17 febbraio 2013

Le argomentazioni deboli di Michele Salvati






In un articolo sull'inserto domenicale del Corriere della Sera del 3 febbraio Michele Salvati interviene per sostenere la permanente validità dell'opposizione categoriale destra/sinistra. Lo fa però in modo piuttosto confuso e privo di consequenzialità. Spieghiamo perché. 
 L'argomento principale che Salvati svolge nel suo articolo è poco convincente perché nasce dal confondere due questioni diverse: egli dice in sostanza che la distinzione destra/sinistra funziona, nel senso che ci permette di capire in maniera ragionevole la storia politica occidentale degli ultimi due secoli, e anche la realtà politica contemporanea. 

E' evidente qui la confusione fra due questioni diverse: la questione se l'opposizione destra/sinistra sia stata significativa nel passato, da una parte, quella  se essa sia significativa adesso, dall'altra. Ora, per quanto riguarda il primo problema, non credo ci sia molto da discutere, perché non credo ci sia chi seriamente possa sostenere che la distinzione destra/sinistra non abbia mai significato nulla, che essa sia sempre stata una mera illusione. E' ovvio che si tratta di una opposizione categoriale fondamentale per capire la storia politica occidentale degli ultimi due secoli. E' quindi inutile insistere su questo punto, come fa Salvati. La vera questione è l'altra: questa opposizione categoriale è ancora valida oggi? Ci permette di organizzare in maniera sensata, di comprendere in schemi razionali, ciò che vediamo accadere ogginella vita politica, sociale ed economica dei paesi occidentali? E' a queste domande che risponde negativamente, chi sostiene l'esaurimento dell'opposizione categoriale destra/sinistra. Gli argomenti per questa risposta negativa li ho esposti più volte, in particolare nel libro scritto con Massimo Bontempelli “La sinistra rivelata” e in un saggio che ha circolato in rete. In maniera molto semplice e diretta a Salvati ha risposto Pierluigi Battista.
Ma la cosa buffa è che Salvati stesso fornisce ottimi argomenti contro la sua tesi. Infatti, nella seconda parte dell'articolo cerca di spiegare perché la tesi sul superamento di destra/sinistra sia sempre più diffusa. Ci dice allora in primo luogo che ormai da molto tempo non c'è più distinzione fra destra e sinistra nel campo delle politiche economiche e sociali (e sarebbe questo “il campo in cui
dovrebbe misurarsi la loro vera diversità
”: appunto, verrebbe da replicare), e in secondo luogo che oggi sono venuti alla ribalta problemi che non hanno a che fare con quella distinzione e rispetto ai
quali le divisioni attraversano trasversalmente destra e sinistra. Sono questi in effetti due ottimi argomenti per sostenere il superamento di destra e sinistra. Il problema è che Salvati, dopo averci esposto in maniera così chiara e convincente i motivi per i quali è sensato affermare il superamento di destra e sinistra, si dimentica di portare le sue obiezioni che spieghino perché ritiene tali argomenti non convincenti. In effetti tutte le sue obiezioni si limitano all'affermazione seguente:

Finché le nostre democrazie resteranno ancorate alla grande tradizione culturale che le ha fatte nascere [...] la distinzione destra/sinistra rimarrà l’asse principale del conflitto democratico 

E poiché “la grande tradizione culturale” delle nostre democrazie è appunto quella che include destra e sinistra, questa affermazione di Salvati è, ovviamente, una enfatica tautologia.
Ridotto al suo scheletro logico, il discorso di Salvati è una cosa di questo tipo: “Tutti i cigni sono bianchi. Certo, so bene che esistono cigni neri. Ma finchè tutti i cigni sono bianchi, possiamo affermare che tutti i cigni sono bianchi”. Poiché Salvati non è uno sciocco, siamo autorizzati a pensare che la pochezza dei suoi argomenti derivi dall'insostenibilità della sua tesi.  In definitiva, la tesi del superamento di destra e sinistra ci sembra confermata e rafforzata dall'esame di articoli come questo.
 


di Marino Badiale

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17 febbraio 2013

Le argomentazioni deboli di Michele Salvati






In un articolo sull'inserto domenicale del Corriere della Sera del 3 febbraio Michele Salvati interviene per sostenere la permanente validità dell'opposizione categoriale destra/sinistra. Lo fa però in modo piuttosto confuso e privo di consequenzialità. Spieghiamo perché. 
 L'argomento principale che Salvati svolge nel suo articolo è poco convincente perché nasce dal confondere due questioni diverse: egli dice in sostanza che la distinzione destra/sinistra funziona, nel senso che ci permette di capire in maniera ragionevole la storia politica occidentale degli ultimi due secoli, e anche la realtà politica contemporanea. 

E' evidente qui la confusione fra due questioni diverse: la questione se l'opposizione destra/sinistra sia stata significativa nel passato, da una parte, quella  se essa sia significativa adesso, dall'altra. Ora, per quanto riguarda il primo problema, non credo ci sia molto da discutere, perché non credo ci sia chi seriamente possa sostenere che la distinzione destra/sinistra non abbia mai significato nulla, che essa sia sempre stata una mera illusione. E' ovvio che si tratta di una opposizione categoriale fondamentale per capire la storia politica occidentale degli ultimi due secoli. E' quindi inutile insistere su questo punto, come fa Salvati. La vera questione è l'altra: questa opposizione categoriale è ancora valida oggi? Ci permette di organizzare in maniera sensata, di comprendere in schemi razionali, ciò che vediamo accadere ogginella vita politica, sociale ed economica dei paesi occidentali? E' a queste domande che risponde negativamente, chi sostiene l'esaurimento dell'opposizione categoriale destra/sinistra. Gli argomenti per questa risposta negativa li ho esposti più volte, in particolare nel libro scritto con Massimo Bontempelli “La sinistra rivelata” e in un saggio che ha circolato in rete. In maniera molto semplice e diretta a Salvati ha risposto Pierluigi Battista.
Ma la cosa buffa è che Salvati stesso fornisce ottimi argomenti contro la sua tesi. Infatti, nella seconda parte dell'articolo cerca di spiegare perché la tesi sul superamento di destra/sinistra sia sempre più diffusa. Ci dice allora in primo luogo che ormai da molto tempo non c'è più distinzione fra destra e sinistra nel campo delle politiche economiche e sociali (e sarebbe questo “il campo in cui
dovrebbe misurarsi la loro vera diversità
”: appunto, verrebbe da replicare), e in secondo luogo che oggi sono venuti alla ribalta problemi che non hanno a che fare con quella distinzione e rispetto ai
quali le divisioni attraversano trasversalmente destra e sinistra. Sono questi in effetti due ottimi argomenti per sostenere il superamento di destra e sinistra. Il problema è che Salvati, dopo averci esposto in maniera così chiara e convincente i motivi per i quali è sensato affermare il superamento di destra e sinistra, si dimentica di portare le sue obiezioni che spieghino perché ritiene tali argomenti non convincenti. In effetti tutte le sue obiezioni si limitano all'affermazione seguente:

Finché le nostre democrazie resteranno ancorate alla grande tradizione culturale che le ha fatte nascere [...] la distinzione destra/sinistra rimarrà l’asse principale del conflitto democratico 

E poiché “la grande tradizione culturale” delle nostre democrazie è appunto quella che include destra e sinistra, questa affermazione di Salvati è, ovviamente, una enfatica tautologia.
Ridotto al suo scheletro logico, il discorso di Salvati è una cosa di questo tipo: “Tutti i cigni sono bianchi. Certo, so bene che esistono cigni neri. Ma finchè tutti i cigni sono bianchi, possiamo affermare che tutti i cigni sono bianchi”. Poiché Salvati non è uno sciocco, siamo autorizzati a pensare che la pochezza dei suoi argomenti derivi dall'insostenibilità della sua tesi.  In definitiva, la tesi del superamento di destra e sinistra ci sembra confermata e rafforzata dall'esame di articoli come questo.
 


di Marino Badiale

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