06 ottobre 2009

Quando la recessione fa bene alla salute



La correlazione fra salute pubblica e cicli economici potrebbe essere molto più complessa di quanto finora supposto, secondo uno studio condotto da ricercatori dell'Università del Michigan che hanno analizzato i rapporti fra crescita economica e salute della popolazione degli Stati Uniti nel ventennio compreso fra il 1920 e il 1940, durante il quale si verificò la Grande depressione (1930-1933).

Secondo quanto osservano nell'articolo pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" (PNAS) in cui José A. Tapia Granados e Ana V. Diez Roux riferiscono gli esiti della ricerca, andrebbero attentamente distinti gli effetti a lungo termine dell'aumento del PIL (che andrebbero correlati a un insieme di più o meno lenti cambiamenti sociali di ampio respiro, come il miglioramento dell'alimentazione e la diminuzione delle dimensioni dei nuclei familiari) da quelli a breve termine indotti dai cicli economici espansivi.

Se infatti diverse ricerche hanno indicato la presenza di possibili effetti negativi a lunga scadenza dei periodi di recessione sulla salute (effetti misurati prendendo come parametri gli accessi nelle strutture ospedaliere e la morbilità), i risultati di questo studio, che ha preso un orizzonte temporale di follow-up di tre anni, sembrano infatti supportare l'ipotesi controintuitiva che, almeno sul breve periodo, la salute pubblica tende a migliorare più durante i periodi di recessione che durante quelli di espansione.

Da quanto rilevato dai ricercatori, per la maggior parte dei gruppi di età la mortalità ha toccato i suoi picchi negli anni di forte espansione economica (1923, 1926, 1929 e 1936-1937), mentre i momenti di recessione (1921, 1930-1933 e 1938) hanno coinciso con il declino della mortalità e l'aumento dell'aspettativa di vita.

L'unica eccezione, osservano i ricercatori, riguardava la mortalità per suicidio, che, pur cresciuta in discreta misura, ha pesato complessivamente per meno del due per cento di tutte le morti. Anche le analisi di correlazione e di regressione hanno confermato un significativo effetto negativo dell'espansione economica sul miglioramento della salute.

Secondo i ricercatori questo effetto paradossale sarebbe legato al fatto che nei periodi di espansione si avrebbe un aumento del consumo di tabacco e di alcol, una riduzione delle ore di sonno e un aumento dello stress fisico e psichico che potrebbero avere un'influenza negativa particolarmente marcata su quanti soffrono di patologie croniche. A ciò si sommerebbero l'aumento degli incidenti stradali e di quelli sul lavoro, e il peggioramento dell'inquinamento atmosferico, i cui effetti negativi a breve termine sulla mortalità da patologie respiratorie e cardiovascolari è ben documentata. A questo fenomeno contribuirebbe inoltre il fatto che nei periodi di espansione si è assistito a una crescita dell'isolamento sociale e all'allentamento delle misure sociali a sostegno delle fasce di popolazione più disagiata. (gg)

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06 ottobre 2009

Quando la recessione fa bene alla salute



La correlazione fra salute pubblica e cicli economici potrebbe essere molto più complessa di quanto finora supposto, secondo uno studio condotto da ricercatori dell'Università del Michigan che hanno analizzato i rapporti fra crescita economica e salute della popolazione degli Stati Uniti nel ventennio compreso fra il 1920 e il 1940, durante il quale si verificò la Grande depressione (1930-1933).

Secondo quanto osservano nell'articolo pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" (PNAS) in cui José A. Tapia Granados e Ana V. Diez Roux riferiscono gli esiti della ricerca, andrebbero attentamente distinti gli effetti a lungo termine dell'aumento del PIL (che andrebbero correlati a un insieme di più o meno lenti cambiamenti sociali di ampio respiro, come il miglioramento dell'alimentazione e la diminuzione delle dimensioni dei nuclei familiari) da quelli a breve termine indotti dai cicli economici espansivi.

Se infatti diverse ricerche hanno indicato la presenza di possibili effetti negativi a lunga scadenza dei periodi di recessione sulla salute (effetti misurati prendendo come parametri gli accessi nelle strutture ospedaliere e la morbilità), i risultati di questo studio, che ha preso un orizzonte temporale di follow-up di tre anni, sembrano infatti supportare l'ipotesi controintuitiva che, almeno sul breve periodo, la salute pubblica tende a migliorare più durante i periodi di recessione che durante quelli di espansione.

Da quanto rilevato dai ricercatori, per la maggior parte dei gruppi di età la mortalità ha toccato i suoi picchi negli anni di forte espansione economica (1923, 1926, 1929 e 1936-1937), mentre i momenti di recessione (1921, 1930-1933 e 1938) hanno coinciso con il declino della mortalità e l'aumento dell'aspettativa di vita.

L'unica eccezione, osservano i ricercatori, riguardava la mortalità per suicidio, che, pur cresciuta in discreta misura, ha pesato complessivamente per meno del due per cento di tutte le morti. Anche le analisi di correlazione e di regressione hanno confermato un significativo effetto negativo dell'espansione economica sul miglioramento della salute.

Secondo i ricercatori questo effetto paradossale sarebbe legato al fatto che nei periodi di espansione si avrebbe un aumento del consumo di tabacco e di alcol, una riduzione delle ore di sonno e un aumento dello stress fisico e psichico che potrebbero avere un'influenza negativa particolarmente marcata su quanti soffrono di patologie croniche. A ciò si sommerebbero l'aumento degli incidenti stradali e di quelli sul lavoro, e il peggioramento dell'inquinamento atmosferico, i cui effetti negativi a breve termine sulla mortalità da patologie respiratorie e cardiovascolari è ben documentata. A questo fenomeno contribuirebbe inoltre il fatto che nei periodi di espansione si è assistito a una crescita dell'isolamento sociale e all'allentamento delle misure sociali a sostegno delle fasce di popolazione più disagiata. (gg)

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