30 giugno 2008

Il Dolo Berlusconi


Quando il Lodo Schifani-bis, anzi il Lodo Alfano, anzi il Dolo Berlusconi sarà sulla Gazzetta Ufficiale, l’Italia sarà l’unica democrazia al mondo in cui quattro cittadini sono “più uguali degli altri” di fronte alla legge. Un privilegio che George Orwell, nella “Fattoria degli animali”, riservava non a caso ai maiali. E che, nell’Italia del 2008, diventa appannaggio dei presidenti della Repubblica, del Senato (lo stesso Schifani), della Camera e soprattutto del Consiglio. I massimi rappresentanti delle istituzioni, che nelle altre democrazie devono dare il buon esempio e dunque mostrarsi più trasparenti degli altri, in Italia diventano immuni da qualunque processo penale durante tutto il mandato, qualunque reato commettano dopo averlo assunto o abbiano commesso prima di assumerlo. Compresi i reati comuni, “extrafunzionali”, cioè svincolati dalla carica e persino dall’attività politica. Anche strangolare la moglie, anche arrotare con l’auto un pedone sulle strisce, anche stuprare la colf o molestare una segretaria. O magari corrompere un testimone perché menta sotto giuramento in tribunale facendo assolvere un colpevole. Che poi è proprio il caso nostro, anzi Suo. Come scrisse il grande Claudio Rinaldi sull’Espresso a proposito del primo Lodo, “un’autorizzazione a delinquere“.

La suprema porcata cancella, con legge ordinaria - votata in un paio di minuti dal collegio difensivo allargato del premier imputato, che ha nome “Consiglio dei ministri” - l’articolo 3 della Costituzione repubblicana. Che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…”. La questione è tutta qui. Le chiacchiere, come si dice a Roma, stanno a zero. Se tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, non ne possono esistere quattro che non rispondono in nessun caso alla legge per un certo numero di anni in base alle loro “condizioni personali e sociali”, cioè alle cariche che occupano. Se la Costituzione dice una cosa e una legge ordinaria dice il contrario, la legge ordinaria è incostituzionale. A meno, si capisce, di sostenere che è incostituzionale la Costituzione (magari prima o poi si arriverà anche a questo).

Ora, quando in una democrazia governo e parlamento varano una legge incostituzionale, a parte farsi un’idea della qualità del governo e del parlamento che hanno eletto, i cittadini non si preoccupano. Sanno, infatti, che le leggi incostituzionali sono come le bugie: hanno le gambe corte. Il capo dello Stato non le firma, il governo e il parlamento le ritirano oppure, se non accade nessuna delle due cose, la Corte costituzionale le spazza via. Ma purtroppo siamo in Italia, dove le leggi incostituzionali, come le bugie, hanno gambe lunghissime. Non è affatto scontato che il presidente della Repubblica o la Consulta se la sentano di bocciare la suprema porcata. A furia di strappi, minacce, ricatti, vere e proprie estorsioni politiche, il terrore serpeggia nelle alte sfere (che preferiscono chiamarlo “dialogo”). E anche la Costituzione è divenuta flessibile, anzi trattabile.

Un mese fa è passata con tutte le firme e le controfirme una legge razziale (per solennizzare il 70° anniversario di quelle mussoliniane) denominata “decreto sicurezza”: quella che istituisce un’aggravante speciale per gli immigrati irregolari. Se fai una rapina e sei di razza ariana e di cittadinanza italiana, ti becchi X anni; se fai una rapina e sei extracomunitario, ti becchi X+Y anni. Vuoi mettere, infatti, la soddisfazione di essere rapinato da un italiano anziché da uno straniero. E il principio di uguaglianza? Caduto in prescrizione. Stavolta è ancora peggio, perchè non è in ballo il destino di qualche vuccumpra’, ma l’incolumità giudiziaria del noto tangentaro (vedi ultima sentenza della Cassazione sul caso Sme-Ariosto) che siede a Palazzo Chigi. Infatti è già tutto un distinguo, a destra come nella cosiddetta opposizione, sulle differenze che farebbero del Lodo-bis una versione “migliore” del Lodo primigenio. Il ministro ad personam Angelino Jolie assicura che, bontà sua, “la sospensione dei processi non impedisce al giudice l’assunzione delle prove non rinviabili, la prescrizione è sospesa, l’imputato vi può rinunciare. La sospensione non è reiterabile e la parte civile può trasferire in sede civile la propria pretesa”. Il che, ad avviso suo e di tutti i turiferari arcoriani sparsi nei palazzi, nelle tv e nei giornali, basterebbe a rendere costituzionale la porcata.

Noi, che non siamo costituzionalisti, preferiamo affidarci a chi lo è davvero (con tutto il rispetto per Angelino e il suo gemellino Ostellino), e cioè all’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida. Il quale, interpellato il 18 giugno da Liana Milella su la Repubblica, ha spiegato come e qualmente chi cita la sentenza della Consulta che nel 2004 bocciò il primo Lodo e sostiene che questo secondo la recepisce, non ha capito nulla: “La prerogativa di rendere temporaneamente improcedibili i giudizi per i reati commessi al di fuori dalle funzioni istituzionali dai titolari delle più alte cariche potrebbe eventualmente essere introdotta solo con una legge costituzionale, proprio come quelle che riguardano parlamentari e ministri… La bocciatura del vecchio lodo nel 2004 da parte della Consulta è motivata dalla violazione del principio di uguaglianza dei cittadini quanto alla sottoposizione alla giurisdizione penale”. L’unica soluzione per derogare all’articolo 3 è modificare eventualmente la Costituzione (con doppia lettura alla Camera e doppia lettura al Senato, e referendum confermativo in mancanza di una maggioranza dei due terzi). E non con una legge che sospenda automaticamente i processi alle alte cariche: sarebbe troppo. Ma, al massimo, con una norma che - spiega Onida - “introduca una forma di autorizzazione a procedere che consentirebbe di valutare la concretezza dei singoli casi. Ragiono su ipotesi, perché gli ‘scudi’ sono da guardare sempre con molta prudenza… La sospensione non dovrebbe essere automatica, ma conseguire al diniego di una autorizzazione a procedere. E comunque la legge costituzionale resta imprescindibile”.

Insomma, quando Angelino Jolie sbandiera la “piena coincidenza del Lodo con le indicazioni della Consulta”, non sa quel che dice. La rinunciabilità del Lodo non significa nulla (comunque Berlusconi, l’unico ad averne bisogno, non vi rinuncerà mai: altrimenti non l’avrebbe fatto). E la possibilità della vittima di ricorrere subito in sede civile contro l’alta carica che le ha causato il danno, se non fosse tragica, sarebbe ridicola: uno dei quattro presidenti si mette a violentare ragazze o a sparare all’impazzata, ma i giudici non lo possono arrestare (nemmeno in flagranza di reato), nè destituire dall’incarico fino al termine della legislatura; in compenso le vittime, se sopravvivono, possono andare dal giudice civile a chiedere qualche euro di risarcimento… Che cos’è: uno scherzo? L’unica differenza sostanziale tra il vecchio e il nuovo Lodo è che stavolta vale per una sola legislatura: non per un premier che viene rieletto, nè per un premier (uno a caso) che passa da Palazzo Chigi al Quirinale. Ma ciò vale fino al termine di questa legislatura. Dopodichè Berlusconi, una volta rieletto o asceso al Colle, potrà agevolmente far emendare il Lodo, sempre per legge ordinaria, e concedersi un’altra proroga di 5 o di 7 anni.

A questo punto si spera che il capo dello Stato non voglia cacciarsi nell’imbarazzante situazione in cui si trovò nel 2004 Carlo Azeglio Ciampi: il quale firmò (e secondo alcuni addirittura ispirò tramite l’amico Antonio Maccanico) il Lodo, e sei mesi dopo fu platealmente smentito dalla Corte costituzionale. Uno smacco che, se si dovesse ripetere, danneggerebbe la credibilità di una delle pochissime istituzioni ancora riconosciute dai cittadini: quella del Garante della Costituzione. Quando una legge è manifestamente, ictu oculi, illegittima, il capo dello Stato ha non solo la possibilità, ma il dovere di rinviarla al mittente prima che lo faccia la Consulta.

In ogni caso, oltre al doppio filtro del Quirinale e della Consulta, c’è anche quello dei cittadini. Che, tanto per cominciare, scenderanno in piazza a Roma l’8 luglio contro questa e le altre leggi-canaglia. Dopodichè potranno raderle al suolo con un referendum, già preannunciato da Grillo e Di Pietro. Si spera che anche il Pd - se non gli eletti, almeno gli elettori - vi aderirà. Si attendono smentite al commento più scombiccherato della drammatica giornata di ieri: quello della signora Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, secondo la quale “il Lodo deve valere dalla prossima legislatura”. Così il Caimano si porta dietro lo scudo spaziale anche al Quirinale. Non sarebbe meraviglioso?

M. Travaglio

28 giugno 2008

Caso Unipol: CSM assolve il giudice Clementina Forleo


Forse la casta ha fatto un passo indietro? Forse si rende conto che con questi conflitti e, il governo berlusconi è il momento di chiudere il cerchio? Non so, ma da vittima predestinata la giustizia penso stia per uscire dal tunnel. Cè la farà?
Cè la farà? No, non c'è la puo fare.

Il gip di Milano Clementina Forleo è stata assolta dalla sezione disciplinare del Csm dall'accusa di aver violato i suoi doveri per i contenuti dell'ordinanza con la quale, nel luglio del 2007, chiese alle Camere l'autorizzazione all'uso di intercettazioni che riguardavano alcuni parlamentari nell'ambito della vicenda Unipol.

La decisione è stata presa dopo due ore di camera di consiglio. Il rappresentante della Procura generale della Cassazione, Federico Sorrentino, aveva invece chiesto la condanna di Forleo alla censura e al trasferimento d'ufficio.

La richiesta si riferiva all'ordinanza con la quale nel luglio 2007 chiese alle Camere l'autorizzazione all'uso di intercettazioni che riguardavano alcuni parlamentari, tra cui Piero Fassino e Massimo D'Alema.

La ragione per la quale Forleo andava condannata, ha spiegato il rappresentante dell'accusa, il sostituto pg della Cassazione Federico Sorrentino, è che ha espresso "un abnorme e non richiesto giudizio anticipato" su alcuni di questi parlamentari che pure non erano indagati, ledendo i loro diritti ed esorbitando dalle sue competenze. E così non solo ha commesso una "grave violazione di legge", ma anche dimostrato scarso equilibrio. In quell'ordinanza, Forleo aveva definito "consapevoli complici di un disegno criminoso" D'Alema e il senatore Nicola La Torre, ipotizzando per loro il possibile concorso nel reato di aggiotaggio. E li aveva descritti come "pronti e disponibili a fornire i loro apporti istituzionali in totale spregio dello stato di diritto. Il difensore di Forleo, il procuratore di Asti Maurizio Laudi, ha invece chiesto l'assoluzione, ritenendo del tutto infondate le accuse nei confronti della sua assistita. La sezione disciplinare si è riunita in camera di consiglio per decidere.
fonte: ansa.it

27 giugno 2008

La truffa dell'Oro nero

Dopo il recente terremoto che ha colpito il Giappone, cominciavo a preoccuparmi per gli strani pensieri e collegamenti che inevitabilmente mi balzavano alla mente: per essere più chiaro, non ho potuto fare a meno di notare la singolare coincidenza di questo sisma, giunto praticamente in concomitanza con gli annunci ufficiali relativi ad un riuscito esperimento di fusione fredda e ai primi test su strada di una vera e propria automobile alimentata ad acqua. Rammentando i singolari fenomeni iridescenti che hanno preceduto il ben più devastante terremoto cinese (anche se in Giappone si è verificata persino un’emergenza presso una centrale nucleare), non riesco proprio ad evitare di domandarmi quanto ci sia di naturale in questi eventi, pur tenendo ben presente il fatto che le isole giapponesi sono notoriamente aree critiche dal punto di vista sismico.

Su YouTube proliferano servizi e documentari (alcuni decisamente ben fatti) sull’ipotesi che il sistema HAARP sia responsabile di questi recenti sconvolgimenti: in uno di questi si fa addirittura appello all’US Air Force affinché bombardi a tappeto le installazioni in Alaska… il che potrebbe anche essere una buona idea, se non fosse che proprio l’USAF è uno dei principali finanziatori del progetto!

Comunque sia, per la gloriosa arma statunitense sono tempi duri: sia il capo di stato maggiore che il segretario sono stati recentemente destituiti dopo un’indagine relativa alla spedizione accidentale (?) di parti di missile nucleare a Taiwan, mentre centinaia di componenti nucleari sensibili, stando a un comunicato del Pentagono rilanciato dal Financial Times, risultano scomparse dall’arsenale atomico statunitense. Secondo un funzionario, si tratterebbe di più di mille elementi mancanti. Ricordando il recente episodio del B-52 a spasso per i cieli con sei testate nucleari agganciate sotto le ali, questa ennesima “gaffe” è ben più che imbarazzante, malgrado i commenti rassicuranti delle parti interessate.

Mentre l’Iran continua ad essere al centro di attenzioni ben poco amichevoli, il suo presidente ha recentemente dichiarato che l’offerta petrolifera globale è assolutamente in linea con la domanda, e che gli altissimi prezzi al barile sono determinati da vergognose speculazioni finanziarie. Se a questo si aggiunge che sempre più voci si levano a denunciare che il cosiddetto “picco petrolifero” è pura invenzione e che il petrolio stesso non è affatto di origine fossile, il quadro di manipolazione politico-finanziaria che ne emerge è semplicemente spaventoso. In effetti, se ci fosse davvero scarsità di petrolio sul mercato, ci sarebbero le file di auto alle pompe, come durante la crisi del 1973; al contrario, quasi non passa giorno senza che si venga a sapere della scoperta di nuovi giacimenti, come quelli al largo della Louisiana, stimati in circa 184 miliardi di tonnellate fra petrolio e gas, equivalenti a circa 1.000 miliardi di barili. Secondo il rapporto, “si tratta del 30% in più di tutti gli idrocarburi consumati sino ad oggi, e stiamo parlando di un’area di estensione relativamente limitata”.

Comunque sia, la prova migliore che la questione petrolifera è uno dei più grandiosi inganni architettati a discapito delle popolazioni proviene, tanto per cambiare, dalla Russia. Un eccellente articolo di Joe Vialls la riassume in questi termini: la disponibilità di petrolio a livello mondiale è virtualmente illimitata, e i russi ne sono a conoscenza sin dal 1970, quando realizzarono il pozzo Kola SG-3 trivellando sino alla sbalorditiva profondità di 12.262 metri per attingere alle sacche sotterranee dove il petrolio viene letteralmente spinto in alto da profondi recessi nel mantello, là dove si produce, e replicando poi più di 300 volte queste prospezioni ultra-profonde.




Una delle conseguenze di tale impostazione è che il petrolio è reperibile pressoché ovunque: la compagnia petrolifera statale russa Yukos, all’avanguardia nel campo di queste trivellazioni ultra-profonde, lo ha dimostrato realizzando un impianto estrattivo da 6.000 barili giornalieri là dove i maggiori esperti internazionali (leggi statunitensi) avevano assolutamente negato la possibilità della presenza di risorse petrolifere di qualche tipo: in Vietnam. E così, grazie ai giacimenti di White Tiger coi loro pozzi profondi 5.000 metri, ora questo paese è entrato a far parte del ristretto club dei produttori di petrolio…


Sembra che per questa tecnologia si stiano aprendo importanti prospettive in Cina e soprattutto in Corea del Nord, un paese che avrebbe davvero molto da guadagnare da una maggiore indipendenza energetica.
Un progetto analogo a quello vietnamita era stato avviato nel 1983 in India con esiti assai promettenti, ma fu apparentemente abortito a causa di interessi statunitensi sia mediante pressioni politiche che tramite veri e propri sabotaggi agli impianti.

Un’importante osservazione è che, secondo i russi, il fatto che i noti “giacimenti” petroliferi (come quelli in Medio Oriente) sembrano “svuotarsi” è dovuto in realtà al tasso di estrazione adottato, superiore del 30% a quello tramite il quale il petrolio viene pompato in queste sacche superficiali dalle profondità del mantello. In altre parole, se la produzione petrolifera venisse ridotta nella medesima percentuale, questi giacimenti fornirebbero petrolio con continuità per un periodo di tempo virtualmente illimitato.


Altro aspetto cruciale, il tasso di produzione di un pozzo apparentemente in “declino” potrebbe essere ripristinato semplicemente “ripulendo” il pozzo dalle impurità inevitabilmente accumulate col passare del tempo, le quali tendono ad ostruire il passaggio del petrolio attraverso l’impianto (un po’ come cambiare il filtro dell’olio ormai intasato di un’autovettura). Il tutto, naturalmente, a costi assolutamente concorrenziali.

Ora si può comprendere meglio qual era la posta in gioco, allorquando l’oligarca Mikhail Khodorkovsky comprò la Yukos per un tozzo di pane e stava per rivenderla alle multinazionali statunitensi sicché intervenne Vladimir Putin a sistemare la faccenda, riportando la compagnia sotto il controllo diretto dello stato. Pensate cosa sarebbe accaduto se un tale know-how fosse finito sotto il controllo dei rapaci speculatori di Wall Street…




Passando a tutt’altro, mi fa piacere che il fenomeno dei cerchi nel grano torni a far parlare di sé: è accaduto con la comparsa di questa stupenda formazione presso Barbury Castle. Larga circa 50 metri, ha sconcertato gli scienziati ed entusiasmato i ricercatori in quanto rappresenta un’immagine codificata delle prime dieci cifre (3.141592654) del pi greco.




Tom Bosco
Fonte: Nexusedizioni.it

30 giugno 2008

Il Dolo Berlusconi


Quando il Lodo Schifani-bis, anzi il Lodo Alfano, anzi il Dolo Berlusconi sarà sulla Gazzetta Ufficiale, l’Italia sarà l’unica democrazia al mondo in cui quattro cittadini sono “più uguali degli altri” di fronte alla legge. Un privilegio che George Orwell, nella “Fattoria degli animali”, riservava non a caso ai maiali. E che, nell’Italia del 2008, diventa appannaggio dei presidenti della Repubblica, del Senato (lo stesso Schifani), della Camera e soprattutto del Consiglio. I massimi rappresentanti delle istituzioni, che nelle altre democrazie devono dare il buon esempio e dunque mostrarsi più trasparenti degli altri, in Italia diventano immuni da qualunque processo penale durante tutto il mandato, qualunque reato commettano dopo averlo assunto o abbiano commesso prima di assumerlo. Compresi i reati comuni, “extrafunzionali”, cioè svincolati dalla carica e persino dall’attività politica. Anche strangolare la moglie, anche arrotare con l’auto un pedone sulle strisce, anche stuprare la colf o molestare una segretaria. O magari corrompere un testimone perché menta sotto giuramento in tribunale facendo assolvere un colpevole. Che poi è proprio il caso nostro, anzi Suo. Come scrisse il grande Claudio Rinaldi sull’Espresso a proposito del primo Lodo, “un’autorizzazione a delinquere“.

La suprema porcata cancella, con legge ordinaria - votata in un paio di minuti dal collegio difensivo allargato del premier imputato, che ha nome “Consiglio dei ministri” - l’articolo 3 della Costituzione repubblicana. Che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…”. La questione è tutta qui. Le chiacchiere, come si dice a Roma, stanno a zero. Se tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, non ne possono esistere quattro che non rispondono in nessun caso alla legge per un certo numero di anni in base alle loro “condizioni personali e sociali”, cioè alle cariche che occupano. Se la Costituzione dice una cosa e una legge ordinaria dice il contrario, la legge ordinaria è incostituzionale. A meno, si capisce, di sostenere che è incostituzionale la Costituzione (magari prima o poi si arriverà anche a questo).

Ora, quando in una democrazia governo e parlamento varano una legge incostituzionale, a parte farsi un’idea della qualità del governo e del parlamento che hanno eletto, i cittadini non si preoccupano. Sanno, infatti, che le leggi incostituzionali sono come le bugie: hanno le gambe corte. Il capo dello Stato non le firma, il governo e il parlamento le ritirano oppure, se non accade nessuna delle due cose, la Corte costituzionale le spazza via. Ma purtroppo siamo in Italia, dove le leggi incostituzionali, come le bugie, hanno gambe lunghissime. Non è affatto scontato che il presidente della Repubblica o la Consulta se la sentano di bocciare la suprema porcata. A furia di strappi, minacce, ricatti, vere e proprie estorsioni politiche, il terrore serpeggia nelle alte sfere (che preferiscono chiamarlo “dialogo”). E anche la Costituzione è divenuta flessibile, anzi trattabile.

Un mese fa è passata con tutte le firme e le controfirme una legge razziale (per solennizzare il 70° anniversario di quelle mussoliniane) denominata “decreto sicurezza”: quella che istituisce un’aggravante speciale per gli immigrati irregolari. Se fai una rapina e sei di razza ariana e di cittadinanza italiana, ti becchi X anni; se fai una rapina e sei extracomunitario, ti becchi X+Y anni. Vuoi mettere, infatti, la soddisfazione di essere rapinato da un italiano anziché da uno straniero. E il principio di uguaglianza? Caduto in prescrizione. Stavolta è ancora peggio, perchè non è in ballo il destino di qualche vuccumpra’, ma l’incolumità giudiziaria del noto tangentaro (vedi ultima sentenza della Cassazione sul caso Sme-Ariosto) che siede a Palazzo Chigi. Infatti è già tutto un distinguo, a destra come nella cosiddetta opposizione, sulle differenze che farebbero del Lodo-bis una versione “migliore” del Lodo primigenio. Il ministro ad personam Angelino Jolie assicura che, bontà sua, “la sospensione dei processi non impedisce al giudice l’assunzione delle prove non rinviabili, la prescrizione è sospesa, l’imputato vi può rinunciare. La sospensione non è reiterabile e la parte civile può trasferire in sede civile la propria pretesa”. Il che, ad avviso suo e di tutti i turiferari arcoriani sparsi nei palazzi, nelle tv e nei giornali, basterebbe a rendere costituzionale la porcata.

Noi, che non siamo costituzionalisti, preferiamo affidarci a chi lo è davvero (con tutto il rispetto per Angelino e il suo gemellino Ostellino), e cioè all’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida. Il quale, interpellato il 18 giugno da Liana Milella su la Repubblica, ha spiegato come e qualmente chi cita la sentenza della Consulta che nel 2004 bocciò il primo Lodo e sostiene che questo secondo la recepisce, non ha capito nulla: “La prerogativa di rendere temporaneamente improcedibili i giudizi per i reati commessi al di fuori dalle funzioni istituzionali dai titolari delle più alte cariche potrebbe eventualmente essere introdotta solo con una legge costituzionale, proprio come quelle che riguardano parlamentari e ministri… La bocciatura del vecchio lodo nel 2004 da parte della Consulta è motivata dalla violazione del principio di uguaglianza dei cittadini quanto alla sottoposizione alla giurisdizione penale”. L’unica soluzione per derogare all’articolo 3 è modificare eventualmente la Costituzione (con doppia lettura alla Camera e doppia lettura al Senato, e referendum confermativo in mancanza di una maggioranza dei due terzi). E non con una legge che sospenda automaticamente i processi alle alte cariche: sarebbe troppo. Ma, al massimo, con una norma che - spiega Onida - “introduca una forma di autorizzazione a procedere che consentirebbe di valutare la concretezza dei singoli casi. Ragiono su ipotesi, perché gli ‘scudi’ sono da guardare sempre con molta prudenza… La sospensione non dovrebbe essere automatica, ma conseguire al diniego di una autorizzazione a procedere. E comunque la legge costituzionale resta imprescindibile”.

Insomma, quando Angelino Jolie sbandiera la “piena coincidenza del Lodo con le indicazioni della Consulta”, non sa quel che dice. La rinunciabilità del Lodo non significa nulla (comunque Berlusconi, l’unico ad averne bisogno, non vi rinuncerà mai: altrimenti non l’avrebbe fatto). E la possibilità della vittima di ricorrere subito in sede civile contro l’alta carica che le ha causato il danno, se non fosse tragica, sarebbe ridicola: uno dei quattro presidenti si mette a violentare ragazze o a sparare all’impazzata, ma i giudici non lo possono arrestare (nemmeno in flagranza di reato), nè destituire dall’incarico fino al termine della legislatura; in compenso le vittime, se sopravvivono, possono andare dal giudice civile a chiedere qualche euro di risarcimento… Che cos’è: uno scherzo? L’unica differenza sostanziale tra il vecchio e il nuovo Lodo è che stavolta vale per una sola legislatura: non per un premier che viene rieletto, nè per un premier (uno a caso) che passa da Palazzo Chigi al Quirinale. Ma ciò vale fino al termine di questa legislatura. Dopodichè Berlusconi, una volta rieletto o asceso al Colle, potrà agevolmente far emendare il Lodo, sempre per legge ordinaria, e concedersi un’altra proroga di 5 o di 7 anni.

A questo punto si spera che il capo dello Stato non voglia cacciarsi nell’imbarazzante situazione in cui si trovò nel 2004 Carlo Azeglio Ciampi: il quale firmò (e secondo alcuni addirittura ispirò tramite l’amico Antonio Maccanico) il Lodo, e sei mesi dopo fu platealmente smentito dalla Corte costituzionale. Uno smacco che, se si dovesse ripetere, danneggerebbe la credibilità di una delle pochissime istituzioni ancora riconosciute dai cittadini: quella del Garante della Costituzione. Quando una legge è manifestamente, ictu oculi, illegittima, il capo dello Stato ha non solo la possibilità, ma il dovere di rinviarla al mittente prima che lo faccia la Consulta.

In ogni caso, oltre al doppio filtro del Quirinale e della Consulta, c’è anche quello dei cittadini. Che, tanto per cominciare, scenderanno in piazza a Roma l’8 luglio contro questa e le altre leggi-canaglia. Dopodichè potranno raderle al suolo con un referendum, già preannunciato da Grillo e Di Pietro. Si spera che anche il Pd - se non gli eletti, almeno gli elettori - vi aderirà. Si attendono smentite al commento più scombiccherato della drammatica giornata di ieri: quello della signora Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, secondo la quale “il Lodo deve valere dalla prossima legislatura”. Così il Caimano si porta dietro lo scudo spaziale anche al Quirinale. Non sarebbe meraviglioso?

M. Travaglio

28 giugno 2008

Caso Unipol: CSM assolve il giudice Clementina Forleo


Forse la casta ha fatto un passo indietro? Forse si rende conto che con questi conflitti e, il governo berlusconi è il momento di chiudere il cerchio? Non so, ma da vittima predestinata la giustizia penso stia per uscire dal tunnel. Cè la farà?
Cè la farà? No, non c'è la puo fare.

Il gip di Milano Clementina Forleo è stata assolta dalla sezione disciplinare del Csm dall'accusa di aver violato i suoi doveri per i contenuti dell'ordinanza con la quale, nel luglio del 2007, chiese alle Camere l'autorizzazione all'uso di intercettazioni che riguardavano alcuni parlamentari nell'ambito della vicenda Unipol.

La decisione è stata presa dopo due ore di camera di consiglio. Il rappresentante della Procura generale della Cassazione, Federico Sorrentino, aveva invece chiesto la condanna di Forleo alla censura e al trasferimento d'ufficio.

La richiesta si riferiva all'ordinanza con la quale nel luglio 2007 chiese alle Camere l'autorizzazione all'uso di intercettazioni che riguardavano alcuni parlamentari, tra cui Piero Fassino e Massimo D'Alema.

La ragione per la quale Forleo andava condannata, ha spiegato il rappresentante dell'accusa, il sostituto pg della Cassazione Federico Sorrentino, è che ha espresso "un abnorme e non richiesto giudizio anticipato" su alcuni di questi parlamentari che pure non erano indagati, ledendo i loro diritti ed esorbitando dalle sue competenze. E così non solo ha commesso una "grave violazione di legge", ma anche dimostrato scarso equilibrio. In quell'ordinanza, Forleo aveva definito "consapevoli complici di un disegno criminoso" D'Alema e il senatore Nicola La Torre, ipotizzando per loro il possibile concorso nel reato di aggiotaggio. E li aveva descritti come "pronti e disponibili a fornire i loro apporti istituzionali in totale spregio dello stato di diritto. Il difensore di Forleo, il procuratore di Asti Maurizio Laudi, ha invece chiesto l'assoluzione, ritenendo del tutto infondate le accuse nei confronti della sua assistita. La sezione disciplinare si è riunita in camera di consiglio per decidere.
fonte: ansa.it

27 giugno 2008

La truffa dell'Oro nero

Dopo il recente terremoto che ha colpito il Giappone, cominciavo a preoccuparmi per gli strani pensieri e collegamenti che inevitabilmente mi balzavano alla mente: per essere più chiaro, non ho potuto fare a meno di notare la singolare coincidenza di questo sisma, giunto praticamente in concomitanza con gli annunci ufficiali relativi ad un riuscito esperimento di fusione fredda e ai primi test su strada di una vera e propria automobile alimentata ad acqua. Rammentando i singolari fenomeni iridescenti che hanno preceduto il ben più devastante terremoto cinese (anche se in Giappone si è verificata persino un’emergenza presso una centrale nucleare), non riesco proprio ad evitare di domandarmi quanto ci sia di naturale in questi eventi, pur tenendo ben presente il fatto che le isole giapponesi sono notoriamente aree critiche dal punto di vista sismico.

Su YouTube proliferano servizi e documentari (alcuni decisamente ben fatti) sull’ipotesi che il sistema HAARP sia responsabile di questi recenti sconvolgimenti: in uno di questi si fa addirittura appello all’US Air Force affinché bombardi a tappeto le installazioni in Alaska… il che potrebbe anche essere una buona idea, se non fosse che proprio l’USAF è uno dei principali finanziatori del progetto!

Comunque sia, per la gloriosa arma statunitense sono tempi duri: sia il capo di stato maggiore che il segretario sono stati recentemente destituiti dopo un’indagine relativa alla spedizione accidentale (?) di parti di missile nucleare a Taiwan, mentre centinaia di componenti nucleari sensibili, stando a un comunicato del Pentagono rilanciato dal Financial Times, risultano scomparse dall’arsenale atomico statunitense. Secondo un funzionario, si tratterebbe di più di mille elementi mancanti. Ricordando il recente episodio del B-52 a spasso per i cieli con sei testate nucleari agganciate sotto le ali, questa ennesima “gaffe” è ben più che imbarazzante, malgrado i commenti rassicuranti delle parti interessate.

Mentre l’Iran continua ad essere al centro di attenzioni ben poco amichevoli, il suo presidente ha recentemente dichiarato che l’offerta petrolifera globale è assolutamente in linea con la domanda, e che gli altissimi prezzi al barile sono determinati da vergognose speculazioni finanziarie. Se a questo si aggiunge che sempre più voci si levano a denunciare che il cosiddetto “picco petrolifero” è pura invenzione e che il petrolio stesso non è affatto di origine fossile, il quadro di manipolazione politico-finanziaria che ne emerge è semplicemente spaventoso. In effetti, se ci fosse davvero scarsità di petrolio sul mercato, ci sarebbero le file di auto alle pompe, come durante la crisi del 1973; al contrario, quasi non passa giorno senza che si venga a sapere della scoperta di nuovi giacimenti, come quelli al largo della Louisiana, stimati in circa 184 miliardi di tonnellate fra petrolio e gas, equivalenti a circa 1.000 miliardi di barili. Secondo il rapporto, “si tratta del 30% in più di tutti gli idrocarburi consumati sino ad oggi, e stiamo parlando di un’area di estensione relativamente limitata”.

Comunque sia, la prova migliore che la questione petrolifera è uno dei più grandiosi inganni architettati a discapito delle popolazioni proviene, tanto per cambiare, dalla Russia. Un eccellente articolo di Joe Vialls la riassume in questi termini: la disponibilità di petrolio a livello mondiale è virtualmente illimitata, e i russi ne sono a conoscenza sin dal 1970, quando realizzarono il pozzo Kola SG-3 trivellando sino alla sbalorditiva profondità di 12.262 metri per attingere alle sacche sotterranee dove il petrolio viene letteralmente spinto in alto da profondi recessi nel mantello, là dove si produce, e replicando poi più di 300 volte queste prospezioni ultra-profonde.




Una delle conseguenze di tale impostazione è che il petrolio è reperibile pressoché ovunque: la compagnia petrolifera statale russa Yukos, all’avanguardia nel campo di queste trivellazioni ultra-profonde, lo ha dimostrato realizzando un impianto estrattivo da 6.000 barili giornalieri là dove i maggiori esperti internazionali (leggi statunitensi) avevano assolutamente negato la possibilità della presenza di risorse petrolifere di qualche tipo: in Vietnam. E così, grazie ai giacimenti di White Tiger coi loro pozzi profondi 5.000 metri, ora questo paese è entrato a far parte del ristretto club dei produttori di petrolio…


Sembra che per questa tecnologia si stiano aprendo importanti prospettive in Cina e soprattutto in Corea del Nord, un paese che avrebbe davvero molto da guadagnare da una maggiore indipendenza energetica.
Un progetto analogo a quello vietnamita era stato avviato nel 1983 in India con esiti assai promettenti, ma fu apparentemente abortito a causa di interessi statunitensi sia mediante pressioni politiche che tramite veri e propri sabotaggi agli impianti.

Un’importante osservazione è che, secondo i russi, il fatto che i noti “giacimenti” petroliferi (come quelli in Medio Oriente) sembrano “svuotarsi” è dovuto in realtà al tasso di estrazione adottato, superiore del 30% a quello tramite il quale il petrolio viene pompato in queste sacche superficiali dalle profondità del mantello. In altre parole, se la produzione petrolifera venisse ridotta nella medesima percentuale, questi giacimenti fornirebbero petrolio con continuità per un periodo di tempo virtualmente illimitato.


Altro aspetto cruciale, il tasso di produzione di un pozzo apparentemente in “declino” potrebbe essere ripristinato semplicemente “ripulendo” il pozzo dalle impurità inevitabilmente accumulate col passare del tempo, le quali tendono ad ostruire il passaggio del petrolio attraverso l’impianto (un po’ come cambiare il filtro dell’olio ormai intasato di un’autovettura). Il tutto, naturalmente, a costi assolutamente concorrenziali.

Ora si può comprendere meglio qual era la posta in gioco, allorquando l’oligarca Mikhail Khodorkovsky comprò la Yukos per un tozzo di pane e stava per rivenderla alle multinazionali statunitensi sicché intervenne Vladimir Putin a sistemare la faccenda, riportando la compagnia sotto il controllo diretto dello stato. Pensate cosa sarebbe accaduto se un tale know-how fosse finito sotto il controllo dei rapaci speculatori di Wall Street…




Passando a tutt’altro, mi fa piacere che il fenomeno dei cerchi nel grano torni a far parlare di sé: è accaduto con la comparsa di questa stupenda formazione presso Barbury Castle. Larga circa 50 metri, ha sconcertato gli scienziati ed entusiasmato i ricercatori in quanto rappresenta un’immagine codificata delle prime dieci cifre (3.141592654) del pi greco.




Tom Bosco
Fonte: Nexusedizioni.it