06 aprile 2008

Ordine Esecutivo 11.110 è ancora valido




Il 4 Giugno del 1963, un decreto presidenziale virtualmente sconosciuto,
Ordine Esecutivo 11110, fu firmato impedendo alla Federal Reserve Bank di
prestare soldi a interesse al Governo Federale degli Stati Uniti. Con un
colpo di penna, il presidente Kennedy dichiarò che la Federal Reserve Bank,
di proprietà di privati, sarebbe presto fallita. La Christian Law Fellowship
ha ricercato questo evento nel Registro Federale e nella biblioteca del
Congresso. Possiamo tranquillamente concludere che quest'Ordine Esecutivo
non è mai stato abrogato, corretto o superato da nessun Ordine Esecutivo
successivo. In parole semplici, è ancora valido.

Dopo che il presidente John Fitzgerald Kennedy - l'autore di "Profiles in
Courage" - lo firmò, l'Ordine tornò al governo federale, precisamente al
Dipartimento del tesoro, autorizzato costituzionalmente a creare ed emettere
la valuta senza passare attraverso la Federal Reserve Bank, di privati.
L'ordine esecutivo 11110 del presidente Kennedy (il testo completo è sotto)
dette al dipartimento del tesoro il potere esplicito: "di emettere
certificati d'argento a fronte di ogni lingotto di argento, dollari
d'argento della Tesoreria." Questo significa che per ogni oncia di argento
nella cassaforte della Tesoreria degli Stati Uniti, il governo poteva
introdurre soldi in circolazione basandosi sui lingotti d'argento
fisicamente presenti.

Come risultato, più di 4 miliardi di dollari in banconote degli Stati Uniti
sono stati messi in circolazione in tagli da 2 e 5 dollari. Le banconote da
10 e 20 dollari degli Stati Uniti non hanno mai circolato ma furono stampate
dal Dipartimento del Tesoro quando Kennedy fu assassinato. Sembra ovvio che
il presidente Kennedy sapesse che l'uso delle banconote della Federal
Reserve come presunta valuta legale fosse contrario alla Costituzione degli
Stati Uniti d'America.

Le "Banconote degli Stati Uniti" furono emesse come valuta senza interessi e
senza debiti avvallate dalle riserve d'argento nella Tesoreria degli Stati
Uniti. Abbiamo confrontato una "Banconota della Federal Reserve" emessa
dalla banca centrale privata degli Stati Uniti (la Federal Reserve Bank o
Federal Reserve System), con una "Banconota degli Stati Uniti" della
tesoreria americana, emessa grazie all'ordine esecutivo del Presidente
Kennedy. Sono quasi identiche ad eccezione del fatto che una riporta la
dicitura "Banconota della Federal Reserve" e l'altra "Banconota degli Stati
Uniti". Inoltre, quella della Federal Reserve ha marchio e numero di serie
verdi, e quella degli Stati Uniti a marchio e numero di serie rossi.

Il Presidente Kennedy fu assassinato il 22 novembre del 1963 e le banconote
degli Stati Uniti che lui aveva emesso furono immediatamente tolte dalla
circolazione. Le banconote della Federal Reserve continuarono a fungere da
valuta legale della nazione. I Servizi Segreti americani confermano che il
99% delle banconote in circolazione erano nel 1999 banconote della Federal
Reserve.

Kennedy sapeva che le "Banconote degli Stati Uniti" prodotte in base alle
riserve argentee si sarebbero ampiamente diffuse e avrebbero eliminato la
richiesta delle "Banconote della Federal Reserve". E' una questione
economica molto semplice. Le BSU (Banconote degli Stati Uniti) erano emesse
sulla base del valore delle riserve argentee e le BFR (Banconote della
Federal Reserve) non avevano alcun corrispettivo di valore intrinseco.
L'Ordine Esecutivo 11110 avrebbe evitato al debito nazionale di raggiungere
il livello attuale (virtualmente quasi tutti i 9000 miliardi del debito
federale si sono prodotti dal 1963 in poi) se LBJ o ogni Presidente
successivo lo avessero applicato. Il Governo degli Stati Uniti avrebbe avuto
il potere di cancellare il debito senza passare per la mediazione delle
Federal Reserve Banks e senza l'aggravio di interessi per creare nuovi
soldi. L'ordine esecutivo 11110 dette agli Stati Uniti la possibilità di
creare i suoi soldi basandosi sul vero valore delll'argento.

Inoltre, secondo le nostre ricerche, solo cinque mesi dopo l'assassinio di
Kennedy, la serie dei "Certificati Argentei" del 1958 non fu più emessa, e
successivamente furono rimossi dalla circolazione. Forse, l'omicidio di JFK
era un messaggio per tutti i futuri presidenti di non interferire nel
controllo della Federal Reserve sulla creazione del denaro. Risulta evidente
che il Presidente Kennedy sfidasse i poteri esistenti dietro gli Stati Uniti
e la finanza mondiale. Con vero coraggio patriottico, JFK affrontò con
coraggio i due modi più fruttuosi mai usati per appianare il debito: 1)
guerra (Vietnam); e 2) creazione della moneta attraverso una banca centrale
gestita da privati. I suoi sforzi per avere tutte le truppe statunitensi
fuori dal Vietnam entro il 1965 e l'ordine esecutivo 11110 avrebbero
distrutto i profitti e il controllo della Federal Reseve Bank privata.


Ordine Esecutivo 11110

Emendamento all'ordine esecutivo numero 10289, relativo allo svolgimento di
certe funzioni ad appannaggio del dipartimento del Tesoro. In virtù
dell'autorità conferitami dalla sezione 301 del terzo articolo del Codice
degli Stati Uniti, ordino quanto segue:

SEZIONE 1. Ordine esecutivo numero 10289 del 19 settembre 1951, come
modificato, è qui ulteriormente modificato - (a) aggiungendo alla fine del
paragrafo 1 attraverso il seguente sottoparagrafo (j): "(j) L'autorità
conferita al Presidente dal paragrafo (b) della sezione 43 dell'Atto del 12
Maggio 1933, così come modificato (31 U.S.C. 821 (b)), di emettere
certificati argentei in base ad ogni lingotto d'argento, argento o dollari
d'argento standard nella Tesoreria momentaneamente non trattenuti per
rimborso da alcun certificato d'argento in corso, di prescrivere il valore
dei certificati argentei, ed emettere dollari d'argento standard e valuta
d'argento sussidiaria per il loro ammortizzamento." e (b) e eliminando i
sottoparagrafi (b) e (c) del paragrafo 2. SEZIONE 2. L'emendamento
effettutato con quest'Ordine non ha effetto su nessun atto già scritto, o su
nessuna istanza o procedimento che stanno venendo accolti, o già accolti, o
iniziato o sull'inizio di nessuna causa civile o penale precedenti alla data
di quest'Ordine ma tutte le tali disposizioni devono continuare e possono
essere portate a termine come se detto emendamento non fosse stato fatto.

JOHN F. KENNEDY THE WHITE HOUSE, June 4, 1963


Ancora una volta, l'Ordine Esecutivo 11110 è ancora valido. Secondo il 3
articolo del Codice degli Stati Uniti, sezione 301 datato 26 gennaio 1998:

Ordine Esecutivo (OE) 10289 datato 17 settembre 1951, 16 F.R. 9499, è stato
modificato da:

OE... 10583, datato 18 DICEMBRE 954, 19 F.R. 8725:
OE... 10882 datato 18 Luglio 1960, 25 F.R. 6869;
OE... 11110 datato 4 Giugno 1963, 28 F.R. 5605;
OE... 11825 datato 31 Dicembre 1974, 40 F.R. 1003;
OE... 12608 datato 9 Settembre 1987 52 F.R. 34617

Gli emendamenti del 1974 e 1987, aggiunti dopo quello di Kennedy del 1963,
non hanno cambiato nessuna parte dell'ordine esecutivo 11110. Una ricerca
negli ordini esecutivi di Clinton del 1998 e 1999 e delle Direttive
Presidenziali ha anche mostrato che non ci sono alterazioni, cambiamenti o
sospensioni dell'ordine esecutivo 11110.

La Federal Reserve Bank, altrimenti detta Federal Reserve System, è una
corporazione privata. Il dizionario della legge di Black definisce il
"Federal Reserve System" come: "Rete di dodici banche centrali a cui
appartengono la maggior parte delle banche nazionali e alla quale tutte le
banche abilitate possono appartenere. Le regole per diventare membri
prevedono investimenti in azioni e un minimo di riserve. Le banche di
proprietà privata posseggono le azioni della FED. Questo era spiegato più
dettagliatamente nel caso di Lewis contro gli Stati Uniti, Federal Reporter,
seconda serie, vol. 680, pagine 1239-1241 (1982), dove la corte diceva:
"Ogni Federal Reserve Bank è una corporazione separata di proprietà delle
banche commerciali della sua regione. Le banche commerciali azioniste
eleggono due terzi dei nove membri della direzione".

Le Federal Reserve Banks sono controllate localmente dai loro membri. Ancora
una volta, stando al Dizionario della legge di Black, ci rendiamo conto che
queste banche private emettono denaro:

"Federal Reserve Act. Legge che ha creato le banche di Riserva Federale, le
quali agiscono come agenti nel mantenimento di riserve finanziarie,
distribuendo denaro nella forma di banconote, prestando denaro alle banche,
e supervisionando le banche. Amministrate dal Gruppo di Riserva Federale".

Le banche di riserva federale di proprietà di privati emettono davvero i
soldi che usiamo. Nel 1964, il Comitato sulle Banche e la Valuta, il
Sottocomitato sulla Finanza Domestica, nella seconda sessione
dell'ottantottesimo Congresso, ha effettuato uno studio intitolato "Money
Facts" che contiene una buona descrizione di cosa è la FED: "La Riserva
Federale
è una macchina che fa soldi. Può emettere denaro o assegni. E non è
mai stato un problema fare dei buoni perché può ottenere le fatture da 5 o
10 dollari necessarie a coprire gli assegni, chiedendo semplicemente
all'Ufficio Incisioni del Dipartimento del Tesoro di stamparli."

Ogni persona o ogni gruppo chiuso che ha un sacco di soldi ha un sacco di
potere. Adesso immagina un gruppo di persone che ha il potere di creare
soldi. Immagina il potere che queste persone avrebbero. Questo è esattamente
ciò che è la Banca di Riserva Federale, di proprietà privata!

Nessuno ha fatto più di Louis T. McFadden, che era presidente del Comitato
House Banking negli anni '30, per denunciare il potere della FED.
Descrivendo la FED, sottolineò nei registri del Congresso, pagine 1295 e
1296 del 10 giugno 1932:

"Signor Presidente, in questo paese abbiamo una delle più corrotte
istituzioni che il mondo abbia mai conosciuto. Mi riferisco al Federal
Reserve Board, un comitato governativo, ha truffato il Governo e il popolo
degli Stati Uniti di abbastanza soldi per appianare il debito nazionale. La
depredazione e le iniquità del Federal Reserve Board e delle banche della
Federal Reserve sono costate a questo paese abbastanza soldi da pagare il
debito nazionale molte volte. Questa istituzione malvagia ha impoverito e
rovinato il popolo degli Stati Uniti; ha fatto bancarotta ed ha praticamente
mandato in bancarotta il nostro Governo. Ha fatto ciò attraverso la cattiva
amministrazione e le pratiche corrotte degli avvoltoi che la controllano."

Alcune persone pensano che le Federal Reserve Banks siano istituzioni degli
Stati Uniti. Non sono istituzioni, dipartimenti o agenzie governative. Sono
monopoli di credito privati che depredano il popolo degli Stati Uniti per il
proprio tornaconto e quello dei loro clienti stranieri. Quei 12 monopoli di
credito privati sono stati messi in modo ingannevole in questo paese da
banchieri che sono venuti qui dall'Europa e che ci ripagano per l'Ospitalità
indebolendo le istituzioni americane.

Le FED funzionano praticamente così: il governo ha ceduto il suo potere di
emettere denaro alle banche FED. Loro creano soldi, poi lo prestano al
governo caricandolo di interessi. Il governo usa le entrate per pagare gli
interessi sul debito. Al riguardo, è interessante notare che il Federal
Reserve Act e il sedicesimo emendamento, che danno al Congresso il potere di
riscuotere le tasse, sono stati entrambi approvati nel 1913. L'incredibile
potere delle FED sull'economia è universalmente confermato. Alcune persone,
specialmente nelle comunità accademiche e bancarie, addirittura lo supporta.
D'altra parte, ci sono anche coloro, come il presidente John Fitzgerald
Kennedy, che si sono mossi contro questo. I suoi sforzi furono esposti nel
libro del 1998 di Jim Marrs, Crossfire:


"Un altro aspetto sottovalutato dell'intento di Kennedy di riformare la
società americana, riguarda i soldi. Kennedy lo fece rivolgendosi alla
costituzione, che afferma che solo il Congresso dovrebbe emettere e regolare
il denaro, il crescente debito nazionale potrebbe essere ridotto non pagando
gli interessi ai banchieri del Federal Reserve System, che stampa banconote
che poi presta ad interessi al governo. Si è mosso in questo senso il 4
giugno del 1963 firmando l'ordine esecutivo 11110 che prevedeva l'emanazione
di 4,292,893,815 di Banconote degli Stati Uniti attraverso la Tesoreria
invece che attraverso il tradizionale Federal Reserve System. Quel giorno
stesso, Kenney firmò una carta che cambiava il materiale delle banconote da
uno e due dollari da argento ad oro, dando forza all'indebolita valuta
statunitense.

Il controllore della valuta ai tempi di Kennedy, James J. Saxon, è stato in
conflitto con il potente Federal Reserve Board per qualche tempo,
incoraggiando maggiori investimenti e conferendo poteri per le banche che
non facevano parte del Federal Reserve System. Saxon decise anche che le
banche che non facevano parte del "sistema" potevano sottoscrivere
obbligazioni statali e locali, anche se indebolivano le Federal Reserve
Banks."


In un intervento fatto alla Columbia University il 12 novembre del 1963,
dieci prima del suo assassinio, il presidente John Fitzgerald Kennedy
avrebbe detto:

"L'alto ufficio del Presidente è stato usato per fomentare un piano per
distruggere la libertà americana e prima di lasciare questo incarico, devo
informare la cittadinanza di questa condizionne."

In questo caso, John Fitzgerald Kennedy sembra essere l'oggetto del suo
stesso libro... un vero "Profile of Courage".

di John P. Curran

L'ordine 11.110 fine del signoraggio americano


Il 4 giugno 1963, il presidente nordamericano John Fitzgerald Kennedy
firmò l'ordine esecutivo numero 11.110 che dava allo Stato il potere di
emettere moneta senza doverla "chiedere in prestito" alla Federal Reserve.

Kennedy scelse come riserva monetaria l'argento.

La moneta nel progetto di Kennedy aveva costo zero per lo Stato
(invece che indebitarsi verso la Fed) in quanto i certificati d'argento
erano dollari Usa, non le attuali obbligazioni sulle quali lo Stato paga e
pagava gli interessi.

Infatti la moneta della Fed era prestata al governo applicando un
tasso di interesse (il signoraggio) usuraio. Diversamente dalla moneta della
Fed, era poi una moneta convertibile. Con il provvedimento, il Tesoro
statunitense, tornava ad emettere moneta come era avvenuto dalla fine della
guerra di secessione fino agli anni '30 (nonostante l'avvenuta costituzione,
già nel 1913, della "privata istituzione" Federal Reserve, fondata dalle
banche Rothschild "europee", dalla Lazard Brothers, dalla Israel Moses Sieff
bank, della Warburg, dalla Kuhn Loeb, dalla Goldman Sachs e dalla Chase
Manhattan bank della famiglia Rockefeller).
Questo voleva dire che per ogni oncia di argento presente nelle
riserve Usa, lo Stato poteva mettere in circolazione nuova moneta. In tutto,
Kennedy mise in circolazione banconote per 4,3 miliardi di dollari. Le
conseguenze furono enormi. Kennedy stava per mettere fuori gioco la Federal
Reserve Bank di New York. Se fosse entrata in circolazione una quantità
sufficiente di questi certificati basati sull'argento, questa avrebbe
eliminato la domanda di banconote della Federal Reserve.

L'ordine esecutivo 11.110 avrebbe probabilmente impedito il lievitare
del debito pubblico che ha raggiunto i record attuali, poiché avrebbe dato
al governo di Washington la possibilità di ripagare il debito pubblico senza
essere gravato dall'interesse richiesto da questa banca privata, la Fed, per
la creazione di nuova moneta (tasso di sconto).
Come si sa, infatti, il debito cresce in quanto gli Stati chiedono
nuovi prestiti di moneta non solo per le necessità correnti, ma per ripagare
gli interessi (il tasso di sconto). Kennedy fu assassinato a Dallas dopo
appena cinque mesi dall'emanazione dell'ordine esecutivo 11.110 (come per
Calvi, come per Schleyer, anche in quel caso "non si sa da chi"... forse dai
Frati Neri) e non vennero più emessi certificati garantiti da argento od
oro. Poi venne Nixon e la definitiva fuoriuscita del dollaro dal sistema
delle parità fisse convertibili nei metalli preziosi.
Dedichiamo quanto sopra, come fonte di informazione, all'esimio
direttore della Rai nonché Arbiter Politicorum per eccellenza, Bruno Vespa.
Che , nel suo "Porta a Porta" dell'altro ieri, mercoledì 26, oltre a
sottolineare - di fatto e "democraticamente" - l'inutilità delle presenze
delle liste di altri candidati premier rispetto ai quattro maggiori da lui
da sempre coccolati (tra l'altro almeno alcune di quelle liste erano in
possesso di un passato storico imprescrittibile), ha trattato da deficienti
i navigatori di internet e dei blog e da ignorante il rappresentante di "No
euro" che cercava di dimostrare che il signoraggio usuraio - il "tasso di
sconto" - applicato dalle banche centrali ("private") era ed è la fonte
primaria dell'indebitamento dello Stato e quindi della grande rapina in atto
ai danni di tutti i cittadini e dei loro redditi.
Se sui ludi elettorali in corso nel BelPaese la nostra posizione è più
che chiara, e cioè il boicottaggio, riteniamo ancora più gravi le sortite di
disinformazione - ignoranti o coscienti - dei giornalisti embedded che ci
propinano la loro scienza - si fa per dire - per omologare tutti alla
servitù di massa.
di Ugo Gaudenzi

05 aprile 2008

Copiare per innovare


In una lucida analisi Blondet traccia la situazione senza una via d'uscita e, si appella alla storia dove alcuni Italiani si sono distinti permettendo non solo il loro sviluppo ma, anche quella del loro paese.Però dimentica sempre quel vecchio detto ' si può fare tutto, ma solo col consenso della mamma'. Teoria dei bamboccioni? No, solo teoria di madre patria.

La bolla immobiliare spagnola è scoppiata. I prezzi delle case sono scesi del 5-7%, e c’è chi prevede che caleranno del 25% . Gli investitori stranieri stanno svendendo in fretta le obbligazioni iberiche sostenute nei mutui. Ismael Clemente, il capo della branca della Deutsche Bank che si occupa di immobiliare, ha ammesso che lui e gli altri speculatori esteri stanno vendendo i titoli dei mutui ispanici col 40% di sconto.

Naturalmente questo accelera il precipizio. Le vendite di auto sono crollate del 28% a marzo. Ma cosa fa il governo spagnolo?

Ha stanziato 20 miliardi di euro per finanziare grandi opere pubbliche, anzitutto nuove ferrovie ad alta velocità, in funzione anticiclica. Una misura keynesiana. Ad effetto immediato, senza lungaggini. E con uno stanziamento enorme, nonostante la crisi certo non prometta risorse tributarie aggiuntive. Il confronto con la «politica» e l’amministrazione pubblica italiana è schiacciante.

Da noi, lo Stato non è mai stato rapido a stanziare 20 miliardi di euro per contrastare una recessione; da sempre, è rapidissimo solo a «prendere» 20 o 30 miliardi di euro dalle tasche dei cittadini, con ogni nuova finanziaria. Forse gli spagnoli non hanno i verdi e gli ecologisti e i localisti fanatici che impediscono ogni opera pubblica, sia l’alta velocità siano gli inceneritori.

E già che parliamo di ambientalismo, ecco un’informazione per i nostri Pecorari Scanii che parlano a vanvera di energie rinnovabili: sabato scorso, giornata di vento forte, i generatori a vento spagnoli hanno generato 9.862 megawatt, pari al 40,8% del consumo di elettricità totale di un giorno . Nei giorni più calmi, i super-mulini a vento iberici coprono il 28-30% del fabbisogno di energia elettrica. Sabato la forza del vento ha superato quella idroelettrica, per la prima volta.

In giugno il governo di Madrid ha varato un decreto che porterà alla costruzione di «parchi del vento» galleggianti off-shore lungo la costa, più costosi dei mulini a terra ma capaci di profittare di brezze più potenti e costanti. La Spagna, apprendiamo, è con la Danimarca e la Germania il Paese che più produce energia dal vento, e conta di triplicare la produzione entro il 2020.

I nostri ecologisti ambientalisti e pecorari, se non erro, hanno bloccato l’installazione di pochi generatori a vento in Liguria, avendo scoperto (maguarda!) che sono anti-estetici (pardon, pongono problemi di «impatto ambientale»); del resto basta aver viaggiato in Sicilia e Sardegna per aver visto quelle torri con le pale per lo più ferme, per mancanza di manutenzione. Evidentemente, una tecnologia troppo complicata per neander(i)taliani.

I nostri verdi sono così: no al nucleare, no al vento, no a tutto. Per loro, è energia «pulita» solo quella che brucia gas, la più costosa e preziosa delle materie prime energetiche. Signorini del mondo.

E’ stato detto che per l’Expo universale del 1998, il Portogallo ha costruito il ponte più lungo d’Europa, 18 chilometri, oltre che l’acquario più grande del mondo e reti di metropolitane. Il timore è che l’Expo a Milano porti orrori architettonici, colate di cemento e speculazione mafioso-edilizia firmata Ligresti; forse però alla fin fine nemmeno quello, perché da noi i politici promettono, ma sono poi incapaci di mantenere.

Prodi ordinò che la spazzatura da Napoli sparisse «entro 48 ore», e s’è visto. Berlusconi promise il Ponte di Messina e la riduzione delle aliquote, ed abbiamo visto.

Oggi, promettono tutto: salvare Alitalia, asili-nido, riduzione della burocrazia, stroncamento della mafia, fiscalità dignitosa, snellimento, deregulation… la verità è che dobbiamo pagare una tassa sugli assegni che emettiamo, obbligatoriamente renderli non-trasferibili, e persino comunicare il nostro codice fiscale al farmacista se vogliamo poter detrarre qualche medicinale dal 740. La burocrazia, specie quella fiscale, diventa ogni giorno più asfissiante.

Tutto il resto è inefficiente: il numero delle badanti (moldave, ucraine e romene) ha superato il numero dei dipendenti della Sanità, gli italiani con vecchi a carico pagano due volte, una i fancazzisti «nazionali», l’altra le romene e ucraine. Perché i nostri politici hanno «i loro metodi» per fare le cose, la nostra burocrazia ha «i suoi metodi», ed è questo il problema.

In tutti gli altri Paesi vigono metodi completamente diversi, e tutto funziona meglio. In Inghilterra, ma anche in Spagna, quando si compra una casa non occorre pagare un notaio privato a percentuale sul valore dell’immobile (assurdo), basta rivolgersi all’ufficio del registro e pagare 60 euro.
In Gran Bretagna non si conosce lo scontrino fiscale; eppure l’evasione non è un fenomeno nazionale né il pianto greco continuo del potere. In Francia, gli studi di settore funzionano benissimo, senza suscitare rivolte tra i contribuenti.

Dovunque il sistema giudiziario funziona più rapido e soddisfacente che da noi, spesso con un numero di giudici e di avvocati dieci volte inferiore. Come fanno? Come ci riescono, gli altri?

Per saperlo, bisogna andare a studiare. Andare a vedere, e adottare i metodi e i regolamenti che usano gli altri. Non c’è niente di umiliante in questo, anzi, proprio le nazioni che nella storia hanno avuto uno scatto di orgoglio hanno copiato i Paesi migliori.

Quando la Turchia divenne repubblica, decisa a superare la vecchia arretratezza, assoldò giuristi tedeschi per farsi scrivere i codici civile, penale e commerciale (e i codici turchi sono praticamente quelli germanici), ufficiali tedeschi per la riforma delle forze armate, persino linguisti tedeschi per trasferire i fonemi della lingua turca nei caratteri latini, che Ataturk aveva deciso dovessero sostituire la scrittura araba.

Nella seconda metà dell’Ottocento la classe dirigente nipponica capì che, se non non modernizzava velocemente il Paese, sarebbe caduta nelle mani degli occidentali, colonizzata. Nel 1869 l’imperatore emanò un proclama in cui invitò il popolo ad «attingere il sapere da tutto
il mondo così da rafforzare le fondamenta dell’impero». Migliaia di funzionari, politici, uomini d’affari e studiosi furono spediti in Europa e in America a studiare «le leggi e i regolamenti fiscali, le Borse, il debito pubblico, le compagnie d’assicurazione, le fabbriche d’ogni tipo, le società commerciali».

Tra il 1870 e il 1890 il solo ministero dell’Industria giapponese ebbe alle sue dipendenze oltre 500 tecnici occidentali, in un Paese dove pochi anni prima tenere rapporti con uno straniero era punito con la morte. Sulla base dei modelli occidentali fu introdotta la coscrizione obbligatoria, fu creato un sistema scolastico moderno; i samurai furono incitati a diventare imprenditori, ad assumersi il carico di industrie create con fondi pubblici e, appena avviate, cedute ai privati (3).

Anche in Cina non mancarono tentativi di questo genere. Vi furono esponenti riformisti, consci della necessità di modernizzare il Paese perché non cadesse sotto il dominio straniero, che incitarono a copiare quel che si faceva all’estero: «Quando mai avete avuto una vera comprensione della cultura dei popoli stranieri?», diceva un esponente del movimento ai suoi connazionali: «Voi li identificate con quello che vedete e toccate, con le navi a vapore, le linee telegrafiche, i treni e i fucili, cannoni, macchine tessili. Mai potrete immaginare la bellezza e la perfezione delle istituzioni e del diritto occidentali». In Europa, diceva un altro, «il commercio è retto da norme precise e dignitose e condotto con metodi esatti». La vera forza dell’Inghilterra, sta nel fatto «che vi è là mutua simpatia tra i governanti e i governati».

I riformisti, attorno al giovane imperatore Kuang-hsu, cercarono di trasformare la Cina come i giapponesi avevano trasformato il Giappone. Furono i «Cento giorni della riforma». Perché il tentativo durò esattamente 110 giorni; poi i mandarini, ossia la burocrazia tradizionale, i calligrafi, i funzionari abituati a secoli di corruzione sbatterono fuori i riformisti, ne giustiziarono parecchi con raffinate torture, e cacciarono l’imperatore.

Noi siamo così.

La nostra burocrazia, come i mandarini e i calligrafi di ideogrammi, sono affezionati ai loro metodi (fancazzismo), sono ammanicati a politici che hanno i loro metodi e ne traggono il dovuto tornaconto in clientelismo: il tutto costa, secondo l’economista Ricolfi (di sinistra), 80 miliardi di euro in sciali, sprechi, inefficienze e mazzette, ma quei soldi ingrassano un ceto che detiene il potere e le sue leve. E che ha sempre resistito vittoriosamente.

La Dc scacciò il suo fondatore, don Sturzo, quando questi cominciò a denunciare le «tre male bestie italiane», ossia statalismo, partitocrazia e abuso di pubblico denaro. Eppure c’è stato un esempio, persino da noi, di gente che è andata a copiare all’estero. Milano, 1830.

L’alta borghesia, arricchita dalle filande e seterie (agro-industriali), si accorge che in Germania e Francia stanno esplodendo nuove industrie, la chimica, l’elettromeccanica, la metallurgia avanzata. Se ne accorge perché vede i suoi pochi settori manifatturieri dipendenti da industrie straniere per ogni novità tecnologica, che bisognava comprare all’estero. Allora il direttore del Politecnico, Giuseppe Colombo, manda a studiare al politecnico di Zurigo un giovane laureato, Franco Tosi, che poi fonderà la ditta omonima; suggerisce ad uno studente, tale Giovanni Battista Pirelli, di andare a studiare in Germania e Francia l’industria della gomma, che pareva avere un grande futuro; consiglia ad un altro neo-ingegnere, di nome Ernesto Breda, di andare a studiare in Germania, Olanda e Danimarca le innovazioni nell’industria siderurgico-meccanica.

Il Colombo a volte paga di tasca sua i viaggi di questi studenti promettenti; altre volte, a pagare sono i ricchi milanesi, che capiscono la necessità d’innovazione industriale. Non solo: questi imprenditori capiscono che bisogna «adeguare il sistema di istruzione superiore alle nuove caratteristiche che va assumendo lo sviluppo economico-industriale della città». Occorrono operai moderni e tecnici.

Il signor Carlo Erba, molto ricco, sborsa 400 mila lire di allora di tasca sua per fondare la Scuola speciale di elettrotecnica, e poi volge un appello agli altri ricchi, che facciano altrettanto, che sostengano la ricerca applicata all’industria. Nascono così la Società Chimica Milanese, il Laboratorio di Geodesia, l’Associazione Elettrotecnica Italiana, il Laboratorio Sperimentale di Ricerche sulla Carta.

Già molti anni prima, su finanziamenro di privati, e sul modello francese, era sorta la Società di Incoraggiamento Arti e Mestieri, da cui usciranno operai capaci di diventare imprenditori, come tale Ercole Marelli. Per questo, e non per chissà quali misteriose doti naturali, Milano è stata per un secolo e mezzo la capitale industriale italiana e il centro delle innovazioni: per volontarismo, per «simpatia fra governanti e governati», per una decisione rapidamente presa. E per ambizione, Milano è andata a imparare all’estero, umilmente, come far meglio.

Oggi manca l’ambizione e, insieme, l’umiltà. Abbiamo i nostri metodi. Il metodo Mastella, il metodo Berlusconi, il metodo Visco, il metodo Bassolino. Loro sanno come si fa, hanno imparato anche già troppo.
fonte: M. Blondet

06 aprile 2008

Ordine Esecutivo 11.110 è ancora valido




Il 4 Giugno del 1963, un decreto presidenziale virtualmente sconosciuto,
Ordine Esecutivo 11110, fu firmato impedendo alla Federal Reserve Bank di
prestare soldi a interesse al Governo Federale degli Stati Uniti. Con un
colpo di penna, il presidente Kennedy dichiarò che la Federal Reserve Bank,
di proprietà di privati, sarebbe presto fallita. La Christian Law Fellowship
ha ricercato questo evento nel Registro Federale e nella biblioteca del
Congresso. Possiamo tranquillamente concludere che quest'Ordine Esecutivo
non è mai stato abrogato, corretto o superato da nessun Ordine Esecutivo
successivo. In parole semplici, è ancora valido.

Dopo che il presidente John Fitzgerald Kennedy - l'autore di "Profiles in
Courage" - lo firmò, l'Ordine tornò al governo federale, precisamente al
Dipartimento del tesoro, autorizzato costituzionalmente a creare ed emettere
la valuta senza passare attraverso la Federal Reserve Bank, di privati.
L'ordine esecutivo 11110 del presidente Kennedy (il testo completo è sotto)
dette al dipartimento del tesoro il potere esplicito: "di emettere
certificati d'argento a fronte di ogni lingotto di argento, dollari
d'argento della Tesoreria." Questo significa che per ogni oncia di argento
nella cassaforte della Tesoreria degli Stati Uniti, il governo poteva
introdurre soldi in circolazione basandosi sui lingotti d'argento
fisicamente presenti.

Come risultato, più di 4 miliardi di dollari in banconote degli Stati Uniti
sono stati messi in circolazione in tagli da 2 e 5 dollari. Le banconote da
10 e 20 dollari degli Stati Uniti non hanno mai circolato ma furono stampate
dal Dipartimento del Tesoro quando Kennedy fu assassinato. Sembra ovvio che
il presidente Kennedy sapesse che l'uso delle banconote della Federal
Reserve come presunta valuta legale fosse contrario alla Costituzione degli
Stati Uniti d'America.

Le "Banconote degli Stati Uniti" furono emesse come valuta senza interessi e
senza debiti avvallate dalle riserve d'argento nella Tesoreria degli Stati
Uniti. Abbiamo confrontato una "Banconota della Federal Reserve" emessa
dalla banca centrale privata degli Stati Uniti (la Federal Reserve Bank o
Federal Reserve System), con una "Banconota degli Stati Uniti" della
tesoreria americana, emessa grazie all'ordine esecutivo del Presidente
Kennedy. Sono quasi identiche ad eccezione del fatto che una riporta la
dicitura "Banconota della Federal Reserve" e l'altra "Banconota degli Stati
Uniti". Inoltre, quella della Federal Reserve ha marchio e numero di serie
verdi, e quella degli Stati Uniti a marchio e numero di serie rossi.

Il Presidente Kennedy fu assassinato il 22 novembre del 1963 e le banconote
degli Stati Uniti che lui aveva emesso furono immediatamente tolte dalla
circolazione. Le banconote della Federal Reserve continuarono a fungere da
valuta legale della nazione. I Servizi Segreti americani confermano che il
99% delle banconote in circolazione erano nel 1999 banconote della Federal
Reserve.

Kennedy sapeva che le "Banconote degli Stati Uniti" prodotte in base alle
riserve argentee si sarebbero ampiamente diffuse e avrebbero eliminato la
richiesta delle "Banconote della Federal Reserve". E' una questione
economica molto semplice. Le BSU (Banconote degli Stati Uniti) erano emesse
sulla base del valore delle riserve argentee e le BFR (Banconote della
Federal Reserve) non avevano alcun corrispettivo di valore intrinseco.
L'Ordine Esecutivo 11110 avrebbe evitato al debito nazionale di raggiungere
il livello attuale (virtualmente quasi tutti i 9000 miliardi del debito
federale si sono prodotti dal 1963 in poi) se LBJ o ogni Presidente
successivo lo avessero applicato. Il Governo degli Stati Uniti avrebbe avuto
il potere di cancellare il debito senza passare per la mediazione delle
Federal Reserve Banks e senza l'aggravio di interessi per creare nuovi
soldi. L'ordine esecutivo 11110 dette agli Stati Uniti la possibilità di
creare i suoi soldi basandosi sul vero valore delll'argento.

Inoltre, secondo le nostre ricerche, solo cinque mesi dopo l'assassinio di
Kennedy, la serie dei "Certificati Argentei" del 1958 non fu più emessa, e
successivamente furono rimossi dalla circolazione. Forse, l'omicidio di JFK
era un messaggio per tutti i futuri presidenti di non interferire nel
controllo della Federal Reserve sulla creazione del denaro. Risulta evidente
che il Presidente Kennedy sfidasse i poteri esistenti dietro gli Stati Uniti
e la finanza mondiale. Con vero coraggio patriottico, JFK affrontò con
coraggio i due modi più fruttuosi mai usati per appianare il debito: 1)
guerra (Vietnam); e 2) creazione della moneta attraverso una banca centrale
gestita da privati. I suoi sforzi per avere tutte le truppe statunitensi
fuori dal Vietnam entro il 1965 e l'ordine esecutivo 11110 avrebbero
distrutto i profitti e il controllo della Federal Reseve Bank privata.


Ordine Esecutivo 11110

Emendamento all'ordine esecutivo numero 10289, relativo allo svolgimento di
certe funzioni ad appannaggio del dipartimento del Tesoro. In virtù
dell'autorità conferitami dalla sezione 301 del terzo articolo del Codice
degli Stati Uniti, ordino quanto segue:

SEZIONE 1. Ordine esecutivo numero 10289 del 19 settembre 1951, come
modificato, è qui ulteriormente modificato - (a) aggiungendo alla fine del
paragrafo 1 attraverso il seguente sottoparagrafo (j): "(j) L'autorità
conferita al Presidente dal paragrafo (b) della sezione 43 dell'Atto del 12
Maggio 1933, così come modificato (31 U.S.C. 821 (b)), di emettere
certificati argentei in base ad ogni lingotto d'argento, argento o dollari
d'argento standard nella Tesoreria momentaneamente non trattenuti per
rimborso da alcun certificato d'argento in corso, di prescrivere il valore
dei certificati argentei, ed emettere dollari d'argento standard e valuta
d'argento sussidiaria per il loro ammortizzamento." e (b) e eliminando i
sottoparagrafi (b) e (c) del paragrafo 2. SEZIONE 2. L'emendamento
effettutato con quest'Ordine non ha effetto su nessun atto già scritto, o su
nessuna istanza o procedimento che stanno venendo accolti, o già accolti, o
iniziato o sull'inizio di nessuna causa civile o penale precedenti alla data
di quest'Ordine ma tutte le tali disposizioni devono continuare e possono
essere portate a termine come se detto emendamento non fosse stato fatto.

JOHN F. KENNEDY THE WHITE HOUSE, June 4, 1963


Ancora una volta, l'Ordine Esecutivo 11110 è ancora valido. Secondo il 3
articolo del Codice degli Stati Uniti, sezione 301 datato 26 gennaio 1998:

Ordine Esecutivo (OE) 10289 datato 17 settembre 1951, 16 F.R. 9499, è stato
modificato da:

OE... 10583, datato 18 DICEMBRE 954, 19 F.R. 8725:
OE... 10882 datato 18 Luglio 1960, 25 F.R. 6869;
OE... 11110 datato 4 Giugno 1963, 28 F.R. 5605;
OE... 11825 datato 31 Dicembre 1974, 40 F.R. 1003;
OE... 12608 datato 9 Settembre 1987 52 F.R. 34617

Gli emendamenti del 1974 e 1987, aggiunti dopo quello di Kennedy del 1963,
non hanno cambiato nessuna parte dell'ordine esecutivo 11110. Una ricerca
negli ordini esecutivi di Clinton del 1998 e 1999 e delle Direttive
Presidenziali ha anche mostrato che non ci sono alterazioni, cambiamenti o
sospensioni dell'ordine esecutivo 11110.

La Federal Reserve Bank, altrimenti detta Federal Reserve System, è una
corporazione privata. Il dizionario della legge di Black definisce il
"Federal Reserve System" come: "Rete di dodici banche centrali a cui
appartengono la maggior parte delle banche nazionali e alla quale tutte le
banche abilitate possono appartenere. Le regole per diventare membri
prevedono investimenti in azioni e un minimo di riserve. Le banche di
proprietà privata posseggono le azioni della FED. Questo era spiegato più
dettagliatamente nel caso di Lewis contro gli Stati Uniti, Federal Reporter,
seconda serie, vol. 680, pagine 1239-1241 (1982), dove la corte diceva:
"Ogni Federal Reserve Bank è una corporazione separata di proprietà delle
banche commerciali della sua regione. Le banche commerciali azioniste
eleggono due terzi dei nove membri della direzione".

Le Federal Reserve Banks sono controllate localmente dai loro membri. Ancora
una volta, stando al Dizionario della legge di Black, ci rendiamo conto che
queste banche private emettono denaro:

"Federal Reserve Act. Legge che ha creato le banche di Riserva Federale, le
quali agiscono come agenti nel mantenimento di riserve finanziarie,
distribuendo denaro nella forma di banconote, prestando denaro alle banche,
e supervisionando le banche. Amministrate dal Gruppo di Riserva Federale".

Le banche di riserva federale di proprietà di privati emettono davvero i
soldi che usiamo. Nel 1964, il Comitato sulle Banche e la Valuta, il
Sottocomitato sulla Finanza Domestica, nella seconda sessione
dell'ottantottesimo Congresso, ha effettuato uno studio intitolato "Money
Facts" che contiene una buona descrizione di cosa è la FED: "La Riserva
Federale
è una macchina che fa soldi. Può emettere denaro o assegni. E non è
mai stato un problema fare dei buoni perché può ottenere le fatture da 5 o
10 dollari necessarie a coprire gli assegni, chiedendo semplicemente
all'Ufficio Incisioni del Dipartimento del Tesoro di stamparli."

Ogni persona o ogni gruppo chiuso che ha un sacco di soldi ha un sacco di
potere. Adesso immagina un gruppo di persone che ha il potere di creare
soldi. Immagina il potere che queste persone avrebbero. Questo è esattamente
ciò che è la Banca di Riserva Federale, di proprietà privata!

Nessuno ha fatto più di Louis T. McFadden, che era presidente del Comitato
House Banking negli anni '30, per denunciare il potere della FED.
Descrivendo la FED, sottolineò nei registri del Congresso, pagine 1295 e
1296 del 10 giugno 1932:

"Signor Presidente, in questo paese abbiamo una delle più corrotte
istituzioni che il mondo abbia mai conosciuto. Mi riferisco al Federal
Reserve Board, un comitato governativo, ha truffato il Governo e il popolo
degli Stati Uniti di abbastanza soldi per appianare il debito nazionale. La
depredazione e le iniquità del Federal Reserve Board e delle banche della
Federal Reserve sono costate a questo paese abbastanza soldi da pagare il
debito nazionale molte volte. Questa istituzione malvagia ha impoverito e
rovinato il popolo degli Stati Uniti; ha fatto bancarotta ed ha praticamente
mandato in bancarotta il nostro Governo. Ha fatto ciò attraverso la cattiva
amministrazione e le pratiche corrotte degli avvoltoi che la controllano."

Alcune persone pensano che le Federal Reserve Banks siano istituzioni degli
Stati Uniti. Non sono istituzioni, dipartimenti o agenzie governative. Sono
monopoli di credito privati che depredano il popolo degli Stati Uniti per il
proprio tornaconto e quello dei loro clienti stranieri. Quei 12 monopoli di
credito privati sono stati messi in modo ingannevole in questo paese da
banchieri che sono venuti qui dall'Europa e che ci ripagano per l'Ospitalità
indebolendo le istituzioni americane.

Le FED funzionano praticamente così: il governo ha ceduto il suo potere di
emettere denaro alle banche FED. Loro creano soldi, poi lo prestano al
governo caricandolo di interessi. Il governo usa le entrate per pagare gli
interessi sul debito. Al riguardo, è interessante notare che il Federal
Reserve Act e il sedicesimo emendamento, che danno al Congresso il potere di
riscuotere le tasse, sono stati entrambi approvati nel 1913. L'incredibile
potere delle FED sull'economia è universalmente confermato. Alcune persone,
specialmente nelle comunità accademiche e bancarie, addirittura lo supporta.
D'altra parte, ci sono anche coloro, come il presidente John Fitzgerald
Kennedy, che si sono mossi contro questo. I suoi sforzi furono esposti nel
libro del 1998 di Jim Marrs, Crossfire:


"Un altro aspetto sottovalutato dell'intento di Kennedy di riformare la
società americana, riguarda i soldi. Kennedy lo fece rivolgendosi alla
costituzione, che afferma che solo il Congresso dovrebbe emettere e regolare
il denaro, il crescente debito nazionale potrebbe essere ridotto non pagando
gli interessi ai banchieri del Federal Reserve System, che stampa banconote
che poi presta ad interessi al governo. Si è mosso in questo senso il 4
giugno del 1963 firmando l'ordine esecutivo 11110 che prevedeva l'emanazione
di 4,292,893,815 di Banconote degli Stati Uniti attraverso la Tesoreria
invece che attraverso il tradizionale Federal Reserve System. Quel giorno
stesso, Kenney firmò una carta che cambiava il materiale delle banconote da
uno e due dollari da argento ad oro, dando forza all'indebolita valuta
statunitense.

Il controllore della valuta ai tempi di Kennedy, James J. Saxon, è stato in
conflitto con il potente Federal Reserve Board per qualche tempo,
incoraggiando maggiori investimenti e conferendo poteri per le banche che
non facevano parte del Federal Reserve System. Saxon decise anche che le
banche che non facevano parte del "sistema" potevano sottoscrivere
obbligazioni statali e locali, anche se indebolivano le Federal Reserve
Banks."


In un intervento fatto alla Columbia University il 12 novembre del 1963,
dieci prima del suo assassinio, il presidente John Fitzgerald Kennedy
avrebbe detto:

"L'alto ufficio del Presidente è stato usato per fomentare un piano per
distruggere la libertà americana e prima di lasciare questo incarico, devo
informare la cittadinanza di questa condizionne."

In questo caso, John Fitzgerald Kennedy sembra essere l'oggetto del suo
stesso libro... un vero "Profile of Courage".

di John P. Curran

L'ordine 11.110 fine del signoraggio americano


Il 4 giugno 1963, il presidente nordamericano John Fitzgerald Kennedy
firmò l'ordine esecutivo numero 11.110 che dava allo Stato il potere di
emettere moneta senza doverla "chiedere in prestito" alla Federal Reserve.

Kennedy scelse come riserva monetaria l'argento.

La moneta nel progetto di Kennedy aveva costo zero per lo Stato
(invece che indebitarsi verso la Fed) in quanto i certificati d'argento
erano dollari Usa, non le attuali obbligazioni sulle quali lo Stato paga e
pagava gli interessi.

Infatti la moneta della Fed era prestata al governo applicando un
tasso di interesse (il signoraggio) usuraio. Diversamente dalla moneta della
Fed, era poi una moneta convertibile. Con il provvedimento, il Tesoro
statunitense, tornava ad emettere moneta come era avvenuto dalla fine della
guerra di secessione fino agli anni '30 (nonostante l'avvenuta costituzione,
già nel 1913, della "privata istituzione" Federal Reserve, fondata dalle
banche Rothschild "europee", dalla Lazard Brothers, dalla Israel Moses Sieff
bank, della Warburg, dalla Kuhn Loeb, dalla Goldman Sachs e dalla Chase
Manhattan bank della famiglia Rockefeller).
Questo voleva dire che per ogni oncia di argento presente nelle
riserve Usa, lo Stato poteva mettere in circolazione nuova moneta. In tutto,
Kennedy mise in circolazione banconote per 4,3 miliardi di dollari. Le
conseguenze furono enormi. Kennedy stava per mettere fuori gioco la Federal
Reserve Bank di New York. Se fosse entrata in circolazione una quantità
sufficiente di questi certificati basati sull'argento, questa avrebbe
eliminato la domanda di banconote della Federal Reserve.

L'ordine esecutivo 11.110 avrebbe probabilmente impedito il lievitare
del debito pubblico che ha raggiunto i record attuali, poiché avrebbe dato
al governo di Washington la possibilità di ripagare il debito pubblico senza
essere gravato dall'interesse richiesto da questa banca privata, la Fed, per
la creazione di nuova moneta (tasso di sconto).
Come si sa, infatti, il debito cresce in quanto gli Stati chiedono
nuovi prestiti di moneta non solo per le necessità correnti, ma per ripagare
gli interessi (il tasso di sconto). Kennedy fu assassinato a Dallas dopo
appena cinque mesi dall'emanazione dell'ordine esecutivo 11.110 (come per
Calvi, come per Schleyer, anche in quel caso "non si sa da chi"... forse dai
Frati Neri) e non vennero più emessi certificati garantiti da argento od
oro. Poi venne Nixon e la definitiva fuoriuscita del dollaro dal sistema
delle parità fisse convertibili nei metalli preziosi.
Dedichiamo quanto sopra, come fonte di informazione, all'esimio
direttore della Rai nonché Arbiter Politicorum per eccellenza, Bruno Vespa.
Che , nel suo "Porta a Porta" dell'altro ieri, mercoledì 26, oltre a
sottolineare - di fatto e "democraticamente" - l'inutilità delle presenze
delle liste di altri candidati premier rispetto ai quattro maggiori da lui
da sempre coccolati (tra l'altro almeno alcune di quelle liste erano in
possesso di un passato storico imprescrittibile), ha trattato da deficienti
i navigatori di internet e dei blog e da ignorante il rappresentante di "No
euro" che cercava di dimostrare che il signoraggio usuraio - il "tasso di
sconto" - applicato dalle banche centrali ("private") era ed è la fonte
primaria dell'indebitamento dello Stato e quindi della grande rapina in atto
ai danni di tutti i cittadini e dei loro redditi.
Se sui ludi elettorali in corso nel BelPaese la nostra posizione è più
che chiara, e cioè il boicottaggio, riteniamo ancora più gravi le sortite di
disinformazione - ignoranti o coscienti - dei giornalisti embedded che ci
propinano la loro scienza - si fa per dire - per omologare tutti alla
servitù di massa.
di Ugo Gaudenzi

05 aprile 2008

Copiare per innovare


In una lucida analisi Blondet traccia la situazione senza una via d'uscita e, si appella alla storia dove alcuni Italiani si sono distinti permettendo non solo il loro sviluppo ma, anche quella del loro paese.Però dimentica sempre quel vecchio detto ' si può fare tutto, ma solo col consenso della mamma'. Teoria dei bamboccioni? No, solo teoria di madre patria.

La bolla immobiliare spagnola è scoppiata. I prezzi delle case sono scesi del 5-7%, e c’è chi prevede che caleranno del 25% . Gli investitori stranieri stanno svendendo in fretta le obbligazioni iberiche sostenute nei mutui. Ismael Clemente, il capo della branca della Deutsche Bank che si occupa di immobiliare, ha ammesso che lui e gli altri speculatori esteri stanno vendendo i titoli dei mutui ispanici col 40% di sconto.

Naturalmente questo accelera il precipizio. Le vendite di auto sono crollate del 28% a marzo. Ma cosa fa il governo spagnolo?

Ha stanziato 20 miliardi di euro per finanziare grandi opere pubbliche, anzitutto nuove ferrovie ad alta velocità, in funzione anticiclica. Una misura keynesiana. Ad effetto immediato, senza lungaggini. E con uno stanziamento enorme, nonostante la crisi certo non prometta risorse tributarie aggiuntive. Il confronto con la «politica» e l’amministrazione pubblica italiana è schiacciante.

Da noi, lo Stato non è mai stato rapido a stanziare 20 miliardi di euro per contrastare una recessione; da sempre, è rapidissimo solo a «prendere» 20 o 30 miliardi di euro dalle tasche dei cittadini, con ogni nuova finanziaria. Forse gli spagnoli non hanno i verdi e gli ecologisti e i localisti fanatici che impediscono ogni opera pubblica, sia l’alta velocità siano gli inceneritori.

E già che parliamo di ambientalismo, ecco un’informazione per i nostri Pecorari Scanii che parlano a vanvera di energie rinnovabili: sabato scorso, giornata di vento forte, i generatori a vento spagnoli hanno generato 9.862 megawatt, pari al 40,8% del consumo di elettricità totale di un giorno . Nei giorni più calmi, i super-mulini a vento iberici coprono il 28-30% del fabbisogno di energia elettrica. Sabato la forza del vento ha superato quella idroelettrica, per la prima volta.

In giugno il governo di Madrid ha varato un decreto che porterà alla costruzione di «parchi del vento» galleggianti off-shore lungo la costa, più costosi dei mulini a terra ma capaci di profittare di brezze più potenti e costanti. La Spagna, apprendiamo, è con la Danimarca e la Germania il Paese che più produce energia dal vento, e conta di triplicare la produzione entro il 2020.

I nostri ecologisti ambientalisti e pecorari, se non erro, hanno bloccato l’installazione di pochi generatori a vento in Liguria, avendo scoperto (maguarda!) che sono anti-estetici (pardon, pongono problemi di «impatto ambientale»); del resto basta aver viaggiato in Sicilia e Sardegna per aver visto quelle torri con le pale per lo più ferme, per mancanza di manutenzione. Evidentemente, una tecnologia troppo complicata per neander(i)taliani.

I nostri verdi sono così: no al nucleare, no al vento, no a tutto. Per loro, è energia «pulita» solo quella che brucia gas, la più costosa e preziosa delle materie prime energetiche. Signorini del mondo.

E’ stato detto che per l’Expo universale del 1998, il Portogallo ha costruito il ponte più lungo d’Europa, 18 chilometri, oltre che l’acquario più grande del mondo e reti di metropolitane. Il timore è che l’Expo a Milano porti orrori architettonici, colate di cemento e speculazione mafioso-edilizia firmata Ligresti; forse però alla fin fine nemmeno quello, perché da noi i politici promettono, ma sono poi incapaci di mantenere.

Prodi ordinò che la spazzatura da Napoli sparisse «entro 48 ore», e s’è visto. Berlusconi promise il Ponte di Messina e la riduzione delle aliquote, ed abbiamo visto.

Oggi, promettono tutto: salvare Alitalia, asili-nido, riduzione della burocrazia, stroncamento della mafia, fiscalità dignitosa, snellimento, deregulation… la verità è che dobbiamo pagare una tassa sugli assegni che emettiamo, obbligatoriamente renderli non-trasferibili, e persino comunicare il nostro codice fiscale al farmacista se vogliamo poter detrarre qualche medicinale dal 740. La burocrazia, specie quella fiscale, diventa ogni giorno più asfissiante.

Tutto il resto è inefficiente: il numero delle badanti (moldave, ucraine e romene) ha superato il numero dei dipendenti della Sanità, gli italiani con vecchi a carico pagano due volte, una i fancazzisti «nazionali», l’altra le romene e ucraine. Perché i nostri politici hanno «i loro metodi» per fare le cose, la nostra burocrazia ha «i suoi metodi», ed è questo il problema.

In tutti gli altri Paesi vigono metodi completamente diversi, e tutto funziona meglio. In Inghilterra, ma anche in Spagna, quando si compra una casa non occorre pagare un notaio privato a percentuale sul valore dell’immobile (assurdo), basta rivolgersi all’ufficio del registro e pagare 60 euro.
In Gran Bretagna non si conosce lo scontrino fiscale; eppure l’evasione non è un fenomeno nazionale né il pianto greco continuo del potere. In Francia, gli studi di settore funzionano benissimo, senza suscitare rivolte tra i contribuenti.

Dovunque il sistema giudiziario funziona più rapido e soddisfacente che da noi, spesso con un numero di giudici e di avvocati dieci volte inferiore. Come fanno? Come ci riescono, gli altri?

Per saperlo, bisogna andare a studiare. Andare a vedere, e adottare i metodi e i regolamenti che usano gli altri. Non c’è niente di umiliante in questo, anzi, proprio le nazioni che nella storia hanno avuto uno scatto di orgoglio hanno copiato i Paesi migliori.

Quando la Turchia divenne repubblica, decisa a superare la vecchia arretratezza, assoldò giuristi tedeschi per farsi scrivere i codici civile, penale e commerciale (e i codici turchi sono praticamente quelli germanici), ufficiali tedeschi per la riforma delle forze armate, persino linguisti tedeschi per trasferire i fonemi della lingua turca nei caratteri latini, che Ataturk aveva deciso dovessero sostituire la scrittura araba.

Nella seconda metà dell’Ottocento la classe dirigente nipponica capì che, se non non modernizzava velocemente il Paese, sarebbe caduta nelle mani degli occidentali, colonizzata. Nel 1869 l’imperatore emanò un proclama in cui invitò il popolo ad «attingere il sapere da tutto
il mondo così da rafforzare le fondamenta dell’impero». Migliaia di funzionari, politici, uomini d’affari e studiosi furono spediti in Europa e in America a studiare «le leggi e i regolamenti fiscali, le Borse, il debito pubblico, le compagnie d’assicurazione, le fabbriche d’ogni tipo, le società commerciali».

Tra il 1870 e il 1890 il solo ministero dell’Industria giapponese ebbe alle sue dipendenze oltre 500 tecnici occidentali, in un Paese dove pochi anni prima tenere rapporti con uno straniero era punito con la morte. Sulla base dei modelli occidentali fu introdotta la coscrizione obbligatoria, fu creato un sistema scolastico moderno; i samurai furono incitati a diventare imprenditori, ad assumersi il carico di industrie create con fondi pubblici e, appena avviate, cedute ai privati (3).

Anche in Cina non mancarono tentativi di questo genere. Vi furono esponenti riformisti, consci della necessità di modernizzare il Paese perché non cadesse sotto il dominio straniero, che incitarono a copiare quel che si faceva all’estero: «Quando mai avete avuto una vera comprensione della cultura dei popoli stranieri?», diceva un esponente del movimento ai suoi connazionali: «Voi li identificate con quello che vedete e toccate, con le navi a vapore, le linee telegrafiche, i treni e i fucili, cannoni, macchine tessili. Mai potrete immaginare la bellezza e la perfezione delle istituzioni e del diritto occidentali». In Europa, diceva un altro, «il commercio è retto da norme precise e dignitose e condotto con metodi esatti». La vera forza dell’Inghilterra, sta nel fatto «che vi è là mutua simpatia tra i governanti e i governati».

I riformisti, attorno al giovane imperatore Kuang-hsu, cercarono di trasformare la Cina come i giapponesi avevano trasformato il Giappone. Furono i «Cento giorni della riforma». Perché il tentativo durò esattamente 110 giorni; poi i mandarini, ossia la burocrazia tradizionale, i calligrafi, i funzionari abituati a secoli di corruzione sbatterono fuori i riformisti, ne giustiziarono parecchi con raffinate torture, e cacciarono l’imperatore.

Noi siamo così.

La nostra burocrazia, come i mandarini e i calligrafi di ideogrammi, sono affezionati ai loro metodi (fancazzismo), sono ammanicati a politici che hanno i loro metodi e ne traggono il dovuto tornaconto in clientelismo: il tutto costa, secondo l’economista Ricolfi (di sinistra), 80 miliardi di euro in sciali, sprechi, inefficienze e mazzette, ma quei soldi ingrassano un ceto che detiene il potere e le sue leve. E che ha sempre resistito vittoriosamente.

La Dc scacciò il suo fondatore, don Sturzo, quando questi cominciò a denunciare le «tre male bestie italiane», ossia statalismo, partitocrazia e abuso di pubblico denaro. Eppure c’è stato un esempio, persino da noi, di gente che è andata a copiare all’estero. Milano, 1830.

L’alta borghesia, arricchita dalle filande e seterie (agro-industriali), si accorge che in Germania e Francia stanno esplodendo nuove industrie, la chimica, l’elettromeccanica, la metallurgia avanzata. Se ne accorge perché vede i suoi pochi settori manifatturieri dipendenti da industrie straniere per ogni novità tecnologica, che bisognava comprare all’estero. Allora il direttore del Politecnico, Giuseppe Colombo, manda a studiare al politecnico di Zurigo un giovane laureato, Franco Tosi, che poi fonderà la ditta omonima; suggerisce ad uno studente, tale Giovanni Battista Pirelli, di andare a studiare in Germania e Francia l’industria della gomma, che pareva avere un grande futuro; consiglia ad un altro neo-ingegnere, di nome Ernesto Breda, di andare a studiare in Germania, Olanda e Danimarca le innovazioni nell’industria siderurgico-meccanica.

Il Colombo a volte paga di tasca sua i viaggi di questi studenti promettenti; altre volte, a pagare sono i ricchi milanesi, che capiscono la necessità d’innovazione industriale. Non solo: questi imprenditori capiscono che bisogna «adeguare il sistema di istruzione superiore alle nuove caratteristiche che va assumendo lo sviluppo economico-industriale della città». Occorrono operai moderni e tecnici.

Il signor Carlo Erba, molto ricco, sborsa 400 mila lire di allora di tasca sua per fondare la Scuola speciale di elettrotecnica, e poi volge un appello agli altri ricchi, che facciano altrettanto, che sostengano la ricerca applicata all’industria. Nascono così la Società Chimica Milanese, il Laboratorio di Geodesia, l’Associazione Elettrotecnica Italiana, il Laboratorio Sperimentale di Ricerche sulla Carta.

Già molti anni prima, su finanziamenro di privati, e sul modello francese, era sorta la Società di Incoraggiamento Arti e Mestieri, da cui usciranno operai capaci di diventare imprenditori, come tale Ercole Marelli. Per questo, e non per chissà quali misteriose doti naturali, Milano è stata per un secolo e mezzo la capitale industriale italiana e il centro delle innovazioni: per volontarismo, per «simpatia fra governanti e governati», per una decisione rapidamente presa. E per ambizione, Milano è andata a imparare all’estero, umilmente, come far meglio.

Oggi manca l’ambizione e, insieme, l’umiltà. Abbiamo i nostri metodi. Il metodo Mastella, il metodo Berlusconi, il metodo Visco, il metodo Bassolino. Loro sanno come si fa, hanno imparato anche già troppo.
fonte: M. Blondet