28 settembre 2009

Come la FED comprò gli economisti di professione



Stando all'indagine pubblicata sull'Huffington Post, la Riserva Federale ha esercitato così sistematicamente il suo controllo sui principali quotidiani economici della nazione americana che tiene in pugno quasi completamente gli economisti accademici. Benché l'articolo non lo dica, la Riserva Federale ha copiato quel che i britannici hanno fatto in altri campi del sapere, tra i quali spicca il campo delle scienze fisiche, nelle quali è impossibile pubblicare un proprio lavoro e dunque avanzare nella propria carriera, senza omaggiare quelle anti-scientifiche figure di culto come Sir Isaac Newton.

L'articolo intitolato "Senza prezzo: come la Riserva Federale comprò gli economisti di professione" dimostra in modo conclusivo che essa controlla gli economisti accademici attraverso le relazioni intrattenute con i guardiani dell’editoria. L'esempio emblematico è dato dal Journal of Monetary Economics, la cui redazione è per oltre la metà composta da membri sul libro paga della Riserva Federale, mentre il resto lo fu in passato.

La rassegna condotta da un gruppo di sette emimenti giornalisti presso l'Huffington Post ha trovato che 84 dei 190 membri di quella redazione erano affiliati, in un modo o nell'altro, alla Riserva Federale. "Provate a pubblicare un articolo critico della Riserva Federale con un direttore che lavora per essa", scrive James Galbraith. Periodici e pubblicazioni simili determinano, a turno, quali economisti debbano essere sostenuti e quali idee siano da considerarsi degne di rispetto.

L'articolo riferisce come Galbraith, un critico della "Fed", abbia sperimentato direttamente l'influenza dell'istituzione sull'accademia. Insieme a Olivier Giovannoni e Ann Russo, ha trovato che nell'anno precedente ogni elezione presidenziale si assiste ad un inasprimento della politica monetaria da parte della Riserva Federale se il presidente del momento è un democratico, mentre si assiste ad un addolcimento della stessa politica se si tratta di un repubblicano. Gli effetti sono entrambi significativi. Nel 2008 essi proposero alla Review of Economics and Statistics un articolo contenenti i loro risultati, che fu rifiutato.

Galbraith aggiunge: "Il redattore assegnato ad esso [l'articolo] si rivelò essere stipendiato dalla Fed e ciò accadde dopo che io ebbi richiesto che esso [l'articolo] non fosse assegnato a qualcuno affiliato con la Fed".

L'Huffington Post ha passato in rassegna le testate American Journal of Economics, Journal of Economic Perspectives, Journal of Economic Literature, American Economic Journal: Applied Economics, American Economic Journal: Economic Policy, Journal of Political Economy e Journal of Monetary Economics. Il gruppo di giornalisti ha anche verificato i legami con la Riserva Federale delle 190 persone impiegate da queste riviste. Delle 84 anzidette affiliate con la Riserva Federale in un certo momento della loro carriera, 21 erano sul libro paga mentre fungevano da gatekeeper di quelle riviste. Della redazione del Journal of Monetary Economics ogni singolo membro è o è stato affiliato con la Riserva Federale, mentre 14 dei 36 membri della redazione sono al momento nel suo libro paga.

by movisol

27 settembre 2009

In-formazione


Che cos'è l'informazione? L'informazione, pur essendo trasmessa attraverso un medium materiale, tende a sconfinare in una dimensione quasi immateriale. Moltissimi testi spiegano che il segno è composto da due parti inscindibili, ossia il significato ed il significante. Quest'ultimo è definito generalmente come la parte materiale del segno, ma tale interpretazione è, a mio parere, errata poiché sebbene il significante (la forma del segno) sia veicolato da un substrato materiale, esso è, però, un'immagine acustica, grafica, olfattiva del segno, una sorta di eco della materia.

Si aggiunga che il significato è immateriale, coincidendo con il concetto, con l'idea e si capirà per quale motivo il messaggio all'interno di un sistema comunicativo sia qualcosa di quasi-incorporeo. A rendere l'informazione una realtà molto labile, contribuiscono fattori spaziali e temporali: si pensi ai segnali luminosi cosmici che percepiamo o con gli occhi o con strumenti tecnologici. Sono segnali che, viaggiando alla velocità della luce, ci raggiungono dopo un tempo lunghissimo in relazione alle distanze siderali: talora sono "informazioni" di astri che non esistono più. E' quindi un messaggio inattuale. Si aggiunga all'interno del sistema della comunicazione il ruolo del rumore, ossia il disturbo sulla trasmissione del messaggio. Si consideri pure la difficoltà di connettere il pensiero alle leggi di natura, giacché l'attività ideativa è manifestata per mezzo di mezzi fisici, ma non può essere spiegata in toto in termini di reazioni chimiche e di dinamiche biologiche. Ancora una volta, siamo in presenza di uno iato tra sfera noetica (pensiero, idee, coscienza) e sfera materiale.

In un interessante articolo intitolato Il tempo, l'infinito, l'anima, Alex Torinesi congettura che l'anima sia il principio generatore dello spazio-tempo: l'autore concepisce l'anima come "pura informazione", nel senso, però, non tanto di trasmissione di un messaggio, ma di formazione delle coordinate spazio-temporali e della materia che ad esse soggiace. L'informazione è quindi, quasi aristotelicamente, forma. Tale forma genera la materia per evolvere nello spazio-tempo. La tesi dello studioso si può condividere o rifiutare in parte o del tutto, ma è degno di nota che l'autore colga il lato produttivo dell'informazione, non semplice segnale diffuso nello spazio-tempo, grazie ad un medium energetico (onde elettromagnetiche in primis). Forse potremmo accostare, consapevoli che è una metafora, ma la metafora non è solo una figura retorica, piuttosto il cuore del linguaggio, il concetto all'anima ed il significante (suono, lettere del segno) alla mente che, per esprimere idee, ha bisogno di un quid energetico (segnali bio-chimici). Tale modello interpretativo rispecchia la teoria di Torinesi sulla genesi della dimensione cronotopica per opera dell'anima.

La psicologia, le neuroscienze, la filosofia, la fisica quantistica... nei prossimi anni potranno forse riempire il vuoto concettuale che divide mente e materia, se si supereranno banali e riduttivi approcci scientisti.
by Zret

21 settembre 2009

Influenza suina: Garattini, su vaccino pressione delle aziende

Influenza A
Garattini: la vaccinazione al momento non è necessaria
ROMA - Lo dice senza mezzi termini il farmacologo Silvio Garattini: se il virus A/H1N1 della nuova influenza non muterà, acquisendo dunque una maggiore virulenza rispetto allo stato attuale, la vaccinazione di massa annunciata dal governo italiano e da quelli di molti altri paesi "non è necessaria". Una corsa al vaccino, quella determinatasi nelle ultime settimane - mentre i vari colossi farmaceutici impegnati nella produzione si preparano ad avviare la sperimentazione clinica sull'uomo da agosto - che Garattini considera quanto meno eccessiva. Tutto si basa, dice in una intervista all'ANSA, su "ipotesi, di cui non si sa se siano vere o meno".

Perplessità, dunque, sulla reale opportunità ed efficacia dei piani di vaccinazione di massa. Ma non solo. Dietro quella che l'esperto definisce, appunto, una "corsa", si cela altro. Si celano, afferma, enormi interessi economici. Ed anche questo Garattini lo dice in modo chiaro: "Al momento c'é, certamente, una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche". Un'opinione fuori dal coro, quella del direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, che invita anche a un'ulteriore riflessione: l'attenzione è tutta sulla nuova influenza e "si dimenticano - denuncia - le altre tragedie sanitarie in atto" come l'Aids e la malaria.

- C'E' ALLARMISMO, QUESTO E' UN VIRUS MITE - Il virus A/H1N1, ha spiegato Garattini già nelle scorse settimane, "ha una virulenza mite. Bisogna informare, ma il pericolo - sostiene - é per quelli che vengono dalle zone colpite". Quanto ai farmaci antivirali da utilizzarsi in caso di contagio, come il Tamiflu, Garattini rileva che "in realtà l'attività del farmaco è poca. Nell'influenza normale si risparmia un giorno di malattia su cinque o sei. Però - avverte - ci sono effetti collaterali. Non è che si faccia un grande affare a prenderlo".

- SE VIRUS NON MUTA VACCINAZIONE DI MASSA NON SERVE - Se il virus A/H1N1 manterrà il livello di virulenza attuale con la bassa aggressività clinica sinora registrata, "non c'é la necessità di vaccinare tutta la popolazione" ma, afferma l'esperto, "sarebbe piuttosto opportuno valutare l'ipotesi di vaccinare solo gli operatori sanitari".

- L'OMBRA DEGLI INTERESSI DELLE AZIENDE - "Certamente - ha detto Garattini - c'é una grande pressione da parte dell'industria, che ne trarrà molte risorse economiche". Infatti, "solo fra alcuni mesi si potrà vedere se è veramente necessario questo quantitativo di vaccino in produzione oppure no. Ma se il virus rimane quello che è al momento, allora non ci sarà bisogno di vaccinazioni di massa".

- ANCHE SE VIRUS MUTASSE NON E' DETTO VACCINO FUNZIONI - Se invece il virus dovesse mutare, ha avvertito Garattini, "non è detto che il vaccino in produzione sia in grado di proteggere". Dunque, "realisticamente - ha commentato - quello che andrebbe fatto in questo momento è cercare di diminuire le possibilità di infezione, controllando le frontiere e invitando la gente ad evitare luoghi a rischio e affollati e ad adottare strette misure igieniche".

- SI DIMENTICANO TRAGEDIE VERE - Il punto, avverte, "é che si sta focalizzando l'attenzione solo sulla nuova influenza, dimenticando le altre emergenze sanitarie in atto, a partire dall'Aids". Al momento, ha concluso Garattini, "non siamo di fronte a un reale pericolo e il numero di contagio da virus A/H1N1 nel mondo, sebbene in crescita, resta comunque inferiore a quello relativo a una normale influenza stagionale".

by Terranauta

28 settembre 2009

Come la FED comprò gli economisti di professione



Stando all'indagine pubblicata sull'Huffington Post, la Riserva Federale ha esercitato così sistematicamente il suo controllo sui principali quotidiani economici della nazione americana che tiene in pugno quasi completamente gli economisti accademici. Benché l'articolo non lo dica, la Riserva Federale ha copiato quel che i britannici hanno fatto in altri campi del sapere, tra i quali spicca il campo delle scienze fisiche, nelle quali è impossibile pubblicare un proprio lavoro e dunque avanzare nella propria carriera, senza omaggiare quelle anti-scientifiche figure di culto come Sir Isaac Newton.

L'articolo intitolato "Senza prezzo: come la Riserva Federale comprò gli economisti di professione" dimostra in modo conclusivo che essa controlla gli economisti accademici attraverso le relazioni intrattenute con i guardiani dell’editoria. L'esempio emblematico è dato dal Journal of Monetary Economics, la cui redazione è per oltre la metà composta da membri sul libro paga della Riserva Federale, mentre il resto lo fu in passato.

La rassegna condotta da un gruppo di sette emimenti giornalisti presso l'Huffington Post ha trovato che 84 dei 190 membri di quella redazione erano affiliati, in un modo o nell'altro, alla Riserva Federale. "Provate a pubblicare un articolo critico della Riserva Federale con un direttore che lavora per essa", scrive James Galbraith. Periodici e pubblicazioni simili determinano, a turno, quali economisti debbano essere sostenuti e quali idee siano da considerarsi degne di rispetto.

L'articolo riferisce come Galbraith, un critico della "Fed", abbia sperimentato direttamente l'influenza dell'istituzione sull'accademia. Insieme a Olivier Giovannoni e Ann Russo, ha trovato che nell'anno precedente ogni elezione presidenziale si assiste ad un inasprimento della politica monetaria da parte della Riserva Federale se il presidente del momento è un democratico, mentre si assiste ad un addolcimento della stessa politica se si tratta di un repubblicano. Gli effetti sono entrambi significativi. Nel 2008 essi proposero alla Review of Economics and Statistics un articolo contenenti i loro risultati, che fu rifiutato.

Galbraith aggiunge: "Il redattore assegnato ad esso [l'articolo] si rivelò essere stipendiato dalla Fed e ciò accadde dopo che io ebbi richiesto che esso [l'articolo] non fosse assegnato a qualcuno affiliato con la Fed".

L'Huffington Post ha passato in rassegna le testate American Journal of Economics, Journal of Economic Perspectives, Journal of Economic Literature, American Economic Journal: Applied Economics, American Economic Journal: Economic Policy, Journal of Political Economy e Journal of Monetary Economics. Il gruppo di giornalisti ha anche verificato i legami con la Riserva Federale delle 190 persone impiegate da queste riviste. Delle 84 anzidette affiliate con la Riserva Federale in un certo momento della loro carriera, 21 erano sul libro paga mentre fungevano da gatekeeper di quelle riviste. Della redazione del Journal of Monetary Economics ogni singolo membro è o è stato affiliato con la Riserva Federale, mentre 14 dei 36 membri della redazione sono al momento nel suo libro paga.

by movisol

27 settembre 2009

In-formazione


Che cos'è l'informazione? L'informazione, pur essendo trasmessa attraverso un medium materiale, tende a sconfinare in una dimensione quasi immateriale. Moltissimi testi spiegano che il segno è composto da due parti inscindibili, ossia il significato ed il significante. Quest'ultimo è definito generalmente come la parte materiale del segno, ma tale interpretazione è, a mio parere, errata poiché sebbene il significante (la forma del segno) sia veicolato da un substrato materiale, esso è, però, un'immagine acustica, grafica, olfattiva del segno, una sorta di eco della materia.

Si aggiunga che il significato è immateriale, coincidendo con il concetto, con l'idea e si capirà per quale motivo il messaggio all'interno di un sistema comunicativo sia qualcosa di quasi-incorporeo. A rendere l'informazione una realtà molto labile, contribuiscono fattori spaziali e temporali: si pensi ai segnali luminosi cosmici che percepiamo o con gli occhi o con strumenti tecnologici. Sono segnali che, viaggiando alla velocità della luce, ci raggiungono dopo un tempo lunghissimo in relazione alle distanze siderali: talora sono "informazioni" di astri che non esistono più. E' quindi un messaggio inattuale. Si aggiunga all'interno del sistema della comunicazione il ruolo del rumore, ossia il disturbo sulla trasmissione del messaggio. Si consideri pure la difficoltà di connettere il pensiero alle leggi di natura, giacché l'attività ideativa è manifestata per mezzo di mezzi fisici, ma non può essere spiegata in toto in termini di reazioni chimiche e di dinamiche biologiche. Ancora una volta, siamo in presenza di uno iato tra sfera noetica (pensiero, idee, coscienza) e sfera materiale.

In un interessante articolo intitolato Il tempo, l'infinito, l'anima, Alex Torinesi congettura che l'anima sia il principio generatore dello spazio-tempo: l'autore concepisce l'anima come "pura informazione", nel senso, però, non tanto di trasmissione di un messaggio, ma di formazione delle coordinate spazio-temporali e della materia che ad esse soggiace. L'informazione è quindi, quasi aristotelicamente, forma. Tale forma genera la materia per evolvere nello spazio-tempo. La tesi dello studioso si può condividere o rifiutare in parte o del tutto, ma è degno di nota che l'autore colga il lato produttivo dell'informazione, non semplice segnale diffuso nello spazio-tempo, grazie ad un medium energetico (onde elettromagnetiche in primis). Forse potremmo accostare, consapevoli che è una metafora, ma la metafora non è solo una figura retorica, piuttosto il cuore del linguaggio, il concetto all'anima ed il significante (suono, lettere del segno) alla mente che, per esprimere idee, ha bisogno di un quid energetico (segnali bio-chimici). Tale modello interpretativo rispecchia la teoria di Torinesi sulla genesi della dimensione cronotopica per opera dell'anima.

La psicologia, le neuroscienze, la filosofia, la fisica quantistica... nei prossimi anni potranno forse riempire il vuoto concettuale che divide mente e materia, se si supereranno banali e riduttivi approcci scientisti.
by Zret

21 settembre 2009

Influenza suina: Garattini, su vaccino pressione delle aziende

Influenza A
Garattini: la vaccinazione al momento non è necessaria
ROMA - Lo dice senza mezzi termini il farmacologo Silvio Garattini: se il virus A/H1N1 della nuova influenza non muterà, acquisendo dunque una maggiore virulenza rispetto allo stato attuale, la vaccinazione di massa annunciata dal governo italiano e da quelli di molti altri paesi "non è necessaria". Una corsa al vaccino, quella determinatasi nelle ultime settimane - mentre i vari colossi farmaceutici impegnati nella produzione si preparano ad avviare la sperimentazione clinica sull'uomo da agosto - che Garattini considera quanto meno eccessiva. Tutto si basa, dice in una intervista all'ANSA, su "ipotesi, di cui non si sa se siano vere o meno".

Perplessità, dunque, sulla reale opportunità ed efficacia dei piani di vaccinazione di massa. Ma non solo. Dietro quella che l'esperto definisce, appunto, una "corsa", si cela altro. Si celano, afferma, enormi interessi economici. Ed anche questo Garattini lo dice in modo chiaro: "Al momento c'é, certamente, una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche". Un'opinione fuori dal coro, quella del direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, che invita anche a un'ulteriore riflessione: l'attenzione è tutta sulla nuova influenza e "si dimenticano - denuncia - le altre tragedie sanitarie in atto" come l'Aids e la malaria.

- C'E' ALLARMISMO, QUESTO E' UN VIRUS MITE - Il virus A/H1N1, ha spiegato Garattini già nelle scorse settimane, "ha una virulenza mite. Bisogna informare, ma il pericolo - sostiene - é per quelli che vengono dalle zone colpite". Quanto ai farmaci antivirali da utilizzarsi in caso di contagio, come il Tamiflu, Garattini rileva che "in realtà l'attività del farmaco è poca. Nell'influenza normale si risparmia un giorno di malattia su cinque o sei. Però - avverte - ci sono effetti collaterali. Non è che si faccia un grande affare a prenderlo".

- SE VIRUS NON MUTA VACCINAZIONE DI MASSA NON SERVE - Se il virus A/H1N1 manterrà il livello di virulenza attuale con la bassa aggressività clinica sinora registrata, "non c'é la necessità di vaccinare tutta la popolazione" ma, afferma l'esperto, "sarebbe piuttosto opportuno valutare l'ipotesi di vaccinare solo gli operatori sanitari".

- L'OMBRA DEGLI INTERESSI DELLE AZIENDE - "Certamente - ha detto Garattini - c'é una grande pressione da parte dell'industria, che ne trarrà molte risorse economiche". Infatti, "solo fra alcuni mesi si potrà vedere se è veramente necessario questo quantitativo di vaccino in produzione oppure no. Ma se il virus rimane quello che è al momento, allora non ci sarà bisogno di vaccinazioni di massa".

- ANCHE SE VIRUS MUTASSE NON E' DETTO VACCINO FUNZIONI - Se invece il virus dovesse mutare, ha avvertito Garattini, "non è detto che il vaccino in produzione sia in grado di proteggere". Dunque, "realisticamente - ha commentato - quello che andrebbe fatto in questo momento è cercare di diminuire le possibilità di infezione, controllando le frontiere e invitando la gente ad evitare luoghi a rischio e affollati e ad adottare strette misure igieniche".

- SI DIMENTICANO TRAGEDIE VERE - Il punto, avverte, "é che si sta focalizzando l'attenzione solo sulla nuova influenza, dimenticando le altre emergenze sanitarie in atto, a partire dall'Aids". Al momento, ha concluso Garattini, "non siamo di fronte a un reale pericolo e il numero di contagio da virus A/H1N1 nel mondo, sebbene in crescita, resta comunque inferiore a quello relativo a una normale influenza stagionale".

by Terranauta