16 maggio 2009

L’acqua di Napoli vietata ai militari USA. E ai napoletani?


Resi noti i risultati di uno studio sanitario commissionato dalla Marina statunitense di Napoli sullo stato di avvelenamento del suolo e dell’acqua in Campania. Ancora una volta le indagini vengono avviate da soggetti esteri mentre le autorità sanitarie italiane continuano a tacere.

acqua
Resi noti i risultati di uno studio sanitario commissionato dalla Marina statunitense di Napoli sullo stato di avvelenamento del suolo e dell’acqua in Campania.

Stanno facendo discutere i risultati, resi noti una settimana fa, di uno studio sanitario commissionato dalla Marina statunitense di Napoli e realizzato nello corso del 2008. Le analisi messe in atto in 130 abitazioni, sparse su un’area di 395 miglia quadrate nelle province di Napoli e Caserta, hanno rilevato in 40 di esse un rischio definito “inaccettabile” a causa dell’elevata concentrazione (notevolmente superiore ai limiti consentiti) di “componenti organiche volatili”. Tali sostanze chimiche che evaporano a temperatura ambiente, sembrano essere penetrate all’interno delle abitazioni attraverso l’acqua (dei pozzi e degli acquedotti) e possono venire assorbite dall’uomo non solamente ingerendo l’acqua contaminata, ma anche per inalazione e per via cutanea.

Oltre alle componenti organiche volatili individuate in quantità preoccupanti, principale delle quali il tetracloroetene generalmente utilizzato nella produzione di solventi, le analisi hanno evidenziato anche la presenza generalizzata di arsenico che in alcuni casi nell’acqua ha superato di 180 volte i livelli limite. I pericoli per la salute umana, determinati dalla concentrazione dei composti chimici, sono potenzialmente molto elevati e vanno da un banale giramento di testa al danneggiamento dei tessuti epatici, renali e del sistema nervoso centrale, alla compromissione del sistema immunitario, alle malformazioni fetali, al rischio di patologie tumorali.

Le amministrazioni locali e le autorità sanitarie italiane, peraltro mai informate ufficialmente della cosa, non sembrano avere preso molto sul serio la questione e non hanno finora richiesto copia dei dati dell’indagine. Ben più seriamente al contrario sembra avere interpretato i risultati la Marina statunitense, che ha deciso l’avvio di una seconda analisi che terminerà a fine 2009 e andrà ad interessare altre 210 abitazioni occupate da personale statunitense in una vasta area che comprenderà sempre le province di Napoli e Caserta.

Curiosamente la maggior parte delle inchieste concernenti lo stato di avvelenamento del suolo e dell’acqua in Campania continuano ad arrivare dall’estero. Già nel 2004 fu l’autorevole rivista The Lancet Oncology a definire “triangolo della morte” la zona compresa fra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano, nell’ambito di un’inchiesta concernente l’altissima incidenza di patologie tumorali presente nel territorio, dopo due inchieste condotte dalla rivista Newsweek che avevano portato alla luce i devastanti effetti delle innumerevoli discariche illegali di rifiuti tossici presenti in loco. Adesso è la volta della Marina statunitense, mentre le autorità sanitarie italiane continuano a tacere.

di Marco Cedolin

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16 maggio 2009

L’acqua di Napoli vietata ai militari USA. E ai napoletani?


Resi noti i risultati di uno studio sanitario commissionato dalla Marina statunitense di Napoli sullo stato di avvelenamento del suolo e dell’acqua in Campania. Ancora una volta le indagini vengono avviate da soggetti esteri mentre le autorità sanitarie italiane continuano a tacere.

acqua
Resi noti i risultati di uno studio sanitario commissionato dalla Marina statunitense di Napoli sullo stato di avvelenamento del suolo e dell’acqua in Campania.

Stanno facendo discutere i risultati, resi noti una settimana fa, di uno studio sanitario commissionato dalla Marina statunitense di Napoli e realizzato nello corso del 2008. Le analisi messe in atto in 130 abitazioni, sparse su un’area di 395 miglia quadrate nelle province di Napoli e Caserta, hanno rilevato in 40 di esse un rischio definito “inaccettabile” a causa dell’elevata concentrazione (notevolmente superiore ai limiti consentiti) di “componenti organiche volatili”. Tali sostanze chimiche che evaporano a temperatura ambiente, sembrano essere penetrate all’interno delle abitazioni attraverso l’acqua (dei pozzi e degli acquedotti) e possono venire assorbite dall’uomo non solamente ingerendo l’acqua contaminata, ma anche per inalazione e per via cutanea.

Oltre alle componenti organiche volatili individuate in quantità preoccupanti, principale delle quali il tetracloroetene generalmente utilizzato nella produzione di solventi, le analisi hanno evidenziato anche la presenza generalizzata di arsenico che in alcuni casi nell’acqua ha superato di 180 volte i livelli limite. I pericoli per la salute umana, determinati dalla concentrazione dei composti chimici, sono potenzialmente molto elevati e vanno da un banale giramento di testa al danneggiamento dei tessuti epatici, renali e del sistema nervoso centrale, alla compromissione del sistema immunitario, alle malformazioni fetali, al rischio di patologie tumorali.

Le amministrazioni locali e le autorità sanitarie italiane, peraltro mai informate ufficialmente della cosa, non sembrano avere preso molto sul serio la questione e non hanno finora richiesto copia dei dati dell’indagine. Ben più seriamente al contrario sembra avere interpretato i risultati la Marina statunitense, che ha deciso l’avvio di una seconda analisi che terminerà a fine 2009 e andrà ad interessare altre 210 abitazioni occupate da personale statunitense in una vasta area che comprenderà sempre le province di Napoli e Caserta.

Curiosamente la maggior parte delle inchieste concernenti lo stato di avvelenamento del suolo e dell’acqua in Campania continuano ad arrivare dall’estero. Già nel 2004 fu l’autorevole rivista The Lancet Oncology a definire “triangolo della morte” la zona compresa fra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano, nell’ambito di un’inchiesta concernente l’altissima incidenza di patologie tumorali presente nel territorio, dopo due inchieste condotte dalla rivista Newsweek che avevano portato alla luce i devastanti effetti delle innumerevoli discariche illegali di rifiuti tossici presenti in loco. Adesso è la volta della Marina statunitense, mentre le autorità sanitarie italiane continuano a tacere.

di Marco Cedolin

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