02 aprile 2008

"Clementina Forleo merita una lezione!"


Si comincia a fare luce su questa vicenda.Che non sia come la cattura del "fantasma", capo della mafia, Bernardo Provenzano?
Volevano «dare una lezione» a Clementina Forleo.
E con questo «solo fine», due P.M. e un tenente dei carabinieri, «concordavano» di denunciarla pianificando il testo, i tempi e le modalità della denuncia.
Su questa ipotesi di reato sta investigando il pm di Potenza, Cristina Correale, che ha iscritto nel registro degli indagati due pm, A. S. e A. N., e il tenente dei carabinieri P. F.

La vicenda risale all’agosto 2007 e s’incardina nelle indagini sulle minacce ricevute, dai genitori del gip di Milano, Clementina Forleo, poco prima della loro morte, avvenuta il 25 agosto 2005 per incidente stradale.
La Forleo denunciò le minacce e furono avviate indagini che, però....
avrebbero subito ritardi e omissioni. Omissioni – relative alla mancata acquisizione di alcuni tabulati telefonici – che la Forleo aveva denunciato alla Procura della Repubblica di Brindisi.

E non solo.

Il gip di Milano, questa estate, ribadì le accuse dinanzi al Csm.
Di lì a poco fu querelata dall’ufficiale dei carabinieri.
Sosteneva che la Forleo, al telefono, gli aveva detto: «Dovrebbe vergognarsi di indossare la divisa».
Ed è proprio su questa denuncia, che il pm di Potenza, Cristina Correale, punta il dito: i due pm e l’ufficiale dei carabinieri – scrive il pm – «al solo fine di “dare una lezione” alla dottoressa Forleo», «concordavano tra loro il testo di una denuncia», «esponendo una versione dei fatti diversa da quanto sarebbe accaduto nella conversazione telefonica».
Secondo l’accusa, i due pm, «inducevano il tenente F. a sporgere la querela» e «stabilivano che la denuncia avrebbe dovuto essere presentata nel periodo feriale», ovvero nel periodo in cui era di turno il pm N., «per far sì che il predetto (N., ndr) venisse designato titolare del procedimento».

Ma le accuse vanno anche oltre.

E confermano quanto aveva affermato la Forleo in merito all’acquisizione dei tabulati: «S.e F. – scrive la pm Cristina Correale – indebitamente omettevano di curare l’effettiva acquisizione dei tabulati telefonici».
Infine, nella richiesta di archiviazione, il pm S., «attestava falsamente» sia di «aver acquisito ed esaminato» alcuni tabulati telefonici, sia che «non sarebbero emerse telefonate utili alle indagini».

In merito alla vicenda, la gip di Milano, disse in tv, durante la trasmissione Annozero: «Sono stata vittima di tentativi di delegittimazione e discredito da parte di soggetti istituzionali, che non appartengono al mio ufficio, e anche da appartenenti alle forze dell’ordine».

Antonio Massari

Invasione in IRAN, già pianificata


Molte volte abbiamo ascoltato dichiarazioni di responsabili israeliani, portavoce della lobby di Israele in U.S.A., e di sostenitori di Israele nel Congresso (degli U.S.A.) del tipo che l'Iran non “deve” ottenere mai armi nucleari. Il 3 marzo 2008 tutti e i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU più nove dei dieci membri non permanenti approvarono un nuovo giro di sanzioni contro l'Iran. Si noti il voto finale di 14 a 0 con una astensione (la nazione musulmana dell'Indonesia) come un'altra vittoria nell'ONU per la coalizione Israele - U.S.A.

Lo spettacolo dei cinque "permanenti" nell'obsoleta gerarchia del Consiglio di Sicurezza - i quali, tutti assieme rifiutano di eliminare le loro proprie armi nucleari - che adottano un doppio metro di giudizio rispetto all'Iran, non provoca, certamente, più che un'occhiata furtiva da parte dei media principali in U.S.A. L'Iran, una nazione con un popolo orgoglioso in un vicinato di popoli orgogliosi, vede solo l'assurdo della discriminazione contro di lei in circostanze nelle quali le nazioni vicine India, Pakistan e Israele hanno sviluppato armi nucleari proprie senza ostacoli da parte degli U.S.A. Il programma di armi nucleari di Israele in particolare esaspera gli iraniani perché sanno che Israele, un nemico ma un paese molto più piccolo, acquistò armi nucleari più di 40 anni fa, molto prima di India o Pakistan. La maggioranza degli iraniani sa anche che Israele raggiunse questo obiettivo solo grazie all'aiuto pubblico e/o privato degli U.S.A. Tutto questo è visto solo come un ulteriore esempio del favoritismo degli U.S.A. verso Israele ed il suo antagonismo verso l'Iran.

Il tema del momento non è nemmeno la produzione di armi nucleari da parte dell'Iran quanto l'"arricchimento" dell'uranio naturale perché contenga una percentuale più elevata di un isotopo particolare di uranio, U-235, che si incontra in natura quando è estratto il minerale chiamato "uranio". Questo arricchimento crea il prodotto che da solo è il più difficile da ottenere, utilizzato nella maggioranza delle armi nucleari. (Nel suo stato naturale il minerale grezzo contiene anche altri isotopi di uranio e normalmente contiene meno dell'1% di U-235 del suo volume. Quando la concentrazione di U-235 è vicina al 3% il prodotto è ampiamente utilizzato in forme comuni di reattori di energia nucleare. Quando la concentrazione raggiunge livelli molto più elevati - il 90% è la cifra citata spesso - il prodotto si converte nel materiale di "grado di armi" utilizzato nelle armi nucleari). Il macchinario usato per questo processo di "arricchimento" non solo è complicato nella sua costruzione, amministrazione e mantenimento; richiede anche grandi quantità di energia elettrica per il suo funzionamento. Però tutto questo è alla portata di numerose nazioni e, probabilmente ogni volta di più, anche di alcuni gruppi subnazionali.

L'Iran possiede, ha sperimentato, e utilizza ora tutto il macchinario richiesto, ed ha l'energia elettrica necessaria, per produrre uranio arricchito. Afferma che ha già raggiunto un livello di arricchimento vicino al 4% di U-235 in esperimenti precedenti. Afferma anche che non vuole armi nucleari e che utilizzerà l'uranio arricchito solo per produrre maggiori quantità di energia elettrica per la nazione in una serie di piani di energia nucleare. Ma se si preferisce credere che l'Iran desidera realmente armi nucleari, entra nell'equazione un altro elemento: la facilità con cui un'operazione di arricchimento può essere convertita nella produzione di uranio ad uso armi.

Vari esperti occidentali credono all'unanimità che, se una nazione o un gruppo è capace di passare da meno dell'1% ad un 3 o 4% di livello di arricchimento, le difficoltà tecniche per passare da 3 o 4 a 90% di arricchimento non siano molto grandi.

Il progetto stesso e la manifattura dell'artefatto esplosivo, e dopo di un'arma lanciabile, non sarebbe un compito semplice, ma nemmeno terribilmente difficile. Calcoli precisi del tempo necessario a tutto il processo sono generalmente inutili. Esistono troppe variabili. Tutti questi calcoli dipendono considerevolmente dai tipi di sistema di lancio disponibili, dal grado di esattezza necessario nella selezione degli obiettivi, dell'eccesso, o carenza, di caratteristiche di sicurezza considerate necessarie per impedire un uso non autorizzato o accidentale. Però è probabile che per l'Iran si possa fare una semplice supposizione approssimativa di tre o quattro anni.

Mentre gli U.S.A. e altre nazioni esigono che l'Iran cessi tutta la produzione di uranio arricchito, il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), che diventò effettivo nel 1970, non impedisce che qualcuno arricchisca uranio con fini pacifici. L'Iran, come già segnalammo, afferma che è quello che sta facendo attualmente, e non esiste evidenza concreta del contrario. Gli U.S.A., senza dubbio, e la maggioranza degli altri firmatari del trattato che già posseggono armi nucleari, non hanno fatto sforzi seri per lavorare al fine di un disarmo globale nucleare e generale, come richiesto dal TNP. Il trattato, certamente, non contiene un'agenda né scadenze. Però il fatto che le principali potenze che hanno firmato il trattato nemmeno abbiano iniziato trattative multilaterali sul disarmo nucleare in 38 anni, dà all'Iran una buona scusa, se la richiede, per abrogare la sua partecipazione al trattato. Un giorno l'Iran potrebbe fare precisamente questo. Il fatto che Israele, India e Pakistan, che si sono rifiutate di firmare il trattato dall'inizio, si siano convertite ora in conosciute potenze nucleari, dà ai dirigenti di Teheran una scusa in più per uscire dal trattato se così desiderano.

Mentre alcuni costruttori dell'impero U.S.A. parlano della necessità di cambiare il sistema globale, il mondo attuale continua ad essere composto da Stati legalmente indipendenti nei quali il nazionalismo è la forza dominante che soggiace alle relazioni fra Stati. In un mondo simile, è logico pensare che i dirigenti iraniani desiderino in segreto possedere armi nucleari o presto arrivino a volerle. Non accetteranno indefinitamente che lo Stato più piccolo di Israele abbia più diritto alle armi nucleari di loro. Nemmeno accetteranno che i molto più grandi U.S.A. abbiano più diritto a simili armi. Salvo che non sia obbligato ad arrendersi vilmente di fronte alla coalizione statunitense-israeliana, nessun dirigente del governo iraniano potrà accettare simili punti di vista.

La possibilità di trattare una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente (includendo Israele), o perfino, concepibilmente, un mondo libero da armi nucleari, è suggerita spesso come un'unica soluzione finale genuina per il dilemma nucleare del Medio Oriente o di tutto il globo. E spesso la gente che fa simili suggerimenti può citare sondaggi o inchieste che mostrano che la maggioranza della gente, ovunque, appoggia quelle idee. La tragedia è che, per il momento, semplicemente non esiste sufficiente confidenza fra i governi del globo, o neanche all'interno di una regione dell'est. Prendiamo solo gli U.S.A. o la coalizione U.S.A.-Israele. E' anche inconcepibile che il governo attuale di uno di questi soci possa iniziare trattative per eliminare le sue armi nucleari, non importa quali possano essere gli eventuali benefici. Lo stesso si applicherebbe alla Cina, alla Russia, alla Gran Bretagna, alla Francia, all'India e al Pakistan in maggiore o minor grado.

In questi tempi di sfiducia senza dubbio l' ONU dovrebbe stabilire una conferenza permanente di esperti a livello di ambasciatori su Disarmo e Crisi Globali. Una volta che esista e funzioni, i portavoce di questa conferenza dovrebbero attrarre giornalmente l'attenzione dell'opinione pubblica verso la relazione fra le spese in armi e le tre principali crisi che affronta il globo - l'energia, il clima e l'acqua, che fanno sì che si renda necessario, ogni volta di più, che la popolazione mondiale lavori unita per superare la crisi e tagliare drasticamente le scandalose e fallimentari spese militari di troppe nazioni. Il compito immediato della conferenza dovrebbe essere la definizione di aree di accordo e di disaccordo sul disarmo e sugli altri tre temi in differenti regioni del mondo. Il presidente dovrebbe essere un responsabile molto importante dell'ONU e la caratteristica speciale della conferenza - la sua permanenza - dovrebbe ricevere un apprezzamento particolare in ogni occasione pubblica.

E' probabile che fra poco ci siano nuovi ed imprevisti eventi in una o più delle tre crisi che rafforzeranno il modo di pensare per lo meno di alcuni sul fallimento delle attuali spese militari.

Nuove e costose difficoltà in qualsiasi delle tre aree potrebbero anche condurre relativamente presto ad un crescente movimento di opposizione e disgusto globale di fronte alle nuove spese nucleari. Nessuno può prevedere quanto saranno grandi i cambiamenti nella vita di tutti i giorni causati dalle tre crisi, però dovremmo, nel miglior modo possibile, lavorare per far sì che tali cambiamenti contribuiscano, invece che diminuirla, alla armonia fra i popoli del mondo. Nello specifico, tutti dovremmo cercare di utilizzare queste crisi per sforzarci a pensare prima come cittadini del mondo, e solo dopo come cittadini di una nazione o regione in particolare.

Però niente di tutto questo incarna il presente - o i mesi rimanenti della presidenza Bush. Poiché il presente gruppo di repubblicani e democratici, fotocopie nel Congresso, rifiuta di formulare accuse contro Bush e Cheney, il pericolo di una guerra istigata dagli U.S.A. e Israele contro l'Iran continua ad essere reale. La condizione iperestesa delle forze terrestri U.S.A. e la probabile volontà di Bush di considerare per lo meno le piccole armi nucleari come armi ordinarie significano che sia possibile che non si tratterebbe in nessun caso di una guerra terrestre, ma che comincerebbe con grandi attacchi aerei ed un uso rapido di armi nucleari. Anche se i risultati a lungo tempo dell'uso di armi nucleari sarebbero terribilmente disastrosi, tanto per il resto del mondo come per gli U.S.A., i risultati immediati potrebbero essere visti come una vittoria rapida e a poco prezzo degli U.S.A. Se la vittoria militare apparente avvenisse prima delle elezioni statunitensi del novembre 2008, probabilmente garantirebbe una vittoria elettorale repubblicana. Dato l'interesse di Bush al suo proprio spazio nella storia, uno scenario simile potrebbe essere facilmente attraente per i suoi istinti di giocatore.

Fare rumore, molto rumore, pare essere l'unica arma nelle nostre mani per ridurre la probabilità che uno scenario simile si realizzi. Facciamo rumore, globalmente e tutti i giorni. Facciamo sapere, con tutti i mezzi a nostra disposizione, includendo la musica e la letteratura, che la gente in tutto il mondo NON VUOLE CHE U.S.A. E ISRAELE ASSASSININO UNA SOLA PERSONA IN IRAN, non importa quale sia lo stato del programma delle armi nucleari dell'Iran.


Bill Christison è stato alto funzionario della CIA. Ha prestato servizio come responsabile della National Intelligence e come direttore dell'Ufficio di Analisi Regionale e Politico della CIA.

Kathleen Christison è ex analista politica della CIA e ha lavorato in temi di medio Oriente per 35 anni. E' autrice di “Perceptions of Palestine and The Wound of Dispossession.”

01 aprile 2008

Mandiamo più asini possibili nel prossimo Parlamento''


Qualunque sia il vincitore delle prossime elezioni, il ministro della giustizia sarà un neofita. Questo il messaggio dei due leader ribadita da M. Travaglio anche in questa intervista. Siamo contentissimi, e auspichiamo che gli agnelli diventino i nuovi lupi.

Due scenari possibili. Vince Berlusconi. E’ un replay della sua ultima legislatura? Altro scenario: vince Veltroni. Cosa cambia? Nella giustizia, nell’informazione. Sul conflitto di interessi, sulle leggi ad personam... Nulla di fatto come in passato? E un po’ di fantapolitica. Si propone il nome di Marco Travaglio a ministro della Giustizia: cosa faresti nei tuoi primi 100 giorni? “Premesso che non lo farebbero e io non lo accetterei mai… Comunque, stando al gioco… la prima cosa da fare è un testo unico di due righe che dica: con decorrenza da oggi sono abrogate: la Legge sul falso in bilancio, la Legge Mastella sull’ordinamento giudiziario, la Cirami, la Gasparri, la Legge Frattini sul conflitto di interessi…” In una lunga intervista Travaglio ci introduce al suo ultimo libro, scritto con Peter Gomez. Un godibile un vademecum per le imminenti elezioni.

“Se li conosci li eviti”. Nuovo libro (ediz. Chiarelettere) e nuovo tema. Alla vigilia delle elezioni chiami in causa i parlamentari (non tutti ricandidati) che si sono distinti nel bene e nel male per la loro attività legislativa e il loro curriculum penale. Più che un libro è un vademecum per gli elettori?
Per gli elettori, se lo leggono prima, per la prossima legislatura se lo leggono dopo. Perché con questa legge porcata, con cui andiamo a votare, abbiamo “la fortuna” di conoscere in anticipo i parlamentari che verranno eletti. Che bella sferzata di entusiasmo nel recarsi alle urne...! Ti fa sentire molto utile…

Quindi suggerisci di leggerlo prima del voto per meglio orientarsi…
Se uno gli dà un’occhiata prima e confronta le liste con certi nomi che abbiamo messo nel libro magari potrà scappare da certe liste. Se uno non vuole votare a scatola chiusa… Visto che non possiamo punire alcuni personaggi che sono stati messi in lista almeno puniamo le liste…

Cosa distingue “Buoni” e “Cattivi” al di là delle vicende giudiziarie?
In realtà abbiamo cercato di essere molto buoni e di trovare venti parlamentari che avessero ben meritato. Abbiamo fatto più fatica a trovarne di buoni nel centro destra ma qualcuno c’è. Li abbiamo indicati (ovviamente tra i nostri “buoni” non ci sono i pregiudicati e nemmeno gli imputati). Abbiamo cercato di vedere chi si era battuto per alcuni temi che per noi sono particolarmente cari. Gente giovane e pulita come Giorgia Meloni di Alleanza Nazionale, gente meno giovane ma che ha fatto le battaglie sulla libertà di informazione come Giuseppe Giulietti e Tana e Zulueta, sulla legalità come Nando Dalla Chiesa, come Orazio Licandro, Elias Vacca, o Antonio Palomba, gente che si è battuta contro il privilegio dei parlamentari come Silvana Mura, gente che si è battuta contro i condannati a Parlamento; lo stesso Carlo Vizzini di Forza Italia ha fatto un battaglia contro la mafia e gli va riconosciuto.

E poi avete studiato alcune leggi che secondo voi sono state degli snodi fondamentali della legislatura.
E qui abbiamo analizzato i comportamenti dei deputati. Chi ha votato e come. Ad esempio sulla legge Mastella contro la stampa che pubblica gli atti giudiziari, e abbiamo indicato i famosi nove che non l’hanno votata; o sull’indulto… E poi siamo andati a fare le schede dei candidati. Data e luogo di nascita, titolo di studio, professione, segni particolari, soprannome. E poi la fedina penale e le assenze in Parlamento. Ed alcune frasi davvero memorabili…

Il sottotitolo del libro è “Raccomandati, riciclati, condannati, imputati, voltagabbana, fannulloni… nel nuovo Parlamento”. Sembrano i protagonisti di moderni gironi danteschi. Quali tra questi “titoli di merito” è più disdicevole, più umiliante per il nostro Paese?
Forse quella più umiliante è la categoria dei somari! Noi abbiamo mandato in Parlamento decine di persone che, letteralmente, non sanno quando è stata scoperta l’America, quando è stata unificata l’Italia. Che non sanno cos’è la Consob o chi è Nelson Mandela. Sono quelli che erano stati beccati da “le Iene”. E quindi grati a Sabrina Nobile per aver fatto quel lavoro abbiamo voluto pubblicare le risposte di quegli sciagurati. Se ci affidiamo a gente che non sa nemmeno le nozioni basilari della cultura generale poi non ci dobbiamo meravigliare di nulla…

Il rapporto tra giustizia e politica. E’ il sistema giudiziario a non funzionare correttamente o il problema è politico nel non applicare le sentenze? Pensiamo alla vicenda di Europa7…
La giustizia fa il suo corso, ma poi ci vorrebbe qualcuno che prende atto delle sentenze e dà loro esecuzione… Questo è il parlamento che per un anno e mezzo ha latitato prima di prendere atto che Previti non poteva più fare il senatore. E intanto per un anno e mezzo gli hanno dato lo stipendio.
Adesso abbiamo la sentenza di Europa7. Questa sentenza dice che dobbiamo dare le frequenze e i risarcimenti a Francesco Di Stefano ma intanto si continua a menare in can per l’aia. Si risponde vedremo… Aspettiamo il Consiglio di Stato, assegniamo di nuovo le frequenze, aspettiamo il digitale terrestre… Mentre la Corte di Giustizia europea ha detto che è proprio il concetto stesso di “fase transitoria” ad essere illegale e illegittima. Anche in questo caso chi ha fatto le battaglie pro legalità anche dal punto di vista delle frequenze televisive lo abbiamo voluto mettere in rilievo. E questo è l’unico antidoto al qualunquismo.

Due scenari a confronto. Il primo: cosa succede nei rapporti tra politica e giustizia, politica e informazione se vince il governo Berlusconi…
Se vince lui lo sappiamo già, perché lo abbiamo visto all’opera due volte. Per due volte ha occupato la Rai, e per due volte ha favorito Mediaset riempiendo la Rai di dirigenti, per giunta incapaci (ma molto servili)… Per due volte si è accanito contro chiunque osasse criticarlo (come se la libertà l’avessimo conquistata per applaudire e non per criticare…). Per due volte ha cercato di mandare via chi gli dava fastidio. La prima volta non c’è riuscito perché è durato sette mesi. La seconda sì perché è durato cinque anni. Penso quindi che quello berlusconiano, se vince, sarà un “quinquennio replay” rispetto al 2001-2006, ma un po’ “incattivito”. Forse non avrà, almeno al Senato, una maggioranza tale da renderlo sicuro. E quindi sarà molto più nervoso, molto più anziano e quindi darà vita ad un regime molto più incarognito di quello dell’altra volta.

Anche nei confronti delle trasmissioni televisive più “scomode”…
Certamente, sebbene ora i programmi da chiudere sono rimasti ben pochi. Mentre prima aveva un gran lavoro da fare adesso c’è veramente poco da censurare… Una volta che hai chiuso Anno Zero, la Gabanelli e Chi l’ha Visto credo che di danni non li potrebbe più ricevere da nessuna parte…

Scenario alternativo. Vince Veltroni. Stessa domanda. Cosa succede?
Se vince Veltroni lo scenario è più complicato, perché bisogna capire cosa sceglie l’uomo del “questo ma quello”. Quando lo vedremo all’opera riusciremo a capire se è un finto buono o se è un finto inciucista. Oppure se è un vero buono o un vero inciucista. C’è bisogno di molta determinazione per “deberlusconizzare” l’Italia.

La risoluzione del conflitto di interessi era uno dei cavalli di battaglia della precedente campagna elettorale. Tanto rumore per nulla…
Dicevano “faremo questo e quello” e poi su questo tema non hanno fatto effettivamente niente. Veltroni, che queste cose non le ha dette, mi auguro che una volta al governo le faccia. Visto che la precedente campagna elettorale era stata improntata alla promessa della risoluzione del conflitto di interessi e all’abolizione delle leggi vergogna (e poi non hanno abolito un bel niente) può anche darsi che una campagna elettorale senza alcun accenno al conflitto di interessi preluda ad un governo che, appena insediato, lo risolve subito. Questo nella migliore delle ipotesi.

Nella peggiore?
La peggiore è che si dia seguito a queste “menate” della fase costituente, dei tavoli per riscrivere le regole insieme, cioè per riportare Berlusconi nelle stanze del potere anche nel caso venga sconfitto alle urne. Abbiamo già dato… Abbiamo già visto le Bicamerale… Se lo facesse non sarebbe soltanto delinquenziale, sarebbe profondamente stupido.
Ecco perché io mi auguro che intorno a lui ci siano delle “sentinelle”, una bella pattuglia di rompicoglioni in Parlamento che si battono proprio sui temi della legalità. Gente alla Giulietti, alla Pancho Pardi, alla Zaccaria, gente che morde sui temi importanti. Perché senza quelli lì il cosiddetto riformismo verrebbe lasciato solo: nel caso in cui vinca Veltroni a fare politiche filoberlusconiane: e nel caso in cui vinca Berlusconi a non fare un’opposizione antiberlusconiana. In entrambi i casi è meglio mandare in Parlamento più rompiballe possibili…

Agganciamoci al secondo scenario (vittoria di Veltroni) e facciamo un po’ di “fantapolitica”. Vince il centro sinistra e propone il nome di Marco Travaglio al Ministero alla Giustizia. Tu accetti. Cosa fai nei tuoi primi cento giorni.
Mi raccomando… Facciamo finta... Primo perché non me lo proporrebbero e poi perché io non accetterei mai. Comunque, stando al gioco… la prima cosa da fare è un testo unico di due righe che dica: con decorrenza da oggi sono abrogate: la Legge sul falso in bilancio, la ex Cirielli, la Legge Mastella sull’ordinamento giudiziario, la Legge Cirami sullo spostamento dei processi, la Legge sulle rogatorie, la Legge Gasparri sulle televisioni, la Legge Frattini sul conflitto di interessi. Secondo punto: la legge del 1957 sui concessionari pubblici è più che mai in vigore
e si applica al titolare delle imprese e non all’amministratore. Cioè è ineleggibile Berlusconi e non Confalonieri. Terzo: abrogazione della prescrizione dei reati penali dopo il rinvio a giudizio.

I processi in Italia hanno dei tempi biblici. Travaglio ministro come la risolverebbe?
Abolirei un grado di appello, per cui si fa un grado di giudizio sul merito delle questioni e poi uno di legittimità, esattamente come negli altri Paesi. Se uno ricorre in Cassazione e il suo ricorso è infondato multa salatissima per scoraggiare chi vuole far perdere tempo e soldi alla giustizia e alla collettività. Altra cosa: piano Marshall finanziario per riempire i buchi negli organici dei tribunali e delle procure civili e penali; e poi naturalmente i corollari: bisogna riscrivere il codice di procedura per cancellare tutta una serie di cavilli che consentono agli imputati colpevoli di “allungare il brodo” mentre vengono paralizzati gli innocenti presi per sbaglio, sotto il giogo della giustizia. Personalmente abrogherei anche la quota laica del Csm: è un organo di autogoverno e quindi deve essere formato interamente da magistrati e non da rappresentanti del Parlamento.

Probabilmente prima che tu faccia tutte queste cose ti avrebbero assassinato…
Molto probabilmente! E quindi è evidente che stiamo scherzando perchè con queste riforme la giustizia comincerebbe a funzionare e le sentenze ad arrivare in tempo. Il Parlamento si spopolerebbe e così i consigli di amministrazione dei tre quarti delle banche e delle imprese private e pubbliche italiane. Quindi è evidente che una riforma che faccia funzionare la giustizia, almeno tutta insieme, non ce la possiamo permettere…

Dismettiamo i panni da “ministro” e torniamo a quelli di Travaglio giornalista visto da sinistra a destra come un componente della categoria insolito (ma forse l’aggettivo più ricorrente è “rompic…”) che fa troppe domande, che c’ha l’archivio…
Mi meraviglio tutte le volte che lo sento dire. Come se fosse strano fare le domande, avere l’archivio e dire le cose come stanno… Io per fortuna vengo spesso interpellato da colleghi stranieri, costernati per quello che succede in Italia e mi rendo contro che loro intendono il giornalismo come lo intendo io, come lo intendete voi di Articolo21, come lo intende Peter Gomez, Barbacetto, Gian Antonio Stella, Lirio Abbate… Ce ne sono tanti. Siamo considerati dei “fuori norma” mentre all’estero, la norma, è quella!

Chiudiamo con la stretta attualità. Polemica sul confronto in tv tra i due principali contendenti. Veltroni lo persegue, Berlusconi non lo vuole.
Il faccia a faccia non è un diritto di veltroni: è un diritto degli elettori. Che un sedicente "grande comunicatore", convinto di "stracciare qualunque avversario", continui a scappare di fronte al suo avversario, la dice lunga sulla fragilità delle sue eventuali ragioni.

Mettiamo il caso che chiedessero a te di arbitrare il duello. La prima domanda che faresti ad entrambi, tanto per rompere il ghiaccio?
La paura di confrontarsi con le domande non è solo di Berlusconi. A Veltroni, se moderassi il confronto, infatti chiederei: perchè non sei mai voluto venire ad Annozero, preferendo il comodo salotto precotto di Vespa? Che cos'ha da nascondere? Ci sono domande a cui non vuole o non sa rispondere? A Berlusconi, negli anni, ho accumulato un centinaio di domande. La prima che mi viene in mente è questa: visto che, come ha detto l'altro giorno, lui è "l'editore più liberale della storia della carta stampata", da Gutenberg in poi, che ne direbbe di restituire la Mondadori, visto che una sentenza definitiva della Cassazione ha stabilito che lui la possiede grazie a una sentenza comprata dal suo avvocato Cesare Previti pagando 400 milioni di lire di provenienza Fininvest al giudice Vittorio metta, poi assunto come avvocato nello studio Previti? Questo domanderei a Berlusconi per prima cosa. Così, tanto per rompere il ghiaccio...

di Stefano Corradino

02 aprile 2008

"Clementina Forleo merita una lezione!"


Si comincia a fare luce su questa vicenda.Che non sia come la cattura del "fantasma", capo della mafia, Bernardo Provenzano?
Volevano «dare una lezione» a Clementina Forleo.
E con questo «solo fine», due P.M. e un tenente dei carabinieri, «concordavano» di denunciarla pianificando il testo, i tempi e le modalità della denuncia.
Su questa ipotesi di reato sta investigando il pm di Potenza, Cristina Correale, che ha iscritto nel registro degli indagati due pm, A. S. e A. N., e il tenente dei carabinieri P. F.

La vicenda risale all’agosto 2007 e s’incardina nelle indagini sulle minacce ricevute, dai genitori del gip di Milano, Clementina Forleo, poco prima della loro morte, avvenuta il 25 agosto 2005 per incidente stradale.
La Forleo denunciò le minacce e furono avviate indagini che, però....
avrebbero subito ritardi e omissioni. Omissioni – relative alla mancata acquisizione di alcuni tabulati telefonici – che la Forleo aveva denunciato alla Procura della Repubblica di Brindisi.

E non solo.

Il gip di Milano, questa estate, ribadì le accuse dinanzi al Csm.
Di lì a poco fu querelata dall’ufficiale dei carabinieri.
Sosteneva che la Forleo, al telefono, gli aveva detto: «Dovrebbe vergognarsi di indossare la divisa».
Ed è proprio su questa denuncia, che il pm di Potenza, Cristina Correale, punta il dito: i due pm e l’ufficiale dei carabinieri – scrive il pm – «al solo fine di “dare una lezione” alla dottoressa Forleo», «concordavano tra loro il testo di una denuncia», «esponendo una versione dei fatti diversa da quanto sarebbe accaduto nella conversazione telefonica».
Secondo l’accusa, i due pm, «inducevano il tenente F. a sporgere la querela» e «stabilivano che la denuncia avrebbe dovuto essere presentata nel periodo feriale», ovvero nel periodo in cui era di turno il pm N., «per far sì che il predetto (N., ndr) venisse designato titolare del procedimento».

Ma le accuse vanno anche oltre.

E confermano quanto aveva affermato la Forleo in merito all’acquisizione dei tabulati: «S.e F. – scrive la pm Cristina Correale – indebitamente omettevano di curare l’effettiva acquisizione dei tabulati telefonici».
Infine, nella richiesta di archiviazione, il pm S., «attestava falsamente» sia di «aver acquisito ed esaminato» alcuni tabulati telefonici, sia che «non sarebbero emerse telefonate utili alle indagini».

In merito alla vicenda, la gip di Milano, disse in tv, durante la trasmissione Annozero: «Sono stata vittima di tentativi di delegittimazione e discredito da parte di soggetti istituzionali, che non appartengono al mio ufficio, e anche da appartenenti alle forze dell’ordine».

Antonio Massari

Invasione in IRAN, già pianificata


Molte volte abbiamo ascoltato dichiarazioni di responsabili israeliani, portavoce della lobby di Israele in U.S.A., e di sostenitori di Israele nel Congresso (degli U.S.A.) del tipo che l'Iran non “deve” ottenere mai armi nucleari. Il 3 marzo 2008 tutti e i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU più nove dei dieci membri non permanenti approvarono un nuovo giro di sanzioni contro l'Iran. Si noti il voto finale di 14 a 0 con una astensione (la nazione musulmana dell'Indonesia) come un'altra vittoria nell'ONU per la coalizione Israele - U.S.A.

Lo spettacolo dei cinque "permanenti" nell'obsoleta gerarchia del Consiglio di Sicurezza - i quali, tutti assieme rifiutano di eliminare le loro proprie armi nucleari - che adottano un doppio metro di giudizio rispetto all'Iran, non provoca, certamente, più che un'occhiata furtiva da parte dei media principali in U.S.A. L'Iran, una nazione con un popolo orgoglioso in un vicinato di popoli orgogliosi, vede solo l'assurdo della discriminazione contro di lei in circostanze nelle quali le nazioni vicine India, Pakistan e Israele hanno sviluppato armi nucleari proprie senza ostacoli da parte degli U.S.A. Il programma di armi nucleari di Israele in particolare esaspera gli iraniani perché sanno che Israele, un nemico ma un paese molto più piccolo, acquistò armi nucleari più di 40 anni fa, molto prima di India o Pakistan. La maggioranza degli iraniani sa anche che Israele raggiunse questo obiettivo solo grazie all'aiuto pubblico e/o privato degli U.S.A. Tutto questo è visto solo come un ulteriore esempio del favoritismo degli U.S.A. verso Israele ed il suo antagonismo verso l'Iran.

Il tema del momento non è nemmeno la produzione di armi nucleari da parte dell'Iran quanto l'"arricchimento" dell'uranio naturale perché contenga una percentuale più elevata di un isotopo particolare di uranio, U-235, che si incontra in natura quando è estratto il minerale chiamato "uranio". Questo arricchimento crea il prodotto che da solo è il più difficile da ottenere, utilizzato nella maggioranza delle armi nucleari. (Nel suo stato naturale il minerale grezzo contiene anche altri isotopi di uranio e normalmente contiene meno dell'1% di U-235 del suo volume. Quando la concentrazione di U-235 è vicina al 3% il prodotto è ampiamente utilizzato in forme comuni di reattori di energia nucleare. Quando la concentrazione raggiunge livelli molto più elevati - il 90% è la cifra citata spesso - il prodotto si converte nel materiale di "grado di armi" utilizzato nelle armi nucleari). Il macchinario usato per questo processo di "arricchimento" non solo è complicato nella sua costruzione, amministrazione e mantenimento; richiede anche grandi quantità di energia elettrica per il suo funzionamento. Però tutto questo è alla portata di numerose nazioni e, probabilmente ogni volta di più, anche di alcuni gruppi subnazionali.

L'Iran possiede, ha sperimentato, e utilizza ora tutto il macchinario richiesto, ed ha l'energia elettrica necessaria, per produrre uranio arricchito. Afferma che ha già raggiunto un livello di arricchimento vicino al 4% di U-235 in esperimenti precedenti. Afferma anche che non vuole armi nucleari e che utilizzerà l'uranio arricchito solo per produrre maggiori quantità di energia elettrica per la nazione in una serie di piani di energia nucleare. Ma se si preferisce credere che l'Iran desidera realmente armi nucleari, entra nell'equazione un altro elemento: la facilità con cui un'operazione di arricchimento può essere convertita nella produzione di uranio ad uso armi.

Vari esperti occidentali credono all'unanimità che, se una nazione o un gruppo è capace di passare da meno dell'1% ad un 3 o 4% di livello di arricchimento, le difficoltà tecniche per passare da 3 o 4 a 90% di arricchimento non siano molto grandi.

Il progetto stesso e la manifattura dell'artefatto esplosivo, e dopo di un'arma lanciabile, non sarebbe un compito semplice, ma nemmeno terribilmente difficile. Calcoli precisi del tempo necessario a tutto il processo sono generalmente inutili. Esistono troppe variabili. Tutti questi calcoli dipendono considerevolmente dai tipi di sistema di lancio disponibili, dal grado di esattezza necessario nella selezione degli obiettivi, dell'eccesso, o carenza, di caratteristiche di sicurezza considerate necessarie per impedire un uso non autorizzato o accidentale. Però è probabile che per l'Iran si possa fare una semplice supposizione approssimativa di tre o quattro anni.

Mentre gli U.S.A. e altre nazioni esigono che l'Iran cessi tutta la produzione di uranio arricchito, il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), che diventò effettivo nel 1970, non impedisce che qualcuno arricchisca uranio con fini pacifici. L'Iran, come già segnalammo, afferma che è quello che sta facendo attualmente, e non esiste evidenza concreta del contrario. Gli U.S.A., senza dubbio, e la maggioranza degli altri firmatari del trattato che già posseggono armi nucleari, non hanno fatto sforzi seri per lavorare al fine di un disarmo globale nucleare e generale, come richiesto dal TNP. Il trattato, certamente, non contiene un'agenda né scadenze. Però il fatto che le principali potenze che hanno firmato il trattato nemmeno abbiano iniziato trattative multilaterali sul disarmo nucleare in 38 anni, dà all'Iran una buona scusa, se la richiede, per abrogare la sua partecipazione al trattato. Un giorno l'Iran potrebbe fare precisamente questo. Il fatto che Israele, India e Pakistan, che si sono rifiutate di firmare il trattato dall'inizio, si siano convertite ora in conosciute potenze nucleari, dà ai dirigenti di Teheran una scusa in più per uscire dal trattato se così desiderano.

Mentre alcuni costruttori dell'impero U.S.A. parlano della necessità di cambiare il sistema globale, il mondo attuale continua ad essere composto da Stati legalmente indipendenti nei quali il nazionalismo è la forza dominante che soggiace alle relazioni fra Stati. In un mondo simile, è logico pensare che i dirigenti iraniani desiderino in segreto possedere armi nucleari o presto arrivino a volerle. Non accetteranno indefinitamente che lo Stato più piccolo di Israele abbia più diritto alle armi nucleari di loro. Nemmeno accetteranno che i molto più grandi U.S.A. abbiano più diritto a simili armi. Salvo che non sia obbligato ad arrendersi vilmente di fronte alla coalizione statunitense-israeliana, nessun dirigente del governo iraniano potrà accettare simili punti di vista.

La possibilità di trattare una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente (includendo Israele), o perfino, concepibilmente, un mondo libero da armi nucleari, è suggerita spesso come un'unica soluzione finale genuina per il dilemma nucleare del Medio Oriente o di tutto il globo. E spesso la gente che fa simili suggerimenti può citare sondaggi o inchieste che mostrano che la maggioranza della gente, ovunque, appoggia quelle idee. La tragedia è che, per il momento, semplicemente non esiste sufficiente confidenza fra i governi del globo, o neanche all'interno di una regione dell'est. Prendiamo solo gli U.S.A. o la coalizione U.S.A.-Israele. E' anche inconcepibile che il governo attuale di uno di questi soci possa iniziare trattative per eliminare le sue armi nucleari, non importa quali possano essere gli eventuali benefici. Lo stesso si applicherebbe alla Cina, alla Russia, alla Gran Bretagna, alla Francia, all'India e al Pakistan in maggiore o minor grado.

In questi tempi di sfiducia senza dubbio l' ONU dovrebbe stabilire una conferenza permanente di esperti a livello di ambasciatori su Disarmo e Crisi Globali. Una volta che esista e funzioni, i portavoce di questa conferenza dovrebbero attrarre giornalmente l'attenzione dell'opinione pubblica verso la relazione fra le spese in armi e le tre principali crisi che affronta il globo - l'energia, il clima e l'acqua, che fanno sì che si renda necessario, ogni volta di più, che la popolazione mondiale lavori unita per superare la crisi e tagliare drasticamente le scandalose e fallimentari spese militari di troppe nazioni. Il compito immediato della conferenza dovrebbe essere la definizione di aree di accordo e di disaccordo sul disarmo e sugli altri tre temi in differenti regioni del mondo. Il presidente dovrebbe essere un responsabile molto importante dell'ONU e la caratteristica speciale della conferenza - la sua permanenza - dovrebbe ricevere un apprezzamento particolare in ogni occasione pubblica.

E' probabile che fra poco ci siano nuovi ed imprevisti eventi in una o più delle tre crisi che rafforzeranno il modo di pensare per lo meno di alcuni sul fallimento delle attuali spese militari.

Nuove e costose difficoltà in qualsiasi delle tre aree potrebbero anche condurre relativamente presto ad un crescente movimento di opposizione e disgusto globale di fronte alle nuove spese nucleari. Nessuno può prevedere quanto saranno grandi i cambiamenti nella vita di tutti i giorni causati dalle tre crisi, però dovremmo, nel miglior modo possibile, lavorare per far sì che tali cambiamenti contribuiscano, invece che diminuirla, alla armonia fra i popoli del mondo. Nello specifico, tutti dovremmo cercare di utilizzare queste crisi per sforzarci a pensare prima come cittadini del mondo, e solo dopo come cittadini di una nazione o regione in particolare.

Però niente di tutto questo incarna il presente - o i mesi rimanenti della presidenza Bush. Poiché il presente gruppo di repubblicani e democratici, fotocopie nel Congresso, rifiuta di formulare accuse contro Bush e Cheney, il pericolo di una guerra istigata dagli U.S.A. e Israele contro l'Iran continua ad essere reale. La condizione iperestesa delle forze terrestri U.S.A. e la probabile volontà di Bush di considerare per lo meno le piccole armi nucleari come armi ordinarie significano che sia possibile che non si tratterebbe in nessun caso di una guerra terrestre, ma che comincerebbe con grandi attacchi aerei ed un uso rapido di armi nucleari. Anche se i risultati a lungo tempo dell'uso di armi nucleari sarebbero terribilmente disastrosi, tanto per il resto del mondo come per gli U.S.A., i risultati immediati potrebbero essere visti come una vittoria rapida e a poco prezzo degli U.S.A. Se la vittoria militare apparente avvenisse prima delle elezioni statunitensi del novembre 2008, probabilmente garantirebbe una vittoria elettorale repubblicana. Dato l'interesse di Bush al suo proprio spazio nella storia, uno scenario simile potrebbe essere facilmente attraente per i suoi istinti di giocatore.

Fare rumore, molto rumore, pare essere l'unica arma nelle nostre mani per ridurre la probabilità che uno scenario simile si realizzi. Facciamo rumore, globalmente e tutti i giorni. Facciamo sapere, con tutti i mezzi a nostra disposizione, includendo la musica e la letteratura, che la gente in tutto il mondo NON VUOLE CHE U.S.A. E ISRAELE ASSASSININO UNA SOLA PERSONA IN IRAN, non importa quale sia lo stato del programma delle armi nucleari dell'Iran.


Bill Christison è stato alto funzionario della CIA. Ha prestato servizio come responsabile della National Intelligence e come direttore dell'Ufficio di Analisi Regionale e Politico della CIA.

Kathleen Christison è ex analista politica della CIA e ha lavorato in temi di medio Oriente per 35 anni. E' autrice di “Perceptions of Palestine and The Wound of Dispossession.”

01 aprile 2008

Mandiamo più asini possibili nel prossimo Parlamento''


Qualunque sia il vincitore delle prossime elezioni, il ministro della giustizia sarà un neofita. Questo il messaggio dei due leader ribadita da M. Travaglio anche in questa intervista. Siamo contentissimi, e auspichiamo che gli agnelli diventino i nuovi lupi.

Due scenari possibili. Vince Berlusconi. E’ un replay della sua ultima legislatura? Altro scenario: vince Veltroni. Cosa cambia? Nella giustizia, nell’informazione. Sul conflitto di interessi, sulle leggi ad personam... Nulla di fatto come in passato? E un po’ di fantapolitica. Si propone il nome di Marco Travaglio a ministro della Giustizia: cosa faresti nei tuoi primi 100 giorni? “Premesso che non lo farebbero e io non lo accetterei mai… Comunque, stando al gioco… la prima cosa da fare è un testo unico di due righe che dica: con decorrenza da oggi sono abrogate: la Legge sul falso in bilancio, la Legge Mastella sull’ordinamento giudiziario, la Cirami, la Gasparri, la Legge Frattini sul conflitto di interessi…” In una lunga intervista Travaglio ci introduce al suo ultimo libro, scritto con Peter Gomez. Un godibile un vademecum per le imminenti elezioni.

“Se li conosci li eviti”. Nuovo libro (ediz. Chiarelettere) e nuovo tema. Alla vigilia delle elezioni chiami in causa i parlamentari (non tutti ricandidati) che si sono distinti nel bene e nel male per la loro attività legislativa e il loro curriculum penale. Più che un libro è un vademecum per gli elettori?
Per gli elettori, se lo leggono prima, per la prossima legislatura se lo leggono dopo. Perché con questa legge porcata, con cui andiamo a votare, abbiamo “la fortuna” di conoscere in anticipo i parlamentari che verranno eletti. Che bella sferzata di entusiasmo nel recarsi alle urne...! Ti fa sentire molto utile…

Quindi suggerisci di leggerlo prima del voto per meglio orientarsi…
Se uno gli dà un’occhiata prima e confronta le liste con certi nomi che abbiamo messo nel libro magari potrà scappare da certe liste. Se uno non vuole votare a scatola chiusa… Visto che non possiamo punire alcuni personaggi che sono stati messi in lista almeno puniamo le liste…

Cosa distingue “Buoni” e “Cattivi” al di là delle vicende giudiziarie?
In realtà abbiamo cercato di essere molto buoni e di trovare venti parlamentari che avessero ben meritato. Abbiamo fatto più fatica a trovarne di buoni nel centro destra ma qualcuno c’è. Li abbiamo indicati (ovviamente tra i nostri “buoni” non ci sono i pregiudicati e nemmeno gli imputati). Abbiamo cercato di vedere chi si era battuto per alcuni temi che per noi sono particolarmente cari. Gente giovane e pulita come Giorgia Meloni di Alleanza Nazionale, gente meno giovane ma che ha fatto le battaglie sulla libertà di informazione come Giuseppe Giulietti e Tana e Zulueta, sulla legalità come Nando Dalla Chiesa, come Orazio Licandro, Elias Vacca, o Antonio Palomba, gente che si è battuta contro il privilegio dei parlamentari come Silvana Mura, gente che si è battuta contro i condannati a Parlamento; lo stesso Carlo Vizzini di Forza Italia ha fatto un battaglia contro la mafia e gli va riconosciuto.

E poi avete studiato alcune leggi che secondo voi sono state degli snodi fondamentali della legislatura.
E qui abbiamo analizzato i comportamenti dei deputati. Chi ha votato e come. Ad esempio sulla legge Mastella contro la stampa che pubblica gli atti giudiziari, e abbiamo indicato i famosi nove che non l’hanno votata; o sull’indulto… E poi siamo andati a fare le schede dei candidati. Data e luogo di nascita, titolo di studio, professione, segni particolari, soprannome. E poi la fedina penale e le assenze in Parlamento. Ed alcune frasi davvero memorabili…

Il sottotitolo del libro è “Raccomandati, riciclati, condannati, imputati, voltagabbana, fannulloni… nel nuovo Parlamento”. Sembrano i protagonisti di moderni gironi danteschi. Quali tra questi “titoli di merito” è più disdicevole, più umiliante per il nostro Paese?
Forse quella più umiliante è la categoria dei somari! Noi abbiamo mandato in Parlamento decine di persone che, letteralmente, non sanno quando è stata scoperta l’America, quando è stata unificata l’Italia. Che non sanno cos’è la Consob o chi è Nelson Mandela. Sono quelli che erano stati beccati da “le Iene”. E quindi grati a Sabrina Nobile per aver fatto quel lavoro abbiamo voluto pubblicare le risposte di quegli sciagurati. Se ci affidiamo a gente che non sa nemmeno le nozioni basilari della cultura generale poi non ci dobbiamo meravigliare di nulla…

Il rapporto tra giustizia e politica. E’ il sistema giudiziario a non funzionare correttamente o il problema è politico nel non applicare le sentenze? Pensiamo alla vicenda di Europa7…
La giustizia fa il suo corso, ma poi ci vorrebbe qualcuno che prende atto delle sentenze e dà loro esecuzione… Questo è il parlamento che per un anno e mezzo ha latitato prima di prendere atto che Previti non poteva più fare il senatore. E intanto per un anno e mezzo gli hanno dato lo stipendio.
Adesso abbiamo la sentenza di Europa7. Questa sentenza dice che dobbiamo dare le frequenze e i risarcimenti a Francesco Di Stefano ma intanto si continua a menare in can per l’aia. Si risponde vedremo… Aspettiamo il Consiglio di Stato, assegniamo di nuovo le frequenze, aspettiamo il digitale terrestre… Mentre la Corte di Giustizia europea ha detto che è proprio il concetto stesso di “fase transitoria” ad essere illegale e illegittima. Anche in questo caso chi ha fatto le battaglie pro legalità anche dal punto di vista delle frequenze televisive lo abbiamo voluto mettere in rilievo. E questo è l’unico antidoto al qualunquismo.

Due scenari a confronto. Il primo: cosa succede nei rapporti tra politica e giustizia, politica e informazione se vince il governo Berlusconi…
Se vince lui lo sappiamo già, perché lo abbiamo visto all’opera due volte. Per due volte ha occupato la Rai, e per due volte ha favorito Mediaset riempiendo la Rai di dirigenti, per giunta incapaci (ma molto servili)… Per due volte si è accanito contro chiunque osasse criticarlo (come se la libertà l’avessimo conquistata per applaudire e non per criticare…). Per due volte ha cercato di mandare via chi gli dava fastidio. La prima volta non c’è riuscito perché è durato sette mesi. La seconda sì perché è durato cinque anni. Penso quindi che quello berlusconiano, se vince, sarà un “quinquennio replay” rispetto al 2001-2006, ma un po’ “incattivito”. Forse non avrà, almeno al Senato, una maggioranza tale da renderlo sicuro. E quindi sarà molto più nervoso, molto più anziano e quindi darà vita ad un regime molto più incarognito di quello dell’altra volta.

Anche nei confronti delle trasmissioni televisive più “scomode”…
Certamente, sebbene ora i programmi da chiudere sono rimasti ben pochi. Mentre prima aveva un gran lavoro da fare adesso c’è veramente poco da censurare… Una volta che hai chiuso Anno Zero, la Gabanelli e Chi l’ha Visto credo che di danni non li potrebbe più ricevere da nessuna parte…

Scenario alternativo. Vince Veltroni. Stessa domanda. Cosa succede?
Se vince Veltroni lo scenario è più complicato, perché bisogna capire cosa sceglie l’uomo del “questo ma quello”. Quando lo vedremo all’opera riusciremo a capire se è un finto buono o se è un finto inciucista. Oppure se è un vero buono o un vero inciucista. C’è bisogno di molta determinazione per “deberlusconizzare” l’Italia.

La risoluzione del conflitto di interessi era uno dei cavalli di battaglia della precedente campagna elettorale. Tanto rumore per nulla…
Dicevano “faremo questo e quello” e poi su questo tema non hanno fatto effettivamente niente. Veltroni, che queste cose non le ha dette, mi auguro che una volta al governo le faccia. Visto che la precedente campagna elettorale era stata improntata alla promessa della risoluzione del conflitto di interessi e all’abolizione delle leggi vergogna (e poi non hanno abolito un bel niente) può anche darsi che una campagna elettorale senza alcun accenno al conflitto di interessi preluda ad un governo che, appena insediato, lo risolve subito. Questo nella migliore delle ipotesi.

Nella peggiore?
La peggiore è che si dia seguito a queste “menate” della fase costituente, dei tavoli per riscrivere le regole insieme, cioè per riportare Berlusconi nelle stanze del potere anche nel caso venga sconfitto alle urne. Abbiamo già dato… Abbiamo già visto le Bicamerale… Se lo facesse non sarebbe soltanto delinquenziale, sarebbe profondamente stupido.
Ecco perché io mi auguro che intorno a lui ci siano delle “sentinelle”, una bella pattuglia di rompicoglioni in Parlamento che si battono proprio sui temi della legalità. Gente alla Giulietti, alla Pancho Pardi, alla Zaccaria, gente che morde sui temi importanti. Perché senza quelli lì il cosiddetto riformismo verrebbe lasciato solo: nel caso in cui vinca Veltroni a fare politiche filoberlusconiane: e nel caso in cui vinca Berlusconi a non fare un’opposizione antiberlusconiana. In entrambi i casi è meglio mandare in Parlamento più rompiballe possibili…

Agganciamoci al secondo scenario (vittoria di Veltroni) e facciamo un po’ di “fantapolitica”. Vince il centro sinistra e propone il nome di Marco Travaglio al Ministero alla Giustizia. Tu accetti. Cosa fai nei tuoi primi cento giorni.
Mi raccomando… Facciamo finta... Primo perché non me lo proporrebbero e poi perché io non accetterei mai. Comunque, stando al gioco… la prima cosa da fare è un testo unico di due righe che dica: con decorrenza da oggi sono abrogate: la Legge sul falso in bilancio, la ex Cirielli, la Legge Mastella sull’ordinamento giudiziario, la Legge Cirami sullo spostamento dei processi, la Legge sulle rogatorie, la Legge Gasparri sulle televisioni, la Legge Frattini sul conflitto di interessi. Secondo punto: la legge del 1957 sui concessionari pubblici è più che mai in vigore
e si applica al titolare delle imprese e non all’amministratore. Cioè è ineleggibile Berlusconi e non Confalonieri. Terzo: abrogazione della prescrizione dei reati penali dopo il rinvio a giudizio.

I processi in Italia hanno dei tempi biblici. Travaglio ministro come la risolverebbe?
Abolirei un grado di appello, per cui si fa un grado di giudizio sul merito delle questioni e poi uno di legittimità, esattamente come negli altri Paesi. Se uno ricorre in Cassazione e il suo ricorso è infondato multa salatissima per scoraggiare chi vuole far perdere tempo e soldi alla giustizia e alla collettività. Altra cosa: piano Marshall finanziario per riempire i buchi negli organici dei tribunali e delle procure civili e penali; e poi naturalmente i corollari: bisogna riscrivere il codice di procedura per cancellare tutta una serie di cavilli che consentono agli imputati colpevoli di “allungare il brodo” mentre vengono paralizzati gli innocenti presi per sbaglio, sotto il giogo della giustizia. Personalmente abrogherei anche la quota laica del Csm: è un organo di autogoverno e quindi deve essere formato interamente da magistrati e non da rappresentanti del Parlamento.

Probabilmente prima che tu faccia tutte queste cose ti avrebbero assassinato…
Molto probabilmente! E quindi è evidente che stiamo scherzando perchè con queste riforme la giustizia comincerebbe a funzionare e le sentenze ad arrivare in tempo. Il Parlamento si spopolerebbe e così i consigli di amministrazione dei tre quarti delle banche e delle imprese private e pubbliche italiane. Quindi è evidente che una riforma che faccia funzionare la giustizia, almeno tutta insieme, non ce la possiamo permettere…

Dismettiamo i panni da “ministro” e torniamo a quelli di Travaglio giornalista visto da sinistra a destra come un componente della categoria insolito (ma forse l’aggettivo più ricorrente è “rompic…”) che fa troppe domande, che c’ha l’archivio…
Mi meraviglio tutte le volte che lo sento dire. Come se fosse strano fare le domande, avere l’archivio e dire le cose come stanno… Io per fortuna vengo spesso interpellato da colleghi stranieri, costernati per quello che succede in Italia e mi rendo contro che loro intendono il giornalismo come lo intendo io, come lo intendete voi di Articolo21, come lo intende Peter Gomez, Barbacetto, Gian Antonio Stella, Lirio Abbate… Ce ne sono tanti. Siamo considerati dei “fuori norma” mentre all’estero, la norma, è quella!

Chiudiamo con la stretta attualità. Polemica sul confronto in tv tra i due principali contendenti. Veltroni lo persegue, Berlusconi non lo vuole.
Il faccia a faccia non è un diritto di veltroni: è un diritto degli elettori. Che un sedicente "grande comunicatore", convinto di "stracciare qualunque avversario", continui a scappare di fronte al suo avversario, la dice lunga sulla fragilità delle sue eventuali ragioni.

Mettiamo il caso che chiedessero a te di arbitrare il duello. La prima domanda che faresti ad entrambi, tanto per rompere il ghiaccio?
La paura di confrontarsi con le domande non è solo di Berlusconi. A Veltroni, se moderassi il confronto, infatti chiederei: perchè non sei mai voluto venire ad Annozero, preferendo il comodo salotto precotto di Vespa? Che cos'ha da nascondere? Ci sono domande a cui non vuole o non sa rispondere? A Berlusconi, negli anni, ho accumulato un centinaio di domande. La prima che mi viene in mente è questa: visto che, come ha detto l'altro giorno, lui è "l'editore più liberale della storia della carta stampata", da Gutenberg in poi, che ne direbbe di restituire la Mondadori, visto che una sentenza definitiva della Cassazione ha stabilito che lui la possiede grazie a una sentenza comprata dal suo avvocato Cesare Previti pagando 400 milioni di lire di provenienza Fininvest al giudice Vittorio metta, poi assunto come avvocato nello studio Previti? Questo domanderei a Berlusconi per prima cosa. Così, tanto per rompere il ghiaccio...

di Stefano Corradino