28 febbraio 2010

Fidarsi delle banche?

I prodotti della casa sono sempre i più buoni? Forse in ambito agro-alimentare, ma di certo non se si tratta di prodotti finanziari distribuiti dalle banche. Soprattutto se, abbinati alla vendita di questi investimenti, ci sono lauti bonus per i dirigenti che li consigliano ai risparmiatori, spesso ignari dei meccanismi che ci sono dietro ai "consigli per gli acquisti". Non è bello, insomma, che una banca spinga a comprare i prodotti finanziari che ha più urgenza di piazzare invece di quelli più adatti alle esigenze del cliente.
Sul tema, odioso dopo i tanti scandali finanziari che hanno distrutto l'immagine del settore in Italia, è tornata la Consob, che ha richiamato due settimane fa due istituti (il nome resta ancora oggi misterioso) a una maggiore disciplina nell'ambito della distribuzione di prodotti finanziari, e di una maggiore aderenza alle norme della direttiva europea Mifid, che prevede una forte tutela degli interessi esterni all'intermediario.
Il problema, però, sta tanto nella condotta fraudolenta delle banche quanto nell’ignoranza dei clienti, solitamente del tutto incapaci di muoversi autonomamente nel globale supermercato dei prodotti finanziari. Davanti al feroce corporativismo del sistema bancario e preso atto della sua influenza sulla casta politica, s’impone al nutrito popolo dei risparmiatori una maggiore consapevolezza dei meccanismi che regolano l’universo della finanza. Sempre più spesso, infatti, si sente parlare d’ignoranza finanziaria del popolo italiano. Non che questo nella sua media sia particolarmente colto, ma certamente in tema di mercati e finanza è tra i più ignoranti d'Europa. Politici, banchieri centrali e uomini d'affari lamentano periodicamente l'ignoranza del pubblico in tema di denaro, e hanno ragione.
Ciò, ovviamente, nulla toglie alla responsabilità di quegli istituti che, forti di una posizione di evidente superiorità rispetto al risparmiatore, sfruttano la propria posizione per liberarsi fraudolentemente dei rischi assunti scaricandoli sulla clientela. Sarebbe tuttavia logico aspettarsi un vero e proprio esodo dei risparmiatori da quelle realtà finanziarie che, di volta in volta, vengono coinvolte in simili scandali. Purtroppo, però, non è mai accaduto nulla di simile. Ma quali sono le due banche colpevoli di aver agito con troppa leggerezza nei confronti della clientela? La commissione guidata da Lamberto Cardia - Presidente della CONSOB, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa - non ne fa menzione per non scatenare la rivolta dei risparmiatori. La mancanza dei nomi ha tuttavia scatenato il tran tran di voci.
Nessun istituto si può escludere a priori, ma sembra che il richiamo, che si concretizzerà nella convocazione del consiglio di amministrazione dei due istituti, per l'esame di tematiche inerenti alla prestazione di servizi di investimento, non sia stato rivolto alle due big d'Italia, Unicredit e Intesa San Paolo. Voci accreditate dalle testate giornalistiche del settore sembrano escludere anche gruppi come Banca popolare di Milano, peraltro già toccata da rilievi Consob circa l'emissione di obbligazioni. Qualcuno comincia a fare i nomi di Banca Carige, Monte dei Paschi di Siena, Ubi banca, Banco Desio e Banca Etruria, ma le banche sospettate sono tante tra gruppi medi e medio grandi.
A breve si attendono le smentite degli istituti tirati al centro delle voci in un gioco a esclusione, fino ad arrivare alle due che da smentire avranno ben poco. Tra gli operatori le orecchie sono ben tese per carpire gli argomenti dei prossimi consigli di amministrazione in programma, per verificare se nell'ordine del giorno ci sono questioni inerenti la Mifid. Quel che è certo, tuttavia, è che la crisi finanziaria fatto riemergere in qualcuno vecchi vizi difficili da sradicare.
Rimane, però, il problema della facilità con cui gli squali della finanza riescano a mietere vittime tra i piccoli risparmiatori. Il problema è serio e si va imponendo all’attenzione generale a causa della sempre crescente volontà politica di rimettere all’autonomia privata scelte un tempo rimesse all’esclusiva competenza dello Stato. Una società moderna si aspetta che la maggior parte degli individui si assumano la responsabilità della gestione della spesa del proprio reddito (al netto delle tasse); che la maggior parte dei cittadini adulti sia proprietaria della propria casa di abitazione e che gli individui decidano quanto risparmiare per la pensione e se coprirsi da eventuali rischi attraverso la sottoscrizione di un'assicurazione. Ma una società che non fornisce ai propri cittadini gli strumenti necessari a prendere sagge decisioni finanziarie. Di più, sono in molti a sostenere che l'attuale crisi sia in parte dovuta alla diffusa ignoranza della storia finanziaria, non solo fra la gente comune. Conoscere, infatti, significa soprattutto essere messi nelle condizioni ottimali per poter operare una scelta coerente con le proprie esigenze.
Tra i tanti problemi del sistema finanziario il difetto principale è che esso riflette e accentua le debolezze umane. Come dimostra un numero crescente di ricerche sulla finanza comportamentale, il denaro accresce la nostra tendenza a reazioni eccessive, a passare dall'euforia quando le cose vanno bene alla depressione quando le cose vanno male. Il gonfiarsi e lo sgonfiarsi delle bolle finanziarie, in ultima istanza, è il frutto della nostra instabilità emotiva, della nostra incapacità di rimanere razionali quando tutto intorno a noi incomincia ad impazzire. Ma la finanza accentua anche le differenze fra gli uomini, arricchendo chi è intelligente e fortunato e impoverendo chi non è altrettanto intelligente e fortunato.
La stessa globalizzazione finanziaria potrebbe portare enormi benefici, se solo i soggetti ad ogni titolo in essa coinvolti fossero nelle condizioni per agire con piena coscienza e volontà; in linea teorica potrebbe portare, dopo più di trecento anni, al drastico ridimensionamento della divisione tra paesi ricchi e sviluppati e paesi poveri meno sviluppati. Sul piano strettamente dottrinario, infatti, quanto più i mercati finanziari s’integrano, tanto maggiori sono le opportunità per le persone che capiscono la finanza di migliorare le proprie condizioni, ovunque vivano, e parallelamente tanto maggiore è il rischio di una perdita di status sociale da parte di chi nulla sa di finanza. Ma i risultati dicono praticamente il contrario.
In termini di distribuzione generale del reddito, il mondo moderno non è un mondo piatto, semplicemente perché la remunerazione del capitale è aumentata esponenzialmente rispetto alla remunerazione del lavoro non qualificato. In altre parole, il premio riservato a chi conosce non è mai stato così elevato e la pena per l'ignoranza finanziaria non è mai stata così severa. Conoscere dunque le regole del gioco assume oggi un'importanza assolutamente fondamentale. Come nella vita di ogni giorno, è facile constatare che chi conosce agisce, mentre chi non conosce rimane immobile in un mondo che muta in modo troppo veloce per tollerare l'inerzia.

di Ilvio Pannullo

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28 febbraio 2010

Fidarsi delle banche?

I prodotti della casa sono sempre i più buoni? Forse in ambito agro-alimentare, ma di certo non se si tratta di prodotti finanziari distribuiti dalle banche. Soprattutto se, abbinati alla vendita di questi investimenti, ci sono lauti bonus per i dirigenti che li consigliano ai risparmiatori, spesso ignari dei meccanismi che ci sono dietro ai "consigli per gli acquisti". Non è bello, insomma, che una banca spinga a comprare i prodotti finanziari che ha più urgenza di piazzare invece di quelli più adatti alle esigenze del cliente.
Sul tema, odioso dopo i tanti scandali finanziari che hanno distrutto l'immagine del settore in Italia, è tornata la Consob, che ha richiamato due settimane fa due istituti (il nome resta ancora oggi misterioso) a una maggiore disciplina nell'ambito della distribuzione di prodotti finanziari, e di una maggiore aderenza alle norme della direttiva europea Mifid, che prevede una forte tutela degli interessi esterni all'intermediario.
Il problema, però, sta tanto nella condotta fraudolenta delle banche quanto nell’ignoranza dei clienti, solitamente del tutto incapaci di muoversi autonomamente nel globale supermercato dei prodotti finanziari. Davanti al feroce corporativismo del sistema bancario e preso atto della sua influenza sulla casta politica, s’impone al nutrito popolo dei risparmiatori una maggiore consapevolezza dei meccanismi che regolano l’universo della finanza. Sempre più spesso, infatti, si sente parlare d’ignoranza finanziaria del popolo italiano. Non che questo nella sua media sia particolarmente colto, ma certamente in tema di mercati e finanza è tra i più ignoranti d'Europa. Politici, banchieri centrali e uomini d'affari lamentano periodicamente l'ignoranza del pubblico in tema di denaro, e hanno ragione.
Ciò, ovviamente, nulla toglie alla responsabilità di quegli istituti che, forti di una posizione di evidente superiorità rispetto al risparmiatore, sfruttano la propria posizione per liberarsi fraudolentemente dei rischi assunti scaricandoli sulla clientela. Sarebbe tuttavia logico aspettarsi un vero e proprio esodo dei risparmiatori da quelle realtà finanziarie che, di volta in volta, vengono coinvolte in simili scandali. Purtroppo, però, non è mai accaduto nulla di simile. Ma quali sono le due banche colpevoli di aver agito con troppa leggerezza nei confronti della clientela? La commissione guidata da Lamberto Cardia - Presidente della CONSOB, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa - non ne fa menzione per non scatenare la rivolta dei risparmiatori. La mancanza dei nomi ha tuttavia scatenato il tran tran di voci.
Nessun istituto si può escludere a priori, ma sembra che il richiamo, che si concretizzerà nella convocazione del consiglio di amministrazione dei due istituti, per l'esame di tematiche inerenti alla prestazione di servizi di investimento, non sia stato rivolto alle due big d'Italia, Unicredit e Intesa San Paolo. Voci accreditate dalle testate giornalistiche del settore sembrano escludere anche gruppi come Banca popolare di Milano, peraltro già toccata da rilievi Consob circa l'emissione di obbligazioni. Qualcuno comincia a fare i nomi di Banca Carige, Monte dei Paschi di Siena, Ubi banca, Banco Desio e Banca Etruria, ma le banche sospettate sono tante tra gruppi medi e medio grandi.
A breve si attendono le smentite degli istituti tirati al centro delle voci in un gioco a esclusione, fino ad arrivare alle due che da smentire avranno ben poco. Tra gli operatori le orecchie sono ben tese per carpire gli argomenti dei prossimi consigli di amministrazione in programma, per verificare se nell'ordine del giorno ci sono questioni inerenti la Mifid. Quel che è certo, tuttavia, è che la crisi finanziaria fatto riemergere in qualcuno vecchi vizi difficili da sradicare.
Rimane, però, il problema della facilità con cui gli squali della finanza riescano a mietere vittime tra i piccoli risparmiatori. Il problema è serio e si va imponendo all’attenzione generale a causa della sempre crescente volontà politica di rimettere all’autonomia privata scelte un tempo rimesse all’esclusiva competenza dello Stato. Una società moderna si aspetta che la maggior parte degli individui si assumano la responsabilità della gestione della spesa del proprio reddito (al netto delle tasse); che la maggior parte dei cittadini adulti sia proprietaria della propria casa di abitazione e che gli individui decidano quanto risparmiare per la pensione e se coprirsi da eventuali rischi attraverso la sottoscrizione di un'assicurazione. Ma una società che non fornisce ai propri cittadini gli strumenti necessari a prendere sagge decisioni finanziarie. Di più, sono in molti a sostenere che l'attuale crisi sia in parte dovuta alla diffusa ignoranza della storia finanziaria, non solo fra la gente comune. Conoscere, infatti, significa soprattutto essere messi nelle condizioni ottimali per poter operare una scelta coerente con le proprie esigenze.
Tra i tanti problemi del sistema finanziario il difetto principale è che esso riflette e accentua le debolezze umane. Come dimostra un numero crescente di ricerche sulla finanza comportamentale, il denaro accresce la nostra tendenza a reazioni eccessive, a passare dall'euforia quando le cose vanno bene alla depressione quando le cose vanno male. Il gonfiarsi e lo sgonfiarsi delle bolle finanziarie, in ultima istanza, è il frutto della nostra instabilità emotiva, della nostra incapacità di rimanere razionali quando tutto intorno a noi incomincia ad impazzire. Ma la finanza accentua anche le differenze fra gli uomini, arricchendo chi è intelligente e fortunato e impoverendo chi non è altrettanto intelligente e fortunato.
La stessa globalizzazione finanziaria potrebbe portare enormi benefici, se solo i soggetti ad ogni titolo in essa coinvolti fossero nelle condizioni per agire con piena coscienza e volontà; in linea teorica potrebbe portare, dopo più di trecento anni, al drastico ridimensionamento della divisione tra paesi ricchi e sviluppati e paesi poveri meno sviluppati. Sul piano strettamente dottrinario, infatti, quanto più i mercati finanziari s’integrano, tanto maggiori sono le opportunità per le persone che capiscono la finanza di migliorare le proprie condizioni, ovunque vivano, e parallelamente tanto maggiore è il rischio di una perdita di status sociale da parte di chi nulla sa di finanza. Ma i risultati dicono praticamente il contrario.
In termini di distribuzione generale del reddito, il mondo moderno non è un mondo piatto, semplicemente perché la remunerazione del capitale è aumentata esponenzialmente rispetto alla remunerazione del lavoro non qualificato. In altre parole, il premio riservato a chi conosce non è mai stato così elevato e la pena per l'ignoranza finanziaria non è mai stata così severa. Conoscere dunque le regole del gioco assume oggi un'importanza assolutamente fondamentale. Come nella vita di ogni giorno, è facile constatare che chi conosce agisce, mentre chi non conosce rimane immobile in un mondo che muta in modo troppo veloce per tollerare l'inerzia.

di Ilvio Pannullo

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