03 aprile 2008

L'Olocausto Campano


Sergio Sedia vive a Cimitile, Nola, zona tristemente nota come Il Triangolo della Morte.

Ha chiesto per sé e sua moglie asilo politico alla Svizzera, e in seguito anche alla vezia. Della sua storia se ne sono occupati tutti i maggiori giornali internazionali, anche arabi. Tanti i reportage realizzati (a fine articolo, video della sua partecipazione a "Le invasioni barbariche" su La7). In questo articolo per e'costiera, ripercorre i motivi che l'hanno spinto a intraprendere questa “battaglia”. E mette a nudo le sue emozioni e la sua paura: “negano l'esistenza dell'Olocausto Campano”:

L'Economia muove tutto. Interessi, vite umane, sogni e speranze hanno un senso solo quando l'Economia gliene dà uno. Noi esistiamo, viviamo, procreiamo, mangiamo e muoriamo all'interno di un confine...
ben determinato che si chiama Economia.

L'Economia è governata dalla politica. I politici danno un valore a tutto, prezzano ogni cosa, cartellinano scientificamente tutto, anche i nostri sogni e i sorrisi dei nostri figli. La nostra vita, ora lo sapete, è un codice a barre.
L'Olocausto silenzioso che da anni miete vittime innocenti nella nostra terra non esiste.
I rifiuti chimici e nucleari sotterrati dappertutto non fanno male.
La nostra sofferenza è immaginazione.
La nostra paura la chiamano psicosi.
La mozzarella alla diossina fa bene.
Le bufale contaminate dai rifiuti tossici non esistono.
Le 100.000 pecore ammazzate e poi bruciate perchè portatrici sane di piombo, cromo, arsenico e diossina sono nel vento.
I terreni avvelenati sono un bluff.
I pozzi che ribollono sono fantasie.
Le falde acquifere devastate sono invenzioni.
I medici che ripetono fino alla nausea che i casi di cancro sono terribilmente fuori norma sono dei pazzi impreparati in cerca di gloria.
Chi cerca di fuggire dalla morte chiedendo asilo politico è un comico brillante.
I bimbi morti dopo cicli devastanti di chemio li chiamano "dati statistici nella media".
I bimbi malformati e mai nati li chiamano aborti spontanei.
I nostri genitori, i nostri amici e i nostri cari nonni sterminati dal cancro sono merce antieconomica e fastidiosa che va eliminata dal sistema.
Si muore di cancro. Foto Stefano Sivieri
Si muore di cancro. Foto Stefano Sivieri

La negazione scientifica della tragedia immane che si è abbattuta su alcune zone della Campania ha una motivazione ben precisa: è una scelta di Politica Economica.
Nove persone su 9, a loro spese, hanno inviato il loro sangue ad un laboratorio canadese per capire se i loro dubbi, i dubbi di milioni di persone, fossero fondati. Il R.I.M del Canada ha sentenziato che queste persone sono gravemente contaminate . Il R.I.M credeva di inviare le risposte a persone ormai morte.
Molte persone che vivono nel Triangolo della Morte, ed in altre zone contaminate, sono gravemente contaminate pur non sapendolo.
Lo Stato non vuole affrontare il problema , non vuole sapendo benissimo che il problema esiste ed è irrisolvibile.
Fare uno screening di massa a milioni di persone è economicamente impossibile e improbabile dal punto di vista organizzativo.
Dallo screening ovvero dalla constatazione di una grave contaminazione di massa emergerebbero 3 gravi macro-problemi economici:

1- Decontaminazione della popolazione.
2- Eliminazione della contaminazione ovvero bonifica
3- Risarcimento danni

Si sprigiona diossina

Tutti i punti esaminati sono improponibili da un punto di vista economico ed organizzativo e creerebbero, nel caso si volessero affrontare, un dissesto finanziario nazionale di proporzioni colossali.
Nello specifico:
1- La presenza di diossina e metalli pesanti nel corpo umano si dimezza nell'arco di 15 anni a patto che non si introducano più contaminanti.
-Non esiste ad oggi nessuna tecnologia che possa raggiungere questo risultato.
-L'unica alternativa sarebbe un esodo di massa in territori sani.
Dimezzare i contaminanti significa comunque, nel caso si potesse, esporre le persone per i 15 anni successivi ad una massiccia dose di contaminanti (la metà che non può essere espulsa)
2- Bonificare un territorio enorme da siti illegali di cui la maggior parte rimarrà nascosta per sempre è impossibile
- Nell'eventualità che si voglia cominciare una bonifica, l'unica organizzazione che può tentare un intervento, è quella militare;
- Impossibile sottrarre militari e mezzi per lunghissimi periodi alle attività per cui di norma sono preposti;
- E' impossibile comunque ripulire le falde acquifere, essendo queste un elemento in movimento;
- E' impossibile rimuovere " a cucchiaio" milioni di tonnellate di terreni contaminati;
- E' impossibile smaltire i terreni contaminati.
Tante le proteste inascoltate
Tante le proteste inascoltate

3- Il risarcimento danni a persone, enti e organizzazioni che citerebbero lo stato sarebbe un bagno di sangue economico di proporzioni bibliche.

L'economia nazionale rischierebbe di essere azzerata per aver tentato di risolvere qualcosa che non può essere risolto.
Il sistema sanitario collasserebbe così come l'organizzazione militare e finanziaria dello Stato.
A questa tragedia si unirebbe il crollo dell'economia campana, che essendo legata intimamente a quella nazionale farebbe precipitare il PIL con ripercussioni internazionali e mondiali.
L'Europa sanzionerebbe l'Italia per il disavanzo mostruoso, il mondo non comprerebbe più un solo prodotto alimentare campano e l'Italia sarebbe costretta alla Bancorotta.
Negare l'Olocausto, ridimensionare, ridicolizzare e ironizzare è l'unica strategia possibile.
Lo Stato sa bene che così facendo purtroppo ci saranno tante persone che soffriranno negli anni avvenire ma il costo sociale di 20-30000 morti in più rispetto alla media è infinitivamente più basso rispetto alla catastrofe economica irreversibile che l'ammissione del problema comporterebbe.
Questa analisi è lo stessa che lo Stato ha fatto e che ha portato alla dolorosa conclusione che il Dossier Olocausto non esiste.


Ed io sono solo uno sconosciuto che ha denunciato una cosa spaventosa che l'indifferenza e il tempo farà dimenticare.
Sergio Sedia

02 aprile 2008

"Clementina Forleo merita una lezione!"


Si comincia a fare luce su questa vicenda.Che non sia come la cattura del "fantasma", capo della mafia, Bernardo Provenzano?
Volevano «dare una lezione» a Clementina Forleo.
E con questo «solo fine», due P.M. e un tenente dei carabinieri, «concordavano» di denunciarla pianificando il testo, i tempi e le modalità della denuncia.
Su questa ipotesi di reato sta investigando il pm di Potenza, Cristina Correale, che ha iscritto nel registro degli indagati due pm, A. S. e A. N., e il tenente dei carabinieri P. F.

La vicenda risale all’agosto 2007 e s’incardina nelle indagini sulle minacce ricevute, dai genitori del gip di Milano, Clementina Forleo, poco prima della loro morte, avvenuta il 25 agosto 2005 per incidente stradale.
La Forleo denunciò le minacce e furono avviate indagini che, però....
avrebbero subito ritardi e omissioni. Omissioni – relative alla mancata acquisizione di alcuni tabulati telefonici – che la Forleo aveva denunciato alla Procura della Repubblica di Brindisi.

E non solo.

Il gip di Milano, questa estate, ribadì le accuse dinanzi al Csm.
Di lì a poco fu querelata dall’ufficiale dei carabinieri.
Sosteneva che la Forleo, al telefono, gli aveva detto: «Dovrebbe vergognarsi di indossare la divisa».
Ed è proprio su questa denuncia, che il pm di Potenza, Cristina Correale, punta il dito: i due pm e l’ufficiale dei carabinieri – scrive il pm – «al solo fine di “dare una lezione” alla dottoressa Forleo», «concordavano tra loro il testo di una denuncia», «esponendo una versione dei fatti diversa da quanto sarebbe accaduto nella conversazione telefonica».
Secondo l’accusa, i due pm, «inducevano il tenente F. a sporgere la querela» e «stabilivano che la denuncia avrebbe dovuto essere presentata nel periodo feriale», ovvero nel periodo in cui era di turno il pm N., «per far sì che il predetto (N., ndr) venisse designato titolare del procedimento».

Ma le accuse vanno anche oltre.

E confermano quanto aveva affermato la Forleo in merito all’acquisizione dei tabulati: «S.e F. – scrive la pm Cristina Correale – indebitamente omettevano di curare l’effettiva acquisizione dei tabulati telefonici».
Infine, nella richiesta di archiviazione, il pm S., «attestava falsamente» sia di «aver acquisito ed esaminato» alcuni tabulati telefonici, sia che «non sarebbero emerse telefonate utili alle indagini».

In merito alla vicenda, la gip di Milano, disse in tv, durante la trasmissione Annozero: «Sono stata vittima di tentativi di delegittimazione e discredito da parte di soggetti istituzionali, che non appartengono al mio ufficio, e anche da appartenenti alle forze dell’ordine».

Antonio Massari

Invasione in IRAN, già pianificata


Molte volte abbiamo ascoltato dichiarazioni di responsabili israeliani, portavoce della lobby di Israele in U.S.A., e di sostenitori di Israele nel Congresso (degli U.S.A.) del tipo che l'Iran non “deve” ottenere mai armi nucleari. Il 3 marzo 2008 tutti e i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU più nove dei dieci membri non permanenti approvarono un nuovo giro di sanzioni contro l'Iran. Si noti il voto finale di 14 a 0 con una astensione (la nazione musulmana dell'Indonesia) come un'altra vittoria nell'ONU per la coalizione Israele - U.S.A.

Lo spettacolo dei cinque "permanenti" nell'obsoleta gerarchia del Consiglio di Sicurezza - i quali, tutti assieme rifiutano di eliminare le loro proprie armi nucleari - che adottano un doppio metro di giudizio rispetto all'Iran, non provoca, certamente, più che un'occhiata furtiva da parte dei media principali in U.S.A. L'Iran, una nazione con un popolo orgoglioso in un vicinato di popoli orgogliosi, vede solo l'assurdo della discriminazione contro di lei in circostanze nelle quali le nazioni vicine India, Pakistan e Israele hanno sviluppato armi nucleari proprie senza ostacoli da parte degli U.S.A. Il programma di armi nucleari di Israele in particolare esaspera gli iraniani perché sanno che Israele, un nemico ma un paese molto più piccolo, acquistò armi nucleari più di 40 anni fa, molto prima di India o Pakistan. La maggioranza degli iraniani sa anche che Israele raggiunse questo obiettivo solo grazie all'aiuto pubblico e/o privato degli U.S.A. Tutto questo è visto solo come un ulteriore esempio del favoritismo degli U.S.A. verso Israele ed il suo antagonismo verso l'Iran.

Il tema del momento non è nemmeno la produzione di armi nucleari da parte dell'Iran quanto l'"arricchimento" dell'uranio naturale perché contenga una percentuale più elevata di un isotopo particolare di uranio, U-235, che si incontra in natura quando è estratto il minerale chiamato "uranio". Questo arricchimento crea il prodotto che da solo è il più difficile da ottenere, utilizzato nella maggioranza delle armi nucleari. (Nel suo stato naturale il minerale grezzo contiene anche altri isotopi di uranio e normalmente contiene meno dell'1% di U-235 del suo volume. Quando la concentrazione di U-235 è vicina al 3% il prodotto è ampiamente utilizzato in forme comuni di reattori di energia nucleare. Quando la concentrazione raggiunge livelli molto più elevati - il 90% è la cifra citata spesso - il prodotto si converte nel materiale di "grado di armi" utilizzato nelle armi nucleari). Il macchinario usato per questo processo di "arricchimento" non solo è complicato nella sua costruzione, amministrazione e mantenimento; richiede anche grandi quantità di energia elettrica per il suo funzionamento. Però tutto questo è alla portata di numerose nazioni e, probabilmente ogni volta di più, anche di alcuni gruppi subnazionali.

L'Iran possiede, ha sperimentato, e utilizza ora tutto il macchinario richiesto, ed ha l'energia elettrica necessaria, per produrre uranio arricchito. Afferma che ha già raggiunto un livello di arricchimento vicino al 4% di U-235 in esperimenti precedenti. Afferma anche che non vuole armi nucleari e che utilizzerà l'uranio arricchito solo per produrre maggiori quantità di energia elettrica per la nazione in una serie di piani di energia nucleare. Ma se si preferisce credere che l'Iran desidera realmente armi nucleari, entra nell'equazione un altro elemento: la facilità con cui un'operazione di arricchimento può essere convertita nella produzione di uranio ad uso armi.

Vari esperti occidentali credono all'unanimità che, se una nazione o un gruppo è capace di passare da meno dell'1% ad un 3 o 4% di livello di arricchimento, le difficoltà tecniche per passare da 3 o 4 a 90% di arricchimento non siano molto grandi.

Il progetto stesso e la manifattura dell'artefatto esplosivo, e dopo di un'arma lanciabile, non sarebbe un compito semplice, ma nemmeno terribilmente difficile. Calcoli precisi del tempo necessario a tutto il processo sono generalmente inutili. Esistono troppe variabili. Tutti questi calcoli dipendono considerevolmente dai tipi di sistema di lancio disponibili, dal grado di esattezza necessario nella selezione degli obiettivi, dell'eccesso, o carenza, di caratteristiche di sicurezza considerate necessarie per impedire un uso non autorizzato o accidentale. Però è probabile che per l'Iran si possa fare una semplice supposizione approssimativa di tre o quattro anni.

Mentre gli U.S.A. e altre nazioni esigono che l'Iran cessi tutta la produzione di uranio arricchito, il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), che diventò effettivo nel 1970, non impedisce che qualcuno arricchisca uranio con fini pacifici. L'Iran, come già segnalammo, afferma che è quello che sta facendo attualmente, e non esiste evidenza concreta del contrario. Gli U.S.A., senza dubbio, e la maggioranza degli altri firmatari del trattato che già posseggono armi nucleari, non hanno fatto sforzi seri per lavorare al fine di un disarmo globale nucleare e generale, come richiesto dal TNP. Il trattato, certamente, non contiene un'agenda né scadenze. Però il fatto che le principali potenze che hanno firmato il trattato nemmeno abbiano iniziato trattative multilaterali sul disarmo nucleare in 38 anni, dà all'Iran una buona scusa, se la richiede, per abrogare la sua partecipazione al trattato. Un giorno l'Iran potrebbe fare precisamente questo. Il fatto che Israele, India e Pakistan, che si sono rifiutate di firmare il trattato dall'inizio, si siano convertite ora in conosciute potenze nucleari, dà ai dirigenti di Teheran una scusa in più per uscire dal trattato se così desiderano.

Mentre alcuni costruttori dell'impero U.S.A. parlano della necessità di cambiare il sistema globale, il mondo attuale continua ad essere composto da Stati legalmente indipendenti nei quali il nazionalismo è la forza dominante che soggiace alle relazioni fra Stati. In un mondo simile, è logico pensare che i dirigenti iraniani desiderino in segreto possedere armi nucleari o presto arrivino a volerle. Non accetteranno indefinitamente che lo Stato più piccolo di Israele abbia più diritto alle armi nucleari di loro. Nemmeno accetteranno che i molto più grandi U.S.A. abbiano più diritto a simili armi. Salvo che non sia obbligato ad arrendersi vilmente di fronte alla coalizione statunitense-israeliana, nessun dirigente del governo iraniano potrà accettare simili punti di vista.

La possibilità di trattare una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente (includendo Israele), o perfino, concepibilmente, un mondo libero da armi nucleari, è suggerita spesso come un'unica soluzione finale genuina per il dilemma nucleare del Medio Oriente o di tutto il globo. E spesso la gente che fa simili suggerimenti può citare sondaggi o inchieste che mostrano che la maggioranza della gente, ovunque, appoggia quelle idee. La tragedia è che, per il momento, semplicemente non esiste sufficiente confidenza fra i governi del globo, o neanche all'interno di una regione dell'est. Prendiamo solo gli U.S.A. o la coalizione U.S.A.-Israele. E' anche inconcepibile che il governo attuale di uno di questi soci possa iniziare trattative per eliminare le sue armi nucleari, non importa quali possano essere gli eventuali benefici. Lo stesso si applicherebbe alla Cina, alla Russia, alla Gran Bretagna, alla Francia, all'India e al Pakistan in maggiore o minor grado.

In questi tempi di sfiducia senza dubbio l' ONU dovrebbe stabilire una conferenza permanente di esperti a livello di ambasciatori su Disarmo e Crisi Globali. Una volta che esista e funzioni, i portavoce di questa conferenza dovrebbero attrarre giornalmente l'attenzione dell'opinione pubblica verso la relazione fra le spese in armi e le tre principali crisi che affronta il globo - l'energia, il clima e l'acqua, che fanno sì che si renda necessario, ogni volta di più, che la popolazione mondiale lavori unita per superare la crisi e tagliare drasticamente le scandalose e fallimentari spese militari di troppe nazioni. Il compito immediato della conferenza dovrebbe essere la definizione di aree di accordo e di disaccordo sul disarmo e sugli altri tre temi in differenti regioni del mondo. Il presidente dovrebbe essere un responsabile molto importante dell'ONU e la caratteristica speciale della conferenza - la sua permanenza - dovrebbe ricevere un apprezzamento particolare in ogni occasione pubblica.

E' probabile che fra poco ci siano nuovi ed imprevisti eventi in una o più delle tre crisi che rafforzeranno il modo di pensare per lo meno di alcuni sul fallimento delle attuali spese militari.

Nuove e costose difficoltà in qualsiasi delle tre aree potrebbero anche condurre relativamente presto ad un crescente movimento di opposizione e disgusto globale di fronte alle nuove spese nucleari. Nessuno può prevedere quanto saranno grandi i cambiamenti nella vita di tutti i giorni causati dalle tre crisi, però dovremmo, nel miglior modo possibile, lavorare per far sì che tali cambiamenti contribuiscano, invece che diminuirla, alla armonia fra i popoli del mondo. Nello specifico, tutti dovremmo cercare di utilizzare queste crisi per sforzarci a pensare prima come cittadini del mondo, e solo dopo come cittadini di una nazione o regione in particolare.

Però niente di tutto questo incarna il presente - o i mesi rimanenti della presidenza Bush. Poiché il presente gruppo di repubblicani e democratici, fotocopie nel Congresso, rifiuta di formulare accuse contro Bush e Cheney, il pericolo di una guerra istigata dagli U.S.A. e Israele contro l'Iran continua ad essere reale. La condizione iperestesa delle forze terrestri U.S.A. e la probabile volontà di Bush di considerare per lo meno le piccole armi nucleari come armi ordinarie significano che sia possibile che non si tratterebbe in nessun caso di una guerra terrestre, ma che comincerebbe con grandi attacchi aerei ed un uso rapido di armi nucleari. Anche se i risultati a lungo tempo dell'uso di armi nucleari sarebbero terribilmente disastrosi, tanto per il resto del mondo come per gli U.S.A., i risultati immediati potrebbero essere visti come una vittoria rapida e a poco prezzo degli U.S.A. Se la vittoria militare apparente avvenisse prima delle elezioni statunitensi del novembre 2008, probabilmente garantirebbe una vittoria elettorale repubblicana. Dato l'interesse di Bush al suo proprio spazio nella storia, uno scenario simile potrebbe essere facilmente attraente per i suoi istinti di giocatore.

Fare rumore, molto rumore, pare essere l'unica arma nelle nostre mani per ridurre la probabilità che uno scenario simile si realizzi. Facciamo rumore, globalmente e tutti i giorni. Facciamo sapere, con tutti i mezzi a nostra disposizione, includendo la musica e la letteratura, che la gente in tutto il mondo NON VUOLE CHE U.S.A. E ISRAELE ASSASSININO UNA SOLA PERSONA IN IRAN, non importa quale sia lo stato del programma delle armi nucleari dell'Iran.


Bill Christison è stato alto funzionario della CIA. Ha prestato servizio come responsabile della National Intelligence e come direttore dell'Ufficio di Analisi Regionale e Politico della CIA.

Kathleen Christison è ex analista politica della CIA e ha lavorato in temi di medio Oriente per 35 anni. E' autrice di “Perceptions of Palestine and The Wound of Dispossession.”

03 aprile 2008

L'Olocausto Campano


Sergio Sedia vive a Cimitile, Nola, zona tristemente nota come Il Triangolo della Morte.

Ha chiesto per sé e sua moglie asilo politico alla Svizzera, e in seguito anche alla vezia. Della sua storia se ne sono occupati tutti i maggiori giornali internazionali, anche arabi. Tanti i reportage realizzati (a fine articolo, video della sua partecipazione a "Le invasioni barbariche" su La7). In questo articolo per e'costiera, ripercorre i motivi che l'hanno spinto a intraprendere questa “battaglia”. E mette a nudo le sue emozioni e la sua paura: “negano l'esistenza dell'Olocausto Campano”:

L'Economia muove tutto. Interessi, vite umane, sogni e speranze hanno un senso solo quando l'Economia gliene dà uno. Noi esistiamo, viviamo, procreiamo, mangiamo e muoriamo all'interno di un confine...
ben determinato che si chiama Economia.

L'Economia è governata dalla politica. I politici danno un valore a tutto, prezzano ogni cosa, cartellinano scientificamente tutto, anche i nostri sogni e i sorrisi dei nostri figli. La nostra vita, ora lo sapete, è un codice a barre.
L'Olocausto silenzioso che da anni miete vittime innocenti nella nostra terra non esiste.
I rifiuti chimici e nucleari sotterrati dappertutto non fanno male.
La nostra sofferenza è immaginazione.
La nostra paura la chiamano psicosi.
La mozzarella alla diossina fa bene.
Le bufale contaminate dai rifiuti tossici non esistono.
Le 100.000 pecore ammazzate e poi bruciate perchè portatrici sane di piombo, cromo, arsenico e diossina sono nel vento.
I terreni avvelenati sono un bluff.
I pozzi che ribollono sono fantasie.
Le falde acquifere devastate sono invenzioni.
I medici che ripetono fino alla nausea che i casi di cancro sono terribilmente fuori norma sono dei pazzi impreparati in cerca di gloria.
Chi cerca di fuggire dalla morte chiedendo asilo politico è un comico brillante.
I bimbi morti dopo cicli devastanti di chemio li chiamano "dati statistici nella media".
I bimbi malformati e mai nati li chiamano aborti spontanei.
I nostri genitori, i nostri amici e i nostri cari nonni sterminati dal cancro sono merce antieconomica e fastidiosa che va eliminata dal sistema.
Si muore di cancro. Foto Stefano Sivieri
Si muore di cancro. Foto Stefano Sivieri

La negazione scientifica della tragedia immane che si è abbattuta su alcune zone della Campania ha una motivazione ben precisa: è una scelta di Politica Economica.
Nove persone su 9, a loro spese, hanno inviato il loro sangue ad un laboratorio canadese per capire se i loro dubbi, i dubbi di milioni di persone, fossero fondati. Il R.I.M del Canada ha sentenziato che queste persone sono gravemente contaminate . Il R.I.M credeva di inviare le risposte a persone ormai morte.
Molte persone che vivono nel Triangolo della Morte, ed in altre zone contaminate, sono gravemente contaminate pur non sapendolo.
Lo Stato non vuole affrontare il problema , non vuole sapendo benissimo che il problema esiste ed è irrisolvibile.
Fare uno screening di massa a milioni di persone è economicamente impossibile e improbabile dal punto di vista organizzativo.
Dallo screening ovvero dalla constatazione di una grave contaminazione di massa emergerebbero 3 gravi macro-problemi economici:

1- Decontaminazione della popolazione.
2- Eliminazione della contaminazione ovvero bonifica
3- Risarcimento danni

Si sprigiona diossina

Tutti i punti esaminati sono improponibili da un punto di vista economico ed organizzativo e creerebbero, nel caso si volessero affrontare, un dissesto finanziario nazionale di proporzioni colossali.
Nello specifico:
1- La presenza di diossina e metalli pesanti nel corpo umano si dimezza nell'arco di 15 anni a patto che non si introducano più contaminanti.
-Non esiste ad oggi nessuna tecnologia che possa raggiungere questo risultato.
-L'unica alternativa sarebbe un esodo di massa in territori sani.
Dimezzare i contaminanti significa comunque, nel caso si potesse, esporre le persone per i 15 anni successivi ad una massiccia dose di contaminanti (la metà che non può essere espulsa)
2- Bonificare un territorio enorme da siti illegali di cui la maggior parte rimarrà nascosta per sempre è impossibile
- Nell'eventualità che si voglia cominciare una bonifica, l'unica organizzazione che può tentare un intervento, è quella militare;
- Impossibile sottrarre militari e mezzi per lunghissimi periodi alle attività per cui di norma sono preposti;
- E' impossibile comunque ripulire le falde acquifere, essendo queste un elemento in movimento;
- E' impossibile rimuovere " a cucchiaio" milioni di tonnellate di terreni contaminati;
- E' impossibile smaltire i terreni contaminati.
Tante le proteste inascoltate
Tante le proteste inascoltate

3- Il risarcimento danni a persone, enti e organizzazioni che citerebbero lo stato sarebbe un bagno di sangue economico di proporzioni bibliche.

L'economia nazionale rischierebbe di essere azzerata per aver tentato di risolvere qualcosa che non può essere risolto.
Il sistema sanitario collasserebbe così come l'organizzazione militare e finanziaria dello Stato.
A questa tragedia si unirebbe il crollo dell'economia campana, che essendo legata intimamente a quella nazionale farebbe precipitare il PIL con ripercussioni internazionali e mondiali.
L'Europa sanzionerebbe l'Italia per il disavanzo mostruoso, il mondo non comprerebbe più un solo prodotto alimentare campano e l'Italia sarebbe costretta alla Bancorotta.
Negare l'Olocausto, ridimensionare, ridicolizzare e ironizzare è l'unica strategia possibile.
Lo Stato sa bene che così facendo purtroppo ci saranno tante persone che soffriranno negli anni avvenire ma il costo sociale di 20-30000 morti in più rispetto alla media è infinitivamente più basso rispetto alla catastrofe economica irreversibile che l'ammissione del problema comporterebbe.
Questa analisi è lo stessa che lo Stato ha fatto e che ha portato alla dolorosa conclusione che il Dossier Olocausto non esiste.


Ed io sono solo uno sconosciuto che ha denunciato una cosa spaventosa che l'indifferenza e il tempo farà dimenticare.
Sergio Sedia

02 aprile 2008

"Clementina Forleo merita una lezione!"


Si comincia a fare luce su questa vicenda.Che non sia come la cattura del "fantasma", capo della mafia, Bernardo Provenzano?
Volevano «dare una lezione» a Clementina Forleo.
E con questo «solo fine», due P.M. e un tenente dei carabinieri, «concordavano» di denunciarla pianificando il testo, i tempi e le modalità della denuncia.
Su questa ipotesi di reato sta investigando il pm di Potenza, Cristina Correale, che ha iscritto nel registro degli indagati due pm, A. S. e A. N., e il tenente dei carabinieri P. F.

La vicenda risale all’agosto 2007 e s’incardina nelle indagini sulle minacce ricevute, dai genitori del gip di Milano, Clementina Forleo, poco prima della loro morte, avvenuta il 25 agosto 2005 per incidente stradale.
La Forleo denunciò le minacce e furono avviate indagini che, però....
avrebbero subito ritardi e omissioni. Omissioni – relative alla mancata acquisizione di alcuni tabulati telefonici – che la Forleo aveva denunciato alla Procura della Repubblica di Brindisi.

E non solo.

Il gip di Milano, questa estate, ribadì le accuse dinanzi al Csm.
Di lì a poco fu querelata dall’ufficiale dei carabinieri.
Sosteneva che la Forleo, al telefono, gli aveva detto: «Dovrebbe vergognarsi di indossare la divisa».
Ed è proprio su questa denuncia, che il pm di Potenza, Cristina Correale, punta il dito: i due pm e l’ufficiale dei carabinieri – scrive il pm – «al solo fine di “dare una lezione” alla dottoressa Forleo», «concordavano tra loro il testo di una denuncia», «esponendo una versione dei fatti diversa da quanto sarebbe accaduto nella conversazione telefonica».
Secondo l’accusa, i due pm, «inducevano il tenente F. a sporgere la querela» e «stabilivano che la denuncia avrebbe dovuto essere presentata nel periodo feriale», ovvero nel periodo in cui era di turno il pm N., «per far sì che il predetto (N., ndr) venisse designato titolare del procedimento».

Ma le accuse vanno anche oltre.

E confermano quanto aveva affermato la Forleo in merito all’acquisizione dei tabulati: «S.e F. – scrive la pm Cristina Correale – indebitamente omettevano di curare l’effettiva acquisizione dei tabulati telefonici».
Infine, nella richiesta di archiviazione, il pm S., «attestava falsamente» sia di «aver acquisito ed esaminato» alcuni tabulati telefonici, sia che «non sarebbero emerse telefonate utili alle indagini».

In merito alla vicenda, la gip di Milano, disse in tv, durante la trasmissione Annozero: «Sono stata vittima di tentativi di delegittimazione e discredito da parte di soggetti istituzionali, che non appartengono al mio ufficio, e anche da appartenenti alle forze dell’ordine».

Antonio Massari

Invasione in IRAN, già pianificata


Molte volte abbiamo ascoltato dichiarazioni di responsabili israeliani, portavoce della lobby di Israele in U.S.A., e di sostenitori di Israele nel Congresso (degli U.S.A.) del tipo che l'Iran non “deve” ottenere mai armi nucleari. Il 3 marzo 2008 tutti e i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU più nove dei dieci membri non permanenti approvarono un nuovo giro di sanzioni contro l'Iran. Si noti il voto finale di 14 a 0 con una astensione (la nazione musulmana dell'Indonesia) come un'altra vittoria nell'ONU per la coalizione Israele - U.S.A.

Lo spettacolo dei cinque "permanenti" nell'obsoleta gerarchia del Consiglio di Sicurezza - i quali, tutti assieme rifiutano di eliminare le loro proprie armi nucleari - che adottano un doppio metro di giudizio rispetto all'Iran, non provoca, certamente, più che un'occhiata furtiva da parte dei media principali in U.S.A. L'Iran, una nazione con un popolo orgoglioso in un vicinato di popoli orgogliosi, vede solo l'assurdo della discriminazione contro di lei in circostanze nelle quali le nazioni vicine India, Pakistan e Israele hanno sviluppato armi nucleari proprie senza ostacoli da parte degli U.S.A. Il programma di armi nucleari di Israele in particolare esaspera gli iraniani perché sanno che Israele, un nemico ma un paese molto più piccolo, acquistò armi nucleari più di 40 anni fa, molto prima di India o Pakistan. La maggioranza degli iraniani sa anche che Israele raggiunse questo obiettivo solo grazie all'aiuto pubblico e/o privato degli U.S.A. Tutto questo è visto solo come un ulteriore esempio del favoritismo degli U.S.A. verso Israele ed il suo antagonismo verso l'Iran.

Il tema del momento non è nemmeno la produzione di armi nucleari da parte dell'Iran quanto l'"arricchimento" dell'uranio naturale perché contenga una percentuale più elevata di un isotopo particolare di uranio, U-235, che si incontra in natura quando è estratto il minerale chiamato "uranio". Questo arricchimento crea il prodotto che da solo è il più difficile da ottenere, utilizzato nella maggioranza delle armi nucleari. (Nel suo stato naturale il minerale grezzo contiene anche altri isotopi di uranio e normalmente contiene meno dell'1% di U-235 del suo volume. Quando la concentrazione di U-235 è vicina al 3% il prodotto è ampiamente utilizzato in forme comuni di reattori di energia nucleare. Quando la concentrazione raggiunge livelli molto più elevati - il 90% è la cifra citata spesso - il prodotto si converte nel materiale di "grado di armi" utilizzato nelle armi nucleari). Il macchinario usato per questo processo di "arricchimento" non solo è complicato nella sua costruzione, amministrazione e mantenimento; richiede anche grandi quantità di energia elettrica per il suo funzionamento. Però tutto questo è alla portata di numerose nazioni e, probabilmente ogni volta di più, anche di alcuni gruppi subnazionali.

L'Iran possiede, ha sperimentato, e utilizza ora tutto il macchinario richiesto, ed ha l'energia elettrica necessaria, per produrre uranio arricchito. Afferma che ha già raggiunto un livello di arricchimento vicino al 4% di U-235 in esperimenti precedenti. Afferma anche che non vuole armi nucleari e che utilizzerà l'uranio arricchito solo per produrre maggiori quantità di energia elettrica per la nazione in una serie di piani di energia nucleare. Ma se si preferisce credere che l'Iran desidera realmente armi nucleari, entra nell'equazione un altro elemento: la facilità con cui un'operazione di arricchimento può essere convertita nella produzione di uranio ad uso armi.

Vari esperti occidentali credono all'unanimità che, se una nazione o un gruppo è capace di passare da meno dell'1% ad un 3 o 4% di livello di arricchimento, le difficoltà tecniche per passare da 3 o 4 a 90% di arricchimento non siano molto grandi.

Il progetto stesso e la manifattura dell'artefatto esplosivo, e dopo di un'arma lanciabile, non sarebbe un compito semplice, ma nemmeno terribilmente difficile. Calcoli precisi del tempo necessario a tutto il processo sono generalmente inutili. Esistono troppe variabili. Tutti questi calcoli dipendono considerevolmente dai tipi di sistema di lancio disponibili, dal grado di esattezza necessario nella selezione degli obiettivi, dell'eccesso, o carenza, di caratteristiche di sicurezza considerate necessarie per impedire un uso non autorizzato o accidentale. Però è probabile che per l'Iran si possa fare una semplice supposizione approssimativa di tre o quattro anni.

Mentre gli U.S.A. e altre nazioni esigono che l'Iran cessi tutta la produzione di uranio arricchito, il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), che diventò effettivo nel 1970, non impedisce che qualcuno arricchisca uranio con fini pacifici. L'Iran, come già segnalammo, afferma che è quello che sta facendo attualmente, e non esiste evidenza concreta del contrario. Gli U.S.A., senza dubbio, e la maggioranza degli altri firmatari del trattato che già posseggono armi nucleari, non hanno fatto sforzi seri per lavorare al fine di un disarmo globale nucleare e generale, come richiesto dal TNP. Il trattato, certamente, non contiene un'agenda né scadenze. Però il fatto che le principali potenze che hanno firmato il trattato nemmeno abbiano iniziato trattative multilaterali sul disarmo nucleare in 38 anni, dà all'Iran una buona scusa, se la richiede, per abrogare la sua partecipazione al trattato. Un giorno l'Iran potrebbe fare precisamente questo. Il fatto che Israele, India e Pakistan, che si sono rifiutate di firmare il trattato dall'inizio, si siano convertite ora in conosciute potenze nucleari, dà ai dirigenti di Teheran una scusa in più per uscire dal trattato se così desiderano.

Mentre alcuni costruttori dell'impero U.S.A. parlano della necessità di cambiare il sistema globale, il mondo attuale continua ad essere composto da Stati legalmente indipendenti nei quali il nazionalismo è la forza dominante che soggiace alle relazioni fra Stati. In un mondo simile, è logico pensare che i dirigenti iraniani desiderino in segreto possedere armi nucleari o presto arrivino a volerle. Non accetteranno indefinitamente che lo Stato più piccolo di Israele abbia più diritto alle armi nucleari di loro. Nemmeno accetteranno che i molto più grandi U.S.A. abbiano più diritto a simili armi. Salvo che non sia obbligato ad arrendersi vilmente di fronte alla coalizione statunitense-israeliana, nessun dirigente del governo iraniano potrà accettare simili punti di vista.

La possibilità di trattare una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente (includendo Israele), o perfino, concepibilmente, un mondo libero da armi nucleari, è suggerita spesso come un'unica soluzione finale genuina per il dilemma nucleare del Medio Oriente o di tutto il globo. E spesso la gente che fa simili suggerimenti può citare sondaggi o inchieste che mostrano che la maggioranza della gente, ovunque, appoggia quelle idee. La tragedia è che, per il momento, semplicemente non esiste sufficiente confidenza fra i governi del globo, o neanche all'interno di una regione dell'est. Prendiamo solo gli U.S.A. o la coalizione U.S.A.-Israele. E' anche inconcepibile che il governo attuale di uno di questi soci possa iniziare trattative per eliminare le sue armi nucleari, non importa quali possano essere gli eventuali benefici. Lo stesso si applicherebbe alla Cina, alla Russia, alla Gran Bretagna, alla Francia, all'India e al Pakistan in maggiore o minor grado.

In questi tempi di sfiducia senza dubbio l' ONU dovrebbe stabilire una conferenza permanente di esperti a livello di ambasciatori su Disarmo e Crisi Globali. Una volta che esista e funzioni, i portavoce di questa conferenza dovrebbero attrarre giornalmente l'attenzione dell'opinione pubblica verso la relazione fra le spese in armi e le tre principali crisi che affronta il globo - l'energia, il clima e l'acqua, che fanno sì che si renda necessario, ogni volta di più, che la popolazione mondiale lavori unita per superare la crisi e tagliare drasticamente le scandalose e fallimentari spese militari di troppe nazioni. Il compito immediato della conferenza dovrebbe essere la definizione di aree di accordo e di disaccordo sul disarmo e sugli altri tre temi in differenti regioni del mondo. Il presidente dovrebbe essere un responsabile molto importante dell'ONU e la caratteristica speciale della conferenza - la sua permanenza - dovrebbe ricevere un apprezzamento particolare in ogni occasione pubblica.

E' probabile che fra poco ci siano nuovi ed imprevisti eventi in una o più delle tre crisi che rafforzeranno il modo di pensare per lo meno di alcuni sul fallimento delle attuali spese militari.

Nuove e costose difficoltà in qualsiasi delle tre aree potrebbero anche condurre relativamente presto ad un crescente movimento di opposizione e disgusto globale di fronte alle nuove spese nucleari. Nessuno può prevedere quanto saranno grandi i cambiamenti nella vita di tutti i giorni causati dalle tre crisi, però dovremmo, nel miglior modo possibile, lavorare per far sì che tali cambiamenti contribuiscano, invece che diminuirla, alla armonia fra i popoli del mondo. Nello specifico, tutti dovremmo cercare di utilizzare queste crisi per sforzarci a pensare prima come cittadini del mondo, e solo dopo come cittadini di una nazione o regione in particolare.

Però niente di tutto questo incarna il presente - o i mesi rimanenti della presidenza Bush. Poiché il presente gruppo di repubblicani e democratici, fotocopie nel Congresso, rifiuta di formulare accuse contro Bush e Cheney, il pericolo di una guerra istigata dagli U.S.A. e Israele contro l'Iran continua ad essere reale. La condizione iperestesa delle forze terrestri U.S.A. e la probabile volontà di Bush di considerare per lo meno le piccole armi nucleari come armi ordinarie significano che sia possibile che non si tratterebbe in nessun caso di una guerra terrestre, ma che comincerebbe con grandi attacchi aerei ed un uso rapido di armi nucleari. Anche se i risultati a lungo tempo dell'uso di armi nucleari sarebbero terribilmente disastrosi, tanto per il resto del mondo come per gli U.S.A., i risultati immediati potrebbero essere visti come una vittoria rapida e a poco prezzo degli U.S.A. Se la vittoria militare apparente avvenisse prima delle elezioni statunitensi del novembre 2008, probabilmente garantirebbe una vittoria elettorale repubblicana. Dato l'interesse di Bush al suo proprio spazio nella storia, uno scenario simile potrebbe essere facilmente attraente per i suoi istinti di giocatore.

Fare rumore, molto rumore, pare essere l'unica arma nelle nostre mani per ridurre la probabilità che uno scenario simile si realizzi. Facciamo rumore, globalmente e tutti i giorni. Facciamo sapere, con tutti i mezzi a nostra disposizione, includendo la musica e la letteratura, che la gente in tutto il mondo NON VUOLE CHE U.S.A. E ISRAELE ASSASSININO UNA SOLA PERSONA IN IRAN, non importa quale sia lo stato del programma delle armi nucleari dell'Iran.


Bill Christison è stato alto funzionario della CIA. Ha prestato servizio come responsabile della National Intelligence e come direttore dell'Ufficio di Analisi Regionale e Politico della CIA.

Kathleen Christison è ex analista politica della CIA e ha lavorato in temi di medio Oriente per 35 anni. E' autrice di “Perceptions of Palestine and The Wound of Dispossession.”