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18 settembre 2010

11 settembre: il bluff del Pentagono

Il Pentagono rilasciò nel maggio 2006 ai principali mass media, un filmato delle telecamere di sicurezza del ministero della Difesa Usa, che avrebbe dovuto dimostrare l’esistenza dell’aereo che colpì l’11 settembre del 2001 l’edificio.
Intenzione, dissipare i dubbi su quanto avvenne quel giorno. In realtà non si vede nulla, ovvero le immagini riprese da una telecamera di sorveglianza dell’edificio mostrano che qualcosa va verso l’edificio e poi vi è una forte esplosione, ma la sagoma non è certamente quella di un grosso Boeing 757-200. Nessuna prova quindi a sostegno della tesi Usa che sia stato un aereo commerciale dirottato a colpire il Pentagono. Nessuna parte dell’aereo è stata mai ritrovata o mostrata in pubblico, anche sei il capo progetto restauro del Pentagono, Lee Evy dichiarò che “vi erano considerevoli prove dell’aereo all’esterno dell’edificio”. Vigili del Fuoco, ufficiali della Difesa, nessuno di loro ha mai visto un solo pezzo di fusoliera, tranne Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa. Qualcosa però è esplosa nel colpire l’edificio, molto probabilmente un missile, sia per la dinamica dell’esplosione, sia per i danni provocati dall’impatto (basta osservare il buco nel quale è penetrato il sedicente apparecchio per accorgersi che è di appena 5-6 metri di larghezza, proseguendo poi la sua corsa attraverso altri 3 edifici del ministero, con un angolo di 45°, forando i palazzi da parte a parte e non sfondandoli come presumibilmente avrebbe fatto un grosso aereo passeggeri. Il testimone Steve Patterson dice di aver visto “un oggetto metallizzato passare… con un rumore simile a quello emesso da un caccia militare… per poi dirigersi verso il Pentagono”. Anche Tom Seibert, ingegnere che lavora al ministero della Difesa Usa afferma di aver sentito un rumore simile a quello di un missile e di avere poi udito una forte esplosione.
La tesi “ufficiale” Usa continua a sostenere che se tracce non sono state trovate è perché “l’aereo si sarebbe polverizzato, fuso e quindi pressoché sparito in un nube di calore”.
Così come ha dell’incredibile sostenere che il muso dell’aereo, fatto di materiale non certamente adatto da fungere come ariete, abbia sfondato vari muri perimetrali degli edifici. L’ipotesi più probabile è che si sia trattato di un missile “cruise”, che possono essere lanciati da unità di superficie e sottomarine o aeree. Hanno un preciso sistema di guida che gli consente di riconoscere la rotta immagazzinata nel computer di bordo, confrontandola con il terreno sottostante. A conferma del fatto che l’esplosione sia dovuta ad un missile, la testimonianza di Pierre Henri Bunel, ex ufficiale francese d’artiglieria, proveniente dalla famosa accademia militare di Saint-Cyr, esperto in esplosivi, effetti delle granate d’artiglieria su cose e persone e lotta antincendio contro le fiamme generate dalle granate.
Le argomentazioni portate dall’ex ufficiale dell’Armée iniziano con una precisa distinzione tra i due tipi classici d’esplosione: la deflagrazione e la detonazione. Questo perché è proprio partendo da qui e osservando le foto dell’esplosione ed i suoi danni, che si può cominciare a parlare con una certa sicurezza di un missile.
Gli esplosivi provocano un onda d’urto notevolissima, con relativi danni collaterali, i deflagranti di molto inferiore o addirittura niente. Orbene il carburante di un aereo civile, il kerosene in caso d’incidente può solo deflagrare…Inoltre anche i colori dell’esplosione sono diversi, nel primo caso giallo pallido che diviene arancione e rosso a mano a mano che ci si allontana dal punto dell’esplosione. Nel secondo caso il fumo sarà particolarmente nero, denso, quasi grasso mescolato alle fiamme.
Altro particolare interessante, i primi mezzi dei pompieri intervenuti utilizzano camion con serbatoi pieni d’acqua e non di liquido specifico che serve per combattere gli incendi con idrocarburi. L’acqua viene utilizzata proprio in quegli incendi di tipo urbano che necessitano di un rapido raffreddamento dei caseggiati, per poter poi operare meglio da parte delle squadre di pompieri. Si vedono chiaramente le fiamme ed il fumo di un classico incendio urbano.
Non vi sono poi tracce dense di oli combusti sulle pareti esterne e nell’interno dell’edificio colpito.
Ma Henry Brunel si spinge oltre e arriva alla conclusione che i fori nei muri, sono senza ombra di dubbio stati provocati da cariche cave… Queste cariche sono state studiate per perforare le corazze dei mezzi blindati ed i numerosi strati delle fortificazioni in cemento. Esse, grazie al loro dardo infuocato riescono a trapassare diversi strati di muro in cemento armato e quindi non ha avuto difficoltà alcuna ad oltrepassare addirittura tre edifici del pentagono, poi una volta all’interno esplode la carica vera e propria.
Ma se non è stato l’aereo del volo 77 dell’American Airlines a colpire il Pentagono, dove è finito il vero aereo con tutti i suoi passeggeri?
La mattina dell’11 settembre 2001, quando alle 8,55 l’aereo della American Airlines sparisce dai radar della FAA - l’ente federale che controlla i voli civili negli Stati Uniti - e circa alle 9,37 il Pentagono viene colpito da un ordigno (aereo-elicottero-missile?). Subito viene associata alla sparizione dell’aereo della AA, all’attacco che ha subito la sede delle difesa Usa.
Le prime notizie, dicono che alle 8,55 l’aereo ha spendo il “trasponder” di bordo (sistema che permette di rilevare da terra attraverso il radar i dati dell’aereo, quota, matricola ecc, rendendosi praticamente invisibile. La cosa è strana perché lo spegnimento del trasponder non fa altro che attirare l’attenzione sull’aereo da parte del sistema di difesa americano che ha sede nel Colorado, il Norad - Nord America Aereospace Defense Command - (http://airforce.dnd.ca/athomedocs/athomelef.htm) in meno di due minuti la sparizione viene segnalata come minaccia e si levano in volo i caccia. In pratica i presunti dirottatori avrebbero commesso una madornale ingenuità, facendo subito scattare le misure d’intercettazione dell’Usaf. A quel punto solo i radar militari potevano seguire il volo dell’aereo “scomparso” avendo a disposizione un sistema di rilevamento che non necessita del trasponder, come quelli civili della FAA, detti secondari (solo in alcune zone anche la FFA possiede radar in grado di rilevare aerei privi di trasponder).
Quindi le notizie diramate da questo momento sono solo di fonte militare: perché spegnere il trasponder così presto e così lontano dall’ipotetico obiettivo? Per renderlo forse solo invisibile ai radar civili, ma visibilissimo a quelli militari? Si sa solo da fonte civile l’ora del decollo dall’aeroporto Dulles di Washington di un aereo della AA con destinazione Los Angeles.
Il pilota ha contattato la torre di controllo l’ultima volta alle 8,50, poi da quel momento si perde il controllo dell’aereo, che avrebbe percorso circa 1000 km, per poi tornare indietro e colpire il Pentagono… secondo le fonti “ufficiali militari”.
Da allora la guerra “americana” contro Afghanistan, Iraq e forse domani Iran si è dispiegata in tutta la sua forza, foraggiata dalle menzogna artatamente costruite dal governo statunitense e dalla vile complicità degli “alleati” europei.
di Federico Dal Cortivo
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18 settembre 2010

11 settembre: il bluff del Pentagono

Il Pentagono rilasciò nel maggio 2006 ai principali mass media, un filmato delle telecamere di sicurezza del ministero della Difesa Usa, che avrebbe dovuto dimostrare l’esistenza dell’aereo che colpì l’11 settembre del 2001 l’edificio.
Intenzione, dissipare i dubbi su quanto avvenne quel giorno. In realtà non si vede nulla, ovvero le immagini riprese da una telecamera di sorveglianza dell’edificio mostrano che qualcosa va verso l’edificio e poi vi è una forte esplosione, ma la sagoma non è certamente quella di un grosso Boeing 757-200. Nessuna prova quindi a sostegno della tesi Usa che sia stato un aereo commerciale dirottato a colpire il Pentagono. Nessuna parte dell’aereo è stata mai ritrovata o mostrata in pubblico, anche sei il capo progetto restauro del Pentagono, Lee Evy dichiarò che “vi erano considerevoli prove dell’aereo all’esterno dell’edificio”. Vigili del Fuoco, ufficiali della Difesa, nessuno di loro ha mai visto un solo pezzo di fusoliera, tranne Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa. Qualcosa però è esplosa nel colpire l’edificio, molto probabilmente un missile, sia per la dinamica dell’esplosione, sia per i danni provocati dall’impatto (basta osservare il buco nel quale è penetrato il sedicente apparecchio per accorgersi che è di appena 5-6 metri di larghezza, proseguendo poi la sua corsa attraverso altri 3 edifici del ministero, con un angolo di 45°, forando i palazzi da parte a parte e non sfondandoli come presumibilmente avrebbe fatto un grosso aereo passeggeri. Il testimone Steve Patterson dice di aver visto “un oggetto metallizzato passare… con un rumore simile a quello emesso da un caccia militare… per poi dirigersi verso il Pentagono”. Anche Tom Seibert, ingegnere che lavora al ministero della Difesa Usa afferma di aver sentito un rumore simile a quello di un missile e di avere poi udito una forte esplosione.
La tesi “ufficiale” Usa continua a sostenere che se tracce non sono state trovate è perché “l’aereo si sarebbe polverizzato, fuso e quindi pressoché sparito in un nube di calore”.
Così come ha dell’incredibile sostenere che il muso dell’aereo, fatto di materiale non certamente adatto da fungere come ariete, abbia sfondato vari muri perimetrali degli edifici. L’ipotesi più probabile è che si sia trattato di un missile “cruise”, che possono essere lanciati da unità di superficie e sottomarine o aeree. Hanno un preciso sistema di guida che gli consente di riconoscere la rotta immagazzinata nel computer di bordo, confrontandola con il terreno sottostante. A conferma del fatto che l’esplosione sia dovuta ad un missile, la testimonianza di Pierre Henri Bunel, ex ufficiale francese d’artiglieria, proveniente dalla famosa accademia militare di Saint-Cyr, esperto in esplosivi, effetti delle granate d’artiglieria su cose e persone e lotta antincendio contro le fiamme generate dalle granate.
Le argomentazioni portate dall’ex ufficiale dell’Armée iniziano con una precisa distinzione tra i due tipi classici d’esplosione: la deflagrazione e la detonazione. Questo perché è proprio partendo da qui e osservando le foto dell’esplosione ed i suoi danni, che si può cominciare a parlare con una certa sicurezza di un missile.
Gli esplosivi provocano un onda d’urto notevolissima, con relativi danni collaterali, i deflagranti di molto inferiore o addirittura niente. Orbene il carburante di un aereo civile, il kerosene in caso d’incidente può solo deflagrare…Inoltre anche i colori dell’esplosione sono diversi, nel primo caso giallo pallido che diviene arancione e rosso a mano a mano che ci si allontana dal punto dell’esplosione. Nel secondo caso il fumo sarà particolarmente nero, denso, quasi grasso mescolato alle fiamme.
Altro particolare interessante, i primi mezzi dei pompieri intervenuti utilizzano camion con serbatoi pieni d’acqua e non di liquido specifico che serve per combattere gli incendi con idrocarburi. L’acqua viene utilizzata proprio in quegli incendi di tipo urbano che necessitano di un rapido raffreddamento dei caseggiati, per poter poi operare meglio da parte delle squadre di pompieri. Si vedono chiaramente le fiamme ed il fumo di un classico incendio urbano.
Non vi sono poi tracce dense di oli combusti sulle pareti esterne e nell’interno dell’edificio colpito.
Ma Henry Brunel si spinge oltre e arriva alla conclusione che i fori nei muri, sono senza ombra di dubbio stati provocati da cariche cave… Queste cariche sono state studiate per perforare le corazze dei mezzi blindati ed i numerosi strati delle fortificazioni in cemento. Esse, grazie al loro dardo infuocato riescono a trapassare diversi strati di muro in cemento armato e quindi non ha avuto difficoltà alcuna ad oltrepassare addirittura tre edifici del pentagono, poi una volta all’interno esplode la carica vera e propria.
Ma se non è stato l’aereo del volo 77 dell’American Airlines a colpire il Pentagono, dove è finito il vero aereo con tutti i suoi passeggeri?
La mattina dell’11 settembre 2001, quando alle 8,55 l’aereo della American Airlines sparisce dai radar della FAA - l’ente federale che controlla i voli civili negli Stati Uniti - e circa alle 9,37 il Pentagono viene colpito da un ordigno (aereo-elicottero-missile?). Subito viene associata alla sparizione dell’aereo della AA, all’attacco che ha subito la sede delle difesa Usa.
Le prime notizie, dicono che alle 8,55 l’aereo ha spendo il “trasponder” di bordo (sistema che permette di rilevare da terra attraverso il radar i dati dell’aereo, quota, matricola ecc, rendendosi praticamente invisibile. La cosa è strana perché lo spegnimento del trasponder non fa altro che attirare l’attenzione sull’aereo da parte del sistema di difesa americano che ha sede nel Colorado, il Norad - Nord America Aereospace Defense Command - (http://airforce.dnd.ca/athomedocs/athomelef.htm) in meno di due minuti la sparizione viene segnalata come minaccia e si levano in volo i caccia. In pratica i presunti dirottatori avrebbero commesso una madornale ingenuità, facendo subito scattare le misure d’intercettazione dell’Usaf. A quel punto solo i radar militari potevano seguire il volo dell’aereo “scomparso” avendo a disposizione un sistema di rilevamento che non necessita del trasponder, come quelli civili della FAA, detti secondari (solo in alcune zone anche la FFA possiede radar in grado di rilevare aerei privi di trasponder).
Quindi le notizie diramate da questo momento sono solo di fonte militare: perché spegnere il trasponder così presto e così lontano dall’ipotetico obiettivo? Per renderlo forse solo invisibile ai radar civili, ma visibilissimo a quelli militari? Si sa solo da fonte civile l’ora del decollo dall’aeroporto Dulles di Washington di un aereo della AA con destinazione Los Angeles.
Il pilota ha contattato la torre di controllo l’ultima volta alle 8,50, poi da quel momento si perde il controllo dell’aereo, che avrebbe percorso circa 1000 km, per poi tornare indietro e colpire il Pentagono… secondo le fonti “ufficiali militari”.
Da allora la guerra “americana” contro Afghanistan, Iraq e forse domani Iran si è dispiegata in tutta la sua forza, foraggiata dalle menzogna artatamente costruite dal governo statunitense e dalla vile complicità degli “alleati” europei.
di Federico Dal Cortivo