04 luglio 2007

Il gioco delle 3 carte: Stato, Banca, Politica


Il gioco delle tre carte non ammette vincite. vedi il trucco
Lavoriamo sei o sette mesi l’anno solo per pagare le tasse a uno Stato inefficiente e corrotto, e la maggior parte delle tasse va a pagare interessi sul debito pubblico, mentre per ricerca scientifica, servizi, politiche sociali rimangono solo le briciole; e mentre leggiamo che pubblici amministratori, che si dichiarano sociali, cristiani, di sinistra, democratici, senza passare per un dibattito popolare, pianificano la shoà per inquinamento e cancro dei loro stessi elettori a beneficio di interessi economici non si sa bene di chi .
Questa situazione può sembrare pazzesca, assurda, ma non lo è: essa è stata creata e viene mantenuta per interessi ben precisi e riconoscibili.
Le Banche Centrali, come la Banca Centrale Europea (ossia, quelle che emettono il denaro e fanno credito alle altre banche e allo Stato), sono società per azioni di proprietà privata le cui proprietarie-azioniste sono complessivamente banche e società o soggetti privati, spesso assai ben mascherati. Esse emettono in un anno denaro - supponiamo, per un valore 100 miliardi di Euro - per prestarlo allo Stato e alle banche di credito (all’emettere denaro equivale, a questi effetti, il far credito allo Stato e alle banche di credito).
Ciò facendo, la Banca Centrale, unilateralmente, senza nulla dare, si 'dona' un valore (potere di acquisto) pari a 100 miliardi: si arricchisce di 100 miliardi, incrementa gratis il proprio patrimonio. Perciò dovrebbe segnare 100 miliardi nell'attivo del suo bilancio, e pagare su 100 le tasse - cioè dovrebbe pagare circa 30 miliardi. E, siccome emette denaro che presta anche alle banche di credito, diciamo altri 100 miliardi, dovrebbe pagare le tasse anche su questa autocreazione di ricchezza. Totale tasse: circa 60 miliardi. Oltre alle tasse dovute sugli interessi percepiti a seguito dei prestiti.
Non sto suggerendo che la Banca Centrale dovrebbe pagare le tasse sul denaro che emette -se lo facesse, scaricherebbe a valle il costo- ma sto affermando che essa dovrebbe essere proprietà del popolo. Però, se pagasse queste tasse, e se pagasse le tasse sul suo principale asset patrimoniale, che è lo stesso potere monopolistico di emettere soldi e credito, donatole dallo Stato - se pagasse le tasse su questi elementi attivi, rapidamente il debito pubblico degli Stati si azzererebbe. E, siccome, nei Paesi occidentali, il 30-60% delle tasse viene pagato in conto di interessi sul debito pubblico, la nostra vita pratica cambierebbe rapidamente: lo Stato avrebbe i soldi per fare tutte le opere sociali, la ricerca scientifica, le infrastrutture, etc.
Invece, la Banca Centrale non segna quell’aumento della sua ricchezza nel passivo: - 100 miliardi (come ai tempi in cui l’emissione era coperta dal valore aureo -la c.d. riserva-, sicchè si metteva all'attivo patrimoniale la riserva, e al passivo il valore nominale dell'emissione - ma ora la riserva non c’è più e il denaro non è più convertibile in oro, dal 1929 circa, è solo pezzi di carta stampati). Così, non solo non paga tasse su questo importo attivo, ma, per giunta, lo detrae dagli altri ricavi (interessi), evitando di pagare le tasse pure su questi.
Quanto sopra spiega il fatto, altrimenti assurdo, che la Banca Centrale e (talora) le altre banche prestano soldi a un tasso di interesse pari o inferiore al tasso di svalutazione reale: esse guadagnano il 100% sull'emissione - è questo il grande, fraudolento guadagno.
Inoltre, se la Banca Centrale emette e presta 100, le dovrà essere ritornato, alla fine, mediamente 200, considerati gli interessi. Ma quel 100 in più dovrà a sua volta provenire, ultimamente, dalla Banca Centrale, ossia dovrà essere preso a prestito -producendo un ulteriore guadagno del 100% in favore della Banca Centrale, ossia dei suoi proprietari. E su di esso dovranno essere pagati gli interessi - e via così, fino alla follia collettiva del vivere per pagare tasse e debiti. Debiti che, dovendo essere rimborsati con interessi, quindi con ulteriore indebitamento, non potranno mai essere rimborsati: il debito a interesse non si può, logicamente, estinguere con moneta presa essa stessa a debito. Il debito complessivo in moneta-debito non può che aumentare e i debitori possono rimborsarlo solo cedendo il loro lavoro e il loro patrimonio.
Questo è il quarto Potere, il Potere Bancario, quello reale, mondiale, sovranazionale, indipendente dal controllo della politica, come sancisce l’art. 107 del Trattato di Maastricht in favore della Banca Centrale Europea (dei suoi padroni), che fa di questa una sorta di stato estero e sovrano rispetto alla UE, il quale a quest’ultima impone le proprie decisioni.
Se venisse nazionalizzata la proprietà della moneta e la facoltà di emetterla, lo Stato non sarebbe più a debito, ma emetterebbe la moneta che gli serve senza pagare interessi. Non vi è alcun senso nel tenere una Banca Centrale, per giunta privata, a cui lo Stato regala il monopolio per l'emissione del denaro, e in cambio riceve... debito di capitale e interesse, e per giunta, permettendo quel sistematico, colossale trucco di bilancio (consistente nell’indicare come perdita ciò che è, al contrario, guadagno netto), perde un enorme gettito fiscale, che va invece a moltiplicare la ricchezza dei padroni delle banche, ossia il loro potere di acquistare i beni della collettività e di condizionare la sua politica.
Perchè lo Stato regala a un gruppo di azionisti privati il diritto di arricchirsi unilateralmente, senza niente dare, a spese della comunità e indebitando lo Stato stesso? Lo Stato lo fa non per beneficienza, ma perchè lo Stato, in realtà, è solo uno strumento, una facciata costruita da quei potentati privati con ben poca sostanziale democrazia, e che essenzialmente serve per aumentare la loro ricchezza, potenza, dominio sulla gente, per indebitarla verso di loro e per portarla docilmente a lavorare e vivere al loro servizio, camuffando la realtà. In fin dei conti, è a loro che paghiamo la maggior parte delle tasse.
In questo sistema, i politici (definiti da Ezra Pound “camerieri dei banchieri”), gli amministratori e i pubblici funzionari lavorano strutturalmente al servizio del capitale bancario (se non ci stanno, vengono boicottati e sostituiti), con la funzione di inscenare una finta dialettica democratica e una finta legalità (smentita dai continui scandali politico-bancari) al fine di ottenere consenso e obbedienza dei cittadini-contribuenti al sistema che li defrauda. Dato che sono impegnati in siffatto ruolo, basato sulla frode verso la gente comune, è inevitabile che tendano alla corruzione e all’abuso, ossia che cerchino di approfittare anche per sè stessi, oltre che per i loro mandanti - così come è inevitabile che le banche, anche le banche di credito, abbiano diritto di far quel che vogliono, strangolino piccoli e grandi imprenditori, assumano il controllo dell’economia.
Se qualcuno obietta che, qualora lo Stato potesse emettere denaro in proprio e non dovesse prenderlo a prestito da una Banca Privata, tenderebbe a emetterne troppo, producendo così una svalutazione, è facile replicare:
a) già così come stanno le cose, lo Stato tende a indebitarsi troppo, (quindi a indebitare troppo i cittadini) - il che è ancora peggio;
b) così come stanno le cose, la spesa dello Stato e le tasse dei cittadini vanno ad arricchire società private extranazionali, quindi impoveriscono i cittadini in favore di esse e li sottomettono al potere di esse (non può esistere sovranità politica senza sovranità monetaria);
c) se lo Stato emettesse moneta in proprio, si potrebbe limitare l'emissione con una norma costituzionale rigida;
d) anche se lo stato sovraemettesse, il valore di ogni emissione sarebbe accreditato, per legge, ai cittadini, come indennità o reddito sociale, secondo il disegno di legge del prof. Giacinto Auriti, già da anni depositato in Parlamento, che aspetta parlamentari abbastanza liberi dal potere e dagli interessi bancari, da portarlo in discussione.

marco della Luna

27 giugno 2007

8 settembre: il VAFFA...LO DAY


In preparazione del Vaffanculo day, o V-day, sono andato al Parlamento europeo per spiegare la palude in cui si trova l'Italia e cercare qualche consenso. La sala era piena, nessuno sapeva niente. Mi hanno preso per un marziano, non credevano a quello che dicevo. Ho dato un saggio di populismo europeo. Oggi pubblico un breve filmato da Bruxelles. Domani un video riassuntivo insieme a quello integrale.
Ecco un estratto del mio intervento.

"Putin ci ha ricordato, dopo gli omicidi di giornalisti e oppositori del suo Governo, e qualche flebile denuncia del nostro Governo, che l’Italia è il Paese della mafia. Io, su questo punto, sono parzialmente d’accordo. La mafia, in realtà le mafie, ognuna con una sua identità regionale, sono un problema minore nel mio Paese.
Il problema vero è il Parlamento italiano che contiene un numero di individui giudicati in primo e secondo grado, una settantina, e 25 condannati in via definitiva, da far impallidire Al Capone e Don Corleone insieme.
Putin, se mi ascoltasse, potrebbe obiettare che sono state le mafie a farli eleggere o il voto di cittadini favoriti e collusi con la criminalità organizzata. Niente di tutto questo. Forse la stampa internazionale non lo sa ancora, ma due anni fa in Italia c’è stato un colpo di Stato. La legge elettorale è stata cambiata per impedire ai cittadini di votare il loro candidato. I partiti, non più di dodici persone, hanno deciso chi doveva fare il deputato o il senatore. La legge fu voluta da Berlusconi, l’opposizione si oppose poi, quando andò al Governo, Prodi la confermò. E’ meglio, molto meglio, per i partiti far eleggere dei loro impiegati che avere in Parlamento dei rappresentanti dei cittadini. Meglio pregiudicati che liberi.
Putin ci ha sottovalutato, le mafie in Italia contano meno dei partiti e sono più oneste, non dicono di essere democratiche e dalla parte dei cittadini.
L’Italia è una nazione con un Parlamento non eletto dai cittadini, simile più a un istituto di pena che a un luogo in cui si dovrebbero decidere le sorti della Nazione.
Il mio è un appello per restituire la libertà di voto e di informazione all’Italia.
L’otto settembre organizzerò in ogni città d’Italia una manifestazione, l’ho chiamata Vaffanculo day. Una via di mezzo tra il D-day dello sbarco in Normandia e V come Vendetta.
Quel giorno gli italiani dovranno riprendere in mano il loro Paese distrutto da decenni di partitocrazia, di massoneria piduista, di intrecci tra banche e mafia, di ingerenze del Vaticano nella cosa pubblica, dalla informazione di Stato e di Berlusconi, dai conflitti di interesse.
La Borsa di Londra e quella italiana dovrebbero fondersi. Vorrei chiedere agli inglesi: ma siete sicuri? Volete associarvi al più grande conflitto di interessi europeo. In cui il punto di riferimento è il noto pregiudicato Cesare Geronzi, coinvolto in quasi tutti gli scandali finanziari d’Italia e condannato per bancarotta? La Borsa Italiana va chiusa, non deve infettare anche il resto d’Europa. E’ un luogo in cui Unicredit-Capitalia ha la maggioranza relativa di Mediobanca che ha la maggioranza relativa di Generali che è uno dei principali azionisti di IntesaSanpaolo, il suo maggiore concorrente. E’ il luogo in cui uno come Tronchetti si fa passare da industriale distruggendo il valore di Telecom e di Pirelli insieme con lo 0,11 di capitale azionario di Telecom.
L’Italia è il Paese di Valentino Rossi e del maggior numero di morti per incidenti stradali. Il Paese del sole senza impianti di energia solare. Il Paese dell’arte con discariche e inceneritori e rigassificatori come nessuno in Europa. Il Paese del Diritto Romano con 350.000 leggi inapplicabili e in conflitto tra loro. La libertà di stampa, quella poca che ci è rimasta, è in pericolo. Il Parlamento voterà a luglio al Senato una legge per impedire che siano rese pubbliche le intercettazioni disposte dalla magistratura che riguardano i politici.
Ragazzi, se l’otto settembre, non ce la faccio, chiederò il diritto di asilo."
tratto da beppegrillo.it

24 giugno 2007

Orwell docet in Palestina: Fatah=CIA


Fatah: lavorava per Israele, ecco le prove
PALESTINA - Oggi Hamas non ha pane per sfamare la gente di Gaza.
Ma ha molte più armi: 7.400 fucili americani d'assalto M-16, decine di mitragliatrici montate su automezzi, lanciarazzi tipo RPG, 800 mila proiettili, 18 veicoli corazzati portatruppe USA, 7 jeep corazzate.
Inoltre: 14 bulldozer di tipo militare del genere usato da Tsahal per abbattere le case palestinesi, ed otto grossi camion portanti cannoni ad acqua per disperdere la folla.
Tutto materiale preso a Fatah, dopo aver fatto irruzione nei quartieri della security di Fatah la settimana scorsa.
Valore: sui 400 milioni di dollari. Dono del contribuente degli Stati Uniti.
Con le armi, gli armati di Hamas hanno messo le mani su qualcosa di ancor più preoccupante: computer e documenti della CIA contenenti «informazioni sulla collaborazione tra Fatah e gli enti di sicurezza israeliani e americani; istruzioni CIA di come prevenire attacchi e contrattaccare; su come smantellare le cellule di Hamas; progetti di assassinio di membri di Hamas da parte di membri di Fatah; e studi americani sulla situazione di sicurezza a Gaza».
Così Aaron Klein, corrispondente ebreo del sito neocon WorldNet Daily.
Dunque è provato: Mahmoud Abbas, il presidente di Fatah preferito da Washington, aveva ricevuto dagli USA i mezzi per il colpo di Stato, onde distruggere Hamas, il governo eletto dai palestinesi.
Robert Baer, ex responsabile CIA per il Medio Oriente, è sicuro: la scoperta documentale della strettissima collaborazione di Fatah con la CIA è «un grave colpo» per l'Autorità Palestinese sostenuta dagli americani, e rivelerà i metodi con cui «addestravamo [i membri di Fatah] a spiare Hamas».
Ha aggiunto Baer: «Certo, lo slogan 'Fatah eguale CIA' non migliora l'immagine di Abbas».
Ma ormai Fatah non conta più sull'appoggio del suo popolo.
La sua forza è nel sostegno della soi-disant «comunità internazionale», ossia USA ed EU, spinte dalle lobby khazara.
Ne è indizio la nomina da parte di Abbas del suo primo ministro dipinto dai media come indipendente, Salam Fayyad: è un alto funzionario della Banca Mondiale, buon amico di Wolfowitz.
Ma non è tutto.
C'è il rischio per Washington di gravi complicazioni internazionali.
Fra il materiale caduto in mano ad Hamas ci sarebbero, sostiene Klein, anche informazioni sulle «reti della CIA in Medio Oriente», che i responsabili di Hamas vorrebbero rendere pubblici per «dimostrare la collaborazione tra gli americani e Paesi arabi traditori».
I regimi di questi Paesi possono crollare sotto la rabbia popolare.
Ecco perché Olmert, che ad Abbas non ha mai concesso nulla contribuendo fortemente alla sua impopolarità, ora giura e spergiura di aiutarlo in ogni modo; facendo spendere a Washington (che paga gli aiuti khazari) 86 milioni di dollari per pagare gli stipendi dei collaborazionisti.
Ecco perché Bush ha dato «il suo pieno appoggio» ad Abbas e al suo cosiddetto primo ministro della Banca Mondiale.
E Condi Rice ha gridato: «Hamas ha fatto la sua scelta. Ha voluto soffocare il dibattito democratico…ora è dovere della comunità internazionale sostenere quei palestinesi che vogliono costruire una vita migliore e un futuro di pace».
Il Ministero della Verità immaginato da Orwell non avrebbe potuto coniare una frase più truffaldina.
La verità è che il governo di Hamas è stato democraticamente eletto; che gli usraeliani hanno tentato in tutti i modi illegali e criminali di farlo cadere, non escluso un colpo di Stato di Fatah, e che non essendoci riusciti, ora ordinano di strangolare i palestinesi di Gaza, metterli alla fame e batterli coi cannoni khazari («una vita migliore e un futuro di pace»).
Ma, come tutte le direttive emanate dal regno di Khazaria, la menzogna spudorata diventa un ordine per i media europoidi.
Per i quali Hamas è «terrorista» (anche se non hanno più compiuto alcun attentato kamikaze da quando sono al governo), e i suoi «terroristi» - come se non avessero nulla di più urgente - hanno devastato il complesso cattolico di Al-Wardiya a Gaza.
Anche se il solo sacerdote lì presente, padre Musallam, si spolmona a ripetere: «Le persone che hanno compiuto questa barbarie stanno cercando di trascinarci nella lotta tra Hamas e Fatah», insomma è stata Khazaria.
In questo coro di servi, va notata la voce solitaria di Jimmy Carter: «Il rifiuto di Bush di accettare la vittoria elettorale di Hamas nel 2006 - una vittoria leale e democratica - è stato criminale. E condanna il popolo palestinese a conflitti sempre più gravi».
Un solo giornale ha riportato le parole di Carter: il Jerusalem Post.
Naturalmente, per additarlo come un bersaglio delle ritorsioni della nota lobby.
Purtroppo, Bush e Olmert hanno il tempo dalla loro, mentre la popolazione di Gaza ha i giorni contati.
Il nuovo ministro della guerra israeliano, Barak, sta pianificando una nuova invasione della Striscia, con 20 mila uomini, carri armati ed appoggio aereo, «nel giro di settimane».
«Il più grande campo di concentramento del mondo» (come l'ha definito Haniye, il primo ministro di Hamas) sta per subire un trattamento che non ha subìto alcun lager o gulag: il bombardamento degli internati.
E poi gli aguzzini dicono che terroristi sono gli altri.
Ma non va dimenticata la diplomazia, nel senso orwelliano fatto proprio da Bush.
George Bush ha una gran fretta di trovare un nuovo lavoro all'amico Tony Blair.
Prima, l'ha proposto per la Banca Mondiale.
Poi, come presidente a tempo pieno dell'Unione Europea (è lui che comanda in casa nostra).
Ora lo vuole fare plenipotenziario viaggiante per «la pace in Palestina», per «intensificare gli sforzi di pace fra Israele e l'Autorità Palestinese».
Anzi, tutto è già deciso: Blair sarà praticamente il capo del Quartetto, ossia dell'organo che ha tentato invano, ed è stato sempre più marginalizzato e disprezzato da Khazaria, di «fare la pace fra Israele e la Palestina».
Questo quartetto è composto da: ONU, Unione Europea, Stati Uniti e Russia.
Accetteranno i tre sui quattro di farsi comandare da Blair?
L'alleato più sicuro di Bush nelle sue disastrose guerre asiatiche, che ha perso per questo ogni credibilità persino in patria?
E' possibile che ad un simile individuo, bruciato presso le opinioni pubbliche non solo arabe, venga attribuita una qualche capacità di ottenere un qualche risultato «di pace»?
In un mondo non orwelliano, la sola proposizione di Blair sarebbe giudicato da tutte le diplomazie un atto di tracotanza intollerabile, e persino poco realistico.
Ma che importa?
Olmert ha fatto sapere di essere «molto favorevole al primo ministro Blair, dato il suo continuo impegno in Medio Oriente e nel processo di pace».
Frase che di per sé pare uscita da «1984»: dove, si sa, lo slogan più ripetuto è «La pace è guerra», insieme agli altri noti detti del Grande Fratello: «La libertà è schiavitù», e «L'ignoranza è forza».
Blair andrà a fare un'altra volta ciò che Israele vuole ed ordina.
E i Magdi Allam ci ripeteranno che la libertà dei palestinesi è in realtà schiavitù, e dunque bisogna rendere loro la schiavitù sotto Fatah, che è libertà.
E noi tutti applaudiremo perché, si sa, l'Ignoranza è Forza, e noi pratichiamo con fervore l'ignoranza.
Benvenuti sotto la dittatura di Khazaria, di cui siete volontari servi.
Che vergogna.
Maurizio Blondet

04 luglio 2007

Il gioco delle 3 carte: Stato, Banca, Politica


Il gioco delle tre carte non ammette vincite. vedi il trucco
Lavoriamo sei o sette mesi l’anno solo per pagare le tasse a uno Stato inefficiente e corrotto, e la maggior parte delle tasse va a pagare interessi sul debito pubblico, mentre per ricerca scientifica, servizi, politiche sociali rimangono solo le briciole; e mentre leggiamo che pubblici amministratori, che si dichiarano sociali, cristiani, di sinistra, democratici, senza passare per un dibattito popolare, pianificano la shoà per inquinamento e cancro dei loro stessi elettori a beneficio di interessi economici non si sa bene di chi .
Questa situazione può sembrare pazzesca, assurda, ma non lo è: essa è stata creata e viene mantenuta per interessi ben precisi e riconoscibili.
Le Banche Centrali, come la Banca Centrale Europea (ossia, quelle che emettono il denaro e fanno credito alle altre banche e allo Stato), sono società per azioni di proprietà privata le cui proprietarie-azioniste sono complessivamente banche e società o soggetti privati, spesso assai ben mascherati. Esse emettono in un anno denaro - supponiamo, per un valore 100 miliardi di Euro - per prestarlo allo Stato e alle banche di credito (all’emettere denaro equivale, a questi effetti, il far credito allo Stato e alle banche di credito).
Ciò facendo, la Banca Centrale, unilateralmente, senza nulla dare, si 'dona' un valore (potere di acquisto) pari a 100 miliardi: si arricchisce di 100 miliardi, incrementa gratis il proprio patrimonio. Perciò dovrebbe segnare 100 miliardi nell'attivo del suo bilancio, e pagare su 100 le tasse - cioè dovrebbe pagare circa 30 miliardi. E, siccome emette denaro che presta anche alle banche di credito, diciamo altri 100 miliardi, dovrebbe pagare le tasse anche su questa autocreazione di ricchezza. Totale tasse: circa 60 miliardi. Oltre alle tasse dovute sugli interessi percepiti a seguito dei prestiti.
Non sto suggerendo che la Banca Centrale dovrebbe pagare le tasse sul denaro che emette -se lo facesse, scaricherebbe a valle il costo- ma sto affermando che essa dovrebbe essere proprietà del popolo. Però, se pagasse queste tasse, e se pagasse le tasse sul suo principale asset patrimoniale, che è lo stesso potere monopolistico di emettere soldi e credito, donatole dallo Stato - se pagasse le tasse su questi elementi attivi, rapidamente il debito pubblico degli Stati si azzererebbe. E, siccome, nei Paesi occidentali, il 30-60% delle tasse viene pagato in conto di interessi sul debito pubblico, la nostra vita pratica cambierebbe rapidamente: lo Stato avrebbe i soldi per fare tutte le opere sociali, la ricerca scientifica, le infrastrutture, etc.
Invece, la Banca Centrale non segna quell’aumento della sua ricchezza nel passivo: - 100 miliardi (come ai tempi in cui l’emissione era coperta dal valore aureo -la c.d. riserva-, sicchè si metteva all'attivo patrimoniale la riserva, e al passivo il valore nominale dell'emissione - ma ora la riserva non c’è più e il denaro non è più convertibile in oro, dal 1929 circa, è solo pezzi di carta stampati). Così, non solo non paga tasse su questo importo attivo, ma, per giunta, lo detrae dagli altri ricavi (interessi), evitando di pagare le tasse pure su questi.
Quanto sopra spiega il fatto, altrimenti assurdo, che la Banca Centrale e (talora) le altre banche prestano soldi a un tasso di interesse pari o inferiore al tasso di svalutazione reale: esse guadagnano il 100% sull'emissione - è questo il grande, fraudolento guadagno.
Inoltre, se la Banca Centrale emette e presta 100, le dovrà essere ritornato, alla fine, mediamente 200, considerati gli interessi. Ma quel 100 in più dovrà a sua volta provenire, ultimamente, dalla Banca Centrale, ossia dovrà essere preso a prestito -producendo un ulteriore guadagno del 100% in favore della Banca Centrale, ossia dei suoi proprietari. E su di esso dovranno essere pagati gli interessi - e via così, fino alla follia collettiva del vivere per pagare tasse e debiti. Debiti che, dovendo essere rimborsati con interessi, quindi con ulteriore indebitamento, non potranno mai essere rimborsati: il debito a interesse non si può, logicamente, estinguere con moneta presa essa stessa a debito. Il debito complessivo in moneta-debito non può che aumentare e i debitori possono rimborsarlo solo cedendo il loro lavoro e il loro patrimonio.
Questo è il quarto Potere, il Potere Bancario, quello reale, mondiale, sovranazionale, indipendente dal controllo della politica, come sancisce l’art. 107 del Trattato di Maastricht in favore della Banca Centrale Europea (dei suoi padroni), che fa di questa una sorta di stato estero e sovrano rispetto alla UE, il quale a quest’ultima impone le proprie decisioni.
Se venisse nazionalizzata la proprietà della moneta e la facoltà di emetterla, lo Stato non sarebbe più a debito, ma emetterebbe la moneta che gli serve senza pagare interessi. Non vi è alcun senso nel tenere una Banca Centrale, per giunta privata, a cui lo Stato regala il monopolio per l'emissione del denaro, e in cambio riceve... debito di capitale e interesse, e per giunta, permettendo quel sistematico, colossale trucco di bilancio (consistente nell’indicare come perdita ciò che è, al contrario, guadagno netto), perde un enorme gettito fiscale, che va invece a moltiplicare la ricchezza dei padroni delle banche, ossia il loro potere di acquistare i beni della collettività e di condizionare la sua politica.
Perchè lo Stato regala a un gruppo di azionisti privati il diritto di arricchirsi unilateralmente, senza niente dare, a spese della comunità e indebitando lo Stato stesso? Lo Stato lo fa non per beneficienza, ma perchè lo Stato, in realtà, è solo uno strumento, una facciata costruita da quei potentati privati con ben poca sostanziale democrazia, e che essenzialmente serve per aumentare la loro ricchezza, potenza, dominio sulla gente, per indebitarla verso di loro e per portarla docilmente a lavorare e vivere al loro servizio, camuffando la realtà. In fin dei conti, è a loro che paghiamo la maggior parte delle tasse.
In questo sistema, i politici (definiti da Ezra Pound “camerieri dei banchieri”), gli amministratori e i pubblici funzionari lavorano strutturalmente al servizio del capitale bancario (se non ci stanno, vengono boicottati e sostituiti), con la funzione di inscenare una finta dialettica democratica e una finta legalità (smentita dai continui scandali politico-bancari) al fine di ottenere consenso e obbedienza dei cittadini-contribuenti al sistema che li defrauda. Dato che sono impegnati in siffatto ruolo, basato sulla frode verso la gente comune, è inevitabile che tendano alla corruzione e all’abuso, ossia che cerchino di approfittare anche per sè stessi, oltre che per i loro mandanti - così come è inevitabile che le banche, anche le banche di credito, abbiano diritto di far quel che vogliono, strangolino piccoli e grandi imprenditori, assumano il controllo dell’economia.
Se qualcuno obietta che, qualora lo Stato potesse emettere denaro in proprio e non dovesse prenderlo a prestito da una Banca Privata, tenderebbe a emetterne troppo, producendo così una svalutazione, è facile replicare:
a) già così come stanno le cose, lo Stato tende a indebitarsi troppo, (quindi a indebitare troppo i cittadini) - il che è ancora peggio;
b) così come stanno le cose, la spesa dello Stato e le tasse dei cittadini vanno ad arricchire società private extranazionali, quindi impoveriscono i cittadini in favore di esse e li sottomettono al potere di esse (non può esistere sovranità politica senza sovranità monetaria);
c) se lo Stato emettesse moneta in proprio, si potrebbe limitare l'emissione con una norma costituzionale rigida;
d) anche se lo stato sovraemettesse, il valore di ogni emissione sarebbe accreditato, per legge, ai cittadini, come indennità o reddito sociale, secondo il disegno di legge del prof. Giacinto Auriti, già da anni depositato in Parlamento, che aspetta parlamentari abbastanza liberi dal potere e dagli interessi bancari, da portarlo in discussione.

marco della Luna

27 giugno 2007

8 settembre: il VAFFA...LO DAY


In preparazione del Vaffanculo day, o V-day, sono andato al Parlamento europeo per spiegare la palude in cui si trova l'Italia e cercare qualche consenso. La sala era piena, nessuno sapeva niente. Mi hanno preso per un marziano, non credevano a quello che dicevo. Ho dato un saggio di populismo europeo. Oggi pubblico un breve filmato da Bruxelles. Domani un video riassuntivo insieme a quello integrale.
Ecco un estratto del mio intervento.

"Putin ci ha ricordato, dopo gli omicidi di giornalisti e oppositori del suo Governo, e qualche flebile denuncia del nostro Governo, che l’Italia è il Paese della mafia. Io, su questo punto, sono parzialmente d’accordo. La mafia, in realtà le mafie, ognuna con una sua identità regionale, sono un problema minore nel mio Paese.
Il problema vero è il Parlamento italiano che contiene un numero di individui giudicati in primo e secondo grado, una settantina, e 25 condannati in via definitiva, da far impallidire Al Capone e Don Corleone insieme.
Putin, se mi ascoltasse, potrebbe obiettare che sono state le mafie a farli eleggere o il voto di cittadini favoriti e collusi con la criminalità organizzata. Niente di tutto questo. Forse la stampa internazionale non lo sa ancora, ma due anni fa in Italia c’è stato un colpo di Stato. La legge elettorale è stata cambiata per impedire ai cittadini di votare il loro candidato. I partiti, non più di dodici persone, hanno deciso chi doveva fare il deputato o il senatore. La legge fu voluta da Berlusconi, l’opposizione si oppose poi, quando andò al Governo, Prodi la confermò. E’ meglio, molto meglio, per i partiti far eleggere dei loro impiegati che avere in Parlamento dei rappresentanti dei cittadini. Meglio pregiudicati che liberi.
Putin ci ha sottovalutato, le mafie in Italia contano meno dei partiti e sono più oneste, non dicono di essere democratiche e dalla parte dei cittadini.
L’Italia è una nazione con un Parlamento non eletto dai cittadini, simile più a un istituto di pena che a un luogo in cui si dovrebbero decidere le sorti della Nazione.
Il mio è un appello per restituire la libertà di voto e di informazione all’Italia.
L’otto settembre organizzerò in ogni città d’Italia una manifestazione, l’ho chiamata Vaffanculo day. Una via di mezzo tra il D-day dello sbarco in Normandia e V come Vendetta.
Quel giorno gli italiani dovranno riprendere in mano il loro Paese distrutto da decenni di partitocrazia, di massoneria piduista, di intrecci tra banche e mafia, di ingerenze del Vaticano nella cosa pubblica, dalla informazione di Stato e di Berlusconi, dai conflitti di interesse.
La Borsa di Londra e quella italiana dovrebbero fondersi. Vorrei chiedere agli inglesi: ma siete sicuri? Volete associarvi al più grande conflitto di interessi europeo. In cui il punto di riferimento è il noto pregiudicato Cesare Geronzi, coinvolto in quasi tutti gli scandali finanziari d’Italia e condannato per bancarotta? La Borsa Italiana va chiusa, non deve infettare anche il resto d’Europa. E’ un luogo in cui Unicredit-Capitalia ha la maggioranza relativa di Mediobanca che ha la maggioranza relativa di Generali che è uno dei principali azionisti di IntesaSanpaolo, il suo maggiore concorrente. E’ il luogo in cui uno come Tronchetti si fa passare da industriale distruggendo il valore di Telecom e di Pirelli insieme con lo 0,11 di capitale azionario di Telecom.
L’Italia è il Paese di Valentino Rossi e del maggior numero di morti per incidenti stradali. Il Paese del sole senza impianti di energia solare. Il Paese dell’arte con discariche e inceneritori e rigassificatori come nessuno in Europa. Il Paese del Diritto Romano con 350.000 leggi inapplicabili e in conflitto tra loro. La libertà di stampa, quella poca che ci è rimasta, è in pericolo. Il Parlamento voterà a luglio al Senato una legge per impedire che siano rese pubbliche le intercettazioni disposte dalla magistratura che riguardano i politici.
Ragazzi, se l’otto settembre, non ce la faccio, chiederò il diritto di asilo."
tratto da beppegrillo.it

24 giugno 2007

Orwell docet in Palestina: Fatah=CIA


Fatah: lavorava per Israele, ecco le prove
PALESTINA - Oggi Hamas non ha pane per sfamare la gente di Gaza.
Ma ha molte più armi: 7.400 fucili americani d'assalto M-16, decine di mitragliatrici montate su automezzi, lanciarazzi tipo RPG, 800 mila proiettili, 18 veicoli corazzati portatruppe USA, 7 jeep corazzate.
Inoltre: 14 bulldozer di tipo militare del genere usato da Tsahal per abbattere le case palestinesi, ed otto grossi camion portanti cannoni ad acqua per disperdere la folla.
Tutto materiale preso a Fatah, dopo aver fatto irruzione nei quartieri della security di Fatah la settimana scorsa.
Valore: sui 400 milioni di dollari. Dono del contribuente degli Stati Uniti.
Con le armi, gli armati di Hamas hanno messo le mani su qualcosa di ancor più preoccupante: computer e documenti della CIA contenenti «informazioni sulla collaborazione tra Fatah e gli enti di sicurezza israeliani e americani; istruzioni CIA di come prevenire attacchi e contrattaccare; su come smantellare le cellule di Hamas; progetti di assassinio di membri di Hamas da parte di membri di Fatah; e studi americani sulla situazione di sicurezza a Gaza».
Così Aaron Klein, corrispondente ebreo del sito neocon WorldNet Daily.
Dunque è provato: Mahmoud Abbas, il presidente di Fatah preferito da Washington, aveva ricevuto dagli USA i mezzi per il colpo di Stato, onde distruggere Hamas, il governo eletto dai palestinesi.
Robert Baer, ex responsabile CIA per il Medio Oriente, è sicuro: la scoperta documentale della strettissima collaborazione di Fatah con la CIA è «un grave colpo» per l'Autorità Palestinese sostenuta dagli americani, e rivelerà i metodi con cui «addestravamo [i membri di Fatah] a spiare Hamas».
Ha aggiunto Baer: «Certo, lo slogan 'Fatah eguale CIA' non migliora l'immagine di Abbas».
Ma ormai Fatah non conta più sull'appoggio del suo popolo.
La sua forza è nel sostegno della soi-disant «comunità internazionale», ossia USA ed EU, spinte dalle lobby khazara.
Ne è indizio la nomina da parte di Abbas del suo primo ministro dipinto dai media come indipendente, Salam Fayyad: è un alto funzionario della Banca Mondiale, buon amico di Wolfowitz.
Ma non è tutto.
C'è il rischio per Washington di gravi complicazioni internazionali.
Fra il materiale caduto in mano ad Hamas ci sarebbero, sostiene Klein, anche informazioni sulle «reti della CIA in Medio Oriente», che i responsabili di Hamas vorrebbero rendere pubblici per «dimostrare la collaborazione tra gli americani e Paesi arabi traditori».
I regimi di questi Paesi possono crollare sotto la rabbia popolare.
Ecco perché Olmert, che ad Abbas non ha mai concesso nulla contribuendo fortemente alla sua impopolarità, ora giura e spergiura di aiutarlo in ogni modo; facendo spendere a Washington (che paga gli aiuti khazari) 86 milioni di dollari per pagare gli stipendi dei collaborazionisti.
Ecco perché Bush ha dato «il suo pieno appoggio» ad Abbas e al suo cosiddetto primo ministro della Banca Mondiale.
E Condi Rice ha gridato: «Hamas ha fatto la sua scelta. Ha voluto soffocare il dibattito democratico…ora è dovere della comunità internazionale sostenere quei palestinesi che vogliono costruire una vita migliore e un futuro di pace».
Il Ministero della Verità immaginato da Orwell non avrebbe potuto coniare una frase più truffaldina.
La verità è che il governo di Hamas è stato democraticamente eletto; che gli usraeliani hanno tentato in tutti i modi illegali e criminali di farlo cadere, non escluso un colpo di Stato di Fatah, e che non essendoci riusciti, ora ordinano di strangolare i palestinesi di Gaza, metterli alla fame e batterli coi cannoni khazari («una vita migliore e un futuro di pace»).
Ma, come tutte le direttive emanate dal regno di Khazaria, la menzogna spudorata diventa un ordine per i media europoidi.
Per i quali Hamas è «terrorista» (anche se non hanno più compiuto alcun attentato kamikaze da quando sono al governo), e i suoi «terroristi» - come se non avessero nulla di più urgente - hanno devastato il complesso cattolico di Al-Wardiya a Gaza.
Anche se il solo sacerdote lì presente, padre Musallam, si spolmona a ripetere: «Le persone che hanno compiuto questa barbarie stanno cercando di trascinarci nella lotta tra Hamas e Fatah», insomma è stata Khazaria.
In questo coro di servi, va notata la voce solitaria di Jimmy Carter: «Il rifiuto di Bush di accettare la vittoria elettorale di Hamas nel 2006 - una vittoria leale e democratica - è stato criminale. E condanna il popolo palestinese a conflitti sempre più gravi».
Un solo giornale ha riportato le parole di Carter: il Jerusalem Post.
Naturalmente, per additarlo come un bersaglio delle ritorsioni della nota lobby.
Purtroppo, Bush e Olmert hanno il tempo dalla loro, mentre la popolazione di Gaza ha i giorni contati.
Il nuovo ministro della guerra israeliano, Barak, sta pianificando una nuova invasione della Striscia, con 20 mila uomini, carri armati ed appoggio aereo, «nel giro di settimane».
«Il più grande campo di concentramento del mondo» (come l'ha definito Haniye, il primo ministro di Hamas) sta per subire un trattamento che non ha subìto alcun lager o gulag: il bombardamento degli internati.
E poi gli aguzzini dicono che terroristi sono gli altri.
Ma non va dimenticata la diplomazia, nel senso orwelliano fatto proprio da Bush.
George Bush ha una gran fretta di trovare un nuovo lavoro all'amico Tony Blair.
Prima, l'ha proposto per la Banca Mondiale.
Poi, come presidente a tempo pieno dell'Unione Europea (è lui che comanda in casa nostra).
Ora lo vuole fare plenipotenziario viaggiante per «la pace in Palestina», per «intensificare gli sforzi di pace fra Israele e l'Autorità Palestinese».
Anzi, tutto è già deciso: Blair sarà praticamente il capo del Quartetto, ossia dell'organo che ha tentato invano, ed è stato sempre più marginalizzato e disprezzato da Khazaria, di «fare la pace fra Israele e la Palestina».
Questo quartetto è composto da: ONU, Unione Europea, Stati Uniti e Russia.
Accetteranno i tre sui quattro di farsi comandare da Blair?
L'alleato più sicuro di Bush nelle sue disastrose guerre asiatiche, che ha perso per questo ogni credibilità persino in patria?
E' possibile che ad un simile individuo, bruciato presso le opinioni pubbliche non solo arabe, venga attribuita una qualche capacità di ottenere un qualche risultato «di pace»?
In un mondo non orwelliano, la sola proposizione di Blair sarebbe giudicato da tutte le diplomazie un atto di tracotanza intollerabile, e persino poco realistico.
Ma che importa?
Olmert ha fatto sapere di essere «molto favorevole al primo ministro Blair, dato il suo continuo impegno in Medio Oriente e nel processo di pace».
Frase che di per sé pare uscita da «1984»: dove, si sa, lo slogan più ripetuto è «La pace è guerra», insieme agli altri noti detti del Grande Fratello: «La libertà è schiavitù», e «L'ignoranza è forza».
Blair andrà a fare un'altra volta ciò che Israele vuole ed ordina.
E i Magdi Allam ci ripeteranno che la libertà dei palestinesi è in realtà schiavitù, e dunque bisogna rendere loro la schiavitù sotto Fatah, che è libertà.
E noi tutti applaudiremo perché, si sa, l'Ignoranza è Forza, e noi pratichiamo con fervore l'ignoranza.
Benvenuti sotto la dittatura di Khazaria, di cui siete volontari servi.
Che vergogna.
Maurizio Blondet