gli Stati a delegare ai banchieri la loro sovranità politica, economica e monetaria; non certo quella di chi strozza il lavoro dei cittadini per pagare un “debito” concepito ad arte per tenere le nazioni e i popoli alla catena; né tantomeno quella di cui sono mere emanazioni gran parte delle endemicamente corrotte classi politiche d’Occidente le cui connessioni con le organizzazioni criminali sono cosa arcinota da decenni. No: per l’editorialista de La Repubblica questi sono filantropi, e la finanza criminale sono Chávez e Putin; e milioni di lettori, statene certi, penderanno dalle sue labbra. L’oppio dei popoli, si sa, non odora più di incenso e non suona più con salmi e litanie: lo si trova a chiare lettere sui “grandi quotidiani”, viene urlato nei tg, assume le forme del nuovo Verbo della “correttezza politica”. di Fabrizio Fiorini

11 settembre 2012

E’ dittatura dell’alta finanza?

Nonostante continui summit europei sull’economia, è stata un’altra estate di passione sui mercati finanziari. Attacchi speculativi hanno colpito duramente i Paesi più deboli dell’UE, su tutti Grecia, Spagna e anche la nostra Italia. Mentre la situazione greca suscita enormi preoccupazioni, viste le incredibili e gravi conseguenze di una uscita della Grecia dall’euro e l’enorme costo dei continui salvataggi effettuati fino ad ora, sembra che Spagna ed Italia possano farcela all’interno delle strutture di governance esistenti. La domanda che sorge spontanea è la seguente: Spagna e Italia ce la faranno, sono troppo grandi per essere abbandonate al fallimento, ma a quale prezzo? Il prezzo di cui tenere conto, oltretutto, non è solamente quello economico. Prezzo economico in ogni caso elevatissimo: i ripetuti interventi correttivi sui conti pubblici hanno conseguenze sociali incalcolabili e soprattutto un’efficacia limitata, a causa della mancanza di credibilità dell’euro dovuta all’inadeguatezza dell’assetto istituzionale europeo. Si parla meno invece, ed è l’obiettivo di questo breve articolo considerarne le caratteristiche, di quello che potrebbe essere il prezzo politico di tutto quel che sta accadendo sui mercati finanziari. I mercati finanziari dettano l’agenda dei governi e ne determinano la credibilità: i governi sono ormai giudicati prevalentemente per la loro abilità nel contenere la portata di attacchi speculativi mirati e per la loro credibilità proprio sui mercati finanziari internazionali. I ritmi della democrazia sono influenzati, anzi, forse suona meglio alterati, dai ritmi della finanza. I ritmi della democrazia sono i ritmi della maggioranza, della giustizia, dell’uguaglianza; i ritmi della finanza sono spesso scanditi dalla legge del più forte (a livello economico, si intende) e dunque gestiti dai pochi e non dai molti. Non si può andare alle elezioni, perché le elezioni “turberebbero” i mercati. In casi particolari, come quello italiano, questo vincolo esterno può essere anche stato utile, ma non si può non considerare la sua erroneità teoricoideologica di fondo. Può apparire esagerato parlare di dittatura della finanza, ma la notevole influenza è innegabile. Ulteriore componente di questo prezzo politico è la continua cessione di sovranità all’Europa. A livello teorico, nulla in contrario se l’Europa venisse riformata, divenendo una realtà politica coesa ed unita (una Federazione degli Stati Europei, sulla cui esigenza poi le opinioni sono le più diverse): sarebbe il popolo europeo a scandire i ritmi della democrazia europea. A livello pratico appare evidente come il potere sia sempre più concentrato nelle mani di pochi tecnocrati europei, nominati dai governi dei singoli stati e non eletti da noi europei, dato che il Parlamento Europeo, unico organo elettivo comunitario, ha sostanzialmente solo poteri consultivi. Si è sostanzialmente innescato un circolo vizioso di recessione economica e democratica allo stesso tempo; questi due diversi tipi di recessione si alimentano a vicenda e appare auspicabile, anche se al momento ancora molto difficile, trovare una soluzione che non potrà che essere drastica, direi quasi rivoluzionaria. La teoria economica molto spesso nella pratica ha dato risultati contrastanti; più che una scienza sembra un’arte oscura la cui gestione ottima richiede il susseguirsi di determinate circostanze, spesso non prevedibili. Piuttosto che avvitarsi lentamente su se stessi, tentare un colpo di scena e scommettere fino in fondo su di una soluzione nuova (non se ne suggeriscono in questa sede, data l’estrema complessità dell’argomento) è non solo auspicabile, ma doveroso. di Guido Franco

10 settembre 2012

La manipolazione spirituale dei mass media

Per anni ho amato la TV come mezzo, ma anche come fine. Uno dei miei piaceri più grandi era vedermi un bel telefilm, magari sgranocchiando noccioline, bevendo una bibita o un caffè e poi fumando una sigaretta. Avevo la TV anche al bagno, perché mi piaceva vedermi il TG5 mentre mi facevo la barba e trovavo che si trattasse di un’invenzione eccezionale. Pensavo ad esempio ai malati costretti per mesi o anni a letto, alle persone sofferenti di insonnia, e al cambiamento in positivo che potevano ricevere dall’avere un’ampia scelta di programmi TV, film, telefilm, documentari, notiziari, ecc. Sentivo spesso parlare della TV come un mezzo di condizionamento mentale; Pasolini disse “niente di più feroce della banalissima televisione”, e pare che Berlinguer quando venne inaugurato il primo programma RAI disse “è la fine della democrazia”. Con gli anni ho imparato a capire che in effetti c’era una parte di verità in quello che loro dicevano. Ma pensavo si trattasse pur sempre di un’esagerazione perché dentro di me ero convinto che l’ascoltatore avesse comunque un certo senso critico; se un programma non piace – pensavo – basta spegnere la TV. Consideravo quindi come esagerati quei genitori che non volevano assolutamente che i propri figli guardassero la TV. Ci fu però un momento della mia vita in cui percepii vastità del problema rimanendo anche scioccato dalla sua gravità, un momento in cui mi sono reso conto che i mass media sono un vero e proprio strumento di controllo mentale della popolazione, straordinario e più potente di quanto si immagini; fu quando presi consapevolezza del fatto che giornali e TV presentano costantemente, senza eccezione alcuna, una visione completamente falsa e distorta della realtà giudiziaria. Sarah Scazzi, Cogne, Garlasco, Erba, Mostro di Firenze, Bestie di Satana, presentano sempre come capri espiatori degli improbabili assassini (contadini analfabeti, spazzini, madri casalinghe, studenti), nascondendo la realtà, cioè che i veri assassini sono spesso avvocati, magistrati, ufficiali dei carabinieri, architetti, ingegneri, commercialisti, preti… Quando un professore universitario uccide la moglie a martellate la notizia non viene riportata dai giornali. Quando un generale dell’esercito uccide la figlia piccola (caso di Milica Cupic), tutto tace. In altri casi può capitare che ad uccidere sia un gruppo di letterati, artisti, professionisti, comprendenti addirittura il magistrato che coordina le indagini (come nel caso del Mostro di Firenze); quando l’opinione pubblica reclama a gran voce un colpevole, si trovano quattro contadini analfabeti e il caso è risolto. Mentre i veri assassini scrivono libri sulla giustizia, tengono conferenze sulla legalità e insegnano nelle scuole di polizia, oppure vanno a Chi l’ha Visto come esperti della vicenda del Mostro di Firenze a discutere l’ultima pista investigativa sulla vicenda. Da anni, insomma, avevo capito che vengono manipolate le informazioni relative a medicina, politica, finanza. Ma resomi conto che nella realtà TV e giornali arrivavano a manipolare addirittura i delitti, trasformando gli assassini in investigatori, e degli innocenti in assassini, rimasi shockato, e ho capito che la potenza dei mass media come fattore di condizionamento mentale è superiore a qualsiasi immaginazione. Una gran parte delle manipolazioni mediatiche dell’informazione è stata da me presa in considerazione in altre sedi quando mi sono occupato di alcuni dei delitti più importanti; http://paolofranceschetti.blogspot.it/2011/08/lomicidio-massonico-parte-8-lo-schema.html Solange, in un articolo sulla funzione della televisione, ha citato i casi di Al Qaeda e altri. http://paolofranceschetti.blogspot.it/2010/09/la-funzione-della-televisione.html Riflettendo su questi argomenti mi sono accorto però che la manipolazione più grave, e più grande, che viene effettuata in grande stile è un'altra, molto più sottile e proprio per questo molto più efficace e pericolosa di qualsiasi altra. E’ una manipolazione difficile da smascherare in parte perché è sotto gli occhi di tutti, e come tutte le cose cui siamo abituati da sempre non riusciamo a percepirle come distorte; in secondo luogo perché per percepirla occorre essere dotati di una visione spirituale della vita, che la maggior parte della gente non ha, anche quando – a parole – si dichiara cattolica, protestante, buddista, ecc. La manipolazione di cui parlo è quella spirituale. La manipolazione consiste, cioè, nel presentarci un mondo completamente privo di parte spirituale. Facciamo prima alcune premesse. 2. Il potere dei mass media. Partiamo dal presupposto che la TV ha l’immenso potere di influenzare comportamenti, idee, costumi e addirittura cambiare radicalmente abitudini di vita o credenze. Se la TV comincia a mandare in onda notizie di rumeni che uccidono italiani, dopo poco tempo si diffonderà un odio diffuso verso i rumeni. Se la TV presenta Forza Nuova come un covo di fascisti, nazisti, violenti e privi di cervello, la gente si sarà fatta quell’idea, anche se mediamente le persone iscritte a Forza Nuova sono maggiormente impegnate nel sociale rispetto al resto della popolazione e si occupano di temi importantissimi dal punto di vista sociale. Come ha ben evidenziato Solange, Al Qaeda non esiste più dal 2002, ma per il 99 per cento della popolazione esiste ancora, e Osama Bin Laden il cattivo è stato ucciso di recente dai buoni americani. Per il 99 per cento della popolazione europea gli islamici sono intolleranti e guerrafondai, e vogliono la guerra santa contro gli infedeli. Anche se questa affermazione è in palese contrasto con la realtà che viviamo quotidianamente, ove si incontrano arabi – che hanno pizzerie, kebaberie, o negozi vari – gentili, rispettosi, sereni, spesso generosi, la gente continua ad avere questa idea. In compenso, siccome la TV non nomina mai i cinesi, nessuno si accorge che fra pochi mesi, quando la crisi finanziaria sarà al suo massimo apice, la nostra economia sarà distrutta a vantaggio di quella cinese. Siccome gli assassini che vengono presentati in TV sono sempre contadini, spazzini, studenti, casalinghe, drogati, la gente normalmente si fa l’idea che i magistrati, i politici, gli architetti, gli avvocati, i commercialisti, non uccidano nessuno e nella società si crea quindi la ridicola equazione “professionista = persona per bene”. Talvolta la TV è un modello positivo. Quando ero giovane, vivendo in una famiglia conflittuale dove le idee venivano in genere espresse con una certa violenza verbale, avevo preso a modello di comportamento familiare i vari telefilm come “I Robinson” o “Genitori in blue jeans”. Decisi che avrei imparato a discutere come facevano nei telefilm dei Robinson, e quindi quando il mio fratellino, di quindici anni più piccolo, faceva una sciocchezza, anziché insultarlo gli dicevo con calma ciò che pensavo. Guardando telefilm come “RIS” o come “La piovra”, un giovane laureato può decidere di entrare in polizia o in magistratura. La TV, insomma, propone modelli di comportamento, propone fini, ispira stili di vita, e inculca, che ce ne rendiamo conto o no, idee e pensieri. 3. La strana caratteristica dei personaggi TV. La mancanza di una vita spirituale. Fin da piccolo, essendo appassionato di telefilm, di cui colleziono varie serie (X-Files, Magnum PI, A-Team, Robinson, Casa Keaton), avevo notato che i protagonisti non hanno mai idee politiche, e men che meno hanno una vita spirituale o religiosa. I vari personaggi discutono tra loro, amano, odiano, uccidono, lavorano, ma straordinariamente non fanno mai discorsi relativi a religione e politica. Pensiamo alle trame di film e telefilm. In essi i personaggi hanno crisi di identità, hanno problemi di coppia, familiari, lavorativi. Ma mai hanno crisi religiose o mistiche, non si domandano mai il senso della vita e della morte, non discutono mai di Dio, di Cristo, Allah, Buddha. Le trame sono costituite da protagonisti che trovano il lavoro dopo anni di ricerca, che trovano un assassino dopo anni di indagine, che trovano l’amore dopo anni di solitudine, che ritrovano qualcosa (amici, parenti, felicità) dopo anni; si narra di guerre, battaglie, intrighi di corte nazionali o internazionali, ma mai – sottolineo mai – persone che sono alla ricerca del senso della vita e lo trovano, quale che sia il modo; mai si narra di persone che si interrogano sul senso della morte e arrivano a spiegarlo. I film sulla vita di Gesù sono diversi in realtà, ma la maggior parte si soffermano sugli aspetti formali e biografici della sua vita e nessuno affronta il problema del suo reale messaggio e della diversità di esso rispetto agli insegnamenti misterici precedenti. Men che meno poi si affronta il discorso della sua formazione spirituale prima dei 29 anni, o quello della permanenza del suo messaggio dopo la crocifissione. Anche i film sui vari santi, come quelli su San Francesco di Assisi, si soffermano sugli aspetti più biografici che spirituali. I film veramente spirituali sono pochi; per quanto mi ricordo “Hollywood Buddha”, “Conversazioni con Dio”, “Powder”, “Il pianeta verde”, “Peaceful warrior”, “Incontri con uomini straordinari”, “Samsara”, “Siddharta” "Bab Aziz" e pochi altri (e alcuni di essi sono poi incomprensibili per qualsiasi spettatore anche di cultura elevate, come ad esempio "La montagna sacra" di Jodorosky). Ma tali film non vengono mai mandati in onda nelle TV nazionali, mentre i palinsesti continuano a propinare i vari Fantozzi o i film di Trinità. Nei talk show si parla di politica, di moda, di gossip vario, ma raramente, per non dire mai, si accenna alla vita spirituale dei vari personaggi che intervengono, pubblici o non. Il motivo è presto detto. 4. La manipolazione spirituale dei mass media. Se un regista facesse un film sulla vita di Buddha, di Maometto, di Krishna, se si affrontasse l’aspetto della meditazione nella vita di ogni giorno, il giorno dopo la proiezione del film migliaia di persone andrebbero a cercare un centro buddista, islamico o di Yoga per approfondire gli aspetti spirituali della vita. Se il protagonista di un film o telefilm (siano essi i membri dell’A-Team, i protagonisti di X-Files, o il papà del telefilm Casa Keaton) trovasse la forza interiore per risolvere i suoi problemi in una qualunque religione, migliaia di persone si interesserebbero a quella religione per vedere se davvero sia possibile attingere la stessa forza. Se un film narrasse di una persona nevrotica che trova la calma e la serenità non con una psicoterapia o con l’amore, ma grazie a sessioni di meditazione, il giorno dopo ci sarebbe un sovraffollamento di persone che andrebbero a cercare insegnanti di discipline spirituali. Anche i film più belli e con un contenuto apparentemente profondo come “L’attimo fuggente” con Robin Williams, “Big Kahuna” e altri, sono solo apparentemente profondi ma in realtà funzionali ad una mancanza di spiritualità; ne “L’attimo fuggente” infatti il protagonista dice “siamo vermi, e prima o poi non esisteremo più”; nel discorso sulla vita del film “Big Kahuna” (bello, indubbiamente, anche se un po’ retorico) il succo del discorso è “prendi la vita come viene, tanto non puoi farci nulla” e “non prendertela se non sai che fare con la tua vita” e “le tue scelte sono scommesse”. Uno dei pochi film con il titolo espressamente dedicato alla felicità (“La ricerca della felicità”, che narra la storia vera dell’industriale Chris Gardner) è incentrato, in buona sostanza, sul modo di diventare straricchi quando si è poveri. Straordinariamente poi la Chiesa cattolica, che in questi anni è intervenuta spesso in materia morale, dicendo cosa un film può dire e cosa non può dire, lo ha fatto intromettendosi su aspetti del tutto marginali, e assolutamente non spirituali. Le critiche della Chiesa si sono appuntate sull’eccessiva sessualità nei film, sul fatto che un film fosse favorevole o meno all’omosessualità, ma non sulla totale assenza di valori spirituali nelle opere in circolazione. Un film come “Je vous salue, Marie” di Godard, dove erano presenti anche piccoli aspetti spirituali, venne attaccato prevalentemente perché ritenuto “irrispettoso” nei confronti della religione cattolica, e per le scene di nudo in cui appariva Maria. Non mi risulta però che la Chiesa abbia mai sponsorizzato o promosso, o comunque stimolato, la produzione di film dal contenuto spirituale e che trattassero i temi della ricerca interiore, del senso della vita, dell’umanità, o anche solo del rapporto tra le varie religioni. Il discorso è identico quando dai film e telefilm si passa a talk show, o programmi di intrattenimento vari. Documentari e programmi di intrattenimento si occupano degli usi e costumi di paesi e città, delle tradizioni culinarie delle varie regioni, parlando di videogiochi, di moda, di auto, moto, gossip, sentimenti, ecc. Abbiamo programmi in cui la gente si fidanza, si lascia, litiga, fa sesso, parla di problemi personali, gare di vario tipo, giochi, addirittura programmi con cui si realizzano a comando desideri; ma nessun programma parla mai di Dio, dell’anima, di discipline spirituali, Yoga, meditazione, mantra, cristalloterapia; banditi quasi del tutto gli argomenti del vegetarianesimo o della dieta vegana. Ovviamente è anche bandito qualsiasi programma di approfondimento sulle varie religioni del mondo. Anche per quanto riguarda la carta stampata il discorso è identico. I personaggi principali dei romanzi più famosi sono pervasi da una totale assenza di spiritualità. Romanzi e/o racconti dal contenuto spirituale sono relegati ai margini della letteratura, pubblicati da editori semi-sconosciuti o di nicchia, e oggetto di una pubblicità fatta solo col passa parola. Penso a romanzi molto belli come “Il lama delle cinque saggezze”, ad opere monumentali come il Vangelo di Maria Valtorta, o libri stupendi come “Memorie di un esseno” di Daniel Givaudan, fino a romanzi più semplici, ma comunque godibili, come “Il Budda, Geoff e io” pubblicato da Esperia. Libri biografici che possono cambiare la vita di una persona, come “Bagliori di un’infanzia dorata” di Osho, “Autobiografia di uno yogi” di Paramahansa Yogananda o “Vita di Siddhartha il Buddha” di Thich Nhat Hanh, che pure hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo, restano sconosciuti ai più; mentre quasi tutti, prima o poi, hanno letto una biografia di Berlusconi, della famiglia Agnelli, di Hitler, di Mussolini, Garibaldi, Mazzini, quando non di giocatori di calcio o inutili personaggi della TV. Ovviamente da queste biografie, vengono omesse tutte le parti strettamente esoteriche, così ad esempio dalla biografia di Hitler viene sempre taciuta l’influenza che ebbe su di lui il personaggio di Crowley. Quotidiani, settimanali e mensili vari, seguono il modello di ispirazione televisivo. Le riviste abbondano di consigli dietetici (dieta della pasta, dieta della pizza, dieta solo proteine, diete solo uva, solo pesche, solo albicocche, dieta a punti) ma mai viene approfondito il discorso vegetariano e vegano da un’ottica spirituale; abbondano i consigli per aumentare il numero di orgasmi maschili e femminili, le lettere al direttore che parlano delle corna che vengono messe al partner, ma mai che si faccia un discorso spirituale, religioso, meditativo. In particolare, lo Yoga viene sempre e solo presentato come una disciplina per stare bene e in forma, in sostanza come una variante dell’idromassaggio o della sauna, ma mai si precisa che lo Yoga è la scienza della meditazione per chi vuole trovare Dio. Yoga significa infatti unione, e in particolare unione con Dio. Analogo discorso vale per la musica di largo consumo, dove i contenuti spirituali, se si fa eccezione per alcune perle rare come Battiato, sono del tutto assenti. Il solo settore i cui testi sono intrisi di spiritualità sono quelli di autori metal come gli Iron Maiden, ma si tratta di un settore di nicchia e per giunta demonizzato come satanico. Chi non si piega, come Rino Gaetano, De Andrè, Michael Jackson, Luigi Tenco, viene ucciso; chi azzarda troppo con i suoi testi, come Jovanotti o Roberto Vecchioni (che col suo lamento di un cavaliere dell’ordine di rosacroce prova a criticare il sistema rosacrociano e che in molti testi accenna comunque a contenuti spirituali) riceve una bella denuncia o subisce un incidente, per rientrare nei ranghi, magari vincendo anche Sanremo. 5. Gli attacchi alla spiritualità. Parallelamente alla privazione di qualsiasi contenuto spirituale, i mass media operano spesso attacchi verso chi potrebbe elevare la spiritualità degli individui. I maestri spirituali che emergono con prepotenza nella società vengono regolarmente attaccati e viene distorto il loro messaggio. Ai tempi in cui il movimento hippie si ispirava a Paramahansa Yogananda, partì l’operazione mediatica Charles Manson e gli hippie divennero automaticamente nullafacenti assassini. Ai tempi in cui Sai Baba iniziava ad essere conosciuto in Occidente, Corrado Leoni (padre del più famoso Paolo Leoni, in carcere per essere il capo delle Bestie di Satana) uccide una donna di nome Maddalena Russo, e siccome era seguace di Sai Baba, i giornali accosteranno la figura di Corrado Leoni al satanismo e a Sai Baba; da quel momento molti faranno l’accostamento Sai Baba – Satana, e questo maestro spirituale verrà presentato ovunque come un ciarlatano indiano che faceva finti miracoli per attirare le folle. L’operazione di marketing negativo si ripete con il figlio di Corrado Leoni, Paolo; questa volta l’attacco è alla musica metal e al mondo dei metallari; a partire dalla storia delle Bestie di Satana, infatti, il metal verrà ogni volta ostinatamente presentato come un mondo di satanisti. Di Osho, che verrà assassinato dalla CIA mediante avvelenamento da tallio, le tv e i giornali in genere puntano il loro indice contro le sue 99 Rolls Royce e contro le (presunte) orge che si effettuavano all’interno della comunità degli arancioni. Il movimento degli Hare Krishna viene presentato come un movimento di rincoglioniti che tutto il giorno si limita a cantare “hare krishna hare hare”. In generale, tutto il mondo della magia e dell’esoterismo è presentato utilizzando come testimonial Vanna Marchi e il Mago Otelma. Per finire, senza che gli stessi cristiani se ne rendano conto, un attacco costante e continuo alla figura di Cristo è portato dai mass media ogni volta che si presenta al mondo il volto meno presentabile della Chiesa; cardinali bigotti, papi impresentabili che appoggiano mafiosi e piduisti, discorsi demenziali sul sesso e sulle parolacce, preti pedofili, ovverosia tutto il peggio che il Cristianesimo ha prodotto. Operazioni il cui vero obiettivo è allontanare la gente da tutto ciò che è Dio, religione, spirito, anima, senso della vita. 6. Gli obiettivi della manipolazione spirituale. Questa manipolazione spirituale ha due obiettivi, uno mediato e uno immediato. Il motivo immediato è evitare che la gente si faccia domande, che effettui ricerche spirituali, che indaghi il motivo per cui l’uomo è sulla terra e si addentri nei misteri dell’anima. Il motivo mediato è la creazione di una massa di persone schiave del sistema e docili al volere di chi comanda. La creazione di una popolazione dotata di una forte spiritualità infatti provocherebbe il collasso del sistema capitalistico, e il potere non avrebbe più armi per rendere schiavo il cittadino. Osho, Krishnamurti, Gurdjieff, Tolle, Evola, De Mello, Sai Baba, Yogananda, Aivanhov, Steiner, Guenon, Padre Pio, erano giganti dell’umanità e totalmente inattaccabili dal sistema in cui viviamo; e persone che ragionino seguendo le loro linee di pensiero non sarebbero più pecore, ma esseri pensanti. Un libro come “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI, idoneo a far odiare anche al cattolico più incallito la figura di Cristo, viene venduto negli autogrill, unitamente ai libri di Paolo Brosio; libri come il Vangelo di Maria Valtorta o “Memorie di un esseno”, idonei a far innamorare della figura di Cristo chi ancora non la conoscesse, sono quasi sconosciuti ai più. Stesso discorso vale per testi come “Le religioni del mondo” di Huston Smith. Infine, controcorrente rispetto alle cose che ho sempre sostenuto fino ad oggi, penso che la vera ragione per cui i media non parlano mai del dibattito secolare tra Chiesa e Massoneria, non sia quello di nascondere la trama di poteri occulti che governa il mondo. Infatti la maggior parte delle persone affiliate alla massoneria è inconsapevole di quanto avviene ai piani alti, come la maggior parte dei cattolici ignora tutto ciò che riguarda lo IOR, i rapporti con la massoneria, i Templari, i Cavalieri di Malta, ecc., e continuerebbe ad ignorare il sistema di potere occulto che ci governa anche se nei media si parlasse più spesso di massoneria e società segrete. Credo invece che la ragione dell’occultamento di queste problematiche sia quella di evitare che la gente si faccia domande di tipo spirituale; la lotta tra Chiesa e Massoneria nei secoli (compresa la lotta tra Chiesa e Templari, e prima ancora tra seguaci delle dottrine paoline e giovanniti) è in realtà una lotta spirituale, che aveva – ed ha ancora oggi – come obiettivo le coscienze dei popoli, e il sistematico appiattimento di ogni aspetto spirituale nella vita delle persone. Chiunque inizi a interessarsi dello scontro titanico e secolare tra Templari, Rosacroce, Massoneria, e Chiesa cattolica, finisce inevitabilmente prima o poi per sviluppare un proprio percorso spirituale, ed è quello il vero obiettivo di chi non parla mai di queste tematiche. Infatti chiunque voglia capire e approfondire la figura di cristo con uno spirito di ricerca libero da dogmi, prima o poi deve studiare la storia della chiesa; dopodichè inevitabilmente deve passare allo studio della massoneria e successivamente, e necessariamente, deve approfondire templari e rosacroce. A quel punto finisce in una sorta di vortice che porta ad approfondire ebraismo, islamismo, e a chiedersi il senso di tutto ciò, e a capire l’origine del caos sociale in cui ci troviamo. Gli effetti di questa manipolazione in particolare sono i seguenti. Innanzitutto il cittadino ignorante è docile al sistema. Infatti la persona con una forte spiritualità non è controllabile e manipolabile. I maestri spirituali di ogni tempo spesso hanno avuto grandi ricchezze, ma in linea di massima erano e sono insensibili al concetto di ricchezza o povertà. Si fanno la galera piuttosto che aderire alle richieste del sistema (qui il mio pensiero corre al primo presidente della Soka Gakkai, che preferì morire in carcere piuttosto che accettare le richieste di chi voleva che il suo movimento si piegasse al potere allora dominante; ai primi cristiani che preferivano morire piuttosto che cambiare religione; ai catari che si fecero sterminare piuttosto che obbedire al papa; ma con esempi più piccoli penso ai ragazzi in galera per la vicenda delle Bestie di Satana, che hanno preferito la galera piuttosto che accusare gli amici di delitti mai commessi; penso a Rino Gaetano che sapeva i rischi che correva ma non ha rinunciato a mettere in musica sotto forma simbolica quello che sapeva del sistema; ecc.). La persona priva di spiritualità aderirà sempre alle richieste del sistema con la scusa dei figli, del lavoro, della famiglia; una persona che vive in una dimensione spirituale piena sa che figli, famiglia, lavoro, e se stesso, sono solo mezzi per realizzare fini più elevati. In secondo luogo si fornisce “più potere a chi sta al potere”. La conoscenza è potere, e tenere milioni di persone all’oscuro delle verità spirituali più importanti equivale ad avere un maggior controllo su di loro. Le persone che ricoprono posizioni di vertice nella società, infatti, sono a conoscenza di concetti e dominano informazioni completamente sconosciute ai più. Mentre nei mass media si relega l’esoterismo a una questione da mago Otelma o da mago Silvan, i grandi della terra sono spesso esperti di esoterismo, dotati quindi di una forte spiritualità. Una spiritualità negativa, nera, satanica direbbe qualcuno da un’ottica cattolicocentrica, ma comunque una spiritualità che li rende diversi dalla maggior parte delle persone. E’ noto che tutti i presidenti degli USA sono stati e sono massoni; Berlusconi, come dice Gioele Magaldi nel suo sito Grande oriente democratico, non solo è un esperto di esoterismo, ma ha fondato addirittura una sua massoneria; Hitler faceva parte e si avvaleva della società Thule e aveva come consigliere Aleister Crowley; in linea di massima sono massoni e praticano e studiano discipline esoteriche la maggior parte delle persone del mondo della politica e dello spettacolo (anche un soggetto come Borghezio infatti è stato definito un esperto di Cabala). Infine, si rende impossibile alle masse la comprensione dei meccanismi dei principali avvenimenti della storia e della politica. La totale ignoranza sul significato del termine “spiritualità” ed “esoterismo” rende impossibile capire perché avvengono certe guerre, perché si fanno determinate scelte politiche, e il motivo di alcuni accadimenti di natura politica. Alcuni esempi chiariranno il concetto. Non ho avuto difficoltà a spiegare le ragioni dell’operazione “Bestie di Satana” a Paolo Leoni, considerato uno dei leader della setta delle Bestie di Satana e in galera con l’ergastolo, perché è una persona che pratica la meditazione, che legge riviste come X Times, e aveva letto – solo per fare un esempio – alcune opere di Rudolf Steiner; mi è stato impossibile spiegarlo ad altre persone coinvolte, perché non conoscevano neanche lontanamente il significato del termine esoterismo, e ovviamente ne ignoravano l’importanza nella comprensione della realtà quotidiana. Non si può capire il conflitto con l’Islam senza prendere in considerazione la parte spirituale ed esoterica della questione. In un colloquio avuto tempo fa, Fausto Carotenuto (ex funzionario dei servizi segreti, ora dedito ad attività spirituali e che ha il sito Coscienze in rete) mi disse che non si possono spiegare le guerre senza capire la parte esoterica e spirituale. Le motivazioni del conflitto infatti, siano esse quelle ufficiali o quelle meno note tipicamente complottiste, non reggono ad una prova logica e dei fatti; gli USA infatti sanno bene che gli stati islamici non userebbe mai la bomba atomica o altre armi contro la Nato perché tutto il mondo islamico verrebbe spazzato via in un soffio e nessuno stato islamico è così folle da decidere di attaccare le potenze occidentali; il conflitto non ha ad oggetto il petrolio perché le società petrolifere mondiali sono già praticamente sotto il controllo totale delle multinazionali occidentali; il terrorismo non è un problema perché i nostri servizi segreti hanno mezzi e uomini a sufficienza per impedire attacchi terroristici; non esiste insomma un motivo logico al mondo per una guerra all’Islam, che può essere spiegata unicamente sotto il profilo esoterico e spirituale. Non mi è mai stato difficile spiegare le ragioni per cui è stato ucciso Aldo Moro a chi è dotato di una forte spiritualità, anche quando era un ignorante di politica e cronaca e non leggeva mai un giornale. Mi è invece stato assolutamente impossibile spiegarlo a persone che pure hanno studiato il caso Moro per decenni e sono considerati degli esperti in materia, che erano totalmente a digiuno di esoterismo e ignoravano il significato del termine spiritualità. Non si rapisce infatti un personaggio politico della statura di Aldo Moro per 55 giorni, creando un casino unico al mondo, solo perché questi era un personaggio scomodo e voleva il compromesso storico e l’apertura a sinistra; in altre parole, non si pone in essere un evento come quello, senza una regia di altissimo livello e senza ragioni diverse da quelle meramente politiche, che possono essere spiegate solo in termini esoterici, e inquadrando tutto il fatto nell’ambito di un processo di politica internazionale che prendeva le mosse da decenni prima, e che continua ancora oggi. Ho quindi rinunciato al dialogo con persone pure preparatissime ed umanamente eccezionali per la semplice ragione che non capiscono, e il dialogo su questi punti è impossibile. Mi è stato impossibile spiegare a Salvatore Borsellino – persona stupenda, che stimo molto – il motivo dell’uccisione di suo fratello (non credo abbia mai neanche letto l’articolo che ho scritto sulla morte di suo fratello) per il semplice motivo che non ha mai voluto approfondire il modus operandi della massoneria, e tantomeno ovviamente ha mai voluto sapere nulla di esoterismo. 7. Conclusioni. La manipolazione spirituale è molto difficile da smascherare per una serie di motivi. La manipolazione relativa al Mostro di Firenze, in fondo, può essere smascherata semplicemente facendo ricerche o indagini anche personali. Alla manipolazione riguardante le guerre scatenate per fini sbagliati, ci si può arrivare talvolta anche con la sola logica, e sicuramente con documenti ufficiali. Una manipolazione così grande ed evidente come quella spirituale, invece, non può essere percepita facilmente perché occorre in primo luogo essere dotati di una visione spirituale della vita, quale che essa sia; e poi occorre analizzare molto bene il sistema dei mass media. La maggior parte delle persone ha della religione un’immagine solo formale. Per rimanere in Italia, una parte dei cittadini si definisce cattolica o cristiana solo perché va a messa la domenica, e qualcuno vi si definisce solo perché ci va a Pasqua e Natale, e rispetta il principio del non uccidere e non rubare. Un’altra si vanta di essere atea e di non credere in nulla. Si può dire quindi che il 99 per cento delle persone non ha una vita spirituale e non sa neanche cosa essa sia. Ai propri figli quindi non insegna il significato della vita e della morte, perché non lo conosce lui stesso; non insegna a dare una lettura spirituale ai gesti quotidiani, perché non ne è capace e non sa neanche cosa significhi una cosa del genere. Con gli amici discute sempre e solo di calcio, auto, vacanze, lavoro, e quando si entra in discorsi socialmente impegnati, al massimo si toccano sentimenti, politica e giustizia. Non potendo accorgersi quindi dell’assoluta assenza di contenuti spirituali in ciò che vede o legge, senza saperlo forma le sue idee, le sue aspirazioni e i suoi comportamenti, su ciò che sente in TV o nei mass media. Nessuno ci insegna, fin da piccoli, la verità molto banale che il parametro di realizzazione dell’individuo deve essere la felicità individuale, non gli aspetti materiali della vita, e soprattutto nessuno ci insegna come realizzare questa felicità senza tali aspetti materiali. La totale assenza di valori spirituali dalla vita quotidiana di tutti fa sì che non si percepisca il reale problema di fondo della politica, cioè che una società completamente priva di parametri spirituali nelle proprie scelte è destinata al fallimento. In fondo, la crisi che è in atto e i disastri che stanno per arrivare sono unicamente il risultato della totale assenza di spiritualità nella cultura occidentale; una spiritualità che anche la Chiesa cattolica ha ridotto a dilemmi come “aborto sì o no”, “crocifisso nelle scuole sì o no”, “nudo nei film sì o no”, contribuendo a sopprimere tutto ciò che nell’uomo è più importante (l’anima) per esaltare (male e mortificandola) la parte corporale. Questo, secondo un disegno ben preciso da parte dell’élite dominante, il cui fine è chiaro solo a chi ragiona in termini spirituali e colloca gli eventi – singoli e collettivi – in una dimensione globale e millenaria: trasformare le masse in una comunità di zombie, il cui unico fine sia avere un auto di grossa cilindrata e una bella casa, che prediliga certi lavori a discapito di altri, che vesta in modo giusto, si comporti in modo giusto, mangi cibi giusti, il cui unico svago sia uscire a cena fuori mangiando in una serata quello che potrebbe sfamare un intero villaggio africano per una settimana, docili al sistema perché con la minaccia di perdere il lavoro e la casa, saranno costretti a subire umiliazioni, ordini demenziali, commettere infrazioni, illeciti penali; una moltitudine di schiavi del sistema che lavori sei giorni su sette, affinché il settimo giorno questa moltitudine possa uscire dalle città ammassata come in un formicaio, per invadere supermercati d’inverno e spiagge d’estate, affinché in età pensionabile possano dire “l’ho fatto per i miei figli”, e successivamente i figli possano dire la stessa cosa, in una ruota senza fine in cui mai nessuno possa dire a se stesso “questo l’ho fatto per me stesso” o anche “l’ho fatto per l’umanità”. Il risultato è altresì una schiera di intellettuali che hanno biblioteche di migliaia di volumi, che conoscono la letteratura, la storia, la filosofia, la psicologia, che conoscono complessi saggi di psicologia delle folle, che hanno letto Marx, Freud, Eco, ma che, se gli domandi "perchè viviamo e moriamo?, esiste Dio?", non sanno rispondere, ma non sanno rispondere neanche alla più banale domanda: "qual è la cosa più importante da insegnare ad un figlio, e che come prima cosa dobbiamo imparare noi stessi?" di Paolo Franceschetti