22 dicembre 2011

I derivati Otc hanno rotto gli argini. Rischi di nuova crisi finanziaria


La Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea nel suo ultimo rapporto trimestrale conferma l’impazzimento della finanza globale. I derivati finanziari Over the counter (Otc), cioè quelli negoziati fuori dai mercati regolamentati e tenuti fuori bilancio, nel primo semestre del 2011 sono aumentati in modo stratosferico.

Alla fine di giugno il valore nozionale totale degli Otc ha raggiunto 708 trilioni di dollari con un aumento del 18% rispetto ai livelli calcolati a fine dicembre 2010!

In sei mesi, quindi, le operazioni in derivati sono aumentate di 107 trilioni, cioè di 107.000 miliardi di dollari! Sono stati superati tutti i record.

Si ricordi che alla vigilia della grande crisi, a giugno 2008, il totale Otc aveva raggiunto la vetta di 673 trilioni di dollari.

La straordinaria crescita di tali titoli è avvenuta nonostante i tanti ottimistici impegni a riformare il sistema finanziario globale assunti dal mondo politico nei vari meeting internazionali dopo il crollo della Lehman Brothers.

Ora, mentre il Fmi paventa una recessione nel mondo cosiddetto avanzato, la Bce la dà per certa in Europa e l’Ocse parla di gravi rischi di una “crescita negativa”, le grandi banche internazionali, in primis quelle americane ed inglesi, ed il sistema bancario ombra da loro controllato, hanno dato una accelerata senza precedenti ai prodotti derivati.

La finanza speculativa si allarga a dismisura e l’economia reale e produttiva si contrae! C’è il rischio di un’altra crisi molto più devastante di quella che stiamo ancora vivendo

La Bri rivela che l’esplosione dei contratti Otc è determinata quasi totalmente dalla crescita dei derivati accesi sul rischio dei tassi di interesse. Da soli essi coprono 554 trilioni. In questo campo le operazioni sono aumentate del 19% in 6 mesi. Sono contratti fatti un po’ in tutte le principali monete.

Un altro aspetto preoccupante è che la maggior parte dei contratti suddetti ha una scadenza sempre più breve. Quelli con scadenza oltre i 5 anni si sono ridotti del 6%, assestandosi intorno a 130 trilioni di dollari, mentre quelli con scadenza a meno di un anno sono aumentati del 30% raggiungendo i 247 trilioni di dollari.

Ciò è sintomo di alta instabilità e di grande volatilità che, nel momento in cui gli Otc entrassero in fibrillazione, potrebbero provocare un devastante “effetto valanga” soprattutto sulle economie più deboli. Potrebbero esserci effetti negativi anche sulle monete in cui i contratti sono stati sottoscritti.

Certamente questa nuova ondata speculativa soddisfa gli operatori e gli speculatori della City e di Wall Street. Secondo l’Office of the Comptroller of the Currency (Occ), l’agenzia che regola e controlla il sistema bancario americano, nel terzo trimestre del 2011 le banche Usa hanno infatti registrato dei profitti enormi: 13, 1 miliardi di dollari con un aumento del 78% rispetto al trimestre precedente.

L’Occ tra l’altro dimostra che i derivati creati dalle banche americane sono poco meno di 250 trilioni di dollari, di cui l’87% in prodotti strutturati sui tassi di interesse.

Si ripropone la grande questione delle banche “too big to fail”, quelle troppo grandi per lasciarle fallire, che di fatto hanno determinato il sistema economico e finanziario e hanno ricattato il mondo politico. Nel frattempo esse hanno accelerato il loro processo di concentrazione e di controllo del potere finanziario.

Infatti, se nel 2009 le cinque maggiori banche americane detenevano l’80% di tutti i derivati emessi negli Usa, oggi 4 banche soltanto, la JP Morgan Chase, la City Group, la Bank of America e la Goldman Sachs, ne detengono il 94% del totale.

Dai preoccupanti dati esposti emerge con forza la necessità per l’Italia e per l’Europa non solo di adottare con celerità le decisioni di propria competenza, ma anche soprattutto di giocare un ruolo più attivo in sede di G20 dove, purtroppo, finora non si è mai deciso nulla di realmente efficace contro lo strapotere del sistema bancario finanziario speculativo.

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

*Sottosegretario dell'Economia nel governo Prodi **Economista

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22 dicembre 2011

I derivati Otc hanno rotto gli argini. Rischi di nuova crisi finanziaria


La Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea nel suo ultimo rapporto trimestrale conferma l’impazzimento della finanza globale. I derivati finanziari Over the counter (Otc), cioè quelli negoziati fuori dai mercati regolamentati e tenuti fuori bilancio, nel primo semestre del 2011 sono aumentati in modo stratosferico.

Alla fine di giugno il valore nozionale totale degli Otc ha raggiunto 708 trilioni di dollari con un aumento del 18% rispetto ai livelli calcolati a fine dicembre 2010!

In sei mesi, quindi, le operazioni in derivati sono aumentate di 107 trilioni, cioè di 107.000 miliardi di dollari! Sono stati superati tutti i record.

Si ricordi che alla vigilia della grande crisi, a giugno 2008, il totale Otc aveva raggiunto la vetta di 673 trilioni di dollari.

La straordinaria crescita di tali titoli è avvenuta nonostante i tanti ottimistici impegni a riformare il sistema finanziario globale assunti dal mondo politico nei vari meeting internazionali dopo il crollo della Lehman Brothers.

Ora, mentre il Fmi paventa una recessione nel mondo cosiddetto avanzato, la Bce la dà per certa in Europa e l’Ocse parla di gravi rischi di una “crescita negativa”, le grandi banche internazionali, in primis quelle americane ed inglesi, ed il sistema bancario ombra da loro controllato, hanno dato una accelerata senza precedenti ai prodotti derivati.

La finanza speculativa si allarga a dismisura e l’economia reale e produttiva si contrae! C’è il rischio di un’altra crisi molto più devastante di quella che stiamo ancora vivendo

La Bri rivela che l’esplosione dei contratti Otc è determinata quasi totalmente dalla crescita dei derivati accesi sul rischio dei tassi di interesse. Da soli essi coprono 554 trilioni. In questo campo le operazioni sono aumentate del 19% in 6 mesi. Sono contratti fatti un po’ in tutte le principali monete.

Un altro aspetto preoccupante è che la maggior parte dei contratti suddetti ha una scadenza sempre più breve. Quelli con scadenza oltre i 5 anni si sono ridotti del 6%, assestandosi intorno a 130 trilioni di dollari, mentre quelli con scadenza a meno di un anno sono aumentati del 30% raggiungendo i 247 trilioni di dollari.

Ciò è sintomo di alta instabilità e di grande volatilità che, nel momento in cui gli Otc entrassero in fibrillazione, potrebbero provocare un devastante “effetto valanga” soprattutto sulle economie più deboli. Potrebbero esserci effetti negativi anche sulle monete in cui i contratti sono stati sottoscritti.

Certamente questa nuova ondata speculativa soddisfa gli operatori e gli speculatori della City e di Wall Street. Secondo l’Office of the Comptroller of the Currency (Occ), l’agenzia che regola e controlla il sistema bancario americano, nel terzo trimestre del 2011 le banche Usa hanno infatti registrato dei profitti enormi: 13, 1 miliardi di dollari con un aumento del 78% rispetto al trimestre precedente.

L’Occ tra l’altro dimostra che i derivati creati dalle banche americane sono poco meno di 250 trilioni di dollari, di cui l’87% in prodotti strutturati sui tassi di interesse.

Si ripropone la grande questione delle banche “too big to fail”, quelle troppo grandi per lasciarle fallire, che di fatto hanno determinato il sistema economico e finanziario e hanno ricattato il mondo politico. Nel frattempo esse hanno accelerato il loro processo di concentrazione e di controllo del potere finanziario.

Infatti, se nel 2009 le cinque maggiori banche americane detenevano l’80% di tutti i derivati emessi negli Usa, oggi 4 banche soltanto, la JP Morgan Chase, la City Group, la Bank of America e la Goldman Sachs, ne detengono il 94% del totale.

Dai preoccupanti dati esposti emerge con forza la necessità per l’Italia e per l’Europa non solo di adottare con celerità le decisioni di propria competenza, ma anche soprattutto di giocare un ruolo più attivo in sede di G20 dove, purtroppo, finora non si è mai deciso nulla di realmente efficace contro lo strapotere del sistema bancario finanziario speculativo.

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

*Sottosegretario dell'Economia nel governo Prodi **Economista

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