22 giugno 2010

La crisi è finita. Ma c’è chi si vende un rene


Nonostante le patetiche rassicurazioni del governo, la crisi economica in Italia è ancora molto forte. Prendiamo ad esempio la storia di G. M., 46 anni, ex imprenditore di Ponte della Priula (TV). Oberato da i debiti e con una famiglia da mantenere, ha deciso di vendere un rene: «Sono sano, forte come un lupo e abbastanza giovane: metto in vendita un mio rene per 150mila euro», questa la sua offerta shock.

Non si tratta certo di una provocazione, ma dell’unica via d’uscita da una vita non più dignitosa. «Dal 28 maggio sono di nuovo disoccupato, adesso mi arrangio con dei lavoretti, faccio anche il muratore. La casa è andata all’asta e ci viviamo fino a quando non ci sfratteranno. Che futuro posso assicurare alle mie figlie in queste condizioni? Ogni mattina quando mi sveglio non so se impiccarmi e mettere fine a tutto questo o se continuare a vivere. Sono alla ricerca di denaro, disposto a fare qualsiasi lavoro. Non riesco a trovarne uno di stabile e adesso ho deciso».

Eppure all’inizio la sua attività di autotrasporti sembrava andare bene. «Era il 2001 e avevo quattro camion e tante speranze, poi sono iniziate le pendenze con le banche e ho dovuto chiudere. Ho lavorato come operaio autista, alle dipendenze di due aziende locali una delle quali è fallita». Con i soldi guadagnati prima cerca di ripianare i debiti, ma poi la situazione diventa insostenibile. «Mi sono mangiato la casa che è finita all’asta. A fine aprile l’hanno acquistata per 80mila euro circa, ma non è bastato. Le banche mi chiedono ancora denaro e io non ne ho più. Sono su una strada».

Per ora lui e la sua famiglia, moglie e due bimbe piccole, hanno ancora un tetto, ma durerà poco. «Viviamo ancora nella casa fino a quando non ci sfratteranno. Io così non ce la faccio più, ho ancora debiti da saldare e non riesco a trovare un lavoro fisso e se dovessi trovare uno stipendio le banche me lo pignorerebbero». Ecco perché la soluzione estrema della vendita del rene. «Lo so che qui in Italia non si potrebbe fare, ma io offro il mio rene. È sano, io sono sano e se c’è qualche persona benestante con problemi di salute sono a sua disposizione. Chiedo 150mila euro e prometto che 20mila euro andranno per la ricerca. Lo faccio per la mia famiglia, per mia moglie e le mie figlie. Voglio assicurare loro un futuro, gli studi, la serenità di una volta, non chiedo poi molto. Da mesi cerco lavoro, mi tengono per tre mesi e poi mi lasciano a casa. Dicono che questi tempi sono duri per tutti ma così non ce la faccio più ad andare avanti, vi prego datemi una mano almeno voi».

Questi sono gli effetti deleteri del capitalismo, un sistema destinato ad implodere su se stesso ed incurante della dignità della persona. Quanti altri casi come quello dell’imprenditore trevigiano dovremo ancora vedere prima che il popolo decida di ribellarsi e cominci a lottare per abbattere la dittatura del Capitale? Purtroppo all’orizzonte non vediamo ancora nulla di buono.

di Alessandro Cavallini

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22 giugno 2010

La crisi è finita. Ma c’è chi si vende un rene


Nonostante le patetiche rassicurazioni del governo, la crisi economica in Italia è ancora molto forte. Prendiamo ad esempio la storia di G. M., 46 anni, ex imprenditore di Ponte della Priula (TV). Oberato da i debiti e con una famiglia da mantenere, ha deciso di vendere un rene: «Sono sano, forte come un lupo e abbastanza giovane: metto in vendita un mio rene per 150mila euro», questa la sua offerta shock.

Non si tratta certo di una provocazione, ma dell’unica via d’uscita da una vita non più dignitosa. «Dal 28 maggio sono di nuovo disoccupato, adesso mi arrangio con dei lavoretti, faccio anche il muratore. La casa è andata all’asta e ci viviamo fino a quando non ci sfratteranno. Che futuro posso assicurare alle mie figlie in queste condizioni? Ogni mattina quando mi sveglio non so se impiccarmi e mettere fine a tutto questo o se continuare a vivere. Sono alla ricerca di denaro, disposto a fare qualsiasi lavoro. Non riesco a trovarne uno di stabile e adesso ho deciso».

Eppure all’inizio la sua attività di autotrasporti sembrava andare bene. «Era il 2001 e avevo quattro camion e tante speranze, poi sono iniziate le pendenze con le banche e ho dovuto chiudere. Ho lavorato come operaio autista, alle dipendenze di due aziende locali una delle quali è fallita». Con i soldi guadagnati prima cerca di ripianare i debiti, ma poi la situazione diventa insostenibile. «Mi sono mangiato la casa che è finita all’asta. A fine aprile l’hanno acquistata per 80mila euro circa, ma non è bastato. Le banche mi chiedono ancora denaro e io non ne ho più. Sono su una strada».

Per ora lui e la sua famiglia, moglie e due bimbe piccole, hanno ancora un tetto, ma durerà poco. «Viviamo ancora nella casa fino a quando non ci sfratteranno. Io così non ce la faccio più, ho ancora debiti da saldare e non riesco a trovare un lavoro fisso e se dovessi trovare uno stipendio le banche me lo pignorerebbero». Ecco perché la soluzione estrema della vendita del rene. «Lo so che qui in Italia non si potrebbe fare, ma io offro il mio rene. È sano, io sono sano e se c’è qualche persona benestante con problemi di salute sono a sua disposizione. Chiedo 150mila euro e prometto che 20mila euro andranno per la ricerca. Lo faccio per la mia famiglia, per mia moglie e le mie figlie. Voglio assicurare loro un futuro, gli studi, la serenità di una volta, non chiedo poi molto. Da mesi cerco lavoro, mi tengono per tre mesi e poi mi lasciano a casa. Dicono che questi tempi sono duri per tutti ma così non ce la faccio più ad andare avanti, vi prego datemi una mano almeno voi».

Questi sono gli effetti deleteri del capitalismo, un sistema destinato ad implodere su se stesso ed incurante della dignità della persona. Quanti altri casi come quello dell’imprenditore trevigiano dovremo ancora vedere prima che il popolo decida di ribellarsi e cominci a lottare per abbattere la dittatura del Capitale? Purtroppo all’orizzonte non vediamo ancora nulla di buono.

di Alessandro Cavallini

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