15 novembre 2007
E, venne il grande gelo
A Napoli i pignoramenti di case sono aumentati del 29%, a Milano del 22%, a Roma del 21%. Ma le cifre assolute sono piccole: nessuno si accorgerà delle 317 famiglie in più rispetto al 2006 che a Napoli non sono riuscite e pagare il mutuo variabile, o delle 317 di Roma, o delle 227 di Milano. Sul lastrico, ma non saranno un problema sociale.
Consoliamoci: in USA, la Commissione Economia del Congresso prevede che entro il 2008 le famiglie americane buttate fuori di casa saranno due milioni.
Sub-prime borrowers.
Il prezzo della casa mediana americana era di 262.600 dollari a marzo; in settembre è sceso a 211.700. un crollo del 18%, rapidissimo.
In Italia, dicono le banche, non può accadere.
Solo l'1% di mutui non vengono pagati.
E' la lunga abitudine a mentire, o la abituale cieca, avida stupidità?
A tre mesi dal colossale collasso speculativo americano, ancora non si prende atto del disastro.E il collasso continua.
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Merrill Lynch ha ammesso di avere in tasca «obbligazioni sostenute da debito» (CDO) ed altre carabattole derivate e sub-prime fantasiosamente confezionati per 8,4 miliardi di dollari.
Ora, visto che nessuno vuol comprare quella rumenta, deve detrarre la cifra come perdita.
Meno di un mese fa aveva mentito: solo 5 miliardi di dollari di perdite, aveva assicurato.
La cifra è astronomica: si pensi che la bancarotta del Long Term Capital Management nel 1997, un fondo speculativo fondato da due cretinissimi premi Nobel (Merton e Sholes) aprì un buco di 4,6 miliardi di dollari, provocando la necessità di un intervento-salvataggio di Stato.
Merrill Lynch è fallita, e cerca un compratore: invano, di questi tempi.
Altre splendide banche speculative, di cui i media ci hanno raccontato le epiche storie, saranno trascinate nel baratro, gonfie di CDO che avevano scritto all'attivo per cifre insensate («valori» definiti in base a formule matematiche e valutazioni delle agenzie di rating, non dal mercato), ed ora valgono zero.
Vediamo: solo le perdite del terzo trimestre hanno divorato un quinto del capitale proprio di Merrill Lynch.
Il che significa che i prestiti che potrà concedere si contrarranno di un multiplo della perdita.
Così la rovina degli speculatori finanziari si riflette sull'economia reale: meno fidi e meno mutui, a prezzi più cari.
E non solo: «C'è il timore che le quattro più grandi banche USA stiano ancora cercando di nascondere i loro debiti», dice Hans Redeker, capo del valutario a BNP Paribas .
Quello che è finito è la sola grande industria americana rimasta: «L'America si è specializzata nella produzione di debiti (delle famiglie, delle imprese e delle istituzioni pubbliche) e nella vendita di tali debiti a detentori esteri [fondi-pensione tedeschi, assicurazioni giapponesi, magari anche comuni italiani ed altri gonzi], che stanno per accorgersi che rischiano di non essere mai rimborsati», scrive il sito d'analisi francese Europe 2020.
E fa il paragone coi «prestiti russi»: titoli di debito emessi dal regime zarista prima del 1917 - la Russia era in frenetico sviluppo economico sotto lo Zar, aveva bisogno di capitali - furono comprati in massa da risparmiatori europei, specie francesi.
Poi arrivarono i bolscevichi: e con quei fogli di carta filigranata, ornati di aquile, diversi francesi si fecero la tappezzeria.Ora è peggio.L'America è già in stato d'insolvenza, dato che il cumulo dei debiti privati, pubblici e familiari supera il quadruplo del prodotto interno lordo.
E gli effetti mondiali già si vedono.
Il Giappone è tornato in recessione: la costruzione di case nuove è calata del 23,4% in luglio, e del 43,4% in agosto.Londra ha conosciuto la prima corsa agli sportelli dal 1878, quando fallì la City of Glasgow Bank. La Banca Centrale Europea ha iniettato 400 miliardi di euro in liquidità - cifra mai vista - senza esito apparente.La Spagna ha il 98% dei mutui a tasso variabile di tutta la eurozona (trionfo dell'edilizia speculativa), ed ora l'intera eurozona subisce un aumento dei tassi di almeno mezzo punto: la Spagna è spacciata, e tanto più gli spagnoli che hanno comprato la casa all'apice dei prezzi, e la dovranno vendere a prezzi crollanti.
In Inghilterra, il costo dei fidi per le imprese è rincarato di quasi il 2%.
La Federal Reserve non solo ha iniettato, ma ha tagliato i tassi di mezzo punto e sta versando denaro alle banche accettando come collaterale quei CDO che non valgono nulla: anche con lo sconto, è come comprasse escrementi di cane come gioielli.
Si calcola che tutta quella cacca confezionata in pacchetti emessa dalle banche ammontasse a 2 trilioni di dollari, duemila miliardi, ovviamente prima del diluvio.
Ben Bernanke ha chiamato le banche a creare un fondo di salvataggio da 100 miliardi: eterno ottimista.
Non stupisce che il dollaro canadese valga ora di più di quello americano, e che i detentori di cacca e Buoni del Tesoro USA, Arabia Saudita in testa, si siano sganciati dal dollaro, e Taiwan, Corea, Vietnam e Cina stiano alleggerendosi di dollari USA.
La Banca d'Inghilterra ha avvertito, nel suo periodico «Financial stability Report», che «i prestatori sono ancora in seri guai», e che resta il rischio di «un crollo della proprietà commerciale», e le azioni sono «particolarmente vulnerabili».
La crisi d'agosto, conclude, può ripetersi «su scala ancora più larga».
E il petrolio è a 92 dollari.
Che cosa si vuole di più per parlare di grande recessione imminente?
Siamo nella prima delle sette fasi della crisi sistemica predetta da Europe 2020: la trasmissione globale della infezione finanziaria scoppiata in USA, e il passaggio dalla crisi di liquidità alla «crisi di fiducia in tutti i valori finanziari e monetari americani» .
«Bisognerà attendere ancora un anno perché la vastità delle perdite generate dalla crisi dei subprime e la sua amplificazione attraverso i CDO si manifesti pienamente» e si ripercuota sui sistemi finanziari occidentali, sui detentori di «attivi finanziari» USA, e sull'economia reale.
Dopo, verranno le altre fasi.Ci limitiamo a darne l'elenco secondo Europe 2020:
Fase 2 - «Crollo borsistico, in particolare in Asia. Da - 20% a –50% in un anno, secondo le varie regioni del mondo».
Fase 3: - Esplosione delle varie bolle immobiliari mondiali: Regno Unito, Spagna, Francia e Paesi emergenti.
Fase 4 - Tempesta monetaria. La volatilità al massimo e dollaro al minimo.
Fase 5 - Stagflazione (inflazione più stagnazione) dell'economia globale. Recessione-inflazione in USA, crescita molle in Europa, recessione.
Fase 6 - «Grande depressione» in USA, crisi sociale e salita dei militari alla gestione del potere.
Fase 7 - Accelerazione brutale della ricomposizione strategica globale, attacco all'Iran, Israele sull'orlo dell'abisso, caos medio-orientale, crisi energetica. Il futuro ci dirà cosa significano davvero queste linee sibilline.Ma qualcosa già si prospetta nella testa di qualche speculatore.«La minaccia al capitalismo è all'orizzonte», ha detto al Telegraph Bernard Connolly, global strategist della Banque AG: «La socializzazione del rischio porterà in vari Paesi alla socializzazione della ricchezza. Gli investitori che ora brigano per farsi salvare dallo Stato dovrebbero stare attenti a quel che vogliono. La democrazia ha i suoi modi per farli pagare. Ricordate che in Inghilterra, negli anni '70, c'era una tassa del 98% sui dividendi».
Speriamo almeno questo.
Il peggio è che non c'è nessuno al comando, capace di governare una simile crisi.
Il 18 ottobre scorso, quando Bush ha evocato la terza guerra mondiale, è stato ridicolizzato e aggredito dal vivo dai giornalisti alla conferenza-stampa.
Lui s'è arrabbiato, ha perso il controllo.Gli succede spesso.
Molte visite ufficiali sono state cancellate per «ragioni mediche», più probabilmente per ubriachezza. E' stato notato che Laura, la moglie di Bush jr., non l'ha accompagnato al vertice APEC di Sidney a settembre.
Si dice che Laura abbia le carte per il divorzio già pronte, e che abbia accettato di apparire al fianco del marito solo finchè resterà in carica, dietro emolumento.
La madre, Barbara Bush, ha accusato il figlio di distruggere il nome della famiglia.
George Bush senior, l'ex-presidente, è in rotta con il figlio e lo tratta praticamente come un interdetto.
Bush è una larva esausta, vaneggiante, irosa.
Gran parte del comando è in mano a Dick Cheney, un uomo che ha avuto almeno quattro insulti cardiaci dal '78, ed ha subito operazioni maggiori, fra cui un'angioplastia coronarica d'urgenza nel 2001, l'impianto permanente di un defibrillatore, e un intervento di riparazione per un aneurisma dell'arteria poplitea.
E' un arteriosclerotico grave e uno zombie tenuto su da pillole, come un Breznev dei tempi sovietici.
Due uomini senza futuro, agonizzanti, sono alla testa della più massiccia forza armata nucleare mai vista, impegnati in due guerre perdute, e ne minacciano una terza.
C'è davvero qualcosa di apocalittico in questa potenza politica senza cervello, eterodiretta verso la rovina.
Appare come «il simulacro della bestia» a cui il suggeritore occulto anticristico, il falso agnello, «infonde lo spirito in modo che potesse parlare».
«Ed esercitava tutta l'autorità della prima bestia per conto di essa».
Apocalisse, 13, 11-17.
Maurizio Blondet
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14 novembre 2007
L'editto bulgaro che Berlusconi rinnega
Qualcuno “salvi il soldato Berlusconi” nella sua personalissima guerra contro la memoria storica!
Chissà se il suo valente medico personale, Scapagnini, oltre che sindaco di Catania, ha tra le sue ricette miracolose che sottopone frequentemente al suo illustre paziente, anche una terapia per il ritorno della memoria allo “Smemorato di Arcore”.
Con la sua solita faccia tosta da “piazzista2 e “imbonitore da televendite”, Berlusconi ha dichiarato al TG1 delle 13,30 di non aver mai emesso un editto per la cacciata dalla RAI di Enzo Biagi nella primavera del 2002, chiamando a sua difesa un articolo addirittura scagionante dell’Unità!
Eppure, basta entrare sul nostro sito, o più direttamente su “You tube”, per vedere chiaramente la sua “performance” da attore consumato, mentre lancia la sua invettiva da Sofia, a margine di una conferenza stampa da presidente del consiglio (e quindi formalmente fuori etichetta), contro Biagi, Santoro e Luttazzi, per rendersi conto che quelle parole da vero e proprio ostracismo furono dette chiarmente.
Con molto sollecitudine, a quelle parole nefaste, seguirono atti conseguenti da parte dei vertici berlusconizzati della RAI. Biagi fu estromesso dalla RAI per cinque anni, fino a ritornare nella prima metà del 2007 con il fantastico settimanale “RT” su Raitre!
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E’ ovvio che questa ennesima bugia dalle gambe corte propagandata dai teleschermi da parte dello “Smemorato di Arcore” serve per ingarbugliare la verità storica. E’ nella strategia politico-mediatica di Berlusconi dire “false verità”, opinioni revisionistiche, per scacciare la realtà evidente, in modo da creare disorientamento nell’opinione pubblica, per affermare falsità storiche contro le verità acclamate.
Più la “spara grande” e, magari, “inventando a proprio uso e consumo”, più Berlusconi crede di poter omogeneizzare le coscienze del pubblico ai propri fini politici di potere. Ma non ha fatto i conti con la libertà delle coscienze, con lo spirito ironico del popolo italiano e, soprattutto, co ìn la forza di penetrazione delle moderne tecnologie. Basta cliccare i siti internet, come il nostro o “You tube”, infatti, ed ecco che risuscita un Berlusconi d’annata, con qualche capello in più e una mascella volitiva mussoliniana: la realtà dell’evento, la forza distruttiva delle parole sgradevoli sono là a testimoniare il suo Editto bulgaro. Niente di più!
Ora, consiglieremo i TG della RAI, ma anche di Mediaset, SKY e La7 di mandare in onda a fornte delle incresciose dichiarazione del Berlusconi “smemorato” quel breve filmato. Sarebbe un giusto risarcimento alla memoria di un grande italiano, di una grande giornalista, come è stato Enzo Biagi, un uomo libero di pensare e scrivere sempre tutto, su tutto e contro tutti, se ce n’era bisogno.
di Gianni Rossi
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13 novembre 2007
Sigonella: sempre più trampolino di guerra
Dopo aver lanciato l’ipotesi dell’installazione in Italia della principale infrastruttura militare di supporto ai temibili aerei senza pilota Global Hawk delle forze armate USA, Terrelibere.org è entrata in possesso di due documenti ufficiali che svelano l’identità della base prescelta. Si tratta dello scalo siciliano di Sigonella, il maggiore avamposto di guerra degli Stati Uniti nel Mediterraneo. Il governo italiano si trincera in un imbarazzato ‘no comment’.
Sigonella base operativa dei Global Hawk dei militari USA.
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Una lunga inchiesta pubblicata da lo scorso mese di maggio aveva sollevato l’ipotesi che le forze armate statunitensi potessero scegliere l’Italia per allestire la principale base operativa per i nuovi micidiali velivoli senza pilota Global Hawk. Progettati e prodotti dalla Northrop Grumman, essi rappresentano l’ultima generazione dei cosiddetti “Unmanned Aerial Vehicles - UAV”, gli aerei senza pilota, teleguidati, la cui funzione primaria è quella di spiare il fronte nemico, individuare gli obiettivi e infine dirigere gli attacchi e i bombardamenti.
Supersofisticati e costosissimi, i Global Hawk sono uno strumento cardine per dare concretezza alla “Joint Vision 2010” del Pentagono. È grazie ad essi che le forze aeree potranno “ottenere la superiorità nell’acquisizione delle informazioni nei teatri di combattimento, ovvero la capacità di raccogliere, processare e diffondere un flusso ininterrotto di informazioni e nello stesso tempo sfruttare o danneggiare l’abilità dell’avversario nello stesso campo”.
Il 2007 è un anno chiave per la localizzazione geostrategica dei nuovi velivoli senza pilota. Tra i principali progetti d’investimento di Eucom, il Comando degli Stati Uniti che sovrintende a tutte le operazioni militari in un’area che si estende dall’Oceano Atlantico al Golfo Persico, c’è una voce dedicata al “Global Hawk Aircraft Maintenance & Operations Complex”, il centro operativo e di manutenzione degli UAV. Il programma è così rilevante che nella proposta di bilancio annuale consegnato il 7 marzo 2006 alla Commissione Difesa del Senato degli Stati Uniti, il Comandante supremo di Eucom, generale James L.Jones, ha scelto di mantenere il massimo riserbo sui costi e sul paese europeo prescelto per l’installazione del complesso.
Sull’ipotesi di installare i Global Hawk in Italia, un imbarazzato silenzio è stato tenuto sino ad oggi dal presidente del Consiglio e dal ministro della difesa Parisi. Quest’ultimo si è guardato bene pure dal rispondere ad un’interrogazione parlamentare presentata il 6 giugno 2007 dall’on. Elettra Deiana (Prc). Nel chiedere conferma delle anticipazioni di Terrelibere.org e delle eventuali ragioni che avrebbero convinto il Governo “ad operare tale concessione logistica agli Usa”, l’on. Deiana aveva sottolineato il diritto del Parlamento ad essere comunque informato preventivamente su “accordi così rilevanti sul piano geo-strategico internazionale”.
Ebbene, non c’è più bisogno di attendere segnali di fumo dal Governo. Terrelibere.org è infatti venuta in possesso di due documenti delle forze armate statunitensi che svelano il nome della località prescelta per ospitare i nuovi strumenti di guerra. Non ci si era sbagliati. I Global Hawk sono destinati al nostro paese. Più esattamente essi opereranno a partire dalla base siciliana di Sigonella, la maggiore infrastruttura militare che la Marina Usa possiede nel Mediterraneo.
Un’infrastruttura da 26 milioni di dollari
Il primo documento che fornisce dettagliate informazioni sull’installazione dei nuovi velivoli senza pilota è a firma dell’US Air Force, l’aeronautica militare statunitense. Stilato nel febbraio 2006, è costituito da alcune schede analitiche inserite nel “Military Construction Program. Fiscal Year 2007. Budget Estimates”, il programma per la realizzazione di infrastrutture militari da avviare con il bilancio 2007. Le schede descrivono proprio il “Global Hawh Aircraft Maintanance and Operations Complex”, progetto catalogato con il codice USAFE073006 “Nuova Missione Classificata”.
La richiesta di spesa per il centro operativo è di 26 milioni di dollari, 2/3 dei quali necessari per la realizzazione del complesso vero e proprio (“officine, spazi uffici, pavimentazione dell’area di arrivo e di stazionamento, l’istituzione di una forza di protezione/antiterrorismo”), ed il resto del budget per approntare le facilities di supporto (“pavimentazione, miglioramento dei siti, sistemi di comunicazione, forza di protezione passiva, demolizione e ricollocazione, supporto ambientale”).
Il piano insediativo per il nuovo megacomplesso per i Global Hawk prevede l’utilizzazione di una superficie totale di 5,700 metri quadrati di terreno dove costruire un nuovo hangar con quattro sezioni indipendenti per i velivoli. “L’hangar – si legge nella scheda predisposta dall’US Air Force - sarà costituito da una struttura di acciaio, costruzioni in muratura, tetto con giunture metalliche, pavimenti in cemento, un sistema antincendio altamente sviluppato, infrastrutture varie, pavimentazioni e reti per la comunicazione. Saranno necessarie la demolizione dell’esistente vano test motori così come le operazioni di bonifica ambientale”.
Ancora più dettagliata la descrizione delle finalità operative dell’infrastruttura. “Lo spazio hangar è necessario per supportare la manutenzione, il riparo e le attività ispettive dei velivoli che devono essere fatte necessariamente all’interno di una struttura coperta. Il velivolo Global Hawk richiede uno spazio interno per gli interventi, utilizzabile in qualsiasi momento, che garantisca le ispezioni previste, una migliore manutenzione dei sistemi di approvvigionamento carburanti, il riparo delle componenti aeree, le operazioni pre-volo così come quelle di miglioramento e modificazione di ordine tecnico. L’hangar assicurerà un’area per i depositi di macchinari e per supportare la manutenzione delle infrastrutture, ricevere componenti aeree, eseguire le operazioni di carico e stoccaggio ed ospitare gli spazi per gli uffici e i centri amministrativi”.
Ma è il passo successivo del documento a svelare l’identità della base militare destinata ad ospitare il complesso strategico. “L’area di stazionamento per il nuovo hangar è necessaria per supportare concretamente la nuova missione quando essa potrà essere integrata nell’esistente area di parcheggio di NAS Sigonella. Questo nuovo hangar assicurerà il supporto ad un totale di quattro velivoli Global Hawk”. Il supporto terrestre degli aerei avrà come protagonisti un Mission Control Element (MCE) ed un Launch and Recovery Element (LRE).
Questi elementi sono costituiti da persone (4 nell’MCE e 2 nell’LRE), computer, dispositivi per la comunicazione e shelter. “Il Mission Control Element sarà realizzato presso un luogo separato con il bilancio 2008. Una volta aviotrasportato, il Launch and Recovery Element condurrà il velivolo all’MCE”. Stando infatti alle linee progettuali del dispositivo militare, mentre l’elemento predisposto al lancio e al ricovero (LRE) deve essere assolutamente installato presso la base operativa dei Global Hawk, l’elemento di controllo della missione (MCE) può essere localizzato teoricamente ovunque.
Un successivo paragrafo del documento allestito dall’US Air Force conferma il ruolo centrale della base aereonavale siciliana per le future operazioni dei micidiali velivoli senza pilota. “Il Global Hawk (RQ-4) condurrà operazioni nel teatro europeo. Il luogo prescelto per la sua installazione manca di adeguate facilities che consentono la manutenzione di livello per lo svolgimento della missione del Global Hawk. NAS Sigonella sarà in grado di fornire alcuni spazi di parcheggio esistenti per supportare queste maggiori richieste, ma saranno necessarie aree aggiuntive per il nuovo hangar. Una struttura esistente per le operazioni di lavaggio dei velivoli ha già sede a NAS Sigonella per supportare la nuova missione. (…) Nel caso in cui non venisse realizzato il nuovo hangar, il velivolo non sarà in grado di realizzare le proprie essenziali missioni di riconoscimento nel teatro europeo”. Un’esplicita conferma che per il riparo e la manutenzione dei Global Hawk è operativa già da almeno un paio d’anni la base siciliana e come continui ad essere il vecchio continente lo scenario di una nuova proliferazione degli strumenti di guerra.
La scheda dell’Us Air Force sul “Global Hawh Aircraft Maintanance and Operations Complex” si conclude con un cronogramma di esecuzione del progetto: entro il gennaio 2007 la stipula dei contratti con le imprese; l’avvio dei lavori a marzo dello stesso anno; il completamento dei lavori entro il marzo 2009.
Global Hawk per la Marina a stelle e strisce
Il secondo documento ufficiale che conferma il ruolo di Sigonella quale principale base operativa per i Global Hawk delle forze armate USA è il report a firma del capitano Paul Bosco, vicecomandante NAVFAC (Naval Facilities Engineering Command), dal titolo “Navy Programs in Europe – A virtual tour of NAVFAC Europe” (I programma navali in Europa – Un tour virtuale di NAVFAC Europa). Il documento, datato 15 marzo 2006, descrive i più importanti programmi di costruzione e potenziamento delle infrastrutture della Marina Usa nell’area geografica che si estende dalle Azzorre sino a Bahrain e Djbouti, passando per Portogallo, Spagna, Italia, Grecia ed Egitto.
Un paragrafo è riservato alla stazione aeronavale di Sigonella: “la base rappresenta il secondo maggiore sforzo finanziario della US Navy (un programma di 535 milioni di dollari di cui è stato già completato l’85%), mentre si prevede per l’anno fiscale 2007 una spesa comprensiva tra i 20 e i 30 milioni di dollari per realizzare la facility per i Global Hawk della Us Air Force”. Il capitano Paul Bosco aggiunge che sempre nel 2007 tra i 10 e i 15 milioni di dollari saranno destinati per implementare a Sigonella lo “SPAWAR Mobile User Objective System” (un pericolosissimo sistema radar per le comunicazioni satellitari di ultima generazione), mentre altri 20-30 milioni di dollari saranno inseriti nel budget 2008 per altre infrastrutture militari presso lo scalo siciliano.
Anche la Marina militare statunitense punta all’acquisizione di Global Hawk da schierare nei principali teatri operativi. “Circa 40 velivoli UAV saranno dislocati in cinque siti: Kaneohe, Hawaii; Jacksonville, Florida; Sigonella, Italia; Diego Garcia, Oceano Indiano, e Kadena, Okinawa per assicurare la sorveglianza marittima in qualsiasi parte del mondo”, ha dichiarato nell’ottobre 2005 Dyke Weatherington, sottosegretario alla difesa con delega all’acquisizione di nuove tecnologie ed alla logistica. Un’ulteriore conferma ufficiale che l’Italia si trova sempre più al centro dei futuri piani di guerra USA.
Scheda: Caratteristiche e funzioni dei Global Hawk
I velivoli senza pilota di ultima generazione assumono un ruolo determinante nelle strategie di guerra permanente degli Stati Uniti d’America, sempre più proiettati ad affermare la propria superiorità tecnologica e militare in qualsiasi scacchiere mondiale. In un loro rapporto al Congresso degli Stati Uniti del dicembre 2000 dal titolo “Airborne Intelligence, Surveillance & Reconnaisance (ISR): The U-2 Aircraft and Global Hawk UAV Programs”, gli analisti Richard A. Best e Cristopher Bolkcom spiegano che “l’abilità ad accumulare un’adeguata e tempestiva informazione sulle forze nemiche è un obiettivo essenziale delle moderne operazioni militari. L’uso crescente di precise munizioni teleguidate (PGMs) che possono distruggere specifici obiettivi senza estesi effetti collaterali dipende innanzitutto dall’ottenimento di informazioni precise”.
Per sorvegliare e perlustrare vaste aree geografiche mondiali, dalla fine degli anni ’50 le forze aeree USA hanno utilizzato gli aerei-spia U-2 “Dragon Lady” operativi dalle basi di Beale (California), Osan (Corea del Sud), Akrotiri (Cipro), Istres (Francia) Taif e Prince Sultan (Arabia Saudita) e, naturalmente, Sigonella. Più recentemente gli U-2 hanno assunto un ruolo centrale per coordinare le operazioni di guerra contro l’Iraq nel 1991 e contro la Serbia nel 1999. “Gli U-2 – scrivono gli analisti statunitensi - hanno fornito durante l’Operazione Desert Storm il 30% di tutti i dati di intelligence, il 50% delle immagini fotografiche ed il 90% delle informazioni relative agli obiettivi terrestri nemici.
Successivamente in Kosovo gli U-2 hanno fornito più dell’80% delle immagini necessarie per i bombardamenti aerei alleati contro la Serbia. Nel XXI secolo il Global Hawk (RQ-A4) è destinato a sostituire gli U-2, accrescendone le capacità operative”. Quest’ultimo velivolo è infatti dotato di maggiore autonomia e raggio di azione e di migliorate capacità d’intelligence; inoltre presenta i vantaggi di essere teleguidato e di poter operare sfuggendo al controllo dei radar avversari.
Il Global Hawk ha già avuto il suo battesimo di guerra: dal 2001 l’US Air Force lo ha impiegato per oltre 6.000 ore di volo in decine di missioni in Afghanistan e Iraq. Le sue caratteristiche tecniche non sono comparabili con nessuno dei sistemi ospitati negli arsenali di morte: con un peso di 13 tonnellate il Global Hawk può volare a circa 600 chilometri all’ora a quote di oltre 20.000 metri; il velivolo è in grado di monitorare un'area di 103,600 chilometri quadrati grazie ad un potentissimo radar e all’utilizzo di telecamere a bande infrarosse. Le immagini registrate vengono poi trasmesse per via satellitare ai comandi terrestri. L’autonomia di volo di questo aereo senza pilota è invidiabile: 36 ore con un solo pieno di carburante. La sua rotta è fissata da mappe predeterminate, un po’ come accade con i missili da crociera Cruise, ma gli operatori da terra possono cambiare le missioni in qualsiasi momento.
“Gli odierni programmi del Dipartimento della Difesa prevedono la realizzazione di 12 velivoli Global Hawk nel periodo compreso tra il 2003 e il 2009”, affermano Richard A. Best e Cristopher Bolkcom. “Questi velivoli UAV dovrebbero essere forniti di piattaforme per i sensori EO/IR/SAR, e in una prima fase, secondo l’US Air Force, opereranno congiuntamente con gli U-2. Nel 2009 l’US Air Force vorrebbe produrre 4 velivoli Global Hawk di nuova generazione che potrebbero trasportare sensori SIGINT e che sostituiranno definitivamente gli U-2”.
Antonio Mazzeo
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15 novembre 2007
E, venne il grande gelo
A Napoli i pignoramenti di case sono aumentati del 29%, a Milano del 22%, a Roma del 21%. Ma le cifre assolute sono piccole: nessuno si accorgerà delle 317 famiglie in più rispetto al 2006 che a Napoli non sono riuscite e pagare il mutuo variabile, o delle 317 di Roma, o delle 227 di Milano. Sul lastrico, ma non saranno un problema sociale.
Consoliamoci: in USA, la Commissione Economia del Congresso prevede che entro il 2008 le famiglie americane buttate fuori di casa saranno due milioni.
Sub-prime borrowers.
Il prezzo della casa mediana americana era di 262.600 dollari a marzo; in settembre è sceso a 211.700. un crollo del 18%, rapidissimo.
In Italia, dicono le banche, non può accadere.
Solo l'1% di mutui non vengono pagati.
E' la lunga abitudine a mentire, o la abituale cieca, avida stupidità?
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Ora, visto che nessuno vuol comprare quella rumenta, deve detrarre la cifra come perdita.
Meno di un mese fa aveva mentito: solo 5 miliardi di dollari di perdite, aveva assicurato.
La cifra è astronomica: si pensi che la bancarotta del Long Term Capital Management nel 1997, un fondo speculativo fondato da due cretinissimi premi Nobel (Merton e Sholes) aprì un buco di 4,6 miliardi di dollari, provocando la necessità di un intervento-salvataggio di Stato.
Merrill Lynch è fallita, e cerca un compratore: invano, di questi tempi.
Altre splendide banche speculative, di cui i media ci hanno raccontato le epiche storie, saranno trascinate nel baratro, gonfie di CDO che avevano scritto all'attivo per cifre insensate («valori» definiti in base a formule matematiche e valutazioni delle agenzie di rating, non dal mercato), ed ora valgono zero.
Vediamo: solo le perdite del terzo trimestre hanno divorato un quinto del capitale proprio di Merrill Lynch.
Il che significa che i prestiti che potrà concedere si contrarranno di un multiplo della perdita.
Così la rovina degli speculatori finanziari si riflette sull'economia reale: meno fidi e meno mutui, a prezzi più cari.
E non solo: «C'è il timore che le quattro più grandi banche USA stiano ancora cercando di nascondere i loro debiti», dice Hans Redeker, capo del valutario a BNP Paribas .
Quello che è finito è la sola grande industria americana rimasta: «L'America si è specializzata nella produzione di debiti (delle famiglie, delle imprese e delle istituzioni pubbliche) e nella vendita di tali debiti a detentori esteri [fondi-pensione tedeschi, assicurazioni giapponesi, magari anche comuni italiani ed altri gonzi], che stanno per accorgersi che rischiano di non essere mai rimborsati», scrive il sito d'analisi francese Europe 2020.
E fa il paragone coi «prestiti russi»: titoli di debito emessi dal regime zarista prima del 1917 - la Russia era in frenetico sviluppo economico sotto lo Zar, aveva bisogno di capitali - furono comprati in massa da risparmiatori europei, specie francesi.
Poi arrivarono i bolscevichi: e con quei fogli di carta filigranata, ornati di aquile, diversi francesi si fecero la tappezzeria.Ora è peggio.L'America è già in stato d'insolvenza, dato che il cumulo dei debiti privati, pubblici e familiari supera il quadruplo del prodotto interno lordo.
E gli effetti mondiali già si vedono.
Il Giappone è tornato in recessione: la costruzione di case nuove è calata del 23,4% in luglio, e del 43,4% in agosto.Londra ha conosciuto la prima corsa agli sportelli dal 1878, quando fallì la City of Glasgow Bank. La Banca Centrale Europea ha iniettato 400 miliardi di euro in liquidità - cifra mai vista - senza esito apparente.La Spagna ha il 98% dei mutui a tasso variabile di tutta la eurozona (trionfo dell'edilizia speculativa), ed ora l'intera eurozona subisce un aumento dei tassi di almeno mezzo punto: la Spagna è spacciata, e tanto più gli spagnoli che hanno comprato la casa all'apice dei prezzi, e la dovranno vendere a prezzi crollanti.
In Inghilterra, il costo dei fidi per le imprese è rincarato di quasi il 2%.
La Federal Reserve non solo ha iniettato, ma ha tagliato i tassi di mezzo punto e sta versando denaro alle banche accettando come collaterale quei CDO che non valgono nulla: anche con lo sconto, è come comprasse escrementi di cane come gioielli.
Si calcola che tutta quella cacca confezionata in pacchetti emessa dalle banche ammontasse a 2 trilioni di dollari, duemila miliardi, ovviamente prima del diluvio.
Ben Bernanke ha chiamato le banche a creare un fondo di salvataggio da 100 miliardi: eterno ottimista.
Non stupisce che il dollaro canadese valga ora di più di quello americano, e che i detentori di cacca e Buoni del Tesoro USA, Arabia Saudita in testa, si siano sganciati dal dollaro, e Taiwan, Corea, Vietnam e Cina stiano alleggerendosi di dollari USA.
La Banca d'Inghilterra ha avvertito, nel suo periodico «Financial stability Report», che «i prestatori sono ancora in seri guai», e che resta il rischio di «un crollo della proprietà commerciale», e le azioni sono «particolarmente vulnerabili».
La crisi d'agosto, conclude, può ripetersi «su scala ancora più larga».
E il petrolio è a 92 dollari.
Che cosa si vuole di più per parlare di grande recessione imminente?
Siamo nella prima delle sette fasi della crisi sistemica predetta da Europe 2020: la trasmissione globale della infezione finanziaria scoppiata in USA, e il passaggio dalla crisi di liquidità alla «crisi di fiducia in tutti i valori finanziari e monetari americani» .
«Bisognerà attendere ancora un anno perché la vastità delle perdite generate dalla crisi dei subprime e la sua amplificazione attraverso i CDO si manifesti pienamente» e si ripercuota sui sistemi finanziari occidentali, sui detentori di «attivi finanziari» USA, e sull'economia reale.
Dopo, verranno le altre fasi.Ci limitiamo a darne l'elenco secondo Europe 2020:
Fase 2 - «Crollo borsistico, in particolare in Asia. Da - 20% a –50% in un anno, secondo le varie regioni del mondo».
Fase 3: - Esplosione delle varie bolle immobiliari mondiali: Regno Unito, Spagna, Francia e Paesi emergenti.
Fase 4 - Tempesta monetaria. La volatilità al massimo e dollaro al minimo.
Fase 5 - Stagflazione (inflazione più stagnazione) dell'economia globale. Recessione-inflazione in USA, crescita molle in Europa, recessione.
Fase 6 - «Grande depressione» in USA, crisi sociale e salita dei militari alla gestione del potere.
Fase 7 - Accelerazione brutale della ricomposizione strategica globale, attacco all'Iran, Israele sull'orlo dell'abisso, caos medio-orientale, crisi energetica. Il futuro ci dirà cosa significano davvero queste linee sibilline.Ma qualcosa già si prospetta nella testa di qualche speculatore.«La minaccia al capitalismo è all'orizzonte», ha detto al Telegraph Bernard Connolly, global strategist della Banque AG: «La socializzazione del rischio porterà in vari Paesi alla socializzazione della ricchezza. Gli investitori che ora brigano per farsi salvare dallo Stato dovrebbero stare attenti a quel che vogliono. La democrazia ha i suoi modi per farli pagare. Ricordate che in Inghilterra, negli anni '70, c'era una tassa del 98% sui dividendi».
Speriamo almeno questo.
Il peggio è che non c'è nessuno al comando, capace di governare una simile crisi.
Il 18 ottobre scorso, quando Bush ha evocato la terza guerra mondiale, è stato ridicolizzato e aggredito dal vivo dai giornalisti alla conferenza-stampa.
Lui s'è arrabbiato, ha perso il controllo.Gli succede spesso.
Molte visite ufficiali sono state cancellate per «ragioni mediche», più probabilmente per ubriachezza. E' stato notato che Laura, la moglie di Bush jr., non l'ha accompagnato al vertice APEC di Sidney a settembre.
Si dice che Laura abbia le carte per il divorzio già pronte, e che abbia accettato di apparire al fianco del marito solo finchè resterà in carica, dietro emolumento.
La madre, Barbara Bush, ha accusato il figlio di distruggere il nome della famiglia.
George Bush senior, l'ex-presidente, è in rotta con il figlio e lo tratta praticamente come un interdetto.
Bush è una larva esausta, vaneggiante, irosa.
Gran parte del comando è in mano a Dick Cheney, un uomo che ha avuto almeno quattro insulti cardiaci dal '78, ed ha subito operazioni maggiori, fra cui un'angioplastia coronarica d'urgenza nel 2001, l'impianto permanente di un defibrillatore, e un intervento di riparazione per un aneurisma dell'arteria poplitea.
E' un arteriosclerotico grave e uno zombie tenuto su da pillole, come un Breznev dei tempi sovietici.
Due uomini senza futuro, agonizzanti, sono alla testa della più massiccia forza armata nucleare mai vista, impegnati in due guerre perdute, e ne minacciano una terza.
C'è davvero qualcosa di apocalittico in questa potenza politica senza cervello, eterodiretta verso la rovina.
Appare come «il simulacro della bestia» a cui il suggeritore occulto anticristico, il falso agnello, «infonde lo spirito in modo che potesse parlare».
«Ed esercitava tutta l'autorità della prima bestia per conto di essa».
Apocalisse, 13, 11-17.
Maurizio Blondet
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14 novembre 2007
L'editto bulgaro che Berlusconi rinnega
Qualcuno “salvi il soldato Berlusconi” nella sua personalissima guerra contro la memoria storica!
Chissà se il suo valente medico personale, Scapagnini, oltre che sindaco di Catania, ha tra le sue ricette miracolose che sottopone frequentemente al suo illustre paziente, anche una terapia per il ritorno della memoria allo “Smemorato di Arcore”.
Con la sua solita faccia tosta da “piazzista2 e “imbonitore da televendite”, Berlusconi ha dichiarato al TG1 delle 13,30 di non aver mai emesso un editto per la cacciata dalla RAI di Enzo Biagi nella primavera del 2002, chiamando a sua difesa un articolo addirittura scagionante dell’Unità!
Eppure, basta entrare sul nostro sito, o più direttamente su “You tube”, per vedere chiaramente la sua “performance” da attore consumato, mentre lancia la sua invettiva da Sofia, a margine di una conferenza stampa da presidente del consiglio (e quindi formalmente fuori etichetta), contro Biagi, Santoro e Luttazzi, per rendersi conto che quelle parole da vero e proprio ostracismo furono dette chiarmente.
Con molto sollecitudine, a quelle parole nefaste, seguirono atti conseguenti da parte dei vertici berlusconizzati della RAI. Biagi fu estromesso dalla RAI per cinque anni, fino a ritornare nella prima metà del 2007 con il fantastico settimanale “RT” su Raitre!
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E’ ovvio che questa ennesima bugia dalle gambe corte propagandata dai teleschermi da parte dello “Smemorato di Arcore” serve per ingarbugliare la verità storica. E’ nella strategia politico-mediatica di Berlusconi dire “false verità”, opinioni revisionistiche, per scacciare la realtà evidente, in modo da creare disorientamento nell’opinione pubblica, per affermare falsità storiche contro le verità acclamate.
Più la “spara grande” e, magari, “inventando a proprio uso e consumo”, più Berlusconi crede di poter omogeneizzare le coscienze del pubblico ai propri fini politici di potere. Ma non ha fatto i conti con la libertà delle coscienze, con lo spirito ironico del popolo italiano e, soprattutto, co ìn la forza di penetrazione delle moderne tecnologie. Basta cliccare i siti internet, come il nostro o “You tube”, infatti, ed ecco che risuscita un Berlusconi d’annata, con qualche capello in più e una mascella volitiva mussoliniana: la realtà dell’evento, la forza distruttiva delle parole sgradevoli sono là a testimoniare il suo Editto bulgaro. Niente di più!
Ora, consiglieremo i TG della RAI, ma anche di Mediaset, SKY e La7 di mandare in onda a fornte delle incresciose dichiarazione del Berlusconi “smemorato” quel breve filmato. Sarebbe un giusto risarcimento alla memoria di un grande italiano, di una grande giornalista, come è stato Enzo Biagi, un uomo libero di pensare e scrivere sempre tutto, su tutto e contro tutti, se ce n’era bisogno.
di Gianni Rossi
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13 novembre 2007
Sigonella: sempre più trampolino di guerra
Dopo aver lanciato l’ipotesi dell’installazione in Italia della principale infrastruttura militare di supporto ai temibili aerei senza pilota Global Hawk delle forze armate USA, Terrelibere.org è entrata in possesso di due documenti ufficiali che svelano l’identità della base prescelta. Si tratta dello scalo siciliano di Sigonella, il maggiore avamposto di guerra degli Stati Uniti nel Mediterraneo. Il governo italiano si trincera in un imbarazzato ‘no comment’.
Sigonella base operativa dei Global Hawk dei militari USA.
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Una lunga inchiesta pubblicata da lo scorso mese di maggio aveva sollevato l’ipotesi che le forze armate statunitensi potessero scegliere l’Italia per allestire la principale base operativa per i nuovi micidiali velivoli senza pilota Global Hawk. Progettati e prodotti dalla Northrop Grumman, essi rappresentano l’ultima generazione dei cosiddetti “Unmanned Aerial Vehicles - UAV”, gli aerei senza pilota, teleguidati, la cui funzione primaria è quella di spiare il fronte nemico, individuare gli obiettivi e infine dirigere gli attacchi e i bombardamenti.
Supersofisticati e costosissimi, i Global Hawk sono uno strumento cardine per dare concretezza alla “Joint Vision 2010” del Pentagono. È grazie ad essi che le forze aeree potranno “ottenere la superiorità nell’acquisizione delle informazioni nei teatri di combattimento, ovvero la capacità di raccogliere, processare e diffondere un flusso ininterrotto di informazioni e nello stesso tempo sfruttare o danneggiare l’abilità dell’avversario nello stesso campo”.
Il 2007 è un anno chiave per la localizzazione geostrategica dei nuovi velivoli senza pilota. Tra i principali progetti d’investimento di Eucom, il Comando degli Stati Uniti che sovrintende a tutte le operazioni militari in un’area che si estende dall’Oceano Atlantico al Golfo Persico, c’è una voce dedicata al “Global Hawk Aircraft Maintenance & Operations Complex”, il centro operativo e di manutenzione degli UAV. Il programma è così rilevante che nella proposta di bilancio annuale consegnato il 7 marzo 2006 alla Commissione Difesa del Senato degli Stati Uniti, il Comandante supremo di Eucom, generale James L.Jones, ha scelto di mantenere il massimo riserbo sui costi e sul paese europeo prescelto per l’installazione del complesso.
Sull’ipotesi di installare i Global Hawk in Italia, un imbarazzato silenzio è stato tenuto sino ad oggi dal presidente del Consiglio e dal ministro della difesa Parisi. Quest’ultimo si è guardato bene pure dal rispondere ad un’interrogazione parlamentare presentata il 6 giugno 2007 dall’on. Elettra Deiana (Prc). Nel chiedere conferma delle anticipazioni di Terrelibere.org e delle eventuali ragioni che avrebbero convinto il Governo “ad operare tale concessione logistica agli Usa”, l’on. Deiana aveva sottolineato il diritto del Parlamento ad essere comunque informato preventivamente su “accordi così rilevanti sul piano geo-strategico internazionale”.
Ebbene, non c’è più bisogno di attendere segnali di fumo dal Governo. Terrelibere.org è infatti venuta in possesso di due documenti delle forze armate statunitensi che svelano il nome della località prescelta per ospitare i nuovi strumenti di guerra. Non ci si era sbagliati. I Global Hawk sono destinati al nostro paese. Più esattamente essi opereranno a partire dalla base siciliana di Sigonella, la maggiore infrastruttura militare che la Marina Usa possiede nel Mediterraneo.
Un’infrastruttura da 26 milioni di dollari
Il primo documento che fornisce dettagliate informazioni sull’installazione dei nuovi velivoli senza pilota è a firma dell’US Air Force, l’aeronautica militare statunitense. Stilato nel febbraio 2006, è costituito da alcune schede analitiche inserite nel “Military Construction Program. Fiscal Year 2007. Budget Estimates”, il programma per la realizzazione di infrastrutture militari da avviare con il bilancio 2007. Le schede descrivono proprio il “Global Hawh Aircraft Maintanance and Operations Complex”, progetto catalogato con il codice USAFE073006 “Nuova Missione Classificata”.
La richiesta di spesa per il centro operativo è di 26 milioni di dollari, 2/3 dei quali necessari per la realizzazione del complesso vero e proprio (“officine, spazi uffici, pavimentazione dell’area di arrivo e di stazionamento, l’istituzione di una forza di protezione/antiterrorismo”), ed il resto del budget per approntare le facilities di supporto (“pavimentazione, miglioramento dei siti, sistemi di comunicazione, forza di protezione passiva, demolizione e ricollocazione, supporto ambientale”).
Il piano insediativo per il nuovo megacomplesso per i Global Hawk prevede l’utilizzazione di una superficie totale di 5,700 metri quadrati di terreno dove costruire un nuovo hangar con quattro sezioni indipendenti per i velivoli. “L’hangar – si legge nella scheda predisposta dall’US Air Force - sarà costituito da una struttura di acciaio, costruzioni in muratura, tetto con giunture metalliche, pavimenti in cemento, un sistema antincendio altamente sviluppato, infrastrutture varie, pavimentazioni e reti per la comunicazione. Saranno necessarie la demolizione dell’esistente vano test motori così come le operazioni di bonifica ambientale”.
Ancora più dettagliata la descrizione delle finalità operative dell’infrastruttura. “Lo spazio hangar è necessario per supportare la manutenzione, il riparo e le attività ispettive dei velivoli che devono essere fatte necessariamente all’interno di una struttura coperta. Il velivolo Global Hawk richiede uno spazio interno per gli interventi, utilizzabile in qualsiasi momento, che garantisca le ispezioni previste, una migliore manutenzione dei sistemi di approvvigionamento carburanti, il riparo delle componenti aeree, le operazioni pre-volo così come quelle di miglioramento e modificazione di ordine tecnico. L’hangar assicurerà un’area per i depositi di macchinari e per supportare la manutenzione delle infrastrutture, ricevere componenti aeree, eseguire le operazioni di carico e stoccaggio ed ospitare gli spazi per gli uffici e i centri amministrativi”.
Ma è il passo successivo del documento a svelare l’identità della base militare destinata ad ospitare il complesso strategico. “L’area di stazionamento per il nuovo hangar è necessaria per supportare concretamente la nuova missione quando essa potrà essere integrata nell’esistente area di parcheggio di NAS Sigonella. Questo nuovo hangar assicurerà il supporto ad un totale di quattro velivoli Global Hawk”. Il supporto terrestre degli aerei avrà come protagonisti un Mission Control Element (MCE) ed un Launch and Recovery Element (LRE).
Questi elementi sono costituiti da persone (4 nell’MCE e 2 nell’LRE), computer, dispositivi per la comunicazione e shelter. “Il Mission Control Element sarà realizzato presso un luogo separato con il bilancio 2008. Una volta aviotrasportato, il Launch and Recovery Element condurrà il velivolo all’MCE”. Stando infatti alle linee progettuali del dispositivo militare, mentre l’elemento predisposto al lancio e al ricovero (LRE) deve essere assolutamente installato presso la base operativa dei Global Hawk, l’elemento di controllo della missione (MCE) può essere localizzato teoricamente ovunque.
Un successivo paragrafo del documento allestito dall’US Air Force conferma il ruolo centrale della base aereonavale siciliana per le future operazioni dei micidiali velivoli senza pilota. “Il Global Hawk (RQ-4) condurrà operazioni nel teatro europeo. Il luogo prescelto per la sua installazione manca di adeguate facilities che consentono la manutenzione di livello per lo svolgimento della missione del Global Hawk. NAS Sigonella sarà in grado di fornire alcuni spazi di parcheggio esistenti per supportare queste maggiori richieste, ma saranno necessarie aree aggiuntive per il nuovo hangar. Una struttura esistente per le operazioni di lavaggio dei velivoli ha già sede a NAS Sigonella per supportare la nuova missione. (…) Nel caso in cui non venisse realizzato il nuovo hangar, il velivolo non sarà in grado di realizzare le proprie essenziali missioni di riconoscimento nel teatro europeo”. Un’esplicita conferma che per il riparo e la manutenzione dei Global Hawk è operativa già da almeno un paio d’anni la base siciliana e come continui ad essere il vecchio continente lo scenario di una nuova proliferazione degli strumenti di guerra.
La scheda dell’Us Air Force sul “Global Hawh Aircraft Maintanance and Operations Complex” si conclude con un cronogramma di esecuzione del progetto: entro il gennaio 2007 la stipula dei contratti con le imprese; l’avvio dei lavori a marzo dello stesso anno; il completamento dei lavori entro il marzo 2009.
Global Hawk per la Marina a stelle e strisce
Il secondo documento ufficiale che conferma il ruolo di Sigonella quale principale base operativa per i Global Hawk delle forze armate USA è il report a firma del capitano Paul Bosco, vicecomandante NAVFAC (Naval Facilities Engineering Command), dal titolo “Navy Programs in Europe – A virtual tour of NAVFAC Europe” (I programma navali in Europa – Un tour virtuale di NAVFAC Europa). Il documento, datato 15 marzo 2006, descrive i più importanti programmi di costruzione e potenziamento delle infrastrutture della Marina Usa nell’area geografica che si estende dalle Azzorre sino a Bahrain e Djbouti, passando per Portogallo, Spagna, Italia, Grecia ed Egitto.
Un paragrafo è riservato alla stazione aeronavale di Sigonella: “la base rappresenta il secondo maggiore sforzo finanziario della US Navy (un programma di 535 milioni di dollari di cui è stato già completato l’85%), mentre si prevede per l’anno fiscale 2007 una spesa comprensiva tra i 20 e i 30 milioni di dollari per realizzare la facility per i Global Hawk della Us Air Force”. Il capitano Paul Bosco aggiunge che sempre nel 2007 tra i 10 e i 15 milioni di dollari saranno destinati per implementare a Sigonella lo “SPAWAR Mobile User Objective System” (un pericolosissimo sistema radar per le comunicazioni satellitari di ultima generazione), mentre altri 20-30 milioni di dollari saranno inseriti nel budget 2008 per altre infrastrutture militari presso lo scalo siciliano.
Anche la Marina militare statunitense punta all’acquisizione di Global Hawk da schierare nei principali teatri operativi. “Circa 40 velivoli UAV saranno dislocati in cinque siti: Kaneohe, Hawaii; Jacksonville, Florida; Sigonella, Italia; Diego Garcia, Oceano Indiano, e Kadena, Okinawa per assicurare la sorveglianza marittima in qualsiasi parte del mondo”, ha dichiarato nell’ottobre 2005 Dyke Weatherington, sottosegretario alla difesa con delega all’acquisizione di nuove tecnologie ed alla logistica. Un’ulteriore conferma ufficiale che l’Italia si trova sempre più al centro dei futuri piani di guerra USA.
Scheda: Caratteristiche e funzioni dei Global Hawk
I velivoli senza pilota di ultima generazione assumono un ruolo determinante nelle strategie di guerra permanente degli Stati Uniti d’America, sempre più proiettati ad affermare la propria superiorità tecnologica e militare in qualsiasi scacchiere mondiale. In un loro rapporto al Congresso degli Stati Uniti del dicembre 2000 dal titolo “Airborne Intelligence, Surveillance & Reconnaisance (ISR): The U-2 Aircraft and Global Hawk UAV Programs”, gli analisti Richard A. Best e Cristopher Bolkcom spiegano che “l’abilità ad accumulare un’adeguata e tempestiva informazione sulle forze nemiche è un obiettivo essenziale delle moderne operazioni militari. L’uso crescente di precise munizioni teleguidate (PGMs) che possono distruggere specifici obiettivi senza estesi effetti collaterali dipende innanzitutto dall’ottenimento di informazioni precise”.
Per sorvegliare e perlustrare vaste aree geografiche mondiali, dalla fine degli anni ’50 le forze aeree USA hanno utilizzato gli aerei-spia U-2 “Dragon Lady” operativi dalle basi di Beale (California), Osan (Corea del Sud), Akrotiri (Cipro), Istres (Francia) Taif e Prince Sultan (Arabia Saudita) e, naturalmente, Sigonella. Più recentemente gli U-2 hanno assunto un ruolo centrale per coordinare le operazioni di guerra contro l’Iraq nel 1991 e contro la Serbia nel 1999. “Gli U-2 – scrivono gli analisti statunitensi - hanno fornito durante l’Operazione Desert Storm il 30% di tutti i dati di intelligence, il 50% delle immagini fotografiche ed il 90% delle informazioni relative agli obiettivi terrestri nemici.
Successivamente in Kosovo gli U-2 hanno fornito più dell’80% delle immagini necessarie per i bombardamenti aerei alleati contro la Serbia. Nel XXI secolo il Global Hawk (RQ-A4) è destinato a sostituire gli U-2, accrescendone le capacità operative”. Quest’ultimo velivolo è infatti dotato di maggiore autonomia e raggio di azione e di migliorate capacità d’intelligence; inoltre presenta i vantaggi di essere teleguidato e di poter operare sfuggendo al controllo dei radar avversari.
Il Global Hawk ha già avuto il suo battesimo di guerra: dal 2001 l’US Air Force lo ha impiegato per oltre 6.000 ore di volo in decine di missioni in Afghanistan e Iraq. Le sue caratteristiche tecniche non sono comparabili con nessuno dei sistemi ospitati negli arsenali di morte: con un peso di 13 tonnellate il Global Hawk può volare a circa 600 chilometri all’ora a quote di oltre 20.000 metri; il velivolo è in grado di monitorare un'area di 103,600 chilometri quadrati grazie ad un potentissimo radar e all’utilizzo di telecamere a bande infrarosse. Le immagini registrate vengono poi trasmesse per via satellitare ai comandi terrestri. L’autonomia di volo di questo aereo senza pilota è invidiabile: 36 ore con un solo pieno di carburante. La sua rotta è fissata da mappe predeterminate, un po’ come accade con i missili da crociera Cruise, ma gli operatori da terra possono cambiare le missioni in qualsiasi momento.
“Gli odierni programmi del Dipartimento della Difesa prevedono la realizzazione di 12 velivoli Global Hawk nel periodo compreso tra il 2003 e il 2009”, affermano Richard A. Best e Cristopher Bolkcom. “Questi velivoli UAV dovrebbero essere forniti di piattaforme per i sensori EO/IR/SAR, e in una prima fase, secondo l’US Air Force, opereranno congiuntamente con gli U-2. Nel 2009 l’US Air Force vorrebbe produrre 4 velivoli Global Hawk di nuova generazione che potrebbero trasportare sensori SIGINT e che sostituiranno definitivamente gli U-2”.
Antonio Mazzeo
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