11 marzo 2008

Made in Inflazione:la vera causa


Questo articolo, fotografa la situazione italiana mettendo a fuoco i difetti e le contraddizioni della nostra società civile.

Se fossimo in campo economico si potrebbe affermare, senza timore di smentita, che la società italiana vive, da 20 anni circa, in regime di duopolio.
Infatti che perdano o vincano le elezioni, i 2 schieramenti politici si presentano ormai da quasi 20 anni con gli stessi leader (si fa per dire) e portaborse.
Non c’è paura di sconfitta: tanto o vince Prodi o vince Berlusconi.
E chi perde ora vincerà la prossima volta.
E per i cittadini non cambia nulla.

Se prendiamo le leggi di Prodi e le giriamo su Berlusconi, cambiandone il nome, e facciamo lo stesso con le leggi varate dall’altro schieramento, non se ne accorge nessuno.
Infatti che vincano gli uni o gli altri non cambia assolutamente nulla!
Regime di duopolio, appunto, dove cane non scaccia cane ma lo protegge.

Ma lo spunto di questo articolo non parte da considerazioni politiche ma da un articolo di Maurizio d’Orlando comparso su asianews.it e recentemente fatto circolare nella lista di centrofondi.it da considerarsi a dir poco profetico e premonitore della attuale situazione dei mercati finanziari.
Nell’articolo si afferma quanto segue: «A causa di una montagna di mutui fuori parametro (subprime) concessa dalle società di credito fondiario in America, molte banche stanno entrando in crisi. Si parla di giganti come Citygroup e Bank of America negli USA ed in Europa di possibile crollo per banche del calibro di Deutsche Bank, Barclys, BNP Paribas e di alcune finanziarie (AXA) e fondi pensione.Si parla di un buco di oltre 20 miliardi di dollari USA di titoli circolanti emessi nei mercati e privi di patrimonialità reale, di cui né il grande pubblico, né i professionisti di New York si erano accorti. Non si parla più di un problema di liquidità, ma di un problema di solvibilità.Il problema si è originato negli USA a partire dal 1987, quando con pressioni della lobby bancaria - mediante elargizioni costate 300 milioni di Dollari USA - si è riusciti ad ottenere, passo dopo passo, l’abolizione della legge Glass-Steagall, approvata dal parlamento americano dopo la crisi del ‘29. La completa abolizione della legge è stata ottenuta nel 1999 grazie al Presidente Bill Clinton.A suo tempo la legge era stata approvata per evitare il conflitto d’interessi tra banche e società che sottoscrivono obbligazioni ed azioni.Principale fautore di questa liberalizzazione finanziaria è stato il precedente presidente della FED, Alan Greenspan.Questi, divenuto governatore nel 1987, prima di tale nomina era stato membro del consiglio di amministrazione della J.P. Morgan, la prima banca ad usufruire della liberalizzazione.Nei 18 anni di governatorato di Greenspan si è avuta la più grande espansione della finanza speculativa della storia mondiale e la crisi più che imminente avrebbe dimensioni planetarie.In questo ultimo periodo i grandi gruppi finanziari e bancari si sono premuniti piazzando i titoli spazzatura sia in Europa che in Asia.Questi titoli sono valutati AA o addirittura AAA dalle agenzie, cosiddette indipendenti, di valutazione dei valori mobiliari, come Standard & Poors, Moody’s e Fitch…A essere esposte in prima linea dovrebbero esserci teoricamente i fondi pensione, le assicurazioni e le grandi fondazioni americane, come pure i maggiori gruppi finanziari e bancari statunitensi, che sono all’origine dell’emissione incontrollata di titoli atipici di questi lunghi decenni.

Eppure c’è da dubitare che chi ha le chiavi del potere finanziario e monetario sia chiamato a rispondere dei propri misfatti. Alla radice del problema, infatti, ci sono le Banche Centrali ed in primo luogo la FED, che da tempo aveva un chiaro quadro della situazione…».

Ed infine la ciliegina sulla torta: « Chi controlla la FED sa dunque che non può fornire la soluzione nell’ambito stesso della FED. In questo scenario… gli Stati Uniti si preparano, insieme a Canada e Messico, a lanciare una moneta unica, detta ‘Amero’. La soluzione proposta sarebbe l’abolizione del dollaro, sostituito dalla valuta dell’Unione del Nord America»…

In sintesi prima i banchieri a suon di tangenti ai politici (300 milioni di dollari dichiarati) fanno abolire le leggi a suo tempo create in USA per impedire un nuovo tracollo economico sul pianeta come quello del 1929; poi inondano il pianeta di moneta finanziaria senza valore intrinseco nell’economia reale, ma gravata comunque di interesse che l’economia reale ignara accetta e paga.

Quando l’economia reale strozzata dai debiti (soprattutto dagli interessi sui debiti) non ce la fa più, il banchiere che comanda - «colui che controlla la FED»- decide di abbandonare la barca, creare una nuova moneta (ovviamente gravata di interesse a debito) e abbandonare la società civile con in mano dollari che andranno bene solo per accendersi i sigari.
Unico problema: far fare ai politici una legge che dia corso legale alla nuova valuta.

E in questo l’articolo di Asia News ci informa che Greenspan e il CFR (Council on Foreign Relations) sono già all’opera.

Si tratta solo di avere il tempo per prezzolare i politici di turno.
A chi studia economia in una qualunque università occidentale viene insegnato che (primo esempio di globalizzazione al mondo) le Banche Centrali (Federal Riserve, BCE, Banca d’Italia, ecc.) sono state delegate dai singoli Stati nazionali a disciplinare l’emissione della moneta per evitare che questa fosse appannaggio degli appetiti elettorali dei sistemi politici.

Come può essere quindi, che siano proprio i banchieri a prezzolare i politici per fare della moneta esattamente l’uso che si voleva evitare da parte dei politici?

E come può essere che ciò riaccada dopo il 1929 quando si sapeva già, grazie a quella esperienza, come sarebbe andata a finire comportandosi in quel modo?

E come può essere che vi sia un soggetto che possiede (o decide per) la Federal Riserve e che noi non si sappia chi sia pur avendo un così grande potere?

Che è poi il potere dei poteri: quello di decidere l’emissione della moneta.

Come mai non viene mai citato in TV o sui giornali?
Come può essere che qualcuno decida di cambiare valuta senza coinvolgere le istituzioni democratiche di quel Paese in questa decisione?


E ancora: In Europa la situazione è identica o diversa?
Chi decide quanti euro ogni anno debbano essere messi in circolazione?
Chi possiede e ha potere decisionale nella BCE?
A chi rendono conto questi signori se compiono misfatti?
Quali controlli il parlamento europeo e i singoli Stati nazionali hanno sulla BCE?
E sulle banche nazionali?
A cosa è dovuta l’inflazione?
Perché se la moneta è in mano ai banchieri per evitare abuso da parte del sistema politico le monete continuano a svalutarsi?

Gli euro emessi appartengono agli Stati nazionali o alla BCE, che è un soggetto privato e che indebita gli Stati quando questi ricevono nuova moneta?
Con quali criteri e soprattutto chi decide quale interesse passivo applicare sulla moneta presa a debito dagli Stati nazionali e di conseguenza poi dai cittadini verso le banche?
Perché il parlamento italiano può decidere di occupare militarmente uno Stato straniero ma non può deliberare sulla propria moneta?
Ed infine, perché su queste tematiche c’è la totale disinformazione da parte dei mass media ufficiali?

Siamo sull’orlo di una crisi economica inevitabile salvo un miracolo.

Il sistema bancario, principale responsabile di questa crisi, se ne lava le mani e da nessuna parte viene messo sotto accusa.
Anzi i banchieri li troviamo come primi ministri o presidenti della repubblica.
Il sistema politico, occidentale in generale e italiano in particolare, ha dimostrato incompetenza e sudditanza a questo sistema.
Tutti noi sappiamo perfettamente che se anche va al governo la coalizione opposta non cambierà nulla.
Il cittadino fondamentalmente è al muro ed è impotente perché non capisce come funziona il sistema.
Non sa dove è il trucco, se trucco c’è.

Non sa cosa fare perché gli è stato fatto credere negli ultimi 70 anni che l’unico sistema economico possibile è quello occidentale, in quanto è il migliore e ha dato abbondanza e prosperità a tutti.

Non ce né un altro migliore.
L’altro possibile, cioè il comunismo, è morto da tempo perché peggiore di quello occidentale..

Ma noi sappiamo che non è così.
Sappiamo, nonostante il colpevole silenzio dei media ufficiali, che è possibile ricorrere ad un sistema monetario diverso, dove la moneta appartiene agli Stati e non a banchieri privati, senza che questo metta in discussione la società occidentale ed i suoi valori sociali, politici e democratici; sappiamo che, ad esempio, solo in Italia esistono oltre una ventina di esperimenti di moneta complementare (in Germania sono più di 100) che cercano di far sì che la spesa dei cittadini rimanga all’interno dell’economia nazionale e non se ne vada a gonfiare gli investimenti speculativi asiatici; sappiamo che il problema del deficit dello Stato italiano è collegato al debito che viene contratto dallo Stato verso banchieri privati allorché nuova moneta viene immessa in circolazione, e non solo per l’eccesso di spesa della «casta politica» rispetto alla raccolta delle imposte; sappiamo che i banchieri internazionali non vogliono che le masse siano informate su questi meccanismi, altrimenti non potrebbero più spiegare ai cittadini come mai Prodi e Letta sono stipendiati dalla Goldmann Sachs quando non hanno incarichi governativi, e che la Goldman è l’advisor (vale a dire il consulente che dice a chi vendere e a quale prezzo) per eccellenza quando lo Stato italiano vende qualche azienda pubblica; sappiamo che la scuola di pensiero dell’insigne economista Federico Caffè, misteriosamente scomparso nel 1987, che si opponeva alle distorsioni di questo sistema finanziario, non è morta con lui.

Allora riteniamo che sia giunto il momento di cominciare ad illustrare, da questo sito, quale è il trucco del capitalismo.
Che i banchieri internazionali lo vogliano o no.
Se chiedete a qualcuno quale sia la causa dell’inflazione, se il vostro interlocutore è onesto non otterrete nessuna risposta.
Se non lo è, comincerà a ripetere qualche informazione presa qui e là.
Vi parlerà dell’aumento del prezzo del petrolio (ma senza dirvi che un aumento sino a 150 $
al barile è stato deciso a tavolino più di un anno fa in una riunione del gruppo Buildenberg); oppure citerà qualche sciopero degli autotrasportatori, o parlerà della siccità.
Ma non potrà dire nulla che possa spiegare il costante, irreversibile e durevole fenomeno di perdita di valore della moneta a medio e lungo termine cui tutti siamo abituati a convivere da quando siamo nati.
Come mai?

Si è già detto nella prima parte di questo articolo (1) che nel 1987, grazie a pressioni della lobby bancaria e a Greenspan, già governatore della FED (Federal Reserve), era stato abrogato in USA
il sistema che impediva interferenze bancarie nelle aziende che chiedevano prestiti, al fine di evitare un nuovo 1929.
Tolti i vincoli alle banche, dopo qualche anno sta iniziando a succedere né più ne meno quello che è successo nel 1929.
Quello che negli USA è stato fatto da Greenspan in Italia è stato fatto da Ciampi, che nel 1993 ha abrogato la legge bancaria del ‘36.

Non deve stupire che in Italia (ed in Europa) sia avvenuto quello che è già avvenuto in USA.
Mentre Alan Greespan prima di diventare governatore della FED era membro del Consiglio di Amministrazione della J.P. Morgan, da noi molti dirigenti del ministero del Tesoro ed i vari Ciampi, Prodi, Draghi, ecc., sono stati ai vertici di Goldman Sachs, una delle principali banche d’affari del pianeta, nonché il principale advisor per la (s)vendita dell’IRI diretta proprio da Romano Prodi e indagata assieme alla stessa JP Morgan e Lehman brothers, dalla procura
di Pescara per truffa ai danni dell’erario italiano.

Anche il futuro è già stato assicurato qualunque schieramento vinca le elezioni.
E’ infatti del 18 giugno 2007 la notizia della nomina ad advisor di Goldman Sachs di Gianni Letta, già sottosegretario alla presidenza del consiglio del Governo presieduto da Silvio Berlusconi .

La lobby bancaria dunque si comporta come tutte le lobby: persegue esclusivamente il suo interesse e quello dei suoi soci.
Stupisce quindi che a questa lobby, in tutte le economie capitalistiche, sia stato trasferito dai singoli Stati nazionali il potere di emettere moneta attraverso il cosiddetto «sistema delle Banche Centrali nazionali private».
Potere che, tra l’altro, è stato trasferito in regime di monopolio, e si colloca al di sopra delle leggi e di qualsiasi possibilità di controllo degli Stati nazionali, che in qualche modo hanno, a differenza delle Banche Centrali private, organismi eletti dalla cittadinanza secondo criteri democratici.

Eppure questo sistema viene propagandato presso la società civile come il sistema monetario più progredito, anzi come «l’unico possibile» in quanto frutto dell’evoluzione naturale dei sistemi economici più efficienti e liberi.
Niente di più falso naturalmente, come vedremo in seguito.
Ma stupisce soprattutto la mancanza di critica sostanziale a questo sistema monetario da parte
della classe politica e del mondo accademico nonostante, dopo alcuni anni di soggiogamento a questo sistema monetario, emergano ovunque inevitabilmente due amare e drammatiche verità che contrastano proprio con le motivazioni e gli obiettivi che hanno portato alla costituzione dell’attuale sistema monetario basato sulle Banche Centrali private:

- l’aumento sistematico ed irreversibile dell’indebitamento da parte dei soggetti che utilizzano
la moneta nei confronti dei soggetti che emettono la moneta: paradosso che vede gli Stati nazionali e la cittadinanza intera, vale a dire l’economia reale che produce beni e servizi, sempre più indebitata nei confronti del sistema bancario, che non produce né beni né servizi;
- il perdurare dell’inflazione e della perdita di valore della moneta rispetto al sistema dei prezzi.

Nelle università di economia si insegna che è stato necessario togliere ai governi nazionali (democraticamente eletti) la sovranità monetaria (cioè il potere di decidere quanta moneta emettere, nei confronti di chi e a quali condizioni di interesse) in quanto questi utilizzavano tale strumento prevalentemente per fini politici ed elettorali.
Vale a dire stampavano troppa cartamoneta rispetto al reale fabbisogno dell’economia reale e questo creava inflazione.

L’esempio che più spesso veniva citato negli anni ‘80 era quello della repubblica tedesca di Weimar post prima guerra mondiale, e della sua iperinflazione per eccesso di cartamoneta stampata.
Da qui la necessità di pervenire ad un sistema monetario internazionale più stabile e non asservito al sistema politico o al dittatore di turno (3).

Questo percorso è stato realizzato a tappe in Europa con il trattato di Maastricht del 1992, che ha portato dapprima alla costituzione della BCE (Banca Centrale Europea), omonimo della FED
in USA, ed al sistema SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali) composto dalle Banche Centrali Nazionali (BCN), e successivamente all’introduzione della moneta unica.
Il sistema SEBC ha il compito di coordinare una politica monetaria unica nei Paesi dell’euro. L’obiettivo dichiarato del neonato «Eurosistema» era ed è il mantenimento della stabilità dei prezzi.

Per questo motivo agli Stati che adottavano l’euro era richiesto da subito:
Un rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%;
Un rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60%.

La BCE sin dall’inizio ha mostrato di sapere bene quale sia la causa principale dell’inflazione.
Nel Bollettino mensile della BCE Febbraio 1999 alla pagina 27 si affermava infatti che «Vi è
un ampio consenso, fondato su un’evidenza empirica ragguardevole, sul fatto che la dinamica
dei prezzi nel medio-lungo periodo abbia un’origine monetaria ...» (4).
Il sistema BCE - Banche Centrali (i cui costi sono a carico nostro) aveva ed ha, pertanto, tutti
gli strumenti per operare la stabilizzazione dei prezzi all’interno del sistema euro: gli è stato conferito il monopolio dell’emissione monetaria (proprio per sottrarla alle politiche ed ai rischi inflattivi degli Stati nazionali e dei politici); opera in assoluta autonomia rispetto agli Stati nazionali; mostra di conoscere che la reale causa dell’inflazione è un problema di massa monetaria in circolazione, di cui lo stesso sistema BCE-SEBC ha il monopolio di emissione.

E allora perché non eliminano il problema?
Non avremo per caso costruito anche a livello europeo un ulteriore carrozzone mangiasoldi
che non serve a nulla?
Per entrare nell’euro ci hanno chiesto sacrifici.
E per rimanerci sopportiamo ogni anno finanziarie assurde.
Ma se tutto questo è stato fatto per stabilizzare i prezzi e difenderci dall’inflazione perché i prezzi continuano ad aumentare?
Perché la moneta che abbiamo in tasca continua a perdere di valore anno dopo anno?
Quando una cosa non viene capita da un interlocutore attento dopo che è stata ripetuta più volte, o è una bufala oppure non si vuole che sia capita.
Allora vediamo dove è il trucco, se trucco c’è.

Molti non sanno che la BCE è un soggetto privato.
Nessun organismo comunitario o nazionale può imporre direttive o controlli alla BCE. Analogamente al sistema vigente in USA con la Federal Riserve, gli unici soggetti a cui risponde
la BCE sono i suoi soci, che sono in linea di massima le Banche Centrali (BCN) degli Stati aderenti all’euro, anch’esse a suo tempo privatizzate o rese autonome dalle influenze degli Stati nazionali, con alcune inspiegabili anomalie in quanto sono soci, ad esempio, alcune Banche Centrali di Stati non aderenti all’euro come la Gran Bretagna.
I soci della BCE sono quindi privati.
E i soci dei soci della BCE anche.

La Banca d’Italia ad esempio, che ha un diritto di partecipazione in BCE del 14,57% (9), è posseduta interamente da banche ed enti privati (vi è anche l’INPS) (5).
Ma allora, se la BCE ed i suoi soci banchieri sono soggetti privati, così potenti da condizionare tutti i governi ed imporre un sistema monetario che concede solo e solo a loro di battere moneta, e di determinarne il tasso di interesse, senza alcun controllo da parte di chicchessia, non è per caso che sono loro a determinare volontariamente l’inflazione perché così ci guadagnano?
E a scapito dell’intera economia reale?

Margrit Kennedy nel suo libro «La moneta libera da inflazione e da interesse» (6) documenta esattamente una situazione analoga in Germania negli anni ‘80, dove il 90% della popolazione pagava endemicamente interessi passivi allo 0,2% della popolazione, con un 10% circa che riusciva a rimanere in una situazione di pareggio.
Trattandosi della Germania e non di una repubblica delle banane qualsiasi, non è credibile che un sistema così concepito possa essere casuale.
Né che sia frutto dell’evoluzione naturale del mercato.
Ci sarà pure un motivo se anche in periodi di congiuntura sfavorevole gli unici uffici che non si riducono mai sono (oltre a quelli pubblici) gli sportelli bancari e se alle banche appartengono i più bei palazzi in qualunque città andiate.

Secondo quanto documentato nell’interessante saggio del ricercatore indipendente Rudo de Ruijter «I segreti del denaro, dell’interesse e dell’inflazione», la principale causa dell’inflazione è data dalla facoltà concessa alle banche di immettere moneta creditizia in base al meccanismo della riserva frazionaria.
De Ruijter sottolinea che con questo meccanismo «i prestiti hanno un effetto nascosto. Quando colui che ha ricevuto il finanziamento spende i soldi, chi li riceve li deposita nella sua banca che, proprio grazie a questo deposito, può effettuare nuovi prestiti. Anche i soldi di questi nuovi finanziamenti verranno spesi e diventeranno depositi in altre banche. E così via. Naturalmente
ad ogni passaggio la banca incassa interessi. E’ un enorme girotondo che crea denaro e gonfia
la massa monetaria totale del Paese. Ogni volta che i prestiti concessi da una banca diventano depositi in un’altra banca comincia un nuovo giro di finanziamenti … Le banche creano nuova moneta, ma non possono magicamente creare nuovi beni da comprare. Se la gente dispone di più soldi ma la quantità di beni da comprare resta invariata, tutto quel che succede è che i prezzi salgano. Il valore facciale del denaro diminuisce. E’ quella che si chiama inflazione. Allora, quando le banche mettono in circolazione nuovo denaro, il valore dell’unità monetaria diminuisce…».

Ora è più chiaro su chi ci guadagna e chi no se permane un regime perenne di inflazione?
Abbiamo ceduto la sovranità monetaria ad un soggetto privato che fa esclusivamente il suo interesse e quello dei suoi soci, e lo fa a danno dell’intera economia reale.
Ma le caratteristiche dell’attuale sistema monetario comportano anche altre conseguenze, tutte
a favore delle banche e deleterie per gli altri.

Claudio Bianchini

La campagna elettorale: la grande "farsa"?



Lo spettacolo è veramente stucchevole. Falsi profeti, servi docili e saccenti un cocktail esplosivo per la democrazia. Be' di questa parola l'uso e l'abuso par condicio.

Mentre si susseguono senza sosta le dichiarazioni di una campagna elettorale "farsa", mentre i "parolieri" confondono la menzogne con l'illusione, i politici-fantocci si scontrano rinfacciandosi il vecchio e il nuovo. Canzonieri, barzellettieri, contastorie, un susseguirsi di facce viste e non viste: tutto fa brodo per dare ad un elettorato stanco ed annoiato il grande spettacolo per spingerlo a varcare ancora una volta la soglia della cabina elettorale.

Dinanzi a noi uno scenario surreale, che ha dell'incredibile, come assurda è la propaganda messa su dai partiti per accreditarsi dinanzi ai suoi delusi elettori. È davvero strano infatti che questi partiti ormai sappiano in che modo andremmo a votare. Berlusconi parla di 10 punti di vantaggio, Veltroni dal canto suo afferma che lo sta raggiungendo, dando risultati diametralmente opposti, ma non sappiamo davvero bene in base a che cosa riescano a giungere a tali risultati. Ciò che invece dovremmo sapere è che tutta questa grande giostra viene messa in moto da società di comunicazioni e da campagne di Marketing, frutto di studi di psicologia e di impatto mediatico sulle masse.

Il dilemma più grande che oggi dobbiamo affrontare è il fatto che si è venuto a creare un forza politica di "centro", che non è altro che un guazzabuglio di personaggi di centro-sinistra e di centro-destra, che pretende invece di essere il nuovo. Berlusconi dice di essere "il nuovo", Veltroni ribatte e dice che il "partito democratico" è la vera novità, così come lo afferma Bertinotti, e Casini, e Fini. In realtà, la nota di diversità giunge proprio dalla Confindustria, che, pur dichiarando la sua neutralità, ha sguinzagliato i propri uomini da una parte e dall'altra degli schieramenti, in un continuo rimpasto di "industriali e sindacalisti", per dar vita ad una vera e propria lobby che soddisfa gli interessi di una determinata sfera di poteri. La grande imprenditoria italiana, vuole così le proprie garanzie all'interno del Governo, qualunque sia la forza politica che lo guiderà: preme verso il taglio delle tasse, per il ritorno di capitali, per lo scudo fiscale, ma anche per la deregolamentazione del mercato del lavoro. Strumentalizzano le campagne per la sicurezza sul lavoro, sul precariato, sulla disoccupazione, ma si guardano bene dal parlare della "non sostenibilità dei salari", dell'agonia delle famiglie, dell'usura dei finanziamenti al consumo.

Tutto ciò di cui sanno parlare sono il furto dei simboli, i furti di programmi, il furto di camice e di battute. Il Cavaliere per protesta prende dei fogli bianchi e strappa. Così, mentre l'atmosfera si scalda nelle piazze, nei salotti come in un cyber-video gioco, preparano il copione della sceneggiata del giorno dopo. "Se vincono loro siamo rovinati", dice Fini, ex leader del centro-destra che adesso non sa più a quale partito appartiene. Replica Veltroni che lancia le stesse identiche accuse: "Se vincono loro è la fine". Insomma, chiunque noi voteremo, saremo sempre rovinati. In quest'orgia politica, i politici sono diventati ormai solo dei piazzisti, ex venditori, portaborse, ognuno con un simbolo diverso, ognuno corre da solo, anche se non si capisce "dove vanno", anche se "da qualche parte andranno" sicuramente. Senza esclusioni di colpi, come in amore e in guerra, anche in politica non esistono più regole. La destra gioca la carta "Brambilla", mentre la sinistra "Luxuria", per tenere testa a questo grande "travestimento politico", ora che anche il "trasformismo" è divenuto demagogia. Poi c'è il partito dell'astensionismo: hanno deciso di astenersi e non vanno a votare, un po' per noia, un po' perchè hanno altro da fare e non trovano più stimolante questo gioco al massacro, altri invece, che non sono stati chiamati da nessun partito, si astengono da soli.
Non dimentichiamo infine i Meet-up, il grande movimento indipendente controllato dalla centrale di Beppe Grillo, che, tra una conferenza e l'altra, incassa le bollette delle sue performance. Loro, pare che siano una setta, non si sa da dove vengono, ma sono piombati sulla terra tra gli "umani", si incontrano in un bar e decidono di creare liste civiche. Ecco, anche loro sono "il nuovo".

In questo grande cinema, ognuno di noi ha pagato un biglietto solo da spettatore e non ha diritto di mettere tutto in discussione, perchè la nostra politica è solo finzione, e come ogni spettacolo che si rispetti, occorre pagare per assistere. Tutta la trama della nostra società ha un inizio e una fine, e le campagne elettorali sono solo i commenti durante il primo e il secondo tempo. I politici cominciano a parlare di "Illuminati", mentre altri, come il piccolo D'Alema, ormai prostituitosi ai poteri, sorridono dinanzi alle più atroci verità nel tentativo di sdoganare cospirazioni e massonerie, per trasformarle nell'ennesimo effetto speciale ingannevole. È lo stesso sorriso che abbiamo visto tante volte, dinanzi al quale siamo rimasti nel silenzio, aspettando il giorno in cui ogni segreto dovrà essere spezzato e ogni informazione riservata dovrà divenire pubblica. D'altronde, quando un Presidente come Cossiga, giunto ormai in età avanzata, rivela di volta in volta frammenti di verità, vuol dire che forse siamo davvero vicino alla fine di qualcosa. Ma, dopotutto, gli impiegati frustrati ritorneranno a pagare il mutuo, a lavorare come schiavi all'interno del turbinio del sistema, a seguire gli ordini. Finchè c'è pane per tutti, lo spettacolo durerà, ma nel momento in cui il malessere logorerà la nostra sussistenza, allora le masse metteranno a ferro e a fuoco le piazze. Probabilmente questo non potrà mai accadere, perché non permetteranno mai di oltre-passare la soglia della povertà, e preferiranno mantenere in uno stato di apatia per controllare meglio le masse.
fonte: etleboro

09 marzo 2008

Inflazione come SuperCiuK



Un personaggio nella serie a fumetti di Alan Ford, Superciuk da Wikipedia "È il mitico Robin Hood al contrario, che ruba ai poveri per dare ai ricchi. La sua arma è la fiatata alcolica, che l'eroe alimenta in un primo momento con del barbera di pessima qualità e poi con un mix micidiale, i terribili pomodori cipollati. Superciuk, il vendicatore grasso e mascherato, nella vita borghese è uno spazzino perennemente soggetto alle angherie della compagna, la bandita Beppa Giosef. Fondamentalmente è un idealista, convinto che i ricchi siano persone in quanto non buttano le cartacce a terra".
Il denaro divorato da soldi creati dal "nulla" non fa parte del PIL, ma si tratta di denaro rubato ai produttori di PIL. Certo, ma fino a quando questo andazzo?


L’Italia è un Paese poco produttivo, ossia che produce pochi beni e servizi. Evidentemente, ci sono troppi «segni monetari» che competono alla caccia dei pochi beni e servizi, e producono i rincari. Come si dice in gergo, l’offerta aggregata è inferiore alla domanda aggregata e solvibile. Fuori dal gergo, c’è chi ha troppi soldi da spendere, in confronto ai beni e servizi che il Paese produce.

Vediamo: chi ha troppi soldi da spendere, in confronto a ciò che produce? Non certo il 90% dei lavoratori italiani, malpagati e precari. Anzi, gli operai - i produttori di merci - sono i meno pagati d’Europa e non arrivano a fine mese (e sul loro magro salario lordo subiscono prelievi tributari del 43% direttamente, ma del 60% se vi aggiungete l’IVA, le accise, gli infiniti balzelli che gravano sul reddito fisso, e sul consumatore finale: il fisco italiano è arrivato a tassare tanto i poveri, da renderli miseri).

Anche tra i dipendenti pubblici, quelli utili - ossia che forniscono servizi - sono i meno pagati:
i guidatori municipali di autobus e tram, per esempio, o i poliziotti, o gli insegnanti. Costoro non producono inflazione, per il fatto che quel che il denaro che percepiscono è corrispettivo a cose o servizi che essi producono, anzi sono pagati meno di quel che vale ciò che producono o forniscono.

Evidentemente, a produrre la specifica inflazione italiana sono i redditi «non guadagnati», ossia quelli pagati per produrre servizi che non forniscono. Quelli che hanno i soldi, con cui comprano cose che non hanno contribuito a fare. E tanti soldi, da potersi permettere prezzi alti, sì da «spiazzare» i produttori con redditi modesti. Non è difficile identificare questa classe.

Ne fanno parte, ad esempio, gli impiegati del Comune di Roma che ogni anno si godono 37 giorni ciascuno di assenze retribuite e ingiustificate: essi percepiscono anche per quei giorni in cui non forniscono servizio alcuno. Redditi non guadagnati, e piuttosto grassi: ogni dipendente del comune di Roma costa oltre 46 mila euro annui, una paga che alla Thyssen si sognano gli ingegneri. Non stupisce che si assentino per fare shopping. Ma oltre a loro, ci sono i dipendenti di tutti i Comuni, che totalizzano 22-27 giorni di assenze per «malattia» o «permesso» ciascuno.

E ancora più su, tutte le burocrazie inadempienti che poppano denaro pubblico, e la cui scomparsa non produrrebbe nessun problema grave al Paese, perché l’utilità dei loro «servizi» è nulla, e spesso non forniscono servizio alcuno - almeno non proporzionale al livello dei loro emolumenti. La sparizione repentina delle centinaia di assessori regionali (tra 150 e 400 mila euro annui) non ci lascerebbe a piedi, come la scomparsa dei tranvieri. Anzi, ci lascerebbe lieti e allegri.

E lo stesso si dica dei consiglieri d’amministrazione delle ASL, della direttrice generale
del Demanio Elisabetta Spitz in Follini (300 mila euro), del personale di Bankitalia al completo,
dei manager pubblico-privati delle «partecipate», di moltissimi giudici il cui servizio consiste
in sentenze che arrivano dopo un decennio e sono rovesciate dal superiore grado di giudizio, dei mille deputati e senatori a 15 mila euro mensili, dei segretari parlamentari e dei commessi parlamentari (stipendio iniziale netto 7 mila euro), dei cinquemila e passa dipendenti del Quirinale, dei cuochi della buvette Montecitorio, degli autisti delle autoblù, del personale Alitalia che non vola ma viene pagato.

E’ una bella pletora, che riceve un sacco di soldi e non fornisce in cambio servizio alcuno.
Almeno, nessun servizio che aiuti la nazione ad essere più competitiva, o anche solo più attraente.
Il barbiere di Montecitorio a 10 mila euro mensili fa sì il servizio di barba e capelli a deputati in sovrannumero; ma è un servizio di nessuna utilità per gli operai della Thyssen e i giovani precari trimestrali. Il fatto che i deputati siano ben pettinati non migliora in alcun modo la quantità e qualità delle merci e dei servizi che l’Italia produce e di cui ha bisogno. Non foss’altro perché le teste dei deputati sono di per sé di nessuna utilità e in eccesso (una Camera di 100 parlamentari sarebbe più potente e incisiva), siano o no ben impomatate; e poi, perché quel servizio viene fornito da barbieri privati a molto meno.

Ecco chi ha tanti soldi non guadagnati. E sono tanti, tantissimi. Il governo indiano si è proposto di ridurre la sua macchina burocratica pubblica, che ritiene pletorica e (per questo) inefficiente. Fossimo un Paese serio, manderemmo di corsa degli esperti a vedere come fa l’India a funzionare oggi: la sua «pletora» è costituita da 10 milioni di dipendenti pubblici, ma stiamo parlando di un paese con 900 milioni di abitanti. E i suoi dirigenti locali massimi, i «collectors» (specie di super-prefetti) guadagnano 350 euro al mese. L’Italia, con 60 milioni scarsi di abitanti, ha 3,2 milioni di dipendenti pubblici: un terzo dell’India, con 15 volte meno di popolazione.

Senza contare i pubblici precari, assunti a termine per fare il lavoro che la parte meglio pagata
di quei tre milioni non fa. Questa è la classe che ha tanti soldi per pagare le merci che l’Italia produce scarsamente (perché ostacolata da questi percettori di denaro pubblico che non hanno guadagnato), e i cattivi e scarsi servizi. Con tanti soldi in tasca, sono loro che fanno aumentare i prezzi: la Casta. I parassiti pubblici sono attivissimi produttori d’inflazione. In che senso attivissimi?

Perché essendo vicini al potere, protetti dai sindacati e sottratti ad ogni competizione internazionale, hanno anche il privilegio di esigere o di assegnarsi, sui salari indebiti, degli aumenti che costantemente superano l’inflazione: il loro potere d’acquisto non diminuisce mai. In questi ultimi anni, gli aumenti ai pubblici dipendenti in genere sono stati attorno al 7% (poliziotti, pompieri e tranvieri, ossia gli utili, esclusi); i deputati si concedono aumenti da 200 euro mensili a botta.

La troppo numerosa casta dei parassiti e inadempienti, che hanno tanti soldi da spendere
in voluttuari (ristoranti, viaggi, feste, piscine a forma di cuore, BMW, mobili d’antiquariato) impedisce che il basso e decrescente potere d’acquisto della popolazione ottenga l’effetto che ci si attenderebbe: l’abbassamento dei prezzi al livello del basso potere d’acquisto, o almeno il rallentamento dell’inflazione.
Il ristoratore può infischiarsene di ribassare il menù per attrarre l’operaio, perché tanto sa che
il ristorante si riempirà di deputati con 15 mila euro mensili in tasca; e se il menù rincara, i deputati si aumentano l’emolumento. Naturalmente non è solo la Casta pubblica ad accendere l’inflazione. Si possono indicare di sfuggita altri.

Le banche, per esempio. Notoriamente, esse producono moneta: quando concedono un mutuo o un fido, creano dal nulla lo pseudo capitale, denaro «vuoto» che poi sarà il debitore a riempire di denaro vero – sudato in attività produttive - pagando i ratei. In questo modo, per esempio, Intesa San Paolo ha esibito quest’anno profitti per 6,85 miliardi di euro, in lire, 13 mila miliardi. Di profitti. In un anno. Che di anno in anno cresce paurosamente, immensamente superiore alla percentuale di crescita del PIL, ossia di quel che producono i veri produttori. Si tratta di denaro non guadagnato. Più precisamente, di denaro rubato ai produttori.

Gli imprenditori che hanno chiesto il fido non hanno profitti in aumento del 4% annuo, quindi hanno dato alla banca più di quanto hanno prodotto e guadagnato in termini reali. Naturalmente, la banca asserisce che i suoi profitti sono guadagnati, in quanto - col credito - offre un servizio utile alle imprese e ai lavoratori, contribuisce alla ricchezza del Paese. Ciò non è più vero, nemmeno nella modesta misura in cui era vero qualche anno fa: oggi le banche distruggono le imprese, rifilando loro «derivati» e altre fantasie speculative che, invariabilmente, rovinano con perdite schiaccianti imprese sanissime, ma ingenue.

Tipico è il caso Italease, che nel primo semestre 2006 esibì un profitto in crescita dell’80%
(80% di profitto in un anno!), ed oggi è fallita dopo aver reso insolventi i suoi clienti migliori.
Più precisamente, come ha spiegato Nino Galloni nel suo «Il grande mutuo» (Editori Riuniti, 2007), la finanza devasta le imprese almeno dal ‘92, quando ha cominciato a comprare azioni, fino a possedere pacchetti di controllo. A quel punto, essi esigono dalla azienda diventata «loro» un tasso di profitto, poniamo, del 7% annuo.

Ma un’azienda non è un BOT a tasso fisso, il suo tasso di profitto fluttua con la sua penetrazione
dei mercati, è in parte aleatorio. Per garantire il tasso voluto dai finanzieri, banche e fondi-pensione, tagliano i «costi»: licenziano i dirigenti e dipendenti più pagati perché più esperti, troncano sulla ricerca e sviluppo, possono persino ridurre la produzione per risparmiare sugli approvvigionamenti.
Per questo, negli anni scorsi, quando le grandi imprese USA annunciavano riduzioni del personale, le loro azioni salivano in Borsa: meno si spende per gli operai, pensano i finanzieri speculatori, più profitto resta per il capitale.

Ma a forza di ridurre il personale, la ricerca, è stata la fantasia e l’inventiva, la capacità di ideare prodotti desiderati dal consumatore, a sparire… in Cina o Taiwan. Così l’Italia arranca, mentre tra il 1993 e il 2004 il reddito del lavoro dipendente è sceso dal 43,7% al 40,7% del PIL, Intesa San Paolo, distruggendo ricchezza reale, e risucchiandola dai produttori, dichiara profitti di quasi 7 miliardi di euro. Un sacco di soldi. Che vanno in parte a dividendi. Che qualcuno spende, spende senza averli guadagnati, senza aver fornito servizi. Restano altri.

Telecom Italia, per esempio, si fa pagare per un servizio insufficiente e arretrato. ENI ed ENEL hanno le bollette più care d’Europa. Tutti questi ci succhiano denaro, e ne hanno troppo da spendere. Sono un bel blocco sociale. Enorme e potentissimo, che «occupa» il potere e gli è colluso, difficile perciò da ridurre a miti consigli. Certo, c’è anche la BCE con la sua creazione di moneta dal nulla per aiutare le banche a prestarsi denaro.



fonti:M.Blondet, wikipedia

11 marzo 2008

Made in Inflazione:la vera causa


Questo articolo, fotografa la situazione italiana mettendo a fuoco i difetti e le contraddizioni della nostra società civile.

Se fossimo in campo economico si potrebbe affermare, senza timore di smentita, che la società italiana vive, da 20 anni circa, in regime di duopolio.
Infatti che perdano o vincano le elezioni, i 2 schieramenti politici si presentano ormai da quasi 20 anni con gli stessi leader (si fa per dire) e portaborse.
Non c’è paura di sconfitta: tanto o vince Prodi o vince Berlusconi.
E chi perde ora vincerà la prossima volta.
E per i cittadini non cambia nulla.

Se prendiamo le leggi di Prodi e le giriamo su Berlusconi, cambiandone il nome, e facciamo lo stesso con le leggi varate dall’altro schieramento, non se ne accorge nessuno.
Infatti che vincano gli uni o gli altri non cambia assolutamente nulla!
Regime di duopolio, appunto, dove cane non scaccia cane ma lo protegge.

Ma lo spunto di questo articolo non parte da considerazioni politiche ma da un articolo di Maurizio d’Orlando comparso su asianews.it e recentemente fatto circolare nella lista di centrofondi.it da considerarsi a dir poco profetico e premonitore della attuale situazione dei mercati finanziari.
Nell’articolo si afferma quanto segue: «A causa di una montagna di mutui fuori parametro (subprime) concessa dalle società di credito fondiario in America, molte banche stanno entrando in crisi. Si parla di giganti come Citygroup e Bank of America negli USA ed in Europa di possibile crollo per banche del calibro di Deutsche Bank, Barclys, BNP Paribas e di alcune finanziarie (AXA) e fondi pensione.Si parla di un buco di oltre 20 miliardi di dollari USA di titoli circolanti emessi nei mercati e privi di patrimonialità reale, di cui né il grande pubblico, né i professionisti di New York si erano accorti. Non si parla più di un problema di liquidità, ma di un problema di solvibilità.Il problema si è originato negli USA a partire dal 1987, quando con pressioni della lobby bancaria - mediante elargizioni costate 300 milioni di Dollari USA - si è riusciti ad ottenere, passo dopo passo, l’abolizione della legge Glass-Steagall, approvata dal parlamento americano dopo la crisi del ‘29. La completa abolizione della legge è stata ottenuta nel 1999 grazie al Presidente Bill Clinton.A suo tempo la legge era stata approvata per evitare il conflitto d’interessi tra banche e società che sottoscrivono obbligazioni ed azioni.Principale fautore di questa liberalizzazione finanziaria è stato il precedente presidente della FED, Alan Greenspan.Questi, divenuto governatore nel 1987, prima di tale nomina era stato membro del consiglio di amministrazione della J.P. Morgan, la prima banca ad usufruire della liberalizzazione.Nei 18 anni di governatorato di Greenspan si è avuta la più grande espansione della finanza speculativa della storia mondiale e la crisi più che imminente avrebbe dimensioni planetarie.In questo ultimo periodo i grandi gruppi finanziari e bancari si sono premuniti piazzando i titoli spazzatura sia in Europa che in Asia.Questi titoli sono valutati AA o addirittura AAA dalle agenzie, cosiddette indipendenti, di valutazione dei valori mobiliari, come Standard & Poors, Moody’s e Fitch…A essere esposte in prima linea dovrebbero esserci teoricamente i fondi pensione, le assicurazioni e le grandi fondazioni americane, come pure i maggiori gruppi finanziari e bancari statunitensi, che sono all’origine dell’emissione incontrollata di titoli atipici di questi lunghi decenni.

Eppure c’è da dubitare che chi ha le chiavi del potere finanziario e monetario sia chiamato a rispondere dei propri misfatti. Alla radice del problema, infatti, ci sono le Banche Centrali ed in primo luogo la FED, che da tempo aveva un chiaro quadro della situazione…».

Ed infine la ciliegina sulla torta: « Chi controlla la FED sa dunque che non può fornire la soluzione nell’ambito stesso della FED. In questo scenario… gli Stati Uniti si preparano, insieme a Canada e Messico, a lanciare una moneta unica, detta ‘Amero’. La soluzione proposta sarebbe l’abolizione del dollaro, sostituito dalla valuta dell’Unione del Nord America»…

In sintesi prima i banchieri a suon di tangenti ai politici (300 milioni di dollari dichiarati) fanno abolire le leggi a suo tempo create in USA per impedire un nuovo tracollo economico sul pianeta come quello del 1929; poi inondano il pianeta di moneta finanziaria senza valore intrinseco nell’economia reale, ma gravata comunque di interesse che l’economia reale ignara accetta e paga.

Quando l’economia reale strozzata dai debiti (soprattutto dagli interessi sui debiti) non ce la fa più, il banchiere che comanda - «colui che controlla la FED»- decide di abbandonare la barca, creare una nuova moneta (ovviamente gravata di interesse a debito) e abbandonare la società civile con in mano dollari che andranno bene solo per accendersi i sigari.
Unico problema: far fare ai politici una legge che dia corso legale alla nuova valuta.

E in questo l’articolo di Asia News ci informa che Greenspan e il CFR (Council on Foreign Relations) sono già all’opera.

Si tratta solo di avere il tempo per prezzolare i politici di turno.
A chi studia economia in una qualunque università occidentale viene insegnato che (primo esempio di globalizzazione al mondo) le Banche Centrali (Federal Riserve, BCE, Banca d’Italia, ecc.) sono state delegate dai singoli Stati nazionali a disciplinare l’emissione della moneta per evitare che questa fosse appannaggio degli appetiti elettorali dei sistemi politici.

Come può essere quindi, che siano proprio i banchieri a prezzolare i politici per fare della moneta esattamente l’uso che si voleva evitare da parte dei politici?

E come può essere che ciò riaccada dopo il 1929 quando si sapeva già, grazie a quella esperienza, come sarebbe andata a finire comportandosi in quel modo?

E come può essere che vi sia un soggetto che possiede (o decide per) la Federal Riserve e che noi non si sappia chi sia pur avendo un così grande potere?

Che è poi il potere dei poteri: quello di decidere l’emissione della moneta.

Come mai non viene mai citato in TV o sui giornali?
Come può essere che qualcuno decida di cambiare valuta senza coinvolgere le istituzioni democratiche di quel Paese in questa decisione?


E ancora: In Europa la situazione è identica o diversa?
Chi decide quanti euro ogni anno debbano essere messi in circolazione?
Chi possiede e ha potere decisionale nella BCE?
A chi rendono conto questi signori se compiono misfatti?
Quali controlli il parlamento europeo e i singoli Stati nazionali hanno sulla BCE?
E sulle banche nazionali?
A cosa è dovuta l’inflazione?
Perché se la moneta è in mano ai banchieri per evitare abuso da parte del sistema politico le monete continuano a svalutarsi?

Gli euro emessi appartengono agli Stati nazionali o alla BCE, che è un soggetto privato e che indebita gli Stati quando questi ricevono nuova moneta?
Con quali criteri e soprattutto chi decide quale interesse passivo applicare sulla moneta presa a debito dagli Stati nazionali e di conseguenza poi dai cittadini verso le banche?
Perché il parlamento italiano può decidere di occupare militarmente uno Stato straniero ma non può deliberare sulla propria moneta?
Ed infine, perché su queste tematiche c’è la totale disinformazione da parte dei mass media ufficiali?

Siamo sull’orlo di una crisi economica inevitabile salvo un miracolo.

Il sistema bancario, principale responsabile di questa crisi, se ne lava le mani e da nessuna parte viene messo sotto accusa.
Anzi i banchieri li troviamo come primi ministri o presidenti della repubblica.
Il sistema politico, occidentale in generale e italiano in particolare, ha dimostrato incompetenza e sudditanza a questo sistema.
Tutti noi sappiamo perfettamente che se anche va al governo la coalizione opposta non cambierà nulla.
Il cittadino fondamentalmente è al muro ed è impotente perché non capisce come funziona il sistema.
Non sa dove è il trucco, se trucco c’è.

Non sa cosa fare perché gli è stato fatto credere negli ultimi 70 anni che l’unico sistema economico possibile è quello occidentale, in quanto è il migliore e ha dato abbondanza e prosperità a tutti.

Non ce né un altro migliore.
L’altro possibile, cioè il comunismo, è morto da tempo perché peggiore di quello occidentale..

Ma noi sappiamo che non è così.
Sappiamo, nonostante il colpevole silenzio dei media ufficiali, che è possibile ricorrere ad un sistema monetario diverso, dove la moneta appartiene agli Stati e non a banchieri privati, senza che questo metta in discussione la società occidentale ed i suoi valori sociali, politici e democratici; sappiamo che, ad esempio, solo in Italia esistono oltre una ventina di esperimenti di moneta complementare (in Germania sono più di 100) che cercano di far sì che la spesa dei cittadini rimanga all’interno dell’economia nazionale e non se ne vada a gonfiare gli investimenti speculativi asiatici; sappiamo che il problema del deficit dello Stato italiano è collegato al debito che viene contratto dallo Stato verso banchieri privati allorché nuova moneta viene immessa in circolazione, e non solo per l’eccesso di spesa della «casta politica» rispetto alla raccolta delle imposte; sappiamo che i banchieri internazionali non vogliono che le masse siano informate su questi meccanismi, altrimenti non potrebbero più spiegare ai cittadini come mai Prodi e Letta sono stipendiati dalla Goldmann Sachs quando non hanno incarichi governativi, e che la Goldman è l’advisor (vale a dire il consulente che dice a chi vendere e a quale prezzo) per eccellenza quando lo Stato italiano vende qualche azienda pubblica; sappiamo che la scuola di pensiero dell’insigne economista Federico Caffè, misteriosamente scomparso nel 1987, che si opponeva alle distorsioni di questo sistema finanziario, non è morta con lui.

Allora riteniamo che sia giunto il momento di cominciare ad illustrare, da questo sito, quale è il trucco del capitalismo.
Che i banchieri internazionali lo vogliano o no.
Se chiedete a qualcuno quale sia la causa dell’inflazione, se il vostro interlocutore è onesto non otterrete nessuna risposta.
Se non lo è, comincerà a ripetere qualche informazione presa qui e là.
Vi parlerà dell’aumento del prezzo del petrolio (ma senza dirvi che un aumento sino a 150 $
al barile è stato deciso a tavolino più di un anno fa in una riunione del gruppo Buildenberg); oppure citerà qualche sciopero degli autotrasportatori, o parlerà della siccità.
Ma non potrà dire nulla che possa spiegare il costante, irreversibile e durevole fenomeno di perdita di valore della moneta a medio e lungo termine cui tutti siamo abituati a convivere da quando siamo nati.
Come mai?

Si è già detto nella prima parte di questo articolo (1) che nel 1987, grazie a pressioni della lobby bancaria e a Greenspan, già governatore della FED (Federal Reserve), era stato abrogato in USA
il sistema che impediva interferenze bancarie nelle aziende che chiedevano prestiti, al fine di evitare un nuovo 1929.
Tolti i vincoli alle banche, dopo qualche anno sta iniziando a succedere né più ne meno quello che è successo nel 1929.
Quello che negli USA è stato fatto da Greenspan in Italia è stato fatto da Ciampi, che nel 1993 ha abrogato la legge bancaria del ‘36.

Non deve stupire che in Italia (ed in Europa) sia avvenuto quello che è già avvenuto in USA.
Mentre Alan Greespan prima di diventare governatore della FED era membro del Consiglio di Amministrazione della J.P. Morgan, da noi molti dirigenti del ministero del Tesoro ed i vari Ciampi, Prodi, Draghi, ecc., sono stati ai vertici di Goldman Sachs, una delle principali banche d’affari del pianeta, nonché il principale advisor per la (s)vendita dell’IRI diretta proprio da Romano Prodi e indagata assieme alla stessa JP Morgan e Lehman brothers, dalla procura
di Pescara per truffa ai danni dell’erario italiano.

Anche il futuro è già stato assicurato qualunque schieramento vinca le elezioni.
E’ infatti del 18 giugno 2007 la notizia della nomina ad advisor di Goldman Sachs di Gianni Letta, già sottosegretario alla presidenza del consiglio del Governo presieduto da Silvio Berlusconi .

La lobby bancaria dunque si comporta come tutte le lobby: persegue esclusivamente il suo interesse e quello dei suoi soci.
Stupisce quindi che a questa lobby, in tutte le economie capitalistiche, sia stato trasferito dai singoli Stati nazionali il potere di emettere moneta attraverso il cosiddetto «sistema delle Banche Centrali nazionali private».
Potere che, tra l’altro, è stato trasferito in regime di monopolio, e si colloca al di sopra delle leggi e di qualsiasi possibilità di controllo degli Stati nazionali, che in qualche modo hanno, a differenza delle Banche Centrali private, organismi eletti dalla cittadinanza secondo criteri democratici.

Eppure questo sistema viene propagandato presso la società civile come il sistema monetario più progredito, anzi come «l’unico possibile» in quanto frutto dell’evoluzione naturale dei sistemi economici più efficienti e liberi.
Niente di più falso naturalmente, come vedremo in seguito.
Ma stupisce soprattutto la mancanza di critica sostanziale a questo sistema monetario da parte
della classe politica e del mondo accademico nonostante, dopo alcuni anni di soggiogamento a questo sistema monetario, emergano ovunque inevitabilmente due amare e drammatiche verità che contrastano proprio con le motivazioni e gli obiettivi che hanno portato alla costituzione dell’attuale sistema monetario basato sulle Banche Centrali private:

- l’aumento sistematico ed irreversibile dell’indebitamento da parte dei soggetti che utilizzano
la moneta nei confronti dei soggetti che emettono la moneta: paradosso che vede gli Stati nazionali e la cittadinanza intera, vale a dire l’economia reale che produce beni e servizi, sempre più indebitata nei confronti del sistema bancario, che non produce né beni né servizi;
- il perdurare dell’inflazione e della perdita di valore della moneta rispetto al sistema dei prezzi.

Nelle università di economia si insegna che è stato necessario togliere ai governi nazionali (democraticamente eletti) la sovranità monetaria (cioè il potere di decidere quanta moneta emettere, nei confronti di chi e a quali condizioni di interesse) in quanto questi utilizzavano tale strumento prevalentemente per fini politici ed elettorali.
Vale a dire stampavano troppa cartamoneta rispetto al reale fabbisogno dell’economia reale e questo creava inflazione.

L’esempio che più spesso veniva citato negli anni ‘80 era quello della repubblica tedesca di Weimar post prima guerra mondiale, e della sua iperinflazione per eccesso di cartamoneta stampata.
Da qui la necessità di pervenire ad un sistema monetario internazionale più stabile e non asservito al sistema politico o al dittatore di turno (3).

Questo percorso è stato realizzato a tappe in Europa con il trattato di Maastricht del 1992, che ha portato dapprima alla costituzione della BCE (Banca Centrale Europea), omonimo della FED
in USA, ed al sistema SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali) composto dalle Banche Centrali Nazionali (BCN), e successivamente all’introduzione della moneta unica.
Il sistema SEBC ha il compito di coordinare una politica monetaria unica nei Paesi dell’euro. L’obiettivo dichiarato del neonato «Eurosistema» era ed è il mantenimento della stabilità dei prezzi.

Per questo motivo agli Stati che adottavano l’euro era richiesto da subito:
Un rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%;
Un rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60%.

La BCE sin dall’inizio ha mostrato di sapere bene quale sia la causa principale dell’inflazione.
Nel Bollettino mensile della BCE Febbraio 1999 alla pagina 27 si affermava infatti che «Vi è
un ampio consenso, fondato su un’evidenza empirica ragguardevole, sul fatto che la dinamica
dei prezzi nel medio-lungo periodo abbia un’origine monetaria ...» (4).
Il sistema BCE - Banche Centrali (i cui costi sono a carico nostro) aveva ed ha, pertanto, tutti
gli strumenti per operare la stabilizzazione dei prezzi all’interno del sistema euro: gli è stato conferito il monopolio dell’emissione monetaria (proprio per sottrarla alle politiche ed ai rischi inflattivi degli Stati nazionali e dei politici); opera in assoluta autonomia rispetto agli Stati nazionali; mostra di conoscere che la reale causa dell’inflazione è un problema di massa monetaria in circolazione, di cui lo stesso sistema BCE-SEBC ha il monopolio di emissione.

E allora perché non eliminano il problema?
Non avremo per caso costruito anche a livello europeo un ulteriore carrozzone mangiasoldi
che non serve a nulla?
Per entrare nell’euro ci hanno chiesto sacrifici.
E per rimanerci sopportiamo ogni anno finanziarie assurde.
Ma se tutto questo è stato fatto per stabilizzare i prezzi e difenderci dall’inflazione perché i prezzi continuano ad aumentare?
Perché la moneta che abbiamo in tasca continua a perdere di valore anno dopo anno?
Quando una cosa non viene capita da un interlocutore attento dopo che è stata ripetuta più volte, o è una bufala oppure non si vuole che sia capita.
Allora vediamo dove è il trucco, se trucco c’è.

Molti non sanno che la BCE è un soggetto privato.
Nessun organismo comunitario o nazionale può imporre direttive o controlli alla BCE. Analogamente al sistema vigente in USA con la Federal Riserve, gli unici soggetti a cui risponde
la BCE sono i suoi soci, che sono in linea di massima le Banche Centrali (BCN) degli Stati aderenti all’euro, anch’esse a suo tempo privatizzate o rese autonome dalle influenze degli Stati nazionali, con alcune inspiegabili anomalie in quanto sono soci, ad esempio, alcune Banche Centrali di Stati non aderenti all’euro come la Gran Bretagna.
I soci della BCE sono quindi privati.
E i soci dei soci della BCE anche.

La Banca d’Italia ad esempio, che ha un diritto di partecipazione in BCE del 14,57% (9), è posseduta interamente da banche ed enti privati (vi è anche l’INPS) (5).
Ma allora, se la BCE ed i suoi soci banchieri sono soggetti privati, così potenti da condizionare tutti i governi ed imporre un sistema monetario che concede solo e solo a loro di battere moneta, e di determinarne il tasso di interesse, senza alcun controllo da parte di chicchessia, non è per caso che sono loro a determinare volontariamente l’inflazione perché così ci guadagnano?
E a scapito dell’intera economia reale?

Margrit Kennedy nel suo libro «La moneta libera da inflazione e da interesse» (6) documenta esattamente una situazione analoga in Germania negli anni ‘80, dove il 90% della popolazione pagava endemicamente interessi passivi allo 0,2% della popolazione, con un 10% circa che riusciva a rimanere in una situazione di pareggio.
Trattandosi della Germania e non di una repubblica delle banane qualsiasi, non è credibile che un sistema così concepito possa essere casuale.
Né che sia frutto dell’evoluzione naturale del mercato.
Ci sarà pure un motivo se anche in periodi di congiuntura sfavorevole gli unici uffici che non si riducono mai sono (oltre a quelli pubblici) gli sportelli bancari e se alle banche appartengono i più bei palazzi in qualunque città andiate.

Secondo quanto documentato nell’interessante saggio del ricercatore indipendente Rudo de Ruijter «I segreti del denaro, dell’interesse e dell’inflazione», la principale causa dell’inflazione è data dalla facoltà concessa alle banche di immettere moneta creditizia in base al meccanismo della riserva frazionaria.
De Ruijter sottolinea che con questo meccanismo «i prestiti hanno un effetto nascosto. Quando colui che ha ricevuto il finanziamento spende i soldi, chi li riceve li deposita nella sua banca che, proprio grazie a questo deposito, può effettuare nuovi prestiti. Anche i soldi di questi nuovi finanziamenti verranno spesi e diventeranno depositi in altre banche. E così via. Naturalmente
ad ogni passaggio la banca incassa interessi. E’ un enorme girotondo che crea denaro e gonfia
la massa monetaria totale del Paese. Ogni volta che i prestiti concessi da una banca diventano depositi in un’altra banca comincia un nuovo giro di finanziamenti … Le banche creano nuova moneta, ma non possono magicamente creare nuovi beni da comprare. Se la gente dispone di più soldi ma la quantità di beni da comprare resta invariata, tutto quel che succede è che i prezzi salgano. Il valore facciale del denaro diminuisce. E’ quella che si chiama inflazione. Allora, quando le banche mettono in circolazione nuovo denaro, il valore dell’unità monetaria diminuisce…».

Ora è più chiaro su chi ci guadagna e chi no se permane un regime perenne di inflazione?
Abbiamo ceduto la sovranità monetaria ad un soggetto privato che fa esclusivamente il suo interesse e quello dei suoi soci, e lo fa a danno dell’intera economia reale.
Ma le caratteristiche dell’attuale sistema monetario comportano anche altre conseguenze, tutte
a favore delle banche e deleterie per gli altri.

Claudio Bianchini

La campagna elettorale: la grande "farsa"?



Lo spettacolo è veramente stucchevole. Falsi profeti, servi docili e saccenti un cocktail esplosivo per la democrazia. Be' di questa parola l'uso e l'abuso par condicio.

Mentre si susseguono senza sosta le dichiarazioni di una campagna elettorale "farsa", mentre i "parolieri" confondono la menzogne con l'illusione, i politici-fantocci si scontrano rinfacciandosi il vecchio e il nuovo. Canzonieri, barzellettieri, contastorie, un susseguirsi di facce viste e non viste: tutto fa brodo per dare ad un elettorato stanco ed annoiato il grande spettacolo per spingerlo a varcare ancora una volta la soglia della cabina elettorale.

Dinanzi a noi uno scenario surreale, che ha dell'incredibile, come assurda è la propaganda messa su dai partiti per accreditarsi dinanzi ai suoi delusi elettori. È davvero strano infatti che questi partiti ormai sappiano in che modo andremmo a votare. Berlusconi parla di 10 punti di vantaggio, Veltroni dal canto suo afferma che lo sta raggiungendo, dando risultati diametralmente opposti, ma non sappiamo davvero bene in base a che cosa riescano a giungere a tali risultati. Ciò che invece dovremmo sapere è che tutta questa grande giostra viene messa in moto da società di comunicazioni e da campagne di Marketing, frutto di studi di psicologia e di impatto mediatico sulle masse.

Il dilemma più grande che oggi dobbiamo affrontare è il fatto che si è venuto a creare un forza politica di "centro", che non è altro che un guazzabuglio di personaggi di centro-sinistra e di centro-destra, che pretende invece di essere il nuovo. Berlusconi dice di essere "il nuovo", Veltroni ribatte e dice che il "partito democratico" è la vera novità, così come lo afferma Bertinotti, e Casini, e Fini. In realtà, la nota di diversità giunge proprio dalla Confindustria, che, pur dichiarando la sua neutralità, ha sguinzagliato i propri uomini da una parte e dall'altra degli schieramenti, in un continuo rimpasto di "industriali e sindacalisti", per dar vita ad una vera e propria lobby che soddisfa gli interessi di una determinata sfera di poteri. La grande imprenditoria italiana, vuole così le proprie garanzie all'interno del Governo, qualunque sia la forza politica che lo guiderà: preme verso il taglio delle tasse, per il ritorno di capitali, per lo scudo fiscale, ma anche per la deregolamentazione del mercato del lavoro. Strumentalizzano le campagne per la sicurezza sul lavoro, sul precariato, sulla disoccupazione, ma si guardano bene dal parlare della "non sostenibilità dei salari", dell'agonia delle famiglie, dell'usura dei finanziamenti al consumo.

Tutto ciò di cui sanno parlare sono il furto dei simboli, i furti di programmi, il furto di camice e di battute. Il Cavaliere per protesta prende dei fogli bianchi e strappa. Così, mentre l'atmosfera si scalda nelle piazze, nei salotti come in un cyber-video gioco, preparano il copione della sceneggiata del giorno dopo. "Se vincono loro siamo rovinati", dice Fini, ex leader del centro-destra che adesso non sa più a quale partito appartiene. Replica Veltroni che lancia le stesse identiche accuse: "Se vincono loro è la fine". Insomma, chiunque noi voteremo, saremo sempre rovinati. In quest'orgia politica, i politici sono diventati ormai solo dei piazzisti, ex venditori, portaborse, ognuno con un simbolo diverso, ognuno corre da solo, anche se non si capisce "dove vanno", anche se "da qualche parte andranno" sicuramente. Senza esclusioni di colpi, come in amore e in guerra, anche in politica non esistono più regole. La destra gioca la carta "Brambilla", mentre la sinistra "Luxuria", per tenere testa a questo grande "travestimento politico", ora che anche il "trasformismo" è divenuto demagogia. Poi c'è il partito dell'astensionismo: hanno deciso di astenersi e non vanno a votare, un po' per noia, un po' perchè hanno altro da fare e non trovano più stimolante questo gioco al massacro, altri invece, che non sono stati chiamati da nessun partito, si astengono da soli.
Non dimentichiamo infine i Meet-up, il grande movimento indipendente controllato dalla centrale di Beppe Grillo, che, tra una conferenza e l'altra, incassa le bollette delle sue performance. Loro, pare che siano una setta, non si sa da dove vengono, ma sono piombati sulla terra tra gli "umani", si incontrano in un bar e decidono di creare liste civiche. Ecco, anche loro sono "il nuovo".

In questo grande cinema, ognuno di noi ha pagato un biglietto solo da spettatore e non ha diritto di mettere tutto in discussione, perchè la nostra politica è solo finzione, e come ogni spettacolo che si rispetti, occorre pagare per assistere. Tutta la trama della nostra società ha un inizio e una fine, e le campagne elettorali sono solo i commenti durante il primo e il secondo tempo. I politici cominciano a parlare di "Illuminati", mentre altri, come il piccolo D'Alema, ormai prostituitosi ai poteri, sorridono dinanzi alle più atroci verità nel tentativo di sdoganare cospirazioni e massonerie, per trasformarle nell'ennesimo effetto speciale ingannevole. È lo stesso sorriso che abbiamo visto tante volte, dinanzi al quale siamo rimasti nel silenzio, aspettando il giorno in cui ogni segreto dovrà essere spezzato e ogni informazione riservata dovrà divenire pubblica. D'altronde, quando un Presidente come Cossiga, giunto ormai in età avanzata, rivela di volta in volta frammenti di verità, vuol dire che forse siamo davvero vicino alla fine di qualcosa. Ma, dopotutto, gli impiegati frustrati ritorneranno a pagare il mutuo, a lavorare come schiavi all'interno del turbinio del sistema, a seguire gli ordini. Finchè c'è pane per tutti, lo spettacolo durerà, ma nel momento in cui il malessere logorerà la nostra sussistenza, allora le masse metteranno a ferro e a fuoco le piazze. Probabilmente questo non potrà mai accadere, perché non permetteranno mai di oltre-passare la soglia della povertà, e preferiranno mantenere in uno stato di apatia per controllare meglio le masse.
fonte: etleboro

09 marzo 2008

Inflazione come SuperCiuK



Un personaggio nella serie a fumetti di Alan Ford, Superciuk da Wikipedia "È il mitico Robin Hood al contrario, che ruba ai poveri per dare ai ricchi. La sua arma è la fiatata alcolica, che l'eroe alimenta in un primo momento con del barbera di pessima qualità e poi con un mix micidiale, i terribili pomodori cipollati. Superciuk, il vendicatore grasso e mascherato, nella vita borghese è uno spazzino perennemente soggetto alle angherie della compagna, la bandita Beppa Giosef. Fondamentalmente è un idealista, convinto che i ricchi siano persone in quanto non buttano le cartacce a terra".
Il denaro divorato da soldi creati dal "nulla" non fa parte del PIL, ma si tratta di denaro rubato ai produttori di PIL. Certo, ma fino a quando questo andazzo?


L’Italia è un Paese poco produttivo, ossia che produce pochi beni e servizi. Evidentemente, ci sono troppi «segni monetari» che competono alla caccia dei pochi beni e servizi, e producono i rincari. Come si dice in gergo, l’offerta aggregata è inferiore alla domanda aggregata e solvibile. Fuori dal gergo, c’è chi ha troppi soldi da spendere, in confronto ai beni e servizi che il Paese produce.

Vediamo: chi ha troppi soldi da spendere, in confronto a ciò che produce? Non certo il 90% dei lavoratori italiani, malpagati e precari. Anzi, gli operai - i produttori di merci - sono i meno pagati d’Europa e non arrivano a fine mese (e sul loro magro salario lordo subiscono prelievi tributari del 43% direttamente, ma del 60% se vi aggiungete l’IVA, le accise, gli infiniti balzelli che gravano sul reddito fisso, e sul consumatore finale: il fisco italiano è arrivato a tassare tanto i poveri, da renderli miseri).

Anche tra i dipendenti pubblici, quelli utili - ossia che forniscono servizi - sono i meno pagati:
i guidatori municipali di autobus e tram, per esempio, o i poliziotti, o gli insegnanti. Costoro non producono inflazione, per il fatto che quel che il denaro che percepiscono è corrispettivo a cose o servizi che essi producono, anzi sono pagati meno di quel che vale ciò che producono o forniscono.

Evidentemente, a produrre la specifica inflazione italiana sono i redditi «non guadagnati», ossia quelli pagati per produrre servizi che non forniscono. Quelli che hanno i soldi, con cui comprano cose che non hanno contribuito a fare. E tanti soldi, da potersi permettere prezzi alti, sì da «spiazzare» i produttori con redditi modesti. Non è difficile identificare questa classe.

Ne fanno parte, ad esempio, gli impiegati del Comune di Roma che ogni anno si godono 37 giorni ciascuno di assenze retribuite e ingiustificate: essi percepiscono anche per quei giorni in cui non forniscono servizio alcuno. Redditi non guadagnati, e piuttosto grassi: ogni dipendente del comune di Roma costa oltre 46 mila euro annui, una paga che alla Thyssen si sognano gli ingegneri. Non stupisce che si assentino per fare shopping. Ma oltre a loro, ci sono i dipendenti di tutti i Comuni, che totalizzano 22-27 giorni di assenze per «malattia» o «permesso» ciascuno.

E ancora più su, tutte le burocrazie inadempienti che poppano denaro pubblico, e la cui scomparsa non produrrebbe nessun problema grave al Paese, perché l’utilità dei loro «servizi» è nulla, e spesso non forniscono servizio alcuno - almeno non proporzionale al livello dei loro emolumenti. La sparizione repentina delle centinaia di assessori regionali (tra 150 e 400 mila euro annui) non ci lascerebbe a piedi, come la scomparsa dei tranvieri. Anzi, ci lascerebbe lieti e allegri.

E lo stesso si dica dei consiglieri d’amministrazione delle ASL, della direttrice generale
del Demanio Elisabetta Spitz in Follini (300 mila euro), del personale di Bankitalia al completo,
dei manager pubblico-privati delle «partecipate», di moltissimi giudici il cui servizio consiste
in sentenze che arrivano dopo un decennio e sono rovesciate dal superiore grado di giudizio, dei mille deputati e senatori a 15 mila euro mensili, dei segretari parlamentari e dei commessi parlamentari (stipendio iniziale netto 7 mila euro), dei cinquemila e passa dipendenti del Quirinale, dei cuochi della buvette Montecitorio, degli autisti delle autoblù, del personale Alitalia che non vola ma viene pagato.

E’ una bella pletora, che riceve un sacco di soldi e non fornisce in cambio servizio alcuno.
Almeno, nessun servizio che aiuti la nazione ad essere più competitiva, o anche solo più attraente.
Il barbiere di Montecitorio a 10 mila euro mensili fa sì il servizio di barba e capelli a deputati in sovrannumero; ma è un servizio di nessuna utilità per gli operai della Thyssen e i giovani precari trimestrali. Il fatto che i deputati siano ben pettinati non migliora in alcun modo la quantità e qualità delle merci e dei servizi che l’Italia produce e di cui ha bisogno. Non foss’altro perché le teste dei deputati sono di per sé di nessuna utilità e in eccesso (una Camera di 100 parlamentari sarebbe più potente e incisiva), siano o no ben impomatate; e poi, perché quel servizio viene fornito da barbieri privati a molto meno.

Ecco chi ha tanti soldi non guadagnati. E sono tanti, tantissimi. Il governo indiano si è proposto di ridurre la sua macchina burocratica pubblica, che ritiene pletorica e (per questo) inefficiente. Fossimo un Paese serio, manderemmo di corsa degli esperti a vedere come fa l’India a funzionare oggi: la sua «pletora» è costituita da 10 milioni di dipendenti pubblici, ma stiamo parlando di un paese con 900 milioni di abitanti. E i suoi dirigenti locali massimi, i «collectors» (specie di super-prefetti) guadagnano 350 euro al mese. L’Italia, con 60 milioni scarsi di abitanti, ha 3,2 milioni di dipendenti pubblici: un terzo dell’India, con 15 volte meno di popolazione.

Senza contare i pubblici precari, assunti a termine per fare il lavoro che la parte meglio pagata
di quei tre milioni non fa. Questa è la classe che ha tanti soldi per pagare le merci che l’Italia produce scarsamente (perché ostacolata da questi percettori di denaro pubblico che non hanno guadagnato), e i cattivi e scarsi servizi. Con tanti soldi in tasca, sono loro che fanno aumentare i prezzi: la Casta. I parassiti pubblici sono attivissimi produttori d’inflazione. In che senso attivissimi?

Perché essendo vicini al potere, protetti dai sindacati e sottratti ad ogni competizione internazionale, hanno anche il privilegio di esigere o di assegnarsi, sui salari indebiti, degli aumenti che costantemente superano l’inflazione: il loro potere d’acquisto non diminuisce mai. In questi ultimi anni, gli aumenti ai pubblici dipendenti in genere sono stati attorno al 7% (poliziotti, pompieri e tranvieri, ossia gli utili, esclusi); i deputati si concedono aumenti da 200 euro mensili a botta.

La troppo numerosa casta dei parassiti e inadempienti, che hanno tanti soldi da spendere
in voluttuari (ristoranti, viaggi, feste, piscine a forma di cuore, BMW, mobili d’antiquariato) impedisce che il basso e decrescente potere d’acquisto della popolazione ottenga l’effetto che ci si attenderebbe: l’abbassamento dei prezzi al livello del basso potere d’acquisto, o almeno il rallentamento dell’inflazione.
Il ristoratore può infischiarsene di ribassare il menù per attrarre l’operaio, perché tanto sa che
il ristorante si riempirà di deputati con 15 mila euro mensili in tasca; e se il menù rincara, i deputati si aumentano l’emolumento. Naturalmente non è solo la Casta pubblica ad accendere l’inflazione. Si possono indicare di sfuggita altri.

Le banche, per esempio. Notoriamente, esse producono moneta: quando concedono un mutuo o un fido, creano dal nulla lo pseudo capitale, denaro «vuoto» che poi sarà il debitore a riempire di denaro vero – sudato in attività produttive - pagando i ratei. In questo modo, per esempio, Intesa San Paolo ha esibito quest’anno profitti per 6,85 miliardi di euro, in lire, 13 mila miliardi. Di profitti. In un anno. Che di anno in anno cresce paurosamente, immensamente superiore alla percentuale di crescita del PIL, ossia di quel che producono i veri produttori. Si tratta di denaro non guadagnato. Più precisamente, di denaro rubato ai produttori.

Gli imprenditori che hanno chiesto il fido non hanno profitti in aumento del 4% annuo, quindi hanno dato alla banca più di quanto hanno prodotto e guadagnato in termini reali. Naturalmente, la banca asserisce che i suoi profitti sono guadagnati, in quanto - col credito - offre un servizio utile alle imprese e ai lavoratori, contribuisce alla ricchezza del Paese. Ciò non è più vero, nemmeno nella modesta misura in cui era vero qualche anno fa: oggi le banche distruggono le imprese, rifilando loro «derivati» e altre fantasie speculative che, invariabilmente, rovinano con perdite schiaccianti imprese sanissime, ma ingenue.

Tipico è il caso Italease, che nel primo semestre 2006 esibì un profitto in crescita dell’80%
(80% di profitto in un anno!), ed oggi è fallita dopo aver reso insolventi i suoi clienti migliori.
Più precisamente, come ha spiegato Nino Galloni nel suo «Il grande mutuo» (Editori Riuniti, 2007), la finanza devasta le imprese almeno dal ‘92, quando ha cominciato a comprare azioni, fino a possedere pacchetti di controllo. A quel punto, essi esigono dalla azienda diventata «loro» un tasso di profitto, poniamo, del 7% annuo.

Ma un’azienda non è un BOT a tasso fisso, il suo tasso di profitto fluttua con la sua penetrazione
dei mercati, è in parte aleatorio. Per garantire il tasso voluto dai finanzieri, banche e fondi-pensione, tagliano i «costi»: licenziano i dirigenti e dipendenti più pagati perché più esperti, troncano sulla ricerca e sviluppo, possono persino ridurre la produzione per risparmiare sugli approvvigionamenti.
Per questo, negli anni scorsi, quando le grandi imprese USA annunciavano riduzioni del personale, le loro azioni salivano in Borsa: meno si spende per gli operai, pensano i finanzieri speculatori, più profitto resta per il capitale.

Ma a forza di ridurre il personale, la ricerca, è stata la fantasia e l’inventiva, la capacità di ideare prodotti desiderati dal consumatore, a sparire… in Cina o Taiwan. Così l’Italia arranca, mentre tra il 1993 e il 2004 il reddito del lavoro dipendente è sceso dal 43,7% al 40,7% del PIL, Intesa San Paolo, distruggendo ricchezza reale, e risucchiandola dai produttori, dichiara profitti di quasi 7 miliardi di euro. Un sacco di soldi. Che vanno in parte a dividendi. Che qualcuno spende, spende senza averli guadagnati, senza aver fornito servizi. Restano altri.

Telecom Italia, per esempio, si fa pagare per un servizio insufficiente e arretrato. ENI ed ENEL hanno le bollette più care d’Europa. Tutti questi ci succhiano denaro, e ne hanno troppo da spendere. Sono un bel blocco sociale. Enorme e potentissimo, che «occupa» il potere e gli è colluso, difficile perciò da ridurre a miti consigli. Certo, c’è anche la BCE con la sua creazione di moneta dal nulla per aiutare le banche a prestarsi denaro.



fonti:M.Blondet, wikipedia