30 agosto 2007

La crisi bancaria mondiale



Mentre la stampa internazionale intona all'unisono “per fortuna non ci siamo fatti niente”, la crisi bancaria globale che ha dominato il mese di agosto continua imperterrita. Quanto sia disperata la situazione è riflesso nelle due iniziative prese dalla Federal Reserve nella penultima settimana d'agosto.
Primo, la Fed ha reso nota la propria disponibilità ad accettare dalle banche titoli ABCP (Asset Backed Commercial Papers, ovvero strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione dei crediti) come collaterale per prestiti da essa concessi, decisione presa per rispondere al fatto che quei titoli non trovavano più acquirenti tra le banche commerciali. L'annuncio, dato per la Fed da Andrew Williams il 24 agosto, è citato da Bloomberg.
Secondo, la Federal Reserve ha accettato di forzare la regolamentazione bancaria per effettuare il salvataggio di Citigroup e Bank of America. Alla richiesta in tal senso delle due banche, la Fed rispondeva il 20 agosto esentandole ambedue dalla regola che limita il volume di prestito che possono emettere attraverso imprese di brokeraggio associate. Altre banche, compresa la J.P. Morgan, hanno probabilmente ottenuto la stessa esenzione.
La normativa federale limita l'esposizione dei finanziamenti verso una affiliata al 10% del capitale della banca. Adesso la Fed consente a Citibank e Bank of America di emettere prestiti per un massimo di 25 miliardi, cosa che, nel caso di Citibank rappresenta il 30% del suo capitale. Sebbene si parli di una esenzione temporanea, una data di scadenza non è stata però menzionata.
Le banche pubbliche tedesche continuano a preoccupare
La crisi dei subprime ha colpito la Industriebank (IKB), che il 30 luglio ha rischiato l'insolvenza, e la Sachsen LandesBank entrata in crisi la settimana seguente. Le banche pubbliche tedesche sono anche diventate l'obiettivo di “rumors” e di operazioni di guerra psicologica. Con le sue 2100 banche, cinque volte più numerose di quelle inglesi e quattro volte più di quelle francesi, la Germania ne ha troppe, di banche, sostiene questo dibattito orchestato che conclude: quindi si capisce che è ora di fare pulizia.
Storicamente il sistema bancario pubblico tedesco si è sviluppato in rapporto al Mittelstand, la piccola e media industria, e ha tradizionalmente provveduto al bene comune, in particolare grazie alla strutture delle casse di risparmio locali e delle banche regionali. Queste costituiscono in pratica una rete che sin ora ha cercato di frenare gli eccessi speculativi ed ha esteso il credito a lungo termine al Mittelstand. Di contro, le banche private globalizzate vedono in tale struttura il proprio nemico numero uno.
L'attacco alle banche pubbliche, che complessivamente gestiscono un volume di capitali di circa 2 miliardi di euro che fanno tanto gola agli speculatori, è in atto già da anni, con la Commissione UE che nel 2005 si è prestata per abolire le garanzie statali a queste banche. Da allora le banche pubbliche sono state costrette a esporsi sempre di più in operazioni speculative ad alto rischio e sembra ora che la Sachsen LB avesse in mano una delle bolle più voluminose, attraverso la divisione Sachsen LB Europe di Dublino, per un totale di 65 miliardi di dollari. Già solo il fondo Ormond Quay registrato a Dublino ha emesso 17,5 miliardi di prestiti garantiti da asset 3,5 miliardi dei quali in mutui subprime negli USA. Un fondo secondario gestito dalla filiale di Dublino con un capitale inferiore ai 200 milioni di euro è arrivato ad emettere crediti fino a 20 miliardi di euro. Altre tre banche pubbliche tedesche - West LB, HSH Nordbank e Bayern LB - hanno ammesso di operare nel mercato dei subprime negli USA e di essere esposte a rischi, pur senza fornire alcuna cifra.
Il 26 agosto si è tenuta l'assemblea d'emergenza dei soci di Sachsen LB - lo stato della Sassonia (37%) e il gruppo delle casse di risparmio delle Sassonia (63%) . E' stata decisa la vendita alla più grande banca pubblica tedesca, la LBBW del Baden-Wuerttemberg. Questo nominalmente consente di mantenere il controllo “pubblico” sulla banca, ma non affronta in alcun modo il problema delle banche costrette a rischiare sui mercati speculativi, in barba al mandato originale di provvedere agli investimenti per il bene comune.
In tale contesto, sulla stampa tedesca qualcuno ha fatto notare come banche quali Sachsen LB, West LB, LB Schleswig-Holstein e LB Hamburg subirono perdite solenni in occasione del tracollo dei derivati del 2000-2001 quando la londinese Barclays Capital piazzò titoli CDO per centinaia di milioni di euro a ciascuna di queste banche.
Tutta questa situazione, ma la colpa dei cittadini che lavorano qual'è?

29 agosto 2007

I cicli economici e scommesse di crack finanziario



Noi tutti viviamo in cicli naturali di una certa ampiezza ed intensità. Anzi, la frequenza delle nostre onde influenza la nostra vita ed il nostro modo di comportarci.
Chi studia i cicli economici conosce il loro l'andamento e l'influenza sulle borse mondiali.
Vediamo come nascono le scommesse sulla borsa. Un anonimo speculatore
ha acquistando nei giorni scorsi 245 mila opzioni «put» sull’indice Eurostoxx 50 del Dow Jones.
E’ una scommessa rischiosa: se le azioni mondiali non precipiteranno di tanto, il compratore misterioso rischia di perdere un miliardo di dollari.
Ma se ha ragione lui, guadagnerà miliardi ed anche più.
Il personaggio deve essere sicuro del fatto suo: è certo che qualcosa di brutto accadrà tra oggi e il 21 settembre, la data in cui le opzioni perdono il diritto di essere comprate o vendute.

Che cosa può accadere?
I mercati stanno già cadendo, ma non nella misura imponente prevista dall’anonimo.
Tuttavia alcuni analisti finanziari puntano il dito sul fatto che, nell’accresciuta volatilità e avversione al rischio di questi giorni, si è apprezzato lo yen, la valuta tanto largamente usata dalla speculazione per il «carry trade»: gli speculatori hanno contratto debiti a breve in yen (a tasso basso) ed hanno prestato a lungo termine in «investimenti» a tasso più alto.
Ma ora che lo yen risale, il loro debito in yen sale e rischia di schiacciarli.
Ciò profila altre bancarotte, oltre a quelle attese a danno dei demenziali compratori di titoli «subprime» (garantiti da mutui ormai inesigibili, concessi a persone senza reddito certo): un doppio crack.
Gli indebitati in yen sono infatti obbligati a sbolognare i loro crediti a lungo termine (se c’è chi li compra) per comprare gli yen con cui estinguere i loro debiti giapponesi.
Ciò, come minimo, forzerà verso l’alto i tassi d’interesse a lungo termine.
Di conseguenza, anche il costo dei mutui variabili aumenterà, accrescendo il numero dei mutuarati insolventi, accelerando così il crack immobiliare USA (più case invendute offerte a prezzi da liquidazione) e dunque precipitando la recessione americana.
E’ questo che prevede l’anonimo scommettitore nel più imponente crollo di mercato dal 1929?
E’ possibile
Ma come fa ad essere sicuro della data, entro il 21 settembre?

C’è un’altra ipotesi, più inquietante: che l’anonimo «sappia» di un attentato tipo 11 settembre fissato per quella data o poco prima.
Come si ricorderà, anche ai primi di settembre del 2001 alcuni anonimi profeti comprarono una quantità anomala di opzioni put su United Airlines ed American Airlines, scommettendo su un clamoroso ed improvviso ribasso delle due compagnie aeree: coinvolte coi loro velivoli nel mega-attentato firmato bin Laden, le due compagnie videro precipitare le loro azioni da 30 dollari a 18 in poche ore.
Gli anonimi scommettitori fecero un bel profitto, parte del quale non osarono però ritirare perché li avrebbe rivelati come «insider» della morte.
Come si sa, parte degli ordini «put» risultò partito da una banca d’affari, la AB-Brown, di cui era stato presidente esecutivo A.B. «Buzzy» Krongard, uno dei capi della CIA alla data dell’attentato.
Tuttavia il profitto di quella speculazione sul terrore si valutò allora a una decina di milioni di dollari; nulla rispetto al profitto atteso dal nuovo misterioso speculatore.
Si attende un evento evidentemente più catastrofico e sorprendente dell’11 settembre.
Un evento capace di produrre un crollo così rilevante sarebbe, poniamo, la svendita massiccia delle sue vaste riserve in dollari da parte della Cina, il che sembra improbabile.
Il peggio è che lo speculatore misterioso ha puntato sul crollo di un indice azionario europeo: «sa» che la catastrofe attesa colpirà l’Europa, piuttosto che gli Stati Uniti?
Può essere necessario un attentato giustificativo per un intervento che certo scuoterebbe i mercati?
Senza scomodarci molto, guardando la figura in alto si notano i cicli economici di breve, e la coincidenza con i ciclo a 5 anni. Una convergenza di frequenze tarate per un periodo importante.
La stessa operazione fu fatta per il 15 settembre 2001 e, in quella occasione il ciclo decennale ha aumentato i suoi effetti.
Certo che il ciclo peggiore è il ciclo a 70 anni ( periodo simbolo di ogni ciclo economico) che dal 1929 ha portato ad una serie di successi per le banche e, le borse. Sarà sempre così? Per la fine di quel ciclo c'è ancora tempo,... alcuni anni.

27 agosto 2007

11 9 : Mistero della Fede o ...un sogno ?


L'undici settembre è successo un evento che ha cambiato e, sta cambiando i nostri usi, costumi mentalità e libertà individuali.
Le ipotesi di complotto o casualità vengono pubblicate con "facilità" disarmante. Ognuno dice la sua e, aggiungo la mia.
Nel giugno del 2001 mi trovavo in una località sperduta dell'appennino toscano-romagnolo per un aggiornamento. Il posto, isolato è dire poco. Circa due ore di saliscendi per un gruppo di case dove elettricità e fonti elettromagnetiche non erano presenti. Pannelli fotovoltaici, un gruppo su una sorgente le uniche fonti
di energia visibili. Ebbene, in questo contesto, mi ricordo molto bene quello che una "medium" predisse. Davanti ad un gruppo di persone disinteressate all'argomento parlò di forze del bene e del male che si stanno scontrando e, a settembre di quest'anno (2001) ci sarà un evento che cambierà il nostro status, le nostre vite. Tale evento sarà il risultato delle forza del Male e, in base alla forza dell'evento dovremo preoccuparci. Questo evento traccerà un solco molto profondo tra passato e futuro.
Altre cose predisse ma, ho dimenticato molto presto. A distanza di anni ricordo l'evento con un centinaio di presenti da ogni parte d'Italia.
Sul web, invece le stranezze per coprire l'evento o dire che non è successo niente non mancano. Il caso delle American Airlines la più esposta con opzioni di vendita.
Un dubbio che nessuno ha ancora sciolto.
La pagina di Wikipedia in inglese dedicata all’American Airlines è stata modificata nella parte che riguarda i dirottamenti dell’11 settembre 2001.
Sentite un po’.

La versione originale (ultima revisione: 23 aprile 2006, ore 13.29) era la seguente (traduco):
“Due aerei della American Airlines vennero dirottati e si schiantarono nel corso degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001: il volo American Airlines 77 (un Boeing 757) e il volo American Airlines 11 (un Boeing 767)”.

Per chi non lo ricordasse: il volo 77 era quello che, secondo la leggenda, si sarebbe schiantato sul Pentagono, mentre il volo 11 era l’aereo schiantatosi contro la Torre Nord del WTC.
Bene. La pagina di Wikipedia è stata modificata il 25 aprile 2006 e attualmente vi si legge:
“Due aerei della American Airlines vennero dirottati e si schiantarono nel corso degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001: il volo American Airlines 77 (un Boeing 757) e il volo American Airlines 11 (un Boeing 767). Benché questi voli fossero partenze giornaliere prima dell’11 settembre 2001 e anche il mese successivo, tuttavia né il volo 11 né il volo 77 erano programmati per l’11 settembre 2001. I registri curati dal Bureau of Transportation Statistics (www.bts.gov/gis/) non elencano, per quel giorno, nessuno dei due voli”.
Capito? Gli aerei che si schiantarono contro il WTC e contro il Pentagono non erano in programma per l’11 settembre 2001 e secondo il BoTS non sono mai decollati. A questo punto sorge la legittima curiosità di chiedere ai curatori di Wikipedia – nonché al BoTS - che cosa, esattamente, abbia colpito, secondo loro, le torri e il Pentagono in quel giorno fatidico.
Si dirà che Wikipedia è un’enciclopedia “aperta” ed è tristemente nota per le manipolazioni incontrollate (o poco controllate) che chiunque può eseguire sulle sue voci.
Ma qui viene il bello.
Stando ad una ricerca eseguita dai curatori, la modifica in questione è stata effettuata dall’indirizzo IP 144.9.8.21, che è situato presso gli uffici della stessa American Airlines. Perché la AA ha eseguito queste modifiche? Davvero al Bureau of Transportation Statistics quei voli non risultano in programma per l’11 settembre? Ci siamo sognati tutto?

25 agosto 2007

Gli effetti "benefici" del crack finanziario


«Il bilancio militare di Israele è stato tagliato, in un solo colpo e improvvisamente, di un impressionante 10 per cento. La ragione: Washington ha comunicato a Gerusalemme che non avrebbe proceduto alla solita e attesa infusione di aiuti militari, perché lo zio Sam non ha soldi».
Così rende noto la rivista giudaica Forward, in una analisi dal titolo significativo: «I mutui e la questione ebraica» (15 agosto 2007).
E’ dunque lo stesso Forward a collegare una improvvisa crisi dell’onnipotenza bellica israeliana al crach tipo 1929 innescato dalla crisi dei mutui «subprime».
«C’è un piccolo angolo del mondo che è terrificato dalla debolezza dell’America», scrive testualmente.
La questione ha un lato ironico.
La «crisi dei mutui» e la conseguente «mancanza di liquidità» non indica solo il crepuscolo del sistema finanziario USA: prelude al naufragio dell’ultimo esperimento sociale imposto al mondo da uno speciale gruppo umano.
Come non si stanca di rilevare il candidato repubblicano Ron Paul, i neoconservatori ebraico-americani sono di formazione trozkisti: ossia tra gli artefici del grande e sanguinoso esperimento sociale che consistette nell’imporre l’ideologia «scientifica» del marxismo nel modo più dogmaticamente puro, senza scendere a compromessi con la realtà, e senza alcuna pietà per il suo costo umano.
La dottrina prima di tutto.
Fallito l’esperimento in ragione della sua stessa purezza di applicazione (l’essenza del marxismo «nemica dell’esistenza»: più rigorosamente viene applicata, più strangola la realtà sottostante), i trotzkisti hanno cambiato cavallo ideologico, ma con lo stesso furore dogmatico.
La nota lobby ha approfittato del temporaneo status di «unica superpotenza rimasta» degli Stati Uniti per imporre l’ideologia del liberismo «americano» con la stessa purezza ideologica: l’ideologia del «mercato» e del profitto allo stato chimicamente puro, ossia senza alcuna infusione di socialità pubblica né di solidarietà collettiva.

Lo riconosce a malincuore la stessa rivista Forward.
L’economia di purissimo mercato finanziario, ammette, non è un fatto naturale.
E’ stato reso possibile «in parte dalla deregulation del sistema bancario e finanziario, in parte dalle riforme fiscali» (gli enormi tagli alle tasse sulla ricchezza finanziaria) ad aver instaurato, con il declino «dell’economia basata sull’industria» in USA e in tutto l’Occidente, il nuovo sistema: consistente «nella impressionante crescita di servizi finanziari, ossia di prestare e indebitarsi per profitto, ormai la parte maggiore della nostra economia».
Ciò è visibile «nella incessante pubblicità che ci invita a indebitarci: con l’offerta di nuove carte di credito, di sempre più facili mutui, di rifinanziare i nostri debiti personali per riprendere a consumare. Le istituzioni finanziarie, sotto pressione continua a crescere, hanno continuamente abbassato le condizioni per il credito al consumo».
Fra le offerte, Forward cita la più rovinosa, non certo ignota ai debitori italiani: i mutui a tasso variabile.
«Presentati inizialmente come convenienti, basati sul denaro prestato a basso costo, essi promettevano futuri aumenti, un giorno o l’altro, in futuro. Quel giorno è arrivato».
Come il marxismo «scientifico», anche la teoria del monetarismo «scientifico» e senza compromessi ha una falla logica.
Come i trozkisti hanno sempre ignorato che l’esproprio della proprietà privata, la statalizzazione totale dei mezzi di produzione, tagliava alla radice la capacità e volontà di produrre così i monetaristi (a cominciare dal Nobel ed ebreo Milton Friedman, della Chicago School) hanno sempre ignorato il peso che il debito accumulava sull’economia reale.
Per i dottrinari, la quantità di debito è irrilevante, fintanto che il costo dell’indebitamento (tassi d’interesse) è basso.
Così, hanno creduto che non solo gli individui, ma la «sola superpotenza rimasta» potesse continuare a dominare il mondo producendo sempre meno e indebitandosi sempre più. Demandando alla Cina la fabbricazione di merci, e prendendo in prestito dalla Cina o soldi per comprare le merci cinesi.

Naturalmente il dogma sottovalutava l’effetto cumulativo degli interessi, basti dire questo: in USA, nel 1950, un dollaro di debito innescava 4 dollari di attività economica.
Nel 2000, un dollaro preso a prestito rendeva solo 20 centesimi.
Nel 2005, solo 10 centesimi.
Oggi, praticamente, più nulla, secondo i dati forniti da Paul Kasriel, direttore delle ricerche economiche della Northern Trust.
Gli interessi cumulati si mangiano il profitto, e anche lo slancio produttivo occidentale.
Come nel caso del comunismo, l’esperimento sociale del monetarismo globale sta fallendo, con seguito di miserie e sofferenze.
«In tutto il paese la famiglie scoprono che i loro mutui si gonfiano come palloni mentre i loro redditi declinano, dato che le fabbriche sono fuggite, e non possono più pagare. Le istituzioni di prestito si trovano così a corto di liquido, e non possono pagare i loro investitori. I fondi d’investimento basati sull’acquisto di debito (che prometteva grandi profitti, se i debitori pagavano) stanno cadendo nel vuoto. L’industria immobiliare, massimo motore della crescita USA, sta perdendo quota. L’economia rallenta. Il dollaro perciò si deprezza sui mercati mondiali. E così gli americani, i consumatori e lo Zio Sam stesso, possono comprare meno di prima».
«Ma il peggio, la bomba, è che i fondi esteri che hanno investito nel credito americano, specialmente nei mutui, stanno crollando. Due grandi banche tedesche hanno chiuso gli scambi a luglio per prevenire vendite da panico. Una delle maggiori banche francesi ha chiuso tre dei suoi fondi per lo stesso motivo. La banca centrale europea perciò ha iniettato 130 miliardi di dollari per sostenere le banche rimaste senza liquido, perché i loro investimenti americani n on rendono più nulla».
«Di conseguenza, gli investitori stranieri si liberano dei dollari. Ciò deprezza ulteriormente il dollaro. E soprattutto, aumenta il prezzo che il nostro governo - che ha preferito indebitarsi anziché tassare - deve pagare per fornirsi di denaro per le sue spese».

A cominciare dalle spese belliche: gli USA sono trasformati, per volontà degli ideologici trotzkisti neocon, da «welfare state» in «warfare state», lo stato della guerra permanente, della rivoluzione permanente per diffondere la «democrazia».
Tra queste spese belliche primeggiano gli «aiuti», almeno 3 miliardi di dollari l’anno, per il bellicismo insaziabile israeliano.
Ora, mancano i soldi persino per Giuda e il suo «regno» del terrore e della minaccia.
Finalmente un effetto collaterale benefico della grande crisi incombente.
E alquanto ironico.

Maurizio Blondet

19 agosto 2007

I furbetti delle Camere: il loro eldorado.



Fare il ragioniere alla Camera è affare certamente impegnativo. E non a caso ci vuole una laurea triennale per accedere al rango. Dall'alto di questa mansione si istruiscono le pratiche per i rimborsi elettorali dei partiti, si preparano le buste paga dei parlamentari, si cura l'amministrazione di Montecitorio. Giusto che si riceva uno stipendio adeguato alle responsabilità del mestiere. Ma fare il presidente della Repubblica, è certamente compito più delicato e importante per le sorti del Paese. E il trattamento economico, soprattutto in tempi nei quali si predica tanto la meritocrazia, dovrebbe tenerne conto. Cosa dicono invece le buste paga degli interessati? Che con i suoi 237 mila 560 euro lordi annui (rivalutati ogni 12 mesi) maturati dopo 35 anni di servizio, il ragioniere di Montecitorio guadagna quasi 20 mila euro in più del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il cui appannaggio, congelato ai valore del 1999 per le difficoltà dei conti pubblici, è fermo a 218 mila euro lordi l'anno. E come non restare ammirati di fronte agli stenografi del Senato? Sono 60 in tutto e compilano i resoconti dei lavori dell'aula e delle varie commissioni. Svolgono un lavoro ormai in estinzione per via delle nuove tecnologie, ma all'apice della carriera arrivano a guadagnare 253 mila 700 euro lordi l'anno. Molto di più non solo del presidente Napolitano, ma anche del capo del governo Romano Prodi che, tra indennità parlamentare (145 mila 626 euro), stipendio da premier (54 mila 710) e indennità di funzione (11 mila 622), arriva a 212 mila euro lordi l'anno. E di ministri titolati come Massimo D'Alema (Esteri), che riscuote 189 mila 847 euro, e Tommaso Padoa-Schioppa (Economia), che ogni anno incassa 203 mila 394 euro lordi (è la paga dei ministri non parlamentari). Tutti abbondantemente distanziati dallo stenografo e dal ragioniere e addirittura umiliati al cospetto dei compensi dei segretari generali di Senato e Camera, Antonio Malaschini e Ugo Zampetti, che a fine anno arriveranno a incassare rispettivamente 485 mila e 483 mila euro lordi.


Ecco le sorprese che spuntano esaminando i dati sul trattamento economico dei dipendenti di Camera e Senato. E non sono le sole: barbieri ('operatori tecnici') che possono arrivare a guadagnare oltre 133 mila euro lordi l'anno a fronte dei circa 98 mila di un magistrato d'appello con 13 anni di anzianità. E collaboratori tecnici operai che dall'alto dei loro 152 mila euro se la ridono dei professori universitari ordinari a tempo pieno inchiodati, dopo vari anni di carriera, a circa 80 mila euro lordi l'anno. Retribuzioni da favola, insomma, che non hanno uguali nell'universo del pubblico impiego e che si accompagnano a trattamenti pensionistici di assoluto favore perfettamente allineati, in tema di privilegi, ai criticatissimi vitalizi di deputati e senatori. Ma quanti sono questi fortunati dipendenti parlamentari? Quanto guadagnano esattamente? E attraverso quali meccanismi riescono ad ottenere trattamenti economici così favorevoli?

Stipendi d'oro I dipendenti di Camera e Senato (vengono assunti solo per concorso) sono in tutto 2.908, di cui 1.850 a Montecitorio e 1.058 a Palazzo Madama. I primi (dati dei bilanci 2006) costano complessivamente circa 370 milioni di euro, i secondi 198; molto di più di deputati (287) e senatori (133 milioni). Per ambedue i rami del Parlamento le voci che pesano di più nei capitoli di spesa per il personale sono gli stipendi e le pensioni. Per quanto riguarda le retribuzioni, la Camera sborsa ogni anno 210 milioni di euro a fronte dei 130 milioni del Senato. I costi delle pensioni assorbono invece 158 milioni nel bilancio di Montecitorio e 70 milioni a Palazzo Madama. La prima cosa che salta agli occhi, sia alla Camera che al Senato, sono le singolari regole di calcolo di stipendi e pensioni, regole tanto sorprendenti da trasformare i due palazzi in autentiche isole del privilegio. A fissarle, godendo le due strutture dell'autonomia amministrativa garantita agli organi costituzionali, sono stati in passato i due uffici di presidenza di Camera e Senato, composti dai rispettivi presidenti (i predecessori di Fausto Bertinotti e Franco Marini), i loro vice e tre parlamentari-questori.
Per quanto riguarda Montecitorio, i dipendenti sono distribuiti in sei categorie retributive. Da cosa sono costitute esattamente le retribuzioni? Dallo stipendio tabellare (paga base); dalla indennità integrativa speciale (la vecchia contingenza, bloccata al 1996) e da altre voci come gli assegni di anzianità che vengono elargiti nella misura del 10 per cento della paga tabellare al diciassettesimo e al ventitreesimo anno di servizio. Tutte voci che, insieme a una strana "indennità pensionabile, pari al 2,5 per cento delle competenze lorde annue dell'anno precedente", contribuiscono a dare uno straordinaro slancio agli stipendi.

Due commessi sistemano il microfono a
Fausto Bertinotti
Che hanno altre caratteristiche singolari: sono onnicomprensivi (sommano straordinari e lavoro notturno) e vengono pagati per 15 mensilità. Con un riconoscimento aggiuntivo per alcuni incarichi: al segretario generale e ai suoi vice, ai capi ufficio e a tutti coloro che hanno responsabilità di coordinamento, spetta anche un'indennità di funzione (tabella a pag. 51) che varia dagli oltre 46 mila euro lordi l'anno (pari a un netto di 2.206 al mese per 12 mensilità) spettanti al segretario generale Zampetti, ai 7.300 (346 euro netti al mese) assegnati al vice assistente superiore. Di assoluto favore anche le norme che regolano la progressione retributiva all'interno di ciascun fascia, scandita da scatti biennali che variano tra il 2,5 e il 5 per cento. Ma soprattutto dai balzi economici connessi ai passaggi di livello, riconosciuti dopo il superamento di periodiche verifiche di professionalità.

Per quanto riguarda le fasce retributive della Camera (tabella in alto), la prima è costituita dagli operatori tecnici. Ne fanno parte gli addetti alle officine, gli operai, i barbieri, gli autisti e gli inservienti della buvette. Costoro entrano nei ruoli con uno stipendio lordo annuo iniziale di 32 mila 483 euro per arrivare a riscuotere, con 35 anni di servizio, la bellezza di 133 mila 375 euro (pari a 8.675 euro lordi al mese). Davvero ragguardevole se si considera che le loro mansioni sono esclusivamente manuali. Nella seconda categoria sono inquadrati invece gli assistenti, i famosi commessi in divisa e gli addetti alla vigilanza, che iniziano con una paga annuale di 36 mila 876 euro e concludono la carriera con lo stesso stipendio degli operatori tecnici. Il terzo gradino retributivo è rappresentato dai collaboratori tecnici, il gotha del proletariato parlamentare: vi sono compresi gli ex operai che hanno spuntato una qualifica superiore per il fatto di svolgere mansioni più complesse, come quelle relative "alla gestione degli impianti di riscaldamento e condizionamento" del Palazzo: questa aristocrazia operaia inizia con uno stipendio lordo annuo di 32 mila 753 euro e corona la carriera con 152 mila 790 euro (al mese, 9.937 euro lordi). Più su nella scala ci sono i segretari che supportano il lavoro dei funzionari negli uffici e nelle commissioni: ricevono un compenso di oltre 37 mila euro l'anno all'ingresso e se ne vanno dopo 35 anni con oltre 156 mila euro lordi (10.164 euro mensili). Un tetto retributivo d'eccellenza, ma pur sempre modesto se si guarda a quello che avviene nei piani alti della nomenklatura di Montecitorio.

Spulciando il trattamento della fascia superiore, cioè dei dipendenti del cosidetto IV livello, quello dei documentaristi, tecnici e ragionieri (le loro mansioni prevedono"l'istruttoria di elaborati documentali e contabili e attività di ricerca"), ci si imbatte in un balzo prodigioso delle retribuzioni: entrano alla Camera con una paga di 41 mila 432 euro l'anno per andarsene, dopo 35 anni, con 237 mila 560 euro (15.451 euro mensili lordi). Che sono tanti, ma che impallidiscono a fronte dei compensi dei consiglieri parlamentari, il gradino più alto dell'ordinamento del personale di Montecitorio. Sono tutti laureati, svolgono funzioni di organizzazione e direzione amministrativa, oltre che di supporto giuridico-legale agli organi della Camera e ai suoi componenti. Vero che sono sottoposti a due verifiche di professionalità dopo tre e nove anni di servizio (devono tra l'altro "predisporre un eleborato relativo a temi attinenti all'esperienza professionale maturata"), ma i loro stipendi sono di assoluto riguardo: iniziano con una retribuzione annuale di oltre 68 mila euro lordi per toccare, con il massimo dell'anzianità, 356 mila 788 euro, pari a 23.206 euro lordi al mese.
E al Senato? Qui si trattano ancora meglio. Nessuno riesce a spiegarne il motivo, ma le paghe di Palazzo Madama (tabella a pag. 49), per funzioni più o meno analoghe a quelle del personale della Camera, sono da sempre più alte. Pressoché identiche le voci della retribuzione (stipendio tabellare, indennità integrativa speciale, eccetera), unica differenza è lo sviluppo su 36 anni della carriera invece che sui 35 di Montecitorio. Dopodiché è il solito assalto al cielo delle retribuzioni: gli assistenti parlamentari (svolgono mansioni di vigilanza, tecniche e manuali) arrivano a riscuotere oltre 141 mila euro lordi l'anno (pari a 5.222 euro netti mensili); icoadiutori (mansioni di segreteria e archivistica) 170 mila, per uno stipendio netto di 6.194 euro; i segretari parlamentari (istruiscono "eleaborati documentali, tecnici e contabilili che richiedono attività di ricerca e progettazione") superano i 227 mila (8.120 euro netti mensili); gli stenografi (resocontano le sedute e le riunioni degli organi del Senato) saltano a quasi 254 mila (al mese, 9.018 euro netti); mentre i consiglieri possono arrivare a riscuotere a fine carriera la stratosferica cifra di 368 mila euro lordi l'anno (per un mensile netto di 12.871), oltre 12 mila euro in più dei loro pari grado della Camera.

Una commessa parlamentare
porta l'urna per le votazioni in aula
I baby nababbi
A retribuzioni tanto ricche non potevano non corrispondere trattamenti pensionistici altrettanto privilegiati. Ma quale riforma Dini, ma quale scalone di Maroni, ma quale innalzamento a 58 anni dell'età pensionabile come predica Prodi. I dipendenti di Camera e Senato non hanno mai temuto tagli per i loro trattamenti. A Montecitorio e Palazzo Madama continuano a prosperare le pensioni-baby soppresse per tutti gli altri dipendenti pubblici: si lascia il lavoro anche a 50 anni e con modalità di calcolo dell'assegno straordinariamente vantaggiose.

Cominciamo dalla Camera. Qui, per la pensione di vecchiaia, a partire dal 2000 l'età necessaria è stata progressivamente elevata a 65 anni allineandola a quella richiesta a tutti gli altri lavoratori. Per quanto riguarda invece le pensioni di anzianità dei dipendenti in servizio fino al gennaio 2001 (per quelli arrivati dopo si sta discutendo un diverso inquadramento), la situazione si fa più favorevole: è vero che si richiedono 35 anni di contribuzione e 57 anni di età come per gli altri lavoratori dipendenti, ma aggrappandosi alle pieghe del regolamento si può andare a riposo ben prima (dal 1992 a oggi l'età media di pensionamento per anzianità è di 52,9). Avendo prestato almeno20 anni di servizio effettivo (il cosidetto scalpettìo), basta pagare una modesta penalizzazione pari al 2 per cento (il cosidetto décalage) per ogni anno mancante ai 57 e il gioco è fatto. Tenendo conto che nel calcolo della contribuzione vanno considerati anche i riscatti universitari, quelli per il servizio militare e soprattutto i due bienni contributivi generosamente concessi ai dipendenti in occasione dell'anniversario dell'Unità d'Italia e della presa di Porta Pia (dichiarati validi l'ultima volta nel '92 per i dipendenti in servizio dall'allora presidente della Camera Nilde Iotti) ecco che è possibile riscuotere la pensione anche a 50 anni . E con criteri di conteggio di sfacciato favore.

Al posto del sistema contributivo (pensione commisurata ai contributi effettivamente versati) introdotto a partire dal 1995 per il resto dell'universo lavorativo, alla Camera vige ancora un sistema rigorosamente retributivo: pensione commisurata all'ultimo stipendio riscosso. In quale percentuale? Sicuramente il 90 per cento delle competenze tabellari (gli altri lavoratori pubblici si devono accontentare di circa l'80 per cento). Con una ulteriore, graziosa concessione: la cosidetta clausola d'oro che, sebbene eliminata per i miglioramenti relativi allo stato giuridico del personale in carica, aggancia ancora le pensioni degli ex dipendenti agli altri adeguamenti spettanti ai pari grado in servizio.

Ancora più generoso il trattamento di quiescienza riservato ai dipendenti del Senato. A costoro, per andare in pensione, basta raggiungere un parametro denominato quota 109, dietro il quale non si nascondono certo difficoltose asperità, ma piuttosto facilitazioni tanto comode quanto ingiustificate. Cos'è esattamente questa quota? La somma dell'età anagrafica, degli anni di servizio effettivamente svolto, dell'anzianità contributiva che, anche a Palazzo Madama, comprende gli anni riscattati per la laurea, il servizio militare e due bienni figurativi elargiti in passato da vari presidenti del Senato. È proprio applicando questi criteri chequalsiasi dipendente di 53 anni (l'età minima fissata) può chiedere e ottenere l'agognata pensione. Per scalare la fatidica quota 109 gli è sufficente sommare al requisito dell'età 25 anni di servizio effettivo e 31 di contribuzione, facilmente raggiungibili grazie ai riscatti e ai bienni figurativi (non a caso a Palazzo Madama l'età media dei pensionati per anzianità dal '92 a oggi è di 54,8). Ma non è finita: utilizzando la contribuzione figurativa (tra riscatti e bienni, nove anni in tutto), quello stesso dipendente può ottenere la pensione anche a 50 anni con una irrisoria penalizzazione: l'1,5 per cento di riduzione del trattamento complessivo per ognuno dei tre anni mancanti ai 53. Ma nessuna paura: la riduzione non si applica nel caso in cui si possa contare su una anzianità superiore ai 35 anni. Con la solita, importante garanzia per il futuro: la sicurezza di non vedere mai svalutato l'agognato assegno come il resto dei lavoratori dipendenti. Anche al Senato infatti la clausola d'oro manifesta ancora i suoi magici effetti e, nonostante alcune limitazioni introdotte negli ultimi anni, adegua automaticamente le pensioni agli stipendi dei parigrado in servizio.
tratto da l'espresso

18 agosto 2007

Utopia: Una soluzione



Non siamo stati così sciocchi da creare una valuta [collegata all’] oro, di cui non abbiamo disponibilità, ma per ogni marco stampato abbiamo richiesto l’equivalente di un marco in lavoro o in beni prodotti... ci viene da ridere tutte le volte che i nostri finanzieri nazionali sostengono che il valore della valuta deve essere regolato dall’oro o da beni conservati nei forzieri della banca di stato”.
(Adolf Hitler, citato in “Hitler’s Monetary System”, www.rense.com, che cita C. C. Veith, Citadels of Chaos, Meador, 1949)

Quello di Guernsey non fu l’unico governo a risolvere i propri problemi infrastrutturali stampando da solo la propria moneta.
Un modello assai più noto si può trovarlo nella Germania uscita dalla Prima Guerra Mondiale. Quando Hitler arrivò al potere, il paese era completamente, disperatamente in rovina. Il Trattato di Versailles aveva imposto al popolo tedesco risarcimenti che lo avevano distrutto, con i quali si intendeva rimborsare i costi sostenuti nella partecipazione alla guerra per tutti i paesi belligeranti. Costi che ammontavano al triplo del valore di tutte le proprietà esistenti nel paese. La speculazione sul marco tedesco aveva provocato il suo crollo, affrettando l’avvento di uno dei fenomeni d’inflazione più rovinosi della modernità.

Al suo apice, una carriola piena di banconote, per l’equivalente di 100 miliardi di marchi, non bastava a comprare nemmeno un tozzo di pane. Le casse dello stato erano vuote ed enormi quantità di case e di fattorie erano state sequestrate dalle banche e dagli speculatori. La gente viveva nelle baracche e moriva di fame. Nulla di simile era mai accaduto in precedenza: la totale distruzione di una moneta nazionale, che aveva spazzato via i risparmi della gente, le loro attività e l’economia in generale. A peggiorare le cose arrivò, alla fine del decennio, la depressione globale. La Germania non poteva far altro che soccombere alla schiavitù del debito e agli strozzini internazionali.
O almeno così sembrava. Hitler e i Nazional Socialisti, che arrivarono al potere nel 1933, si opposero al cartello delle banche internazionali iniziando a stampare la propria moneta. In questo presero esempio da Abraham Lincoln, che aveva finanziato la Guerra Civile Americana con banconote stampate dallo stato, che venivano chiamate “Greenbacks”. Hitler iniziò il suo programma di credito nazionale elaborando un piano di lavori pubblici. I progetti destinati a essere finanziati comprendevano le infrastrutture contro gli allagamenti, la ristrutturazione di edifici pubblici e case private e la costruzione di nuovi edifici, strade, ponti, canali e strutture portuali. Il costo di tutti questi progetti fu fissato a un miliardo di unità della valuta nazionale. Un miliardo di biglietti di cambio non inflazionati, chiamati Certificati Lavorativi del Tesoro. Questa moneta stampata dal governo non aveva come riferimento l’oro, ma tutto ciò che possedeva un valore concreto. Essenzialmente si trattava di una ricevuta rilasciata in cambio del lavoro e delle opere che venivano consegnate al governo. Hitler diceva: “Per ogni marco che viene stampato, noi abbiamo richiesto l’equivalente di un marco di lavoro svolto o di beni prodotti”. I lavoratori spendevano poi i certificati in altri beni e servizi, creando lavoro per altre persone.
Nell’arco di due anni, il problema della disoccupazione era stato risolto e il paese si era rimesso in piedi. Possedeva una valuta solida e stabile, niente debito, niente inflazione, in un momento in cui milioni di persone negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali erano ancora senza lavoro e vivevano di assistenza. La Germania riuscì anche a ripristinare i suoi commerci con l’estero, nonostante le banche estere le negassero credito e dovesse fronteggiare un boicottaggio economico internazionale. Ci riuscì utilizzando il sistema del baratto: beni e servizi venivano scambiati direttamente con gli altri paesi, aggirando le banche internazionali. Questo sistema di scambio diretto avveniva senza creare debito né deficit commerciale. L’esperimento economico della Germania, proprio come quello di Lincoln, ebbe vita breve; ma lasciò alcuni durevoli monumenti al suo successo, come la famosa Autobahn, la prima rete del mondo di autostrade a larga estensione (1).
Di Hjalmar Schacht, che era all’epoca a capo della banca centrale tedesca, viene spesso citato un motto che riassume la versione tedesca del miracolo del “Greenback”. Un banchiere americano gli aveva detto: “Dottor Schacht, lei dovrebbe venire in America. Lì abbiamo un sacco di denaro ed è questo il vero modo di gestire un sistema bancario”. Schacht replicò: “Lei dovrebbe venire a Berlino. Lì non abbiamo denaro. E’ questo il vero modo di gestire un sistema bancario” .
Benché Hitler sia giustamente citato con infamia nei libri di storia, egli fu piuttosto popolare presso il popolo tedesco, almeno nei primi tempi. Stephen Zarlenga, in The Lost Science of Money, afferma che ciò era dovuto al fatto che egli salvò temporaneamente la Germania dalle teorie economiche inglesi. Le teorie secondo le quali il denaro deve essere scambiato sulla base delle riserve aurifere in possesso di un cartello di banche private piuttosto che stampato direttamente dal governo . Secondo il ricercatore canadese Henry Makow, questo fu probabilmente il motivo principale per cui Hitler doveva essere fermato; egli era riuscito a scavalcare i banchieri internazionali e a creare una propria moneta. Makow cita un interrogatorio del 1938 di C. G. Rakovsky, uno dei fondatori del bolscevismo sovietico e intimo di Trotzky, che finì sotto processo nell’URSS di Stalin. Secondo Rakovsky, l’ascesa di Hitler era stata in realtà finanziata dai banchieri internazionali, attraverso il loro agente Hjalmar Schacht, allo scopo di tenere sotto controllo Stalin, che aveva usurpato il potere al loro agente Trotzky. Ma Hitler era poi diventato una minaccia anche maggiore di quella rappresentata da Stalin quando aveva compiuto l’audace passo di iniziare a stampare moneta propria. Rakovsky affermava:
“[Hitler] si era impadronito del privilegio di fabbricare il denaro, e non solo il denaro fisico, ma anche quello finanziario; si era impadronito dell’intoccabile meccanismo della falsificazione e lo aveva messo al lavoro per il bene dello stato... se questa situazione fosse arrivata a infettare anche altri stati... potete ben immaginarne le implicazioni controrivoluzionarie” .
L’economista Henry C. K. Liu ha scritto sull’incredibile trasformazione tedesca:
“I nazisti arrivarono al potere in Germania nel 1933, in un momento in cui l’economia era al collasso totale, con rovinosi obblighi di risarcimento postbellico e zero prospettive per il credito e gli investimenti stranieri. Eppure, attraverso una politica di sovranità monetaria indipendente e un programma di lavori pubblici che garantiva la piena occupazione, il Terzo Reich riuscì a trasformare una Germania in bancarotta, privata perfino di colonie da poter sfruttare, nell’economia più forte d’Europa, in soli quattro anni, ancor prima che iniziassero le spese per gli armamenti” .
In Billions for the Bankers, Debts for the People [Miliardi per le Banche, Debito per i Popoli], (1984), Sheldon Emry commenta:
“Dal 1935 in poi, la Germania iniziò a stampare una moneta libera dal debito e dagli interessi, ed è questo che spiega la sua travolgente ascesa dalla depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni. La Germania finanziò il proprio governo e tutte le operazioni belliche, dal 1935 al 1945, senza aver bisogno di oro né di debito, e fu necessaria l’unione di tutto il mondo capitalista e comunista per distruggere il potere della Germania sull’Europa e riportare l’Europa sotto il tallone dei banchieri. Questa vicenda monetaria non compare oggi più neanche nei testi delle scuole pubbliche”.
tratto da webofdebt ELLEN BROWN

17 agosto 2007

Utopia prossima avventura


Mentre gli eventi quotidiani si svolgono con ritmo sempre più incalzante, qualcuno ripropone il vecchio adagio "devo andare piano perché devo arrivare".
Con lucida interpretazione lavoro e denaro vengono analizzate da un grande incompreso.

Diceva Platone che gli errori maggiormente devianti sono quelli iniziali.
Come in artiglieria vale la regola per cui lo spostamento pur minimo della bocca da fuoco, in partenza, causa l'impossibilità che il proiettile centri l'obbiettivo, così, nella logica, l'errata valutazione delle premesse, determina errori irreparabili.
Ebbene, tutta la problematica in materia di lavoro è oggi permeata di fesserie o perché gli addetti ai lavori non hanno letto Platone o perché non hanno fatto servizio militare in artiglieria (ovvero, pur avendolo fatto, non hanno capito un «tubo»).
Dimostrerò ora la validità di questi principi soffermandomi a considerare i tre problemi più scottanti in materia di lavoro:
la conflittualità contrattuale, la disoccupazione, l'immigrazione.
1) La conflittualità contrattuale
L'equivoco di fondo che impedisce ogni possibilità di sostituire alla regola della «conflittualità» quella del «tener fede alla parola data», si basa sulla circostanza che tutta la dinamica dei contratti di lavoro risente ancora dell'equivoco della teoria del plusvalore di Marx.
Marx disse che il datore di lavoro «truffa» a danno del lavoratore il margine di profitto cioè il «reddito di capitale», ossia il «plusvalore».
E' sorto così il sindacato come strumento di rivoluzione per rivendicare nei confronti del datore di lavoro il «plusvalore» sotto forma di «aumento dei salari».
Poiché il salario non è «profitto», ma «costo», l'aumento dei salari non può causare distribuzione di profitto, ma solo «aumento dei costi», con il conseguente «aumento dei prezzi» e quindi della inflazione che causa la ulteriore necessità di aumentare i salari in una spirale senza fine.
Come il cane che si morde la coda.
La soluzione del problema sta nell'attribuire, sotto forma di reddito, il reddito e, sotto forma di salario, il salario.
Il reddito deve essere corrisposto al cittadino come tale senza il corrispettivo del lavoro (altrimenti sarebbe salario) e cioè nella qualità di proprietario e non di lavoratore.
La formula del «tutti proprietari» enunciata nella «Rerum Novarum» era concettualmente esatta.
Senonché il principio rimaneva relegato nella soffitta delle utopie, perché non poteva essere realizzato che togliendo ai ricchi per dare ai poveri.
Di qui la contrapposizione tra destra (tendenzialmente i più ricchi) e sinistra (tendenzialmente i più poveri), in una conflittualità cronica incomponibile.
Oggi, con la definizione del valore monetario come valore indotto, producibile senza altro costo che quello del simbolo, rendendo partecipe ogni cittadino della quota di reddito causato dall'emissione monetaria è possibile attribuire ad ognuno un «reddito di cittadinanza» come contenuto economico di un diritto sociale universale, superando l'antitesi fra destra e sinistra.
In altri termini, una volta dimostrato che la moneta ha valore per il semplice fatto che ci si è messi d'accordo che lo abbia, sarà possibile garantire ad ognuno nella qualità di «proprietario» un diritto della persona con contenuto patrimoniale.
Rafforzata così, una volta per sempre e definitivamente, la posizione del contraente più debole, il contratto di lavoro potrà tornare ad esistere sulla regola del «tener fede alla parola data» perché il lavoratore accetterà il contratto, non perché costretto dallo stato di necessità, ma perché lo ha liberamente voluto.
Egli potrà così accettare un contratto di lavoro anche per una lira al mese.
I contratti collettivi non avranno più ragione di esistere.
La concorrenza della mano d'opera straniera sotto pagata, sarebbe totalmente abolita perché finalmente il mercato tornerebbe ad operare nel rispetto dei fondamentali valori etici, giuridici ed economici di un diritto sociale universale.

2) La disoccupazione
La disoccupazione, così come concepita dai politologi contemporanei è un falso problema.
Il vero problema, infatti, non è la disoccupazione ma «la voglia dilavorare che non c'è più».
Nessun politico ha capito infatti che non stiamo vivendo in regime di «democrazia», ma, di «usurocrazia».
Quando gli economisti ed i politici alla ribalta, pretendono di analizzare le cause della disoccupazione sul principio della insopportabilità dei costi di produzione ignorando la circostanza che la Banca Centrale, all'atto dell'emissione carica il costo del
denaro del 200% prestando il dovuto, ossia addebitando alla collettività il denaro che ad essa dovrebbe essere accreditato, e che questo costo, già enorme di per sè, viene ulteriormente gravato degli interessi bancari e dei prelievi fiscali per raggiungere il
traguardo del 300%, si comprende perché meritano di essere giudicati per quello che sono: un conglomerato di presuntuosi imbecilli.
Per rendersi conto della validità di questi argomenti basti ricordare che quando la moneta era d'oro il portatore ne era il proprietario; con l`avvento dello Stato costituzionale e della moneta nominale ne è diventato inconsapevolmente il debitore.
Solo così si comprende perché «tutti gli usurai sono liberali anche se non tutti i liberali sono usurai», secondo l'intuizione poundiana.
I liberali «non usurai» potevano essere perdonati per la loro ingenuità quando gli eventi storici non avevano ancora evidenziato il trionfo clamoroso dell'usura: ormai non più.
Pretendere di sostenere la giustificazione razionale ed etica di questo regime spacciando sotto il titolo nobilissimo di «democrazia», «l'usurocrazia», trasforma l'ingenuo in «trombone» della politica.
Il vero scopo inconfessato della Rivoluzione Francese è stata la separazione della sovranità monetaria dalla sovranità politica per attribuirla alle soggettività strumentali delle Banche Centrali e trasformare i popoli da proprietari in debitori del loro denaro,
sostituendo alla moneta d'oro la moneta nominale,ossia alla moneta proprietà la moneta debito, ossia al «numero dell'Uomo», il «numero della bestia».
Una volta si lavorava per un profitto: la speranza di conseguirlo causava l'incentivo a lavorare.
Oggi chi più lavora più si indebita.
Ecco perché non solo passa la voglia di lavorare, ma addirittura viene la nausea del lavoro.
E' questa dunque la causa vera della disoccupazione: l'usura.

3) L'immigrazione
Il denaro per gli uomini è come l'acqua per i pesci.
In tempi di siccità i pesci abbandonano le zone asciutte e si rifugiano nelle pozzanghere d'acqua.
Su questa regola elementare, i banchieri dell'ottocento spostarono milioni di uomini dall'Europa all'America del Nord, creando rarità monetaria in Europa ed abbondanza di moneta-carta, di costo nullo, in America.
Oggi i padroni del denaro hanno creato rarità monetaria nelle cosiddette aree depresse - o, per meglio dire, che hanno deciso di deprimere - sicché, come i pesci, i popoli si spostano verso le aree con minore rarità monetaria.
Anche per questo problema dunque la soluzione è abolire l'usura, ossia fare di ogni popolo il proprietario della sua moneta in modo che ognuno possa rimanere in pace a casa sua.

Giacinto Auriti

15 agosto 2007

Prove generali per un collasso finanziario


La disintegrazione in corso del sistema finanziario mondiale e il parallelo tracollo delle infrastrutture di base, (il caso emblematico per gli USA è il crollo del ponte sul Mississippi) esigono un accordo tra le grandi potenze: gli Stati Uniti, sotto una nuova leadership, la Russia, la Cina e l'India dovrebbero concordare una riorganizzazione generale del sistema finanziario internazionale con tassi di cambio fissi, come propone da qualche tempo l'economista Lyndon LaRouche. Il fondatore dell'EIR sostiene che questa riorganizzazione ormai deve avere priorità assoluta, vista l'iperinflazione che colpisce l'economia americana e quella mondiale, e per questo motivo torna a riproporre la piattaforma di riconversione economica che il suo movimento diffuse nel 2006 (vedi oltre).
In Europa Helga Zepp-LaRouche, leader del BüSo, il Movimento Solidarietà tedesco, ha rinnovato l'appello per la costituzione di un comitato ad hoc per la Nuova Bretton Woods, sulla scia di precedenti iniziative in tal senso lanciate nel 1997, nel 2000 e nel 2006. Nel nuovo appello Helga Zepp-LaRouche scrive: “Il crac sistemico infuria a tutto spiano. L'innesco, ma non la causa più profonda, è il crollo del mercato dei mutui subprime negli USA unito alla chiusura del credito facile giapponese, lo yen carry trade. Sta per crollare il castello di carte degli 'strumenti finanziari creativi', secondo la definizione data ai vari derivati finanziari dall'ex governatore della Federal Reserve Alan Greenspan.” Passando in rassegna i diversi fenomeni che caratterizzano il crac in corso Zepp-LaRouche nota come “il mito secondo cui le banche centrali hanno possibilità illimitate di continuare a rimandare il crac è anch'esso crollato: ora si trovano tra lo Scilla di misure anti inflazionistiche dei rialzi dei tassi ... e il Cariddi della stretta creditizia...” L'unica conclusione è che “il sistema è al capolinea”. Zepp-LaRouche rinnova l'appello affinché si tenga una conferenza d'emergenza per creare “una nuova architettura finanziaria globale nella tradizione del sistema di Bretton Woods, secondo l'impostazione originale di Franklin Delano Roosevelt nel 1944...”

13 agosto 2007

Brogli elettorali: il parere di Nando dalla Chiesa

Perchè nessuno è mai stato denunciato? Gli elementi ci sono. Questo video parla della notte delle votazioni.

10 agosto 2007

Video di Al Quaeda manipolati dal Pentagono

Un esperto analista informatico ha fornito la prova che i cosiddetti filmati di Al-Qaeda sono digitalmente falsificati ed ha inoltre denunciato senza volerlo un sorprendente dettaglio che indica chiaramente che un’organizzazione affiliata al Pentagono è la responsabile diretta del rilascio dei video.

"Neal Krawetz, un ricercatore nonché consulente per la sicurezza informatica, ha fornito oggi un’interessante presentazione alla conferenza BlackHat sulla sicurezza di Las Vegas, riguardo l’analisi delle fotografie digitali e delle immagini video alla ricerca di alterazioni o miglioramenti" (da Wired News).

"Impiegando un programma da lui scritto ( e fornito alla conferenza in CD-ROM), Krawetz è riuscito ad ottenere i tabulati delle tabelle di quantizzazione di un file JPEG (il che indica la compressione dell’immagine) e a determinare il mezzo finale con cui è stata creata l’immagine – cioé il tipo e il modello della camera in caso di immagine originale o la versione del Photoshop impiegata per alterare e ri-salvare l’immagine".
Ma la scoperta più significativa di Krawetz è giunta grazie all’analisi di un dettaglio contenuto in un video di Ayman al-Zawahiri del 2006.
Grazie alla sua analisi Krawetz ha potuto giungere alla conclusione che il logo AS-SAHAB (il supposto ramo informativo di Al-Qaeda) e il logo INTELCENTER (un’organizzazione privata di servizi informativi, con sede negli Stati Uniti, che "monitorizza l’attività terroristica") sono stati entrambi aggiunti al video nello stesso istante (cioè insieme).
E questo indica chiaramente che la stessa INTELCENTER ha prodotto direttamente la registrazione o quanto meno l’ha manipolata prima del suo rilascio.
In fondo, perché i terroristi di Al-Qaeda sarebbero tanto interessati a marcare i loro video con il logo di un’organizzazione con sede negli USA gestita da individui con stretti legami al complesso militare-industriale?
In una nostra precedente inchiesta, abbiamo evidenziato come l’INTELCENTER, il tramite tra “ramo informativo di Al Qaeda” e la stampa, e l’organizzazione che ottiene in modo routinario le registrazioni, rappresenti poco più che un gruppo d’avanguardia del Pentagono costituito da individui con stretti legami a Donald Rumsfeld e alla macchina da guerra statunitense.
INTELCENTER si è trovata anche dietro il rilascio del recente “nuovo” tape di Bin Laden, che in realtà era solo un vecchio filmato del 2001, rilasciato, anche dalla stessa INTELCENTER, in non meno di altre due occasioni negli ultimi cinque anni.
INTELCENTER è diretto da Ben Venzke, ex dirigente dei servizi informativi di una compagnia chiamata IDEFENSE, che è una compagnia Verisign. L’IDEFENSE è una compagnia per la sicurezza nel web che monitorizza le informazioni segrete nei conflitti in Medio Oriente, focalizzando la propria attenzione tra l’altro sulle minacce informatiche. E’ anche popolata da ex ufficiali dei servizi segreti militari.
Il direttore delle informative sui pericoli (Threat Intelligence), Jim Melnick, è stato per 16 anni nell’esercito USA e nella DIA (Defense Intelligence Agency) ed ha lavorato in operazioni psicologiche. Dal sito della IDEFENSE:

"Prima di venire alla iDefense, Melnick ha prestato un eccellente servizio per oltre 16 anni nell’esercito USA e nella Defense Intelligence Agency. Durante tale periodo, Melnick ha svolto vari ruoli, tra cui operazioni psicologiche, analisi di minacce internazionali con particolare enfasi sugli affari all’estero, operazioni di informazione e affari russi. Ha anche svolto ruoli attivi di spionaggio politico/militare, in particolare in affari esteri. Melnick è attualmente un Colonnello di riserva dell’esercito USA assegnato all’Ufficio del Segretario della Difesa. Melnick ha pubblicato in numerosi giornali militari e di affari internazionali, ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti militari e della DIA. Melnick ha ottenuto un Master of Arts [laurea di 2° grado] in National Security and Strategic Studies presso l’U.S. Naval War College, un Master of Arts in studi russo presso l’Università di Harvard, e un Bachelor of Arts [laurea di 1° grado] con lode in Scienze Politiche al Westminster College."

Così dunque ci troviamo di fronte ad una compagnia che per propria ammissione ha legami ad un funzionario dei servizi militari per le operazioni psicologiche [psy-ops] e che ha lavorato alle dirette dipendenze di Donald Rumsfeld. Poiché l’INTELCENTER e Ben Venzke sono in diretta connessione alla IDEFENSE, Rumsfeld si viene a ritrovare ad appena tre passi dai video di propaganda di Al Qaeda.
Il rilascio dei video di Al Qaeda è per INTELCENTER un vero affare, in quanto fa pagare ben oltre i 4000 dollari l’anno per pacchetti inviati alle "agenzie militari, federali e dei servizi segreti".
C’è da aggiungere a questo il fatto che INTELCENTER manipola digitalmente i video e quindi aggiunge il logo di un presunto gruppo terroristico prima del loro rilascio: e così si rendono chiare le ramificazioni – elementi all’interno degli Stati Uniti d’America chiaramente editano, se non addirittura creano, i video di “Al Qaeda” per i loro scopi.
Al-Qaeda, o più esattamente INTELCENTER, sembra considerare doveroso il rilascio di video nei momenti più utili politicamente all’amministrazione Bush.
Se si deve giustificare una guerra, vincere un’elezione o distogliere l’attenzione da uno scandalo, ecco che Bin Laden, Al-Zawahiri o le loro spalle, possiamo esserne certi, tirano fuori i loro prodotti e salvano le penne a Bush.
Appena terminato il periodo di sei mesi di osservazione sulla guerriglia e giusto in tempo al previsto abbandono di Bush riguardo l’Iraq da parte dei più fedeli repubblicani, ecco saltar fuori all’improvviso Bin Laden per ricordarci che è necessario “finire quello che si doveva finire” e vincere la guerra al terrorismo inviando più militari nel tritacarne.
Sia Kerry che Bush hanno attribuito la rielezione del presidente nel 2004 alla comparsa di Osama Bin Laden in un video pochi giorni prima del voto. L’esperto giornalista Walter Cronkite ha espresso l’idea che l’intera commedia fosse statta orchestrata da Karl Rove.
Alla vigilia della guerra d’Iraq, durante l’ignobile discorso di Colin Powell all’ONU, saltò fuori un’audioregistrazione nella quale Bin Laden affermava di essere un alleato di Saddam Hussein, in pratica una confezione regalo per i Neo-Cons che erano stati completamente sbugiardati sulle loro affermazioni che vi era un legame tra Iraq e 11/9.
Ayman Al-Zawahiri è apparso con perfetto tempismo per due anni di fila, pochi giorni prima che lo Stato dell’Unione facesse a pezzi il “macellaio” e “fallimentare” Bush.
Un tempismo impeccabile!
Ed esattamente quando Bush ha bisogno di rinforzare il terrore verso un illusorio nemico, ogni gennaio, prima del grande discorso, per mettere a tacere i critici, ecco saltar fuori al-Zawahiri con la sua merce.
L’analisi di Krawetz ( in PDF) conclude infine che in alcuni video, compreso quello di Adam Pearlam, probabile doppio agente del Mossad, sono stati artificialmente aggiunti vari oggetti e sfondi verdi, per "conferire autorevolezza e dignità al video".
Il punto cruciale (smoking gun) resta il fatto che i due logo, quello del braccio armato “terrorista” AS-SAHAB e quello dell’organizzazione INTELCENTER, sono stati aggiunti esattamente nello stesso tempo, il che significa o che INTELCENTER, con i suoi stretti legami al governo USA e alle operazioni psicologiche, ha terroristi in busta paga o che la stessa INTELCENTER ha manipolato e direttamente rilasciato i materiali di propaganda di Al Qaeda.
Entrambe le conclusioni sono sconvolgenti e richiedono un’immediata inchiesta dell’FBI su INTELCENTER ed i suoi proprietari.

Paul Joseph Watson

08 agosto 2007

La fabbricazione di Al-Qaeda in Iraq

Confusione totale sulle notizie dall'Iraq. Ma come vanno realmente le cose in posti dove nessuno può dare una informazione non di parte? Thierry Meyssan ripercorre le tappe dell'informazione nota con una luce diversa dal solito. Lo scenario è questo ma, il finale non è ancora stato scritto.

Mentre il presidente Bush mette in guardia i suoi concittadini contro il pericolo “di Al-Qaeda in Iraq” che formerebbe cellule per attaccare gli Stati Uniti, alcuni ufficiali superiori statunitensi hanno ammesso che questa organizzazione non esiste. Il generali Casey e Kimmit hanno riconosciuto che Al-Zarkawi era una fabbricazione dei loro servizi di guerra psicologica e il generale Bergner ha dichiarato che il suo successore, Al-Baghdadi, era un attore.
Il generale Kevin J. Bergner, consigliere speciale di George Bush per l’Iraq, ha giustificato l’incapacità delle forze USA ad arrestare il capo di Al-Qaeda in Iraq rivelando che questo personaggio semplicemente non esiste.

Abu Moussab Al-Zarkawi e Ansar al-Islam


Per giustificare la loro intenzione di invadere l’Iraq, gli Anglosassoni hanno scelto di utilizzare una seconda volta l’argomento dell’11 settembre che aveva funzionato così bene a proposito dell’Afghanistan. Le opinioni pubbliche occidentali ignorano tuttora che l’attacco a Kabul era stato deciso nel luglio 2001 e che le truppe britanniche e statunitensi erano già preposizionate in zona prima degli attacchi dell’11 settembre 2001 [4]. Esse hanno quindi bevuto facilmente la grande bugia secondo la quale i “terroristi” avrebbero ordito il loro complotto nell’ombra di una caverna sotto la protezione dei Talebani.

Applicando la medesima ricetta all’Iraq, il generale Colin Powell venne solennemente a mentire davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Per legare l’Iraq laico agli attentati dell’11 settembre attribuiti agli wahabiti di Osama Bin Laden, gli Stati Uniti misero in scena un jihadista giordano protetto da Saddam Hussein.

Così ha dichiarato Colin Powell:

Quello che oggi voglio portare alla vostra attenzione è la connessione, forse ancora più sinistra, che esiste tra l’Iraq e la rete terrorista al-Qaeda, connessione che allea le organizzazioni terroristiche classiche ai moderni metodi di assassinio. L’Iraq ospita oggi una rete terroristica omicida diretta da Abu Moussab Zarkawi, partner e collaboratore di Osama Bin Laden e dei suoi luogotenenti di al-Qaeda (...) Palestinese nato in Giordania, Abu Zarkawi aveva combattuto a suo tempo nella guerra d’Afghanistan dieci anni or sono. Al suo ritorno in Afghanistan, nel 2000, ha diretto un campo di addestramento di terroristi. Una delle sue specialità, e una delle specialità di questo campo, è il veleno. Quando la nostra coalizione ha cacciato i Talebani, la rete di Abu Zarkawi ha collaborato a stabilire un altro campo di formazione per specialisti in veleno e in esplosivi e tale campo è situato nel nord-est dell’Iraq. Questa organizzazione insegna ai suoi membri a produrre ricino e altri veleni (...) Dalla sua rete terroristica in Iraq, Abu Zarkawi può dirigere le attività dell’organizzazione in Medio Oriente e oltre (...) Abu Zarkawi e la sua organizzazione hanno preparato azioni di terrorismo contro paesi quali la Francia, la Gran Bretagna, la Spagna, l’Italia, la Germania e la Russia” [5].

Fin dall’inizio dell’invasione dell’Iraq, Abu Moussab al-Zarkawi diventa il nemico pubblico n.1 . Il suo gruppo armato, Ansar al-Islam, è etichettato “Al-Qaeda in Iraq”. Gli si attribuisce il rapimento e la decapitazione dell’operatore umanitario giapponese Shosei Koda (30 ottobre 2004); attentati contro civili a Najaf e Karbala (19 dicembre 2004); l’esecuzione dell’ambasciatore d’Egitto Ihab Al-Sherif (luglio 2005); l’attentato al mercato di Musayyib (16 luglio 2005); la tortura e la decapitazione di due GI, Thomas Lowell Tucker e Kristian Menchaca (giugno 2006); il rapimento e l’uccisione di quattro diplomatici russi, Fyodor Zaitsev, Rinat Agliuglin, Oleg Fedoseyev e Anatoly Smirnov (giugno 2006) e una quantità di altri crimini. Nell’immaginario collettivo prende il volto di un fanatico sanguinario dopo lo sgozzamento di Nick Berg . Tutte queste operazioni servono direttamente la strategia neoconservatrice del “caos costruttore” e solamente quella.

Soprattutto, Zarkawi elabora una teoria secondo la quale i veri nemici degli iracheni sunniti non sono tanto gli occupanti anglosassoni quanto gli iracheni sunniti [così nell’originale, ma è evidente il refuso per “sciiti”, ndt]. Egli fissa questa analisi in un documento di 17 pagine pubblicato dal New York Times . E la applica subito distruggendo la cupola della moschea sciita di Al-Askari.

Sconcertati dall’ampiezza delle violenze civili che seguono, gli Stati Uniti decidono di fare sparire la loro marionetta. Il mito Al-Zarkawi è liquidato l’8 giugno 2006 nel contesto della formazione di un nuovo governo in Iraq. La sua morte interviene come un voltare pagina .

Il generale George W. Casey Jr., comandante in capo delle forze USA in Iraq, dichiara in occasione di un briefing che il documento Zarkawi inneggiante alle violenze civili era stato fabbricato dai suoi servizi e fornito al New York Times. Mentre il generale Mark Kimmit, comandante delle operazioni psicologiche in Iraq, riconosce in un documento interno giunto al Washington Post che il “Programma Zarkawi di operazioni psicologiche (PsyOp) è la campagna d’informazione ad oggi meglio riuscita” [10].

Abu Omar Al-Baghdadi e lo Stato islamico iracheno

Continuando la coalizione anglosassone ad impantanarsi in Iraq, si rese necessario trovare un successore a Al-Zarkawi.
Il 15 ottobre 2006, numerose reti televisive trasmisero dunque un video annunciante la creazione di “Al-Qaeda in Iraq”. In tale registrazione, un individuo mascherato si presenta come Abu Omar al-Quraishi al-Hussaini al-Baghdadi, “Commendatore dei Credenti” e dirigente dello “Stato Islamico Iracheno”, recentemente instaurato da Al-Qaeda con la benedizione dello stesso Osama Bin Laden. Egli chiama tutti i jihadisti ad unirsi a lui per la caccia agli empi, ai crociati e agli ebrei .
Questa iniziativa coincide con la riorganizzazione amministrativa dell’Iraq e la sua federalizzazione imposta dagli occupanti. Lo “Stato Islamico Iracheno” si identifica con la zona a dominanza sunnita. Viene subito denunciato su Al-Jazeera dal portavoce dell’associazione degli studiosi musulmani di Baghdad come facente il gioco della divisione del paese da parte dei GI [12]. Poco importa che gli iracheni non si facciano imbrogliare, la nuova marionetta è destinata a manipolare l’opinione pubblica statunitense.
Il 10 novembre 2006, la stampa occidentale ritrasmette un comunicato di “Al-Qaeda in Iraq” che assicura di aver riunito più di 12.000 uomini e di prepararsi ad armarne altri 10.000 [13]. Questa notizia coincide con il siluramento di Donald Rumsfeld e frena l’ardore dei democratici nel reclamare un ritiro dall’Iraq.
Nei giorni seguenti, Abu Omar al-Baghdadi, intervenendo in una registrazione audio trasmessa via internet, propose una “tregua” (sic) agli Stati Uniti. Questi non saranno più attaccati se organizzeranno le manovre per un ritiro completo dall’Iraq [14]. Questa spacconata fu accompagnata da una sfilata di mujahidin armati nel centro di Mossul, il 29 dicembre, le cui immagini fecero il giro del mondo arabo. Tuttavia la rete Al-Jazeera si interrogò sull’autenticità di tali avvenimenti e non riuscì ad ottenere dal governatore di Mossul una spiegazione credibile di un corteo di “insorti” in pieno centro della città [15].
Il 17 aprile 2007, Abu Omar al-Baghdadi annuncia, in una registrazione audio trasmessa via internet, che lo “Stato Islamico Iracheno” produce i propri razzi, gli Al-Quods-1 [16]. Il 30 maggio 2007, in un video molto impressionante trasmesso da Al-Jazeera, il suo gruppo annuncia la creazione di brigate speciali dotate questa volta di bombe termiche [17]; armi che sarebbero prodotte dallo “Stato Islamico Iracheno”, la cui tecnologia rivaleggia ormai con quella di piccoli Stati.

Nello stesso periodo, il portavoce dello “Stato Islamico Iracheno” annuncia su Al-Jazeera che l’emiro Abu Omar al-Baghdadi ha finito di formare il suo governo e specifica la lista dei ministri che lo compongono .
Nello stesso tempo, il nuovo “governo islamico iracheno” dichiara guerra all’Iran, chiamando i “veri credenti” (sunniti) a unirsi contro gli empi sciiti. In questa occasione, il “commendatore” Abu Omar aggiunge inoltre “al-Quraishi” al suo nome, allo scopo di far credere a una filiazione con la linea dei Quraishi, la famiglia del profeta Maometto, pedigree caro agli occhi della comunità sunnita.
In un anno, “Al-Qaeda in Iraq” ha rivendicato numerose esecuzione sommarie. Esse costituiscono per la stampa occidentale altrettante prove del pericolo islamico e per gli Iracheni altrettante manifestazioni degli squadroni della morte della “sporca guerra” condotta dall’occupante.
Il 17 luglio 2007, la Casa Bianca rende pubblica una breve nota di valutazione della “Minaccia terrorista sul territorio degli Stati Uniti” (si veda il documento integrale), realizzato dalla direzione di supervisione dell’insieme della Comunità statunitense dell’informazione. Vi si legge: “We assess that al-Qa’ida will continue to enhance its capabilities to attack the Homeland through greater cooperation with regional terrorist groups. Of note, we assess that al-Qa’ida will probably seek to leverage the contacts and capabilities of al-Qa’ida in Iraq (AQI), its most visible and capable affiliate and the only one know to have expressed a desire to attack the Homeland. In addiction, we assess that its association with AQI helps al-Qa’ida to energize the broader Sunni extremist community, raise resources, and to recruit and indoctrinate operatives, including for Homeland attacks.La drammatizzazione di queste informazioni e delle loro conclusioni è rafforzata dalla simultanea pubblicazione di un video di Osama Bin Laden, assente dagli schermi da più di un anno.
E’ per questo che George W. Bush firma immediatamente il decreto presidenziale 13438 che autorizza il segretario del Tesoro ad arrestare discrezionalmente chiunque configuri una minaccia per la stabilizzazione dell’Iraq e a confiscarne i beni.
Tuttavia, diventa sempre più difficile spiegare come mai la potenza di Al-Qaeda in Irak cresce man mano che Washington aumenta il numero di GI e di mercenari per combatterla. Così, il giorno dopo, il generale Kevin J. Bergner, assistente speciale del presidente Bush per le questioni irachene, rivela che l’interrogatorio di Mahmud al-Mashhadani, considerato come l’agente di collegamento tra Osama Bin Laden ed i suoi combattenti in Iraq, ha permesso di stabilire che Abu Omar al-Baghdadi non è mai esistito, il suo personaggio è stato interpretato da un attore e l’organizzazione “Al-Qaeda in Iraq” è una pura mistificazione


Il castello di carte crolla
Ho già fatto notare che Osama Bin Laden ha confermato la sua responsabilità negli attentati dell’11 settembre 2001 in un video dove li descrive secondo la versione governativa, laddove ho dimostrato che l’attentato al Pentagono non ha avuto luogo in questo modo e “Scholars for 911 Truth” [una delle principali associazioni americane per la ricerca della verità sull’11 settembre, http://911scholars.org, ] ha dimostrato che anche l’attentato del World Trade Center non ha potuto avere luogo in questa maniera. In altre parole, avevo fatto notare che la funzione di Osama Bin Laden è di accreditare la disinformazione dell’amministrazione Bush.
Il processo d’informazione circolare continua: l’amministrazione Bush afferma che Al-Qaeda è responsabile degli attentati agli Stati Uniti e in Iraq, poi Al-Qaeda conferma le accuse dell’amministrazione. I fatti descritti in queste dichiarazioni non sono mai verificati, ci si contenta di questo dialogo e di avvenimenti virtuali.
Nel caso dell’Iraq, nessuno sembra notare che se Abu Moussab al-Zarkawi e Abu Omar al-Baghdadi sono personaggi messi in scena dal dipartimento delle operazioni psicologiche dell’esercito statunitense, ciò implica che le persone che hanno testimoniato della loro esistenza e della loro affiliazione ad Al-Qaeda partecipano al medesimo sistema di disinformazione.

Ora, l’esistenza e le funzioni di Zarkawi sono state confermate da un video di Osama Bin Laden, diffuso il 27 dicembre 2004, nel quale il capo di Al-Qaeda lo dichiara “emiro di Al-Qaeda in Iraq”. Sono state identicamente confermate da Ayman Al-Zawahiri, n. 2 della rete terroristica, in un video che gli rende omaggio, il 23 giugno 2006.
Ugualmente, l’esistenza e le funzioni di Abu Omar al-Baghdadi sono state confermate, il 20 dicembre 2006, da Ayman Al-Zawahiri, in un video diffuso da Al-Jazeera. Si felicita con lui per aver costituito lo “Stato Islamico Iracheno”.

E’ venuto il momento di decidervi: credete a George Bush quando stigmatizza Al-Qaeda in Iraq o credete ai suoi generali che rivendicano di aver fabbricato questa organizzazione ed inventato i suoi leader?

07 agosto 2007

Criminali legalizzati dall'ONU


La banda dei criminali impunibili nasce nell’ONU. In questo resoconto della rete di Etleboro, che conosce bene la zona, svela i retroscena dei grandi movimenti di capitali, di tangenti che “stranamente” non interessa nessuno dei media. Sono poco interessanti? Giudicate voi.

La sostituzione del commissario dell'Onu Martti Ahtisaari come delegato dell'Ue alle negoziazioni tra Serbia e Kosovo, è stato il vero del fallimento della credibilità della Comunità Internazionale nella risoluzione della questione kosovara. Per mascherare questa grave fase di empasse è stata creata la "troika" dei mediatori europei, che tuttavia ha all'interno già un forte contrasto derivante dall'opposizione contraria di Cina, Russia e Serbia. A rappresentare il blocco nei negoziati il capo delle politica estera dell'Unione europea Javier Solana ha così nominato il diplomatico tedesco Wolfgang Ischinger , che sarà il portavoce dell'Ue all'interno delle trattative tra la Serbia e il Kosovo durante questi quattro mesi.
Molti tuttavia non sanno che la decisione di nominare il diplomatico tedesco giunge dopo il ricatto del grave dossier che denuncia la corruzione di Martti Ahtisaari, prodotto dalla intelligence tedesca BND, inviato poi al Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon ma rimasto nascosto all'opinione pubblica e ai media. Tuttavia oggi è possibile capire perchè politici come Massimo D'Alema retrocedono sulla ferma decisione di concedere un'indipendenza incondizionata al Kosovo, e lo stesso George Bush, che poche settimane fa, in visita in Albania, aveva già annunciato la creazione dello Stato kosovaro. La questione Kosovo ha così subito una forte battuta d'arresto dinanzi alla scoperta dei servizi segreti tedeschi che Martti Ahtisaari ha ricevuto una tangente di circa 40 milioni di euro, parte consegnata in contanti all'interno di valigette diplomatiche, e parte sul suo conto personale, per un ammontare di circa due milioni di euro proveniente da una banca svizzera di Basilea con numero di conto corrente 239700-93457-00097, destinato alla Banca di Cipro con n. di c/c 3459346699004533 contrassegnato con il codice VOLANND. Gli agenti della BND hanno inoltre notato che il 12 febbraio di quest'anno, alle 6:23 una jeep, targata PR-443-22CD e appartenente al governo kosovaro, si è fermata dinanzi all'edificio dove si stava recando Martti Ahtisaari . Dalla jeep sono discesi due uomini che portavano con sé due valigette diplomatiche destinate ad Ahtisaari: gli agenti hanno poi potuto confermare che le valigie contenevano del denaro. La stessa sequenza di eventi si ripete dodici giorni più tardi, verso le 5:44 quando giunge una mercedes nera, non targata, che va ad incontrarsi con le due guardie del corpo di Martti Ahtisaari consegnando altre due valigie, contenenti anch'esse diversi milioni di euro . I servizi tedeschi hanno poi precisato che tutte le quattro valigie , contrassegnate da cartellini diplomatici onde evitare i controlli in Finlandia, sono state inviate all'indirizzo di residenza di Martti Ahtisaari.
Inoltre, il 28 febbraio, alle 23:47 PM , una jeep della KFOR ha accompagnato due giovani donne scortate da guardie del corpo presso la residenza di Ahtisaari: le donne sono rimaste con lui fino alle 5:17 del mattino successivo, dopodichè hanno lasciato l'abitazione mediante lo stesso veicolo.

Resi noti tali fatti si attende ora che le Nazioni Unite valutino la posizione di Ahtisaari , che tuttavia ha esitato a fornire spiegazioni e chiarimenti al riguardo, nonché ad effettuare ulteriori indagini. Ciò induce a sospettare che all'interno dell'Onu vi è una forte corruzione tra i corpi diplomatici che impone il silenzio su un'indagine che rischia di diffondersi a macchia d'olio, coinvolgendo anche i più alti vertici. Infatti, tale rapporto è stato pubblicato solo dalla stampa dei Balcani, mentre è stato ignorato dai media internazionali, che si sono guardati bene dall'accusare di corruzione Istituzioni come l'Onu e la stessa Kfor, nonostante ciò sia emerso dalle indagini dei servizi segreti della Germania. La stessa discrezione non si sarebbe avuta se ad essere coinvolti in uno scandalo di corruzione vi fossero stati membri del governo serbo o russo. È ancor più scandaloso che i vertici dell'Unione Europea, degli Stati Uniti e dell'ONU abbiano letteralmente ignorato le indagini dei servizi di uno Stato europeo senza prendere i dovuti provvedimenti. Ciò tuttavia spiega perché è stato necessario sostituire improvvisamente Ahtisaari e rilanciare le negoziazioni per la questione Kosovara con un nuovo collettivo di diplomatici, ma tale contromisura non cancella il fatto che vertici degli organismi internazionali - che hanno potere di decidere del destino di popoli e nazioni - sono nelle mani di personaggi corrotti e incoscienti. Sono il marcio di ciò che resta delle Istituzioni della Comunità Internazionale, uomini di guerra e rappresentanti delle più potenti lobbies bancarie e multinazionali che portano con sé all'interno degli Stati caos, guerra e distruzione. Non dimentichiamo che Ahtisaari ha preso il posto a suo tempo di Bernard Kouchner, che attualmente risiede ai più alti verti dell'Onu grazie alla campagna diffamatoria contro il popolo serbo sull'esistenza di campi di concentramento di bosniaci, orchestrata dall'organizzazione di Médécin San Frontières. Le stesse Nazioni Uniti, nella persona dell'ex Segretario Generale Kofi Annan, sono state colpite in questi anni da gravi scandali, come quello di "Oil For Food", rimasti tuttavia impuniti e nel silenzio degli organismi internazionali.
Significa dunque che la più grave corruzione agli alti vertici delle Istituzioni internazionali non può essere estirpata, e viene di volta in volta strumentalizzata per realizzare un semplice cambio di potere, e l'alternanza del governo delle lobbies. Ben presto la stessa Carla del Ponte potrebbe essere colpita da un grave scandalo che svelerà, in poco tempo, "chi è" e "da dove viene" il grande procuratore svizzero, salito al potere grazie alla sua lunga carriera accanto alla lobbies bancarie. Non passerà ancora molto tempo, che i Balcani saranno colpiti dalla più grande tangentopoli degli ultimi anni in quanto, qualcosa di molto particolare, sta per essere rivelato per coinvolgere così vertici politici e lobbies bancarie. Ci risveglieremo così in un autunno molto caldo, in cui cadranno molte teste e saranno eliminati tutti i fusibili necessari a salvare la "grande madre" di tutti gli scandali. Siamo pronti a dimostrare tali fatti con ogni mezzo a nostra disposizione, sempre che abbiate il coraggio di smentirci e di rispondere pubblicamente sulla corruzione di organismi come l'ONU. Vi nascondete dietro il silenzio perche non avete più idee, ma siete ormai dei servi di un sistema crimale, siete dei corruttori e il vostro castello di bugie sta crollando come crollano le borse .

06 agosto 2007

LA RICETTA MONETARIA


Dopo aver analizzato la situazione economica attuale in USA, con la bolla immobiliare fatta scoppiare ad arte per mantenere uno status quo di debito-interessi sempre più ETERNO l'autore cerca una ricetta per uscire dalla crisi oramai irreversibile.

Gli obbiettivi fondamentali della politica monetaria dovrebbero essere il salvaguardare una sana economia produttiva e il fornire sufficienti redditi individuali. Gli obbiettivi non dovrebbero essere produrre massicci profitti per le banche, alimentare le truffe di Wall Street e dare carta bianca a delle spese governative fuori controllo.

Notate che mi sono riferito ai redditi, non ho detto “creare lavoro”. Quella è la risposta keynesiana, perché Keynes era di sinistra, e la cosa che piace di più alla gente di sinistra è dare più lavoro da fare a tutti, anche solo prendere una pala e scavare buche come fecero con la WPA durante la depressione.

È ciò che fece il presidente Clinton con il suo programma welfare-to-work che tolse i sussidi a centinaia di migliaia di madri che vennero gettate in un mercato del lavoro dove non esistevano sufficienti impieghi a salario minimo. È un'altra ragione per cui il governo sta costantemente chiedendo in prestito più denaro per alimentare il complesso militar-industriale creando più impieghi militari, burocratici e appaltati.

Ritornando alle entrate. L'idea di “entrata”, in opposizione a quella di “impieghi”, è un'idea civile e umana. Quando capiremo che non è necessario che tutti abbiano un impiego remunerativo per fare in modo che un'economia industriale fornisca a ognuno un tenore di vita decente? Quando capiremo che la produttività dell'economia moderna è parte di un retaggio di tutti noi, parte dei diritti sociali?

Perché le madri non possono scegliere di stare a casa con i figli come potevano fare nella generazione precedente? Perché alcuni non possono scegliere di occuparsi dei propri anziani? Perché altri non possono comodamente dedicarsi a occupazioni meno pagate come l'insegnamento o le arti? Perché qualcuno non può semplicemente decidere di studiare o viaggiare per un po o imparare nuove abilità o iniziare gli affari senza affrontare il disastro finanziario come spesso succede oggi? Perché i pensionati non possono godersi la loro pensione invece di dover rimanere nel mercato del lavoro o di doversi preoccupare del collasso del sistema pensionistico?

L'economia USA e quella mondiale sono sull'orlo del collasso a causa della follia del sistema finanziario, non perché non possono produrre abbastanza.

Contrariamente a quanto affermano molti uccelli del malaugurio, la matura economia mondiale è in grado di fornire un tenore di vita decente per ognuno sul pianeta. Non può perché l'equivalente monetario della sua abbondanza è prosciugato da un debito saturo di interessi.

Ci sono cose di cui i riformatori monetari sono stati al corrente per decenni. I primi passi in USA sarebbero
1) una cancellazione del debito su larga scala;
2) un reddito garantito per tutti di circa 10.000 dollari annui, indipendente dal fatto che uno lavori o no;
3) un Dividendo Nazionale addizionale, fluttuante con la produttività nazionale, che darebbe a ogni cittadino la propria meritata parte dei benefici della nostra incredibile economia produttiva; 4) spesa diretta del governo per le infrastrutture e gli altri oneri necessari senza ricorrere alle tassi o ai prestiti;
5) la creazione di un nuovo sistema di credito privato alle aziende e ai consumatori a tassi di interesse non da usura;
6) la ri-regolamentazione dell'attività finanziaria, compresa la messa al bando del credito speculativo creato dalle banche, come l'acquisto di titoli a margine e per i leveraged buyout, le acquisizioni, le fusioni, gli hedge fund e i derivati; e
7) l'abolizione della Federal Reserve come banca emettitrice con il mantenimento delle sue funzioni di camera di compensazione nazionale per le transazioni finanziarie.

Mentre queste proposte sono fondamentalmente semplici, il programma generale è talmente diverso da quello che oggi abbiamo con il nostro sistema controllato dai finanzieri da richiedere un'attenta lettura e una profonda riflessione per capire esattamente come dovrebbe funzionare. Una maniera per avvicinarsi sarebbe guardare ai probabili effetti.

Queste misure sposterebbero immediatamente le basi della nostra economia dal prestito presso le banche a un sistema misto che comprenderebbe la creazione diretta di credito al livello pubblico e di base. Il peso del governo si restringerebbe, la nostra economia produttiva nascerebbe a nuova vita, il debito si ridurrebbe, la democrazia economica diverrebbe realtà, e all'industria finanziaria verrebbe data la giusta misura. Infine, la situazione internazionale potrebbe essere stabilizzata perché non saremmo più portati a un costante stato di guerra per appropriarci delle risorse di altre nazioni come con l'Iraq e a sostenere il dollaro come valuta di riserva all'estero.

Un tale sistema funzionerebbe creando fonti indigene di credito necessarie per mobilitare le naturali ricchezze e produttività della nazione. Ci sono persone che potrebbero implementare questo programma. I sistemi per farlo potrebbero essere installati nel Tesoro USA e nella Federal Reserve in pochi mesi.

Una fondamentale riforma economica implementata per restaurare la democrazia economica è ciò che dovrebbe essere il vero compito dell'America per il ventunesimo secolo. Una cosa è certa. Non si può permettere che il sistema finanziario fuori controllo che ha divelto le economie USA e mondiale durante l'ultima generazione continui.

Il modo in cui andrà a finire potrebbe cambiare se c'è un Jefferson, un Lincoln o un Roosevelt che aspetta dietro le quinte. Il successo di ognuno di questi grandi leader si dovette a un fattore critico: la loro abilità di implementare una riforma monetaria in un momento di emergenza nazionale.

tratto da Global Research

02 agosto 2007

HO PARTECIPATO ALL'OMICIDIO DI JFK

Il numero del cinque aprile di Rolling Stone presenta “The Last Confession of E. Howard Hunt” di Erik Hedegaard, la confessione sul letto di morte di E. Howard Hunt, agente operativo della C.I.A. e personaggio chiave dell'amministrazione Nixon, dello Watergate e della Baia dei Porci [la fallita invasione di Cuba da parte di esuli cubani organizzati dalla CIA n.d.t.]. Questo articolo è significativo non solo per la sua esplorazione di Hunt, ma per le dirompenti informazioni che sembrano confermare appieno il lavoro dei maggiori storici e ricercatori sull'omicidio di John F. Kennedy.

Chi ha ucciso JFK?

Secondo la confessione di Hunt, che è stata raccolta da suo figlio, St. John (“Santo”) Hunt, nel corso di numerosi e accuratamente pianificati incontri personali tra padre e figlio, i seguenti individui erano tra i personaggi chiave che parteciparono all'omicidio:
Lyndon B. Johnson: LBJ, la cui stessa carriera fu assistita dalla nemesi di JFK, J. Edgar Hoover (FBI), diede ordini a un gruppo di fuoco guidato dalla C.I.A., e aiutò l'insabbiamento operato dalla commissione Warren con la storia del killer solitario.
Cord Meyer: agente della C.I.A., architetto dell’apparato di disinformazione della operazione “Mockingbird” [operazione CIA volta a infiltrare, manipolare e usare i mezzi di informazione, vedi questo link n.d.t.], e marito di Mary Meyer (che aveva una relazione con JFK).
David Atlee Philips: veterano della C.I.A. e della Baia dei Porci. Reclutò William Harvey (CIA) e l'esule cubano militante Antonio Veciana.
William Harvey: veterano della C.I.A. e della Baia dei Porci. Collegato ai personaggi della mafia Santos Trafficante e Sam Giancana.
Antonio Veciana: esiliato cubano, fondatore del gruppo appoggiato dalla C.I.A. “Alpha 66”.
Frank Sturgis: agente operativo della C.I.A., mercenario, veterano della Baia dei Porci e in seguito protagonista dello scandalo Watergate.
David Morales: killer della C.I.A., veterano della Baia dei Porci. Morales è stato anche coinvolto nell'omicidio di Robert F. Kennedy.
Lucien Sarti: assassino corso e trafficante di droga, probabilmente il “cecchino francese”, il secondo a sparare dalla Grassy Knoll (collinetta erbosa) [la collinetta posta di fronte al luogo dell'omicidio da cui, secondo perizie balistiche, è provenuto il colpo mortale. Il capro espiatorio Oswald si trovava invece dietro Kennedy ].

Hunt potrebbe continuare a dire bugie sul suo letto di morte? Forse. Sarebbe capace di raccontare una o due storielle finali per proteggere se stesso, o forse dare uno schiaffo finale sul viso del governo Usa (che lo rese il capro espiatorio dello scandalo Watergate)? Sì. Sarebbe capace di nascondere il coinvolgimento di alcuni individui a cui è rimasto leale, tra cui persone che sono ancora in vita? Certamente. Qualunque cosa proveniente da un agente operativo come Hunt può essere solo presa con cautela e un sano scetticismo.

Non di meno, lo scenario descritto da Hunt suona come vero.

Tutti i nomi che ha fatto sono ben noti protagonisti della C.I.A., o legati alla C.I.A., indicati da molti ricercatori e storici che hanno descritto in dettaglio la duratura connessione tra l'episodio della Baia dei Porci, l'omicidio di Dallas, lo Watergate e l’ Iran-Contra [scandalo che coinvolse membri della amministrazioni Reagan e Bush I: riguardava vendite illegali di armi, spaccio di droga e finanziamenti illegali ai terroristi contras nicaraguensi n.d.t.].

La confessione di Hunt vendica generazioni di storici, ricercatori e informatori che hanno dato le loro vite e le loro carriere per esporre la verità su quanto avvenuto nella Dealey Plaza. Ce ne sono troppi che andrebbero nominati, e, tra di essi, in nessun ordine particolare: Jim Garrison, Mark Lane, Fletcher Prouty, Josiah Thompson, Carl Oglesby, Peter Dale Scott, Anthony Summers, Robert Groden, Victor Marchetti, David Lifton, Harrison Livingstone, Michael Canfield, A.J. Weberman, Sylvia Meagher, William Turner, Jim Marrs, Pete Brewton, John Newman, Philip Melanson, Hal Verb, Mae Brussell, Harold Weisberg, Oliver Stone, Mike Ruppert e Dan Hopsicker, Jim diEugenio e Linda Pease.
Nel frattempo gli inganni criminali del governo Usa e dei suoi media aziendali, la commissione Warren, il lavoro sporco di specialisti dell'insabbiamento quali Gerald Posner e Mark Fuhrman, e le legioni di teorici revisionisti dell'omicidio di JFK, meritano un rimprovero finale e il disprezzo eterno.
Il ruolo di Hunt

Sebbene l'articolo di Rolling Stone non se ne occupi, la confessione di Hunt corrobora in maniera diretta le due indagini classiche che hanno in precedenza esposto il ruolo di Hunt. Queste sono Plausible Denial di Mark Lane e Coup D’Etat in America di Michael Canfield e A.J. Weberman. Il libro di Lane descrive in dettaglio come egli portò in giudizio Hunt vincendo una causa per diffamazione essenzialmente provando che la C.I.A. aveva ucciso JFK e che Hunt mentì su dove si trovava in quel momento [Lane disse che Hunt era sul luogo del delitto, quando Hunt lo denunciò, Lane vinse la causa dimostrando che essenzialmente quanto aveva detto era vero n.d.t.]. L'indagine di Canfield e Weberman identifica Hunt e Frank Sturgis come due dei tre “vagabondi” che erano stati arrestati sulla Dealey Plaza.
Il tempo ha solo reso queste indagini più importanti. Più che mai oggi, i loro libri, e quelli dei ricercatori e storici del caso Kennedy elencati sopra meritano di essere trovati, letti e studiati.

L'articolo di Rolling Stone però non indaga sui ruoli di Richard Nixon e George Herbert Walker Bush. Ma la confessione di Hunt, se è autentica, porta direttamente a loro, ai loro complici di una vita, e direttamente all'attuale amministrazione di George W. Bush.

Il legame Dallas-Watergate-Iran-Contra è stato pienamente documentato dai maggiori ricercatori sul caso JFK e in particolare dal lavoro di Peter Dale Scott, uno dei primi a mostrare la profonda continuità politica attraverso tre decenni. Il libro di Daniel Hopsicker, Barry and the Boys si addentra anche in maggiori dettagli sui protagonisti.

Considerate la carriera di George H.W. Bush. Egli era un petroliere del Texas (Zapata Oil) e un agente operativo della C.I.A., coinvolto nella Baia dei Porci. Il nome di Bush fu trovato nelle carte di George DeMohrenschildt, uno degli agenti C.I.A. che gestivano Lee Harvey Oswald. Come documentato da Pete Brewton, autore di The Mafia, the CIA and George Bush [la mafia, la C.I.A. e George Bush n.d.t.], Bush era strettamente connesso con una piccola cerchia di membri dell'elite texana legati alla C.I.A. e alla mafia, così come all'ambiente della Florida che univa la C.I.A., gli esiliati cubani anti -castro e la mafia. Come presidente del Comitato Nazionale Repubblicano, scelto da Richard Nixon, e più tardi direttore della C.I.A., Bush insabbiò costantemente e fece muro per conto del suo capo sul caso Watergate, che era esso stesso (per ammissione di Frank Sturgis e altri) legato all'insabbiamento dell'omicidio di JFK.
Seguendo le tracce di ciascuno degli agenti CIA coinvolti nell'episodio della Baia dei Porci è impossibile ignorare o negare dirette connessioni a George H.W. Bush e alla sua famiglia criminale, attraverso l'omicidio Kennedy, le operazioni segrete in Indocina, e, più tardi, in America Latina.
Al di là di ogni ragionevole dubbio il governo Usa uccise John F. Kennedy. Vi sono persone ancora vive oggi che erano direttamente coinvolte o indirettamente implicate. Alcune probabilmente occupano addirittura posizioni di grande potere. Altri non sono ancora mai stati identificati o sfiorati.
Tutti questi individui devono ancora essere indicati, perseguiti e portati davanti alla giustizia.
LARRY CHIN

30 agosto 2007

La crisi bancaria mondiale



Mentre la stampa internazionale intona all'unisono “per fortuna non ci siamo fatti niente”, la crisi bancaria globale che ha dominato il mese di agosto continua imperterrita. Quanto sia disperata la situazione è riflesso nelle due iniziative prese dalla Federal Reserve nella penultima settimana d'agosto.
Primo, la Fed ha reso nota la propria disponibilità ad accettare dalle banche titoli ABCP (Asset Backed Commercial Papers, ovvero strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione dei crediti) come collaterale per prestiti da essa concessi, decisione presa per rispondere al fatto che quei titoli non trovavano più acquirenti tra le banche commerciali. L'annuncio, dato per la Fed da Andrew Williams il 24 agosto, è citato da Bloomberg.
Secondo, la Federal Reserve ha accettato di forzare la regolamentazione bancaria per effettuare il salvataggio di Citigroup e Bank of America. Alla richiesta in tal senso delle due banche, la Fed rispondeva il 20 agosto esentandole ambedue dalla regola che limita il volume di prestito che possono emettere attraverso imprese di brokeraggio associate. Altre banche, compresa la J.P. Morgan, hanno probabilmente ottenuto la stessa esenzione.
La normativa federale limita l'esposizione dei finanziamenti verso una affiliata al 10% del capitale della banca. Adesso la Fed consente a Citibank e Bank of America di emettere prestiti per un massimo di 25 miliardi, cosa che, nel caso di Citibank rappresenta il 30% del suo capitale. Sebbene si parli di una esenzione temporanea, una data di scadenza non è stata però menzionata.
Le banche pubbliche tedesche continuano a preoccupare
La crisi dei subprime ha colpito la Industriebank (IKB), che il 30 luglio ha rischiato l'insolvenza, e la Sachsen LandesBank entrata in crisi la settimana seguente. Le banche pubbliche tedesche sono anche diventate l'obiettivo di “rumors” e di operazioni di guerra psicologica. Con le sue 2100 banche, cinque volte più numerose di quelle inglesi e quattro volte più di quelle francesi, la Germania ne ha troppe, di banche, sostiene questo dibattito orchestato che conclude: quindi si capisce che è ora di fare pulizia.
Storicamente il sistema bancario pubblico tedesco si è sviluppato in rapporto al Mittelstand, la piccola e media industria, e ha tradizionalmente provveduto al bene comune, in particolare grazie alla strutture delle casse di risparmio locali e delle banche regionali. Queste costituiscono in pratica una rete che sin ora ha cercato di frenare gli eccessi speculativi ed ha esteso il credito a lungo termine al Mittelstand. Di contro, le banche private globalizzate vedono in tale struttura il proprio nemico numero uno.
L'attacco alle banche pubbliche, che complessivamente gestiscono un volume di capitali di circa 2 miliardi di euro che fanno tanto gola agli speculatori, è in atto già da anni, con la Commissione UE che nel 2005 si è prestata per abolire le garanzie statali a queste banche. Da allora le banche pubbliche sono state costrette a esporsi sempre di più in operazioni speculative ad alto rischio e sembra ora che la Sachsen LB avesse in mano una delle bolle più voluminose, attraverso la divisione Sachsen LB Europe di Dublino, per un totale di 65 miliardi di dollari. Già solo il fondo Ormond Quay registrato a Dublino ha emesso 17,5 miliardi di prestiti garantiti da asset 3,5 miliardi dei quali in mutui subprime negli USA. Un fondo secondario gestito dalla filiale di Dublino con un capitale inferiore ai 200 milioni di euro è arrivato ad emettere crediti fino a 20 miliardi di euro. Altre tre banche pubbliche tedesche - West LB, HSH Nordbank e Bayern LB - hanno ammesso di operare nel mercato dei subprime negli USA e di essere esposte a rischi, pur senza fornire alcuna cifra.
Il 26 agosto si è tenuta l'assemblea d'emergenza dei soci di Sachsen LB - lo stato della Sassonia (37%) e il gruppo delle casse di risparmio delle Sassonia (63%) . E' stata decisa la vendita alla più grande banca pubblica tedesca, la LBBW del Baden-Wuerttemberg. Questo nominalmente consente di mantenere il controllo “pubblico” sulla banca, ma non affronta in alcun modo il problema delle banche costrette a rischiare sui mercati speculativi, in barba al mandato originale di provvedere agli investimenti per il bene comune.
In tale contesto, sulla stampa tedesca qualcuno ha fatto notare come banche quali Sachsen LB, West LB, LB Schleswig-Holstein e LB Hamburg subirono perdite solenni in occasione del tracollo dei derivati del 2000-2001 quando la londinese Barclays Capital piazzò titoli CDO per centinaia di milioni di euro a ciascuna di queste banche.
Tutta questa situazione, ma la colpa dei cittadini che lavorano qual'è?

29 agosto 2007

I cicli economici e scommesse di crack finanziario



Noi tutti viviamo in cicli naturali di una certa ampiezza ed intensità. Anzi, la frequenza delle nostre onde influenza la nostra vita ed il nostro modo di comportarci.
Chi studia i cicli economici conosce il loro l'andamento e l'influenza sulle borse mondiali.
Vediamo come nascono le scommesse sulla borsa. Un anonimo speculatore
ha acquistando nei giorni scorsi 245 mila opzioni «put» sull’indice Eurostoxx 50 del Dow Jones.
E’ una scommessa rischiosa: se le azioni mondiali non precipiteranno di tanto, il compratore misterioso rischia di perdere un miliardo di dollari.
Ma se ha ragione lui, guadagnerà miliardi ed anche più.
Il personaggio deve essere sicuro del fatto suo: è certo che qualcosa di brutto accadrà tra oggi e il 21 settembre, la data in cui le opzioni perdono il diritto di essere comprate o vendute.

Che cosa può accadere?
I mercati stanno già cadendo, ma non nella misura imponente prevista dall’anonimo.
Tuttavia alcuni analisti finanziari puntano il dito sul fatto che, nell’accresciuta volatilità e avversione al rischio di questi giorni, si è apprezzato lo yen, la valuta tanto largamente usata dalla speculazione per il «carry trade»: gli speculatori hanno contratto debiti a breve in yen (a tasso basso) ed hanno prestato a lungo termine in «investimenti» a tasso più alto.
Ma ora che lo yen risale, il loro debito in yen sale e rischia di schiacciarli.
Ciò profila altre bancarotte, oltre a quelle attese a danno dei demenziali compratori di titoli «subprime» (garantiti da mutui ormai inesigibili, concessi a persone senza reddito certo): un doppio crack.
Gli indebitati in yen sono infatti obbligati a sbolognare i loro crediti a lungo termine (se c’è chi li compra) per comprare gli yen con cui estinguere i loro debiti giapponesi.
Ciò, come minimo, forzerà verso l’alto i tassi d’interesse a lungo termine.
Di conseguenza, anche il costo dei mutui variabili aumenterà, accrescendo il numero dei mutuarati insolventi, accelerando così il crack immobiliare USA (più case invendute offerte a prezzi da liquidazione) e dunque precipitando la recessione americana.
E’ questo che prevede l’anonimo scommettitore nel più imponente crollo di mercato dal 1929?
E’ possibile
Ma come fa ad essere sicuro della data, entro il 21 settembre?

C’è un’altra ipotesi, più inquietante: che l’anonimo «sappia» di un attentato tipo 11 settembre fissato per quella data o poco prima.
Come si ricorderà, anche ai primi di settembre del 2001 alcuni anonimi profeti comprarono una quantità anomala di opzioni put su United Airlines ed American Airlines, scommettendo su un clamoroso ed improvviso ribasso delle due compagnie aeree: coinvolte coi loro velivoli nel mega-attentato firmato bin Laden, le due compagnie videro precipitare le loro azioni da 30 dollari a 18 in poche ore.
Gli anonimi scommettitori fecero un bel profitto, parte del quale non osarono però ritirare perché li avrebbe rivelati come «insider» della morte.
Come si sa, parte degli ordini «put» risultò partito da una banca d’affari, la AB-Brown, di cui era stato presidente esecutivo A.B. «Buzzy» Krongard, uno dei capi della CIA alla data dell’attentato.
Tuttavia il profitto di quella speculazione sul terrore si valutò allora a una decina di milioni di dollari; nulla rispetto al profitto atteso dal nuovo misterioso speculatore.
Si attende un evento evidentemente più catastrofico e sorprendente dell’11 settembre.
Un evento capace di produrre un crollo così rilevante sarebbe, poniamo, la svendita massiccia delle sue vaste riserve in dollari da parte della Cina, il che sembra improbabile.
Il peggio è che lo speculatore misterioso ha puntato sul crollo di un indice azionario europeo: «sa» che la catastrofe attesa colpirà l’Europa, piuttosto che gli Stati Uniti?
Può essere necessario un attentato giustificativo per un intervento che certo scuoterebbe i mercati?
Senza scomodarci molto, guardando la figura in alto si notano i cicli economici di breve, e la coincidenza con i ciclo a 5 anni. Una convergenza di frequenze tarate per un periodo importante.
La stessa operazione fu fatta per il 15 settembre 2001 e, in quella occasione il ciclo decennale ha aumentato i suoi effetti.
Certo che il ciclo peggiore è il ciclo a 70 anni ( periodo simbolo di ogni ciclo economico) che dal 1929 ha portato ad una serie di successi per le banche e, le borse. Sarà sempre così? Per la fine di quel ciclo c'è ancora tempo,... alcuni anni.

27 agosto 2007

11 9 : Mistero della Fede o ...un sogno ?


L'undici settembre è successo un evento che ha cambiato e, sta cambiando i nostri usi, costumi mentalità e libertà individuali.
Le ipotesi di complotto o casualità vengono pubblicate con "facilità" disarmante. Ognuno dice la sua e, aggiungo la mia.
Nel giugno del 2001 mi trovavo in una località sperduta dell'appennino toscano-romagnolo per un aggiornamento. Il posto, isolato è dire poco. Circa due ore di saliscendi per un gruppo di case dove elettricità e fonti elettromagnetiche non erano presenti. Pannelli fotovoltaici, un gruppo su una sorgente le uniche fonti
di energia visibili. Ebbene, in questo contesto, mi ricordo molto bene quello che una "medium" predisse. Davanti ad un gruppo di persone disinteressate all'argomento parlò di forze del bene e del male che si stanno scontrando e, a settembre di quest'anno (2001) ci sarà un evento che cambierà il nostro status, le nostre vite. Tale evento sarà il risultato delle forza del Male e, in base alla forza dell'evento dovremo preoccuparci. Questo evento traccerà un solco molto profondo tra passato e futuro.
Altre cose predisse ma, ho dimenticato molto presto. A distanza di anni ricordo l'evento con un centinaio di presenti da ogni parte d'Italia.
Sul web, invece le stranezze per coprire l'evento o dire che non è successo niente non mancano. Il caso delle American Airlines la più esposta con opzioni di vendita.
Un dubbio che nessuno ha ancora sciolto.
La pagina di Wikipedia in inglese dedicata all’American Airlines è stata modificata nella parte che riguarda i dirottamenti dell’11 settembre 2001.
Sentite un po’.

La versione originale (ultima revisione: 23 aprile 2006, ore 13.29) era la seguente (traduco):
“Due aerei della American Airlines vennero dirottati e si schiantarono nel corso degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001: il volo American Airlines 77 (un Boeing 757) e il volo American Airlines 11 (un Boeing 767)”.

Per chi non lo ricordasse: il volo 77 era quello che, secondo la leggenda, si sarebbe schiantato sul Pentagono, mentre il volo 11 era l’aereo schiantatosi contro la Torre Nord del WTC.
Bene. La pagina di Wikipedia è stata modificata il 25 aprile 2006 e attualmente vi si legge:
“Due aerei della American Airlines vennero dirottati e si schiantarono nel corso degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001: il volo American Airlines 77 (un Boeing 757) e il volo American Airlines 11 (un Boeing 767). Benché questi voli fossero partenze giornaliere prima dell’11 settembre 2001 e anche il mese successivo, tuttavia né il volo 11 né il volo 77 erano programmati per l’11 settembre 2001. I registri curati dal Bureau of Transportation Statistics (www.bts.gov/gis/) non elencano, per quel giorno, nessuno dei due voli”.
Capito? Gli aerei che si schiantarono contro il WTC e contro il Pentagono non erano in programma per l’11 settembre 2001 e secondo il BoTS non sono mai decollati. A questo punto sorge la legittima curiosità di chiedere ai curatori di Wikipedia – nonché al BoTS - che cosa, esattamente, abbia colpito, secondo loro, le torri e il Pentagono in quel giorno fatidico.
Si dirà che Wikipedia è un’enciclopedia “aperta” ed è tristemente nota per le manipolazioni incontrollate (o poco controllate) che chiunque può eseguire sulle sue voci.
Ma qui viene il bello.
Stando ad una ricerca eseguita dai curatori, la modifica in questione è stata effettuata dall’indirizzo IP 144.9.8.21, che è situato presso gli uffici della stessa American Airlines. Perché la AA ha eseguito queste modifiche? Davvero al Bureau of Transportation Statistics quei voli non risultano in programma per l’11 settembre? Ci siamo sognati tutto?

25 agosto 2007

Gli effetti "benefici" del crack finanziario


«Il bilancio militare di Israele è stato tagliato, in un solo colpo e improvvisamente, di un impressionante 10 per cento. La ragione: Washington ha comunicato a Gerusalemme che non avrebbe proceduto alla solita e attesa infusione di aiuti militari, perché lo zio Sam non ha soldi».
Così rende noto la rivista giudaica Forward, in una analisi dal titolo significativo: «I mutui e la questione ebraica» (15 agosto 2007).
E’ dunque lo stesso Forward a collegare una improvvisa crisi dell’onnipotenza bellica israeliana al crach tipo 1929 innescato dalla crisi dei mutui «subprime».
«C’è un piccolo angolo del mondo che è terrificato dalla debolezza dell’America», scrive testualmente.
La questione ha un lato ironico.
La «crisi dei mutui» e la conseguente «mancanza di liquidità» non indica solo il crepuscolo del sistema finanziario USA: prelude al naufragio dell’ultimo esperimento sociale imposto al mondo da uno speciale gruppo umano.
Come non si stanca di rilevare il candidato repubblicano Ron Paul, i neoconservatori ebraico-americani sono di formazione trozkisti: ossia tra gli artefici del grande e sanguinoso esperimento sociale che consistette nell’imporre l’ideologia «scientifica» del marxismo nel modo più dogmaticamente puro, senza scendere a compromessi con la realtà, e senza alcuna pietà per il suo costo umano.
La dottrina prima di tutto.
Fallito l’esperimento in ragione della sua stessa purezza di applicazione (l’essenza del marxismo «nemica dell’esistenza»: più rigorosamente viene applicata, più strangola la realtà sottostante), i trotzkisti hanno cambiato cavallo ideologico, ma con lo stesso furore dogmatico.
La nota lobby ha approfittato del temporaneo status di «unica superpotenza rimasta» degli Stati Uniti per imporre l’ideologia del liberismo «americano» con la stessa purezza ideologica: l’ideologia del «mercato» e del profitto allo stato chimicamente puro, ossia senza alcuna infusione di socialità pubblica né di solidarietà collettiva.

Lo riconosce a malincuore la stessa rivista Forward.
L’economia di purissimo mercato finanziario, ammette, non è un fatto naturale.
E’ stato reso possibile «in parte dalla deregulation del sistema bancario e finanziario, in parte dalle riforme fiscali» (gli enormi tagli alle tasse sulla ricchezza finanziaria) ad aver instaurato, con il declino «dell’economia basata sull’industria» in USA e in tutto l’Occidente, il nuovo sistema: consistente «nella impressionante crescita di servizi finanziari, ossia di prestare e indebitarsi per profitto, ormai la parte maggiore della nostra economia».
Ciò è visibile «nella incessante pubblicità che ci invita a indebitarci: con l’offerta di nuove carte di credito, di sempre più facili mutui, di rifinanziare i nostri debiti personali per riprendere a consumare. Le istituzioni finanziarie, sotto pressione continua a crescere, hanno continuamente abbassato le condizioni per il credito al consumo».
Fra le offerte, Forward cita la più rovinosa, non certo ignota ai debitori italiani: i mutui a tasso variabile.
«Presentati inizialmente come convenienti, basati sul denaro prestato a basso costo, essi promettevano futuri aumenti, un giorno o l’altro, in futuro. Quel giorno è arrivato».
Come il marxismo «scientifico», anche la teoria del monetarismo «scientifico» e senza compromessi ha una falla logica.
Come i trozkisti hanno sempre ignorato che l’esproprio della proprietà privata, la statalizzazione totale dei mezzi di produzione, tagliava alla radice la capacità e volontà di produrre così i monetaristi (a cominciare dal Nobel ed ebreo Milton Friedman, della Chicago School) hanno sempre ignorato il peso che il debito accumulava sull’economia reale.
Per i dottrinari, la quantità di debito è irrilevante, fintanto che il costo dell’indebitamento (tassi d’interesse) è basso.
Così, hanno creduto che non solo gli individui, ma la «sola superpotenza rimasta» potesse continuare a dominare il mondo producendo sempre meno e indebitandosi sempre più. Demandando alla Cina la fabbricazione di merci, e prendendo in prestito dalla Cina o soldi per comprare le merci cinesi.

Naturalmente il dogma sottovalutava l’effetto cumulativo degli interessi, basti dire questo: in USA, nel 1950, un dollaro di debito innescava 4 dollari di attività economica.
Nel 2000, un dollaro preso a prestito rendeva solo 20 centesimi.
Nel 2005, solo 10 centesimi.
Oggi, praticamente, più nulla, secondo i dati forniti da Paul Kasriel, direttore delle ricerche economiche della Northern Trust.
Gli interessi cumulati si mangiano il profitto, e anche lo slancio produttivo occidentale.
Come nel caso del comunismo, l’esperimento sociale del monetarismo globale sta fallendo, con seguito di miserie e sofferenze.
«In tutto il paese la famiglie scoprono che i loro mutui si gonfiano come palloni mentre i loro redditi declinano, dato che le fabbriche sono fuggite, e non possono più pagare. Le istituzioni di prestito si trovano così a corto di liquido, e non possono pagare i loro investitori. I fondi d’investimento basati sull’acquisto di debito (che prometteva grandi profitti, se i debitori pagavano) stanno cadendo nel vuoto. L’industria immobiliare, massimo motore della crescita USA, sta perdendo quota. L’economia rallenta. Il dollaro perciò si deprezza sui mercati mondiali. E così gli americani, i consumatori e lo Zio Sam stesso, possono comprare meno di prima».
«Ma il peggio, la bomba, è che i fondi esteri che hanno investito nel credito americano, specialmente nei mutui, stanno crollando. Due grandi banche tedesche hanno chiuso gli scambi a luglio per prevenire vendite da panico. Una delle maggiori banche francesi ha chiuso tre dei suoi fondi per lo stesso motivo. La banca centrale europea perciò ha iniettato 130 miliardi di dollari per sostenere le banche rimaste senza liquido, perché i loro investimenti americani n on rendono più nulla».
«Di conseguenza, gli investitori stranieri si liberano dei dollari. Ciò deprezza ulteriormente il dollaro. E soprattutto, aumenta il prezzo che il nostro governo - che ha preferito indebitarsi anziché tassare - deve pagare per fornirsi di denaro per le sue spese».

A cominciare dalle spese belliche: gli USA sono trasformati, per volontà degli ideologici trotzkisti neocon, da «welfare state» in «warfare state», lo stato della guerra permanente, della rivoluzione permanente per diffondere la «democrazia».
Tra queste spese belliche primeggiano gli «aiuti», almeno 3 miliardi di dollari l’anno, per il bellicismo insaziabile israeliano.
Ora, mancano i soldi persino per Giuda e il suo «regno» del terrore e della minaccia.
Finalmente un effetto collaterale benefico della grande crisi incombente.
E alquanto ironico.

Maurizio Blondet

19 agosto 2007

I furbetti delle Camere: il loro eldorado.



Fare il ragioniere alla Camera è affare certamente impegnativo. E non a caso ci vuole una laurea triennale per accedere al rango. Dall'alto di questa mansione si istruiscono le pratiche per i rimborsi elettorali dei partiti, si preparano le buste paga dei parlamentari, si cura l'amministrazione di Montecitorio. Giusto che si riceva uno stipendio adeguato alle responsabilità del mestiere. Ma fare il presidente della Repubblica, è certamente compito più delicato e importante per le sorti del Paese. E il trattamento economico, soprattutto in tempi nei quali si predica tanto la meritocrazia, dovrebbe tenerne conto. Cosa dicono invece le buste paga degli interessati? Che con i suoi 237 mila 560 euro lordi annui (rivalutati ogni 12 mesi) maturati dopo 35 anni di servizio, il ragioniere di Montecitorio guadagna quasi 20 mila euro in più del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il cui appannaggio, congelato ai valore del 1999 per le difficoltà dei conti pubblici, è fermo a 218 mila euro lordi l'anno. E come non restare ammirati di fronte agli stenografi del Senato? Sono 60 in tutto e compilano i resoconti dei lavori dell'aula e delle varie commissioni. Svolgono un lavoro ormai in estinzione per via delle nuove tecnologie, ma all'apice della carriera arrivano a guadagnare 253 mila 700 euro lordi l'anno. Molto di più non solo del presidente Napolitano, ma anche del capo del governo Romano Prodi che, tra indennità parlamentare (145 mila 626 euro), stipendio da premier (54 mila 710) e indennità di funzione (11 mila 622), arriva a 212 mila euro lordi l'anno. E di ministri titolati come Massimo D'Alema (Esteri), che riscuote 189 mila 847 euro, e Tommaso Padoa-Schioppa (Economia), che ogni anno incassa 203 mila 394 euro lordi (è la paga dei ministri non parlamentari). Tutti abbondantemente distanziati dallo stenografo e dal ragioniere e addirittura umiliati al cospetto dei compensi dei segretari generali di Senato e Camera, Antonio Malaschini e Ugo Zampetti, che a fine anno arriveranno a incassare rispettivamente 485 mila e 483 mila euro lordi.


Ecco le sorprese che spuntano esaminando i dati sul trattamento economico dei dipendenti di Camera e Senato. E non sono le sole: barbieri ('operatori tecnici') che possono arrivare a guadagnare oltre 133 mila euro lordi l'anno a fronte dei circa 98 mila di un magistrato d'appello con 13 anni di anzianità. E collaboratori tecnici operai che dall'alto dei loro 152 mila euro se la ridono dei professori universitari ordinari a tempo pieno inchiodati, dopo vari anni di carriera, a circa 80 mila euro lordi l'anno. Retribuzioni da favola, insomma, che non hanno uguali nell'universo del pubblico impiego e che si accompagnano a trattamenti pensionistici di assoluto favore perfettamente allineati, in tema di privilegi, ai criticatissimi vitalizi di deputati e senatori. Ma quanti sono questi fortunati dipendenti parlamentari? Quanto guadagnano esattamente? E attraverso quali meccanismi riescono ad ottenere trattamenti economici così favorevoli?

Stipendi d'oro I dipendenti di Camera e Senato (vengono assunti solo per concorso) sono in tutto 2.908, di cui 1.850 a Montecitorio e 1.058 a Palazzo Madama. I primi (dati dei bilanci 2006) costano complessivamente circa 370 milioni di euro, i secondi 198; molto di più di deputati (287) e senatori (133 milioni). Per ambedue i rami del Parlamento le voci che pesano di più nei capitoli di spesa per il personale sono gli stipendi e le pensioni. Per quanto riguarda le retribuzioni, la Camera sborsa ogni anno 210 milioni di euro a fronte dei 130 milioni del Senato. I costi delle pensioni assorbono invece 158 milioni nel bilancio di Montecitorio e 70 milioni a Palazzo Madama. La prima cosa che salta agli occhi, sia alla Camera che al Senato, sono le singolari regole di calcolo di stipendi e pensioni, regole tanto sorprendenti da trasformare i due palazzi in autentiche isole del privilegio. A fissarle, godendo le due strutture dell'autonomia amministrativa garantita agli organi costituzionali, sono stati in passato i due uffici di presidenza di Camera e Senato, composti dai rispettivi presidenti (i predecessori di Fausto Bertinotti e Franco Marini), i loro vice e tre parlamentari-questori.
Per quanto riguarda Montecitorio, i dipendenti sono distribuiti in sei categorie retributive. Da cosa sono costitute esattamente le retribuzioni? Dallo stipendio tabellare (paga base); dalla indennità integrativa speciale (la vecchia contingenza, bloccata al 1996) e da altre voci come gli assegni di anzianità che vengono elargiti nella misura del 10 per cento della paga tabellare al diciassettesimo e al ventitreesimo anno di servizio. Tutte voci che, insieme a una strana "indennità pensionabile, pari al 2,5 per cento delle competenze lorde annue dell'anno precedente", contribuiscono a dare uno straordinaro slancio agli stipendi.

Due commessi sistemano il microfono a
Fausto Bertinotti
Che hanno altre caratteristiche singolari: sono onnicomprensivi (sommano straordinari e lavoro notturno) e vengono pagati per 15 mensilità. Con un riconoscimento aggiuntivo per alcuni incarichi: al segretario generale e ai suoi vice, ai capi ufficio e a tutti coloro che hanno responsabilità di coordinamento, spetta anche un'indennità di funzione (tabella a pag. 51) che varia dagli oltre 46 mila euro lordi l'anno (pari a un netto di 2.206 al mese per 12 mensilità) spettanti al segretario generale Zampetti, ai 7.300 (346 euro netti al mese) assegnati al vice assistente superiore. Di assoluto favore anche le norme che regolano la progressione retributiva all'interno di ciascun fascia, scandita da scatti biennali che variano tra il 2,5 e il 5 per cento. Ma soprattutto dai balzi economici connessi ai passaggi di livello, riconosciuti dopo il superamento di periodiche verifiche di professionalità.

Per quanto riguarda le fasce retributive della Camera (tabella in alto), la prima è costituita dagli operatori tecnici. Ne fanno parte gli addetti alle officine, gli operai, i barbieri, gli autisti e gli inservienti della buvette. Costoro entrano nei ruoli con uno stipendio lordo annuo iniziale di 32 mila 483 euro per arrivare a riscuotere, con 35 anni di servizio, la bellezza di 133 mila 375 euro (pari a 8.675 euro lordi al mese). Davvero ragguardevole se si considera che le loro mansioni sono esclusivamente manuali. Nella seconda categoria sono inquadrati invece gli assistenti, i famosi commessi in divisa e gli addetti alla vigilanza, che iniziano con una paga annuale di 36 mila 876 euro e concludono la carriera con lo stesso stipendio degli operatori tecnici. Il terzo gradino retributivo è rappresentato dai collaboratori tecnici, il gotha del proletariato parlamentare: vi sono compresi gli ex operai che hanno spuntato una qualifica superiore per il fatto di svolgere mansioni più complesse, come quelle relative "alla gestione degli impianti di riscaldamento e condizionamento" del Palazzo: questa aristocrazia operaia inizia con uno stipendio lordo annuo di 32 mila 753 euro e corona la carriera con 152 mila 790 euro (al mese, 9.937 euro lordi). Più su nella scala ci sono i segretari che supportano il lavoro dei funzionari negli uffici e nelle commissioni: ricevono un compenso di oltre 37 mila euro l'anno all'ingresso e se ne vanno dopo 35 anni con oltre 156 mila euro lordi (10.164 euro mensili). Un tetto retributivo d'eccellenza, ma pur sempre modesto se si guarda a quello che avviene nei piani alti della nomenklatura di Montecitorio.

Spulciando il trattamento della fascia superiore, cioè dei dipendenti del cosidetto IV livello, quello dei documentaristi, tecnici e ragionieri (le loro mansioni prevedono"l'istruttoria di elaborati documentali e contabili e attività di ricerca"), ci si imbatte in un balzo prodigioso delle retribuzioni: entrano alla Camera con una paga di 41 mila 432 euro l'anno per andarsene, dopo 35 anni, con 237 mila 560 euro (15.451 euro mensili lordi). Che sono tanti, ma che impallidiscono a fronte dei compensi dei consiglieri parlamentari, il gradino più alto dell'ordinamento del personale di Montecitorio. Sono tutti laureati, svolgono funzioni di organizzazione e direzione amministrativa, oltre che di supporto giuridico-legale agli organi della Camera e ai suoi componenti. Vero che sono sottoposti a due verifiche di professionalità dopo tre e nove anni di servizio (devono tra l'altro "predisporre un eleborato relativo a temi attinenti all'esperienza professionale maturata"), ma i loro stipendi sono di assoluto riguardo: iniziano con una retribuzione annuale di oltre 68 mila euro lordi per toccare, con il massimo dell'anzianità, 356 mila 788 euro, pari a 23.206 euro lordi al mese.
E al Senato? Qui si trattano ancora meglio. Nessuno riesce a spiegarne il motivo, ma le paghe di Palazzo Madama (tabella a pag. 49), per funzioni più o meno analoghe a quelle del personale della Camera, sono da sempre più alte. Pressoché identiche le voci della retribuzione (stipendio tabellare, indennità integrativa speciale, eccetera), unica differenza è lo sviluppo su 36 anni della carriera invece che sui 35 di Montecitorio. Dopodiché è il solito assalto al cielo delle retribuzioni: gli assistenti parlamentari (svolgono mansioni di vigilanza, tecniche e manuali) arrivano a riscuotere oltre 141 mila euro lordi l'anno (pari a 5.222 euro netti mensili); icoadiutori (mansioni di segreteria e archivistica) 170 mila, per uno stipendio netto di 6.194 euro; i segretari parlamentari (istruiscono "eleaborati documentali, tecnici e contabilili che richiedono attività di ricerca e progettazione") superano i 227 mila (8.120 euro netti mensili); gli stenografi (resocontano le sedute e le riunioni degli organi del Senato) saltano a quasi 254 mila (al mese, 9.018 euro netti); mentre i consiglieri possono arrivare a riscuotere a fine carriera la stratosferica cifra di 368 mila euro lordi l'anno (per un mensile netto di 12.871), oltre 12 mila euro in più dei loro pari grado della Camera.

Una commessa parlamentare
porta l'urna per le votazioni in aula
I baby nababbi
A retribuzioni tanto ricche non potevano non corrispondere trattamenti pensionistici altrettanto privilegiati. Ma quale riforma Dini, ma quale scalone di Maroni, ma quale innalzamento a 58 anni dell'età pensionabile come predica Prodi. I dipendenti di Camera e Senato non hanno mai temuto tagli per i loro trattamenti. A Montecitorio e Palazzo Madama continuano a prosperare le pensioni-baby soppresse per tutti gli altri dipendenti pubblici: si lascia il lavoro anche a 50 anni e con modalità di calcolo dell'assegno straordinariamente vantaggiose.

Cominciamo dalla Camera. Qui, per la pensione di vecchiaia, a partire dal 2000 l'età necessaria è stata progressivamente elevata a 65 anni allineandola a quella richiesta a tutti gli altri lavoratori. Per quanto riguarda invece le pensioni di anzianità dei dipendenti in servizio fino al gennaio 2001 (per quelli arrivati dopo si sta discutendo un diverso inquadramento), la situazione si fa più favorevole: è vero che si richiedono 35 anni di contribuzione e 57 anni di età come per gli altri lavoratori dipendenti, ma aggrappandosi alle pieghe del regolamento si può andare a riposo ben prima (dal 1992 a oggi l'età media di pensionamento per anzianità è di 52,9). Avendo prestato almeno20 anni di servizio effettivo (il cosidetto scalpettìo), basta pagare una modesta penalizzazione pari al 2 per cento (il cosidetto décalage) per ogni anno mancante ai 57 e il gioco è fatto. Tenendo conto che nel calcolo della contribuzione vanno considerati anche i riscatti universitari, quelli per il servizio militare e soprattutto i due bienni contributivi generosamente concessi ai dipendenti in occasione dell'anniversario dell'Unità d'Italia e della presa di Porta Pia (dichiarati validi l'ultima volta nel '92 per i dipendenti in servizio dall'allora presidente della Camera Nilde Iotti) ecco che è possibile riscuotere la pensione anche a 50 anni . E con criteri di conteggio di sfacciato favore.

Al posto del sistema contributivo (pensione commisurata ai contributi effettivamente versati) introdotto a partire dal 1995 per il resto dell'universo lavorativo, alla Camera vige ancora un sistema rigorosamente retributivo: pensione commisurata all'ultimo stipendio riscosso. In quale percentuale? Sicuramente il 90 per cento delle competenze tabellari (gli altri lavoratori pubblici si devono accontentare di circa l'80 per cento). Con una ulteriore, graziosa concessione: la cosidetta clausola d'oro che, sebbene eliminata per i miglioramenti relativi allo stato giuridico del personale in carica, aggancia ancora le pensioni degli ex dipendenti agli altri adeguamenti spettanti ai pari grado in servizio.

Ancora più generoso il trattamento di quiescienza riservato ai dipendenti del Senato. A costoro, per andare in pensione, basta raggiungere un parametro denominato quota 109, dietro il quale non si nascondono certo difficoltose asperità, ma piuttosto facilitazioni tanto comode quanto ingiustificate. Cos'è esattamente questa quota? La somma dell'età anagrafica, degli anni di servizio effettivamente svolto, dell'anzianità contributiva che, anche a Palazzo Madama, comprende gli anni riscattati per la laurea, il servizio militare e due bienni figurativi elargiti in passato da vari presidenti del Senato. È proprio applicando questi criteri chequalsiasi dipendente di 53 anni (l'età minima fissata) può chiedere e ottenere l'agognata pensione. Per scalare la fatidica quota 109 gli è sufficente sommare al requisito dell'età 25 anni di servizio effettivo e 31 di contribuzione, facilmente raggiungibili grazie ai riscatti e ai bienni figurativi (non a caso a Palazzo Madama l'età media dei pensionati per anzianità dal '92 a oggi è di 54,8). Ma non è finita: utilizzando la contribuzione figurativa (tra riscatti e bienni, nove anni in tutto), quello stesso dipendente può ottenere la pensione anche a 50 anni con una irrisoria penalizzazione: l'1,5 per cento di riduzione del trattamento complessivo per ognuno dei tre anni mancanti ai 53. Ma nessuna paura: la riduzione non si applica nel caso in cui si possa contare su una anzianità superiore ai 35 anni. Con la solita, importante garanzia per il futuro: la sicurezza di non vedere mai svalutato l'agognato assegno come il resto dei lavoratori dipendenti. Anche al Senato infatti la clausola d'oro manifesta ancora i suoi magici effetti e, nonostante alcune limitazioni introdotte negli ultimi anni, adegua automaticamente le pensioni agli stipendi dei parigrado in servizio.
tratto da l'espresso

18 agosto 2007

Utopia: Una soluzione



Non siamo stati così sciocchi da creare una valuta [collegata all’] oro, di cui non abbiamo disponibilità, ma per ogni marco stampato abbiamo richiesto l’equivalente di un marco in lavoro o in beni prodotti... ci viene da ridere tutte le volte che i nostri finanzieri nazionali sostengono che il valore della valuta deve essere regolato dall’oro o da beni conservati nei forzieri della banca di stato”.
(Adolf Hitler, citato in “Hitler’s Monetary System”, www.rense.com, che cita C. C. Veith, Citadels of Chaos, Meador, 1949)

Quello di Guernsey non fu l’unico governo a risolvere i propri problemi infrastrutturali stampando da solo la propria moneta.
Un modello assai più noto si può trovarlo nella Germania uscita dalla Prima Guerra Mondiale. Quando Hitler arrivò al potere, il paese era completamente, disperatamente in rovina. Il Trattato di Versailles aveva imposto al popolo tedesco risarcimenti che lo avevano distrutto, con i quali si intendeva rimborsare i costi sostenuti nella partecipazione alla guerra per tutti i paesi belligeranti. Costi che ammontavano al triplo del valore di tutte le proprietà esistenti nel paese. La speculazione sul marco tedesco aveva provocato il suo crollo, affrettando l’avvento di uno dei fenomeni d’inflazione più rovinosi della modernità.

Al suo apice, una carriola piena di banconote, per l’equivalente di 100 miliardi di marchi, non bastava a comprare nemmeno un tozzo di pane. Le casse dello stato erano vuote ed enormi quantità di case e di fattorie erano state sequestrate dalle banche e dagli speculatori. La gente viveva nelle baracche e moriva di fame. Nulla di simile era mai accaduto in precedenza: la totale distruzione di una moneta nazionale, che aveva spazzato via i risparmi della gente, le loro attività e l’economia in generale. A peggiorare le cose arrivò, alla fine del decennio, la depressione globale. La Germania non poteva far altro che soccombere alla schiavitù del debito e agli strozzini internazionali.
O almeno così sembrava. Hitler e i Nazional Socialisti, che arrivarono al potere nel 1933, si opposero al cartello delle banche internazionali iniziando a stampare la propria moneta. In questo presero esempio da Abraham Lincoln, che aveva finanziato la Guerra Civile Americana con banconote stampate dallo stato, che venivano chiamate “Greenbacks”. Hitler iniziò il suo programma di credito nazionale elaborando un piano di lavori pubblici. I progetti destinati a essere finanziati comprendevano le infrastrutture contro gli allagamenti, la ristrutturazione di edifici pubblici e case private e la costruzione di nuovi edifici, strade, ponti, canali e strutture portuali. Il costo di tutti questi progetti fu fissato a un miliardo di unità della valuta nazionale. Un miliardo di biglietti di cambio non inflazionati, chiamati Certificati Lavorativi del Tesoro. Questa moneta stampata dal governo non aveva come riferimento l’oro, ma tutto ciò che possedeva un valore concreto. Essenzialmente si trattava di una ricevuta rilasciata in cambio del lavoro e delle opere che venivano consegnate al governo. Hitler diceva: “Per ogni marco che viene stampato, noi abbiamo richiesto l’equivalente di un marco di lavoro svolto o di beni prodotti”. I lavoratori spendevano poi i certificati in altri beni e servizi, creando lavoro per altre persone.
Nell’arco di due anni, il problema della disoccupazione era stato risolto e il paese si era rimesso in piedi. Possedeva una valuta solida e stabile, niente debito, niente inflazione, in un momento in cui milioni di persone negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali erano ancora senza lavoro e vivevano di assistenza. La Germania riuscì anche a ripristinare i suoi commerci con l’estero, nonostante le banche estere le negassero credito e dovesse fronteggiare un boicottaggio economico internazionale. Ci riuscì utilizzando il sistema del baratto: beni e servizi venivano scambiati direttamente con gli altri paesi, aggirando le banche internazionali. Questo sistema di scambio diretto avveniva senza creare debito né deficit commerciale. L’esperimento economico della Germania, proprio come quello di Lincoln, ebbe vita breve; ma lasciò alcuni durevoli monumenti al suo successo, come la famosa Autobahn, la prima rete del mondo di autostrade a larga estensione (1).
Di Hjalmar Schacht, che era all’epoca a capo della banca centrale tedesca, viene spesso citato un motto che riassume la versione tedesca del miracolo del “Greenback”. Un banchiere americano gli aveva detto: “Dottor Schacht, lei dovrebbe venire in America. Lì abbiamo un sacco di denaro ed è questo il vero modo di gestire un sistema bancario”. Schacht replicò: “Lei dovrebbe venire a Berlino. Lì non abbiamo denaro. E’ questo il vero modo di gestire un sistema bancario” .
Benché Hitler sia giustamente citato con infamia nei libri di storia, egli fu piuttosto popolare presso il popolo tedesco, almeno nei primi tempi. Stephen Zarlenga, in The Lost Science of Money, afferma che ciò era dovuto al fatto che egli salvò temporaneamente la Germania dalle teorie economiche inglesi. Le teorie secondo le quali il denaro deve essere scambiato sulla base delle riserve aurifere in possesso di un cartello di banche private piuttosto che stampato direttamente dal governo . Secondo il ricercatore canadese Henry Makow, questo fu probabilmente il motivo principale per cui Hitler doveva essere fermato; egli era riuscito a scavalcare i banchieri internazionali e a creare una propria moneta. Makow cita un interrogatorio del 1938 di C. G. Rakovsky, uno dei fondatori del bolscevismo sovietico e intimo di Trotzky, che finì sotto processo nell’URSS di Stalin. Secondo Rakovsky, l’ascesa di Hitler era stata in realtà finanziata dai banchieri internazionali, attraverso il loro agente Hjalmar Schacht, allo scopo di tenere sotto controllo Stalin, che aveva usurpato il potere al loro agente Trotzky. Ma Hitler era poi diventato una minaccia anche maggiore di quella rappresentata da Stalin quando aveva compiuto l’audace passo di iniziare a stampare moneta propria. Rakovsky affermava:
“[Hitler] si era impadronito del privilegio di fabbricare il denaro, e non solo il denaro fisico, ma anche quello finanziario; si era impadronito dell’intoccabile meccanismo della falsificazione e lo aveva messo al lavoro per il bene dello stato... se questa situazione fosse arrivata a infettare anche altri stati... potete ben immaginarne le implicazioni controrivoluzionarie” .
L’economista Henry C. K. Liu ha scritto sull’incredibile trasformazione tedesca:
“I nazisti arrivarono al potere in Germania nel 1933, in un momento in cui l’economia era al collasso totale, con rovinosi obblighi di risarcimento postbellico e zero prospettive per il credito e gli investimenti stranieri. Eppure, attraverso una politica di sovranità monetaria indipendente e un programma di lavori pubblici che garantiva la piena occupazione, il Terzo Reich riuscì a trasformare una Germania in bancarotta, privata perfino di colonie da poter sfruttare, nell’economia più forte d’Europa, in soli quattro anni, ancor prima che iniziassero le spese per gli armamenti” .
In Billions for the Bankers, Debts for the People [Miliardi per le Banche, Debito per i Popoli], (1984), Sheldon Emry commenta:
“Dal 1935 in poi, la Germania iniziò a stampare una moneta libera dal debito e dagli interessi, ed è questo che spiega la sua travolgente ascesa dalla depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni. La Germania finanziò il proprio governo e tutte le operazioni belliche, dal 1935 al 1945, senza aver bisogno di oro né di debito, e fu necessaria l’unione di tutto il mondo capitalista e comunista per distruggere il potere della Germania sull’Europa e riportare l’Europa sotto il tallone dei banchieri. Questa vicenda monetaria non compare oggi più neanche nei testi delle scuole pubbliche”.
tratto da webofdebt ELLEN BROWN

17 agosto 2007

Utopia prossima avventura


Mentre gli eventi quotidiani si svolgono con ritmo sempre più incalzante, qualcuno ripropone il vecchio adagio "devo andare piano perché devo arrivare".
Con lucida interpretazione lavoro e denaro vengono analizzate da un grande incompreso.

Diceva Platone che gli errori maggiormente devianti sono quelli iniziali.
Come in artiglieria vale la regola per cui lo spostamento pur minimo della bocca da fuoco, in partenza, causa l'impossibilità che il proiettile centri l'obbiettivo, così, nella logica, l'errata valutazione delle premesse, determina errori irreparabili.
Ebbene, tutta la problematica in materia di lavoro è oggi permeata di fesserie o perché gli addetti ai lavori non hanno letto Platone o perché non hanno fatto servizio militare in artiglieria (ovvero, pur avendolo fatto, non hanno capito un «tubo»).
Dimostrerò ora la validità di questi principi soffermandomi a considerare i tre problemi più scottanti in materia di lavoro:
la conflittualità contrattuale, la disoccupazione, l'immigrazione.
1) La conflittualità contrattuale
L'equivoco di fondo che impedisce ogni possibilità di sostituire alla regola della «conflittualità» quella del «tener fede alla parola data», si basa sulla circostanza che tutta la dinamica dei contratti di lavoro risente ancora dell'equivoco della teoria del plusvalore di Marx.
Marx disse che il datore di lavoro «truffa» a danno del lavoratore il margine di profitto cioè il «reddito di capitale», ossia il «plusvalore».
E' sorto così il sindacato come strumento di rivoluzione per rivendicare nei confronti del datore di lavoro il «plusvalore» sotto forma di «aumento dei salari».
Poiché il salario non è «profitto», ma «costo», l'aumento dei salari non può causare distribuzione di profitto, ma solo «aumento dei costi», con il conseguente «aumento dei prezzi» e quindi della inflazione che causa la ulteriore necessità di aumentare i salari in una spirale senza fine.
Come il cane che si morde la coda.
La soluzione del problema sta nell'attribuire, sotto forma di reddito, il reddito e, sotto forma di salario, il salario.
Il reddito deve essere corrisposto al cittadino come tale senza il corrispettivo del lavoro (altrimenti sarebbe salario) e cioè nella qualità di proprietario e non di lavoratore.
La formula del «tutti proprietari» enunciata nella «Rerum Novarum» era concettualmente esatta.
Senonché il principio rimaneva relegato nella soffitta delle utopie, perché non poteva essere realizzato che togliendo ai ricchi per dare ai poveri.
Di qui la contrapposizione tra destra (tendenzialmente i più ricchi) e sinistra (tendenzialmente i più poveri), in una conflittualità cronica incomponibile.
Oggi, con la definizione del valore monetario come valore indotto, producibile senza altro costo che quello del simbolo, rendendo partecipe ogni cittadino della quota di reddito causato dall'emissione monetaria è possibile attribuire ad ognuno un «reddito di cittadinanza» come contenuto economico di un diritto sociale universale, superando l'antitesi fra destra e sinistra.
In altri termini, una volta dimostrato che la moneta ha valore per il semplice fatto che ci si è messi d'accordo che lo abbia, sarà possibile garantire ad ognuno nella qualità di «proprietario» un diritto della persona con contenuto patrimoniale.
Rafforzata così, una volta per sempre e definitivamente, la posizione del contraente più debole, il contratto di lavoro potrà tornare ad esistere sulla regola del «tener fede alla parola data» perché il lavoratore accetterà il contratto, non perché costretto dallo stato di necessità, ma perché lo ha liberamente voluto.
Egli potrà così accettare un contratto di lavoro anche per una lira al mese.
I contratti collettivi non avranno più ragione di esistere.
La concorrenza della mano d'opera straniera sotto pagata, sarebbe totalmente abolita perché finalmente il mercato tornerebbe ad operare nel rispetto dei fondamentali valori etici, giuridici ed economici di un diritto sociale universale.

2) La disoccupazione
La disoccupazione, così come concepita dai politologi contemporanei è un falso problema.
Il vero problema, infatti, non è la disoccupazione ma «la voglia dilavorare che non c'è più».
Nessun politico ha capito infatti che non stiamo vivendo in regime di «democrazia», ma, di «usurocrazia».
Quando gli economisti ed i politici alla ribalta, pretendono di analizzare le cause della disoccupazione sul principio della insopportabilità dei costi di produzione ignorando la circostanza che la Banca Centrale, all'atto dell'emissione carica il costo del
denaro del 200% prestando il dovuto, ossia addebitando alla collettività il denaro che ad essa dovrebbe essere accreditato, e che questo costo, già enorme di per sè, viene ulteriormente gravato degli interessi bancari e dei prelievi fiscali per raggiungere il
traguardo del 300%, si comprende perché meritano di essere giudicati per quello che sono: un conglomerato di presuntuosi imbecilli.
Per rendersi conto della validità di questi argomenti basti ricordare che quando la moneta era d'oro il portatore ne era il proprietario; con l`avvento dello Stato costituzionale e della moneta nominale ne è diventato inconsapevolmente il debitore.
Solo così si comprende perché «tutti gli usurai sono liberali anche se non tutti i liberali sono usurai», secondo l'intuizione poundiana.
I liberali «non usurai» potevano essere perdonati per la loro ingenuità quando gli eventi storici non avevano ancora evidenziato il trionfo clamoroso dell'usura: ormai non più.
Pretendere di sostenere la giustificazione razionale ed etica di questo regime spacciando sotto il titolo nobilissimo di «democrazia», «l'usurocrazia», trasforma l'ingenuo in «trombone» della politica.
Il vero scopo inconfessato della Rivoluzione Francese è stata la separazione della sovranità monetaria dalla sovranità politica per attribuirla alle soggettività strumentali delle Banche Centrali e trasformare i popoli da proprietari in debitori del loro denaro,
sostituendo alla moneta d'oro la moneta nominale,ossia alla moneta proprietà la moneta debito, ossia al «numero dell'Uomo», il «numero della bestia».
Una volta si lavorava per un profitto: la speranza di conseguirlo causava l'incentivo a lavorare.
Oggi chi più lavora più si indebita.
Ecco perché non solo passa la voglia di lavorare, ma addirittura viene la nausea del lavoro.
E' questa dunque la causa vera della disoccupazione: l'usura.

3) L'immigrazione
Il denaro per gli uomini è come l'acqua per i pesci.
In tempi di siccità i pesci abbandonano le zone asciutte e si rifugiano nelle pozzanghere d'acqua.
Su questa regola elementare, i banchieri dell'ottocento spostarono milioni di uomini dall'Europa all'America del Nord, creando rarità monetaria in Europa ed abbondanza di moneta-carta, di costo nullo, in America.
Oggi i padroni del denaro hanno creato rarità monetaria nelle cosiddette aree depresse - o, per meglio dire, che hanno deciso di deprimere - sicché, come i pesci, i popoli si spostano verso le aree con minore rarità monetaria.
Anche per questo problema dunque la soluzione è abolire l'usura, ossia fare di ogni popolo il proprietario della sua moneta in modo che ognuno possa rimanere in pace a casa sua.

Giacinto Auriti

15 agosto 2007

Prove generali per un collasso finanziario


La disintegrazione in corso del sistema finanziario mondiale e il parallelo tracollo delle infrastrutture di base, (il caso emblematico per gli USA è il crollo del ponte sul Mississippi) esigono un accordo tra le grandi potenze: gli Stati Uniti, sotto una nuova leadership, la Russia, la Cina e l'India dovrebbero concordare una riorganizzazione generale del sistema finanziario internazionale con tassi di cambio fissi, come propone da qualche tempo l'economista Lyndon LaRouche. Il fondatore dell'EIR sostiene che questa riorganizzazione ormai deve avere priorità assoluta, vista l'iperinflazione che colpisce l'economia americana e quella mondiale, e per questo motivo torna a riproporre la piattaforma di riconversione economica che il suo movimento diffuse nel 2006 (vedi oltre).
In Europa Helga Zepp-LaRouche, leader del BüSo, il Movimento Solidarietà tedesco, ha rinnovato l'appello per la costituzione di un comitato ad hoc per la Nuova Bretton Woods, sulla scia di precedenti iniziative in tal senso lanciate nel 1997, nel 2000 e nel 2006. Nel nuovo appello Helga Zepp-LaRouche scrive: “Il crac sistemico infuria a tutto spiano. L'innesco, ma non la causa più profonda, è il crollo del mercato dei mutui subprime negli USA unito alla chiusura del credito facile giapponese, lo yen carry trade. Sta per crollare il castello di carte degli 'strumenti finanziari creativi', secondo la definizione data ai vari derivati finanziari dall'ex governatore della Federal Reserve Alan Greenspan.” Passando in rassegna i diversi fenomeni che caratterizzano il crac in corso Zepp-LaRouche nota come “il mito secondo cui le banche centrali hanno possibilità illimitate di continuare a rimandare il crac è anch'esso crollato: ora si trovano tra lo Scilla di misure anti inflazionistiche dei rialzi dei tassi ... e il Cariddi della stretta creditizia...” L'unica conclusione è che “il sistema è al capolinea”. Zepp-LaRouche rinnova l'appello affinché si tenga una conferenza d'emergenza per creare “una nuova architettura finanziaria globale nella tradizione del sistema di Bretton Woods, secondo l'impostazione originale di Franklin Delano Roosevelt nel 1944...”

13 agosto 2007

Brogli elettorali: il parere di Nando dalla Chiesa

Perchè nessuno è mai stato denunciato? Gli elementi ci sono. Questo video parla della notte delle votazioni.

10 agosto 2007

Video di Al Quaeda manipolati dal Pentagono

Un esperto analista informatico ha fornito la prova che i cosiddetti filmati di Al-Qaeda sono digitalmente falsificati ed ha inoltre denunciato senza volerlo un sorprendente dettaglio che indica chiaramente che un’organizzazione affiliata al Pentagono è la responsabile diretta del rilascio dei video.

"Neal Krawetz, un ricercatore nonché consulente per la sicurezza informatica, ha fornito oggi un’interessante presentazione alla conferenza BlackHat sulla sicurezza di Las Vegas, riguardo l’analisi delle fotografie digitali e delle immagini video alla ricerca di alterazioni o miglioramenti" (da Wired News).

"Impiegando un programma da lui scritto ( e fornito alla conferenza in CD-ROM), Krawetz è riuscito ad ottenere i tabulati delle tabelle di quantizzazione di un file JPEG (il che indica la compressione dell’immagine) e a determinare il mezzo finale con cui è stata creata l’immagine – cioé il tipo e il modello della camera in caso di immagine originale o la versione del Photoshop impiegata per alterare e ri-salvare l’immagine".
Ma la scoperta più significativa di Krawetz è giunta grazie all’analisi di un dettaglio contenuto in un video di Ayman al-Zawahiri del 2006.
Grazie alla sua analisi Krawetz ha potuto giungere alla conclusione che il logo AS-SAHAB (il supposto ramo informativo di Al-Qaeda) e il logo INTELCENTER (un’organizzazione privata di servizi informativi, con sede negli Stati Uniti, che "monitorizza l’attività terroristica") sono stati entrambi aggiunti al video nello stesso istante (cioè insieme).
E questo indica chiaramente che la stessa INTELCENTER ha prodotto direttamente la registrazione o quanto meno l’ha manipolata prima del suo rilascio.
In fondo, perché i terroristi di Al-Qaeda sarebbero tanto interessati a marcare i loro video con il logo di un’organizzazione con sede negli USA gestita da individui con stretti legami al complesso militare-industriale?
In una nostra precedente inchiesta, abbiamo evidenziato come l’INTELCENTER, il tramite tra “ramo informativo di Al Qaeda” e la stampa, e l’organizzazione che ottiene in modo routinario le registrazioni, rappresenti poco più che un gruppo d’avanguardia del Pentagono costituito da individui con stretti legami a Donald Rumsfeld e alla macchina da guerra statunitense.
INTELCENTER si è trovata anche dietro il rilascio del recente “nuovo” tape di Bin Laden, che in realtà era solo un vecchio filmato del 2001, rilasciato, anche dalla stessa INTELCENTER, in non meno di altre due occasioni negli ultimi cinque anni.
INTELCENTER è diretto da Ben Venzke, ex dirigente dei servizi informativi di una compagnia chiamata IDEFENSE, che è una compagnia Verisign. L’IDEFENSE è una compagnia per la sicurezza nel web che monitorizza le informazioni segrete nei conflitti in Medio Oriente, focalizzando la propria attenzione tra l’altro sulle minacce informatiche. E’ anche popolata da ex ufficiali dei servizi segreti militari.
Il direttore delle informative sui pericoli (Threat Intelligence), Jim Melnick, è stato per 16 anni nell’esercito USA e nella DIA (Defense Intelligence Agency) ed ha lavorato in operazioni psicologiche. Dal sito della IDEFENSE:

"Prima di venire alla iDefense, Melnick ha prestato un eccellente servizio per oltre 16 anni nell’esercito USA e nella Defense Intelligence Agency. Durante tale periodo, Melnick ha svolto vari ruoli, tra cui operazioni psicologiche, analisi di minacce internazionali con particolare enfasi sugli affari all’estero, operazioni di informazione e affari russi. Ha anche svolto ruoli attivi di spionaggio politico/militare, in particolare in affari esteri. Melnick è attualmente un Colonnello di riserva dell’esercito USA assegnato all’Ufficio del Segretario della Difesa. Melnick ha pubblicato in numerosi giornali militari e di affari internazionali, ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti militari e della DIA. Melnick ha ottenuto un Master of Arts [laurea di 2° grado] in National Security and Strategic Studies presso l’U.S. Naval War College, un Master of Arts in studi russo presso l’Università di Harvard, e un Bachelor of Arts [laurea di 1° grado] con lode in Scienze Politiche al Westminster College."

Così dunque ci troviamo di fronte ad una compagnia che per propria ammissione ha legami ad un funzionario dei servizi militari per le operazioni psicologiche [psy-ops] e che ha lavorato alle dirette dipendenze di Donald Rumsfeld. Poiché l’INTELCENTER e Ben Venzke sono in diretta connessione alla IDEFENSE, Rumsfeld si viene a ritrovare ad appena tre passi dai video di propaganda di Al Qaeda.
Il rilascio dei video di Al Qaeda è per INTELCENTER un vero affare, in quanto fa pagare ben oltre i 4000 dollari l’anno per pacchetti inviati alle "agenzie militari, federali e dei servizi segreti".
C’è da aggiungere a questo il fatto che INTELCENTER manipola digitalmente i video e quindi aggiunge il logo di un presunto gruppo terroristico prima del loro rilascio: e così si rendono chiare le ramificazioni – elementi all’interno degli Stati Uniti d’America chiaramente editano, se non addirittura creano, i video di “Al Qaeda” per i loro scopi.
Al-Qaeda, o più esattamente INTELCENTER, sembra considerare doveroso il rilascio di video nei momenti più utili politicamente all’amministrazione Bush.
Se si deve giustificare una guerra, vincere un’elezione o distogliere l’attenzione da uno scandalo, ecco che Bin Laden, Al-Zawahiri o le loro spalle, possiamo esserne certi, tirano fuori i loro prodotti e salvano le penne a Bush.
Appena terminato il periodo di sei mesi di osservazione sulla guerriglia e giusto in tempo al previsto abbandono di Bush riguardo l’Iraq da parte dei più fedeli repubblicani, ecco saltar fuori all’improvviso Bin Laden per ricordarci che è necessario “finire quello che si doveva finire” e vincere la guerra al terrorismo inviando più militari nel tritacarne.
Sia Kerry che Bush hanno attribuito la rielezione del presidente nel 2004 alla comparsa di Osama Bin Laden in un video pochi giorni prima del voto. L’esperto giornalista Walter Cronkite ha espresso l’idea che l’intera commedia fosse statta orchestrata da Karl Rove.
Alla vigilia della guerra d’Iraq, durante l’ignobile discorso di Colin Powell all’ONU, saltò fuori un’audioregistrazione nella quale Bin Laden affermava di essere un alleato di Saddam Hussein, in pratica una confezione regalo per i Neo-Cons che erano stati completamente sbugiardati sulle loro affermazioni che vi era un legame tra Iraq e 11/9.
Ayman Al-Zawahiri è apparso con perfetto tempismo per due anni di fila, pochi giorni prima che lo Stato dell’Unione facesse a pezzi il “macellaio” e “fallimentare” Bush.
Un tempismo impeccabile!
Ed esattamente quando Bush ha bisogno di rinforzare il terrore verso un illusorio nemico, ogni gennaio, prima del grande discorso, per mettere a tacere i critici, ecco saltar fuori al-Zawahiri con la sua merce.
L’analisi di Krawetz ( in PDF) conclude infine che in alcuni video, compreso quello di Adam Pearlam, probabile doppio agente del Mossad, sono stati artificialmente aggiunti vari oggetti e sfondi verdi, per "conferire autorevolezza e dignità al video".
Il punto cruciale (smoking gun) resta il fatto che i due logo, quello del braccio armato “terrorista” AS-SAHAB e quello dell’organizzazione INTELCENTER, sono stati aggiunti esattamente nello stesso tempo, il che significa o che INTELCENTER, con i suoi stretti legami al governo USA e alle operazioni psicologiche, ha terroristi in busta paga o che la stessa INTELCENTER ha manipolato e direttamente rilasciato i materiali di propaganda di Al Qaeda.
Entrambe le conclusioni sono sconvolgenti e richiedono un’immediata inchiesta dell’FBI su INTELCENTER ed i suoi proprietari.

Paul Joseph Watson

08 agosto 2007

La fabbricazione di Al-Qaeda in Iraq

Confusione totale sulle notizie dall'Iraq. Ma come vanno realmente le cose in posti dove nessuno può dare una informazione non di parte? Thierry Meyssan ripercorre le tappe dell'informazione nota con una luce diversa dal solito. Lo scenario è questo ma, il finale non è ancora stato scritto.

Mentre il presidente Bush mette in guardia i suoi concittadini contro il pericolo “di Al-Qaeda in Iraq” che formerebbe cellule per attaccare gli Stati Uniti, alcuni ufficiali superiori statunitensi hanno ammesso che questa organizzazione non esiste. Il generali Casey e Kimmit hanno riconosciuto che Al-Zarkawi era una fabbricazione dei loro servizi di guerra psicologica e il generale Bergner ha dichiarato che il suo successore, Al-Baghdadi, era un attore.
Il generale Kevin J. Bergner, consigliere speciale di George Bush per l’Iraq, ha giustificato l’incapacità delle forze USA ad arrestare il capo di Al-Qaeda in Iraq rivelando che questo personaggio semplicemente non esiste.

Abu Moussab Al-Zarkawi e Ansar al-Islam


Per giustificare la loro intenzione di invadere l’Iraq, gli Anglosassoni hanno scelto di utilizzare una seconda volta l’argomento dell’11 settembre che aveva funzionato così bene a proposito dell’Afghanistan. Le opinioni pubbliche occidentali ignorano tuttora che l’attacco a Kabul era stato deciso nel luglio 2001 e che le truppe britanniche e statunitensi erano già preposizionate in zona prima degli attacchi dell’11 settembre 2001 [4]. Esse hanno quindi bevuto facilmente la grande bugia secondo la quale i “terroristi” avrebbero ordito il loro complotto nell’ombra di una caverna sotto la protezione dei Talebani.

Applicando la medesima ricetta all’Iraq, il generale Colin Powell venne solennemente a mentire davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Per legare l’Iraq laico agli attentati dell’11 settembre attribuiti agli wahabiti di Osama Bin Laden, gli Stati Uniti misero in scena un jihadista giordano protetto da Saddam Hussein.

Così ha dichiarato Colin Powell:

Quello che oggi voglio portare alla vostra attenzione è la connessione, forse ancora più sinistra, che esiste tra l’Iraq e la rete terrorista al-Qaeda, connessione che allea le organizzazioni terroristiche classiche ai moderni metodi di assassinio. L’Iraq ospita oggi una rete terroristica omicida diretta da Abu Moussab Zarkawi, partner e collaboratore di Osama Bin Laden e dei suoi luogotenenti di al-Qaeda (...) Palestinese nato in Giordania, Abu Zarkawi aveva combattuto a suo tempo nella guerra d’Afghanistan dieci anni or sono. Al suo ritorno in Afghanistan, nel 2000, ha diretto un campo di addestramento di terroristi. Una delle sue specialità, e una delle specialità di questo campo, è il veleno. Quando la nostra coalizione ha cacciato i Talebani, la rete di Abu Zarkawi ha collaborato a stabilire un altro campo di formazione per specialisti in veleno e in esplosivi e tale campo è situato nel nord-est dell’Iraq. Questa organizzazione insegna ai suoi membri a produrre ricino e altri veleni (...) Dalla sua rete terroristica in Iraq, Abu Zarkawi può dirigere le attività dell’organizzazione in Medio Oriente e oltre (...) Abu Zarkawi e la sua organizzazione hanno preparato azioni di terrorismo contro paesi quali la Francia, la Gran Bretagna, la Spagna, l’Italia, la Germania e la Russia” [5].

Fin dall’inizio dell’invasione dell’Iraq, Abu Moussab al-Zarkawi diventa il nemico pubblico n.1 . Il suo gruppo armato, Ansar al-Islam, è etichettato “Al-Qaeda in Iraq”. Gli si attribuisce il rapimento e la decapitazione dell’operatore umanitario giapponese Shosei Koda (30 ottobre 2004); attentati contro civili a Najaf e Karbala (19 dicembre 2004); l’esecuzione dell’ambasciatore d’Egitto Ihab Al-Sherif (luglio 2005); l’attentato al mercato di Musayyib (16 luglio 2005); la tortura e la decapitazione di due GI, Thomas Lowell Tucker e Kristian Menchaca (giugno 2006); il rapimento e l’uccisione di quattro diplomatici russi, Fyodor Zaitsev, Rinat Agliuglin, Oleg Fedoseyev e Anatoly Smirnov (giugno 2006) e una quantità di altri crimini. Nell’immaginario collettivo prende il volto di un fanatico sanguinario dopo lo sgozzamento di Nick Berg . Tutte queste operazioni servono direttamente la strategia neoconservatrice del “caos costruttore” e solamente quella.

Soprattutto, Zarkawi elabora una teoria secondo la quale i veri nemici degli iracheni sunniti non sono tanto gli occupanti anglosassoni quanto gli iracheni sunniti [così nell’originale, ma è evidente il refuso per “sciiti”, ndt]. Egli fissa questa analisi in un documento di 17 pagine pubblicato dal New York Times . E la applica subito distruggendo la cupola della moschea sciita di Al-Askari.

Sconcertati dall’ampiezza delle violenze civili che seguono, gli Stati Uniti decidono di fare sparire la loro marionetta. Il mito Al-Zarkawi è liquidato l’8 giugno 2006 nel contesto della formazione di un nuovo governo in Iraq. La sua morte interviene come un voltare pagina .

Il generale George W. Casey Jr., comandante in capo delle forze USA in Iraq, dichiara in occasione di un briefing che il documento Zarkawi inneggiante alle violenze civili era stato fabbricato dai suoi servizi e fornito al New York Times. Mentre il generale Mark Kimmit, comandante delle operazioni psicologiche in Iraq, riconosce in un documento interno giunto al Washington Post che il “Programma Zarkawi di operazioni psicologiche (PsyOp) è la campagna d’informazione ad oggi meglio riuscita” [10].

Abu Omar Al-Baghdadi e lo Stato islamico iracheno

Continuando la coalizione anglosassone ad impantanarsi in Iraq, si rese necessario trovare un successore a Al-Zarkawi.
Il 15 ottobre 2006, numerose reti televisive trasmisero dunque un video annunciante la creazione di “Al-Qaeda in Iraq”. In tale registrazione, un individuo mascherato si presenta come Abu Omar al-Quraishi al-Hussaini al-Baghdadi, “Commendatore dei Credenti” e dirigente dello “Stato Islamico Iracheno”, recentemente instaurato da Al-Qaeda con la benedizione dello stesso Osama Bin Laden. Egli chiama tutti i jihadisti ad unirsi a lui per la caccia agli empi, ai crociati e agli ebrei .
Questa iniziativa coincide con la riorganizzazione amministrativa dell’Iraq e la sua federalizzazione imposta dagli occupanti. Lo “Stato Islamico Iracheno” si identifica con la zona a dominanza sunnita. Viene subito denunciato su Al-Jazeera dal portavoce dell’associazione degli studiosi musulmani di Baghdad come facente il gioco della divisione del paese da parte dei GI [12]. Poco importa che gli iracheni non si facciano imbrogliare, la nuova marionetta è destinata a manipolare l’opinione pubblica statunitense.
Il 10 novembre 2006, la stampa occidentale ritrasmette un comunicato di “Al-Qaeda in Iraq” che assicura di aver riunito più di 12.000 uomini e di prepararsi ad armarne altri 10.000 [13]. Questa notizia coincide con il siluramento di Donald Rumsfeld e frena l’ardore dei democratici nel reclamare un ritiro dall’Iraq.
Nei giorni seguenti, Abu Omar al-Baghdadi, intervenendo in una registrazione audio trasmessa via internet, propose una “tregua” (sic) agli Stati Uniti. Questi non saranno più attaccati se organizzeranno le manovre per un ritiro completo dall’Iraq [14]. Questa spacconata fu accompagnata da una sfilata di mujahidin armati nel centro di Mossul, il 29 dicembre, le cui immagini fecero il giro del mondo arabo. Tuttavia la rete Al-Jazeera si interrogò sull’autenticità di tali avvenimenti e non riuscì ad ottenere dal governatore di Mossul una spiegazione credibile di un corteo di “insorti” in pieno centro della città [15].
Il 17 aprile 2007, Abu Omar al-Baghdadi annuncia, in una registrazione audio trasmessa via internet, che lo “Stato Islamico Iracheno” produce i propri razzi, gli Al-Quods-1 [16]. Il 30 maggio 2007, in un video molto impressionante trasmesso da Al-Jazeera, il suo gruppo annuncia la creazione di brigate speciali dotate questa volta di bombe termiche [17]; armi che sarebbero prodotte dallo “Stato Islamico Iracheno”, la cui tecnologia rivaleggia ormai con quella di piccoli Stati.

Nello stesso periodo, il portavoce dello “Stato Islamico Iracheno” annuncia su Al-Jazeera che l’emiro Abu Omar al-Baghdadi ha finito di formare il suo governo e specifica la lista dei ministri che lo compongono .
Nello stesso tempo, il nuovo “governo islamico iracheno” dichiara guerra all’Iran, chiamando i “veri credenti” (sunniti) a unirsi contro gli empi sciiti. In questa occasione, il “commendatore” Abu Omar aggiunge inoltre “al-Quraishi” al suo nome, allo scopo di far credere a una filiazione con la linea dei Quraishi, la famiglia del profeta Maometto, pedigree caro agli occhi della comunità sunnita.
In un anno, “Al-Qaeda in Iraq” ha rivendicato numerose esecuzione sommarie. Esse costituiscono per la stampa occidentale altrettante prove del pericolo islamico e per gli Iracheni altrettante manifestazioni degli squadroni della morte della “sporca guerra” condotta dall’occupante.
Il 17 luglio 2007, la Casa Bianca rende pubblica una breve nota di valutazione della “Minaccia terrorista sul territorio degli Stati Uniti” (si veda il documento integrale), realizzato dalla direzione di supervisione dell’insieme della Comunità statunitense dell’informazione. Vi si legge: “We assess that al-Qa’ida will continue to enhance its capabilities to attack the Homeland through greater cooperation with regional terrorist groups. Of note, we assess that al-Qa’ida will probably seek to leverage the contacts and capabilities of al-Qa’ida in Iraq (AQI), its most visible and capable affiliate and the only one know to have expressed a desire to attack the Homeland. In addiction, we assess that its association with AQI helps al-Qa’ida to energize the broader Sunni extremist community, raise resources, and to recruit and indoctrinate operatives, including for Homeland attacks.La drammatizzazione di queste informazioni e delle loro conclusioni è rafforzata dalla simultanea pubblicazione di un video di Osama Bin Laden, assente dagli schermi da più di un anno.
E’ per questo che George W. Bush firma immediatamente il decreto presidenziale 13438 che autorizza il segretario del Tesoro ad arrestare discrezionalmente chiunque configuri una minaccia per la stabilizzazione dell’Iraq e a confiscarne i beni.
Tuttavia, diventa sempre più difficile spiegare come mai la potenza di Al-Qaeda in Irak cresce man mano che Washington aumenta il numero di GI e di mercenari per combatterla. Così, il giorno dopo, il generale Kevin J. Bergner, assistente speciale del presidente Bush per le questioni irachene, rivela che l’interrogatorio di Mahmud al-Mashhadani, considerato come l’agente di collegamento tra Osama Bin Laden ed i suoi combattenti in Iraq, ha permesso di stabilire che Abu Omar al-Baghdadi non è mai esistito, il suo personaggio è stato interpretato da un attore e l’organizzazione “Al-Qaeda in Iraq” è una pura mistificazione


Il castello di carte crolla
Ho già fatto notare che Osama Bin Laden ha confermato la sua responsabilità negli attentati dell’11 settembre 2001 in un video dove li descrive secondo la versione governativa, laddove ho dimostrato che l’attentato al Pentagono non ha avuto luogo in questo modo e “Scholars for 911 Truth” [una delle principali associazioni americane per la ricerca della verità sull’11 settembre, http://911scholars.org, ] ha dimostrato che anche l’attentato del World Trade Center non ha potuto avere luogo in questa maniera. In altre parole, avevo fatto notare che la funzione di Osama Bin Laden è di accreditare la disinformazione dell’amministrazione Bush.
Il processo d’informazione circolare continua: l’amministrazione Bush afferma che Al-Qaeda è responsabile degli attentati agli Stati Uniti e in Iraq, poi Al-Qaeda conferma le accuse dell’amministrazione. I fatti descritti in queste dichiarazioni non sono mai verificati, ci si contenta di questo dialogo e di avvenimenti virtuali.
Nel caso dell’Iraq, nessuno sembra notare che se Abu Moussab al-Zarkawi e Abu Omar al-Baghdadi sono personaggi messi in scena dal dipartimento delle operazioni psicologiche dell’esercito statunitense, ciò implica che le persone che hanno testimoniato della loro esistenza e della loro affiliazione ad Al-Qaeda partecipano al medesimo sistema di disinformazione.

Ora, l’esistenza e le funzioni di Zarkawi sono state confermate da un video di Osama Bin Laden, diffuso il 27 dicembre 2004, nel quale il capo di Al-Qaeda lo dichiara “emiro di Al-Qaeda in Iraq”. Sono state identicamente confermate da Ayman Al-Zawahiri, n. 2 della rete terroristica, in un video che gli rende omaggio, il 23 giugno 2006.
Ugualmente, l’esistenza e le funzioni di Abu Omar al-Baghdadi sono state confermate, il 20 dicembre 2006, da Ayman Al-Zawahiri, in un video diffuso da Al-Jazeera. Si felicita con lui per aver costituito lo “Stato Islamico Iracheno”.

E’ venuto il momento di decidervi: credete a George Bush quando stigmatizza Al-Qaeda in Iraq o credete ai suoi generali che rivendicano di aver fabbricato questa organizzazione ed inventato i suoi leader?

07 agosto 2007

Criminali legalizzati dall'ONU


La banda dei criminali impunibili nasce nell’ONU. In questo resoconto della rete di Etleboro, che conosce bene la zona, svela i retroscena dei grandi movimenti di capitali, di tangenti che “stranamente” non interessa nessuno dei media. Sono poco interessanti? Giudicate voi.

La sostituzione del commissario dell'Onu Martti Ahtisaari come delegato dell'Ue alle negoziazioni tra Serbia e Kosovo, è stato il vero del fallimento della credibilità della Comunità Internazionale nella risoluzione della questione kosovara. Per mascherare questa grave fase di empasse è stata creata la "troika" dei mediatori europei, che tuttavia ha all'interno già un forte contrasto derivante dall'opposizione contraria di Cina, Russia e Serbia. A rappresentare il blocco nei negoziati il capo delle politica estera dell'Unione europea Javier Solana ha così nominato il diplomatico tedesco Wolfgang Ischinger , che sarà il portavoce dell'Ue all'interno delle trattative tra la Serbia e il Kosovo durante questi quattro mesi.
Molti tuttavia non sanno che la decisione di nominare il diplomatico tedesco giunge dopo il ricatto del grave dossier che denuncia la corruzione di Martti Ahtisaari, prodotto dalla intelligence tedesca BND, inviato poi al Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon ma rimasto nascosto all'opinione pubblica e ai media. Tuttavia oggi è possibile capire perchè politici come Massimo D'Alema retrocedono sulla ferma decisione di concedere un'indipendenza incondizionata al Kosovo, e lo stesso George Bush, che poche settimane fa, in visita in Albania, aveva già annunciato la creazione dello Stato kosovaro. La questione Kosovo ha così subito una forte battuta d'arresto dinanzi alla scoperta dei servizi segreti tedeschi che Martti Ahtisaari ha ricevuto una tangente di circa 40 milioni di euro, parte consegnata in contanti all'interno di valigette diplomatiche, e parte sul suo conto personale, per un ammontare di circa due milioni di euro proveniente da una banca svizzera di Basilea con numero di conto corrente 239700-93457-00097, destinato alla Banca di Cipro con n. di c/c 3459346699004533 contrassegnato con il codice VOLANND. Gli agenti della BND hanno inoltre notato che il 12 febbraio di quest'anno, alle 6:23 una jeep, targata PR-443-22CD e appartenente al governo kosovaro, si è fermata dinanzi all'edificio dove si stava recando Martti Ahtisaari . Dalla jeep sono discesi due uomini che portavano con sé due valigette diplomatiche destinate ad Ahtisaari: gli agenti hanno poi potuto confermare che le valigie contenevano del denaro. La stessa sequenza di eventi si ripete dodici giorni più tardi, verso le 5:44 quando giunge una mercedes nera, non targata, che va ad incontrarsi con le due guardie del corpo di Martti Ahtisaari consegnando altre due valigie, contenenti anch'esse diversi milioni di euro . I servizi tedeschi hanno poi precisato che tutte le quattro valigie , contrassegnate da cartellini diplomatici onde evitare i controlli in Finlandia, sono state inviate all'indirizzo di residenza di Martti Ahtisaari.
Inoltre, il 28 febbraio, alle 23:47 PM , una jeep della KFOR ha accompagnato due giovani donne scortate da guardie del corpo presso la residenza di Ahtisaari: le donne sono rimaste con lui fino alle 5:17 del mattino successivo, dopodichè hanno lasciato l'abitazione mediante lo stesso veicolo.

Resi noti tali fatti si attende ora che le Nazioni Unite valutino la posizione di Ahtisaari , che tuttavia ha esitato a fornire spiegazioni e chiarimenti al riguardo, nonché ad effettuare ulteriori indagini. Ciò induce a sospettare che all'interno dell'Onu vi è una forte corruzione tra i corpi diplomatici che impone il silenzio su un'indagine che rischia di diffondersi a macchia d'olio, coinvolgendo anche i più alti vertici. Infatti, tale rapporto è stato pubblicato solo dalla stampa dei Balcani, mentre è stato ignorato dai media internazionali, che si sono guardati bene dall'accusare di corruzione Istituzioni come l'Onu e la stessa Kfor, nonostante ciò sia emerso dalle indagini dei servizi segreti della Germania. La stessa discrezione non si sarebbe avuta se ad essere coinvolti in uno scandalo di corruzione vi fossero stati membri del governo serbo o russo. È ancor più scandaloso che i vertici dell'Unione Europea, degli Stati Uniti e dell'ONU abbiano letteralmente ignorato le indagini dei servizi di uno Stato europeo senza prendere i dovuti provvedimenti. Ciò tuttavia spiega perché è stato necessario sostituire improvvisamente Ahtisaari e rilanciare le negoziazioni per la questione Kosovara con un nuovo collettivo di diplomatici, ma tale contromisura non cancella il fatto che vertici degli organismi internazionali - che hanno potere di decidere del destino di popoli e nazioni - sono nelle mani di personaggi corrotti e incoscienti. Sono il marcio di ciò che resta delle Istituzioni della Comunità Internazionale, uomini di guerra e rappresentanti delle più potenti lobbies bancarie e multinazionali che portano con sé all'interno degli Stati caos, guerra e distruzione. Non dimentichiamo che Ahtisaari ha preso il posto a suo tempo di Bernard Kouchner, che attualmente risiede ai più alti verti dell'Onu grazie alla campagna diffamatoria contro il popolo serbo sull'esistenza di campi di concentramento di bosniaci, orchestrata dall'organizzazione di Médécin San Frontières. Le stesse Nazioni Uniti, nella persona dell'ex Segretario Generale Kofi Annan, sono state colpite in questi anni da gravi scandali, come quello di "Oil For Food", rimasti tuttavia impuniti e nel silenzio degli organismi internazionali.
Significa dunque che la più grave corruzione agli alti vertici delle Istituzioni internazionali non può essere estirpata, e viene di volta in volta strumentalizzata per realizzare un semplice cambio di potere, e l'alternanza del governo delle lobbies. Ben presto la stessa Carla del Ponte potrebbe essere colpita da un grave scandalo che svelerà, in poco tempo, "chi è" e "da dove viene" il grande procuratore svizzero, salito al potere grazie alla sua lunga carriera accanto alla lobbies bancarie. Non passerà ancora molto tempo, che i Balcani saranno colpiti dalla più grande tangentopoli degli ultimi anni in quanto, qualcosa di molto particolare, sta per essere rivelato per coinvolgere così vertici politici e lobbies bancarie. Ci risveglieremo così in un autunno molto caldo, in cui cadranno molte teste e saranno eliminati tutti i fusibili necessari a salvare la "grande madre" di tutti gli scandali. Siamo pronti a dimostrare tali fatti con ogni mezzo a nostra disposizione, sempre che abbiate il coraggio di smentirci e di rispondere pubblicamente sulla corruzione di organismi come l'ONU. Vi nascondete dietro il silenzio perche non avete più idee, ma siete ormai dei servi di un sistema crimale, siete dei corruttori e il vostro castello di bugie sta crollando come crollano le borse .

06 agosto 2007

LA RICETTA MONETARIA


Dopo aver analizzato la situazione economica attuale in USA, con la bolla immobiliare fatta scoppiare ad arte per mantenere uno status quo di debito-interessi sempre più ETERNO l'autore cerca una ricetta per uscire dalla crisi oramai irreversibile.

Gli obbiettivi fondamentali della politica monetaria dovrebbero essere il salvaguardare una sana economia produttiva e il fornire sufficienti redditi individuali. Gli obbiettivi non dovrebbero essere produrre massicci profitti per le banche, alimentare le truffe di Wall Street e dare carta bianca a delle spese governative fuori controllo.

Notate che mi sono riferito ai redditi, non ho detto “creare lavoro”. Quella è la risposta keynesiana, perché Keynes era di sinistra, e la cosa che piace di più alla gente di sinistra è dare più lavoro da fare a tutti, anche solo prendere una pala e scavare buche come fecero con la WPA durante la depressione.

È ciò che fece il presidente Clinton con il suo programma welfare-to-work che tolse i sussidi a centinaia di migliaia di madri che vennero gettate in un mercato del lavoro dove non esistevano sufficienti impieghi a salario minimo. È un'altra ragione per cui il governo sta costantemente chiedendo in prestito più denaro per alimentare il complesso militar-industriale creando più impieghi militari, burocratici e appaltati.

Ritornando alle entrate. L'idea di “entrata”, in opposizione a quella di “impieghi”, è un'idea civile e umana. Quando capiremo che non è necessario che tutti abbiano un impiego remunerativo per fare in modo che un'economia industriale fornisca a ognuno un tenore di vita decente? Quando capiremo che la produttività dell'economia moderna è parte di un retaggio di tutti noi, parte dei diritti sociali?

Perché le madri non possono scegliere di stare a casa con i figli come potevano fare nella generazione precedente? Perché alcuni non possono scegliere di occuparsi dei propri anziani? Perché altri non possono comodamente dedicarsi a occupazioni meno pagate come l'insegnamento o le arti? Perché qualcuno non può semplicemente decidere di studiare o viaggiare per un po o imparare nuove abilità o iniziare gli affari senza affrontare il disastro finanziario come spesso succede oggi? Perché i pensionati non possono godersi la loro pensione invece di dover rimanere nel mercato del lavoro o di doversi preoccupare del collasso del sistema pensionistico?

L'economia USA e quella mondiale sono sull'orlo del collasso a causa della follia del sistema finanziario, non perché non possono produrre abbastanza.

Contrariamente a quanto affermano molti uccelli del malaugurio, la matura economia mondiale è in grado di fornire un tenore di vita decente per ognuno sul pianeta. Non può perché l'equivalente monetario della sua abbondanza è prosciugato da un debito saturo di interessi.

Ci sono cose di cui i riformatori monetari sono stati al corrente per decenni. I primi passi in USA sarebbero
1) una cancellazione del debito su larga scala;
2) un reddito garantito per tutti di circa 10.000 dollari annui, indipendente dal fatto che uno lavori o no;
3) un Dividendo Nazionale addizionale, fluttuante con la produttività nazionale, che darebbe a ogni cittadino la propria meritata parte dei benefici della nostra incredibile economia produttiva; 4) spesa diretta del governo per le infrastrutture e gli altri oneri necessari senza ricorrere alle tassi o ai prestiti;
5) la creazione di un nuovo sistema di credito privato alle aziende e ai consumatori a tassi di interesse non da usura;
6) la ri-regolamentazione dell'attività finanziaria, compresa la messa al bando del credito speculativo creato dalle banche, come l'acquisto di titoli a margine e per i leveraged buyout, le acquisizioni, le fusioni, gli hedge fund e i derivati; e
7) l'abolizione della Federal Reserve come banca emettitrice con il mantenimento delle sue funzioni di camera di compensazione nazionale per le transazioni finanziarie.

Mentre queste proposte sono fondamentalmente semplici, il programma generale è talmente diverso da quello che oggi abbiamo con il nostro sistema controllato dai finanzieri da richiedere un'attenta lettura e una profonda riflessione per capire esattamente come dovrebbe funzionare. Una maniera per avvicinarsi sarebbe guardare ai probabili effetti.

Queste misure sposterebbero immediatamente le basi della nostra economia dal prestito presso le banche a un sistema misto che comprenderebbe la creazione diretta di credito al livello pubblico e di base. Il peso del governo si restringerebbe, la nostra economia produttiva nascerebbe a nuova vita, il debito si ridurrebbe, la democrazia economica diverrebbe realtà, e all'industria finanziaria verrebbe data la giusta misura. Infine, la situazione internazionale potrebbe essere stabilizzata perché non saremmo più portati a un costante stato di guerra per appropriarci delle risorse di altre nazioni come con l'Iraq e a sostenere il dollaro come valuta di riserva all'estero.

Un tale sistema funzionerebbe creando fonti indigene di credito necessarie per mobilitare le naturali ricchezze e produttività della nazione. Ci sono persone che potrebbero implementare questo programma. I sistemi per farlo potrebbero essere installati nel Tesoro USA e nella Federal Reserve in pochi mesi.

Una fondamentale riforma economica implementata per restaurare la democrazia economica è ciò che dovrebbe essere il vero compito dell'America per il ventunesimo secolo. Una cosa è certa. Non si può permettere che il sistema finanziario fuori controllo che ha divelto le economie USA e mondiale durante l'ultima generazione continui.

Il modo in cui andrà a finire potrebbe cambiare se c'è un Jefferson, un Lincoln o un Roosevelt che aspetta dietro le quinte. Il successo di ognuno di questi grandi leader si dovette a un fattore critico: la loro abilità di implementare una riforma monetaria in un momento di emergenza nazionale.

tratto da Global Research

02 agosto 2007

HO PARTECIPATO ALL'OMICIDIO DI JFK

Il numero del cinque aprile di Rolling Stone presenta “The Last Confession of E. Howard Hunt” di Erik Hedegaard, la confessione sul letto di morte di E. Howard Hunt, agente operativo della C.I.A. e personaggio chiave dell'amministrazione Nixon, dello Watergate e della Baia dei Porci [la fallita invasione di Cuba da parte di esuli cubani organizzati dalla CIA n.d.t.]. Questo articolo è significativo non solo per la sua esplorazione di Hunt, ma per le dirompenti informazioni che sembrano confermare appieno il lavoro dei maggiori storici e ricercatori sull'omicidio di John F. Kennedy.

Chi ha ucciso JFK?

Secondo la confessione di Hunt, che è stata raccolta da suo figlio, St. John (“Santo”) Hunt, nel corso di numerosi e accuratamente pianificati incontri personali tra padre e figlio, i seguenti individui erano tra i personaggi chiave che parteciparono all'omicidio:
Lyndon B. Johnson: LBJ, la cui stessa carriera fu assistita dalla nemesi di JFK, J. Edgar Hoover (FBI), diede ordini a un gruppo di fuoco guidato dalla C.I.A., e aiutò l'insabbiamento operato dalla commissione Warren con la storia del killer solitario.
Cord Meyer: agente della C.I.A., architetto dell’apparato di disinformazione della operazione “Mockingbird” [operazione CIA volta a infiltrare, manipolare e usare i mezzi di informazione, vedi questo link n.d.t.], e marito di Mary Meyer (che aveva una relazione con JFK).
David Atlee Philips: veterano della C.I.A. e della Baia dei Porci. Reclutò William Harvey (CIA) e l'esule cubano militante Antonio Veciana.
William Harvey: veterano della C.I.A. e della Baia dei Porci. Collegato ai personaggi della mafia Santos Trafficante e Sam Giancana.
Antonio Veciana: esiliato cubano, fondatore del gruppo appoggiato dalla C.I.A. “Alpha 66”.
Frank Sturgis: agente operativo della C.I.A., mercenario, veterano della Baia dei Porci e in seguito protagonista dello scandalo Watergate.
David Morales: killer della C.I.A., veterano della Baia dei Porci. Morales è stato anche coinvolto nell'omicidio di Robert F. Kennedy.
Lucien Sarti: assassino corso e trafficante di droga, probabilmente il “cecchino francese”, il secondo a sparare dalla Grassy Knoll (collinetta erbosa) [la collinetta posta di fronte al luogo dell'omicidio da cui, secondo perizie balistiche, è provenuto il colpo mortale. Il capro espiatorio Oswald si trovava invece dietro Kennedy ].

Hunt potrebbe continuare a dire bugie sul suo letto di morte? Forse. Sarebbe capace di raccontare una o due storielle finali per proteggere se stesso, o forse dare uno schiaffo finale sul viso del governo Usa (che lo rese il capro espiatorio dello scandalo Watergate)? Sì. Sarebbe capace di nascondere il coinvolgimento di alcuni individui a cui è rimasto leale, tra cui persone che sono ancora in vita? Certamente. Qualunque cosa proveniente da un agente operativo come Hunt può essere solo presa con cautela e un sano scetticismo.

Non di meno, lo scenario descritto da Hunt suona come vero.

Tutti i nomi che ha fatto sono ben noti protagonisti della C.I.A., o legati alla C.I.A., indicati da molti ricercatori e storici che hanno descritto in dettaglio la duratura connessione tra l'episodio della Baia dei Porci, l'omicidio di Dallas, lo Watergate e l’ Iran-Contra [scandalo che coinvolse membri della amministrazioni Reagan e Bush I: riguardava vendite illegali di armi, spaccio di droga e finanziamenti illegali ai terroristi contras nicaraguensi n.d.t.].

La confessione di Hunt vendica generazioni di storici, ricercatori e informatori che hanno dato le loro vite e le loro carriere per esporre la verità su quanto avvenuto nella Dealey Plaza. Ce ne sono troppi che andrebbero nominati, e, tra di essi, in nessun ordine particolare: Jim Garrison, Mark Lane, Fletcher Prouty, Josiah Thompson, Carl Oglesby, Peter Dale Scott, Anthony Summers, Robert Groden, Victor Marchetti, David Lifton, Harrison Livingstone, Michael Canfield, A.J. Weberman, Sylvia Meagher, William Turner, Jim Marrs, Pete Brewton, John Newman, Philip Melanson, Hal Verb, Mae Brussell, Harold Weisberg, Oliver Stone, Mike Ruppert e Dan Hopsicker, Jim diEugenio e Linda Pease.
Nel frattempo gli inganni criminali del governo Usa e dei suoi media aziendali, la commissione Warren, il lavoro sporco di specialisti dell'insabbiamento quali Gerald Posner e Mark Fuhrman, e le legioni di teorici revisionisti dell'omicidio di JFK, meritano un rimprovero finale e il disprezzo eterno.
Il ruolo di Hunt

Sebbene l'articolo di Rolling Stone non se ne occupi, la confessione di Hunt corrobora in maniera diretta le due indagini classiche che hanno in precedenza esposto il ruolo di Hunt. Queste sono Plausible Denial di Mark Lane e Coup D’Etat in America di Michael Canfield e A.J. Weberman. Il libro di Lane descrive in dettaglio come egli portò in giudizio Hunt vincendo una causa per diffamazione essenzialmente provando che la C.I.A. aveva ucciso JFK e che Hunt mentì su dove si trovava in quel momento [Lane disse che Hunt era sul luogo del delitto, quando Hunt lo denunciò, Lane vinse la causa dimostrando che essenzialmente quanto aveva detto era vero n.d.t.]. L'indagine di Canfield e Weberman identifica Hunt e Frank Sturgis come due dei tre “vagabondi” che erano stati arrestati sulla Dealey Plaza.
Il tempo ha solo reso queste indagini più importanti. Più che mai oggi, i loro libri, e quelli dei ricercatori e storici del caso Kennedy elencati sopra meritano di essere trovati, letti e studiati.

L'articolo di Rolling Stone però non indaga sui ruoli di Richard Nixon e George Herbert Walker Bush. Ma la confessione di Hunt, se è autentica, porta direttamente a loro, ai loro complici di una vita, e direttamente all'attuale amministrazione di George W. Bush.

Il legame Dallas-Watergate-Iran-Contra è stato pienamente documentato dai maggiori ricercatori sul caso JFK e in particolare dal lavoro di Peter Dale Scott, uno dei primi a mostrare la profonda continuità politica attraverso tre decenni. Il libro di Daniel Hopsicker, Barry and the Boys si addentra anche in maggiori dettagli sui protagonisti.

Considerate la carriera di George H.W. Bush. Egli era un petroliere del Texas (Zapata Oil) e un agente operativo della C.I.A., coinvolto nella Baia dei Porci. Il nome di Bush fu trovato nelle carte di George DeMohrenschildt, uno degli agenti C.I.A. che gestivano Lee Harvey Oswald. Come documentato da Pete Brewton, autore di The Mafia, the CIA and George Bush [la mafia, la C.I.A. e George Bush n.d.t.], Bush era strettamente connesso con una piccola cerchia di membri dell'elite texana legati alla C.I.A. e alla mafia, così come all'ambiente della Florida che univa la C.I.A., gli esiliati cubani anti -castro e la mafia. Come presidente del Comitato Nazionale Repubblicano, scelto da Richard Nixon, e più tardi direttore della C.I.A., Bush insabbiò costantemente e fece muro per conto del suo capo sul caso Watergate, che era esso stesso (per ammissione di Frank Sturgis e altri) legato all'insabbiamento dell'omicidio di JFK.
Seguendo le tracce di ciascuno degli agenti CIA coinvolti nell'episodio della Baia dei Porci è impossibile ignorare o negare dirette connessioni a George H.W. Bush e alla sua famiglia criminale, attraverso l'omicidio Kennedy, le operazioni segrete in Indocina, e, più tardi, in America Latina.
Al di là di ogni ragionevole dubbio il governo Usa uccise John F. Kennedy. Vi sono persone ancora vive oggi che erano direttamente coinvolte o indirettamente implicate. Alcune probabilmente occupano addirittura posizioni di grande potere. Altri non sono ancora mai stati identificati o sfiorati.
Tutti questi individui devono ancora essere indicati, perseguiti e portati davanti alla giustizia.
LARRY CHIN