10 maggio 2009

Dubai, la truffa del secolo


Se avete investito denaro in un immobile a Dubai, è il momento di preoccuparvi e di fare un paio di controlli. Un gruppo di investitori britannici è stato infatti truffato alla grande da un'azienda partecipata addirittura dalla famiglia reale. Complessivamente il gruppo di inglesi ha investito qualche centinaio di milioni di dollari per l'acquisto di appartamenti in alcuni palazzi che non esistono. Gli hanno solo fatto vedere le foto, come nemmeno in una Totòtruffa. Le Ebony 1, Ivory 1 and Ivory 2 non esistono, agli inglesi sono state mostrate le foto di altre costruzioni simili nell'area della Al Fajer Properties, che raffiguravano il Jumeirah Business Centre Towers; peccato che al posto delle tre torri vendute agli inglesi ci sono invece tre buchi per terra senza nessuno al lavoro. Gli inglesi gridano alla truffa, ma non se li fila nessuno.

Hanno pensato bene di andare a Dubai e di aprire uno scandalo. Niente, l'albergo dove dovevano tenere la conferenza stampa alla fine ha detto di no e in tutta Dubai, pur svuotata dalla crisi, non si è trovato un angolo disponibile. Il bello è che la pubblicità delle torri è passata anche alla televisione di Dubai, ma nessuno ha avuto niente da ridire su quelle torri che invece non esistevano.

Un discreto campanello d'allarme anche per i nostri connazionali; da tempo le agenzie immobiliari propongono “investimenti” a Dubai anche nel nostro paese, qualcuno che ha comprato ci sarà. La Al Fajer, che da sei mesi non risponde agli investitori, è partecipata dalla famiglia reale, così gli investitori preferiscono per ora chiedere rispettosamente di essere risarciti, piuttosto che far causa alla famiglia reale nel tribunale che dipende dalla famiglia reale.

Scontato l'epilogo, riferito da un giornalista locale sotto pseudonimo: “Avevo già scritto metà dell'articolo, quando è arrivato l'ordine dall'editore di lasciar perdere”. Se c'è una cosa sulla quale può contare la famiglia reale è un marmoreo consenso tra i nativi, beneficiati da un welfare lussuoso e affascinati dalla transizione dalla tenda al grattacielo nello spazio di due generazioni.

Quando un reportage dell'inglese Johan Hari ha illuminato la crisi di Dubai, ma soprattutto la sua miseria morale, decine di abitanti degli emirati hanno intasato i forum dei siti che l'avevano pubblicato per cantare la gloria di Sua Eccellenza e spiegare quanto l'Occidente farebbe bene a guardare in casa propria. Nessuno ha però negato o confutato il racconto della schiavitù dei lavoratori di basso profilo e nemmeno i grandi scandali che stanno facendo crollare il miraggio nel deserto. Ovviamente l'articolo della Hari è stato censurato sull'internet degli emirati, come accade a tutto quello che rema contro e alla giornalista è stato proibito di tornare a Dubai.

Nonostante la propaganda, Dubai e gli Emirati in senso più ampio sono forse la truffa più grande della storia recente. La federazione di sceiccati è infatti un buco nero, anche se a lungo è stata spacciata per un paradiso di modernità e libertà nel Golfo. Nel paese vive una minoranza autoctona che non raggiunge il quinto della popolazione residente, gli altri sono tutti immigrati. Questi si dividono a loro volta in due categorie: gli immigrati dal primo mondo, che godono di relativa libertà e sono serviti e riveriti, e gli immigrati dal terzo mondo, costretti in condizioni di assoluta schiavitù.

Negli Emirati si pratica estesamente la tortura, come hanno dimostrato numerosi video diffusi recentemente, nei quali il principe Issa bin Zayed al Nahyan si dilettava in un numeroso campionario di angherie insieme alla polizia: frustati, percossi, sodomizzati con un pungolo elettrico per il bestiame, schiacciati con il SUV dello sceicco e molto altro ancora; questo capita a chi finisce nelle galere dello sceicco. Guantanamo sembra Disneyland al confronto. Niente di strano, gran parte degli immigrati negli Emirati vivono come schiavi, pagati qualche decina di dollari al giorno, reclusi tra i cantieri e dormitori nel deserto, in balìa dei datori di lavoro che sequestrano loro il passaporto all'arrivo e anche se la legge lo vieta, la prassi locale non ne risente.

Veloci a varare leggi più avanzate per attirare il business, a Dubai sono altrettanto veloci a dimenticarsene. Anche nel caso dello sceicco torturatore il governo ha prima detto che “sono state seguite tutte le procedure di polizia”, ma è stato altrettanto veloce ad assicurare che “ci sarà un'inchiesta” (lenta) quando le lamentele internazionali avevano cominciato a tracimare sui media.

Tutto a Dubai sembra errore, la stessa concezione della città è insostenibile, l'impronta ecologica di un cittadino di Dubai è sette volte quella di un abitante di New York. La metropoli nel deserto non ha acqua, che è tutta dissalata, pescata dallo stesso mare nel quale finiscono i liquami non trattati di quanti poi berranno quell'acqua. Il problema degli scarichi e dei rifiuti è tanto incombente che negli ultimi anni l'emirato ha chiesto aiuto al mondo. Sono arrivati in soccorso anche dal comune di Palermo, che ha speso negli ultimi anni trecentomila euro per mandare il sindaco e altri in “missione”. Una farsa nella farsa. L'Amia palermitana avrebbe concorso a un bando per la raccolta differenziata, della quale non ha nessuna esperienza, a Palermo l'hanno mai vista. C'è solo da sperare che anche i “funzionari” palermitani abbiano seguito l'esempio degli astuti britannici e che abbiano investito del proprio altrettanto malamente.

All'insostenibilità ambientale si è aggiunta quella finanziaria, Dubai si è rivelato l'ennesimo schema di Ponzi, una piramide finanziaria destinata prima o poi a scoppiare. Tutto indica che sia scoppiata e che si sia al “si salvi chi può”, visto che nemmeno il sostegno finanziario dei vicini di Abu Dhabi sembra in grado di salvare il nuovo Eldorado dal fallimento. A Dubai hanno casa buona parte delle elite mondiali, molte corporation vi hanno trasferito la sede legale per godere delle tasse particolarmente ridotte e le imponenti realizzazioni immobiliari hanno attirato il jet set mondiale, con una forte presenza mediorientale ed asiatica. Ma anche l'Occidente ha piantato la sua bandiera, gli inglesi sono la potenza coloniale di riferimento e sovrintendono ai regolamenti di borsa, gli americani sono sbarcati con Halliburton e altri pezzi pesanti. La crisi di Dubai preoccupa molti, anche se ne parlano in pochi.

Il miracolo ha piedi d'argilla, se non di sabbia. Per trasformare Dubai nel paradiso dell'opulenza, c'è stato bisogno di una quantità imponente di capitali e di credito e, quando i capitali si sono rarefatti, hanno venduto le foto dei palazzi, rastrellando altri capitali con i quali coprire investimenti in perdita e completare costruzioni già avviate. Oggi Dubai vede i cantieri fermi e gli espatriati cercano di uscire dall'avventura nel modo meno doloroso. Tanti di loro si sono indebitati nel paese, per comprare un appartamento che ora non vale niente o anche solo per un'auto.

Quando un'azienda chiude, il più delle volte dalla sera alla mattina, è obbligata ad informare la banca del proprio dipendente, che a quel punto chiude le linee di credito e chiede la restituzione dei finanziamenti. Licenziati, ci si trova senza carte di credito e con la banca che vuole tutto e subito e con l'azienda che nella maggior parte dei casi non versa nemmeno la liquidazione pattuita. A Dubai se non paghi i debiti finisci in galera, usanze locali e prudenza, perché essendo quasi tutti stranieri una volta scappati all'estero è difficile recuperare i crediti. Così in tanti, non appena ricevono la notizia del licenziamento, si fiondano all'aeroporto e scappano su due piedi. Migliaia di automobili sono rimaste abbandonate con le chiavi sul cruscotto all'aeroporto, a volte con un biglietto di scuse per il disturbo.

L'aeroporto più grande del mondo, la torre più alta del mondo, isole artificiali, sequenze interminabili di centri commerciali, l'aria condizionata più pervasiva del mondo, oggi non valgono niente, sono solo la misura di un passo troppo lungo per le gambe degli emiri. In un anno Dubai ha perso la metà del suo valore immobiliare e non è ancora finita, perché rischia la compagnia aerea, si ribellano gli schiavi e si diffondono i racconti dei professionisti espatriati che passano dalla favola all'incubo e finalmente si accorgono che le leggi del paese sono scritte sulla sabbia e che tutto quella gente al loro servizio ha gli stessi diritti di uno schiavo, di quanto fosse profonda la tana del Bianconiglio.

L'ultima notizia in ordine di tempo è l'apertura di una base francese negli Emirati Arabi. La Francia, faro della Rivoluzione laica e araldo di diritti umani, rispolvera la sua politica neo-coloniale e corre così in soccorso degli Emirati Arabi Uniti, uno dei paesi nei quali i diritti umani sono meno rispettati al mondo. La cosa è rilevante e a suo modo strana, perché si tratta della prima base francese permanente in Medio Oriente a segnalare un cambiamento del profilo della politica estera francese che merita di essere indagato. Napoleone-Sarkozy ha fatto il pieno in Dubai, ha venduto parecchi Airbus, centrali nucleari e tecnologia e adesso costituisce la “Base de la Paix” o “Peace camp” all'inglese, con cinquecento uomini stanziati a proteggere il business. Se qualcuno volesse eccepire sulla vendita di tecnologia nucleare a paesi “islamici”, è pregato di soprassedere. Se Europa e Stati Uniti hanno deciso l'abbandono del nucleare, hanno anche ingaggiato una corsa a chi vende più centrali ormai obsolete e antieconomiche ai paesi meno sviluppati. Una nemesi per Dubai, che si troverebbe così a dipendere dall'estero per le forniture energetiche e per la tecnologia.

Ufficialmente la base serve a fronteggiare la “minaccia iraniana”. L'Iran però non minaccia per niente gli emirati, ai quali contende da tempo solo un paio di scogli per nulla accoglienti e dal dubbio valore strategico. Sulla “minaccia iraniana è tempo di mettersi d'accordo: ammesso e non concesso che l'Iran abbia voglia di aggredire qualche vicino, non si capisce come gli stessi che sostengono che “l'Iran vuole distruggere Israele”, possano poi sostenere che l'Iran ha l'intenzione di aggredire la Penisola Arabica senza mettersi a ridere. La presenza francese è comunque una variabile che viene ad aggiungersi in un teatro già teso, non se ne sentiva davvero il bisogno.

Più realisticamente gli emiri hanno fatto due conti e in vista dei robusti contenziosi che presto si apriranno con mezzo mondo, hanno pensato bene di cercare un nuovo protettore e l’hanno trovato in Francia, dove Sarkozy è a suo agio nel giocare al piccolo apprendista stregone e che in patria non ha trovato obiezioni alle robuste forniture. Evidentemente i francesi ritengono ancora solvibili gli emirati o comunque si pensano nel ruolo di creditori privilegiati. Tuttavia gli emiri avranno l'energia atomica che serve a far funzionare il paese, ma tra venti anni il petrolio sarà finito e allora per pagare le centrali, l'uranio e i debiti rimasti bisognerà alzare le tasse, come minimo, le contraddizioni a Dubai non si risolvono, semmai aumentano.

Resta da vedere come la prenderanno le altre diplomazie, visto che non c'è traccia di discussione non è dato sapere nemmeno se lo sbarco dei francesi nel Golfo Persico sia gradito alla UE, al Dipartimento di Stato e al Foreign Office, dove quella che Sarkozy chiama “competizione sana” potrebbe essere interpretata come una fuga in avanti. Dettagli, la politica oggi vive sull'emozione di un attimo, inutile pensare a cosa potrà essere tra dieci o venti anni, anche se una centrale nucleare è per sempre e se l'eco del tonfo di Dubai risuonerà ancora a lungo.


by mazzetta





09 maggio 2009

Le multinazionali, il controllo genetico e le contromisure

250x

Tutti assieme appassionatamente, nelle mani di una ganga di filibustieri

Che l’umanità intera sia oggi finita, a sua totale insaputa, nelle mani di gente priva di scrupoli, nelle grinfie di nobili ed eccellenti filibustieri, non è un semplice sospetto o un’ipotesi fantasiosa di qualche catastrofista, ma è un fatto accertato i cui contorni si stanno delineando con sempre maggiore chiarezza.
La giusta e sacrosanta demolizione dei blocchi contrapposti e delle cortine di ferro, la crescente ed altrettanto auspicata scomparsa dei confini, la progressiva internazionalizzazione della lingua inglese,
i collegamenti aerei, i cavi telefonici sottomarini e satellitari, le reti Internet, la unificazione accelerata dei metodi, degli sport, delle tecniche e delle ideologie, la globalizzazione che avanza a ritmo incalzante, stanno facendo del pianeta Terra una vasta metropoli intercontinentale, sempre più uniforme, monolitica, cosmopolita.Il potere ai più allenati a controllare e comandare. Mai come oggi, nella storia umana, il problema del dominio e della sottomissione a livello planetario è stato così drammatico.In un pianeta diversificato antropologicamente per lingue e per razze, strutturato in una serie di paesi piccoli e medi, caratterizzato tuttora da alcune determinate sacche di resistenza, il predominio ideologico-culturale e politico-economico viene esercitato dalle potenze più abituate a esercitare il potere su diversi stati interni al proprio territorio, nel modo più trasparente e democratico possibile.


Il crollo dell’Unione Sovietica e la trasformazione liberal-capitalistica della Cina

Nessuna meraviglia se il paese più vasto della Terra si sia disintegrato dall’oggi al domani come neve al sole dopo quasi un secolo di dominazione social-comunista.
La disintegrazione dell’impero zarista e poi sovietico, ha dimostrato come le strutture verticiste ed apertamente dittatoriali siano inadatte a mantenere il controllo sugli stati periferici.
Gli apparati e i metodi tirannici, le purghe e i soviet, hanno dimostrato di essere inconsistenti e fragili al pari delle bugie, rivelando alla fine di avere le gambe corte.
L’incapacità del sistema stalinista e brezneviano di evolversi in senso democratico e pluralista, ha portato al crollo del regime, e a una riedizione popolare-modernista, ma tutto sommato neo-zaristica di quell’allievo del regime e del KGB che risponde al nome di Vladimir Putin.


Nel caso della Cina, le magagne politiche del regime maoista e ciuenlaiano, sottoposte a clamorosa virata ideologica e ad autentico lifting chirurgico dall’avveduto Deng Hsiao Ping, vengono oggi attenuate e camuffate dallo strabiliante sviluppo economico, usato come leva di recupero del ritardo storico accumulato in decenni di indottrinamenti, di bandiere rosse, di Servire il Popolo che era in realtà diventato, per la gente cinese, un Massacrare il Popolo.

Il trionfo degli USA sul piano internazionale

Nulla di strano se, nel marasma della spinta globalizzatrice, gli Stati Uniti d’America, pur tra contraddizioni e paure, tra attentati e guerre, tra crisi bancarie e drammi borsistici, siano emersi come la potenza vincente.
Le sue aziende, che si chiamino Coca-Cola nella bibita, Pfizer nel farmaco, Marlboro nel fumo, Kraft nell’alimentazione, Monsanto nell’agribusiness, McDonald’s nella ristorazione, Hilton e HolidayInn nell’albergo, si sono date negli anni dimensioni e respiro internazionali, mettendo radici in ogni angolo terrestre possibile.
Le sue banche hanno creato addentellati e agganci con paesi amici e paesi contrapposti.
Il biglietto verde, nonostante le varie peripezie svalutative, è diventato oggetto di intensa tessaurizzazione da parte della emergente potenza cinese che, da storico avversario ideologico, è diventata paradossalmente partner privilegiato e primario della nazione americana.
I suoi enti pubblici sanitari ed alimentari hanno imposto, nel bene e nel male, i propri standard e i propri diktat a ogni paese del mondo, e sigle come FDA, WHO, CDC, NDC, sono diventate sinonimi di leggi divine e di imposizioni imperiali.


La tardiva reazione europea alla grande Sfida Americana

La vecchia Europa, per far fronte alla Sfida Americana, ha dovuto rinunciare alle proprie caratteristiche storiche ed alle proprie divisioni di sempre, tentando il salto unitario tra mille contraddizioni e difficoltà.Diverso è chiamarsi Texas, Arizona, Louisiana e California, o chiamarsi Inghilterra, Francia, Spagna, Italia e Germania.Da noi si continuano ad usare lingue nazionali e a praticare usanze e costumi nazionali, nonostante le frontiere aperte e la moneta comune. Da noi si continua a viaggiare a destra e a sinistra.Da noi l’inguaribile provincialismo viene tuttora definito orgoglio nazionale e spirito di bandiera.Non si diventa facilmente comunità coesa ed omogenea, dopo secoli di profonde divisioni geografiche, ideologiche, politiche e religiose.Gli stati americani non hanno Alpi divisorie, non conoscono barriere linguistiche, non posseggono costituzioni e codici nazionali, non soffrono di standard e abitudini differenziate.

L’Europa delle Nazioni come la vecchia Italia delle Signorie

Sta in altre parole succedendo all’Europa delle Nazioni lo stesso dramma divisorio che paralizzò politicamente l’Italia dei Comuni e delle Signorie.Piccolo è bello e seducente, ma non redditizio in termini economici e politici.Il lascito drammatico della caduta imperiale di Roma ha continuato ad affliggere e condizionare l’Italia per secoli, rendendola divisa e debole, rendendola preda di invasioni e di dominazioni, rendendola incapace di darsi una unità nazionale fino al tardivo avvento dei Savoia, dei Mazzini, dei Garibaldi e dei Cavour.

Gli stati nazionali unitari alla conquista del territorio oltremare

Per gli altri paesi, a forte conduzione monarchica, il cammino era stato estremamente diverso.Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda, Belgio, e persino il modesto Portogallo, avevano capitalizzato sulla propria maggiore coesione nazionale, diventando persino paesi colonizzatori di altre regioni lontane.Tutto ciò mentre i signorotti delle città italiche si rinchiudevano nei propri castelli sollevando i ponti levatoi nell’illusione di staccarsi dal resto del mondo e di mantenere intatto il proprio potere locale.

L’esigenza di ridisegnare il mondo e la Seconda Guerra Mondiale

Negli anni più vicini a noi, per motivi storici diversi, Italia, Germania e Giappone, si erano alla fine sentite intrappolate ed isolate in un mondo fatto di influenze americane e di occupazioni inglesi, francesi ed olandesi.Si erano sentite impossibilitate a trovare mercati di reperimento materie prime e mercati di sbocco per le proprie mercanzie.
Già la prima guerra mondiale aveva lasciato pesanti strascichi, senza risolvere o sanare nulla sul piano internazionale.
Serviva ridisegnare politicamente il mondo.Serviva una nuova Grande Guerra.E furono queste le motivazioni-chiave che crearono la non troppo strana alleanza tra Germania, Italia e Giappone, nell’ultimo conflitto mondiale.


Il dominio delle multinazionali nel Nuovo Ordine Mondiale

Dopo questa analisi necessariamente sintetica ed a grandi linee, diciamo pure che, in un mondo esteso e globalizzato come quello di oggi, a dominare sono non più gli stati, ma le aziende di dimensioni mondiali, i cartelli, i trust, le multinazionali.E l’America è la patria ideale di questo tipo di aziende.Quando una ditta italiana cerca di emergere in proprio e di rompere l’accerchiamento e gli steccati confinari, quando tenta di allargarsi e fare il salto di qualità internazionale, finisce sempre nel peggiore dei modi, come è stato ad esempio con la Parmalat.
Quando non si posseggono le basi, le strutture essenziali, gli appoggi finanziari, persino la caratura morale, ti ritrovi a camminare sui sentieri minati e rischi di saltare in aria ad ogni pié sospinto.Per le tante aziende nazionali di valore, e di dimensioni medio-grandi, per le tradizionali grandi marche nostrane, la sola politica possibile è quella dell’assorbimento da parte dei vari cartelli internazionali manovrati dagli USA, come è già successo per Motta, Almagna, Talmone, Ferrero, Algida ed altri. Si sta profilando dunque un Nuovo Ordine Mondiale basato sul controllo e la dominazione commerciale.La legge è, senza ombra di dubbio, quella del più forte.


L’alta redditività e l’importanza strategica delle tecnologie di avanguardia

Un articoletto importante, dal titolo DNA e Nuovo Ordine Mondiale, a firma dell’arguto e intelligente Luciano Gianazza, sta circolando su Internet ed offre precisi contenuti al discorso storico e macroeconomico fin qui delineato.

Se vendere bibite, piazzare hamburger, stabilire regole dietetiche e sanitarie, collocare farmaci e vaccini, imporre quote carnee annue come contropartita di sbilanci commerciali, è sempre un buon affare, figurarsi quando ci si sposta nel settore delle alte tecnologie, dove gli altri sono rimasti tutti irrimediabilmente indietro, ad arrancare e sbuffare nelle posizioni di retroguardia.

La minaccia planetaria dell’ingegneria genetica fa pensare alla fissione nucleare

L’ingegneria genetica è una grave minaccia per il nostro pianeta.Gli scienziati e i ricercatori che stanno operando in questo delicatissimo settore sono un po’ come tanti piccoli geni stile il nostro Enrico Fermi (1901-1954) che, dopo aver insegnato fisica a Roma, si spostò in America nel 1937, prese il Nobel nel 1938, consegnando al nuovo paese d’adozione quei risultati delle sue teorie di elettro-dinamica quantistica che portarono alla fissione nucleare e alla bomba atomica.Come dire che nelle successive esplosioni di Hiroshima e Nagasaki c’è del sostanzioso made in Italy, di cui nessuno di noi va sicuramente fiero.

Uno sguardo dettagliato al codice genetico chiamato DNA

Il DNA è un micro-meccanismo avvolgente che riflette la struttura a spirale di tutte le proteine del corpo.
Le strutture a spirale sono paragonabili a quella bobina che il serbo-croato Nikola Tesla (1856-1943), maggiore inventore dell’era moderna, ideò per migliorare la ricezione e la trasmissione di energia elettromagnetica.
In modo simile, il DNA è come un ricevitore-trasmettitore di frequenze cosmiche che si potrebbero pure chiamare frequenze divine o della creazione.Si potrebbe anche definire il DNA come ricetrasmettitore di energia bio-acustica, ovvero di luce e suono.Questi concetti vengono volutamente omessi nei tradizionali testi scientifici.Come mai tale omissione? Imperdonabile distrazione o pianificata riservatezza? La risposta ci porta al progetto del genoma umano.


Un gruppo altamente selezionato ed elitario al potere

Esiste una élite di famiglie che sono al potere da centinaia di anni, e che controllano governi, media e industrie-chiave e attività-chiave (specie farmaceutiche, petrolchimiche, alimentari, bancarie), e che tengono d’occhio con spasmodica attenzione le nuove tecnologie, in particolare l’ingegneria genetica.Le conoscenze più avanzate in questo campo sono vigilate e manipolate dalla politica.I personaggi che controllano il progetto Genoma Umano sono depositari di dati e tecniche che superano di gran lunga le conoscenze di qualunque altro essere umano.Il loro scopo dichiarato è quello di controllare la popolazione mondiale mediante la manomissione della genetica.In definitiva vogliono farci diventare tutti schiavi del loro sistema di controllo.Se puoi rimbambire ed asservire un essere umano e togliergli il suo massimo potere, che è il potere spirituale, puoi davvero farlo giocando col suo DNA.Puoi interferire con l’evoluzione di ogni singolo individuo e privarlo della sua personalità, della sua essenza più intima.La medesima cosa puoi fare poi con l’intero gruppo sociale di sua appartenenza.

Un’offensiva sottile, sofisticata e segreta chiamata guerra bio-spirituale

Parliamo qui della forma più avanzata di guerra strategica segreta mai esistita, e si tratta di una guerra di carattere bio-spirituale.Le tecnologie che vengono usate per questi scopi comprendono quelle del programma Scudo Spaziale e quelle del progetto segreto HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program, consistente in un enorme sito di antenne costruite sotto la gelida terra d’Alaska, e legate pare al controllo di fenomeni controversi e complessi come quello degli UFO e quello del controllo e dello sfruttamento delle scie chimiche bario-alluminio, conduttrici di energia elettromagnetica, rilasciate da certi aerei militari).Trattasi di tecnologie che si focalizzano sull’impiego strategico delle frequenze elettromagnetiche.I media sono tutti schierati con le aziende coinvolte nel progetto Genoma Umano, e immettono in rete in continuazione il messaggio che le ricerche e gli studi vengono condotti per il bene dell’umanità.

La tecnica della bugia ripetuta cento volte che diventa verità

E’ risaputo come la più degradante menzogna, ribadita cento volte, dimentichi per incanto le sue origini, e si nobiliti al punto di divenire verità indiscussa.Più verità di una verità detta occasionalmente una manciata di volte.Ed è così che la popolazione mondiale ha abboccato in pieno, prima alle cure antivirali sul cancro, e poi all’esistenza di una malattia chiamata Aids e causata da un virus Hiv che nessuno al mondo ha mai isolato e trovato, se non nella sua bacata fantasia.
Vuoi che sbaglino tutti i presidi delle scuole? Tutti i rettori delle università? Tutti i capi di stato e di governo? Tutti i parlamentari? Vuoi che i direttori dei telegiornali e dei quotidiani siano tutti dei pirla che accettano e spalleggiano farse e invenzioni di monatti e untori stile lazzaretti manzoniani?Esistono al mondo persone specializzate nel travisamento e nell’insabbiamento della verità.Persone e gruppi che fanno fortune enormi grazie all’ignoranza popolare e alle disgrazie della gente.Questa razza padrona di dominatori, è la stessa che controlla a livello mondiale la Exxon, la Shell e la Mobil.E’ la stessa che gestisce e manovra il settore petrolchimico, quello farmaceutico, quello bancario e quello genetico.Qui abbiamo a che fare con l’Impero del Male.


Ancora la dinastia Rockefeller, più altri co-protagonisti

Il progetto Genoma Umano è stato finanziato dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.Tale Dipartimento, più il Trust di Londra, più la famiglia reale d’Inghilterra, e la solita dinastia Rockefeller, sono i principali protagonisti di questo settore.Essi controllano lo studio della genetica e del DNA.Hanno sequestrato, rubato e segretato la ricerca di un programma universitario poco prima che esso venisse completato dai ricercatori.

George Soros, onnipresente nelle trame che contano

George Soros non manca mai quando c’è puzza di bruciato.

Alcuni scienziati foraggiati, che potremmo chiamare le comparse del male, assistiti dal Carlyle Group e da Soros, hanno privatizzato il progetto Genoma Umano, brevettando ogni sequenza genetica basilare, e sono entrati di prepotenza nel business lucrativo della manipolazione genetica, ovvero dell’alterazione della genetica.

Un gruppo carico di insidie e di inganni, di nome Carlyle

Nel suo documentario Fahrenheit 9/11, Michael Moore spiega come i principali affaristi della guerra contro il terrorismo mondiale lavorino proprio nel Carlyle Group, e come essi mantengano paradossalmente collegamenti segreti col nemico Bin Laden, coi sauditi e l’industria militare americana.Sono questi elementi che traggono lauti profitti dai soldati deceduti, dalle persone rapite, dagli ostaggi perseguitati.Il progetto Genoma Umano è una colossale truffa.
Hanno fatto credere a tutti che avrebbero destinato gli studi per la progettazione futura di dispositivi medici e di applicazioni geneto-farmaceutiche.Ci hanno indotti a credere che avrebbero fatto dei progressi nel campo dell’ingegneria genetica a vantaggio della popolazione mondiale.Tutto questo è semplicemente falso.


Quali sono i destinatari dei codici genetici rubati

Le lotte per ottenere i brevetti del progetto in questione sono in corso soltanto per questioni venali di puro denaro, per questioni di enormi vantaggi economici.La Rockefeller University è il primo e più importante destinatario di questi codici genetici rubati.La maggior parte dei brevetti depositati è oggi nelle mani esclusive di autentici criminali che si presentano come persone sorridenti e pulite, rispettabili ed incravattate, mentre hanno le bocche di fuoco, i servizi segreti e la difesa mafiosa alle spalle.Parliamo di individui e di organizzazioni che hanno il pieno controllo del pianeta.

Le grosse responsabilità dell’Ordine Medico Internazionale

L’ordine medico internazionale nega, o per lo meno non promuove, la necessità di ristabilire la connessione tra il corpo e la nostra componente spirituale.Molti medici e molti ricercatori hanno subìto il lavaggio accurato del cervello, sono schiavi del controllo mentale, sono dei dupes, ovvero dei gonzi.Tirano fuori dal loro cilindro professionale pillole magiche per curare ogni male, e finiscono per causare effetti collaterali devastanti.La sanità internazionale lavora duramente per impedire che la gente acceda alla vera conoscenza ed alla salute.L’ignoranza, in ultima analisi, ci porta all’auto-genocidio.Queste nuove generazioni di medici che l’Ordine sforna in continuazione non hanno il potere e la funzione di guarirti.Hanno però in compenso la facoltà di avvelenarti, di manipolare la genetica e la chimica del tuo corpo, mediante condizionamenti enzimatici ed ormonali.

Il brutto affare americano-tedesco giocato in zona Auchswitz

La IG Farben, come ben sappiamo, è stata la più infame fra le organizzazione multinazionali del recente passato, ed è stata per anni il simbolo, il fiore all’occhiello del Terzo Reich.I suoi amministratori e i suoi consulenti facevano pure parte contemporaneamente del direttivo delle SS al tempo di Hitler.Il Tribunale di Norimberga condannò a pesanti pene 24 dirigenti della IG Farben per l’utilizzo di manodopera destinata ai forni crematori di Auchswitz.Sebbene la IG Farben non esista più in quanto tale, essa è più che mai presente, vivace e attiva, sotto altre forme.Oggi esistono la Afga, la Basf e la Bayer, mentre la Hoechst si è fusa con la francese Rhone-Paulenc Rorer, dando vita alla Aventis, che ha sede a Strasburgo.Se poi diamo uno sguardo al direttivo della vecchia IG Farben, incontriamo i soliti nomi: Eisel Ford, Charles Mitchell (della Rockefeller Bank), Walt Teagle (presidente della Standard Oil), Paul Warburg (capo della Federal Reserve), Herman Metz (direttore della Bank of Manhattan, controllata da Paul Warburg e diretta da suo fratello Max Warburg).

Una cura risolvente agisce a livello cellulare e armonizza il campo magnetico. E non può mai essere una cura farmaceutica.

Il cartello farmaceutico vuole continuare a spacciare stupefacenti in modo legale, vuole dare alla gente pillole magiche per la cura di ogni male.Pillole che servono solo a farti tornare regolarmente dal medico a chiedere altre pillole ancora.
Le industrie e i governi traggono ovvio beneficio dalla sofferenza dei popoli.Il loro sogno finale è quello di schiavizzare la massa.Il DNA è, di fatto, il link di collegamento tra la materia e lo spirito.Il DNA converte le vibrazioni spirituali in vibrazioni armoniche inferiori che possono essere recepite dal corpo a livello cellulare.Se una cura funziona veramente fino alla completa remissione del male (e non fino alla mera scomparsa del sintomo), quella cura agisce a livello cellulare, ripulendone l’ambiente compromesso ed armonizzandone il campo magnetico.
E non sarà mai una cura farmaceutica.


La follia dei vaccini con effetti paralizzanti sul sistema nervoso

I vaccini poi sono il non plus ultra della follia umana.Colpiscono il sistema nervoso.Contengono neurotossine, mercurio, alluminio e formaldeide.Quando si sopprime il sistema nervoso si sopprime anche la spiritualità.
I vaccini sono armi da genocidio, in grado di condizionare e schiavizzare spiritualmente e fisicamente.
I danni che essi fanno vanno molto al di là dei guasti fisici da vaccino immediatamente visibili, come ad esempio l’autismo.La coscienza non dipende solo dal nostro DNA, ma anche dal nostro sistema nervoso.
Infatti, le cellule dei nervi hanno più materiale genetico rispetto a qualunque altro tipo di cellula.
Per tale motivo, i nervi, particolarmente quelli del cervello, sono il ponte per la manifestazione della nostra spiritualità e della nostra coscienza.Un sistema nervoso compromesso e debilitato è di grave impedimento al corretto svolgimento di pratiche spirituali.Gli effetti collaterali dei farmaci e dei vaccini hanno conseguenze paralizzanti sul sistema nervoso, sulla coscienza e sulla spiritualità.


Nonostante tutto, nessuno potrà impedire alla verità di venire a galla

Gran parte delle piaghe del nostro tempo sono il risultato di manipolazioni fatte all’interno di laboratori (vaccini, sangue contaminato, mutazioni genetiche, nuovi ceppi di batteri, virus e funghi).Se diamo uno sguardo a quanto sta succedendo su questo pianeta, possiamo dedurre che siamo davvero nei guai.Eppure, la verità è così chiara, profonda e potente, che alla fine vincerà.Abbiamo a che fare con la luce che illumina e prevale sulle tenebre, col bene che trionfa sul male.

Vivi in un mondo disegnato e pianificato per farti ammalare. Servono contromisure.

Come ha detto magistralmente il dr Alan Goldhamer, titolare dell’omonima clinica igienistica a Santa Monica, in California, Prendi nota che vivi in un mondo disegnato espressamente per farti ammalare.Un mondo che predica cattiveria e malattia, che prescrive farmaci-vaccini-medicalizzazione.Un mondo che impone carne, latticini, vino, caffè, the, sale, zucchero, cibocotto e tabacco.Non essere accondiscendente:Non essere arrendevole.Diventa piuttosto dissidente e ribelle, diventa Independent Thinker (Pensatore Indipendente), e vendi cara la tua pelle.

Se non vuoi ammalarti apriti e parla

Andando ancora più al sodo, prendiamo il magnifico scritto del terapeuta ispanico Dràuzio Varella, dal titolo L’arte di non ammalarsi.Se non vuoi ammalarti, parla dei tuoi sentimenti. Emozioni e sentimenti nascosti o repressi si trasformano in malattie tipo gastriti ed ulcere, dolori lombari e dolori alla colonna.Col tempo, la repressione dei sentimenti degenera fino al cancro.E allora siamo sinceri ed apriamoci.Dichiariamo i nostri segreti e i nostri umori.
Il dialogo, il parlare con chiarezza, sono un prodigioso rimedio ed una eccellente terapia.


Se non vuoi ammalarti prendi decisioni

Se non vuoi ammalarti prendi decisioni.La persona indecisa rimane nel dubbio, nell’ansia, nell’ingiustizia.
L’indecisione accumula problemi, preoccupazioni, aggressioni.Per decidere occorre saper rinunziare, saper perdere vantaggi e valori apparenti, per acquisirne altri più profondi e reali.Se non vuoi ammalarti cerca soluzioni.
Siamo ciò che pensiamo.I pensieri negativi generano energie negative che si trasformano in malattie.
Se non vuoi ammalarti non vivere di apparenze


Se non vuoi ammalarti non vivere di apparenze.Chi nasconde la realtà finge, posa, vuole dare l’impressione di stare bene.Vuole mostrarsi perfetto e bonaccione, mentre sta accumulando tonnellate di peso,mentre sta diventando una statua di bronzo coi piedi d’argilla.Niente di peggio per la salute che vivere di apparenze e di facciate, che avere molta vernice e poche radici.Il suo destino è il dolore, la farmacia e l’ospedale.Se non vuoi ammalarti accettati e migliorati.
Essere te stesso è l’essenza di una vita salubre.Chi non si accetta è invidioso, geloso, irritabile, distruttivo.
Accettati, e ricorda pure che la critica è un buon sentire, è terapia.


Se non vuoi ammalarti confidati, e non vivere sempre triste

Se non vuoi ammalarti confidati.Chi non ha fiducia non comunica, non si apre, non crea relazioni stabili e profonde.
Senza confidenza non c’è interrelazione.La sfiducia è mancanza di fede in sé, negli altri e nel creatore.
Se non vuoi ammalarti non vivere sempre triste.Il buonumore, il ridere, il riposo, l’allegria, recuperano la salute e portano lunga vita.La persona allegra ha il dono di rallegrare l’ambiente.L’allegria è salute e terapia, e ci salva dalle mani del dottore.


Se non vuoi ammalarti, vivi da uomo e ascolta le parole di Leonardo da Vinci

Se non vuoi ammalarti, diciamo noi, in aggiunta alle perle di Varella, risolvi le tue contraddizioni interne.Ama te stesso, ama il prossimo tuo come te stesso, rispetta ed accarezza gli animali, almeno quelli pacifici.Prendi nota delle tue caratteristiche, del tuo ruolo e delle tue responsabilità.Il creatore ti ha disegnato come uomo e non come belva aggressiva o come un mangiacadaveri.Comportati dunque da uomo.Impara non a guarire dalle malattie, ma piuttosto a mantenere intatta la tua salute, e a difendere con le unghie il tuo DNA, direbbe oggi il nostro massimo talento Leonardo da Vinci.

di Valdo Vaccaro

La Cina vuole smarcarsi dalla dipendenza dal dollaro


La Cina sta accumulando il più prezioso dei metalli. Perché vuole smarcarsi dalla dipendenza dal dollaro, un'arma a doppio taglio che ha contribuito lei stessa a creare mille e cinquantaquattro tonnellate di oro possono essere un sogno per i comuni mortali, oppure ordinaria amministrazione per le riserve di uno Stato come gli Usa, che ne possiedono una quantità otto volte superiore; persino l'Italia ne ha di più. Per la Cina, però, sono improvvisamente tante. Nei giorni scorsi Pechino ha annunciato di aver portato a tale ammontare le sue riserve auree, quasi raddoppiandole negli ultimi anni. Confermando di voler gradualmente smarcarsi dalla dipendenza dall'economia americana, che lei stessa ha contribuito a creare finanziando per anni l'indebitamento di Washington.




Acquistando in particolare metallo prezioso prodotto in patria, la Cina ha così messo da parte oro come una formichina. La quantità attualmente nei suoi forzieri rimane trascurabile: rappresenta l'1,6 percento delle sue enormi riserve in valuta straniera, che ammontano a 2.000 miliardi di dollari di cui circa due terzi proprio in biglietti verdi, grazie all'acquisto massiccio di Bot americani. Ma, messo insieme a dichiarazioni e altri fatti degli ultimi mesi, il quasi raddoppio delle riserve auree del gigante asiatico contribuisce a rendere evidente la volontà politica di raggiungere una serie di obiettivi a lungo termine: accrescere l'autonomia della Cina sulla scena economica globale, stimolare la domanda interna e ridurre la propria dipendenza dalle esportazioni, fare dello yuan una valuta di riferimento per il sistema monetario mondiale. Il problema è che Pechino ha le mani legate, perché nel perseguire questi scopi rischia di veder svalutare il suo investimento multimiliardario in dollari.

Per anni, la Cina ha accumulato dollari mantenendo basso - secondo Washington troppo basso - il valore dello yuan, e favorendo così la crescita delle sue esportazioni. I risparmi dei cinesi finanziavano i consumi oltre le proprie possibilità degli americani, dando vita allo squilibrio reso evidente dall'attuale crisi. Negli ultimi tre anni, da quando Pechino ha abbandonato il cambio fisso tra la sua moneta e il biglietto verde, lo yuan si è leggermente rivalutato. E se prima erano gli Usa a fare pressioni sulla Cina, ora è Pechino a mostrarsi baldanzosa: a marzo il direttore della Banca centrale cinese ha buttato lì l'idea che il dollaro non debba più essere la valuta mondiale di riferimento, e successivamente il premier Wen Jiabao ha auspicato una maggiore supervisione internazionale delle scelte economiche degli Stati Uniti. Proprio perché da esse dipende anche il benessere della Cina.

Tali preoccupazioni, alimentate dal fervore nazionalistico che accompagna l'ascesa del gigante asiatico, in Cina sono sentite non solo dagli economisti: nell'ultimo anno, un libro complottistico dal titolo "Currency Wars" (Guerre valutarie) ha venduto oltre un milione di copie. La tesi principale è che l'Occidente trama per frenare lo sviluppo cinese; da questo punto di vista, gli Usa avrebbero interesse a svalutare il dollaro non solo per rilanciare la propria economia travolta dalla crisi, ma anche per far perdere valore alle riserve di Pechino.

In realtà, gli Stati Uniti e il mondo hanno un tremendo bisogno della Cina, come si è visto anche dai sempre più frequenti auspici di vedere i cittadini cinesi aumentare i propri consumi, per rimpiazzare quelli degli americani. Sono movimenti tettonici che prenderanno decenni, ma è vero che Pechino sembra avere intenzione di percorrere questa strada: i suoi piani di stimolo all'economia premono proprio su questo tasto, sul progressivo potenziamento della domanda interna, e sulla diversificazione della sua politica monetaria. Far calare bruscamente le sue riserve in dollari sarebbe controproducente: se ne mettesse sul mercato una quantità consistente, il biglietto verde diventerebbe carta straccia, le esportazioni cinesi crollerebbero e le riserve cinesi in dollari brucerebbero gran parte del loro valore. Ma a lungo termine, l'obiettivo è comunque di farle lentamente scendere. E cominciare ad accumulare oro contribuisce allo scopo.


by di Alessandro Ursic

10 maggio 2009

Dubai, la truffa del secolo


Se avete investito denaro in un immobile a Dubai, è il momento di preoccuparvi e di fare un paio di controlli. Un gruppo di investitori britannici è stato infatti truffato alla grande da un'azienda partecipata addirittura dalla famiglia reale. Complessivamente il gruppo di inglesi ha investito qualche centinaio di milioni di dollari per l'acquisto di appartamenti in alcuni palazzi che non esistono. Gli hanno solo fatto vedere le foto, come nemmeno in una Totòtruffa. Le Ebony 1, Ivory 1 and Ivory 2 non esistono, agli inglesi sono state mostrate le foto di altre costruzioni simili nell'area della Al Fajer Properties, che raffiguravano il Jumeirah Business Centre Towers; peccato che al posto delle tre torri vendute agli inglesi ci sono invece tre buchi per terra senza nessuno al lavoro. Gli inglesi gridano alla truffa, ma non se li fila nessuno.

Hanno pensato bene di andare a Dubai e di aprire uno scandalo. Niente, l'albergo dove dovevano tenere la conferenza stampa alla fine ha detto di no e in tutta Dubai, pur svuotata dalla crisi, non si è trovato un angolo disponibile. Il bello è che la pubblicità delle torri è passata anche alla televisione di Dubai, ma nessuno ha avuto niente da ridire su quelle torri che invece non esistevano.

Un discreto campanello d'allarme anche per i nostri connazionali; da tempo le agenzie immobiliari propongono “investimenti” a Dubai anche nel nostro paese, qualcuno che ha comprato ci sarà. La Al Fajer, che da sei mesi non risponde agli investitori, è partecipata dalla famiglia reale, così gli investitori preferiscono per ora chiedere rispettosamente di essere risarciti, piuttosto che far causa alla famiglia reale nel tribunale che dipende dalla famiglia reale.

Scontato l'epilogo, riferito da un giornalista locale sotto pseudonimo: “Avevo già scritto metà dell'articolo, quando è arrivato l'ordine dall'editore di lasciar perdere”. Se c'è una cosa sulla quale può contare la famiglia reale è un marmoreo consenso tra i nativi, beneficiati da un welfare lussuoso e affascinati dalla transizione dalla tenda al grattacielo nello spazio di due generazioni.

Quando un reportage dell'inglese Johan Hari ha illuminato la crisi di Dubai, ma soprattutto la sua miseria morale, decine di abitanti degli emirati hanno intasato i forum dei siti che l'avevano pubblicato per cantare la gloria di Sua Eccellenza e spiegare quanto l'Occidente farebbe bene a guardare in casa propria. Nessuno ha però negato o confutato il racconto della schiavitù dei lavoratori di basso profilo e nemmeno i grandi scandali che stanno facendo crollare il miraggio nel deserto. Ovviamente l'articolo della Hari è stato censurato sull'internet degli emirati, come accade a tutto quello che rema contro e alla giornalista è stato proibito di tornare a Dubai.

Nonostante la propaganda, Dubai e gli Emirati in senso più ampio sono forse la truffa più grande della storia recente. La federazione di sceiccati è infatti un buco nero, anche se a lungo è stata spacciata per un paradiso di modernità e libertà nel Golfo. Nel paese vive una minoranza autoctona che non raggiunge il quinto della popolazione residente, gli altri sono tutti immigrati. Questi si dividono a loro volta in due categorie: gli immigrati dal primo mondo, che godono di relativa libertà e sono serviti e riveriti, e gli immigrati dal terzo mondo, costretti in condizioni di assoluta schiavitù.

Negli Emirati si pratica estesamente la tortura, come hanno dimostrato numerosi video diffusi recentemente, nei quali il principe Issa bin Zayed al Nahyan si dilettava in un numeroso campionario di angherie insieme alla polizia: frustati, percossi, sodomizzati con un pungolo elettrico per il bestiame, schiacciati con il SUV dello sceicco e molto altro ancora; questo capita a chi finisce nelle galere dello sceicco. Guantanamo sembra Disneyland al confronto. Niente di strano, gran parte degli immigrati negli Emirati vivono come schiavi, pagati qualche decina di dollari al giorno, reclusi tra i cantieri e dormitori nel deserto, in balìa dei datori di lavoro che sequestrano loro il passaporto all'arrivo e anche se la legge lo vieta, la prassi locale non ne risente.

Veloci a varare leggi più avanzate per attirare il business, a Dubai sono altrettanto veloci a dimenticarsene. Anche nel caso dello sceicco torturatore il governo ha prima detto che “sono state seguite tutte le procedure di polizia”, ma è stato altrettanto veloce ad assicurare che “ci sarà un'inchiesta” (lenta) quando le lamentele internazionali avevano cominciato a tracimare sui media.

Tutto a Dubai sembra errore, la stessa concezione della città è insostenibile, l'impronta ecologica di un cittadino di Dubai è sette volte quella di un abitante di New York. La metropoli nel deserto non ha acqua, che è tutta dissalata, pescata dallo stesso mare nel quale finiscono i liquami non trattati di quanti poi berranno quell'acqua. Il problema degli scarichi e dei rifiuti è tanto incombente che negli ultimi anni l'emirato ha chiesto aiuto al mondo. Sono arrivati in soccorso anche dal comune di Palermo, che ha speso negli ultimi anni trecentomila euro per mandare il sindaco e altri in “missione”. Una farsa nella farsa. L'Amia palermitana avrebbe concorso a un bando per la raccolta differenziata, della quale non ha nessuna esperienza, a Palermo l'hanno mai vista. C'è solo da sperare che anche i “funzionari” palermitani abbiano seguito l'esempio degli astuti britannici e che abbiano investito del proprio altrettanto malamente.

All'insostenibilità ambientale si è aggiunta quella finanziaria, Dubai si è rivelato l'ennesimo schema di Ponzi, una piramide finanziaria destinata prima o poi a scoppiare. Tutto indica che sia scoppiata e che si sia al “si salvi chi può”, visto che nemmeno il sostegno finanziario dei vicini di Abu Dhabi sembra in grado di salvare il nuovo Eldorado dal fallimento. A Dubai hanno casa buona parte delle elite mondiali, molte corporation vi hanno trasferito la sede legale per godere delle tasse particolarmente ridotte e le imponenti realizzazioni immobiliari hanno attirato il jet set mondiale, con una forte presenza mediorientale ed asiatica. Ma anche l'Occidente ha piantato la sua bandiera, gli inglesi sono la potenza coloniale di riferimento e sovrintendono ai regolamenti di borsa, gli americani sono sbarcati con Halliburton e altri pezzi pesanti. La crisi di Dubai preoccupa molti, anche se ne parlano in pochi.

Il miracolo ha piedi d'argilla, se non di sabbia. Per trasformare Dubai nel paradiso dell'opulenza, c'è stato bisogno di una quantità imponente di capitali e di credito e, quando i capitali si sono rarefatti, hanno venduto le foto dei palazzi, rastrellando altri capitali con i quali coprire investimenti in perdita e completare costruzioni già avviate. Oggi Dubai vede i cantieri fermi e gli espatriati cercano di uscire dall'avventura nel modo meno doloroso. Tanti di loro si sono indebitati nel paese, per comprare un appartamento che ora non vale niente o anche solo per un'auto.

Quando un'azienda chiude, il più delle volte dalla sera alla mattina, è obbligata ad informare la banca del proprio dipendente, che a quel punto chiude le linee di credito e chiede la restituzione dei finanziamenti. Licenziati, ci si trova senza carte di credito e con la banca che vuole tutto e subito e con l'azienda che nella maggior parte dei casi non versa nemmeno la liquidazione pattuita. A Dubai se non paghi i debiti finisci in galera, usanze locali e prudenza, perché essendo quasi tutti stranieri una volta scappati all'estero è difficile recuperare i crediti. Così in tanti, non appena ricevono la notizia del licenziamento, si fiondano all'aeroporto e scappano su due piedi. Migliaia di automobili sono rimaste abbandonate con le chiavi sul cruscotto all'aeroporto, a volte con un biglietto di scuse per il disturbo.

L'aeroporto più grande del mondo, la torre più alta del mondo, isole artificiali, sequenze interminabili di centri commerciali, l'aria condizionata più pervasiva del mondo, oggi non valgono niente, sono solo la misura di un passo troppo lungo per le gambe degli emiri. In un anno Dubai ha perso la metà del suo valore immobiliare e non è ancora finita, perché rischia la compagnia aerea, si ribellano gli schiavi e si diffondono i racconti dei professionisti espatriati che passano dalla favola all'incubo e finalmente si accorgono che le leggi del paese sono scritte sulla sabbia e che tutto quella gente al loro servizio ha gli stessi diritti di uno schiavo, di quanto fosse profonda la tana del Bianconiglio.

L'ultima notizia in ordine di tempo è l'apertura di una base francese negli Emirati Arabi. La Francia, faro della Rivoluzione laica e araldo di diritti umani, rispolvera la sua politica neo-coloniale e corre così in soccorso degli Emirati Arabi Uniti, uno dei paesi nei quali i diritti umani sono meno rispettati al mondo. La cosa è rilevante e a suo modo strana, perché si tratta della prima base francese permanente in Medio Oriente a segnalare un cambiamento del profilo della politica estera francese che merita di essere indagato. Napoleone-Sarkozy ha fatto il pieno in Dubai, ha venduto parecchi Airbus, centrali nucleari e tecnologia e adesso costituisce la “Base de la Paix” o “Peace camp” all'inglese, con cinquecento uomini stanziati a proteggere il business. Se qualcuno volesse eccepire sulla vendita di tecnologia nucleare a paesi “islamici”, è pregato di soprassedere. Se Europa e Stati Uniti hanno deciso l'abbandono del nucleare, hanno anche ingaggiato una corsa a chi vende più centrali ormai obsolete e antieconomiche ai paesi meno sviluppati. Una nemesi per Dubai, che si troverebbe così a dipendere dall'estero per le forniture energetiche e per la tecnologia.

Ufficialmente la base serve a fronteggiare la “minaccia iraniana”. L'Iran però non minaccia per niente gli emirati, ai quali contende da tempo solo un paio di scogli per nulla accoglienti e dal dubbio valore strategico. Sulla “minaccia iraniana è tempo di mettersi d'accordo: ammesso e non concesso che l'Iran abbia voglia di aggredire qualche vicino, non si capisce come gli stessi che sostengono che “l'Iran vuole distruggere Israele”, possano poi sostenere che l'Iran ha l'intenzione di aggredire la Penisola Arabica senza mettersi a ridere. La presenza francese è comunque una variabile che viene ad aggiungersi in un teatro già teso, non se ne sentiva davvero il bisogno.

Più realisticamente gli emiri hanno fatto due conti e in vista dei robusti contenziosi che presto si apriranno con mezzo mondo, hanno pensato bene di cercare un nuovo protettore e l’hanno trovato in Francia, dove Sarkozy è a suo agio nel giocare al piccolo apprendista stregone e che in patria non ha trovato obiezioni alle robuste forniture. Evidentemente i francesi ritengono ancora solvibili gli emirati o comunque si pensano nel ruolo di creditori privilegiati. Tuttavia gli emiri avranno l'energia atomica che serve a far funzionare il paese, ma tra venti anni il petrolio sarà finito e allora per pagare le centrali, l'uranio e i debiti rimasti bisognerà alzare le tasse, come minimo, le contraddizioni a Dubai non si risolvono, semmai aumentano.

Resta da vedere come la prenderanno le altre diplomazie, visto che non c'è traccia di discussione non è dato sapere nemmeno se lo sbarco dei francesi nel Golfo Persico sia gradito alla UE, al Dipartimento di Stato e al Foreign Office, dove quella che Sarkozy chiama “competizione sana” potrebbe essere interpretata come una fuga in avanti. Dettagli, la politica oggi vive sull'emozione di un attimo, inutile pensare a cosa potrà essere tra dieci o venti anni, anche se una centrale nucleare è per sempre e se l'eco del tonfo di Dubai risuonerà ancora a lungo.


by mazzetta





09 maggio 2009

Le multinazionali, il controllo genetico e le contromisure

250x

Tutti assieme appassionatamente, nelle mani di una ganga di filibustieri

Che l’umanità intera sia oggi finita, a sua totale insaputa, nelle mani di gente priva di scrupoli, nelle grinfie di nobili ed eccellenti filibustieri, non è un semplice sospetto o un’ipotesi fantasiosa di qualche catastrofista, ma è un fatto accertato i cui contorni si stanno delineando con sempre maggiore chiarezza.
La giusta e sacrosanta demolizione dei blocchi contrapposti e delle cortine di ferro, la crescente ed altrettanto auspicata scomparsa dei confini, la progressiva internazionalizzazione della lingua inglese,
i collegamenti aerei, i cavi telefonici sottomarini e satellitari, le reti Internet, la unificazione accelerata dei metodi, degli sport, delle tecniche e delle ideologie, la globalizzazione che avanza a ritmo incalzante, stanno facendo del pianeta Terra una vasta metropoli intercontinentale, sempre più uniforme, monolitica, cosmopolita.Il potere ai più allenati a controllare e comandare. Mai come oggi, nella storia umana, il problema del dominio e della sottomissione a livello planetario è stato così drammatico.In un pianeta diversificato antropologicamente per lingue e per razze, strutturato in una serie di paesi piccoli e medi, caratterizzato tuttora da alcune determinate sacche di resistenza, il predominio ideologico-culturale e politico-economico viene esercitato dalle potenze più abituate a esercitare il potere su diversi stati interni al proprio territorio, nel modo più trasparente e democratico possibile.


Il crollo dell’Unione Sovietica e la trasformazione liberal-capitalistica della Cina

Nessuna meraviglia se il paese più vasto della Terra si sia disintegrato dall’oggi al domani come neve al sole dopo quasi un secolo di dominazione social-comunista.
La disintegrazione dell’impero zarista e poi sovietico, ha dimostrato come le strutture verticiste ed apertamente dittatoriali siano inadatte a mantenere il controllo sugli stati periferici.
Gli apparati e i metodi tirannici, le purghe e i soviet, hanno dimostrato di essere inconsistenti e fragili al pari delle bugie, rivelando alla fine di avere le gambe corte.
L’incapacità del sistema stalinista e brezneviano di evolversi in senso democratico e pluralista, ha portato al crollo del regime, e a una riedizione popolare-modernista, ma tutto sommato neo-zaristica di quell’allievo del regime e del KGB che risponde al nome di Vladimir Putin.


Nel caso della Cina, le magagne politiche del regime maoista e ciuenlaiano, sottoposte a clamorosa virata ideologica e ad autentico lifting chirurgico dall’avveduto Deng Hsiao Ping, vengono oggi attenuate e camuffate dallo strabiliante sviluppo economico, usato come leva di recupero del ritardo storico accumulato in decenni di indottrinamenti, di bandiere rosse, di Servire il Popolo che era in realtà diventato, per la gente cinese, un Massacrare il Popolo.

Il trionfo degli USA sul piano internazionale

Nulla di strano se, nel marasma della spinta globalizzatrice, gli Stati Uniti d’America, pur tra contraddizioni e paure, tra attentati e guerre, tra crisi bancarie e drammi borsistici, siano emersi come la potenza vincente.
Le sue aziende, che si chiamino Coca-Cola nella bibita, Pfizer nel farmaco, Marlboro nel fumo, Kraft nell’alimentazione, Monsanto nell’agribusiness, McDonald’s nella ristorazione, Hilton e HolidayInn nell’albergo, si sono date negli anni dimensioni e respiro internazionali, mettendo radici in ogni angolo terrestre possibile.
Le sue banche hanno creato addentellati e agganci con paesi amici e paesi contrapposti.
Il biglietto verde, nonostante le varie peripezie svalutative, è diventato oggetto di intensa tessaurizzazione da parte della emergente potenza cinese che, da storico avversario ideologico, è diventata paradossalmente partner privilegiato e primario della nazione americana.
I suoi enti pubblici sanitari ed alimentari hanno imposto, nel bene e nel male, i propri standard e i propri diktat a ogni paese del mondo, e sigle come FDA, WHO, CDC, NDC, sono diventate sinonimi di leggi divine e di imposizioni imperiali.


La tardiva reazione europea alla grande Sfida Americana

La vecchia Europa, per far fronte alla Sfida Americana, ha dovuto rinunciare alle proprie caratteristiche storiche ed alle proprie divisioni di sempre, tentando il salto unitario tra mille contraddizioni e difficoltà.Diverso è chiamarsi Texas, Arizona, Louisiana e California, o chiamarsi Inghilterra, Francia, Spagna, Italia e Germania.Da noi si continuano ad usare lingue nazionali e a praticare usanze e costumi nazionali, nonostante le frontiere aperte e la moneta comune. Da noi si continua a viaggiare a destra e a sinistra.Da noi l’inguaribile provincialismo viene tuttora definito orgoglio nazionale e spirito di bandiera.Non si diventa facilmente comunità coesa ed omogenea, dopo secoli di profonde divisioni geografiche, ideologiche, politiche e religiose.Gli stati americani non hanno Alpi divisorie, non conoscono barriere linguistiche, non posseggono costituzioni e codici nazionali, non soffrono di standard e abitudini differenziate.

L’Europa delle Nazioni come la vecchia Italia delle Signorie

Sta in altre parole succedendo all’Europa delle Nazioni lo stesso dramma divisorio che paralizzò politicamente l’Italia dei Comuni e delle Signorie.Piccolo è bello e seducente, ma non redditizio in termini economici e politici.Il lascito drammatico della caduta imperiale di Roma ha continuato ad affliggere e condizionare l’Italia per secoli, rendendola divisa e debole, rendendola preda di invasioni e di dominazioni, rendendola incapace di darsi una unità nazionale fino al tardivo avvento dei Savoia, dei Mazzini, dei Garibaldi e dei Cavour.

Gli stati nazionali unitari alla conquista del territorio oltremare

Per gli altri paesi, a forte conduzione monarchica, il cammino era stato estremamente diverso.Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda, Belgio, e persino il modesto Portogallo, avevano capitalizzato sulla propria maggiore coesione nazionale, diventando persino paesi colonizzatori di altre regioni lontane.Tutto ciò mentre i signorotti delle città italiche si rinchiudevano nei propri castelli sollevando i ponti levatoi nell’illusione di staccarsi dal resto del mondo e di mantenere intatto il proprio potere locale.

L’esigenza di ridisegnare il mondo e la Seconda Guerra Mondiale

Negli anni più vicini a noi, per motivi storici diversi, Italia, Germania e Giappone, si erano alla fine sentite intrappolate ed isolate in un mondo fatto di influenze americane e di occupazioni inglesi, francesi ed olandesi.Si erano sentite impossibilitate a trovare mercati di reperimento materie prime e mercati di sbocco per le proprie mercanzie.
Già la prima guerra mondiale aveva lasciato pesanti strascichi, senza risolvere o sanare nulla sul piano internazionale.
Serviva ridisegnare politicamente il mondo.Serviva una nuova Grande Guerra.E furono queste le motivazioni-chiave che crearono la non troppo strana alleanza tra Germania, Italia e Giappone, nell’ultimo conflitto mondiale.


Il dominio delle multinazionali nel Nuovo Ordine Mondiale

Dopo questa analisi necessariamente sintetica ed a grandi linee, diciamo pure che, in un mondo esteso e globalizzato come quello di oggi, a dominare sono non più gli stati, ma le aziende di dimensioni mondiali, i cartelli, i trust, le multinazionali.E l’America è la patria ideale di questo tipo di aziende.Quando una ditta italiana cerca di emergere in proprio e di rompere l’accerchiamento e gli steccati confinari, quando tenta di allargarsi e fare il salto di qualità internazionale, finisce sempre nel peggiore dei modi, come è stato ad esempio con la Parmalat.
Quando non si posseggono le basi, le strutture essenziali, gli appoggi finanziari, persino la caratura morale, ti ritrovi a camminare sui sentieri minati e rischi di saltare in aria ad ogni pié sospinto.Per le tante aziende nazionali di valore, e di dimensioni medio-grandi, per le tradizionali grandi marche nostrane, la sola politica possibile è quella dell’assorbimento da parte dei vari cartelli internazionali manovrati dagli USA, come è già successo per Motta, Almagna, Talmone, Ferrero, Algida ed altri. Si sta profilando dunque un Nuovo Ordine Mondiale basato sul controllo e la dominazione commerciale.La legge è, senza ombra di dubbio, quella del più forte.


L’alta redditività e l’importanza strategica delle tecnologie di avanguardia

Un articoletto importante, dal titolo DNA e Nuovo Ordine Mondiale, a firma dell’arguto e intelligente Luciano Gianazza, sta circolando su Internet ed offre precisi contenuti al discorso storico e macroeconomico fin qui delineato.

Se vendere bibite, piazzare hamburger, stabilire regole dietetiche e sanitarie, collocare farmaci e vaccini, imporre quote carnee annue come contropartita di sbilanci commerciali, è sempre un buon affare, figurarsi quando ci si sposta nel settore delle alte tecnologie, dove gli altri sono rimasti tutti irrimediabilmente indietro, ad arrancare e sbuffare nelle posizioni di retroguardia.

La minaccia planetaria dell’ingegneria genetica fa pensare alla fissione nucleare

L’ingegneria genetica è una grave minaccia per il nostro pianeta.Gli scienziati e i ricercatori che stanno operando in questo delicatissimo settore sono un po’ come tanti piccoli geni stile il nostro Enrico Fermi (1901-1954) che, dopo aver insegnato fisica a Roma, si spostò in America nel 1937, prese il Nobel nel 1938, consegnando al nuovo paese d’adozione quei risultati delle sue teorie di elettro-dinamica quantistica che portarono alla fissione nucleare e alla bomba atomica.Come dire che nelle successive esplosioni di Hiroshima e Nagasaki c’è del sostanzioso made in Italy, di cui nessuno di noi va sicuramente fiero.

Uno sguardo dettagliato al codice genetico chiamato DNA

Il DNA è un micro-meccanismo avvolgente che riflette la struttura a spirale di tutte le proteine del corpo.
Le strutture a spirale sono paragonabili a quella bobina che il serbo-croato Nikola Tesla (1856-1943), maggiore inventore dell’era moderna, ideò per migliorare la ricezione e la trasmissione di energia elettromagnetica.
In modo simile, il DNA è come un ricevitore-trasmettitore di frequenze cosmiche che si potrebbero pure chiamare frequenze divine o della creazione.Si potrebbe anche definire il DNA come ricetrasmettitore di energia bio-acustica, ovvero di luce e suono.Questi concetti vengono volutamente omessi nei tradizionali testi scientifici.Come mai tale omissione? Imperdonabile distrazione o pianificata riservatezza? La risposta ci porta al progetto del genoma umano.


Un gruppo altamente selezionato ed elitario al potere

Esiste una élite di famiglie che sono al potere da centinaia di anni, e che controllano governi, media e industrie-chiave e attività-chiave (specie farmaceutiche, petrolchimiche, alimentari, bancarie), e che tengono d’occhio con spasmodica attenzione le nuove tecnologie, in particolare l’ingegneria genetica.Le conoscenze più avanzate in questo campo sono vigilate e manipolate dalla politica.I personaggi che controllano il progetto Genoma Umano sono depositari di dati e tecniche che superano di gran lunga le conoscenze di qualunque altro essere umano.Il loro scopo dichiarato è quello di controllare la popolazione mondiale mediante la manomissione della genetica.In definitiva vogliono farci diventare tutti schiavi del loro sistema di controllo.Se puoi rimbambire ed asservire un essere umano e togliergli il suo massimo potere, che è il potere spirituale, puoi davvero farlo giocando col suo DNA.Puoi interferire con l’evoluzione di ogni singolo individuo e privarlo della sua personalità, della sua essenza più intima.La medesima cosa puoi fare poi con l’intero gruppo sociale di sua appartenenza.

Un’offensiva sottile, sofisticata e segreta chiamata guerra bio-spirituale

Parliamo qui della forma più avanzata di guerra strategica segreta mai esistita, e si tratta di una guerra di carattere bio-spirituale.Le tecnologie che vengono usate per questi scopi comprendono quelle del programma Scudo Spaziale e quelle del progetto segreto HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program, consistente in un enorme sito di antenne costruite sotto la gelida terra d’Alaska, e legate pare al controllo di fenomeni controversi e complessi come quello degli UFO e quello del controllo e dello sfruttamento delle scie chimiche bario-alluminio, conduttrici di energia elettromagnetica, rilasciate da certi aerei militari).Trattasi di tecnologie che si focalizzano sull’impiego strategico delle frequenze elettromagnetiche.I media sono tutti schierati con le aziende coinvolte nel progetto Genoma Umano, e immettono in rete in continuazione il messaggio che le ricerche e gli studi vengono condotti per il bene dell’umanità.

La tecnica della bugia ripetuta cento volte che diventa verità

E’ risaputo come la più degradante menzogna, ribadita cento volte, dimentichi per incanto le sue origini, e si nobiliti al punto di divenire verità indiscussa.Più verità di una verità detta occasionalmente una manciata di volte.Ed è così che la popolazione mondiale ha abboccato in pieno, prima alle cure antivirali sul cancro, e poi all’esistenza di una malattia chiamata Aids e causata da un virus Hiv che nessuno al mondo ha mai isolato e trovato, se non nella sua bacata fantasia.
Vuoi che sbaglino tutti i presidi delle scuole? Tutti i rettori delle università? Tutti i capi di stato e di governo? Tutti i parlamentari? Vuoi che i direttori dei telegiornali e dei quotidiani siano tutti dei pirla che accettano e spalleggiano farse e invenzioni di monatti e untori stile lazzaretti manzoniani?Esistono al mondo persone specializzate nel travisamento e nell’insabbiamento della verità.Persone e gruppi che fanno fortune enormi grazie all’ignoranza popolare e alle disgrazie della gente.Questa razza padrona di dominatori, è la stessa che controlla a livello mondiale la Exxon, la Shell e la Mobil.E’ la stessa che gestisce e manovra il settore petrolchimico, quello farmaceutico, quello bancario e quello genetico.Qui abbiamo a che fare con l’Impero del Male.


Ancora la dinastia Rockefeller, più altri co-protagonisti

Il progetto Genoma Umano è stato finanziato dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.Tale Dipartimento, più il Trust di Londra, più la famiglia reale d’Inghilterra, e la solita dinastia Rockefeller, sono i principali protagonisti di questo settore.Essi controllano lo studio della genetica e del DNA.Hanno sequestrato, rubato e segretato la ricerca di un programma universitario poco prima che esso venisse completato dai ricercatori.

George Soros, onnipresente nelle trame che contano

George Soros non manca mai quando c’è puzza di bruciato.

Alcuni scienziati foraggiati, che potremmo chiamare le comparse del male, assistiti dal Carlyle Group e da Soros, hanno privatizzato il progetto Genoma Umano, brevettando ogni sequenza genetica basilare, e sono entrati di prepotenza nel business lucrativo della manipolazione genetica, ovvero dell’alterazione della genetica.

Un gruppo carico di insidie e di inganni, di nome Carlyle

Nel suo documentario Fahrenheit 9/11, Michael Moore spiega come i principali affaristi della guerra contro il terrorismo mondiale lavorino proprio nel Carlyle Group, e come essi mantengano paradossalmente collegamenti segreti col nemico Bin Laden, coi sauditi e l’industria militare americana.Sono questi elementi che traggono lauti profitti dai soldati deceduti, dalle persone rapite, dagli ostaggi perseguitati.Il progetto Genoma Umano è una colossale truffa.
Hanno fatto credere a tutti che avrebbero destinato gli studi per la progettazione futura di dispositivi medici e di applicazioni geneto-farmaceutiche.Ci hanno indotti a credere che avrebbero fatto dei progressi nel campo dell’ingegneria genetica a vantaggio della popolazione mondiale.Tutto questo è semplicemente falso.


Quali sono i destinatari dei codici genetici rubati

Le lotte per ottenere i brevetti del progetto in questione sono in corso soltanto per questioni venali di puro denaro, per questioni di enormi vantaggi economici.La Rockefeller University è il primo e più importante destinatario di questi codici genetici rubati.La maggior parte dei brevetti depositati è oggi nelle mani esclusive di autentici criminali che si presentano come persone sorridenti e pulite, rispettabili ed incravattate, mentre hanno le bocche di fuoco, i servizi segreti e la difesa mafiosa alle spalle.Parliamo di individui e di organizzazioni che hanno il pieno controllo del pianeta.

Le grosse responsabilità dell’Ordine Medico Internazionale

L’ordine medico internazionale nega, o per lo meno non promuove, la necessità di ristabilire la connessione tra il corpo e la nostra componente spirituale.Molti medici e molti ricercatori hanno subìto il lavaggio accurato del cervello, sono schiavi del controllo mentale, sono dei dupes, ovvero dei gonzi.Tirano fuori dal loro cilindro professionale pillole magiche per curare ogni male, e finiscono per causare effetti collaterali devastanti.La sanità internazionale lavora duramente per impedire che la gente acceda alla vera conoscenza ed alla salute.L’ignoranza, in ultima analisi, ci porta all’auto-genocidio.Queste nuove generazioni di medici che l’Ordine sforna in continuazione non hanno il potere e la funzione di guarirti.Hanno però in compenso la facoltà di avvelenarti, di manipolare la genetica e la chimica del tuo corpo, mediante condizionamenti enzimatici ed ormonali.

Il brutto affare americano-tedesco giocato in zona Auchswitz

La IG Farben, come ben sappiamo, è stata la più infame fra le organizzazione multinazionali del recente passato, ed è stata per anni il simbolo, il fiore all’occhiello del Terzo Reich.I suoi amministratori e i suoi consulenti facevano pure parte contemporaneamente del direttivo delle SS al tempo di Hitler.Il Tribunale di Norimberga condannò a pesanti pene 24 dirigenti della IG Farben per l’utilizzo di manodopera destinata ai forni crematori di Auchswitz.Sebbene la IG Farben non esista più in quanto tale, essa è più che mai presente, vivace e attiva, sotto altre forme.Oggi esistono la Afga, la Basf e la Bayer, mentre la Hoechst si è fusa con la francese Rhone-Paulenc Rorer, dando vita alla Aventis, che ha sede a Strasburgo.Se poi diamo uno sguardo al direttivo della vecchia IG Farben, incontriamo i soliti nomi: Eisel Ford, Charles Mitchell (della Rockefeller Bank), Walt Teagle (presidente della Standard Oil), Paul Warburg (capo della Federal Reserve), Herman Metz (direttore della Bank of Manhattan, controllata da Paul Warburg e diretta da suo fratello Max Warburg).

Una cura risolvente agisce a livello cellulare e armonizza il campo magnetico. E non può mai essere una cura farmaceutica.

Il cartello farmaceutico vuole continuare a spacciare stupefacenti in modo legale, vuole dare alla gente pillole magiche per la cura di ogni male.Pillole che servono solo a farti tornare regolarmente dal medico a chiedere altre pillole ancora.
Le industrie e i governi traggono ovvio beneficio dalla sofferenza dei popoli.Il loro sogno finale è quello di schiavizzare la massa.Il DNA è, di fatto, il link di collegamento tra la materia e lo spirito.Il DNA converte le vibrazioni spirituali in vibrazioni armoniche inferiori che possono essere recepite dal corpo a livello cellulare.Se una cura funziona veramente fino alla completa remissione del male (e non fino alla mera scomparsa del sintomo), quella cura agisce a livello cellulare, ripulendone l’ambiente compromesso ed armonizzandone il campo magnetico.
E non sarà mai una cura farmaceutica.


La follia dei vaccini con effetti paralizzanti sul sistema nervoso

I vaccini poi sono il non plus ultra della follia umana.Colpiscono il sistema nervoso.Contengono neurotossine, mercurio, alluminio e formaldeide.Quando si sopprime il sistema nervoso si sopprime anche la spiritualità.
I vaccini sono armi da genocidio, in grado di condizionare e schiavizzare spiritualmente e fisicamente.
I danni che essi fanno vanno molto al di là dei guasti fisici da vaccino immediatamente visibili, come ad esempio l’autismo.La coscienza non dipende solo dal nostro DNA, ma anche dal nostro sistema nervoso.
Infatti, le cellule dei nervi hanno più materiale genetico rispetto a qualunque altro tipo di cellula.
Per tale motivo, i nervi, particolarmente quelli del cervello, sono il ponte per la manifestazione della nostra spiritualità e della nostra coscienza.Un sistema nervoso compromesso e debilitato è di grave impedimento al corretto svolgimento di pratiche spirituali.Gli effetti collaterali dei farmaci e dei vaccini hanno conseguenze paralizzanti sul sistema nervoso, sulla coscienza e sulla spiritualità.


Nonostante tutto, nessuno potrà impedire alla verità di venire a galla

Gran parte delle piaghe del nostro tempo sono il risultato di manipolazioni fatte all’interno di laboratori (vaccini, sangue contaminato, mutazioni genetiche, nuovi ceppi di batteri, virus e funghi).Se diamo uno sguardo a quanto sta succedendo su questo pianeta, possiamo dedurre che siamo davvero nei guai.Eppure, la verità è così chiara, profonda e potente, che alla fine vincerà.Abbiamo a che fare con la luce che illumina e prevale sulle tenebre, col bene che trionfa sul male.

Vivi in un mondo disegnato e pianificato per farti ammalare. Servono contromisure.

Come ha detto magistralmente il dr Alan Goldhamer, titolare dell’omonima clinica igienistica a Santa Monica, in California, Prendi nota che vivi in un mondo disegnato espressamente per farti ammalare.Un mondo che predica cattiveria e malattia, che prescrive farmaci-vaccini-medicalizzazione.Un mondo che impone carne, latticini, vino, caffè, the, sale, zucchero, cibocotto e tabacco.Non essere accondiscendente:Non essere arrendevole.Diventa piuttosto dissidente e ribelle, diventa Independent Thinker (Pensatore Indipendente), e vendi cara la tua pelle.

Se non vuoi ammalarti apriti e parla

Andando ancora più al sodo, prendiamo il magnifico scritto del terapeuta ispanico Dràuzio Varella, dal titolo L’arte di non ammalarsi.Se non vuoi ammalarti, parla dei tuoi sentimenti. Emozioni e sentimenti nascosti o repressi si trasformano in malattie tipo gastriti ed ulcere, dolori lombari e dolori alla colonna.Col tempo, la repressione dei sentimenti degenera fino al cancro.E allora siamo sinceri ed apriamoci.Dichiariamo i nostri segreti e i nostri umori.
Il dialogo, il parlare con chiarezza, sono un prodigioso rimedio ed una eccellente terapia.


Se non vuoi ammalarti prendi decisioni

Se non vuoi ammalarti prendi decisioni.La persona indecisa rimane nel dubbio, nell’ansia, nell’ingiustizia.
L’indecisione accumula problemi, preoccupazioni, aggressioni.Per decidere occorre saper rinunziare, saper perdere vantaggi e valori apparenti, per acquisirne altri più profondi e reali.Se non vuoi ammalarti cerca soluzioni.
Siamo ciò che pensiamo.I pensieri negativi generano energie negative che si trasformano in malattie.
Se non vuoi ammalarti non vivere di apparenze


Se non vuoi ammalarti non vivere di apparenze.Chi nasconde la realtà finge, posa, vuole dare l’impressione di stare bene.Vuole mostrarsi perfetto e bonaccione, mentre sta accumulando tonnellate di peso,mentre sta diventando una statua di bronzo coi piedi d’argilla.Niente di peggio per la salute che vivere di apparenze e di facciate, che avere molta vernice e poche radici.Il suo destino è il dolore, la farmacia e l’ospedale.Se non vuoi ammalarti accettati e migliorati.
Essere te stesso è l’essenza di una vita salubre.Chi non si accetta è invidioso, geloso, irritabile, distruttivo.
Accettati, e ricorda pure che la critica è un buon sentire, è terapia.


Se non vuoi ammalarti confidati, e non vivere sempre triste

Se non vuoi ammalarti confidati.Chi non ha fiducia non comunica, non si apre, non crea relazioni stabili e profonde.
Senza confidenza non c’è interrelazione.La sfiducia è mancanza di fede in sé, negli altri e nel creatore.
Se non vuoi ammalarti non vivere sempre triste.Il buonumore, il ridere, il riposo, l’allegria, recuperano la salute e portano lunga vita.La persona allegra ha il dono di rallegrare l’ambiente.L’allegria è salute e terapia, e ci salva dalle mani del dottore.


Se non vuoi ammalarti, vivi da uomo e ascolta le parole di Leonardo da Vinci

Se non vuoi ammalarti, diciamo noi, in aggiunta alle perle di Varella, risolvi le tue contraddizioni interne.Ama te stesso, ama il prossimo tuo come te stesso, rispetta ed accarezza gli animali, almeno quelli pacifici.Prendi nota delle tue caratteristiche, del tuo ruolo e delle tue responsabilità.Il creatore ti ha disegnato come uomo e non come belva aggressiva o come un mangiacadaveri.Comportati dunque da uomo.Impara non a guarire dalle malattie, ma piuttosto a mantenere intatta la tua salute, e a difendere con le unghie il tuo DNA, direbbe oggi il nostro massimo talento Leonardo da Vinci.

di Valdo Vaccaro

La Cina vuole smarcarsi dalla dipendenza dal dollaro


La Cina sta accumulando il più prezioso dei metalli. Perché vuole smarcarsi dalla dipendenza dal dollaro, un'arma a doppio taglio che ha contribuito lei stessa a creare mille e cinquantaquattro tonnellate di oro possono essere un sogno per i comuni mortali, oppure ordinaria amministrazione per le riserve di uno Stato come gli Usa, che ne possiedono una quantità otto volte superiore; persino l'Italia ne ha di più. Per la Cina, però, sono improvvisamente tante. Nei giorni scorsi Pechino ha annunciato di aver portato a tale ammontare le sue riserve auree, quasi raddoppiandole negli ultimi anni. Confermando di voler gradualmente smarcarsi dalla dipendenza dall'economia americana, che lei stessa ha contribuito a creare finanziando per anni l'indebitamento di Washington.




Acquistando in particolare metallo prezioso prodotto in patria, la Cina ha così messo da parte oro come una formichina. La quantità attualmente nei suoi forzieri rimane trascurabile: rappresenta l'1,6 percento delle sue enormi riserve in valuta straniera, che ammontano a 2.000 miliardi di dollari di cui circa due terzi proprio in biglietti verdi, grazie all'acquisto massiccio di Bot americani. Ma, messo insieme a dichiarazioni e altri fatti degli ultimi mesi, il quasi raddoppio delle riserve auree del gigante asiatico contribuisce a rendere evidente la volontà politica di raggiungere una serie di obiettivi a lungo termine: accrescere l'autonomia della Cina sulla scena economica globale, stimolare la domanda interna e ridurre la propria dipendenza dalle esportazioni, fare dello yuan una valuta di riferimento per il sistema monetario mondiale. Il problema è che Pechino ha le mani legate, perché nel perseguire questi scopi rischia di veder svalutare il suo investimento multimiliardario in dollari.

Per anni, la Cina ha accumulato dollari mantenendo basso - secondo Washington troppo basso - il valore dello yuan, e favorendo così la crescita delle sue esportazioni. I risparmi dei cinesi finanziavano i consumi oltre le proprie possibilità degli americani, dando vita allo squilibrio reso evidente dall'attuale crisi. Negli ultimi tre anni, da quando Pechino ha abbandonato il cambio fisso tra la sua moneta e il biglietto verde, lo yuan si è leggermente rivalutato. E se prima erano gli Usa a fare pressioni sulla Cina, ora è Pechino a mostrarsi baldanzosa: a marzo il direttore della Banca centrale cinese ha buttato lì l'idea che il dollaro non debba più essere la valuta mondiale di riferimento, e successivamente il premier Wen Jiabao ha auspicato una maggiore supervisione internazionale delle scelte economiche degli Stati Uniti. Proprio perché da esse dipende anche il benessere della Cina.

Tali preoccupazioni, alimentate dal fervore nazionalistico che accompagna l'ascesa del gigante asiatico, in Cina sono sentite non solo dagli economisti: nell'ultimo anno, un libro complottistico dal titolo "Currency Wars" (Guerre valutarie) ha venduto oltre un milione di copie. La tesi principale è che l'Occidente trama per frenare lo sviluppo cinese; da questo punto di vista, gli Usa avrebbero interesse a svalutare il dollaro non solo per rilanciare la propria economia travolta dalla crisi, ma anche per far perdere valore alle riserve di Pechino.

In realtà, gli Stati Uniti e il mondo hanno un tremendo bisogno della Cina, come si è visto anche dai sempre più frequenti auspici di vedere i cittadini cinesi aumentare i propri consumi, per rimpiazzare quelli degli americani. Sono movimenti tettonici che prenderanno decenni, ma è vero che Pechino sembra avere intenzione di percorrere questa strada: i suoi piani di stimolo all'economia premono proprio su questo tasto, sul progressivo potenziamento della domanda interna, e sulla diversificazione della sua politica monetaria. Far calare bruscamente le sue riserve in dollari sarebbe controproducente: se ne mettesse sul mercato una quantità consistente, il biglietto verde diventerebbe carta straccia, le esportazioni cinesi crollerebbero e le riserve cinesi in dollari brucerebbero gran parte del loro valore. Ma a lungo termine, l'obiettivo è comunque di farle lentamente scendere. E cominciare ad accumulare oro contribuisce allo scopo.


by di Alessandro Ursic