07 marzo 2009

Guerra contro “il terrore”

guerra del terrore
Il capo di al-Qaida, Usama bin Ladin, credeva che i Moudjahidin avessero battuto da soli l'impero sovietico e che un gruppo di Moudjahidin più compatto, al-Qaïda, sarebbe dunque all'avanguardia nel battere l'impero americano. Ma ciò non è mai stato così semplice.
Negli Stati Uniti, un mito afferma che la C.I.A. abbia dato ai Sovietici il loro “Vietnam” e che fu, dunque, fondamentalmente una vittoria degli Stati Uniti, con i “combattenti della libertà” (l'espressione appartiene al Presidente Ronald Reagan) in secondo piano. Ma ciò non è mai stato così semplice.
L’establishment delle informazioni militari pakistane crede che dalla fine degli anni 70 un Afganistan marionetta sia essenziale alla sua “profondità strategica”. Ma Ciò non è mai stato così semplice.
Oggi è anche utile ricordarsi che poco è cambiato in trent’anni, per quanto riguarda la tragedia afgana. E il futuro aumento in potenza (surge) della NATO, in Afganistan, porterà verso una rovina certa.

Dietro la cortina rossa
Negli Stati Uniti, è facile dimenticare che i servizi d’informazioni sovietici, alla fine del 1979, avevano perfettamente consapevolezza del patto antisovietico imminente tra la Cina e gli Stati Uniti - che cristallizzava ciò che l'URSS temeva di più: essere circondato da potenze ostili. Certamente, elementi politici afgani forzarono la mano ai sovietici. Mosca teneva a sostenere un governo comunista a Kabul ed aveva gravi timori che la rivoluzione islamica iraniana sarebbe stata esportata verso l'ovest dell'Afganistan. Ma c'era anche il fatto che circa 100 alti funzionari sovietici - tra cui tre colonnelli del KGB - erano stati assassinati da fondamentalisti tribali sotto lo sguardo governo di allora, quello di Hafizullah Amin. (Dopo l'invasione sovietica, Amin fu inviato alla Lubyanka, il quartiere generale del KGB a Mosca, e torturato: aveva messo un tale disordine a Kabul che si pensava che fosse un agente della CIA. Amin finì per essere giustiziato tramite un “processo amministrativo” – un proiettile nella nuca.)
L'ex consulente alla sicurezza nazionale di Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski - oggi eminenza grigia della politica estera di Barack Obama – strumentalizzò i Moudjahidin. Dopo tutto, ciò che Zbig voleva realmente - e che ha ottenuto - era “di istigare l’intervento sovietico”. Ma quando Carter ha ottenuto la sua invasione, l’ha interpretata come la volontà dell'URSS di invadere il Golfo Persico e tagliare gli approvvigionamenti di petrolio “del nostro” mondo occidentale. Poche voci giudiziose negli Stati Uniti fecero osservare che se l'URSS avesse mai tentato tale manovra, ciò avrebbe significato una guerra nucleare con gli Stati Uniti.
L’icona del establishment politico, degli storici, degli strateghi e degli affari esteri, George Kennan - l'autore della strategia dell'isolamento contro il comunismo - fu una di queste voci; ha descritto Carter come persona “acerba”.
Kennan ha fatto due osservazioni che restano particolarmente valide oggi: una, che se il Golfo Persico fosse così “vitale” per gli Stati Uniti, ciò era a causa dell'avidità per il petrolio; e secondo, che l'instabilità in Medio Oriente non era dovuta alle manovre dell'URSS ma al conflitto Israeliano-Palestinese, con gli Stati Uniti che sostenevano ciecamente un campo contro l'altro.

Nel dubbio, conduciamo un'azione preventiva
Su tutto, dal punto di vista sovietico, l'invasione dell'Afganistan era un'azione preventiva classica – una specie di ripetizione della crisi cubana dei missili. Nel 1962, Fidel Castro informò Mosca che gli Stati Uniti preparavano l'invasione di Cuba. L'alto comando sovietico si attivò allora con un'azione preventiva - dispiegò i missili, restando intesi che sarebbero stati fatti ritirare se il presidente John F. Kennedy avesse protestato, ottenendo così, nel processo, l'inviolabilità di Cuba.
Nell'invasione dell'Afganistan, che ha avuto governi pro-comunisti o pro-sovietici nel corso degli anni precedenti - benché il loro sostegno verso Mosca non fosse sinceramente entusiasta -, i sovietici anticipavano la possibilità che attraverso questo patto con gli Stati Uniti, la Cina non entrase in Afganistan tramite il suo alleato, il Pakistan ultra-conservatore, e probabilmente con denaro americano. Di conseguenza, l'azione sovietica era giustificata nei confronti della sua strategia di sopravvivenza.
Il Pakistan, in quel momento, era già implicato in un'operazione - in società con la Cina e gli Stati Uniti - contro settori politici e sociali in Afganistan. Con l'invasione dell'Afganistan e la vittoria elettorale di Indira Gandhi in India, l'URSS fece un passo. Nessuno poteva immaginare nel 1979 che l'onnipotente Armata rossa, sarebbe stata almeno paralizzata – invece che essere battuta - da una banda di montagnardi guerrieri forniti di fucili. Quanto al Pakistan, il suo piano globale è sempre stato di controllare l'Afganistan, anche indirettamente, in nome della sua teoria “della profondità strategica” (e che non è cambiata finora).
L'influenza dei movimenti di sinistra in Afganistan poteva già vedersi nell'elezione più o meno libera del 1954, quando la sinistra ottenne 50 dei 120 seggi del Parlamento. Una buona parte di queste persone di sinistra era nazionalista e radicale islamista. L'URSS aveva aiutato l'Afganistan dalla rivoluzione dell'ottobre 1917. Altrettanto quanto Mosca, Mohammed Daoud - che detronizzò suo cugino, il re Zahir Shah, nel 1973 - voleva modernizzare con la forza l'Afganistan. Il precedente non era molto incoraggiante, cioè il fallimento di re Amanullah nel 1919, anch’egli sostenuto anche dai Russi.
Anche se Washington, sotto Obama, fosse interessata oggi (ma non lo è), dell'ammodernamento forzato dell'Afganistan, non combinerebbe nulla. Ciò che sarebbe realmente necessario è una costruzione nazionale solidamente impegnata - molti investimenti nell'istruzione e in infrastrutture che genererebbero reali opportunità di occupazione, assicurandosi che il denaro non scompaia nel buco nero della burocrazia ministeriale di Kabul.
Incoraggiare il socialismo, il progresso o semplicemente la democrazia in Afganistan, solo distribuendo aiuti – e senza cambiare fondamentalmente una struttura vecchia di molti secoli - è impossibile. Era - e continuerà ad esserlo - la chiave dell’enigma afgani e la ragione principale per la quale il balzo di potenza di Obama/Pentagono/NATO, totale o parziale, fallirà.

Perdere una guerra civile rivoluzionaria
Quanto alla fine dell'invasione/occupazione sovietica, che ha un po' meno di 20 anni, la dinamica è cambiata rispetto alla fine degli anni 70. Un rilassamento si era avuto allo stesso tempo con gli Stati Uniti e con la Cina. Un mito americano afferma che i sovietici hanno abbandonato l'Afganistan perché gli Stati Uniti (ed il Pakistan, più il denaro saudita) costruirono la più tenace guerra di guerriglia del 20.mo secolo, e il colpo di grazia fu costituito dai preziosi missili Stinger che la CIA, infine, inviò ai Moudjahidin. Fu soltanto una sola ragione, fra le miriadi tutte legate al multiplo disastro finanziario sovietico: la caduta del prezzo del petrolio e del gas, le ripercussioni di Chernobyl, il tremendo terremoto in Armenia, una pessima prestazione dell'agricoltura e la paralisi della perestroika. All'inizio del 1989, la maggioranza dei Russi considerava l'invasione dell'Afganistan del dicembre 1979 come un grave errore e. Inoltre, dovevano contare i loro morti. Nella prima ondata, i morti erano Uzbeki, Tadjiki, Turkmeni e Kirghizi. In seguito, fu il giro dei Bielorussi, degli ucraini, degli Estoni e, sì, dei Russi.
Dalla pace di Brest-Litovsk nel 1918, i sovietici non avevano mai subito sconfitte politico-militari. Per gli ideologi ufficiali vicini all'ex presidente sovietico Mikhaïl Gorbatchev, non era una guerra di conquista, ma una guerra civile rivoluzionaria con l'aiuto “internazionalista” dell'URSS. Ma questa “guerra civile rivoluzionaria” fu alla fine vinta da una banda di musulmani tribali - Rabbani, Khalis, Abdul Haq, Gulbuddin Hekmatyar, Ahmed Shah Massoud, Ismail Khan - e dei loro comandanti. (È interessante ricordarsi che Abdul Haq fu ucciso più tardi dai taliban, che Massud fu ucciso da al-Qaïda due giorni prima dell’11/9, che Ismail Khan dirige sempre l'ovest afgano e che Hekmatyar è sempre la bestia nera di Washington.) Dal punto di vista di Mosca, pacificata la frontiera meridionale dell'URSS. Le unità speciali del generale Boris Gromov hanno lasciato dietro di sé milioni di mine antiuomo. Ma, su tutto, l'URSS - e gli Stati Uniti - ha lasciato suppurare un esercito guerrigliero a livelli multipli, diviso tra sette partiti sunniti, basati in Pakistan, ed otto partiti sciiti, sostenuti dall'Iran.
Le prospettive per Kabul erano uno scenario stile Saigon o Beyrouth. Alla fine fu lo scenario “Beyrouth” che prevalse, di questa situazione libanese in grande, è emerso il Frankenstein dei pakistani: i taliban. Non si sottolinea mai abbastanza: quasi tutti i taliban sono Pastun, ma non tutti i Pastun sono taliban. La strategia attuale degli Stati Uniti e della NATO - una guerra contro i contadini pastun - è così assurda come la guerra fallita contro i Baasisti in Iraq. (Quasi tutti i Baasisti erano Arabi sunniti, ma non tutti gli Arabi sanniti erano baasisti.)
Il generale Gromov, il vecchio comandante della 40.ma armata sovietica in Afganistan - ed oggi governatore della regione di Mosca - non ha risparmiato le parole “celebrando”, il 15 febbraio, il 20.mo anniversario del ritiro sovietico: “Penso che questa guerra sia un errore enorme politico e, in molti aspetti, irreparabile, da parte dei dirigenti dell'Unione sovietica dell'epoca.“ Ormai, Gromov sottolinea: “La regione di Mosca invia regolarmente aiuti umanitari in Afganistan”. Se Obama facesse una telefonata a Gromov, sentirebbe parole che fanno riflettere: persistete nella vostra “strategia” e la NATO sarà battuta “nel cimitero degli imperi”.

Il ritorno dei combattenti della libertà
Contrariamente al discorso di Obama, l'Afganistan non è “il fronte centrale della guerra contro il terrore”. La chiave dell'enigma risiede nei servizi segreti pakistani (intelligence interservizi - ISI) e l'esercito pakistano. La ISI “ha inventato” i taliban - e la sua gerarchia, come pure alcuni ufficiali militari pastun continuano a sostenere totalmente, non soltanto i taliban “storici” del gruppo del Mollah Omar, ma i neo-taliban delle varietà Baitullah Mehsud e Maulana Sufi Mohammed.
Il problema è che Washington non ha alcuna leva, nessuna credibilità e nessuna infiltrazione nei servizi segreti per condurre una purga di grande ampiezza nella ISI e nell'esercito pakistano. Inoltre, c'è il problema della corruzione endemica in Afganistan. Se fornisce il 93% dell'oppio mondiale, si è definitivamente un narco-stato. I taliban non possono controllare la rete complessa della coltura del papavero - ma traggono vantaggio dal suo trasporto e del suo contrabbando.
L'alleanza del Nord, egemonico nel gioco di potere a Kabul, è direttamente implicata, tanto quanto la famiglia pastun del Presidente Hamid Karzaï.
Una misura supplementare della perplessità di Washington sull'Afganistan è che una nuova “soluzione” che è stata lanciata, implica la liquidazione di Karzaï e l’installazione di un nuovo dittatore-fantoccio.
Obama - anche non essendogli familiare il teatro Afgano-pakistano - deve essere sufficientemente smaliziato nel vedere questo balzo in potenza, in sé, come una tattica suicida. Il problema è che sembra sempre credere che la guerra è “vincibile”. La sua ultima definizione “di vittoria”, durante la sua breve visita in Canada, è “di battere al-Qaida” ed assicurarsi che il teatro Afgano-pakistano non sia “una piazza per lanciare attacchi contro l'America settentrionale”. Dunque, se questa è la missione, deve riconoscere che il nodo principale è il Pakistan, non l'Afganistan.
Da parte sua la “cronistoria” di al-Qaida d'oggi non ha nulla a vedere con una multinazionale del terrore; è composta solo da alcune dozzine di personaggi misteriosi - tra cui Ayman al-Zawahiri - che si nascondono molto probabilmente nel Waziristân e negli spazi immensi e vuoti del Baluchistan.
I problemi di Obama sono peggiorati dal fatto che è circondato da gente, come il capo del pentagono Robert Gates, che resta sul metodo della “guerra contro il terrore”/Guerre a lungo termine. Il vicepresidente Joe Biden e l'inviato speciale nel teatro Afgano-Pakistano, Richard Holbrooke - senza parlare del generale David “mi piazzo per il 2012” Petreaus - sono falchi certificati. Faranno tutto ciò che è in loro potere per orientare le conclusioni della relazione sulla strategia politica in Afganistan, che Obama attende, in direzione del concetto di guerra a lungo termine.
Per Andrew Bacevich, professore di relazioni internazionali e di storia all'università di Boston, il senatore John Kerry (il presidente della commissione degli affari esteri del senato americano) rappresenta l'ultima speranza. Non si sottolinea mai abbastanza che la struttura bushita “di guerra contro il terrore” resta interamente operativa. Léon Panetta il candidato di Obama designato al posto di direttore della CIA, ha detto che la CIA proseguirà, in realtà, le estradizioni straordinarie. Elena Kagan, la candidata di Obama designata al posto di consulente presso il ministro della giustizia, ha dichiarato che la detenzione infinita senza processo è sempre in vigore - indipendentemente dal luogo ove il prigioniero è stato catturato. Ed il ministro della giustizia, provvisorio, il generale Michael Hertz, ha dichiarato che i prigionieri della base aerea di Bagram in Afganistan restano sprovvisti di diritti legali.
Se Obama è serio sulla chiusura di Guantanamo, deve essere serio sulla chiusura di Bagram. La doppia strategia dell’“alleanza occidentale” nel teatro Afgano-pakistano, così come è, consiste nel fatto che gli Stati Uniti e la NATO occupano parti dell'Afganistan che non sono occupate da i taliban, mentre Washington corrompe Islamabad per lasciarle attaccare i contadini pastun all'interno delle zone tribali dirette a livello federale dal Pakistan.
Non occorre stupirsi solo dopo avere perso, di fatto, la guerra in Iraq a vantaggio di una banda “di irregolari” armati di kalashnikov, il Pentagono è terrorizzato all'idea che la NATO è sul punto di perdere la guerra in Afganistan, provando così al mondo intero la sua inutilità assoluta - e che fa volare in pezzi, una volta per tutte, il pilastro sgretolato dell'egemonia statunitense sull'Europa.
La NATO è anche incompetente nelle menzogne. Una relazione della NATO, uscita in gennaio, sosteneva che “soltanto” 973 civili erano stati uccisi in Afganistan nel 2008, e che “soltanto 97” di questi civili lo erano stati da parte della NATO. Questo mese, una relazione dell'ONU ha confermato che la NATO mentiva. Secondo l'ONU, almeno 2.118 civili afgani sono stati uccisi nel 2008 - di cui 828 da parte degli Stati Uniti o della NATO. Tutti parlano degli aerei di combattimento americani e dei drones Predator che conducono un inferno da tre basi aeree segrete pakistane - con il silenzio complice d’Islamabad. Ma nessuno parla “del ROHUM” (le informazioni d'origine umana), un componente della guerra segreta degli Stati Uniti in Afganistan, condotto da ciò che New York Times definisce, con un'ipocrisia straordinaria, come “unità militari che operano fuori della catena di comando normale”. Le forze speciali statunitensi fanno parte di questo miscuglio mortale.
Una relazione recente dell'ONU, identifica questi commando americani come i principali colpevoli dei massacri di civili afgani. Il fatto è che Washington identifica come “terroristi” simili gruppi - quando operano sotto un'insegna o una religione diversa. Nel caso di questo varietà americano è giusto attendersi che, presto o tardi, il Pentagono e l’establishment a Washington li chiamino, in un sinistro eco del recente passato afgano, “combattenti della libertà”.

*Mondialisation.ca, 28 febbraio 2009 Asia Time (Copyright 2009 - Asia Times Online Ltd. All rights reserved.)

Traduzione di Alessandro Lattanzi

Il signore dei Tranelli

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Nel Granducato di Curlandia ai confini del mondo, della realtà, della ragione, della logica, dell’equità, della giustizia, dell’etica e della decenza, accadono cose assai curiose.
Il Granduca di Curlandia è imputato in un processo dov’è accusato di aver pagato 600mila svanziche ad un testimone, un certo Millius, abitante di un Regno viciniore, perché dichiarasse il falso in altri due processi dove pure il Granduca era imputato per corruzione, falso in bilancio e finanziamenti illeciti per 10 miliardi di svanziche, a un boiardo locale. Il processo era alle ultime battute, ma il Granduca, che gode di un vasto consenso popolare, fece approvare una legge che lo sottraeva a qualsiasi processo, finché fosse rimasto in carica. Il processo andò avanti per gli altri imputati, il Tribunale di Curlandia sentenziò, in primo grado, che il testimone era stato effettivamente corrotto condannandolo a quattro anni e mezzo di reclusione. Se il Millius è corrotto la logica vorrebbe che il Granduca sia il corruttore dato che le 600mila svanziche sono state pagate da una sua società e nel suo interesse. Ma il Granducato di Curlandia è un Regno ai confini della logica e quindi l’avvocato del Granduca ha affermato che "la sentenza non consente di dire che il Granduca è un corruttore" cosa che oltre ad esser gravissima in sé riverserebbe sugli altri due processi da cui il Granduca è uscito proprio grazie alle testimonianze false di Millius. Comunque siamo in primo grado e vale per Millius (e quindi, indirettamente, anche per il Granduca) la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva.
Ma verrà il giorno in cui il Granduca dovrà lasciare il suo scranno a un qualche erede e potrà quindi essere processato. Ma il processo dovrà ricominciare dall’inizio. Poiché in Curlandia i processi durano un’infinità di tempo ci sarebbe stato comunque il rischio della prescrizione. Per il Granduca è diventata certezza. Nel frattempo infatti il Granduca ha fatto votare una legge che dimezza i tempi della prescrizione. A suo tempo quando la legge fu varata qualcuno ne fece notare l’assurdità: poiché in Curlandia i tempi dei processi continuano ad allungarsi la logica avrebbe voluto che fossero allungati anche i tempi della prescrizione e non abbreviati. Ma il Granducato di Curlandia vive ai confini del mondo della logica. Il dimezzamento della prescrizione è uno dei motivi per cui tutta una schiera di malandrini invece che in galera è a piede libero, cosa di cui la gente di Curlandia si lamenta assai, non addebitandola però al Granduca ma ai magistrati che applicano le leggi volute dal Granduca. È uno dei prezzi che gli abitanti di Curlandia hanno dovuto pagare per assicurare al Granduca la certezza dell’impunità dato che il suo processo non arriverà mai a sentenza.
La cosa divertente è che il Granduca, il suo Gran Visir della Giustizia, i suoi Commodori sono dei severi assertori della certezza della pena. Quando riguarda gente di altri giri. Curlandia è infestata, per la verità non più che in passato, da stupri, compiuti sia da aborigeni che da individui venuti d’altrove. Lo stupro è un reato assai grave, ma non tanto più grave, poniamo, della corruzione di un testimone o di un magistrato. Per i presunti stupratori si è inventato un istituto mai esistito nell’ordinamento di Curlandia: l’anticipo della pena. Chi è accusato di stupro deve essere sbattuto in galera subito a prescindere, nonostante l’istituto della carcerazione preventiva abbia tutt’altro scopo che quello di un anticipo di pena. La presunzione di innocenza, sempre invocata a gran voce dal Granduca, dal suo Gran Visir, dai Commodori quando ci son di mezzo loro, è diventata una presunzione di colpevolezza. E se uno di questi presunti stupratori, come può accadere per ogni reato, risultasse, dopo due anni di galera, innocente? Allora si può star sicuri che nel Granducato di Curlandia, regno ai confini del mondo, della realtà, della ragione, della logica, dell’equità, della giustizia, dell’etica e della decenza, il Granduca, il Gran Visir e i Commodori sarebbero i primi a menar scandalo gettando la croce addosso al magistrato colpevole di aver applicato le leggi da loro volute.
Massimo fini

06 marzo 2009

Peggiore della grande depressione

I media mainstream e Wall Street sono riusciti a convincere che l’attuale crisi del credito è la peggiore dal [Secondo] Dopoguerra. L’affermazione di George Soros, secondo cui “il mondo affronta la peggiore crisi finanziaria dalla Seconda Guerra Mondiale” riassume il giudizio collettivo. La crisi è al momento l’ultimo capro espiatorio di tutti i mali economici che attualmente affliggono il sistema finanziario e l’economia globali – dal crollo dei mercati azionari alla scarsità di cibo nei paesi del Terzo mondo. Ci viene ripetutamente assicurato che l’ultimo crollo ha a che fare con la crisi del credito stessa; se non ci fosse la crisi del credito, tutte queste cose terribili non sarebbero mai successe nell’economia e nei mercati finanziari.

La cosa più straordinaria è che i media mainstream non hanno mai provato a paragonare l’attuale situazione economica con quella che ha preceduto la Grande Depressione. In sintesi, si dà per scontato che la Grande Depressione non potrà verificarsi nuovamente, evitando così il bisogno di un confronto del genere. Io credo in verità che i fondamenti macroeconomici siano oggi peggiori, siamo quindi di fronte ad un lungo periodo di depressione economica – una depressione peggiore della Grande Depressione, una depressione che probabilmente sarà ricordata nella Storia come “La Seconda Grande Depressione” o la Più Grande Depressione [The Greater Depression], come l’ha giustamente chiamata Doug Casey. Di seguito trovate le ragioni per le quali credo che questo sia il caso.

La Ripetizione degli Errori della Grande Depressione

Alla propria base, la situazione del 1990 e la risposta della Fed alla bolla tecnologica e della comunicazione ha creato un ambiente economico che ha incoraggiato la ripetizione di errori molto simili a quelli che hanno condotto alla Grande Depressione. Qui di seguito viene presentato una breve sintesi degli errori ampiamente riconosciuti commessi negli anni ’20, senza andare nei dettagli, con chiari parallelismi nell’attuale situazione economica:

· Bolle degli asset – inizialmente nel mercato azionario durante gli anni ’90, poi nel mercato immobiliare durante gli anni 2000, rispecchiando notevolmente le bolle nel mercato azionario ed immobiliare degli anni ’20.

· Cartolarizzazione – benché non nell’assai “ultra-moderna” forma degli anni 2000, con lo spezzettamento e l'affettamento dei blocchi e delle tranche di seniority, è stato ampiamente riconosciuto negli anni ’30 il fatto che la cartolarizzazione durante gli anni ’20 abbia dato il via all’effetto domino nel sistema finanziario statunitense durante la Grande Depressione.

· Rapporto di indebitamento eccessivo – come nel 2008 l’argomento del giorno è la riduzione del
rapporto d’indebitamento [“deleveraging”], così il dipanamento della riduzione del rapporto d’indebitamento durante gli anni ’30 è stato alla base di liquidazioni forzate e problemi finanziari. Naturalmente, era molto chiaro a quei tempi che la radice del problema non era la riduzione del rapporto d’indebitamento di per sé, ma l’eccessivo rapporto d’indebitamento che si era formato prima del processo di riduzione. I fondi di investimento furono determinanti sia nella cartolarizzazione sia nell’eccessivo rapporto d’indebitamento, come gli odierni Hedge Fund.

· Controllori corrotti – sappiamo bene che le Enron e le Worldcom sono state aiutate e hanno avuto come complici le società contabili – quelle stesse aziende che si riteneva fossero i controllori della comunità finanziaria, e che invece hanno approfittato notevolmente del boom evitando di svolgere le loro funzioni di controllo. Nell’attuale crisi finanziaria, sappiamo inoltre che le agenzie di rating si sono anch’esse arricchite durante il boom. Molto simili erano le problematiche durante gli anni ’20, che hanno spinto all’istituzione della SEC e di altri enti regolatori per sostituire i malfunzionanti “controllori” dell’epoca.

· Ingegneria finanziaria – siamo spinti a credere che l’ingegneria finanziaria sia un fenomeno abbastanza recente, germogliato durante la Nuova Era della Finanza degli ultimi 15 anni, in realtà l’ingegneria finanziaria era prevalente negli anni ’20 con obiettivi molto chiari, oggi molto familiari a tutti: 1) eludere regole restrittive, 2) incrementare l’indebitamento e 3) rimuovere le passività dai libri contabili.

· Regole datate – come al sistema dei controlli sfuggirono gli eventi degli anni ’20, e le regole furono introdotte solo dopo che la Grande Depressione ebbe distrutto il sistema finanziario statunitense, così siamo pronti a vedere nuove regole che si occupino delle cause dell’attuale crisi. Comprensibilmente, le regole avrebbero dovuto prevedere gli odierni problemi finanziari e avrebbe$ro dovuto essere introdotte prima della crisi.

· Ideologia di mercato – negli anni ’20, come negli ultimi due decenni, l’ideologia di mercato del laissez faire, che Soros ha descritto in modo abbastanza appropriato come “fondamentalismo di mercato”, è dilagata nei mercati finanziari. Naturalmente, il libero mercato sa cosa è meglio, ma la realtà che il mercato monetario non è veramente libero – quando la Fed determina il costo del denaro (tassi d’interesse), e può cambiare questo costo per tutto il tempo che vuole, allora ogni genere di squilibrio finanziario può essere sostenuto senza le regole imposte dal mercato. Questo può condurre a tutti i generi di problemi con cui abbiamo a che fare attualmente.

· Mancanza di trasparenza – negli anni ‘30, era ampiamente riconosciuto il fatto che le aziende e in modo particolare le istituzioni finanziarie mancavano di trasparenza, che consentì a squilibri ed abusi di accumularsi. Oggi i mercati e le istituzioni finanziarie hanno intenzionalmente compromesso la trasparenza attraverso una serie di ingegnose, o meglio in malafede, astuzie contabili ed espedienti finanziari, come somme di denaro lasciate fuori dal bilancio, derivati di difficile comprensione e strumenti poco chiari di straordinaria complessità. Oggi i direttori generali e i responsabili dei rischi dei principali istituti finanziari non possono calcolare la propria esposizione ai rischi. In origine la mancanza di trasparenza era stata concepita per raggirare i mercati; ironicamente, i direttori finanziari odierni sono giunti al punto di raggirare se stessi.

Peggiore della Grande Depressione

Quindi, perché Peggiore della Grande Depressione? Cosa mi fa credere che l’attuale depressione sarà peggiore della Grande Depressione? Illustrerò i sei fondamenti più importanti che si riflettono già nei mercati finanziari e che fanno pensare ad una Più Grande Depressione.

1. Sopravvalutazione del settore immobiliare. Il mercato immobiliare è stato guidato da una serie di innovazioni nella finanza immobiliare. La sopravvalutazione nel mercato immobiliare implica una sopravvalutazione degli strumenti di finanza immobiliare; un’implosione dei prezzi immobiliari comporta un’implosione nell’ambito di questi strumenti. È ampiamente riconosciuto dagli economisti il fatto che l’Indice Case-Shiller sia un buon indicatore dei prezzi del mercato immobiliari. Un grafico ampiamente riconosciuto che va dal 1890 al 2007 racconta come è andata. Il grafico rende molto chiaro il fatto che l’attuale sopravvalutazione del mercato immobiliare supera all’incirca quella degli anni ’20. La futura rettifica nel mercato immobiliare si protrarrà a lungo e sarà tale da torcere le budella, con un effetto cumulato atteso che è molto peggiore rispetto alla Grande Depressione.


[Indice dei Prezzi Immobiliari Reali 1890-2007 (Indice di riferimento al 1890 pari a 100]

2. Credito totale degli USA. Il credito crea indebitamento: più credito vi è nel sistema finanziario, maggiore è l’indebitamento di quest’ultimo. L’attuale credito totale degli USA rispetto al PIL ha superato in modo significativo i livelli che precedevano la Grande Depressione. A quei tempi, l’ammontare totale del credito nel sistema finanziaria raggiungeva quasi un sorprendente 250% del PIL. Utilizzando oggi lo stesso standard di misurazione, il livello del debito nel sistema finanziario statunitense ha superato il 350% nel 2008, mentre il livello del 1982 era pari “solo” al 130%. Come ha affermato in modo abbastanza appropriato Charles Dumas del Lombard Street Research, “abbiamo avuto un trentennio di crescita dell’indebitamento degli Stati Uniti, giungendo alla fine ad un’orgia sfrenata”.

Il grafico qui sotto mostra il drammatico incremento del debito (indebitamento) negli anni ’20 ed una riduzione dell’indebitamento dal 1930 al 1945 (o 1952). Poi esso mostra una consistente crescita del debito avvenuta successivamente, con un drammatico incremento dagli anni ’90, e con un superamento nel 2000 del precedente picco del 1929. Il grafico mostra il livello del 299% alla fine del 2005, ma il livello ha già raggiunto il 350% nel 2008.


[Debito Totale del Mercato del Credito (tutti i settori) in percentuale del PIL]

Naturalmente, alla crescita del rapporto d’indebitamento, come già affermato in precedenza, deve necessariamente fare seguito una sua riduzione.

Il modo migliore per capire cos’è l’indebitamento è confrontarlo con l’assunzione di droghe, mentre la riduzione dell’indebitamento è come una disintossicazione. Il problema non è che la disintossicazione uccide il paziente che ha fatto abuso di droga per anni; quello che uccide veramente il paziente è l’abuso di droga stesso.

Tuttavia, una cosa è chiara: il paziente deve affrontare una disintossicazione dolorosa o morire; lo stesso vale per il sistema finanziario, deve ridurre l’indebitamento o implodere.

3. Esplosione dei derivati. I derivati sono stati paragonati da Warren Buffet a “armi finanziarie di distruzione di massa”. L’ammontare figurativo del totale dei derivati, così come quello dei “Value at Risk” (VaR), è andato alle stelle negli ultimi anni con il potenziale rischio di destabilizzare il sistema finanziario per decenni. Su un piano più allegorico, i derivati pendono come una spada di Damocle sul sistema finanziario.

È difficile effettuare un confronto con gli anni ’20, gran parte dei derivati erano a quei tempi utilizzati in modo esteso, tuttavia non erano ampiamente compresi. Dato che non sono a conoscenza di statistiche sui derivati riguardanti gli anni ’20, un confronto significativo basato su dati quantitativi è certamente impossibile. Ciononostante, vorrei azzardarmi a fare un’ipotesi intelligente, in base alla quale la dimensione odierna dei derivati è centinaia se non migliaia di volte maggiore rispetto alle dimensioni dell’economia in confronto agli anni ’20. Alcuni degli ultimi rapporti indicano che il valore figurativo totale supera sorprendentemente in un quadrilione di dollari. In prospettiva, esso ammonta a circa 100 volte il PIL dell’economia statunitense.

Il grafico qui di seguito mostra l’esplosione dei derivati nel sistema bancario statunitense. Si può vedere come nel 1991 il valore figurativo totale era equivalente a circa alle dimensioni del PIL statunitense. Nel 2006 le dimensioni erano cresciute 10 volte il PIL, superando ampiamente le dimensioni dell’economia reale.


[Esposizione del Sistema Bancario USA (migliaia di miliardi di dollari): mercato dei derivati (valore figurativo totale, istogramma blu), contratti sui tassi di interesse (istogramma rosso)]

Il grafico sottostante fornisce un quadro più dettagliato. Esso mostra il PIL mondiale e il valore figurativo mondiale dei derivati. Ancora una volta, benché non sia possibile alcun confronto con gli anni ’20, è chiaro come l’ammontare complessivo dei derivati sia cresciuto enormemente durante gli ultimi due decenni e come esso presenti rischi inesistenti all’inizio della Grande Depressione. La crescita di questi derivati può essere paragonata solo ad un’esplosione nucleare nel sistema finanziario.


[PIL mondiale (linea) paragonato al valore figurativo mondiale del mercato dei derivati (istogramma)]

4. Il rapporto Dow-Gold . Il rapporto Dow-Gold rappresenta il più importante rapporto tra i prezzi relativi degli asset finanziari e gli asset reali. La componente legata al Dow rappresenta la valutazione degli asset finanziari; la componente legata all’oro quella degli asset reali. Quando il rapporto d’indebitamento nel sistema finanziario aumenta in modo significativo, lo stesso succede al rapporto. Un rapporto molto alto è interpretato come uno squilibrio tra gli asset finanziari e quelli reali – gli asset finanziari sono più o meno sopravvalutati, mentre quelli reali sono più o meno sottovalutati. Esso implica anche che una correzione si renderà alla fine necessaria – o attraverso la deflazione, che implica una riduzione del rapporto d’indebitamento e un crollo del mercato azionario, o attraverso l’inflazione, che comporta un mercato azionario stagnante per molti anni ed una costante crescita dei prezzi degli asset reali, delle materie prime e dell’oro, abitualmente associata con un’economia stagnante e che normalmente sfocia nella stagflazione. Il primo caso – la deflazione – si è verificato negli anni ’30, mentre il secondo caso – la stagflazione – negli anni ’70.

Il grafico di seguito illustra i concetti precedenti. All’assai elevato Rapporto Dow-Gold Ratio del 1929 ha fatto seguito la Grande Depressione, mentre ad un più alto livello, registrato nel 1966, hanno fatto seguito gli anni ’70, contrassegnati dalla stagflazione. È evidente dal grafico che il picco del 2000 ha sorpassato i due picchi precedenti del 1929 e del 1966, c’è quindi da aspettarsi ragionevolmente che il prossimo ritorno alla “normalità” sarà più doloroso rispetto alla Grande Depressione, almeno in termini di disagi cumulati nei prossimi 10-15 anni.


[Rapporto tra l'indice Dow e il valore dell'oro dal 1800 a oggi]

5. Bolle globali. È impossibile fare un paragone diretto con gli anni ’20, ma oggi l’economia globale è piena di bolle. Tornando agli anni ’20, gli USA avevano le loro bolle finanziarie e immobiliari, mentre le economie europee faticavano a riprendersi dalle devastazioni della Prima Guerra Mondiale, che si era conclusa nel 1919. Personalmente, non sono a conoscenza di altre bolle durante questo periodo, tuttavia accoglierò volentieri le reazioni dei lettori su questo tema.

Oggi la situazione è molto diversa. L’economia statunitense ha una bolla del mercato azionario e di quello immobiliare che ha superato quella degli anni ’20. Gli attuali colossali deficit contabili statunitensi hanno foraggiato una crescita straordinaria nelle riserve monetarie globali. Come risultato di ciò, l’Europa ha bolle immobiliari lungo i propri confini, dal Regno Unito e dall’Irlanda, attraverso il Mediterraneo (Spagna, Francia, Italia e Grecia), fino all’intera regione baltica (Lettonia, Lituania ed Estonia) e ai Balcani (Romania e Bulgaria). Peggio ancora è andata a molti paesi asiatici (Cina, Corea ecc.) che hanno anch’esse avuto le loro bolle finanziarie e immobiliari, con la sola eccezione del Giappone, che è ancora in una fase di ripresa da quella avuta negli anni ’80. Quindi, durante gli anni ’20 solo gli Stati Uniti hanno sofferto grossi squilibri finanziari, mentre oggi gli squilibri hanno travolto il mondo intero – sia quello sviluppato che quello in via di sviluppo. È ragionevole pensare che gli squilibri globali che si stanno dipanando saranno probabilmente più dolorosi oggi rispetto a quanto lo furono durante la Grande Depressione, a causa sia delle dimensioni che degli ambiti.

6. Il collasso della Seconda Bretton Woods. Il sistema monetario globale si basava su un quasi-gold standard durante gli anni ’20. A quell’epoca dollari e sterline erano convertibili in oro, mentre tutte le altre valute erano convertibili in dollari e sterline. Un modo appropriato per riferirsi ad esso è considerarlo un precursore degli accordi di Bretton Woods esistenti tra il 1945 e il 1971. Quello che è importante da comprendere è che mentre il sistema era a corso forzoso in natura, l’oro impose limitazioni significative all’espansione del credito e all’indebitamento.

In qualche modo simile fu il ruolo di Bretton Woods, che si protrasse al 1945 al 1971. Il dollaro fu legato all’oro, mentre le altre valute a corso forzoso furono legate al dollaro. Come nel periodo tra le due Guerre Mondiali, l’oro impose dei limiti agli squilibri creditizi e finanziari.

Attualmente viviamo in quella che è stata chiamata Seconda Bretton Woods. Sostanzialmente, questo è un puro standard a corso forzoso del dollaro, dove tutte le valute sono convertibili in dollari, a tassi di cambio fissi o variabili, mentre il dollaro è convertibile in “nulla”. Perciò, il dollaro non ha alcune limite impostogli dall’oro, perciò senza la disciplina dell’oro, l’attuale sistema monetario globale ha accumulato in modo significativo più squilibri che mai nel moderno capitalismo. Questi squilibri compaiono nel sistema monetario internazionale sottoforma di insostenibili deficit (e surplus) commerciali, riserve ufficiali di dollari in alcune banche centrali europee ed asiatiche alle stelle, e la proliferazione dei Fondi Sovrani; più in generale, questi squilibri si manifestano in una miriade di bolle, sovrindebitamenti, ed altre problematiche di cui si è già discusso in precedenza.

Attualmente la Seconda Bretton Woods è nella sua fase di disintegrazione. Il mondo sta perdendo lentamente ma costantemente fiducia nel dollaro come valuta delle riserve mondiali. Un abbandono del dollaro è in corso e il collasso del sistema monetario globale è imminente. Una volta che la Seconda Bretton Woods si sarà disintegrata ed un nuovo sistema l’avrà sostituita, il processo di riassesto sarà necessariamente più doloroso del rispettivo processo avvenuto durante la Grande Depressione.

Un po’ di cautela nell’uso della terminologia è necessaria in questo caso. Mentre la letteratura negli ultimo 10-20 anni ha riconosciuto ampiamente l’espressione “Seconda Bretton Woods”, nel settembre-ottobre del 2008 il termine è stato usato ampiamente dai mass media per descrivere un summit internazionale proposto con l’obiettivo di ricostruire da zero un nuovo sistema monetario internazionale, proprio come “Bretton Woods”. Immediatamente rinominato dai media come la “Seconda Bretton Woods II”, questa espressione potrebbe potenzialmente indurre molta confusione, dal momento che potrebbe far pensare cose diverse a persone diverse. Il lettore interessato dovrebbe consultare la pagina di Wikipedia dedicata alla
Seconda Bretton Woods, dove entrambi i significati sono spiegati nei dettagli.

Conclusioni

A partire dall’agosto 2007 abbiamo testimoniato la crescita inesorabile della crisi del credito: una costante contrazione del mercato del credito, iniziata con le obbligazioni sui mutui, estesasi alle polizze di credito commerciali, poi al credito interbancario, e successivamente ai CDO [
Collateralized debt obligation], ai CLO [Collateralized Loan Obligation], ai mutui jumbo, alle linee di credito home equity, ai LBO [Leveraged buyout] e ai mercati di private equity e quindi in generale ai mercati obbligazionario e dei valori mobiliari.

Mentre i media descrivono il problema come se fosse legato alla fiducia e alla mancanza di liquidità, un’analisi più approfondita indica che il credito dell’epoca del boom è stato impiegato in modo improduttivo e perciò le perdite devono essere sostenute. In altre parole, capitali scarsi sono stati allocati male, mal investiti e sostanzialmente sprecati. Nessun ammontare proveniente da politiche monetarie o fiscali potrà sistemare i problemi del passato, così come nessun nuovo trattamento può velocemente rimettere in salute un tossicodipendente debilitato da un abuso di droghe decennale.

Basandomi su indicatori quali (1) la sopravvalutazione del mercato immobiliare globale, (2) l’lndebitamento, (3) il rapporto di indebitamento, (4) l’eccesso di derivati, (5) le bolle globali, e (6) la precarietà del sistema monetario globale, sarei pronto a sostenere che gli squilibri accumulati nel periodo attuale superano in modo significativo quelli che hanno preceduto la Grande Depressione. Concludo quindi che la depressione statunitense e (forse) globale prossima ventura sarà di un’intensità maggiore rispetto a quella della Grande Depressione degli anni ’30. Stiamo probabilmente entrando in un periodo storico che sarà probabilmente conosciuto come la Più Grande Depressione.

Risparmiatore fai attenzione! Solo l’oro può proteggerti dalle devastazioni di un’altra Depressione!
di Kassimir Petrov

Titolo originale: "Worse than the Great Depression."

Fonte: http://goldseek.com/

07 marzo 2009

Guerra contro “il terrore”

guerra del terrore
Il capo di al-Qaida, Usama bin Ladin, credeva che i Moudjahidin avessero battuto da soli l'impero sovietico e che un gruppo di Moudjahidin più compatto, al-Qaïda, sarebbe dunque all'avanguardia nel battere l'impero americano. Ma ciò non è mai stato così semplice.
Negli Stati Uniti, un mito afferma che la C.I.A. abbia dato ai Sovietici il loro “Vietnam” e che fu, dunque, fondamentalmente una vittoria degli Stati Uniti, con i “combattenti della libertà” (l'espressione appartiene al Presidente Ronald Reagan) in secondo piano. Ma ciò non è mai stato così semplice.
L’establishment delle informazioni militari pakistane crede che dalla fine degli anni 70 un Afganistan marionetta sia essenziale alla sua “profondità strategica”. Ma Ciò non è mai stato così semplice.
Oggi è anche utile ricordarsi che poco è cambiato in trent’anni, per quanto riguarda la tragedia afgana. E il futuro aumento in potenza (surge) della NATO, in Afganistan, porterà verso una rovina certa.

Dietro la cortina rossa
Negli Stati Uniti, è facile dimenticare che i servizi d’informazioni sovietici, alla fine del 1979, avevano perfettamente consapevolezza del patto antisovietico imminente tra la Cina e gli Stati Uniti - che cristallizzava ciò che l'URSS temeva di più: essere circondato da potenze ostili. Certamente, elementi politici afgani forzarono la mano ai sovietici. Mosca teneva a sostenere un governo comunista a Kabul ed aveva gravi timori che la rivoluzione islamica iraniana sarebbe stata esportata verso l'ovest dell'Afganistan. Ma c'era anche il fatto che circa 100 alti funzionari sovietici - tra cui tre colonnelli del KGB - erano stati assassinati da fondamentalisti tribali sotto lo sguardo governo di allora, quello di Hafizullah Amin. (Dopo l'invasione sovietica, Amin fu inviato alla Lubyanka, il quartiere generale del KGB a Mosca, e torturato: aveva messo un tale disordine a Kabul che si pensava che fosse un agente della CIA. Amin finì per essere giustiziato tramite un “processo amministrativo” – un proiettile nella nuca.)
L'ex consulente alla sicurezza nazionale di Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski - oggi eminenza grigia della politica estera di Barack Obama – strumentalizzò i Moudjahidin. Dopo tutto, ciò che Zbig voleva realmente - e che ha ottenuto - era “di istigare l’intervento sovietico”. Ma quando Carter ha ottenuto la sua invasione, l’ha interpretata come la volontà dell'URSS di invadere il Golfo Persico e tagliare gli approvvigionamenti di petrolio “del nostro” mondo occidentale. Poche voci giudiziose negli Stati Uniti fecero osservare che se l'URSS avesse mai tentato tale manovra, ciò avrebbe significato una guerra nucleare con gli Stati Uniti.
L’icona del establishment politico, degli storici, degli strateghi e degli affari esteri, George Kennan - l'autore della strategia dell'isolamento contro il comunismo - fu una di queste voci; ha descritto Carter come persona “acerba”.
Kennan ha fatto due osservazioni che restano particolarmente valide oggi: una, che se il Golfo Persico fosse così “vitale” per gli Stati Uniti, ciò era a causa dell'avidità per il petrolio; e secondo, che l'instabilità in Medio Oriente non era dovuta alle manovre dell'URSS ma al conflitto Israeliano-Palestinese, con gli Stati Uniti che sostenevano ciecamente un campo contro l'altro.

Nel dubbio, conduciamo un'azione preventiva
Su tutto, dal punto di vista sovietico, l'invasione dell'Afganistan era un'azione preventiva classica – una specie di ripetizione della crisi cubana dei missili. Nel 1962, Fidel Castro informò Mosca che gli Stati Uniti preparavano l'invasione di Cuba. L'alto comando sovietico si attivò allora con un'azione preventiva - dispiegò i missili, restando intesi che sarebbero stati fatti ritirare se il presidente John F. Kennedy avesse protestato, ottenendo così, nel processo, l'inviolabilità di Cuba.
Nell'invasione dell'Afganistan, che ha avuto governi pro-comunisti o pro-sovietici nel corso degli anni precedenti - benché il loro sostegno verso Mosca non fosse sinceramente entusiasta -, i sovietici anticipavano la possibilità che attraverso questo patto con gli Stati Uniti, la Cina non entrase in Afganistan tramite il suo alleato, il Pakistan ultra-conservatore, e probabilmente con denaro americano. Di conseguenza, l'azione sovietica era giustificata nei confronti della sua strategia di sopravvivenza.
Il Pakistan, in quel momento, era già implicato in un'operazione - in società con la Cina e gli Stati Uniti - contro settori politici e sociali in Afganistan. Con l'invasione dell'Afganistan e la vittoria elettorale di Indira Gandhi in India, l'URSS fece un passo. Nessuno poteva immaginare nel 1979 che l'onnipotente Armata rossa, sarebbe stata almeno paralizzata – invece che essere battuta - da una banda di montagnardi guerrieri forniti di fucili. Quanto al Pakistan, il suo piano globale è sempre stato di controllare l'Afganistan, anche indirettamente, in nome della sua teoria “della profondità strategica” (e che non è cambiata finora).
L'influenza dei movimenti di sinistra in Afganistan poteva già vedersi nell'elezione più o meno libera del 1954, quando la sinistra ottenne 50 dei 120 seggi del Parlamento. Una buona parte di queste persone di sinistra era nazionalista e radicale islamista. L'URSS aveva aiutato l'Afganistan dalla rivoluzione dell'ottobre 1917. Altrettanto quanto Mosca, Mohammed Daoud - che detronizzò suo cugino, il re Zahir Shah, nel 1973 - voleva modernizzare con la forza l'Afganistan. Il precedente non era molto incoraggiante, cioè il fallimento di re Amanullah nel 1919, anch’egli sostenuto anche dai Russi.
Anche se Washington, sotto Obama, fosse interessata oggi (ma non lo è), dell'ammodernamento forzato dell'Afganistan, non combinerebbe nulla. Ciò che sarebbe realmente necessario è una costruzione nazionale solidamente impegnata - molti investimenti nell'istruzione e in infrastrutture che genererebbero reali opportunità di occupazione, assicurandosi che il denaro non scompaia nel buco nero della burocrazia ministeriale di Kabul.
Incoraggiare il socialismo, il progresso o semplicemente la democrazia in Afganistan, solo distribuendo aiuti – e senza cambiare fondamentalmente una struttura vecchia di molti secoli - è impossibile. Era - e continuerà ad esserlo - la chiave dell’enigma afgani e la ragione principale per la quale il balzo di potenza di Obama/Pentagono/NATO, totale o parziale, fallirà.

Perdere una guerra civile rivoluzionaria
Quanto alla fine dell'invasione/occupazione sovietica, che ha un po' meno di 20 anni, la dinamica è cambiata rispetto alla fine degli anni 70. Un rilassamento si era avuto allo stesso tempo con gli Stati Uniti e con la Cina. Un mito americano afferma che i sovietici hanno abbandonato l'Afganistan perché gli Stati Uniti (ed il Pakistan, più il denaro saudita) costruirono la più tenace guerra di guerriglia del 20.mo secolo, e il colpo di grazia fu costituito dai preziosi missili Stinger che la CIA, infine, inviò ai Moudjahidin. Fu soltanto una sola ragione, fra le miriadi tutte legate al multiplo disastro finanziario sovietico: la caduta del prezzo del petrolio e del gas, le ripercussioni di Chernobyl, il tremendo terremoto in Armenia, una pessima prestazione dell'agricoltura e la paralisi della perestroika. All'inizio del 1989, la maggioranza dei Russi considerava l'invasione dell'Afganistan del dicembre 1979 come un grave errore e. Inoltre, dovevano contare i loro morti. Nella prima ondata, i morti erano Uzbeki, Tadjiki, Turkmeni e Kirghizi. In seguito, fu il giro dei Bielorussi, degli ucraini, degli Estoni e, sì, dei Russi.
Dalla pace di Brest-Litovsk nel 1918, i sovietici non avevano mai subito sconfitte politico-militari. Per gli ideologi ufficiali vicini all'ex presidente sovietico Mikhaïl Gorbatchev, non era una guerra di conquista, ma una guerra civile rivoluzionaria con l'aiuto “internazionalista” dell'URSS. Ma questa “guerra civile rivoluzionaria” fu alla fine vinta da una banda di musulmani tribali - Rabbani, Khalis, Abdul Haq, Gulbuddin Hekmatyar, Ahmed Shah Massoud, Ismail Khan - e dei loro comandanti. (È interessante ricordarsi che Abdul Haq fu ucciso più tardi dai taliban, che Massud fu ucciso da al-Qaïda due giorni prima dell’11/9, che Ismail Khan dirige sempre l'ovest afgano e che Hekmatyar è sempre la bestia nera di Washington.) Dal punto di vista di Mosca, pacificata la frontiera meridionale dell'URSS. Le unità speciali del generale Boris Gromov hanno lasciato dietro di sé milioni di mine antiuomo. Ma, su tutto, l'URSS - e gli Stati Uniti - ha lasciato suppurare un esercito guerrigliero a livelli multipli, diviso tra sette partiti sunniti, basati in Pakistan, ed otto partiti sciiti, sostenuti dall'Iran.
Le prospettive per Kabul erano uno scenario stile Saigon o Beyrouth. Alla fine fu lo scenario “Beyrouth” che prevalse, di questa situazione libanese in grande, è emerso il Frankenstein dei pakistani: i taliban. Non si sottolinea mai abbastanza: quasi tutti i taliban sono Pastun, ma non tutti i Pastun sono taliban. La strategia attuale degli Stati Uniti e della NATO - una guerra contro i contadini pastun - è così assurda come la guerra fallita contro i Baasisti in Iraq. (Quasi tutti i Baasisti erano Arabi sunniti, ma non tutti gli Arabi sanniti erano baasisti.)
Il generale Gromov, il vecchio comandante della 40.ma armata sovietica in Afganistan - ed oggi governatore della regione di Mosca - non ha risparmiato le parole “celebrando”, il 15 febbraio, il 20.mo anniversario del ritiro sovietico: “Penso che questa guerra sia un errore enorme politico e, in molti aspetti, irreparabile, da parte dei dirigenti dell'Unione sovietica dell'epoca.“ Ormai, Gromov sottolinea: “La regione di Mosca invia regolarmente aiuti umanitari in Afganistan”. Se Obama facesse una telefonata a Gromov, sentirebbe parole che fanno riflettere: persistete nella vostra “strategia” e la NATO sarà battuta “nel cimitero degli imperi”.

Il ritorno dei combattenti della libertà
Contrariamente al discorso di Obama, l'Afganistan non è “il fronte centrale della guerra contro il terrore”. La chiave dell'enigma risiede nei servizi segreti pakistani (intelligence interservizi - ISI) e l'esercito pakistano. La ISI “ha inventato” i taliban - e la sua gerarchia, come pure alcuni ufficiali militari pastun continuano a sostenere totalmente, non soltanto i taliban “storici” del gruppo del Mollah Omar, ma i neo-taliban delle varietà Baitullah Mehsud e Maulana Sufi Mohammed.
Il problema è che Washington non ha alcuna leva, nessuna credibilità e nessuna infiltrazione nei servizi segreti per condurre una purga di grande ampiezza nella ISI e nell'esercito pakistano. Inoltre, c'è il problema della corruzione endemica in Afganistan. Se fornisce il 93% dell'oppio mondiale, si è definitivamente un narco-stato. I taliban non possono controllare la rete complessa della coltura del papavero - ma traggono vantaggio dal suo trasporto e del suo contrabbando.
L'alleanza del Nord, egemonico nel gioco di potere a Kabul, è direttamente implicata, tanto quanto la famiglia pastun del Presidente Hamid Karzaï.
Una misura supplementare della perplessità di Washington sull'Afganistan è che una nuova “soluzione” che è stata lanciata, implica la liquidazione di Karzaï e l’installazione di un nuovo dittatore-fantoccio.
Obama - anche non essendogli familiare il teatro Afgano-pakistano - deve essere sufficientemente smaliziato nel vedere questo balzo in potenza, in sé, come una tattica suicida. Il problema è che sembra sempre credere che la guerra è “vincibile”. La sua ultima definizione “di vittoria”, durante la sua breve visita in Canada, è “di battere al-Qaida” ed assicurarsi che il teatro Afgano-pakistano non sia “una piazza per lanciare attacchi contro l'America settentrionale”. Dunque, se questa è la missione, deve riconoscere che il nodo principale è il Pakistan, non l'Afganistan.
Da parte sua la “cronistoria” di al-Qaida d'oggi non ha nulla a vedere con una multinazionale del terrore; è composta solo da alcune dozzine di personaggi misteriosi - tra cui Ayman al-Zawahiri - che si nascondono molto probabilmente nel Waziristân e negli spazi immensi e vuoti del Baluchistan.
I problemi di Obama sono peggiorati dal fatto che è circondato da gente, come il capo del pentagono Robert Gates, che resta sul metodo della “guerra contro il terrore”/Guerre a lungo termine. Il vicepresidente Joe Biden e l'inviato speciale nel teatro Afgano-Pakistano, Richard Holbrooke - senza parlare del generale David “mi piazzo per il 2012” Petreaus - sono falchi certificati. Faranno tutto ciò che è in loro potere per orientare le conclusioni della relazione sulla strategia politica in Afganistan, che Obama attende, in direzione del concetto di guerra a lungo termine.
Per Andrew Bacevich, professore di relazioni internazionali e di storia all'università di Boston, il senatore John Kerry (il presidente della commissione degli affari esteri del senato americano) rappresenta l'ultima speranza. Non si sottolinea mai abbastanza che la struttura bushita “di guerra contro il terrore” resta interamente operativa. Léon Panetta il candidato di Obama designato al posto di direttore della CIA, ha detto che la CIA proseguirà, in realtà, le estradizioni straordinarie. Elena Kagan, la candidata di Obama designata al posto di consulente presso il ministro della giustizia, ha dichiarato che la detenzione infinita senza processo è sempre in vigore - indipendentemente dal luogo ove il prigioniero è stato catturato. Ed il ministro della giustizia, provvisorio, il generale Michael Hertz, ha dichiarato che i prigionieri della base aerea di Bagram in Afganistan restano sprovvisti di diritti legali.
Se Obama è serio sulla chiusura di Guantanamo, deve essere serio sulla chiusura di Bagram. La doppia strategia dell’“alleanza occidentale” nel teatro Afgano-pakistano, così come è, consiste nel fatto che gli Stati Uniti e la NATO occupano parti dell'Afganistan che non sono occupate da i taliban, mentre Washington corrompe Islamabad per lasciarle attaccare i contadini pastun all'interno delle zone tribali dirette a livello federale dal Pakistan.
Non occorre stupirsi solo dopo avere perso, di fatto, la guerra in Iraq a vantaggio di una banda “di irregolari” armati di kalashnikov, il Pentagono è terrorizzato all'idea che la NATO è sul punto di perdere la guerra in Afganistan, provando così al mondo intero la sua inutilità assoluta - e che fa volare in pezzi, una volta per tutte, il pilastro sgretolato dell'egemonia statunitense sull'Europa.
La NATO è anche incompetente nelle menzogne. Una relazione della NATO, uscita in gennaio, sosteneva che “soltanto” 973 civili erano stati uccisi in Afganistan nel 2008, e che “soltanto 97” di questi civili lo erano stati da parte della NATO. Questo mese, una relazione dell'ONU ha confermato che la NATO mentiva. Secondo l'ONU, almeno 2.118 civili afgani sono stati uccisi nel 2008 - di cui 828 da parte degli Stati Uniti o della NATO. Tutti parlano degli aerei di combattimento americani e dei drones Predator che conducono un inferno da tre basi aeree segrete pakistane - con il silenzio complice d’Islamabad. Ma nessuno parla “del ROHUM” (le informazioni d'origine umana), un componente della guerra segreta degli Stati Uniti in Afganistan, condotto da ciò che New York Times definisce, con un'ipocrisia straordinaria, come “unità militari che operano fuori della catena di comando normale”. Le forze speciali statunitensi fanno parte di questo miscuglio mortale.
Una relazione recente dell'ONU, identifica questi commando americani come i principali colpevoli dei massacri di civili afgani. Il fatto è che Washington identifica come “terroristi” simili gruppi - quando operano sotto un'insegna o una religione diversa. Nel caso di questo varietà americano è giusto attendersi che, presto o tardi, il Pentagono e l’establishment a Washington li chiamino, in un sinistro eco del recente passato afgano, “combattenti della libertà”.

*Mondialisation.ca, 28 febbraio 2009 Asia Time (Copyright 2009 - Asia Times Online Ltd. All rights reserved.)

Traduzione di Alessandro Lattanzi

Il signore dei Tranelli

berlusconi-il-signore-dei-tranelli

Nel Granducato di Curlandia ai confini del mondo, della realtà, della ragione, della logica, dell’equità, della giustizia, dell’etica e della decenza, accadono cose assai curiose.
Il Granduca di Curlandia è imputato in un processo dov’è accusato di aver pagato 600mila svanziche ad un testimone, un certo Millius, abitante di un Regno viciniore, perché dichiarasse il falso in altri due processi dove pure il Granduca era imputato per corruzione, falso in bilancio e finanziamenti illeciti per 10 miliardi di svanziche, a un boiardo locale. Il processo era alle ultime battute, ma il Granduca, che gode di un vasto consenso popolare, fece approvare una legge che lo sottraeva a qualsiasi processo, finché fosse rimasto in carica. Il processo andò avanti per gli altri imputati, il Tribunale di Curlandia sentenziò, in primo grado, che il testimone era stato effettivamente corrotto condannandolo a quattro anni e mezzo di reclusione. Se il Millius è corrotto la logica vorrebbe che il Granduca sia il corruttore dato che le 600mila svanziche sono state pagate da una sua società e nel suo interesse. Ma il Granducato di Curlandia è un Regno ai confini della logica e quindi l’avvocato del Granduca ha affermato che "la sentenza non consente di dire che il Granduca è un corruttore" cosa che oltre ad esser gravissima in sé riverserebbe sugli altri due processi da cui il Granduca è uscito proprio grazie alle testimonianze false di Millius. Comunque siamo in primo grado e vale per Millius (e quindi, indirettamente, anche per il Granduca) la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva.
Ma verrà il giorno in cui il Granduca dovrà lasciare il suo scranno a un qualche erede e potrà quindi essere processato. Ma il processo dovrà ricominciare dall’inizio. Poiché in Curlandia i processi durano un’infinità di tempo ci sarebbe stato comunque il rischio della prescrizione. Per il Granduca è diventata certezza. Nel frattempo infatti il Granduca ha fatto votare una legge che dimezza i tempi della prescrizione. A suo tempo quando la legge fu varata qualcuno ne fece notare l’assurdità: poiché in Curlandia i tempi dei processi continuano ad allungarsi la logica avrebbe voluto che fossero allungati anche i tempi della prescrizione e non abbreviati. Ma il Granducato di Curlandia vive ai confini del mondo della logica. Il dimezzamento della prescrizione è uno dei motivi per cui tutta una schiera di malandrini invece che in galera è a piede libero, cosa di cui la gente di Curlandia si lamenta assai, non addebitandola però al Granduca ma ai magistrati che applicano le leggi volute dal Granduca. È uno dei prezzi che gli abitanti di Curlandia hanno dovuto pagare per assicurare al Granduca la certezza dell’impunità dato che il suo processo non arriverà mai a sentenza.
La cosa divertente è che il Granduca, il suo Gran Visir della Giustizia, i suoi Commodori sono dei severi assertori della certezza della pena. Quando riguarda gente di altri giri. Curlandia è infestata, per la verità non più che in passato, da stupri, compiuti sia da aborigeni che da individui venuti d’altrove. Lo stupro è un reato assai grave, ma non tanto più grave, poniamo, della corruzione di un testimone o di un magistrato. Per i presunti stupratori si è inventato un istituto mai esistito nell’ordinamento di Curlandia: l’anticipo della pena. Chi è accusato di stupro deve essere sbattuto in galera subito a prescindere, nonostante l’istituto della carcerazione preventiva abbia tutt’altro scopo che quello di un anticipo di pena. La presunzione di innocenza, sempre invocata a gran voce dal Granduca, dal suo Gran Visir, dai Commodori quando ci son di mezzo loro, è diventata una presunzione di colpevolezza. E se uno di questi presunti stupratori, come può accadere per ogni reato, risultasse, dopo due anni di galera, innocente? Allora si può star sicuri che nel Granducato di Curlandia, regno ai confini del mondo, della realtà, della ragione, della logica, dell’equità, della giustizia, dell’etica e della decenza, il Granduca, il Gran Visir e i Commodori sarebbero i primi a menar scandalo gettando la croce addosso al magistrato colpevole di aver applicato le leggi da loro volute.
Massimo fini

06 marzo 2009

Peggiore della grande depressione

I media mainstream e Wall Street sono riusciti a convincere che l’attuale crisi del credito è la peggiore dal [Secondo] Dopoguerra. L’affermazione di George Soros, secondo cui “il mondo affronta la peggiore crisi finanziaria dalla Seconda Guerra Mondiale” riassume il giudizio collettivo. La crisi è al momento l’ultimo capro espiatorio di tutti i mali economici che attualmente affliggono il sistema finanziario e l’economia globali – dal crollo dei mercati azionari alla scarsità di cibo nei paesi del Terzo mondo. Ci viene ripetutamente assicurato che l’ultimo crollo ha a che fare con la crisi del credito stessa; se non ci fosse la crisi del credito, tutte queste cose terribili non sarebbero mai successe nell’economia e nei mercati finanziari.

La cosa più straordinaria è che i media mainstream non hanno mai provato a paragonare l’attuale situazione economica con quella che ha preceduto la Grande Depressione. In sintesi, si dà per scontato che la Grande Depressione non potrà verificarsi nuovamente, evitando così il bisogno di un confronto del genere. Io credo in verità che i fondamenti macroeconomici siano oggi peggiori, siamo quindi di fronte ad un lungo periodo di depressione economica – una depressione peggiore della Grande Depressione, una depressione che probabilmente sarà ricordata nella Storia come “La Seconda Grande Depressione” o la Più Grande Depressione [The Greater Depression], come l’ha giustamente chiamata Doug Casey. Di seguito trovate le ragioni per le quali credo che questo sia il caso.

La Ripetizione degli Errori della Grande Depressione

Alla propria base, la situazione del 1990 e la risposta della Fed alla bolla tecnologica e della comunicazione ha creato un ambiente economico che ha incoraggiato la ripetizione di errori molto simili a quelli che hanno condotto alla Grande Depressione. Qui di seguito viene presentato una breve sintesi degli errori ampiamente riconosciuti commessi negli anni ’20, senza andare nei dettagli, con chiari parallelismi nell’attuale situazione economica:

· Bolle degli asset – inizialmente nel mercato azionario durante gli anni ’90, poi nel mercato immobiliare durante gli anni 2000, rispecchiando notevolmente le bolle nel mercato azionario ed immobiliare degli anni ’20.

· Cartolarizzazione – benché non nell’assai “ultra-moderna” forma degli anni 2000, con lo spezzettamento e l'affettamento dei blocchi e delle tranche di seniority, è stato ampiamente riconosciuto negli anni ’30 il fatto che la cartolarizzazione durante gli anni ’20 abbia dato il via all’effetto domino nel sistema finanziario statunitense durante la Grande Depressione.

· Rapporto di indebitamento eccessivo – come nel 2008 l’argomento del giorno è la riduzione del
rapporto d’indebitamento [“deleveraging”], così il dipanamento della riduzione del rapporto d’indebitamento durante gli anni ’30 è stato alla base di liquidazioni forzate e problemi finanziari. Naturalmente, era molto chiaro a quei tempi che la radice del problema non era la riduzione del rapporto d’indebitamento di per sé, ma l’eccessivo rapporto d’indebitamento che si era formato prima del processo di riduzione. I fondi di investimento furono determinanti sia nella cartolarizzazione sia nell’eccessivo rapporto d’indebitamento, come gli odierni Hedge Fund.

· Controllori corrotti – sappiamo bene che le Enron e le Worldcom sono state aiutate e hanno avuto come complici le società contabili – quelle stesse aziende che si riteneva fossero i controllori della comunità finanziaria, e che invece hanno approfittato notevolmente del boom evitando di svolgere le loro funzioni di controllo. Nell’attuale crisi finanziaria, sappiamo inoltre che le agenzie di rating si sono anch’esse arricchite durante il boom. Molto simili erano le problematiche durante gli anni ’20, che hanno spinto all’istituzione della SEC e di altri enti regolatori per sostituire i malfunzionanti “controllori” dell’epoca.

· Ingegneria finanziaria – siamo spinti a credere che l’ingegneria finanziaria sia un fenomeno abbastanza recente, germogliato durante la Nuova Era della Finanza degli ultimi 15 anni, in realtà l’ingegneria finanziaria era prevalente negli anni ’20 con obiettivi molto chiari, oggi molto familiari a tutti: 1) eludere regole restrittive, 2) incrementare l’indebitamento e 3) rimuovere le passività dai libri contabili.

· Regole datate – come al sistema dei controlli sfuggirono gli eventi degli anni ’20, e le regole furono introdotte solo dopo che la Grande Depressione ebbe distrutto il sistema finanziario statunitense, così siamo pronti a vedere nuove regole che si occupino delle cause dell’attuale crisi. Comprensibilmente, le regole avrebbero dovuto prevedere gli odierni problemi finanziari e avrebbe$ro dovuto essere introdotte prima della crisi.

· Ideologia di mercato – negli anni ’20, come negli ultimi due decenni, l’ideologia di mercato del laissez faire, che Soros ha descritto in modo abbastanza appropriato come “fondamentalismo di mercato”, è dilagata nei mercati finanziari. Naturalmente, il libero mercato sa cosa è meglio, ma la realtà che il mercato monetario non è veramente libero – quando la Fed determina il costo del denaro (tassi d’interesse), e può cambiare questo costo per tutto il tempo che vuole, allora ogni genere di squilibrio finanziario può essere sostenuto senza le regole imposte dal mercato. Questo può condurre a tutti i generi di problemi con cui abbiamo a che fare attualmente.

· Mancanza di trasparenza – negli anni ‘30, era ampiamente riconosciuto il fatto che le aziende e in modo particolare le istituzioni finanziarie mancavano di trasparenza, che consentì a squilibri ed abusi di accumularsi. Oggi i mercati e le istituzioni finanziarie hanno intenzionalmente compromesso la trasparenza attraverso una serie di ingegnose, o meglio in malafede, astuzie contabili ed espedienti finanziari, come somme di denaro lasciate fuori dal bilancio, derivati di difficile comprensione e strumenti poco chiari di straordinaria complessità. Oggi i direttori generali e i responsabili dei rischi dei principali istituti finanziari non possono calcolare la propria esposizione ai rischi. In origine la mancanza di trasparenza era stata concepita per raggirare i mercati; ironicamente, i direttori finanziari odierni sono giunti al punto di raggirare se stessi.

Peggiore della Grande Depressione

Quindi, perché Peggiore della Grande Depressione? Cosa mi fa credere che l’attuale depressione sarà peggiore della Grande Depressione? Illustrerò i sei fondamenti più importanti che si riflettono già nei mercati finanziari e che fanno pensare ad una Più Grande Depressione.

1. Sopravvalutazione del settore immobiliare. Il mercato immobiliare è stato guidato da una serie di innovazioni nella finanza immobiliare. La sopravvalutazione nel mercato immobiliare implica una sopravvalutazione degli strumenti di finanza immobiliare; un’implosione dei prezzi immobiliari comporta un’implosione nell’ambito di questi strumenti. È ampiamente riconosciuto dagli economisti il fatto che l’Indice Case-Shiller sia un buon indicatore dei prezzi del mercato immobiliari. Un grafico ampiamente riconosciuto che va dal 1890 al 2007 racconta come è andata. Il grafico rende molto chiaro il fatto che l’attuale sopravvalutazione del mercato immobiliare supera all’incirca quella degli anni ’20. La futura rettifica nel mercato immobiliare si protrarrà a lungo e sarà tale da torcere le budella, con un effetto cumulato atteso che è molto peggiore rispetto alla Grande Depressione.


[Indice dei Prezzi Immobiliari Reali 1890-2007 (Indice di riferimento al 1890 pari a 100]

2. Credito totale degli USA. Il credito crea indebitamento: più credito vi è nel sistema finanziario, maggiore è l’indebitamento di quest’ultimo. L’attuale credito totale degli USA rispetto al PIL ha superato in modo significativo i livelli che precedevano la Grande Depressione. A quei tempi, l’ammontare totale del credito nel sistema finanziaria raggiungeva quasi un sorprendente 250% del PIL. Utilizzando oggi lo stesso standard di misurazione, il livello del debito nel sistema finanziario statunitense ha superato il 350% nel 2008, mentre il livello del 1982 era pari “solo” al 130%. Come ha affermato in modo abbastanza appropriato Charles Dumas del Lombard Street Research, “abbiamo avuto un trentennio di crescita dell’indebitamento degli Stati Uniti, giungendo alla fine ad un’orgia sfrenata”.

Il grafico qui sotto mostra il drammatico incremento del debito (indebitamento) negli anni ’20 ed una riduzione dell’indebitamento dal 1930 al 1945 (o 1952). Poi esso mostra una consistente crescita del debito avvenuta successivamente, con un drammatico incremento dagli anni ’90, e con un superamento nel 2000 del precedente picco del 1929. Il grafico mostra il livello del 299% alla fine del 2005, ma il livello ha già raggiunto il 350% nel 2008.


[Debito Totale del Mercato del Credito (tutti i settori) in percentuale del PIL]

Naturalmente, alla crescita del rapporto d’indebitamento, come già affermato in precedenza, deve necessariamente fare seguito una sua riduzione.

Il modo migliore per capire cos’è l’indebitamento è confrontarlo con l’assunzione di droghe, mentre la riduzione dell’indebitamento è come una disintossicazione. Il problema non è che la disintossicazione uccide il paziente che ha fatto abuso di droga per anni; quello che uccide veramente il paziente è l’abuso di droga stesso.

Tuttavia, una cosa è chiara: il paziente deve affrontare una disintossicazione dolorosa o morire; lo stesso vale per il sistema finanziario, deve ridurre l’indebitamento o implodere.

3. Esplosione dei derivati. I derivati sono stati paragonati da Warren Buffet a “armi finanziarie di distruzione di massa”. L’ammontare figurativo del totale dei derivati, così come quello dei “Value at Risk” (VaR), è andato alle stelle negli ultimi anni con il potenziale rischio di destabilizzare il sistema finanziario per decenni. Su un piano più allegorico, i derivati pendono come una spada di Damocle sul sistema finanziario.

È difficile effettuare un confronto con gli anni ’20, gran parte dei derivati erano a quei tempi utilizzati in modo esteso, tuttavia non erano ampiamente compresi. Dato che non sono a conoscenza di statistiche sui derivati riguardanti gli anni ’20, un confronto significativo basato su dati quantitativi è certamente impossibile. Ciononostante, vorrei azzardarmi a fare un’ipotesi intelligente, in base alla quale la dimensione odierna dei derivati è centinaia se non migliaia di volte maggiore rispetto alle dimensioni dell’economia in confronto agli anni ’20. Alcuni degli ultimi rapporti indicano che il valore figurativo totale supera sorprendentemente in un quadrilione di dollari. In prospettiva, esso ammonta a circa 100 volte il PIL dell’economia statunitense.

Il grafico qui di seguito mostra l’esplosione dei derivati nel sistema bancario statunitense. Si può vedere come nel 1991 il valore figurativo totale era equivalente a circa alle dimensioni del PIL statunitense. Nel 2006 le dimensioni erano cresciute 10 volte il PIL, superando ampiamente le dimensioni dell’economia reale.


[Esposizione del Sistema Bancario USA (migliaia di miliardi di dollari): mercato dei derivati (valore figurativo totale, istogramma blu), contratti sui tassi di interesse (istogramma rosso)]

Il grafico sottostante fornisce un quadro più dettagliato. Esso mostra il PIL mondiale e il valore figurativo mondiale dei derivati. Ancora una volta, benché non sia possibile alcun confronto con gli anni ’20, è chiaro come l’ammontare complessivo dei derivati sia cresciuto enormemente durante gli ultimi due decenni e come esso presenti rischi inesistenti all’inizio della Grande Depressione. La crescita di questi derivati può essere paragonata solo ad un’esplosione nucleare nel sistema finanziario.


[PIL mondiale (linea) paragonato al valore figurativo mondiale del mercato dei derivati (istogramma)]

4. Il rapporto Dow-Gold . Il rapporto Dow-Gold rappresenta il più importante rapporto tra i prezzi relativi degli asset finanziari e gli asset reali. La componente legata al Dow rappresenta la valutazione degli asset finanziari; la componente legata all’oro quella degli asset reali. Quando il rapporto d’indebitamento nel sistema finanziario aumenta in modo significativo, lo stesso succede al rapporto. Un rapporto molto alto è interpretato come uno squilibrio tra gli asset finanziari e quelli reali – gli asset finanziari sono più o meno sopravvalutati, mentre quelli reali sono più o meno sottovalutati. Esso implica anche che una correzione si renderà alla fine necessaria – o attraverso la deflazione, che implica una riduzione del rapporto d’indebitamento e un crollo del mercato azionario, o attraverso l’inflazione, che comporta un mercato azionario stagnante per molti anni ed una costante crescita dei prezzi degli asset reali, delle materie prime e dell’oro, abitualmente associata con un’economia stagnante e che normalmente sfocia nella stagflazione. Il primo caso – la deflazione – si è verificato negli anni ’30, mentre il secondo caso – la stagflazione – negli anni ’70.

Il grafico di seguito illustra i concetti precedenti. All’assai elevato Rapporto Dow-Gold Ratio del 1929 ha fatto seguito la Grande Depressione, mentre ad un più alto livello, registrato nel 1966, hanno fatto seguito gli anni ’70, contrassegnati dalla stagflazione. È evidente dal grafico che il picco del 2000 ha sorpassato i due picchi precedenti del 1929 e del 1966, c’è quindi da aspettarsi ragionevolmente che il prossimo ritorno alla “normalità” sarà più doloroso rispetto alla Grande Depressione, almeno in termini di disagi cumulati nei prossimi 10-15 anni.


[Rapporto tra l'indice Dow e il valore dell'oro dal 1800 a oggi]

5. Bolle globali. È impossibile fare un paragone diretto con gli anni ’20, ma oggi l’economia globale è piena di bolle. Tornando agli anni ’20, gli USA avevano le loro bolle finanziarie e immobiliari, mentre le economie europee faticavano a riprendersi dalle devastazioni della Prima Guerra Mondiale, che si era conclusa nel 1919. Personalmente, non sono a conoscenza di altre bolle durante questo periodo, tuttavia accoglierò volentieri le reazioni dei lettori su questo tema.

Oggi la situazione è molto diversa. L’economia statunitense ha una bolla del mercato azionario e di quello immobiliare che ha superato quella degli anni ’20. Gli attuali colossali deficit contabili statunitensi hanno foraggiato una crescita straordinaria nelle riserve monetarie globali. Come risultato di ciò, l’Europa ha bolle immobiliari lungo i propri confini, dal Regno Unito e dall’Irlanda, attraverso il Mediterraneo (Spagna, Francia, Italia e Grecia), fino all’intera regione baltica (Lettonia, Lituania ed Estonia) e ai Balcani (Romania e Bulgaria). Peggio ancora è andata a molti paesi asiatici (Cina, Corea ecc.) che hanno anch’esse avuto le loro bolle finanziarie e immobiliari, con la sola eccezione del Giappone, che è ancora in una fase di ripresa da quella avuta negli anni ’80. Quindi, durante gli anni ’20 solo gli Stati Uniti hanno sofferto grossi squilibri finanziari, mentre oggi gli squilibri hanno travolto il mondo intero – sia quello sviluppato che quello in via di sviluppo. È ragionevole pensare che gli squilibri globali che si stanno dipanando saranno probabilmente più dolorosi oggi rispetto a quanto lo furono durante la Grande Depressione, a causa sia delle dimensioni che degli ambiti.

6. Il collasso della Seconda Bretton Woods. Il sistema monetario globale si basava su un quasi-gold standard durante gli anni ’20. A quell’epoca dollari e sterline erano convertibili in oro, mentre tutte le altre valute erano convertibili in dollari e sterline. Un modo appropriato per riferirsi ad esso è considerarlo un precursore degli accordi di Bretton Woods esistenti tra il 1945 e il 1971. Quello che è importante da comprendere è che mentre il sistema era a corso forzoso in natura, l’oro impose limitazioni significative all’espansione del credito e all’indebitamento.

In qualche modo simile fu il ruolo di Bretton Woods, che si protrasse al 1945 al 1971. Il dollaro fu legato all’oro, mentre le altre valute a corso forzoso furono legate al dollaro. Come nel periodo tra le due Guerre Mondiali, l’oro impose dei limiti agli squilibri creditizi e finanziari.

Attualmente viviamo in quella che è stata chiamata Seconda Bretton Woods. Sostanzialmente, questo è un puro standard a corso forzoso del dollaro, dove tutte le valute sono convertibili in dollari, a tassi di cambio fissi o variabili, mentre il dollaro è convertibile in “nulla”. Perciò, il dollaro non ha alcune limite impostogli dall’oro, perciò senza la disciplina dell’oro, l’attuale sistema monetario globale ha accumulato in modo significativo più squilibri che mai nel moderno capitalismo. Questi squilibri compaiono nel sistema monetario internazionale sottoforma di insostenibili deficit (e surplus) commerciali, riserve ufficiali di dollari in alcune banche centrali europee ed asiatiche alle stelle, e la proliferazione dei Fondi Sovrani; più in generale, questi squilibri si manifestano in una miriade di bolle, sovrindebitamenti, ed altre problematiche di cui si è già discusso in precedenza.

Attualmente la Seconda Bretton Woods è nella sua fase di disintegrazione. Il mondo sta perdendo lentamente ma costantemente fiducia nel dollaro come valuta delle riserve mondiali. Un abbandono del dollaro è in corso e il collasso del sistema monetario globale è imminente. Una volta che la Seconda Bretton Woods si sarà disintegrata ed un nuovo sistema l’avrà sostituita, il processo di riassesto sarà necessariamente più doloroso del rispettivo processo avvenuto durante la Grande Depressione.

Un po’ di cautela nell’uso della terminologia è necessaria in questo caso. Mentre la letteratura negli ultimo 10-20 anni ha riconosciuto ampiamente l’espressione “Seconda Bretton Woods”, nel settembre-ottobre del 2008 il termine è stato usato ampiamente dai mass media per descrivere un summit internazionale proposto con l’obiettivo di ricostruire da zero un nuovo sistema monetario internazionale, proprio come “Bretton Woods”. Immediatamente rinominato dai media come la “Seconda Bretton Woods II”, questa espressione potrebbe potenzialmente indurre molta confusione, dal momento che potrebbe far pensare cose diverse a persone diverse. Il lettore interessato dovrebbe consultare la pagina di Wikipedia dedicata alla
Seconda Bretton Woods, dove entrambi i significati sono spiegati nei dettagli.

Conclusioni

A partire dall’agosto 2007 abbiamo testimoniato la crescita inesorabile della crisi del credito: una costante contrazione del mercato del credito, iniziata con le obbligazioni sui mutui, estesasi alle polizze di credito commerciali, poi al credito interbancario, e successivamente ai CDO [
Collateralized debt obligation], ai CLO [Collateralized Loan Obligation], ai mutui jumbo, alle linee di credito home equity, ai LBO [Leveraged buyout] e ai mercati di private equity e quindi in generale ai mercati obbligazionario e dei valori mobiliari.

Mentre i media descrivono il problema come se fosse legato alla fiducia e alla mancanza di liquidità, un’analisi più approfondita indica che il credito dell’epoca del boom è stato impiegato in modo improduttivo e perciò le perdite devono essere sostenute. In altre parole, capitali scarsi sono stati allocati male, mal investiti e sostanzialmente sprecati. Nessun ammontare proveniente da politiche monetarie o fiscali potrà sistemare i problemi del passato, così come nessun nuovo trattamento può velocemente rimettere in salute un tossicodipendente debilitato da un abuso di droghe decennale.

Basandomi su indicatori quali (1) la sopravvalutazione del mercato immobiliare globale, (2) l’lndebitamento, (3) il rapporto di indebitamento, (4) l’eccesso di derivati, (5) le bolle globali, e (6) la precarietà del sistema monetario globale, sarei pronto a sostenere che gli squilibri accumulati nel periodo attuale superano in modo significativo quelli che hanno preceduto la Grande Depressione. Concludo quindi che la depressione statunitense e (forse) globale prossima ventura sarà di un’intensità maggiore rispetto a quella della Grande Depressione degli anni ’30. Stiamo probabilmente entrando in un periodo storico che sarà probabilmente conosciuto come la Più Grande Depressione.

Risparmiatore fai attenzione! Solo l’oro può proteggerti dalle devastazioni di un’altra Depressione!
di Kassimir Petrov

Titolo originale: "Worse than the Great Depression."

Fonte: http://goldseek.com/