02 giugno 2008

Oggi 2 giugno Repubblica party


Molti di noi sono nati con la Repubblica già formata con la sua costituzione, le sue leggi, la sua sovranità territoriale e monetaria. Adesso, per una serie di motivi tutte le nostre sovranità stanno per essere avocate alla Comunità europea, le banche sono private e, la Costituzione sta per essere lacerata da conflitti mai risolti. Quanto ha senso, adesso, parlare di Repubblica? Vogliamo far pubblicità ad un giornale? Facciamolo pure, basta saperlo.

Renato Mannheimer in un articolo del 1 giugno sul Corriere della Sera, rende noti i risultati di un sondaggio da lui compiuto in occasione della festa della Repubblica del 2 giugno. A stupire oltremodo Mannheimer è il fatto che un italiano su tre (il 29% degli intervistati) abbia dichiarato di essere all’oscuro di cosa sia successo il 2 giugno e ignori perfino a quale anno preciso ci si riferisca. In parole povere un terzo degli italiani ignorano l’esistenza del referendum del 1946 che decretò la nascita della Repubblica Italiana, nonostante la ricorrenza venga celebrata ogni anno con tanto di parata militare e diretta TV.

Per quanto sia lecito lo stupore di Mannheimer riguardo “all’ignoranza” del 29% degli italiani, non si può evitare di stupirsi molto più profondamente per il fatto che la totalità degli stessi, lui compreso, ignorino completamente che fine abbia fatto la Repubblica Italiana, fondata nel 1946 e regolata dalla Costituzione.

Viveva nell’Articolo 4 : La Repubblica riconosce a tutti cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. E nell’ Articolo 36 : il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. L’hanno assassinata gli economisti, i sindacalisti e i politici di ogni risma e colore, dando vita alla riforma Biagi, perseguendo la precarizzazione del sistema lavoro attraverso una flessibilità esasperata, creando disoccupazione, riducendo il valore di acquisto dei salari, ben al di sotto del limite di sostentamento delle famiglie e privando il lavoratore di ogni punto fermo che gli consenta quell’esistenza “libera e dignitosa” che ormai alligna solo nelle parole del legislatore.

Viveva nell’ Articolo 11 : L’Italia ripudia la guerra, come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. L’hanno ammazzata una sequela di governi guerrafondai che hanno mandato i nostri soldati ad occupare degli stati sovrani, nascondendoli sotto le mentite spoglie di fantomatici aiuti umanitari. I nostri soldati occupano, combattono, sparano, uccidono, annichiliscono! Non sono, né sono mai stati una forza di pace, poiché non vi è pace dove esistono l’occupazione e la prevaricazione, esistono solo la guerra e l’offesa all’altrui libertà.

Viveva nell’ Articolo 13 : è punita ogni violenza fisica o morale sulle persone sottoposte a restrizioni di libertà. L’hanno strangolata le forze dell’ordine che si sono coperte di vergogna, a Napoli, come a Genova, come in Valle di Susa, come a Serre, come a Chiaiano. Poliziotti e carabinieri, trasformatisi in bastonatori di donne e anziani, veri e propri torturatori senza scrupoli e senza dignità. Fuorilegge che si nascondono dietro ad una divisa, forti della certezza di rimanere impuniti grazie alla protezione del mondo politico e giudiziario.

Viveva nell’ Articolo 9 : La Repubblica tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della nazione. L’hanno massacrata le “Grandi Opere” attraverso le quali la mafia delle infrastrutture ha inteso perpetuare il bengodi legato alla cementificazione indiscriminata del territorio. Il TAV, il Mose, il progetto Quadrilatero, sono solo gli esempi più eclatanti di come anche dal punto di vista ambientale continui a non esistere alcun tipo di rispetto. Le hanno tolto la vita le cartolarizzazioni selvagge, il programma di dismissioni d’immobili di proprietà pubblica, la svendita del territorio demaniale.

Viveva nell’ Articolo 32 : la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e assicura cure gratuite agli indigenti. Come è stato tutelato il “fondamentale diritto alla salute” dei lavoratori di porto Marghera o di Fincantieri o di Casale Monferrato, morti a centinaia di mesotelioma? Di miglia di cittadini che tutti i giorni sono costretti a vivere a sterro contatto con l’amianto, dei napoletani che vivono nel triangolo della morte, di tutti coloro che vengono avvelenati attraverso i fumi degli inceneritori, delle acciaierie, delle fabbriche chimiche e dei cementifici? Quale diritto viene tutelato tagliando i fondi e quindi l’ossigeno alla sanità pubblica, reintroducendo i ticket, facendo si che il malato, se indigente possa solo ambire ad essere curato poco e male?

Viveva nell’ Articolo 41 : l’attività privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. L’ha decapitata una classe politica che negli ultimi 15 anni si è arrogata il diritto di privatizzare la maggior parte dei servizi pubblici, oggi al servizio dei privati che li gestiscono secondo l’unica logica che conoscono, quella del massimo profitto. Una classe politica che ha trovato nel conflitto d’interesse l’humus necessario alla sua sopravvivenza, generando una classe imprenditoriale inetta e priva di qualità che continua a sopravvivere solamente perché sovvenzionata attraverso il denaro pubblico.

Viveva nell’ Articolo 47 : la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, controlla e coordina l’esercizio del credito. L’hanno stritolata uomini di stato, autorità e speculatori di ogni razza, asserviti ad un sistema bancario marcio e corrotto, ormai privo di ogni dignità. Una palude legislativa che è stata in grado di partorire voragini quali Cirio, Parmalat e mille altre ancora.

Se certamente non è edificante il fatto che un terzo degli italiani ignorino cosa è accaduto il 2 giugno 1946, il vero dramma è altresì costituito dal fatto che tutti gli italiani ignorino quello che è accaduto dopo, quando la Repubblica è stata svuotata di tutti i suoi valori e la costituzione ridotta a carta straccia, anche se per il momento i sondaggi di Mannheimer non si sono interessati dell’accadimento.
by M. Cedolin
Renato Mannheimer in un articolo del 1 giugno sul Corriere della Sera, rende noti i risultati di un sondaggio da lui compiuto in occasione della festa della Repubblica del 2 giugno. A stupire oltremodo Mannheimer è il fatto che un italiano su tre (il 29% degli intervistati) abbia dichiarato di essere all’oscuro di cosa sia successo il 2 giugno e ignori perfino a quale anno preciso ci si riferisca. In parole povere un terzo degli italiani ignorano l’esistenza del referendum del 1946 che decretò la nascita della Repubblica Italiana, nonostante la ricorrenza venga celebrata ogni anno con tanto di parata militare e diretta TV.

Per quanto sia lecito lo stupore di Mannheimer riguardo “all’ignoranza” del 29% degli italiani, non si può evitare di stupirsi molto più profondamente per il fatto che la totalità degli stessi, lui compreso, ignorino completamente che fine abbia fatto la Repubblica Italiana, fondata nel 1946 e regolata dalla Costituzione.

Viveva nell’Articolo 4 : La Repubblica riconosce a tutti cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. E nell’ Articolo 36 : il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. L’hanno assassinata gli economisti, i sindacalisti e i politici di ogni risma e colore, dando vita alla riforma Biagi, perseguendo la precarizzazione del sistema lavoro attraverso una flessibilità esasperata, creando disoccupazione, riducendo il valore di acquisto dei salari, ben al di sotto del limite di sostentamento delle famiglie e privando il lavoratore di ogni punto fermo che gli consenta quell’esistenza “libera e dignitosa” che ormai alligna solo nelle parole del legislatore.

Viveva nell’ Articolo 11 : L’Italia ripudia la guerra, come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. L’hanno ammazzata una sequela di governi guerrafondai che hanno mandato i nostri soldati ad occupare degli stati sovrani, nascondendoli sotto le mentite spoglie di fantomatici aiuti umanitari. I nostri soldati occupano, combattono, sparano, uccidono, annichiliscono! Non sono, né sono mai stati una forza di pace, poiché non vi è pace dove esistono l’occupazione e la prevaricazione, esistono solo la guerra e l’offesa all’altrui libertà.

Viveva nell’ Articolo 13 : è punita ogni violenza fisica o morale sulle persone sottoposte a restrizioni di libertà. L’hanno strangolata le forze dell’ordine che si sono coperte di vergogna, a Napoli, come a Genova, come in Valle di Susa, come a Serre, come a Chiaiano. Poliziotti e carabinieri, trasformatisi in bastonatori di donne e anziani, veri e propri torturatori senza scrupoli e senza dignità. Fuorilegge che si nascondono dietro ad una divisa, forti della certezza di rimanere impuniti grazie alla protezione del mondo politico e giudiziario.

Viveva nell’ Articolo 9 : La Repubblica tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della nazione. L’hanno massacrata le “Grandi Opere” attraverso le quali la mafia delle infrastrutture ha inteso perpetuare il bengodi legato alla cementificazione indiscriminata del territorio. Il TAV, il Mose, il progetto Quadrilatero, sono solo gli esempi più eclatanti di come anche dal punto di vista ambientale continui a non esistere alcun tipo di rispetto. Le hanno tolto la vita le cartolarizzazioni selvagge, il programma di dismissioni d’immobili di proprietà pubblica, la svendita del territorio demaniale.

Viveva nell’ Articolo 32 : la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e assicura cure gratuite agli indigenti. Come è stato tutelato il “fondamentale diritto alla salute” dei lavoratori di porto Marghera o di Fincantieri o di Casale Monferrato, morti a centinaia di mesotelioma? Di miglia di cittadini che tutti i giorni sono costretti a vivere a sterro contatto con l’amianto, dei napoletani che vivono nel triangolo della morte, di tutti coloro che vengono avvelenati attraverso i fumi degli inceneritori, delle acciaierie, delle fabbriche chimiche e dei cementifici? Quale diritto viene tutelato tagliando i fondi e quindi l’ossigeno alla sanità pubblica, reintroducendo i ticket, facendo si che il malato, se indigente possa solo ambire ad essere curato poco e male?

Viveva nell’ Articolo 41 : l’attività privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. L’ha decapitata una classe politica che negli ultimi 15 anni si è arrogata il diritto di privatizzare la maggior parte dei servizi pubblici, oggi al servizio dei privati che li gestiscono secondo l’unica logica che conoscono, quella del massimo profitto. Una classe politica che ha trovato nel conflitto d’interesse l’humus necessario alla sua sopravvivenza, generando una classe imprenditoriale inetta e priva di qualità che continua a sopravvivere solamente perché sovvenzionata attraverso il denaro pubblico.

Viveva nell’ Articolo 47 : la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, controlla e coordina l’esercizio del credito. L’hanno stritolata uomini di stato, autorità e speculatori di ogni razza, asserviti ad un sistema bancario marcio e corrotto, ormai privo di ogni dignità. Una palude legislativa che è stata in grado di partorire voragini quali Cirio, Parmalat e mille altre ancora.

Se certamente non è edificante il fatto che un terzo degli italiani ignorino cosa è accaduto il 2 giugno 1946, il vero dramma è altresì costituito dal fatto che tutti gli italiani ignorino quello che è accaduto dopo, quando la Repubblica è stata svuotata di tutti i suoi valori e la costituzione ridotta a carta straccia, anche se per il momento i sondaggi di Mannheimer non si sono interessati dell’accadimento.
by M. Cedolin

01 giugno 2008

Arconte, agente segreto Gladio G71, esiste o non esiste?


A trent'anni dall'omicidio di Aldo Moro, riprendiamo il contatto con Nino Arconte, il "gladiatore" che operava negli anni settanta e ottanta in missioni internazionali con il nome in codice G71 e la cui storia voi conoscete fin dall'estate del 1998 (per chi segue America Oggi/Oggi7 da tempi più recenti, consigliamo di andare in internet: scrivendo nel motore di ricerca Arconte Vaccara troverete diversi articoli). Quindi da dieci anni più volte su questo giornale abbiamo seguito la vicenda di G71, l'agente segreto della marina militare italiana appartenente ad una delle cosidette "Centurie" della Gladio denominata anche "Stay Behind" (dietro le linee nemiche), che dopo aver servito la sua Patria durante la Guerra Fredda, improvvisamente si ritrovò non riconosciuto dallo Stato italiano mentre alcuni dei suoi commilitoni cadevano come birilli in sempre più misteriosi "suicidi" o morti giudicate accidentali.

Arconte, o meglio G71, cinque anni dopo quella prima intervista, ci mostrò un altro documento, il più esplosivo di tutti che questo giornale, questa volta insieme ad altri due (Famiglia Cristiana e Liberazione) pubblicò immediatamente. In quel documento, che apparentemente sembrava essere del Ministero della Difesa italiano e che G71 nel marzo del 1978 era stato incaricato di portare a Beirut al capo dei servizi italiani nella capitale libanese che allora, come del resto ora, era sconvolta dalla guerra civile. Nel documento si faceva riferimento al rapimento di Aldo Moro e si chiedeva ai servizi italiani nella regione di attivarsi per la sua liberazione ma con un particolare sconcertante: la data in cui era stato scritto, 2 marzo 1978, precedeva quella del rapimento avvenuto il 16 marzo in via Fani a Roma.

G71 doveva consegnare il documento a Beirut all'agente G-219 (identificabile nel colonnello Ferraro, rimasto poi vittima nel 1995 di uno strano suicidio), dislocato e dipendente dal capocentro G-216 (il colonnello Stefano Giovannone e che poi Moro menzionerà proprio in una delle sue lettere dal carcere delle BR), affinché prendesse contatti con i movimenti di liberazione del Medio Oriente, perché questi intervenissero sulle Brigate Rosse, ai fini della liberazione dello statista democristiano. È grazie al "gladiatore" G71 che questo documento a "distruzione immediata" è invece ancora qui. E prima di lui grazie al colonnello Ferraro che, secondo Arconte, prima di morire misteriosamente impiccato nel suo bagno di casa, gli ha consegnato il documento che lui non aveva distrutto.

Cinque anni fa, all'uscita di quel documento, ci furono delle interrogazioni parlamentari. Anche l'ex capo del governo ai tempi del rapimento Moro e ora senatore a vita Giulio Andreotti, chiese espressamente al governo Berlusconi allora in carica di far subito luce sulla vicenda, perché se quel documento fosse stato provato autentico ovviamente avrebbe riscritto (e in che modo!) la storia d'Italia, se invece fosse stato un falso allora chi lo spacciava per vero avrebbe dovuto essere ovviamente perseguito. Invece Arconte non venne affatto perseguito anzi fu lui a denunciare chi lo discreditava. Il ministero della Difesa di allora, senza portare alcuna prova definitiva, si limitò a delle comunicazioni in cui sosteneva che Nino Arconte non era attendibile e poi aggiunse qualcosa che ci insospettì.

Nel cercare di screditare il racconto di G71, le autorità italiane scrissero che era priva di ogni fondamento la tesi di Arconte che sosteneva il coinvolgimento degli Usa e della Cia nella vicenda del rapimento... Ma Arconte aveva sempre sostenuto il contrario! E cioè che secondo lui dietro al rapimento Moro si nascondeva la lunga mano dei servizi segreti di oltre cortina sovietica, e quindi quell'accusa ci apparve a dir poco stramba per non dire depistante.

Il 7 giugno del 2006 il presidente del Senato Franco Marini, rispondendo ad una lettera di Arconte in cui chiedeva almeno delle scuse ufficiali, ha scritto che "ho valutato la complessità della vicenda e posso rendere conto del suo punto di vista" ma che come presidente del Senato, non ha il potere di imporle a nessuno quelle scuse. Marini concludeva dicendo di aver fatto acquisire agli atti del Senato la lettera di Arconte. Cinque anni sono passati dall'emersione di quel documento, ma sembra che a Roma nessuno abbia fretta di chiarirne definitivamente l'autenticità o che si debba quindi perseguire Arconte. Noi aspettiamo e intanto ecco le nostre domande per G71.

Cinque anni fa uscì la nostra seconda intervista, questa volta sullo straordinario documento del Ministero della Difesa che ti fu ordinato di portare nel marzo del 1978 a Beirut e che annunciava il rapimento di Moro prima che avvenisse... Cosa è successo da quelle rivelazioni e dopo le interrogazioni parlamentari di Andreotti e di altri legislatori? Che fine ha fatto quel documento? Il governo Berlusconi prima e quello Prodi dopo, hanno comunicato qualcosa, lo hanno spiegato? Sono state fatte indagini? E' stato smentito? Ti hanno denunciato o ti hanno ridato gli onori militari?

«Quel documento è stato fatto oggetto di dibattiti parlamentari; in Senato sono state presentate 23 interpellanze a risposta scritta ed è stato risposto di tutto e il contrario di tutto. Molte di queste risposte sono state pubblicate da America Oggi ed Oggi7 nel 2003. Ricorderai l'articolo su Martino, Ministro della Difesa dell'epoca, che dichiarava cose non vere, come il tuo giornale poté benissimo testimoniare in proposito dell'inchiesta per falso avviata contro di me e che due anni dopo, il 7 maggio 2004, fu archiviata per infondatezza della notizia di reato, mentre il GIP di Roma mi riconosceva "parte offesa da ignoti" perché nessuno di coloro che mi avevano accusato pubblicamente, di fronte all'infondatezza di esse, confermava le sue accuse.

Ricorderai che quel documento fu anche sottoposto a perizia scientifica per l'interessamento del settimanale Famiglia Cristiana, la RAI e il quotidiano Liberazione, organo del Partito di Rifondazione Comunista e che tale perizia diede esito di autenticità. Nel senso che risultò che carta, inchiostri e caratteri di stampa, come bolli e sigilli usati, erano quelli normalmente in uso al Ministero della Difesa, Marina Militare, Ufficio X°, negli anni '70. Conformi ad altri documenti di raffronto che indubitabilmente provenivano da quelle sedi e in quelle date. Gli stessi giornalisti che parteciparono a quelle operazioni di verifica e controllo hanno anche testimoniato queste cose sotto giuramento nel Tribunale di Oristano, dove ho dovuto citare la RAI 1 e RAI 3, per avere offeso la verità a cui avevo accettato di collaborare effettuando tagli alle trasmissioni che non avevo autorizzato. Scelte non dei giornalisti , ma delle redazioni politiche che li controllano».

Hai altri documenti che non hai ancora mostrato? E se sì, quando li renderai pubblici e che cosa rivelerebbero?

«Si, ho altri documenti che però non riguardano il caso Moro, ma la mia vita in servizio dietro le linee della Guerra Fredda Italiana e non solo Italiana. Vorrei evitare di renderli pubblici, ma questo non dipenderà da me, ma dal comportamento del Governo Italiano. Sto per spedire al nuovo Governo la solita richiesta di Congedo che invio ad ogni nuova legislatura ricevendo risposte dei più svariati generi: Alcune le hai smentite anche tu nel tuo giornale. A volte persino divertenti, altre vergognose, da parte di Ministri della Difesa che mostravano di non conoscere nemmeno la storia Patria, alcune altre nessuna risposta! Ora vedremo cosa risponderà il nuovo Governo Berlusconi. Io sono sempre sereno e fiducioso come chi sa di essere dalla parte del giusto e nel suo pieno diritto. Mi auguro sempre che finalmente si faccia giustizia anche di questa storia, sarebbe buon segno, non solo per me, ma per tutta l'Italia e, addirittura, senza voler esagerare, credo che sarebbe buon segno per tutto l'Occidente Democratico che sembra aver smarrito la via!»

Sono stati fatti tanti film sul caso Moro, ora uno anche con Michele Placido nella parte dello statista si vede in questi giorni in tv. Qualche regista - o sceneggiatore o produttore - ti ha mai contattato per avere da te una collaborazione? C'è un film la cui ricostruzione ti ha soddisfatto?

«Si, tantissimi sono venuti qui a trovarmi per convincermi, ma sono bastate poche parole per capire che c'era incompatibilità di vedute. Sono tutti troppo politicizzati e vedono la storia, soprattutto la storia d'Italia, attraverso i filtri colorati ed i paraocchi della politica. Dovrebbero occuparsi solo di fiction senza pretendere patenti di autenticità storiche che non hanno. Così ho sempre rinunciato. A parte per il film di Carlo Infanti "La verità negata" per il quale ho scritto una sceneggiatura per la parte da girare in Sardegna che ho interpretato con la protagonista qui nel Sinis di Cabras, perché mi è sembrato che cercasse di dare una visione dei fatti storici di cui si occupa e relativi al caso Moro che più si avvicinava alla mia testimonianza. Inoltre ho collaborato perché non mi ha parlato di tagli e devianze su ciò che dovevo fare nel suo film.

Ho anche scritto io un'altra sceneggiatura. Sono impegnato proprio in questi giorni a trovare, con produzioni europee, un possibile accordo per finanziare il primo dei tre film di cui si compone l'opera cinematografica tratta dal libro L'Ultima Missione!»

Con la tua rivelazione del documento di Beirut, si confermavano i contatti tra terrorismo rosso e ambienti del terrorismo mediorientale. Oggi l'Italia è sempre più invischiata nella regione, in Libano, in Afghanistan... I gruppi terroristi mediorientali legati ad Al Qaeda, Hamas, Hezbollah, potrebbero cercare ancora di avere legami in Italia con terroristi locali? Cosa facevate voi allora per scongiurare queste "alleanze" e cosa si dovrebbe fare adesso?

«Nell'ultimo speciale su Moro a cui ho collaborato e che si intitola "Moro: se ci fosse luce sarebbe bellissimo", il magistrato del caso Moro Dr. Imposimato fa alcune dichiarazioni che si avvicinano alla verità. Dice che secondo alcuni suoi riscontri in Via Fani c'erano stati anche terroristi della RAF tedesca che era collegata alla Stasi, servizi segreti della Germania comunista che a sua volta era collegata al KGB sovietico. Ebbene Imposimato si avvicina molto alla verità, ma non abbastanza, perché gli mancano le basi della conoscenza della rete terroristica filo sovietica che comprendeva tutte queste organizzazioni, IRA, ETA, RAF, BR, OLP tutte orchestrate da Mosca attraverso la Separat comandata dallo Sciacallo, che aveva basi a Tripoli, in Libia e a Damasco, in Siria, ma anche in Germania Est ed in Cecoslovacchia. Tutti paesi controllati direttamente dal KGB sovietico. Ma la vera storia anche di quella parte la descrivo meglio e la documento nella sceneggiatura del primo film dal titolo provvisorio "L'Isola dei combattenti".

Il mondo è cambiato, ma certe strategie sono le stesse. Cosa facevamo noi? Eravamo in mezzo a loro! L'Italia era presente anche a quel tempo in Nord Africa, in Afghanistan, in Libano ... Ieri come oggi, solo che all'epoca non si poteva dire, né mostrare... Lo racconto e documento nelle mie opere autobiografiche e adesso anche al cinema. Ma per poter raccontare davvero questa storia, anzi queste storie, devo riuscire a realizzare il progetto di film seriale tratto dall'Ultima Missione e di cui ho già pronta la sceneggiatura per il primo. In questo ci sarà, per onore al vero, anche il nostro primo incontro a New York, nel giugno 1998, che fu descritto poi dal tuo articolo su America Oggi/Oggi 7 di quell'estate. Da allora sono stati centinaia, ma il tuo fu il primo e penso che contribuì a salvarmi la vita. Per vedere realizzata quest'opera vera sulla Guerra Fredda servono solo i finanziatori e li sto cercando anche in Europa, soprattutto in Europa, perché in Italia è impossibile che qualcuno accetti di finanziare un film di questo genere senza voler mettere sotto controllo la storia dal punto di vista politico e io questo non lo posso fare e non lo farò.»

Ti senti ancora in pericolo di vita? Se attraverso questa intervista volessi mandare un messaggio al premier Berlusconi e ai nuovi ministri degli Esteri Frattini, degli interni Maroni e della Difesa La Russa, cosa diresti?

«Sono prudente in maniera del tutto naturale e sentirmi in pericolo è la mia condizione abituale, non mi pesa. Gli chiederei di fare qualcosa di serio per cambiare il destino della nostra Patria. E la prima cosa da fare è quella di dare giustizia agli italiani. Oggi abbiamo uno Stato dei privilegi e di privilegiati che è riuscito a distruggere tutto, anche l'amor di Patria. Il compito che si trovano davanti non è certo facile. Non sono il solo a parlare di sfascio generale: della Giustizia, della scuola, della sanità delle Istituzioni e non è certo a suon di chiacchiere che si può risanare tutto questo. Io faccio la mia piccola parte, basterebbe che ognuno facesse la sua. Ho visto l'elenco dei Ministri del Governo Berlusconi... staremo a vedere».

Stefano Vaccara

02 giugno 2008

Oggi 2 giugno Repubblica party


Molti di noi sono nati con la Repubblica già formata con la sua costituzione, le sue leggi, la sua sovranità territoriale e monetaria. Adesso, per una serie di motivi tutte le nostre sovranità stanno per essere avocate alla Comunità europea, le banche sono private e, la Costituzione sta per essere lacerata da conflitti mai risolti. Quanto ha senso, adesso, parlare di Repubblica? Vogliamo far pubblicità ad un giornale? Facciamolo pure, basta saperlo.

Renato Mannheimer in un articolo del 1 giugno sul Corriere della Sera, rende noti i risultati di un sondaggio da lui compiuto in occasione della festa della Repubblica del 2 giugno. A stupire oltremodo Mannheimer è il fatto che un italiano su tre (il 29% degli intervistati) abbia dichiarato di essere all’oscuro di cosa sia successo il 2 giugno e ignori perfino a quale anno preciso ci si riferisca. In parole povere un terzo degli italiani ignorano l’esistenza del referendum del 1946 che decretò la nascita della Repubblica Italiana, nonostante la ricorrenza venga celebrata ogni anno con tanto di parata militare e diretta TV.

Per quanto sia lecito lo stupore di Mannheimer riguardo “all’ignoranza” del 29% degli italiani, non si può evitare di stupirsi molto più profondamente per il fatto che la totalità degli stessi, lui compreso, ignorino completamente che fine abbia fatto la Repubblica Italiana, fondata nel 1946 e regolata dalla Costituzione.

Viveva nell’Articolo 4 : La Repubblica riconosce a tutti cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. E nell’ Articolo 36 : il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. L’hanno assassinata gli economisti, i sindacalisti e i politici di ogni risma e colore, dando vita alla riforma Biagi, perseguendo la precarizzazione del sistema lavoro attraverso una flessibilità esasperata, creando disoccupazione, riducendo il valore di acquisto dei salari, ben al di sotto del limite di sostentamento delle famiglie e privando il lavoratore di ogni punto fermo che gli consenta quell’esistenza “libera e dignitosa” che ormai alligna solo nelle parole del legislatore.

Viveva nell’ Articolo 11 : L’Italia ripudia la guerra, come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. L’hanno ammazzata una sequela di governi guerrafondai che hanno mandato i nostri soldati ad occupare degli stati sovrani, nascondendoli sotto le mentite spoglie di fantomatici aiuti umanitari. I nostri soldati occupano, combattono, sparano, uccidono, annichiliscono! Non sono, né sono mai stati una forza di pace, poiché non vi è pace dove esistono l’occupazione e la prevaricazione, esistono solo la guerra e l’offesa all’altrui libertà.

Viveva nell’ Articolo 13 : è punita ogni violenza fisica o morale sulle persone sottoposte a restrizioni di libertà. L’hanno strangolata le forze dell’ordine che si sono coperte di vergogna, a Napoli, come a Genova, come in Valle di Susa, come a Serre, come a Chiaiano. Poliziotti e carabinieri, trasformatisi in bastonatori di donne e anziani, veri e propri torturatori senza scrupoli e senza dignità. Fuorilegge che si nascondono dietro ad una divisa, forti della certezza di rimanere impuniti grazie alla protezione del mondo politico e giudiziario.

Viveva nell’ Articolo 9 : La Repubblica tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della nazione. L’hanno massacrata le “Grandi Opere” attraverso le quali la mafia delle infrastrutture ha inteso perpetuare il bengodi legato alla cementificazione indiscriminata del territorio. Il TAV, il Mose, il progetto Quadrilatero, sono solo gli esempi più eclatanti di come anche dal punto di vista ambientale continui a non esistere alcun tipo di rispetto. Le hanno tolto la vita le cartolarizzazioni selvagge, il programma di dismissioni d’immobili di proprietà pubblica, la svendita del territorio demaniale.

Viveva nell’ Articolo 32 : la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e assicura cure gratuite agli indigenti. Come è stato tutelato il “fondamentale diritto alla salute” dei lavoratori di porto Marghera o di Fincantieri o di Casale Monferrato, morti a centinaia di mesotelioma? Di miglia di cittadini che tutti i giorni sono costretti a vivere a sterro contatto con l’amianto, dei napoletani che vivono nel triangolo della morte, di tutti coloro che vengono avvelenati attraverso i fumi degli inceneritori, delle acciaierie, delle fabbriche chimiche e dei cementifici? Quale diritto viene tutelato tagliando i fondi e quindi l’ossigeno alla sanità pubblica, reintroducendo i ticket, facendo si che il malato, se indigente possa solo ambire ad essere curato poco e male?

Viveva nell’ Articolo 41 : l’attività privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. L’ha decapitata una classe politica che negli ultimi 15 anni si è arrogata il diritto di privatizzare la maggior parte dei servizi pubblici, oggi al servizio dei privati che li gestiscono secondo l’unica logica che conoscono, quella del massimo profitto. Una classe politica che ha trovato nel conflitto d’interesse l’humus necessario alla sua sopravvivenza, generando una classe imprenditoriale inetta e priva di qualità che continua a sopravvivere solamente perché sovvenzionata attraverso il denaro pubblico.

Viveva nell’ Articolo 47 : la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, controlla e coordina l’esercizio del credito. L’hanno stritolata uomini di stato, autorità e speculatori di ogni razza, asserviti ad un sistema bancario marcio e corrotto, ormai privo di ogni dignità. Una palude legislativa che è stata in grado di partorire voragini quali Cirio, Parmalat e mille altre ancora.

Se certamente non è edificante il fatto che un terzo degli italiani ignorino cosa è accaduto il 2 giugno 1946, il vero dramma è altresì costituito dal fatto che tutti gli italiani ignorino quello che è accaduto dopo, quando la Repubblica è stata svuotata di tutti i suoi valori e la costituzione ridotta a carta straccia, anche se per il momento i sondaggi di Mannheimer non si sono interessati dell’accadimento.
by M. Cedolin
Renato Mannheimer in un articolo del 1 giugno sul Corriere della Sera, rende noti i risultati di un sondaggio da lui compiuto in occasione della festa della Repubblica del 2 giugno. A stupire oltremodo Mannheimer è il fatto che un italiano su tre (il 29% degli intervistati) abbia dichiarato di essere all’oscuro di cosa sia successo il 2 giugno e ignori perfino a quale anno preciso ci si riferisca. In parole povere un terzo degli italiani ignorano l’esistenza del referendum del 1946 che decretò la nascita della Repubblica Italiana, nonostante la ricorrenza venga celebrata ogni anno con tanto di parata militare e diretta TV.

Per quanto sia lecito lo stupore di Mannheimer riguardo “all’ignoranza” del 29% degli italiani, non si può evitare di stupirsi molto più profondamente per il fatto che la totalità degli stessi, lui compreso, ignorino completamente che fine abbia fatto la Repubblica Italiana, fondata nel 1946 e regolata dalla Costituzione.

Viveva nell’Articolo 4 : La Repubblica riconosce a tutti cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. E nell’ Articolo 36 : il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. L’hanno assassinata gli economisti, i sindacalisti e i politici di ogni risma e colore, dando vita alla riforma Biagi, perseguendo la precarizzazione del sistema lavoro attraverso una flessibilità esasperata, creando disoccupazione, riducendo il valore di acquisto dei salari, ben al di sotto del limite di sostentamento delle famiglie e privando il lavoratore di ogni punto fermo che gli consenta quell’esistenza “libera e dignitosa” che ormai alligna solo nelle parole del legislatore.

Viveva nell’ Articolo 11 : L’Italia ripudia la guerra, come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. L’hanno ammazzata una sequela di governi guerrafondai che hanno mandato i nostri soldati ad occupare degli stati sovrani, nascondendoli sotto le mentite spoglie di fantomatici aiuti umanitari. I nostri soldati occupano, combattono, sparano, uccidono, annichiliscono! Non sono, né sono mai stati una forza di pace, poiché non vi è pace dove esistono l’occupazione e la prevaricazione, esistono solo la guerra e l’offesa all’altrui libertà.

Viveva nell’ Articolo 13 : è punita ogni violenza fisica o morale sulle persone sottoposte a restrizioni di libertà. L’hanno strangolata le forze dell’ordine che si sono coperte di vergogna, a Napoli, come a Genova, come in Valle di Susa, come a Serre, come a Chiaiano. Poliziotti e carabinieri, trasformatisi in bastonatori di donne e anziani, veri e propri torturatori senza scrupoli e senza dignità. Fuorilegge che si nascondono dietro ad una divisa, forti della certezza di rimanere impuniti grazie alla protezione del mondo politico e giudiziario.

Viveva nell’ Articolo 9 : La Repubblica tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della nazione. L’hanno massacrata le “Grandi Opere” attraverso le quali la mafia delle infrastrutture ha inteso perpetuare il bengodi legato alla cementificazione indiscriminata del territorio. Il TAV, il Mose, il progetto Quadrilatero, sono solo gli esempi più eclatanti di come anche dal punto di vista ambientale continui a non esistere alcun tipo di rispetto. Le hanno tolto la vita le cartolarizzazioni selvagge, il programma di dismissioni d’immobili di proprietà pubblica, la svendita del territorio demaniale.

Viveva nell’ Articolo 32 : la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e assicura cure gratuite agli indigenti. Come è stato tutelato il “fondamentale diritto alla salute” dei lavoratori di porto Marghera o di Fincantieri o di Casale Monferrato, morti a centinaia di mesotelioma? Di miglia di cittadini che tutti i giorni sono costretti a vivere a sterro contatto con l’amianto, dei napoletani che vivono nel triangolo della morte, di tutti coloro che vengono avvelenati attraverso i fumi degli inceneritori, delle acciaierie, delle fabbriche chimiche e dei cementifici? Quale diritto viene tutelato tagliando i fondi e quindi l’ossigeno alla sanità pubblica, reintroducendo i ticket, facendo si che il malato, se indigente possa solo ambire ad essere curato poco e male?

Viveva nell’ Articolo 41 : l’attività privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. L’ha decapitata una classe politica che negli ultimi 15 anni si è arrogata il diritto di privatizzare la maggior parte dei servizi pubblici, oggi al servizio dei privati che li gestiscono secondo l’unica logica che conoscono, quella del massimo profitto. Una classe politica che ha trovato nel conflitto d’interesse l’humus necessario alla sua sopravvivenza, generando una classe imprenditoriale inetta e priva di qualità che continua a sopravvivere solamente perché sovvenzionata attraverso il denaro pubblico.

Viveva nell’ Articolo 47 : la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, controlla e coordina l’esercizio del credito. L’hanno stritolata uomini di stato, autorità e speculatori di ogni razza, asserviti ad un sistema bancario marcio e corrotto, ormai privo di ogni dignità. Una palude legislativa che è stata in grado di partorire voragini quali Cirio, Parmalat e mille altre ancora.

Se certamente non è edificante il fatto che un terzo degli italiani ignorino cosa è accaduto il 2 giugno 1946, il vero dramma è altresì costituito dal fatto che tutti gli italiani ignorino quello che è accaduto dopo, quando la Repubblica è stata svuotata di tutti i suoi valori e la costituzione ridotta a carta straccia, anche se per il momento i sondaggi di Mannheimer non si sono interessati dell’accadimento.
by M. Cedolin

01 giugno 2008

Arconte, agente segreto Gladio G71, esiste o non esiste?


A trent'anni dall'omicidio di Aldo Moro, riprendiamo il contatto con Nino Arconte, il "gladiatore" che operava negli anni settanta e ottanta in missioni internazionali con il nome in codice G71 e la cui storia voi conoscete fin dall'estate del 1998 (per chi segue America Oggi/Oggi7 da tempi più recenti, consigliamo di andare in internet: scrivendo nel motore di ricerca Arconte Vaccara troverete diversi articoli). Quindi da dieci anni più volte su questo giornale abbiamo seguito la vicenda di G71, l'agente segreto della marina militare italiana appartenente ad una delle cosidette "Centurie" della Gladio denominata anche "Stay Behind" (dietro le linee nemiche), che dopo aver servito la sua Patria durante la Guerra Fredda, improvvisamente si ritrovò non riconosciuto dallo Stato italiano mentre alcuni dei suoi commilitoni cadevano come birilli in sempre più misteriosi "suicidi" o morti giudicate accidentali.

Arconte, o meglio G71, cinque anni dopo quella prima intervista, ci mostrò un altro documento, il più esplosivo di tutti che questo giornale, questa volta insieme ad altri due (Famiglia Cristiana e Liberazione) pubblicò immediatamente. In quel documento, che apparentemente sembrava essere del Ministero della Difesa italiano e che G71 nel marzo del 1978 era stato incaricato di portare a Beirut al capo dei servizi italiani nella capitale libanese che allora, come del resto ora, era sconvolta dalla guerra civile. Nel documento si faceva riferimento al rapimento di Aldo Moro e si chiedeva ai servizi italiani nella regione di attivarsi per la sua liberazione ma con un particolare sconcertante: la data in cui era stato scritto, 2 marzo 1978, precedeva quella del rapimento avvenuto il 16 marzo in via Fani a Roma.

G71 doveva consegnare il documento a Beirut all'agente G-219 (identificabile nel colonnello Ferraro, rimasto poi vittima nel 1995 di uno strano suicidio), dislocato e dipendente dal capocentro G-216 (il colonnello Stefano Giovannone e che poi Moro menzionerà proprio in una delle sue lettere dal carcere delle BR), affinché prendesse contatti con i movimenti di liberazione del Medio Oriente, perché questi intervenissero sulle Brigate Rosse, ai fini della liberazione dello statista democristiano. È grazie al "gladiatore" G71 che questo documento a "distruzione immediata" è invece ancora qui. E prima di lui grazie al colonnello Ferraro che, secondo Arconte, prima di morire misteriosamente impiccato nel suo bagno di casa, gli ha consegnato il documento che lui non aveva distrutto.

Cinque anni fa, all'uscita di quel documento, ci furono delle interrogazioni parlamentari. Anche l'ex capo del governo ai tempi del rapimento Moro e ora senatore a vita Giulio Andreotti, chiese espressamente al governo Berlusconi allora in carica di far subito luce sulla vicenda, perché se quel documento fosse stato provato autentico ovviamente avrebbe riscritto (e in che modo!) la storia d'Italia, se invece fosse stato un falso allora chi lo spacciava per vero avrebbe dovuto essere ovviamente perseguito. Invece Arconte non venne affatto perseguito anzi fu lui a denunciare chi lo discreditava. Il ministero della Difesa di allora, senza portare alcuna prova definitiva, si limitò a delle comunicazioni in cui sosteneva che Nino Arconte non era attendibile e poi aggiunse qualcosa che ci insospettì.

Nel cercare di screditare il racconto di G71, le autorità italiane scrissero che era priva di ogni fondamento la tesi di Arconte che sosteneva il coinvolgimento degli Usa e della Cia nella vicenda del rapimento... Ma Arconte aveva sempre sostenuto il contrario! E cioè che secondo lui dietro al rapimento Moro si nascondeva la lunga mano dei servizi segreti di oltre cortina sovietica, e quindi quell'accusa ci apparve a dir poco stramba per non dire depistante.

Il 7 giugno del 2006 il presidente del Senato Franco Marini, rispondendo ad una lettera di Arconte in cui chiedeva almeno delle scuse ufficiali, ha scritto che "ho valutato la complessità della vicenda e posso rendere conto del suo punto di vista" ma che come presidente del Senato, non ha il potere di imporle a nessuno quelle scuse. Marini concludeva dicendo di aver fatto acquisire agli atti del Senato la lettera di Arconte. Cinque anni sono passati dall'emersione di quel documento, ma sembra che a Roma nessuno abbia fretta di chiarirne definitivamente l'autenticità o che si debba quindi perseguire Arconte. Noi aspettiamo e intanto ecco le nostre domande per G71.

Cinque anni fa uscì la nostra seconda intervista, questa volta sullo straordinario documento del Ministero della Difesa che ti fu ordinato di portare nel marzo del 1978 a Beirut e che annunciava il rapimento di Moro prima che avvenisse... Cosa è successo da quelle rivelazioni e dopo le interrogazioni parlamentari di Andreotti e di altri legislatori? Che fine ha fatto quel documento? Il governo Berlusconi prima e quello Prodi dopo, hanno comunicato qualcosa, lo hanno spiegato? Sono state fatte indagini? E' stato smentito? Ti hanno denunciato o ti hanno ridato gli onori militari?

«Quel documento è stato fatto oggetto di dibattiti parlamentari; in Senato sono state presentate 23 interpellanze a risposta scritta ed è stato risposto di tutto e il contrario di tutto. Molte di queste risposte sono state pubblicate da America Oggi ed Oggi7 nel 2003. Ricorderai l'articolo su Martino, Ministro della Difesa dell'epoca, che dichiarava cose non vere, come il tuo giornale poté benissimo testimoniare in proposito dell'inchiesta per falso avviata contro di me e che due anni dopo, il 7 maggio 2004, fu archiviata per infondatezza della notizia di reato, mentre il GIP di Roma mi riconosceva "parte offesa da ignoti" perché nessuno di coloro che mi avevano accusato pubblicamente, di fronte all'infondatezza di esse, confermava le sue accuse.

Ricorderai che quel documento fu anche sottoposto a perizia scientifica per l'interessamento del settimanale Famiglia Cristiana, la RAI e il quotidiano Liberazione, organo del Partito di Rifondazione Comunista e che tale perizia diede esito di autenticità. Nel senso che risultò che carta, inchiostri e caratteri di stampa, come bolli e sigilli usati, erano quelli normalmente in uso al Ministero della Difesa, Marina Militare, Ufficio X°, negli anni '70. Conformi ad altri documenti di raffronto che indubitabilmente provenivano da quelle sedi e in quelle date. Gli stessi giornalisti che parteciparono a quelle operazioni di verifica e controllo hanno anche testimoniato queste cose sotto giuramento nel Tribunale di Oristano, dove ho dovuto citare la RAI 1 e RAI 3, per avere offeso la verità a cui avevo accettato di collaborare effettuando tagli alle trasmissioni che non avevo autorizzato. Scelte non dei giornalisti , ma delle redazioni politiche che li controllano».

Hai altri documenti che non hai ancora mostrato? E se sì, quando li renderai pubblici e che cosa rivelerebbero?

«Si, ho altri documenti che però non riguardano il caso Moro, ma la mia vita in servizio dietro le linee della Guerra Fredda Italiana e non solo Italiana. Vorrei evitare di renderli pubblici, ma questo non dipenderà da me, ma dal comportamento del Governo Italiano. Sto per spedire al nuovo Governo la solita richiesta di Congedo che invio ad ogni nuova legislatura ricevendo risposte dei più svariati generi: Alcune le hai smentite anche tu nel tuo giornale. A volte persino divertenti, altre vergognose, da parte di Ministri della Difesa che mostravano di non conoscere nemmeno la storia Patria, alcune altre nessuna risposta! Ora vedremo cosa risponderà il nuovo Governo Berlusconi. Io sono sempre sereno e fiducioso come chi sa di essere dalla parte del giusto e nel suo pieno diritto. Mi auguro sempre che finalmente si faccia giustizia anche di questa storia, sarebbe buon segno, non solo per me, ma per tutta l'Italia e, addirittura, senza voler esagerare, credo che sarebbe buon segno per tutto l'Occidente Democratico che sembra aver smarrito la via!»

Sono stati fatti tanti film sul caso Moro, ora uno anche con Michele Placido nella parte dello statista si vede in questi giorni in tv. Qualche regista - o sceneggiatore o produttore - ti ha mai contattato per avere da te una collaborazione? C'è un film la cui ricostruzione ti ha soddisfatto?

«Si, tantissimi sono venuti qui a trovarmi per convincermi, ma sono bastate poche parole per capire che c'era incompatibilità di vedute. Sono tutti troppo politicizzati e vedono la storia, soprattutto la storia d'Italia, attraverso i filtri colorati ed i paraocchi della politica. Dovrebbero occuparsi solo di fiction senza pretendere patenti di autenticità storiche che non hanno. Così ho sempre rinunciato. A parte per il film di Carlo Infanti "La verità negata" per il quale ho scritto una sceneggiatura per la parte da girare in Sardegna che ho interpretato con la protagonista qui nel Sinis di Cabras, perché mi è sembrato che cercasse di dare una visione dei fatti storici di cui si occupa e relativi al caso Moro che più si avvicinava alla mia testimonianza. Inoltre ho collaborato perché non mi ha parlato di tagli e devianze su ciò che dovevo fare nel suo film.

Ho anche scritto io un'altra sceneggiatura. Sono impegnato proprio in questi giorni a trovare, con produzioni europee, un possibile accordo per finanziare il primo dei tre film di cui si compone l'opera cinematografica tratta dal libro L'Ultima Missione!»

Con la tua rivelazione del documento di Beirut, si confermavano i contatti tra terrorismo rosso e ambienti del terrorismo mediorientale. Oggi l'Italia è sempre più invischiata nella regione, in Libano, in Afghanistan... I gruppi terroristi mediorientali legati ad Al Qaeda, Hamas, Hezbollah, potrebbero cercare ancora di avere legami in Italia con terroristi locali? Cosa facevate voi allora per scongiurare queste "alleanze" e cosa si dovrebbe fare adesso?

«Nell'ultimo speciale su Moro a cui ho collaborato e che si intitola "Moro: se ci fosse luce sarebbe bellissimo", il magistrato del caso Moro Dr. Imposimato fa alcune dichiarazioni che si avvicinano alla verità. Dice che secondo alcuni suoi riscontri in Via Fani c'erano stati anche terroristi della RAF tedesca che era collegata alla Stasi, servizi segreti della Germania comunista che a sua volta era collegata al KGB sovietico. Ebbene Imposimato si avvicina molto alla verità, ma non abbastanza, perché gli mancano le basi della conoscenza della rete terroristica filo sovietica che comprendeva tutte queste organizzazioni, IRA, ETA, RAF, BR, OLP tutte orchestrate da Mosca attraverso la Separat comandata dallo Sciacallo, che aveva basi a Tripoli, in Libia e a Damasco, in Siria, ma anche in Germania Est ed in Cecoslovacchia. Tutti paesi controllati direttamente dal KGB sovietico. Ma la vera storia anche di quella parte la descrivo meglio e la documento nella sceneggiatura del primo film dal titolo provvisorio "L'Isola dei combattenti".

Il mondo è cambiato, ma certe strategie sono le stesse. Cosa facevamo noi? Eravamo in mezzo a loro! L'Italia era presente anche a quel tempo in Nord Africa, in Afghanistan, in Libano ... Ieri come oggi, solo che all'epoca non si poteva dire, né mostrare... Lo racconto e documento nelle mie opere autobiografiche e adesso anche al cinema. Ma per poter raccontare davvero questa storia, anzi queste storie, devo riuscire a realizzare il progetto di film seriale tratto dall'Ultima Missione e di cui ho già pronta la sceneggiatura per il primo. In questo ci sarà, per onore al vero, anche il nostro primo incontro a New York, nel giugno 1998, che fu descritto poi dal tuo articolo su America Oggi/Oggi 7 di quell'estate. Da allora sono stati centinaia, ma il tuo fu il primo e penso che contribuì a salvarmi la vita. Per vedere realizzata quest'opera vera sulla Guerra Fredda servono solo i finanziatori e li sto cercando anche in Europa, soprattutto in Europa, perché in Italia è impossibile che qualcuno accetti di finanziare un film di questo genere senza voler mettere sotto controllo la storia dal punto di vista politico e io questo non lo posso fare e non lo farò.»

Ti senti ancora in pericolo di vita? Se attraverso questa intervista volessi mandare un messaggio al premier Berlusconi e ai nuovi ministri degli Esteri Frattini, degli interni Maroni e della Difesa La Russa, cosa diresti?

«Sono prudente in maniera del tutto naturale e sentirmi in pericolo è la mia condizione abituale, non mi pesa. Gli chiederei di fare qualcosa di serio per cambiare il destino della nostra Patria. E la prima cosa da fare è quella di dare giustizia agli italiani. Oggi abbiamo uno Stato dei privilegi e di privilegiati che è riuscito a distruggere tutto, anche l'amor di Patria. Il compito che si trovano davanti non è certo facile. Non sono il solo a parlare di sfascio generale: della Giustizia, della scuola, della sanità delle Istituzioni e non è certo a suon di chiacchiere che si può risanare tutto questo. Io faccio la mia piccola parte, basterebbe che ognuno facesse la sua. Ho visto l'elenco dei Ministri del Governo Berlusconi... staremo a vedere».

Stefano Vaccara