
Restavano vivi i lacché, ma anche il ricordo dell’“ultimo fascista”, come definisce Mattei un eminente storico della I repubblica. E poi Mattei aveva lasciato allievi, che avevano lavorato con lui all’Eni, dove reduci di Rsi e Resistenza collaboravano come se il 1943 fosse – anche alla Farnesina lo si giudicava così – un incidente di percorso per una grande potenza, quale l’Italia si considerava ancora [quel che per la Francia era il 1940].



Signor Perrone, nel 2011 furono 150 anni di Unità; nel 2012 furono 50 anni dalla fine di Mattei; nel 2013 sono 70 anni dalla resa… L’Italia nacque per interessi francesi, s’allargò per interessi inglesi e tedeschi, resse all’irruzione nel Mediterraneo degli Usa, che ora declinano. La Germania li rimpiazza. E noi?
“Concordo in parte che le potenze straniere influirono sulla nascita dell’Italia unita. Ma l’ampliamento del disegno di conquista, fino a comprendere tutti i territori del Regno delle Due Sicilie, avvenne – sorprendendo lo stesso Camillo Benso di Cavour – a opera di Liborio Romano, ministro di polizia dei Borbone”.
Perché nessuno lo dice, tranne lei che gli ha dedicato un libro importante?
“I piemontesi non lo riconobbero – dal diario di Giuseppe Massari, fac totum di Cavour, furono strappate le pagine chiarificatrici di quel passaggio – e non si vuole ancora dirlo. Ma il territorio delle Due Sicilie, enorme, fece lievitare all’improvviso l’intero progetto oltre ogni ipotesi”.
Restiamo a un passato meno remoto.
“Cioè agli ultimi 70 anni, quelli con l’Italia sotto influenza?”.
Sì.
“Quest’epilogo è derivato da una guerra sciagurata e perduta. Col Paese in tali condizioni di dipendenza, le investiture al vertice della politica ne hanno risentito. Una situazione che ancor pesa: lo indicano certe consonanze della presidenza della Repubblica coi ‘consigli’ provenienti da quelle parti. E perfino dalla Germania…”.
… Uscita peggio dell’Italia dalla guerra e che ha rimpiazzato la Gran Bretagna come junior partner degli Usa, verso i quali la nostra sudditanza fu, fino al 1991, arginata da Vaticano e Urss. Come ora lo è da Vaticano e… Russia.
“I ruoli da ascari neo-coloniali, dal 1982 in poi, non ce li hanno imposti: li hanno decisi i politici italiani, con la benedizione dei vari presidenti della Repubblica, che hanno consentito (talora sollecitato) interventi armati che violavano la Costituzione”.
Tasto dolente.
“Il reale ruolo che la Costituzione assegna al presidente della Repubblica andrebbe discusso di fronte al suo superare i limiti costituzionali”.
L’Italia è ora una repubblica ereditaria. Napolitano succede a se stesso, Enrico Letta succede allo zio Gianni come factotum governativo, Marina Berlusconi succederà al padre a capo di un partito determinante. Invece il papato non è più a vita, come del resto le monarchie nordiche, spesso protestanti…
“L’Italia non è divenuta una repubblica ereditaria per il rinnovo del mandato – legittimo e voluto dai partiti – di un presidente. Ma è una repubblica ora politicamente assai povera, incapace di trovare un’altra soluzione al momento del rinnovo di quel presidente: così il suo campo d’azione s’è ampliato oltre i limiti costituzionali. Il caso dei Letta ha invece aspetti ridicoli e ha mostrato l’inconsistenza del nipote, che ha governato su delega di Berlusconi”.
Vanno in tv solo avatar nostrani di repubblicani o democratici degli Usa, e gruppi nati col loro avallo. Morale: prima si poteva dir tutto, perché non serviva a nulla; ora non si può dire nulla, mentre parlare servirebbe.
“Al di là delle grandi aggregazioni, per le altre espressioni politiche ci sono in effetti solo spazi di tolleranza. Attenti però ai grillini, che non si contentano di tolleranza”.
Pseudonimo di Germania & C., l’Ue dovrebbe, per l’attuale capo dello Stato, limare le unghie alla Nato. Ma – s’è visto contro la Serbia – solo per affiancarla come secondario strumento egemonico.
“Dobbiamo badare alla caratteristica fondamentale dell’Ue: l’ anti-democrazia. Proprio così! I controllori generali che essa mette sulla testa degli Stati nazionali non li ha votati nessuno. Questo è il pericolo vero. E non se ne parla quasi mai”.
Impassibili, le Camere approvano ogni direttiva dell’Ue. Con questa passività l’Italia ha smarrito la sovranità, cara a pochi, e il benessere, caro a tutti.
“E qui torniamo al punto di prima: ci hanno tolto la democrazia. La sovranità italiana è perduta: se davvero essa interessa a pochi, la prego di considerarmi fra questi pochi”.
di Maurizio Cabona
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