18 gennaio 2009

L'Italia è una repubblica oligarchica fondata sulle rendite




L'Italia è una repubblica oligarchica fondata sulle rendite. La sovranità appartiene al mercato che la esercita a suo piacimento nel pieno disprezzo della Costituzione ufficiale; il lavoro è sottomesso alle decisioni del mercato, anche quelle occulte ed inconfessabili

Sono circa 30 anni che quello sopra riportato è, di fatto, il primo articolo della costituzione reale del nostro paese, nonché il vangelo di Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Banca per i Regolamenti Internazionali, ecc...

I nostri guai iniziarono nel 1970 con la controrivoluzione “monetarista” di Milton Friedman (1) che ha realizzato una tragica profezia di Kalecki (2).

Entrò pesantemente in vigore:

* in Cile, l’11 settembre 1973 con l’abbattimento del governo democratico di Allende;
* in Argentina, nel 1976 con la dittatura Videla (3);
* negli Stati Uniti, il 6 Agosto 1979 con l'avvento a capo della FED di Paul Volcker (4), recentemente riesumato da Obama (è assai poco probabile che il lupo perda il vizio);
* da noi, nel settembre ’79 con l'avvento a capo di bankitalia di Ciampi, al posto del mai sufficientemente rimpianto Paolo Baffi, caduto politicamente sotto il fuoco incrociato delle brigate rosse e della magistratura deviata (5);
* fortunatamente per loro, in Francia ed in Germania, solo negli anni ’90 col trattato di Maastricht.

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano i nostri Tassi Ufficiali di Sconto costantemente superiori all’inflazione (6), portandoci il rapporto debito PIL dal 60 al 124% in pochi anni. Il protagonista politico di questo scempio ne era perfettamente consapevole (7).

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano l’abbandono della Politica Monetaria di Einaudi e Menichella caratterizzata da alta Base Monetaria e basso moltiplicatore bancario; quella PM che fece regredire il rapporto debito PIL dal 107,9 del 1943 al 32,5 del 1963 (8).

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano l’abbandono della vecchia legge bancaria redatta negli anni ’30 proprio per contrastare gli eccessi che portarono alla crisi del ’29.

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano la drastica riduzione dei redditi da lavoro a vantaggio delle rendite; di qui l’esigenza forsennata ed isterica della globalizzazione, costi quel che costi: minor costo del lavoro = maggiore rendita parassitaria.

La lista sarebbe lunghissima; evito di riportarla.

Ovviamente i nostri responsabili del secondo dopoguerra non erano dei fenomeni; erano semplicemente uomini che rispettavano le regole e non baravano.

La Costituzione diceva che la nostra repubblica era fondata sul lavoro? Bene! Operavano in questo senso!

Alzando la Base Monetaria e contraendo il moltiplicatore bancario si favoriva, in solido, il lavoro, l’economia reale, la giustizia sociale che uno Stato può portare con sé; questo non significava che la proprietà e le rendite erano criminalizzate: significava semplicemente che andavano coordinate col lavoro e le altre funzioni sociali essenziali in modo da avere un sistema sostenibile, come ben teorizzato da Keynes e come ben sperimentato in tutto il mondo fino agli anni ‘70. Abbandonando quella Politica Monetaria ed adottando quella monetarista friedmaniana, di fatto, si è introdotto il primato del mercato e delle rendite sul lavoro, addivenendo inevitabilmente a quello squallido primo articolo della costituzione deviata di cui all’inizio di questo intervento; addivenendo inevitabilmente ad una configurazione socio-economica decisamente insostenibile. Solo Brunetta non se ne è ancora accorto (9).
I disastri inflattivi degli anni ’70 erano perfettamente risolvibili nell’ambito della Politica Monetaria keynesiana vigente, senza necessariamente abbandonarla a favore di quella monetarista. Ma le esigenze miopi dell’elite non avevano nessun interesse a far funzionare bene il sistema socio-economico globale; Kalecki docet.

Dalla fine degli anni ’70 siamo stati costantemente traditi, e la nostra Costituzione è stata costantemente tradita, dal Parlamento di turno, dal Governo di turno, dal Presidente della Repubblica di turno, dalla Corte Costituzionale di turno (10).

L’ultimo dell’anno abbiamo subito anche l’inevitabile “beffa” (11).

Ha detto il Capo dello Stato: “Per l'Italia, la prova più alta in cui si riassumono tutte le altre, è quella della nostra capacità di unire le forze, di ritrovare quel senso di un comune destino e quello slancio di coesione nazionale che in altri momenti cruciali della nostra storia abbiamo saputo esprimere. Ci riuscimmo quando dovemmo fare i conti con la terribile eredità della seconda guerra mondiale : potemmo così ricostruire il paese, far rinascere la democrazia, stipulare concordemente quel patto costituzionale che è ancora vivo e operante sessant'anni dopo, creare le condizioni di quella lunga stagione di sviluppo economico e civile che ha trasformato l'Italia.”

È verissimo che con gli strumenti che abbiamo impiegato nel secondo dopoguerra si potrebbe risolvere velocemente la crisi (12). Non si può non concordare, ma bisogna anche abbandonare immediatamente ed al livello planetario la politica monetaria che ci ha portato a questa condizione.

È proprio grazie allo scellerato comportamento trentennale di Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale che non possiamo utilizzare quegli strumenti fondamentali e basilari della Politica Monetaria che ci hanno permesso di risorgere nel secondo dopoguerra. Senza quegli strumenti ci troviamo con le mani legate dietro la schiena, impossibilitati a reagire come si dovrebbe.

Non è possibile ascoltare quelle parole proprio da chi ha operato negli ultimi 30 anni nella direzione opposta, prendendo in giro, fra l’altro, i suoi stessi elettori. La sudditanza al dogma del primato del mercato di Napolitano, Ciampi, Amato, Prodi, D’Alema, Bersani, Brunetta, Martino, Tremonti (fino a pochissimi anni fa), ecc. è stata assoluta.

Sono stati calpestati ed ingannati sia i cittadini che la Costituzione.

Faccia il Presidente della Repubblica il suo dovere e richiami i responsabili politici al rispetto formale e sostanziale della nostra Carta fondamentale a partire dal primo articolo, primo e secondo comma! È vero che l’articolo 117 (13) ci mette nelle mani dell’elite mercatista e lobbista che spadroneggia a Bruxelles (14), ma è anche vero che l’attuale crisi può essere risolta solo col pesante ritorno in campo della Politica. E la Politica può, sia in un’ottica nazionale e limitata, modificare l’art. 117, sia, a più ampio respiro, cambiare registro a Bruxelles, a Francoforte, a Basilea, a Londra ed a Washington. Qualora il Presidente non lo faccia, abbia perlomeno il pudore di evitare l'argomento del nostro sviluppo economico e della crisi.
di Lino Rossi - 18/01/2009

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18 gennaio 2009

L'Italia è una repubblica oligarchica fondata sulle rendite




L'Italia è una repubblica oligarchica fondata sulle rendite. La sovranità appartiene al mercato che la esercita a suo piacimento nel pieno disprezzo della Costituzione ufficiale; il lavoro è sottomesso alle decisioni del mercato, anche quelle occulte ed inconfessabili

Sono circa 30 anni che quello sopra riportato è, di fatto, il primo articolo della costituzione reale del nostro paese, nonché il vangelo di Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Banca per i Regolamenti Internazionali, ecc...

I nostri guai iniziarono nel 1970 con la controrivoluzione “monetarista” di Milton Friedman (1) che ha realizzato una tragica profezia di Kalecki (2).

Entrò pesantemente in vigore:

* in Cile, l’11 settembre 1973 con l’abbattimento del governo democratico di Allende;
* in Argentina, nel 1976 con la dittatura Videla (3);
* negli Stati Uniti, il 6 Agosto 1979 con l'avvento a capo della FED di Paul Volcker (4), recentemente riesumato da Obama (è assai poco probabile che il lupo perda il vizio);
* da noi, nel settembre ’79 con l'avvento a capo di bankitalia di Ciampi, al posto del mai sufficientemente rimpianto Paolo Baffi, caduto politicamente sotto il fuoco incrociato delle brigate rosse e della magistratura deviata (5);
* fortunatamente per loro, in Francia ed in Germania, solo negli anni ’90 col trattato di Maastricht.

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano i nostri Tassi Ufficiali di Sconto costantemente superiori all’inflazione (6), portandoci il rapporto debito PIL dal 60 al 124% in pochi anni. Il protagonista politico di questo scempio ne era perfettamente consapevole (7).

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano l’abbandono della Politica Monetaria di Einaudi e Menichella caratterizzata da alta Base Monetaria e basso moltiplicatore bancario; quella PM che fece regredire il rapporto debito PIL dal 107,9 del 1943 al 32,5 del 1963 (8).

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano l’abbandono della vecchia legge bancaria redatta negli anni ’30 proprio per contrastare gli eccessi che portarono alla crisi del ’29.

Era il mercato e l’esigenza di stare al passo coi tempi che volevano la drastica riduzione dei redditi da lavoro a vantaggio delle rendite; di qui l’esigenza forsennata ed isterica della globalizzazione, costi quel che costi: minor costo del lavoro = maggiore rendita parassitaria.

La lista sarebbe lunghissima; evito di riportarla.

Ovviamente i nostri responsabili del secondo dopoguerra non erano dei fenomeni; erano semplicemente uomini che rispettavano le regole e non baravano.

La Costituzione diceva che la nostra repubblica era fondata sul lavoro? Bene! Operavano in questo senso!

Alzando la Base Monetaria e contraendo il moltiplicatore bancario si favoriva, in solido, il lavoro, l’economia reale, la giustizia sociale che uno Stato può portare con sé; questo non significava che la proprietà e le rendite erano criminalizzate: significava semplicemente che andavano coordinate col lavoro e le altre funzioni sociali essenziali in modo da avere un sistema sostenibile, come ben teorizzato da Keynes e come ben sperimentato in tutto il mondo fino agli anni ‘70. Abbandonando quella Politica Monetaria ed adottando quella monetarista friedmaniana, di fatto, si è introdotto il primato del mercato e delle rendite sul lavoro, addivenendo inevitabilmente a quello squallido primo articolo della costituzione deviata di cui all’inizio di questo intervento; addivenendo inevitabilmente ad una configurazione socio-economica decisamente insostenibile. Solo Brunetta non se ne è ancora accorto (9).
I disastri inflattivi degli anni ’70 erano perfettamente risolvibili nell’ambito della Politica Monetaria keynesiana vigente, senza necessariamente abbandonarla a favore di quella monetarista. Ma le esigenze miopi dell’elite non avevano nessun interesse a far funzionare bene il sistema socio-economico globale; Kalecki docet.

Dalla fine degli anni ’70 siamo stati costantemente traditi, e la nostra Costituzione è stata costantemente tradita, dal Parlamento di turno, dal Governo di turno, dal Presidente della Repubblica di turno, dalla Corte Costituzionale di turno (10).

L’ultimo dell’anno abbiamo subito anche l’inevitabile “beffa” (11).

Ha detto il Capo dello Stato: “Per l'Italia, la prova più alta in cui si riassumono tutte le altre, è quella della nostra capacità di unire le forze, di ritrovare quel senso di un comune destino e quello slancio di coesione nazionale che in altri momenti cruciali della nostra storia abbiamo saputo esprimere. Ci riuscimmo quando dovemmo fare i conti con la terribile eredità della seconda guerra mondiale : potemmo così ricostruire il paese, far rinascere la democrazia, stipulare concordemente quel patto costituzionale che è ancora vivo e operante sessant'anni dopo, creare le condizioni di quella lunga stagione di sviluppo economico e civile che ha trasformato l'Italia.”

È verissimo che con gli strumenti che abbiamo impiegato nel secondo dopoguerra si potrebbe risolvere velocemente la crisi (12). Non si può non concordare, ma bisogna anche abbandonare immediatamente ed al livello planetario la politica monetaria che ci ha portato a questa condizione.

È proprio grazie allo scellerato comportamento trentennale di Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale che non possiamo utilizzare quegli strumenti fondamentali e basilari della Politica Monetaria che ci hanno permesso di risorgere nel secondo dopoguerra. Senza quegli strumenti ci troviamo con le mani legate dietro la schiena, impossibilitati a reagire come si dovrebbe.

Non è possibile ascoltare quelle parole proprio da chi ha operato negli ultimi 30 anni nella direzione opposta, prendendo in giro, fra l’altro, i suoi stessi elettori. La sudditanza al dogma del primato del mercato di Napolitano, Ciampi, Amato, Prodi, D’Alema, Bersani, Brunetta, Martino, Tremonti (fino a pochissimi anni fa), ecc. è stata assoluta.

Sono stati calpestati ed ingannati sia i cittadini che la Costituzione.

Faccia il Presidente della Repubblica il suo dovere e richiami i responsabili politici al rispetto formale e sostanziale della nostra Carta fondamentale a partire dal primo articolo, primo e secondo comma! È vero che l’articolo 117 (13) ci mette nelle mani dell’elite mercatista e lobbista che spadroneggia a Bruxelles (14), ma è anche vero che l’attuale crisi può essere risolta solo col pesante ritorno in campo della Politica. E la Politica può, sia in un’ottica nazionale e limitata, modificare l’art. 117, sia, a più ampio respiro, cambiare registro a Bruxelles, a Francoforte, a Basilea, a Londra ed a Washington. Qualora il Presidente non lo faccia, abbia perlomeno il pudore di evitare l'argomento del nostro sviluppo economico e della crisi.
di Lino Rossi - 18/01/2009

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