11 ottobre 2008

Come arrestare la macchina infernale?


Come è possibile che banche secolari siano state a tal punto scosse? Com’è possibile che siano le banche belghe a trovarsi in prima linea a subire il fuoco della crisi finanziaria? E perché quelle che si chiamano le autorità "di controllo prudenziale", quelle che, dunque, per definizione avrebbero dovuto assicurarsi che le istituzioni finanziarie gestissero i loro affari con prudenza, sono state scavalcate? Nonostante "il wargames", lo “stress test”, ed i controlli in ogni tipo operati in questi ultimi anni? La crisi attuale è anzitutto una crisi di fiducia, cioè, in termini bancari, una crisi di credito. Una banca può obiettivamente avere un buon bilancio ed essere una macchina operativa molto efficace; ma se, un giorno, i suoi fornitori di crediti, in modo massiccio, non gli danno più fiducia, anche per motivi infondati, smette di respirare. È ciò che è avvenuto per Fortis e per Dexia. Per questo l'intervento delle autorità pubbliche era importante, e le stesse, opportunamente, hanno agito molto rapidamente. Ma perché due delle nostre grandi banche, di cui si elogiava la capacità di resilienza ancora sei mesi fa, sono fra i primi domini europei a cadere? Sono state certamente indebolite da opzioni strategiche (acquisto di ABN Amro per Fortis, attività di valorizzazione del credito per Dexia). Sono inoltre istituzioni situate in un paese, il nostro, tradizionalmente molto aperto ai capitali stranieri, e che ha, dunque, importato alcune tecniche anglosassoni oggi dannose (i crediti strutturati da Fortis, la valorizzazione del credito da Dexia). Oggi, occorre fermare con urgenza questa macchina infernale che si attacca, una dopo l'altra, alle banche del continente. Gli interventi dello Stato, le iniezioni massicce di liquidità, le garanzie dei regolatori non basteranno se non ritorna anche la fiducia degli attori. E ciò, non è soltanto una questione di miliardi, è una questione di sistema. Oggi, è chiaro, non si farà economia per una rifusione completa, globale, totale del sistema finanziario mondiale.
di Pierre-Henri Thomas

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11 ottobre 2008

Come arrestare la macchina infernale?


Come è possibile che banche secolari siano state a tal punto scosse? Com’è possibile che siano le banche belghe a trovarsi in prima linea a subire il fuoco della crisi finanziaria? E perché quelle che si chiamano le autorità "di controllo prudenziale", quelle che, dunque, per definizione avrebbero dovuto assicurarsi che le istituzioni finanziarie gestissero i loro affari con prudenza, sono state scavalcate? Nonostante "il wargames", lo “stress test”, ed i controlli in ogni tipo operati in questi ultimi anni? La crisi attuale è anzitutto una crisi di fiducia, cioè, in termini bancari, una crisi di credito. Una banca può obiettivamente avere un buon bilancio ed essere una macchina operativa molto efficace; ma se, un giorno, i suoi fornitori di crediti, in modo massiccio, non gli danno più fiducia, anche per motivi infondati, smette di respirare. È ciò che è avvenuto per Fortis e per Dexia. Per questo l'intervento delle autorità pubbliche era importante, e le stesse, opportunamente, hanno agito molto rapidamente. Ma perché due delle nostre grandi banche, di cui si elogiava la capacità di resilienza ancora sei mesi fa, sono fra i primi domini europei a cadere? Sono state certamente indebolite da opzioni strategiche (acquisto di ABN Amro per Fortis, attività di valorizzazione del credito per Dexia). Sono inoltre istituzioni situate in un paese, il nostro, tradizionalmente molto aperto ai capitali stranieri, e che ha, dunque, importato alcune tecniche anglosassoni oggi dannose (i crediti strutturati da Fortis, la valorizzazione del credito da Dexia). Oggi, occorre fermare con urgenza questa macchina infernale che si attacca, una dopo l'altra, alle banche del continente. Gli interventi dello Stato, le iniezioni massicce di liquidità, le garanzie dei regolatori non basteranno se non ritorna anche la fiducia degli attori. E ciò, non è soltanto una questione di miliardi, è una questione di sistema. Oggi, è chiaro, non si farà economia per una rifusione completa, globale, totale del sistema finanziario mondiale.
di Pierre-Henri Thomas

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