23 marzo 2011

Miraggi nel deserto

I Francesi sono diventati dei galli da combattimento, gli italiani si comportano come galline disorientate e starnazzanti , le volpi inglesi guaiolano nel deserto ma si adattano all’ambiente, i serpenti americani strisciano lentamente sotto la sabbia, i salmoni norvegesi nuotano controcorrente per tornarsene ai propri fiumi, l’orso russo comincia a bramire dopo i gorgheggi del suo Presidente usignolo. Sul deserto africano piovono razzi ma a disintegrarsi è l’Europa, avanti in ordine sparso in un conflitto che sta diventando un regolamento di conti tra potenze del Vecchio Continente. Sarkozy, va à la guerre per tornare protagonista nel mediterraneo e per fare il macho con Carlà. Difatti, l’anno prossimo ci sono le elezioni e con quel grugno che si ritrova dovesse perderle insieme alla livrea presidenziale verrebbe a cascargli pure il fascino del potere e poi addio mogliettina prelibata. La Francia ha tutto da guadagnare dalla situazione e comunque non aveva nulla da perdere sin dall’inizio. Se il gran colpo dovesse riuscirle gli insorti libici dimostreranno la loro riconoscenza, come già si può percepire dai drapeaux tricolori che sventolano a Bengasi. Gli inglesi sono ugualmente soddisfatti, eccetto per l’eccessivo protagonismo di Parigi, e da un mese, con le loro forze speciali, stanno armando ed addestrando i ribelli per decapitare il dittatore della Sirte. Il nuovo Governo anche con loro sarebbe riconoscente. Gli americani non hanno bisogno di ottenere nulla perché loro la riconoscenza la incutono, sono ancora l’iperpotenza mondiale. A noi italiani invece non ci riconoscerà nessuno, nemmeno se andassimo in giro con una pizza sulla testa e gli spaghetti intorno al collo. Avevamo qualcosa da tutelare in Libia ma appena cesserà il fuoco rimarremo con un pugno di cenere in mano. Comunque vada a finire questa guerra noi italiani siamo fottuti dopo aver intrattenuto relazioni privilegiate ed esclusive in quel paese. Come scrive Davide Giacalone sul suo sito è questo lo scenario che tra breve potrà profilarsi: “…in Tripolitania resta la famiglia del colonnello; in Cirenaica vanno al governo quelli che i francesi hanno già riconosciuto, e di cui noi sappiamo poco e nulla; mentre nel Fezzan resta la sabbia e le tribù. Il che significa: dalla Tripolitania non becchiamo più nulla, piuttosto vendono tutto ai cinesi; dalla Cirenaica smezziamo con gli altri vincitori, vedendo crescere i francesi, consolidarsi gli inglesi e dimagrire gli italiani; dal Fezzan proviamo a prendere i datteri”. Stiamo facendo la figura dei cretini ma i nostri politici si sentono dei paladini della giustizia e della libertà. Se il problema reale era quello di tutelare i diritti umani in quel Paese costoro avrebbero dovuto chiedersi come mai all’Onu finora nessuno si fosse accorto di nulla. Anzi, questo organismo internazionale aveva descritto la Libia come una poesia e Gheddafi come un sovrano illuminato. Ecco cosa diceva un rapporto ufficiale dell'Onu del gennaio 2011: “In Libia la protezione dei diritti umani è generalmente garantita...ed include non solo i diritti politici ma anche quelli economici sociali e culturali...all'avanguardia nel campo del diritto alla salute e nella legislazione sul lavoro...la Libia ha abolito tutte le leggi discriminatorie...”. E così la frittata è fatta. C’era da aspettarselo, la nostra classe dirigente ha le traveggole quando sta a Roma figurarsi cosa poteva capitarle nel deserto. I miraggi si sono centuplicati ed ha perso ogni cognizione della realtà.
di Gianni Petrosillo

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23 marzo 2011

Miraggi nel deserto

I Francesi sono diventati dei galli da combattimento, gli italiani si comportano come galline disorientate e starnazzanti , le volpi inglesi guaiolano nel deserto ma si adattano all’ambiente, i serpenti americani strisciano lentamente sotto la sabbia, i salmoni norvegesi nuotano controcorrente per tornarsene ai propri fiumi, l’orso russo comincia a bramire dopo i gorgheggi del suo Presidente usignolo. Sul deserto africano piovono razzi ma a disintegrarsi è l’Europa, avanti in ordine sparso in un conflitto che sta diventando un regolamento di conti tra potenze del Vecchio Continente. Sarkozy, va à la guerre per tornare protagonista nel mediterraneo e per fare il macho con Carlà. Difatti, l’anno prossimo ci sono le elezioni e con quel grugno che si ritrova dovesse perderle insieme alla livrea presidenziale verrebbe a cascargli pure il fascino del potere e poi addio mogliettina prelibata. La Francia ha tutto da guadagnare dalla situazione e comunque non aveva nulla da perdere sin dall’inizio. Se il gran colpo dovesse riuscirle gli insorti libici dimostreranno la loro riconoscenza, come già si può percepire dai drapeaux tricolori che sventolano a Bengasi. Gli inglesi sono ugualmente soddisfatti, eccetto per l’eccessivo protagonismo di Parigi, e da un mese, con le loro forze speciali, stanno armando ed addestrando i ribelli per decapitare il dittatore della Sirte. Il nuovo Governo anche con loro sarebbe riconoscente. Gli americani non hanno bisogno di ottenere nulla perché loro la riconoscenza la incutono, sono ancora l’iperpotenza mondiale. A noi italiani invece non ci riconoscerà nessuno, nemmeno se andassimo in giro con una pizza sulla testa e gli spaghetti intorno al collo. Avevamo qualcosa da tutelare in Libia ma appena cesserà il fuoco rimarremo con un pugno di cenere in mano. Comunque vada a finire questa guerra noi italiani siamo fottuti dopo aver intrattenuto relazioni privilegiate ed esclusive in quel paese. Come scrive Davide Giacalone sul suo sito è questo lo scenario che tra breve potrà profilarsi: “…in Tripolitania resta la famiglia del colonnello; in Cirenaica vanno al governo quelli che i francesi hanno già riconosciuto, e di cui noi sappiamo poco e nulla; mentre nel Fezzan resta la sabbia e le tribù. Il che significa: dalla Tripolitania non becchiamo più nulla, piuttosto vendono tutto ai cinesi; dalla Cirenaica smezziamo con gli altri vincitori, vedendo crescere i francesi, consolidarsi gli inglesi e dimagrire gli italiani; dal Fezzan proviamo a prendere i datteri”. Stiamo facendo la figura dei cretini ma i nostri politici si sentono dei paladini della giustizia e della libertà. Se il problema reale era quello di tutelare i diritti umani in quel Paese costoro avrebbero dovuto chiedersi come mai all’Onu finora nessuno si fosse accorto di nulla. Anzi, questo organismo internazionale aveva descritto la Libia come una poesia e Gheddafi come un sovrano illuminato. Ecco cosa diceva un rapporto ufficiale dell'Onu del gennaio 2011: “In Libia la protezione dei diritti umani è generalmente garantita...ed include non solo i diritti politici ma anche quelli economici sociali e culturali...all'avanguardia nel campo del diritto alla salute e nella legislazione sul lavoro...la Libia ha abolito tutte le leggi discriminatorie...”. E così la frittata è fatta. C’era da aspettarselo, la nostra classe dirigente ha le traveggole quando sta a Roma figurarsi cosa poteva capitarle nel deserto. I miraggi si sono centuplicati ed ha perso ogni cognizione della realtà.
di Gianni Petrosillo

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