02 febbraio 2010

I regali elettorali della casta


Se è vero che tre coincidenze fanno una prova, come diceva il grande principe del foro Carnelutti, che cosa succede quando le coincidenze sono decine? La Regione Lazio fa un concorso per assumere 141 impiegati e 25 dirigenti, si presentano in 94 mila e dei 116 già dichiarati vincitori ben 37 sono casualmente collaboratori dei politici: una decina riferibili al centrodestra e i restanti al centrosinistra. In Campania con una mano si tagliano le consulenze e con l’altra si confermano per tre anni 46 dirigenti in scadenza. La Liguria, ha raccontato il Sole 24 ore, bandisce un contratto per regolarizzare i precari regionali. Nelle Marche si approva un piano per stabilizzare i dipendenti a termine, senza escludere gli staff di assessori e consiglieri. Ma si potrebbe continuare, con i generosi stanziamenti anticrisi (1,2 miliardi) della Lombardia, il taglio dell’addizionale Irpef deciso dal Veneto... È in vista delle elezioni che molti amministratori locali danno il meglio di sé.
Le sanatorie, per esempio, sono un classico. E non soltanto quando interessano i precari. Semplicemente memorabile quella approvata dalla Regione Campania nel 2000, che riguardava la bellezza di 25.368 alloggi pubblici occupati abusivamente. Era un venerdì. Il venerdì precedente la domenica delle elezioni regionali. Ma come si può pretendere che la classe dirigente regionale non cada in tentazione prima del voto, se l’esempio del livello istituzionale superiore è quel che è? Basta vedere cosa accade tutte le volte che si comincia a sentire odore di scioglimento delle Camere. Da scuola è il caso dell’abolizione del canone Rai per gli ultrasettantacinquenni non abbienti, previsto nella Finanziaria 2008 con uno stanziamento simbolico di 500 mila euro.
Un mese dopo quella decisione improvvisamente si materializzavano le elezioni. Altrettanto improvvisamente, nel decreto milleproroghe, quei 500 mila euro diventavano 26 milioni, mentre spariva l’ostacolo rappresentato dall’obbligo di un successivo decreto per mettere in moto concretamente lo sgravio. L’obiettivo evidente era quello di rendere immediata l’esenzione, moltiplicare il numero dei beneficiari e incassare più voti. Ma non è andata esattamente così. Dei voti, neanche l’ombra. E due anni dopo, nell’indifferenza generale, i poveri anziani pagano sempre il canone nonostante siano esentati per legge: la Rai dice di aspettare ancora un decreto che nessuno sa di dover fare. Tutto questo a dimostrazione del fatto che talvolta scelte del genere possono essere perfino controproducenti. Anche se per chi le ha fatte non cambia niente.
Il conto tocca all’amministrazione che verrà dopo. Se si vincono le elezioni, bene: altrimenti, poco male. I sei milioni e mezzo di spesa in più che l’attuale Consiglio regionale del Lazio lascia in eredità al prossimo (l’aumento è dell’8,1%, dieci volte l’inflazione del 2009), in qualche modo salteranno fuori. Come anche i denari necessari alle iniziative clientelari di altre Regioni. I cui promotori devono soltanto sperare che un bel giorno i contribuenti elettori non si accorgano che a rimetterci, in fondo, sono sempre soltanto loro. Ecco perché, se ancora c’è tempo, tutti quanti dovrebbero darsi una bella regolata.
di Sergio Rizzo

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02 febbraio 2010

I regali elettorali della casta


Se è vero che tre coincidenze fanno una prova, come diceva il grande principe del foro Carnelutti, che cosa succede quando le coincidenze sono decine? La Regione Lazio fa un concorso per assumere 141 impiegati e 25 dirigenti, si presentano in 94 mila e dei 116 già dichiarati vincitori ben 37 sono casualmente collaboratori dei politici: una decina riferibili al centrodestra e i restanti al centrosinistra. In Campania con una mano si tagliano le consulenze e con l’altra si confermano per tre anni 46 dirigenti in scadenza. La Liguria, ha raccontato il Sole 24 ore, bandisce un contratto per regolarizzare i precari regionali. Nelle Marche si approva un piano per stabilizzare i dipendenti a termine, senza escludere gli staff di assessori e consiglieri. Ma si potrebbe continuare, con i generosi stanziamenti anticrisi (1,2 miliardi) della Lombardia, il taglio dell’addizionale Irpef deciso dal Veneto... È in vista delle elezioni che molti amministratori locali danno il meglio di sé.
Le sanatorie, per esempio, sono un classico. E non soltanto quando interessano i precari. Semplicemente memorabile quella approvata dalla Regione Campania nel 2000, che riguardava la bellezza di 25.368 alloggi pubblici occupati abusivamente. Era un venerdì. Il venerdì precedente la domenica delle elezioni regionali. Ma come si può pretendere che la classe dirigente regionale non cada in tentazione prima del voto, se l’esempio del livello istituzionale superiore è quel che è? Basta vedere cosa accade tutte le volte che si comincia a sentire odore di scioglimento delle Camere. Da scuola è il caso dell’abolizione del canone Rai per gli ultrasettantacinquenni non abbienti, previsto nella Finanziaria 2008 con uno stanziamento simbolico di 500 mila euro.
Un mese dopo quella decisione improvvisamente si materializzavano le elezioni. Altrettanto improvvisamente, nel decreto milleproroghe, quei 500 mila euro diventavano 26 milioni, mentre spariva l’ostacolo rappresentato dall’obbligo di un successivo decreto per mettere in moto concretamente lo sgravio. L’obiettivo evidente era quello di rendere immediata l’esenzione, moltiplicare il numero dei beneficiari e incassare più voti. Ma non è andata esattamente così. Dei voti, neanche l’ombra. E due anni dopo, nell’indifferenza generale, i poveri anziani pagano sempre il canone nonostante siano esentati per legge: la Rai dice di aspettare ancora un decreto che nessuno sa di dover fare. Tutto questo a dimostrazione del fatto che talvolta scelte del genere possono essere perfino controproducenti. Anche se per chi le ha fatte non cambia niente.
Il conto tocca all’amministrazione che verrà dopo. Se si vincono le elezioni, bene: altrimenti, poco male. I sei milioni e mezzo di spesa in più che l’attuale Consiglio regionale del Lazio lascia in eredità al prossimo (l’aumento è dell’8,1%, dieci volte l’inflazione del 2009), in qualche modo salteranno fuori. Come anche i denari necessari alle iniziative clientelari di altre Regioni. I cui promotori devono soltanto sperare che un bel giorno i contribuenti elettori non si accorgano che a rimetterci, in fondo, sono sempre soltanto loro. Ecco perché, se ancora c’è tempo, tutti quanti dovrebbero darsi una bella regolata.
di Sergio Rizzo

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