05 settembre 2009

Una doppia cima

Antiche leggende e avvistamenti d'oggi creano un alone di mistero
Secondo una leggenda piuttosto diffusa, la Bisalta dovrebbe la sua conformazione a un intervento diabolico. Si narra, infatti, che molti secoli fa la montagna presentasse un unico e aguzzo punto culminante. Tutto cambiò in una notte d'estate. Un montanaro, dopo aver festeggiato in osteria la vendita del formaggio al mercato, tornava al suo villaggio. Il vino, tuttavia, rendeva il suo passo sempre più incerto. Quando la luna tramontò dietro il profilo della Bisalta, l'uomo non riuscì più a proseguire. Improvvisamente apparve il diavolo, che offrì al pastore un po di chiaro di luna, in cambio della sua anima. Il pover’uomo, ormai stanco e disperato, accettò e il diavolo preparò il contratto, mentre un esercito di piccoli demoni ritagliava dal monte la porzione di roccia che oscurava il disco della luna. Quando il diavolo presentò al montanaro l’atto di vendita dell’anima, il pallido chiarore della luna illuminò a fatica la firma: si trattava di una croce, unica cosa che il disgraziato aveva imparato a scrivere. Pare che agli inferi, non avesse alcun valore legale. Così la sua anima fu salva: il diavolo fuggì urlando e l'unica che ne fece le spese fu la montagna, che perse una «fetta» della vetta.

Al di là della leggenda, l'alone di mistero che circonda la Bisalta fu probabilmente generato dalla sua posizione isolata e dalla propensione delle sue rocce ad attirare i fulmini. Ciò causò, nel luglio del 1960, una tragedia nella quale persero la vita quattro persone che partecipavano a una cerimonia religiosa al Bric Costa Rossa: una folgore si abbattè improvvisamente sulla montagna e si scaricò sulla croce metallica.

Sulla montagna, nel primo Novecento e negli Anni '50, sono state effettuate ricerche di uranio, curate tra gli altri dal geologo Felice Ippolito e dal premio Nobel Marie Curie. A completare il quadro inquietante della Bisalta si aggiungono i numerosi «avvistamenti» di oggetti misteriosi che si dirigono o provengono dal monte. Le indagini effettuate dall'Ars di Torino (associazione ricerche scientifiche) hanno poi evidenziato la presenza di menhir, cromlech, strani manufatti e una «scultura» antropomorfa in pietra di circa un metro e mezzo, raffigurante un individuo con la testa triangolare. Negli Anni '70 la Bisalta era bersaglio delle esercitazioni di artiglieria pesante: i cannoni sparavano da Roracco,Villanova Mondovì, e da altre postazioni a Peveragno e Pianfei.

Si racconta infine, che nel secolo scorso, in autunno, molte persone erano solite recarsi da Villanova Mondovì in una località della Francia per lavorare alla raccolta del legname. Durante il tragitto, transitavano in un luogo in quota dove si trovavano «bambini dalla pelle molto chiara, quasi albini - raccontavano - ai quali dava molto fastidio la luce del sole, così da renderli quasi ciechi. E che fuggivano spaventati al nostro passaggio». Nell'autunno del 1975, a mezzogiorno, da Prato Nevoso, si assisteva a tre forti esplosioni nel cielo sopra la Bisalta, accompagnate da tre lampi ben visibili. Molti i testimoni oculari. Alle 14 una squadra di Soccorso alpino partiva da fondovalle temendo lo schianto di un aereo, ma trovava tutti i sentieri d'accesso al monte bloccati da elicotteri della Marina militare. Il ministero della Difesa parlò, in via ufficiosa, di missili lanciati da una nave militare.

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05 settembre 2009

Una doppia cima

Antiche leggende e avvistamenti d'oggi creano un alone di mistero
Secondo una leggenda piuttosto diffusa, la Bisalta dovrebbe la sua conformazione a un intervento diabolico. Si narra, infatti, che molti secoli fa la montagna presentasse un unico e aguzzo punto culminante. Tutto cambiò in una notte d'estate. Un montanaro, dopo aver festeggiato in osteria la vendita del formaggio al mercato, tornava al suo villaggio. Il vino, tuttavia, rendeva il suo passo sempre più incerto. Quando la luna tramontò dietro il profilo della Bisalta, l'uomo non riuscì più a proseguire. Improvvisamente apparve il diavolo, che offrì al pastore un po di chiaro di luna, in cambio della sua anima. Il pover’uomo, ormai stanco e disperato, accettò e il diavolo preparò il contratto, mentre un esercito di piccoli demoni ritagliava dal monte la porzione di roccia che oscurava il disco della luna. Quando il diavolo presentò al montanaro l’atto di vendita dell’anima, il pallido chiarore della luna illuminò a fatica la firma: si trattava di una croce, unica cosa che il disgraziato aveva imparato a scrivere. Pare che agli inferi, non avesse alcun valore legale. Così la sua anima fu salva: il diavolo fuggì urlando e l'unica che ne fece le spese fu la montagna, che perse una «fetta» della vetta.

Al di là della leggenda, l'alone di mistero che circonda la Bisalta fu probabilmente generato dalla sua posizione isolata e dalla propensione delle sue rocce ad attirare i fulmini. Ciò causò, nel luglio del 1960, una tragedia nella quale persero la vita quattro persone che partecipavano a una cerimonia religiosa al Bric Costa Rossa: una folgore si abbattè improvvisamente sulla montagna e si scaricò sulla croce metallica.

Sulla montagna, nel primo Novecento e negli Anni '50, sono state effettuate ricerche di uranio, curate tra gli altri dal geologo Felice Ippolito e dal premio Nobel Marie Curie. A completare il quadro inquietante della Bisalta si aggiungono i numerosi «avvistamenti» di oggetti misteriosi che si dirigono o provengono dal monte. Le indagini effettuate dall'Ars di Torino (associazione ricerche scientifiche) hanno poi evidenziato la presenza di menhir, cromlech, strani manufatti e una «scultura» antropomorfa in pietra di circa un metro e mezzo, raffigurante un individuo con la testa triangolare. Negli Anni '70 la Bisalta era bersaglio delle esercitazioni di artiglieria pesante: i cannoni sparavano da Roracco,Villanova Mondovì, e da altre postazioni a Peveragno e Pianfei.

Si racconta infine, che nel secolo scorso, in autunno, molte persone erano solite recarsi da Villanova Mondovì in una località della Francia per lavorare alla raccolta del legname. Durante il tragitto, transitavano in un luogo in quota dove si trovavano «bambini dalla pelle molto chiara, quasi albini - raccontavano - ai quali dava molto fastidio la luce del sole, così da renderli quasi ciechi. E che fuggivano spaventati al nostro passaggio». Nell'autunno del 1975, a mezzogiorno, da Prato Nevoso, si assisteva a tre forti esplosioni nel cielo sopra la Bisalta, accompagnate da tre lampi ben visibili. Molti i testimoni oculari. Alle 14 una squadra di Soccorso alpino partiva da fondovalle temendo lo schianto di un aereo, ma trovava tutti i sentieri d'accesso al monte bloccati da elicotteri della Marina militare. Il ministero della Difesa parlò, in via ufficiosa, di missili lanciati da una nave militare.

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