22 marzo 2007

Che cosa possiamo fare noi ebrei per il bene del mondo?



A questa domanda, a volte mi viene da ridere, ma per rispetto mi astengo dal commentare. Voglio solo usare le parole di un autore M. Blondet.

Per carità, abbiate pietà!
Non cercate di fare il bene del mondo, abbiamo già visto il vostro bene!
La domanda è rivelatrice in sé.
I cinesi non si domandano cosa possono fare «per il bene del mondo», né se lo chiedono i francesi e gli italiani.
I popoli autentici, non ideologici e non artificiali, si limitano a vivere nel mondo, cercando di assicurarsi una relativa sicurezza impegnandosi con trattati.
A chiedersi attivamente cosa fare ancora per «il bene del mondo» sono gli ideologi di ideologie feroci: i comunisti sovietici, oggi i fondamentalisti messianici americani.
Vogliono a tutti i costi farci del «bene», portare «la democrazia», il «mercato», la «libertà».
Gli individui sì, devono chiedersi, ciascuno per sé, cosa possano fare di bene, come migliorare il mondo.
Non i popoli in quanto tali.
Un popolo che si domanda - o fa finta di domandarsi - cosa deve fare per il bene del mondo, è un popolo che si crede divino, che si crede Dio.
No, caro lettore, cari ebrei.
Vi chiediamo molto meno.
Non di fare, come Dio, «il bene del mondo», ma semplicemente di non fare troppo male.
Di non opprimere e affamare i palestinesi.
Di non soffocare nel sangue e nella fame le loro speranze.
Di non porre loro, ogni volta che accedono alle condizioni da voi dettate, sempre nuove condizioni: questo non è «bene», è slealtà e menzogna.
Ci accontenteremmo che voi, dopo aver distrutto il Libano dalle fondamenta in 30 giorni con le vostre bombe, non continuaste a violarne ogni giorno - come denuncia l’ONU - lo spazio aereo, ossia la sovranità.
Anche gli altri, nella civiltà, hanno diritto alla sovranità.

Ci sarebbe piaciuto che la vostra lobby non avesse spinto la superpotenza USA a «fare il bene» degli iracheni, ammazzandone 650 mila e rendendone profughi oltre due milioni.
Ci basterebbe che non esigeste oggi dagli americani che inceneriscano l’Iran, una nazione che non vi minaccia realmente, che non ha mai aggredito ma che è se mai stata aggredita da un Saddam Hussein su istigazione USA.
Vi chiediamo di fare pace con condizioni oneste, che altri possano accettare senza eccessiva umiliazione.
Anche per il vostro bene: perché una pace fondata sul dominio e sulla forza assoluta, non consente mai di dormire tranquilli.
Specie se si dorme in case rubate, su terre che non vi appartengono, su letti strappati ad altri. Nonostante tutta la forza, si viene visitati da brutti sogni.
Il vostro Freud può spiegarvi, ancora una volta, il motivo dei vostri sonni agitati, dei vostri fantasmi di essere «cancellati».
No, per favore, non fate il nostro bene.
Non siete Dio.
Soprattutto, non siete il nostro Dio.

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22 marzo 2007

Che cosa possiamo fare noi ebrei per il bene del mondo?



A questa domanda, a volte mi viene da ridere, ma per rispetto mi astengo dal commentare. Voglio solo usare le parole di un autore M. Blondet.

Per carità, abbiate pietà!
Non cercate di fare il bene del mondo, abbiamo già visto il vostro bene!
La domanda è rivelatrice in sé.
I cinesi non si domandano cosa possono fare «per il bene del mondo», né se lo chiedono i francesi e gli italiani.
I popoli autentici, non ideologici e non artificiali, si limitano a vivere nel mondo, cercando di assicurarsi una relativa sicurezza impegnandosi con trattati.
A chiedersi attivamente cosa fare ancora per «il bene del mondo» sono gli ideologi di ideologie feroci: i comunisti sovietici, oggi i fondamentalisti messianici americani.
Vogliono a tutti i costi farci del «bene», portare «la democrazia», il «mercato», la «libertà».
Gli individui sì, devono chiedersi, ciascuno per sé, cosa possano fare di bene, come migliorare il mondo.
Non i popoli in quanto tali.
Un popolo che si domanda - o fa finta di domandarsi - cosa deve fare per il bene del mondo, è un popolo che si crede divino, che si crede Dio.
No, caro lettore, cari ebrei.
Vi chiediamo molto meno.
Non di fare, come Dio, «il bene del mondo», ma semplicemente di non fare troppo male.
Di non opprimere e affamare i palestinesi.
Di non soffocare nel sangue e nella fame le loro speranze.
Di non porre loro, ogni volta che accedono alle condizioni da voi dettate, sempre nuove condizioni: questo non è «bene», è slealtà e menzogna.
Ci accontenteremmo che voi, dopo aver distrutto il Libano dalle fondamenta in 30 giorni con le vostre bombe, non continuaste a violarne ogni giorno - come denuncia l’ONU - lo spazio aereo, ossia la sovranità.
Anche gli altri, nella civiltà, hanno diritto alla sovranità.

Ci sarebbe piaciuto che la vostra lobby non avesse spinto la superpotenza USA a «fare il bene» degli iracheni, ammazzandone 650 mila e rendendone profughi oltre due milioni.
Ci basterebbe che non esigeste oggi dagli americani che inceneriscano l’Iran, una nazione che non vi minaccia realmente, che non ha mai aggredito ma che è se mai stata aggredita da un Saddam Hussein su istigazione USA.
Vi chiediamo di fare pace con condizioni oneste, che altri possano accettare senza eccessiva umiliazione.
Anche per il vostro bene: perché una pace fondata sul dominio e sulla forza assoluta, non consente mai di dormire tranquilli.
Specie se si dorme in case rubate, su terre che non vi appartengono, su letti strappati ad altri. Nonostante tutta la forza, si viene visitati da brutti sogni.
Il vostro Freud può spiegarvi, ancora una volta, il motivo dei vostri sonni agitati, dei vostri fantasmi di essere «cancellati».
No, per favore, non fate il nostro bene.
Non siete Dio.
Soprattutto, non siete il nostro Dio.

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