25 ottobre 2009

Clinton e la nascita della precarietà

Esiste una certa confusione sulla nascita della precarieta’ lavorativa. Essa viene normalmente attribuita alle destre, che invece non si sono mai sognate di fare qualcosa di simile. Quando, di preciso, si inizia a gridare al mondo che “il lavoro dipendente non esiste piu’”, e che “mobil e’ bello?”

Tutto inizia quando Bill Clinton, dopo essere stato eletto, si ritrova con un parlamento ostile perche’ la sua politica e’ stagnante. Cosi’, dopo aver messo un ex consigliere di Coca Cola come ministro del lavoro , decide di ridisegnare i contorni del mondo dell’impiego, allo scopo di aumentare la produttivita’ delle aziende. Questo provvedimento non e’ affatto “di sinistra”, nel senso che si tratta di un ripiego senza il quale il senato rischia di bocciargli l’equivalente della nostra finanziaria, caso nel quale sarebbe costretto , di fatto , a dimettersi.

Clinton, per sfuggire a questo destino, si inventa “la sinistra che fa cose di destra”, spacciando per “New Democrat” questa cosa, e potendo cosi’ accontentare un parlamento ostile. In questo modo Clinton si garanti’ otto anni di governo, e garanti’ agli stati uniti ben DUE crisi economiche, quella del 2001 e quella del credit crunch.

Ma andiamo con ordine. Clinton prima vara alcune riforme, chesono il GATT, l’ HIPAA e il WIA, con le quali rispettivamente ricostruisce i rapporti di lavoro favorendo le esternalizzazioni, fornisce una tassazione favorevole ai “self employee”, al punto che convenne agli americani fare lo stesso lavoro da non-assunti (come le nostre “partitine IVA”) e legifera l’uscita dello stato e delle amministrazioni locali dalle trattative per il reintegro lavorativo dei lavoratori licenziati.

Con queste tre leggi, di fatto, il lavoro negli Stati Uniti diventa “liquido”, secondo la nuova ideologia di “sinistra” americana, concepita per essere “bipartisan”, cioe’ per piacere alla destra. E’ come se pur di essere bipartisan e piacere ai nazisti, Israele chiedesse di inserire nella dichiarazione dei diritti umani “alcune ore di svago genocida per giovani ragazzi biondi”.

Cosi’, nasce la moda del “new democrat”, che in Inghilterra diverra’ “New Labour” con Blair, e qui da noi verra’ chiamata “riformismo” con d’Alema. Nella tabella sotto vediamo l’ordine di propagazione della “riforma clinton” verso l’europa.

In Europa questa riforma arriva insieme al boom della new economy, che arriva insieme alla riforma fiscale americana HIPAA, e a qualche tempo dal Digital Millennium Act. Essa viene adottata, praticamente nello stesso anno, sia in UK che in Italia, da Treu e da Blair contemporaneamente.

Faccio presente che Sir John Major, predecessore di Blair non ha mai osato arrivare a tanto, figuriamoci al delirio che Blair espresse come ideologia politica iper-liberista nel suo “Tony Blair, New Britain : My Vision of a Young Country, Fourth Estate, London, 1996. “

Tutta questa moda fatta di parole inglesi non poteva non arrivare in Italia, dove ad un solo anno dall’uscita del libro di Blair, gia’ si stanno creando le basi per la riforma Treu, che viene varata sotto il governo di Romano Prodi.

Ordine cronologico, in rosso l’adozione di norme sui lavori “atipici”, ovvero precari. In verde la necessaria riforma per compensare la crescita di rischi indotta sul mercato finanziario con la possibilita’ di cartolarizzare e di contabilizzare i rischi come asset.

AnnoUSAUKIT
1990George BushJohn MajorGiulio Andreotti
1991George BushJohn MajorGiulio Andreotti
1992Bill ClintonJohn MajorGiuliano Amato
1993Bill ClintonJohn MajorCarlo Azeglio Ciampi
1994Bill Clinton (GATT)
John MajorSilvio Berlusconi
1995Bill ClintonJohn MajorLamberto Dini
1996Bill Clinton (HIPAA)
John MajorRomano Prodi
1997Bill ClintonTony Blair (New Britain(1))
Romano Prodi (Rif. TREU)
1998Bill Clinton (WIA)
Tony Blair
Romano Prodi
1999Bill Clinton (FMLE)
Tony Blair
Massimo d’Alema
2000Bill ClintonTony Blair Massimo d’Alema

Vorrei far notare una cosa: tutta questa liquidita’ produce un problemino alle banche gia’ durante la New Economy. Clinton aveva creato nove distretti industriali a ridotta tassazione e a ridotto controllo fiscale, nelle quali come si diceva in italia “si finanziavano le idee”. Qual’era il problema?

Che le banche chiesero al governo “e come cazzo distribuiamo i rischi, visto che su 10 startup che finanziamo solo una arriva al successo? Non possiamo chiedere rendimenti del 90%”. La risposta dell’amministrazione Clinton fu il FMLE, Financial Market Leverage Enhancement, che permetteva tutti quei meccanismi di cartolarizzazione che produssero prima la speculazione della “new economy”, e poi la bolla speculativa che abbiamo visto al lavoro come “credit crunch”. Nei paesi europei non si fece (all’epoca) nulla di nuovo, e solo qualche tempo dopo gli UK seguirono l’esempio, ma siamo gia’ dopo l’era clinton. In italia la legislazione rimase piuttosto rigida, per cui abbiamo tenuto “abbastanza bene” la crisi del credit crunch.

Quindi, non e’ assolutamente vero che fu la destra ad istituire queste cose, ne’ ad inventarle. Bisogna stare molto attenti a tutto questo, perche’ di fatto questo e’ il problema della sinistra: di fatto tutte le sinistre europee attuali si sono allineate con questo New Democrat, o New Labour , e solo quella tedesca sta iniziando una vera e propria epurazione con una vera e propria autocritica.

Il motivo per il quale oggi il PD tace quando c’e’ un dibattito sul lavoro come quello innescato da Tremonti e’ proprio che e’ questo “new labour”, questa “nuova sinistra”, questa sinistra al passo coi tempi, ad aver devastato il mercato del lavoro. Non dimentichiamo che al tavolo con Treu c’era Cofferati, che fu segretario generale della CGIL dal 1994 al 2002, e che fu tra i controfirmatari del pacchetto.

Quando oggi ci si lamenta dei “precari della scuola” si dimentica che il mondo statale ancora e’ l’unico a tollerare la figura giuridica del co.co.co, estinta nelle riforme successive (in special modo D. lgs. n° 276/2003) , e mantenuta ad hoc per gli impieghistatali. I signori della scuola non stanno pagando le riforme di Biagi, ma quella di Treu.

Quindi, il vero problema assolutamente paralizzante della sinistra e’ il fatto di aver seguito Clinton nel suo delirio. Il problema e’ che Clinton godeva di un’america in grossa crescita economica, e fece quella cosa non perche’ ci credesse, ma perche’ costretto da una maggioranza incerta al senato , che lo costringeva a proporre leggi che andassero bene a tutti.

Cosi’, si invento’ un’ideologia estemporanea, convincendo il proprio partito che “nuova sinistra=destra” , e ovviamente non aveva nulla di cui convincere i liberisti, che erano gia’ convintissimi di loro.

Allora direte: ma cosi’ stai dicendo che sia una cosa di destra. Eh, no: lo era. Ma con Clinton, il liberismo diventa di sinistra. E’ colpa di Clinton se le sinistre diventano questo merdaio contraddittorio e modaiolo, ed e’ colpa di Clinton se certe idee hanno potuto attecchire e mantenersi a sinistra.

Ma e’ anche colpa di Blair, che mettendosi a scrivere libri e a propagare pseudoideologie , come col suo libello sull” Giovane Inghilterra” si mette a fare il vate del “New Labour”, che altro non e’ se non la destra tatcheriana portata a sinistra.Questa non e’ colpa della destra: e’ assolutamente normale che una destra liberista faccia la destra liberista. Ne’ la destra si e’ mai sognata di pretendere o chiedere che la sinistra aderisse alle sue idee. Quando i repubblicani hanno preso la maggioranza al senato americano, se Clinton si fosse tolto dalle palle gli sarebbe andato benissimo, non e’ che pretendevano che i repubblicani diventassero degli iperliberisti turbocapitalisti.

E’ stato Clinton a voler fare bon viso a cattivo gioco e aprire le porte all’assediante. Se tu consegni le chiavi del tuo castello agli avversari, abbandoni la tua bandiera e ti dichiari al servizio della loro causa, non e’ che puoi dare la colpa al tuoi avversari: loro stavano bene anche ad averti come prima.

Quindi, quando uno di sinistra vi dice che il precariato e’ una cosa di destra, mi spiace ma ha torto: il precariato che conoscete lo dovete attribuire alla “nuova sinistra”, che va dal New Democrat americano al New Labour inglese, fino alla sinistra “Moderna e al passo coi tempi” italiana.

La destra con le sue riforme e’ arrivata dopo, e ha cambiato di pochissimo la situazione. I precari della pubblica amministrazione esistono perche’ la forma lavorativa del co.co.co , abolita nel privato perche’ permetteva il lavoro dipendente mascherato, fu conservata nel pubblico impiego. Quindi non vi incazzate, e prendetevela con Prodi, Treu, Cofferati, cioe’ con coloro che seguirono la moda di Clinton e Blair e si accodarono al massacro.

Alla destra potete chiedere una politica sociale solo se si tratta di una destra molto consociativa o ad una destra assistenziale di stampo veterodemocristiano: per il resto, non c’e’ ragione di chiedere una cosa come quella proposta da Tremonti, che arriva agli onori della stampa solo perche’ c’e’ un forte mal di pancia tra le banche.

Porre fine a questo disastro sarebbe compito delle sinistre, ma c’e’ un guaio: che sono state loro a farlo. E siccome non stanno facendo nessuna autocritica, e stanno tenendo al potere gli stessi uomini, non aspettatevi che sia possibile farlo da sinistra.

L’unico partito che oggi come oggi ha la liberta’ ideologica e la sensibilita’ popolare atta a svolgere questo compito e’ la Lega.

Finche’ la sinistra non ha il coraggio di fare autocritica (come sta succedendo qui in Germania) e di iniziare un percorso che la purifichi di questo incidente storico nato per le esigenze spicciole di Clinton, non c’e’ altra alternativa.

E dovrete rassegnarvi a vedere un dibattito sul precariato, cioe’ sul mondo del lavoro, nel quale parlano tutti, da Tremonti a Berlusconi, dalla Marcegaglia ad Epifani, tranne il PD, cioe’ il partito ispirato al “New Labour”, che nella pronuncia di Rutelli sembra quasi un profetico “No Labour”.

Ma non venite a raccontare che la colpa sia delle destre, perche’ non lo e’. Se il lupo ti mangia perche’ per libera scelta ti sei fatto pecora, e solo per quello, la colpa non e’ del lupo, ma della tua libera decisione di essere pecora.

Non c’era ALCUNA necessita’ indotta dal mercato per comportarsi in questo modo. L’ UNICA necessita’ in gioco era la sopravvivenza politica di un Clinton che doveva fare leggi che un parlamento in mano ai repubblicani potesse accettare.Non era scritto sulla Bibbia e non era una necessita’: era solo uno stratagemma di partiti di sinistra fallimentari che , dopo aver perso il consenso dell’elettore di sinistra, si sforzano di usare il consenso degli elettori di destra. Niente di piu’.

E se non ci sara’ nessuna autocritica, da parte dei fichissimi troppo buoni e troppo British e troppo New Labour, avete come unico partito della working class la Lega Nord: buona fortuna.

di Uriel

24 ottobre 2009

Crisi: Draghi assolve economisti e banchieri




Crisi: Draghi assolve economisti e banchieri



Il suo intervento alla 50esima riunione scientifica annuale della Società italiana degli economisti è stata l’occasione per Mario Draghi per ribadire la sua fede nel Libero Mercato, al di là dei problemi che negli ultimi anni ne hanno seriamente messo in crisi le fondamenta. Il governatore della Banca d’Italia ha affermato che le risposte date alla crisi sono state efficaci grazie al lavoro degli economisti che non hanno fatto mancare i loro consigli ai governi. La professione di economista, ha sostenuto, deve essere valutata in primis per le risposte che ha saputo finora dare alla crisi. E allora, da questo punto di vista il bilancio è “largamente positivo”.
In verità ci pare di ricordare che le principali misure adottate dai governi siano state quelle di versare sostanziosi aiuti pubblici alle banche private che erano finite sull’orlo del baratro a causa delle proprie speculazioni. Seguite dalle analoghe iniziative delle banche centrali di immettere liquidità nel sistema finanziario internazionale per evitarne il collasso. Misure che, al di là delle responsabilità di questo o quel soggetto, sono andate a compensare l’incapacità delle autorità di controllo e degli stessi economisti di prevedere l’uragano che stava arrivando. Economisti che, nonostante le lodi auto referenziali, non erano stati in grado di leggere il divenire dell’economia, al di là delle sue aride cifre. Così la funzione degli economisti è tornata di attualità solo per il dopo crisi non essendo stati all’altezza del proprio ruolo per evitarla o quantomeno per lanciare il necessario allarme.
Draghi, dopo aver sostenuto che sono state messe in campo misure “senza precedenti per ammontare e per tipologia”, ha rivendicato a merito degli economisti quello di averne determinato la dimensione e la natura, mentre si era di fronte ad un disorientamento generale e all’incapacità diffusa di fornire una terapia adatta alla crisi. Affermazioni che implicano una deformazione della realtà. “Si sono sognati pogrom di economisti - ha lamentato - e si è aperta una caccia al colpevole”. Ma Draghi ha insistito, e rilanciando nel suo peana liberista, ha affermato che grazie agli economisti, si sono evitati errori. Come ad esempio, e ti pareva, “il ricorso a misure protezionistiche”. Le stesse, a suo dire, che in altre occasioni, si erano rivelati “letali”. Insomma il Libero Mercato globale è la panacea di tutti i mali e il migliore dei mondi possibili anche se diffonde povertà e disoccupazione.
Certo, ha dovuto concedere l’ex dirigente della Goldman Sachs, si deve cogliere da questa crisi “lo stimolo a riflettere seriamente e senza pregiudizi sull’adeguatezza dello strumentario analitico degli economisti, per correggere errori e individuare fruttuose direzioni di marcia per il futuro”.
Ma poi una assoluzione generale per gli economisti e per se stesso come presidente del Fsb (Financial Stability Board) che dovrebbe monitorare le distorsioni dei mercati. In particolare quando Draghi ha sostenuto che la capacità di previsione negli anni precedenti la crisi sia stata migliore di quanto comunemente ritenuto. A suo avviso infatti, “molti degli squilibri, degli eccessi, degli incentivi distorti che avrebbero potuto condurre alla crisi erano stati identificati in importanti contributi”. E allora perché la crisi è arrivata praticamente inaspettata? Secondo Draghi, questo è stato determinato anche da un’analisi che rimaneva ostinatamente macroeconomica sulle reali condizioni del settore finanziario. Affermazione che significa che nessuno di quanti dovevano controllare è andato a studiare ad esempio la situazione della singola banca.
Ma non c’è dubbio, ha dovuto ammettere ancora, che si sia rivelata mal riposta la fiducia nella capacità del mercato di autoregolarsi e generare in ogni circostanza allocazioni efficienti delle risorse. In altre parole è saltato il fondamento del Libero Mercato. Così, soprattutto negli Usa, l’equazione “Libero Mercato uguale mercato senza regole” era divenuta il patrimonio comune di molti politici e autorità di controllo o regolatrici. Come ad esempio, ma questo Draghi non lo ha detto, le banche centrali.

di Andrea Angelini

22 ottobre 2009

Un sistema economico strutturalmente irrecuperabile


Coloro che credono ancora nei benefici della mano invisibile del mercato, dovrebbero rendersi conto che quest'ultima ci sta ripulendo le tasche a vantaggio di pochi. L'attualità ce lo mostra ogni giorno.

Sì, sì, la recessione è finita. Comincia ora la depressione e la disoccupazione di massa ne è l'indizio rivelatore. Non è il 1929, è molto peggio. Non tornerò sulle mie diverse analisi, perché ben presto gli eventi si susseguiranno (guerre, fallimenti, crack borsistici...)

Per capire perché la borsa continui a funzionare, basta leggere ciò che Pierre Jovanovic scrive sul suo blog.

Spiega così che il «40% dell' NYSE è generato da cinque titoli» cosa confermata dall'analista finanziario Olivier Crottaz che ne ha anche pubblicato il grafico relativo.

Insomma, si rifilano pacchetti d'azioni facendo montare la maionese e tutto questo sconnesso da qualsiasi realtà economica. Grottesco!

Ho quindi deciso di scrivere une serie di articoli per dimostrare che ciò che molti chiamano capitalismo, non solo è una mostruosità, ma inoltre è completamente irrecuperabile.

Ho spesso usato il termine crisi sistemica per analizzare il crack attuale, ma dovremmo piuttosto parlare di crisi strutturale.

Infatti, ci sono stati molti studi sul fallimento del comunismo e le sue derive dittatoriali (Stalin, Mao), ma ci sono poche analisi di fondo riguardanti il nostro sistema economico attuale che, anch'esso, non può far altro che portarci al disastro e alla dittatura.

Innanzitutto, bisogna notare che Karl Marx ha fatto due errori fondamentali.

In primo luogo, la sua analisi si basa sull'idea che è “il calo tendenziale del tasso di profitto che è all'origine delle crisi che costellano la storia del capitalismo”.

L'economista Philippe Simmonnot ha confutato in modo chairo questa teoria. Per chi vuole approfondire, la spiegazione de L'errore di Marx è sul mio blog.

Inoltre, Marx ha “dimenticato” Freud (che è arrivato dopo) e i suoi lavori sull'inconscio, che Bernard Stiegler riassume affermando che “il capitalismo del XX secolo ha catturato la nostra libido e l'ha sviata dagli investimenti sociali”. Posso aggiungere che ha finito col resettarci tramite il feticismo dell'oggetto.

Poiché l'insieme dei media appartiene al gruppetto dominante, la realtà ha finito col scapparci e non vediamo più il mondo com'è. Questo “psico-potere” che permette di fabbricare la nostra coscienza collettiva, è il solo da distruggere veramente, perché “solo la verità è rivoluzionaria”.

Del resto, secondo Hannah Arendt, il totalitarismo è innanzitutto una dinamica di distruzione della realtà e delle strutture sociali.

Per capire meglio, bisogna rileggere «Il mondo nuovo» di Aldous Huxley, che non è un romanzo, ma un programma politico ben riassunto nella prefazione del 1946: «Uno stato totalitario davvero “efficiente” sarebbe quello in cui l'onnipotente comitato esecutivo dei capi politici e il loro esercito di direttori governerebbero su una popolazione di schiavi che sarebbe inutile forzare, perché avrebbero l'amore per la loro servitù».

Tra l'altro l'opera fa una sintesi della nostra epoca: «Man mano che diminuisce la libertà economica e politica, in cambio la libertà sessuale tende a crescere». Anche Claude Lévi-Strauss ne aveva parlato: «La funzione primaria della comunicazione scritta è di facilitare l'asservimento».

Siamo quindi una popolazione di schiavi, un'idea che il film di Jean-François Brient «De la servitude moderne» [NdT: Sulla servitù moderna] mostra in maniera esplicita [De la servitude moderne n°1, De la servitude moderne n°2, De la servitude moderne n° 3 (sul mio blog)].

Nonostante ciò, è importante analizzare perché alla fin fine il capitalismo ci porta alla dittatura. Infatti, gli economisti diventati matematici, han dimenticato che ciò che caratterizza il nostro sistema economico è quel suo lato mafioso retto da una sola legge, quella del più forte.

Mazzette, minacce e assassinii sono parte integrante del processo di conquista dei mercati. Gomorra di Roberto Saviano è il riflesso perfetto della nostra società.

Questo viene rappresentato sul piano matematico (dato che il mondo è scritto in linguaggio matematico) dalla legge di Pareto che mostra come le entrate si dividono sempre secondo una legge matematica decrescente a legge di potenza. L'economista Moshe Levy spiega che “la legge di Pareto, lungi dall'essere universale e ineluttabile, sarebbe solo il modoo di funzionamento particolare di una società egocentrica” e che “sono gli effetti stocastici (e non l'indigenza e il lavoro) della concorrenza ad arricchire pochi a scapito della maggioranza, portando alla ripartizione di Pareto”.

Per rimanere nell'ambito della matematica, è importante capire cos'è un frattale. Gli oggetti frattali sono imparentati a strutture a rete, e sono sottoposti alla legge di Pareto. Per fare un esempio, il 20% dei più ricchi detiene l'80% del capitale, ma all'interno di questo 20% si applica ancora la legge di Pareto, e così via... Del resto, le 20 persone più ricche del mondo hanno un capitale personale stimato nel 2009 a 415 miliardi di dollari, ossia poco meno del PIL svizzero (500 miliardi di dollari)! (Lista dei miliardari del mondo nel 2009)

L'1% dei più ricchi rappresentava il 10% del PIL nel 1979 e il 23% oggi. Saranno il 53% nel 2039?

Bisogna quindi capire che la pecca fondamentale del nostro sistema economico risiede nell'accumulo del capitale. Infatti, il capitalismo porta strutturalmente alla dittatura attraverso un accumulo colossale di ricchezze da parte di pochi.

Il capitalismo è quindi per natura non redistributivo. Infatti, per via della sua struttura basata sul debito, favorisce il capitale e mette la banca e la finanza al centro del sistema. Bene, la maggior parte degli interessi alla fine è riscosso da un piccolo numero di persone che finiscono con l'impadronirsi del sistema. Io lo chiamo effetto Monopoli (Famoso gioco in cui, dopo aver rovinato gli altri, sopravvive un solo giocatore).

Coloro che credono ancora nei benefici della mano invisibile del mercato, dovrebbero rendersi conto che quest'ultima ci sta ripulendo le tasche a vantaggio di pochi. L'attualità ce lo mostra ogni giorno.

Inoltre, sul piano matematico un investimento di denaro è un esponenziale. Potete del resto constatarlo cliccando su Esponenziale e capitale.

Ma questo accumulo di capitali ha una contropartita: l'accumulo di debiti, perché alla fin fine il denaro non viene creato ex nihilo, al contrario di quello che cercano di farvi credere (solo le banche centrali possono creare la moneta). Il nostro sistema economico è quindi diventato un grande schema di Ponzi, e questo è confermato anche dallo stesso Nouriel-Roubini: “Americani, guardiamoci allo specchio: Madoff, siamo noi, e il Signor Ponzi, siamo noi!”.

Avevo già indicato questo problema nell'articolo Crise systémique – Les solutions (n°5 : une constitution pour l'économie) [NdT: Crisi sistemica – Le soluzioni (n°5: una costituzione per l'economia)] e affermavo che questo sistema, che funziona sul debito e l'appropriamento della maggior parte degli interessi da parte di pochi, col passare degli anni impone l'allargamento della base di credito. E, quando si cominciano a fare prestiti a persone che non possono rimborsarli (i poveri), il sistema sprofonda.

E sì che tutte le religioni hanno condannato (a volte con diverse sfumature) il prestito con interessi, perché lo consideravano amorale, cosa che troviamo nel versetto 275 della seconda sura del Corano: “Dio ha reso lecito il commercio e illecito l'interesse”.

Non dimentichiamo che il sistema attuale si basa sulla formula: debito = consumo = lavoro. Quindi, senza debito, nessun lavoro! Del resto è per questa ragione che gli stati sostengono a fondo perso le banche.

Robert H. Hemphill, responsabile di crediti alla Fed di Atlanta, aveva dichiarato: “Se le banche creano abbastanza denaro, prosperiamo; in caso contrario, sprofondiamo nella miseria”

Di fronte a un esponenziale del capitale accumulato, ci ritroviamo con un esponenziale del debito. Per esempio, per gli Stati Uniti, abbiamo un debito totale (pubblico e privato) di 52.859 miliardi di dollari, ossia 375% del PIL statunitense e più del PIL mondiale.

Bisogna inoltre ricordare che il debito porta alla schiavitù, come riassume Jean Baudrillard: “Con il credito torniamo a una situazione propriamente feudale (una frazione del lavoro dovuta in anticipo al signore), al lavoro asservito”.

Il sociologo Immanuel Wallerstein ha ragione quando afferma che: «Da trent'anni siamo entrati nella fase terminale del sistema capitalistico».

Ivan Illich uno dei primi pensatori dell'ecologia politica ha sviluppato la nozione (chiamata illichiana) di contro-produitività, che mostra che le imprese che raggiungono una grandezza critica instaurando una situazione di monopolio, finiscono col nuocere al funzionamento normale dell'economia.. Possiamo anche aggiungere che finiscono con l'appropriarsi del potere. Il 4 giugno 1943, il senatore Homer T. Bone dichiarava al Comitato del Senato americano per gli Affari Militari: «Farben era Hitler e Hitler era Farben»

Albert Einstein, nel maggio 1949, in un articolo comparso nella Monthly Review, riprendeva la stessa idea: «Il capitale privato tende a concentrarsi nelle mani di pochi, in parte a causa della competizione tra capitalisti e in parte perché lo sviluppo tecnologico e la divisione crescente del lavoro incoraggiano la formazione di unità di produzione più grandi a scapito di quelle più piccole. Il risultato di questi sviluppi è un'oligarchia di capitale privato, il cui potere esorbitante non può effettivamente essere controllato neanche da una società il cui sistema politico è democratico»

Oggi, 500 imprese transnazionali controllano il 52% del PIL mondiale e questo fa dire a Jean Ziegler (membro del Comitato consultivo del Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite) che andiamo verso «una rifeudalizzazione del mondo»

Eppure J. K. Galbraith, economista e consigliere dei presidenti Roosevelt e Kennedy ci aveva avvertiti: «L'economia di mercato è spesso descritta come un'antica eredità. All'occorrenza, è una truffa, o più esattamente, un errore comunemente ammesso. Troppe persone studiano ancora l'economia su manuali che mantengono ancora i dogmi della produzione concorrenziale dei beni e dei servizi e della capacità di acquistare senza impedimenti. In realtà, possono esserci solo uno o pochi venditori abbastanza potenti e persuasivi a determinare ciò che le persone comprano, mangiano, bevono» (« Les nouveaux mensonges du capitalisme » (Le nuove menzogne del capitalismo » Pubblicato ne Le Nouvel Observateur (4/11/05), intervista di John Kenneth Galbraith a cura di François Armanet)

Quali sono le soluzioni? Non preoccupatevi, i nostri padroni han già previsto tutto. Per capire, bisogna sapere che la dialettica hegeliana è padroneggiata magistralmente. Abbiamo così la tesi, il capitalismo, l'antitesi, il comunismo, e infine la sintesi: un socialismo corporativo o social-fascismo (mondiale).

Voglio ricordare qui che Mussolini aveva dato la sua definizione del fascismo: “Il fascismo dovrebbe piuttosto essere chiamato corporativismo, poiché si tratta dell'integrazione dei poteri dello stato e dei poteri del mercato”. Ora, il corporativismo può essere assimilato a un'impresa criminale dato che, come afferma Howard Scott: “un criminale è una persona dagli istinti predatori che non ha abbastanza capitale per formare una corporazione” (Une constitution pour l'économie, pourquoi ?)

Può sembrare strano associare due principi opposti come socialismo e fascismo, ma Edgar Morin ci spiega ciò che egli chiama il principio dialettico: “Esso unisce due principi o nozioni antagoniste, che in apparenza dovrebbero respingersi l'un l'altra, ma che sono indissociabili e indispensabili per capire una stessa realtà”. Pensate sia impossibile? Ecco la mia analisi.

Conviene innanzitutto notare che tutti sparano sui cattivi banchieri (la tesi) e sostengono la nazionalizzazione delle banche (l'antitesi). Avremo quindi un FMI, una BRI e una banca mondiali (la sintesi) che controlleranno la futura moneta mondiale (i DSP che sostituiranno il dollaro: Crise systémique – Les solutions (n°5 : une constitution pour l'économie)) e regoleranno il sistema. Ora, questi organismi sono controllati da una manciata di persone.

La crisi attuale avrà come conseguenza diretta la distruzione delle nazioni, perché le somme perse superano le capacità degli stati e i tassi di indebitamento vanno alle stelle. Si svilupperanno dappertutto dei poli continentali con strutture regionali: il glocale. Su questa questione ho tra l'altro condotto uno studio preciso: Crise systémique – Les solutions (n°4 : régions et monnaies complémentaires) (Crisi sistemica – Le soluzioni. N°4: regioni e monete complementari)

Il futuro è al « socialismo » disse Schumpeter, un socialismo senza schaivitù, ma con una libertà limitata. Si dovrebbe usare allora il termine esatto: socialfascismo e precisare che la libertà scomparirà se non ne facciamo nulla. In ogni caso, una dittatura fallirà. Non dimentichiamo il principio « ologrammatico » di Edgar Morin: la parte è nel tutto, ma il tutto è nella parte, poiché tutte le forme di esistenza sono legate le une alle altre. Questa è tra l'altro la definizione esatta di ciò che Buddha, Jeschuth-notzerith (il vero nome di Gesù, ancora una bugia!) e Maometto hanno definito con la parola amore.

Fascismo e socialismo alla fin fine non sono altro che il riflesso della nostra dualità che ci spinge o verso gli altri, o verso il ripiegamento su sé stessi, l'egoismo e la violenza. È necessario quindi che cambiamo noi, se vogliamo cambiare il mondo; è quello che l'Islam chiama djihad, la cabala ebrea la lotta per lo zain (la lotta interiore) e che Bakunin riassume in poche parole: “Per rivoltarsi contro questa influenza che la società esercita su di lui, l'uomo deve, almeno in parte, rivoltarsi contro sé stesso”.
di Gilles Bonafi

25 ottobre 2009

Clinton e la nascita della precarietà

Esiste una certa confusione sulla nascita della precarieta’ lavorativa. Essa viene normalmente attribuita alle destre, che invece non si sono mai sognate di fare qualcosa di simile. Quando, di preciso, si inizia a gridare al mondo che “il lavoro dipendente non esiste piu’”, e che “mobil e’ bello?”

Tutto inizia quando Bill Clinton, dopo essere stato eletto, si ritrova con un parlamento ostile perche’ la sua politica e’ stagnante. Cosi’, dopo aver messo un ex consigliere di Coca Cola come ministro del lavoro , decide di ridisegnare i contorni del mondo dell’impiego, allo scopo di aumentare la produttivita’ delle aziende. Questo provvedimento non e’ affatto “di sinistra”, nel senso che si tratta di un ripiego senza il quale il senato rischia di bocciargli l’equivalente della nostra finanziaria, caso nel quale sarebbe costretto , di fatto , a dimettersi.

Clinton, per sfuggire a questo destino, si inventa “la sinistra che fa cose di destra”, spacciando per “New Democrat” questa cosa, e potendo cosi’ accontentare un parlamento ostile. In questo modo Clinton si garanti’ otto anni di governo, e garanti’ agli stati uniti ben DUE crisi economiche, quella del 2001 e quella del credit crunch.

Ma andiamo con ordine. Clinton prima vara alcune riforme, chesono il GATT, l’ HIPAA e il WIA, con le quali rispettivamente ricostruisce i rapporti di lavoro favorendo le esternalizzazioni, fornisce una tassazione favorevole ai “self employee”, al punto che convenne agli americani fare lo stesso lavoro da non-assunti (come le nostre “partitine IVA”) e legifera l’uscita dello stato e delle amministrazioni locali dalle trattative per il reintegro lavorativo dei lavoratori licenziati.

Con queste tre leggi, di fatto, il lavoro negli Stati Uniti diventa “liquido”, secondo la nuova ideologia di “sinistra” americana, concepita per essere “bipartisan”, cioe’ per piacere alla destra. E’ come se pur di essere bipartisan e piacere ai nazisti, Israele chiedesse di inserire nella dichiarazione dei diritti umani “alcune ore di svago genocida per giovani ragazzi biondi”.

Cosi’, nasce la moda del “new democrat”, che in Inghilterra diverra’ “New Labour” con Blair, e qui da noi verra’ chiamata “riformismo” con d’Alema. Nella tabella sotto vediamo l’ordine di propagazione della “riforma clinton” verso l’europa.

In Europa questa riforma arriva insieme al boom della new economy, che arriva insieme alla riforma fiscale americana HIPAA, e a qualche tempo dal Digital Millennium Act. Essa viene adottata, praticamente nello stesso anno, sia in UK che in Italia, da Treu e da Blair contemporaneamente.

Faccio presente che Sir John Major, predecessore di Blair non ha mai osato arrivare a tanto, figuriamoci al delirio che Blair espresse come ideologia politica iper-liberista nel suo “Tony Blair, New Britain : My Vision of a Young Country, Fourth Estate, London, 1996. “

Tutta questa moda fatta di parole inglesi non poteva non arrivare in Italia, dove ad un solo anno dall’uscita del libro di Blair, gia’ si stanno creando le basi per la riforma Treu, che viene varata sotto il governo di Romano Prodi.

Ordine cronologico, in rosso l’adozione di norme sui lavori “atipici”, ovvero precari. In verde la necessaria riforma per compensare la crescita di rischi indotta sul mercato finanziario con la possibilita’ di cartolarizzare e di contabilizzare i rischi come asset.

AnnoUSAUKIT
1990George BushJohn MajorGiulio Andreotti
1991George BushJohn MajorGiulio Andreotti
1992Bill ClintonJohn MajorGiuliano Amato
1993Bill ClintonJohn MajorCarlo Azeglio Ciampi
1994Bill Clinton (GATT)
John MajorSilvio Berlusconi
1995Bill ClintonJohn MajorLamberto Dini
1996Bill Clinton (HIPAA)
John MajorRomano Prodi
1997Bill ClintonTony Blair (New Britain(1))
Romano Prodi (Rif. TREU)
1998Bill Clinton (WIA)
Tony Blair
Romano Prodi
1999Bill Clinton (FMLE)
Tony Blair
Massimo d’Alema
2000Bill ClintonTony Blair Massimo d’Alema

Vorrei far notare una cosa: tutta questa liquidita’ produce un problemino alle banche gia’ durante la New Economy. Clinton aveva creato nove distretti industriali a ridotta tassazione e a ridotto controllo fiscale, nelle quali come si diceva in italia “si finanziavano le idee”. Qual’era il problema?

Che le banche chiesero al governo “e come cazzo distribuiamo i rischi, visto che su 10 startup che finanziamo solo una arriva al successo? Non possiamo chiedere rendimenti del 90%”. La risposta dell’amministrazione Clinton fu il FMLE, Financial Market Leverage Enhancement, che permetteva tutti quei meccanismi di cartolarizzazione che produssero prima la speculazione della “new economy”, e poi la bolla speculativa che abbiamo visto al lavoro come “credit crunch”. Nei paesi europei non si fece (all’epoca) nulla di nuovo, e solo qualche tempo dopo gli UK seguirono l’esempio, ma siamo gia’ dopo l’era clinton. In italia la legislazione rimase piuttosto rigida, per cui abbiamo tenuto “abbastanza bene” la crisi del credit crunch.

Quindi, non e’ assolutamente vero che fu la destra ad istituire queste cose, ne’ ad inventarle. Bisogna stare molto attenti a tutto questo, perche’ di fatto questo e’ il problema della sinistra: di fatto tutte le sinistre europee attuali si sono allineate con questo New Democrat, o New Labour , e solo quella tedesca sta iniziando una vera e propria epurazione con una vera e propria autocritica.

Il motivo per il quale oggi il PD tace quando c’e’ un dibattito sul lavoro come quello innescato da Tremonti e’ proprio che e’ questo “new labour”, questa “nuova sinistra”, questa sinistra al passo coi tempi, ad aver devastato il mercato del lavoro. Non dimentichiamo che al tavolo con Treu c’era Cofferati, che fu segretario generale della CGIL dal 1994 al 2002, e che fu tra i controfirmatari del pacchetto.

Quando oggi ci si lamenta dei “precari della scuola” si dimentica che il mondo statale ancora e’ l’unico a tollerare la figura giuridica del co.co.co, estinta nelle riforme successive (in special modo D. lgs. n° 276/2003) , e mantenuta ad hoc per gli impieghistatali. I signori della scuola non stanno pagando le riforme di Biagi, ma quella di Treu.

Quindi, il vero problema assolutamente paralizzante della sinistra e’ il fatto di aver seguito Clinton nel suo delirio. Il problema e’ che Clinton godeva di un’america in grossa crescita economica, e fece quella cosa non perche’ ci credesse, ma perche’ costretto da una maggioranza incerta al senato , che lo costringeva a proporre leggi che andassero bene a tutti.

Cosi’, si invento’ un’ideologia estemporanea, convincendo il proprio partito che “nuova sinistra=destra” , e ovviamente non aveva nulla di cui convincere i liberisti, che erano gia’ convintissimi di loro.

Allora direte: ma cosi’ stai dicendo che sia una cosa di destra. Eh, no: lo era. Ma con Clinton, il liberismo diventa di sinistra. E’ colpa di Clinton se le sinistre diventano questo merdaio contraddittorio e modaiolo, ed e’ colpa di Clinton se certe idee hanno potuto attecchire e mantenersi a sinistra.

Ma e’ anche colpa di Blair, che mettendosi a scrivere libri e a propagare pseudoideologie , come col suo libello sull” Giovane Inghilterra” si mette a fare il vate del “New Labour”, che altro non e’ se non la destra tatcheriana portata a sinistra.Questa non e’ colpa della destra: e’ assolutamente normale che una destra liberista faccia la destra liberista. Ne’ la destra si e’ mai sognata di pretendere o chiedere che la sinistra aderisse alle sue idee. Quando i repubblicani hanno preso la maggioranza al senato americano, se Clinton si fosse tolto dalle palle gli sarebbe andato benissimo, non e’ che pretendevano che i repubblicani diventassero degli iperliberisti turbocapitalisti.

E’ stato Clinton a voler fare bon viso a cattivo gioco e aprire le porte all’assediante. Se tu consegni le chiavi del tuo castello agli avversari, abbandoni la tua bandiera e ti dichiari al servizio della loro causa, non e’ che puoi dare la colpa al tuoi avversari: loro stavano bene anche ad averti come prima.

Quindi, quando uno di sinistra vi dice che il precariato e’ una cosa di destra, mi spiace ma ha torto: il precariato che conoscete lo dovete attribuire alla “nuova sinistra”, che va dal New Democrat americano al New Labour inglese, fino alla sinistra “Moderna e al passo coi tempi” italiana.

La destra con le sue riforme e’ arrivata dopo, e ha cambiato di pochissimo la situazione. I precari della pubblica amministrazione esistono perche’ la forma lavorativa del co.co.co , abolita nel privato perche’ permetteva il lavoro dipendente mascherato, fu conservata nel pubblico impiego. Quindi non vi incazzate, e prendetevela con Prodi, Treu, Cofferati, cioe’ con coloro che seguirono la moda di Clinton e Blair e si accodarono al massacro.

Alla destra potete chiedere una politica sociale solo se si tratta di una destra molto consociativa o ad una destra assistenziale di stampo veterodemocristiano: per il resto, non c’e’ ragione di chiedere una cosa come quella proposta da Tremonti, che arriva agli onori della stampa solo perche’ c’e’ un forte mal di pancia tra le banche.

Porre fine a questo disastro sarebbe compito delle sinistre, ma c’e’ un guaio: che sono state loro a farlo. E siccome non stanno facendo nessuna autocritica, e stanno tenendo al potere gli stessi uomini, non aspettatevi che sia possibile farlo da sinistra.

L’unico partito che oggi come oggi ha la liberta’ ideologica e la sensibilita’ popolare atta a svolgere questo compito e’ la Lega.

Finche’ la sinistra non ha il coraggio di fare autocritica (come sta succedendo qui in Germania) e di iniziare un percorso che la purifichi di questo incidente storico nato per le esigenze spicciole di Clinton, non c’e’ altra alternativa.

E dovrete rassegnarvi a vedere un dibattito sul precariato, cioe’ sul mondo del lavoro, nel quale parlano tutti, da Tremonti a Berlusconi, dalla Marcegaglia ad Epifani, tranne il PD, cioe’ il partito ispirato al “New Labour”, che nella pronuncia di Rutelli sembra quasi un profetico “No Labour”.

Ma non venite a raccontare che la colpa sia delle destre, perche’ non lo e’. Se il lupo ti mangia perche’ per libera scelta ti sei fatto pecora, e solo per quello, la colpa non e’ del lupo, ma della tua libera decisione di essere pecora.

Non c’era ALCUNA necessita’ indotta dal mercato per comportarsi in questo modo. L’ UNICA necessita’ in gioco era la sopravvivenza politica di un Clinton che doveva fare leggi che un parlamento in mano ai repubblicani potesse accettare.Non era scritto sulla Bibbia e non era una necessita’: era solo uno stratagemma di partiti di sinistra fallimentari che , dopo aver perso il consenso dell’elettore di sinistra, si sforzano di usare il consenso degli elettori di destra. Niente di piu’.

E se non ci sara’ nessuna autocritica, da parte dei fichissimi troppo buoni e troppo British e troppo New Labour, avete come unico partito della working class la Lega Nord: buona fortuna.

di Uriel

24 ottobre 2009

Crisi: Draghi assolve economisti e banchieri




Crisi: Draghi assolve economisti e banchieri



Il suo intervento alla 50esima riunione scientifica annuale della Società italiana degli economisti è stata l’occasione per Mario Draghi per ribadire la sua fede nel Libero Mercato, al di là dei problemi che negli ultimi anni ne hanno seriamente messo in crisi le fondamenta. Il governatore della Banca d’Italia ha affermato che le risposte date alla crisi sono state efficaci grazie al lavoro degli economisti che non hanno fatto mancare i loro consigli ai governi. La professione di economista, ha sostenuto, deve essere valutata in primis per le risposte che ha saputo finora dare alla crisi. E allora, da questo punto di vista il bilancio è “largamente positivo”.
In verità ci pare di ricordare che le principali misure adottate dai governi siano state quelle di versare sostanziosi aiuti pubblici alle banche private che erano finite sull’orlo del baratro a causa delle proprie speculazioni. Seguite dalle analoghe iniziative delle banche centrali di immettere liquidità nel sistema finanziario internazionale per evitarne il collasso. Misure che, al di là delle responsabilità di questo o quel soggetto, sono andate a compensare l’incapacità delle autorità di controllo e degli stessi economisti di prevedere l’uragano che stava arrivando. Economisti che, nonostante le lodi auto referenziali, non erano stati in grado di leggere il divenire dell’economia, al di là delle sue aride cifre. Così la funzione degli economisti è tornata di attualità solo per il dopo crisi non essendo stati all’altezza del proprio ruolo per evitarla o quantomeno per lanciare il necessario allarme.
Draghi, dopo aver sostenuto che sono state messe in campo misure “senza precedenti per ammontare e per tipologia”, ha rivendicato a merito degli economisti quello di averne determinato la dimensione e la natura, mentre si era di fronte ad un disorientamento generale e all’incapacità diffusa di fornire una terapia adatta alla crisi. Affermazioni che implicano una deformazione della realtà. “Si sono sognati pogrom di economisti - ha lamentato - e si è aperta una caccia al colpevole”. Ma Draghi ha insistito, e rilanciando nel suo peana liberista, ha affermato che grazie agli economisti, si sono evitati errori. Come ad esempio, e ti pareva, “il ricorso a misure protezionistiche”. Le stesse, a suo dire, che in altre occasioni, si erano rivelati “letali”. Insomma il Libero Mercato globale è la panacea di tutti i mali e il migliore dei mondi possibili anche se diffonde povertà e disoccupazione.
Certo, ha dovuto concedere l’ex dirigente della Goldman Sachs, si deve cogliere da questa crisi “lo stimolo a riflettere seriamente e senza pregiudizi sull’adeguatezza dello strumentario analitico degli economisti, per correggere errori e individuare fruttuose direzioni di marcia per il futuro”.
Ma poi una assoluzione generale per gli economisti e per se stesso come presidente del Fsb (Financial Stability Board) che dovrebbe monitorare le distorsioni dei mercati. In particolare quando Draghi ha sostenuto che la capacità di previsione negli anni precedenti la crisi sia stata migliore di quanto comunemente ritenuto. A suo avviso infatti, “molti degli squilibri, degli eccessi, degli incentivi distorti che avrebbero potuto condurre alla crisi erano stati identificati in importanti contributi”. E allora perché la crisi è arrivata praticamente inaspettata? Secondo Draghi, questo è stato determinato anche da un’analisi che rimaneva ostinatamente macroeconomica sulle reali condizioni del settore finanziario. Affermazione che significa che nessuno di quanti dovevano controllare è andato a studiare ad esempio la situazione della singola banca.
Ma non c’è dubbio, ha dovuto ammettere ancora, che si sia rivelata mal riposta la fiducia nella capacità del mercato di autoregolarsi e generare in ogni circostanza allocazioni efficienti delle risorse. In altre parole è saltato il fondamento del Libero Mercato. Così, soprattutto negli Usa, l’equazione “Libero Mercato uguale mercato senza regole” era divenuta il patrimonio comune di molti politici e autorità di controllo o regolatrici. Come ad esempio, ma questo Draghi non lo ha detto, le banche centrali.

di Andrea Angelini

22 ottobre 2009

Un sistema economico strutturalmente irrecuperabile


Coloro che credono ancora nei benefici della mano invisibile del mercato, dovrebbero rendersi conto che quest'ultima ci sta ripulendo le tasche a vantaggio di pochi. L'attualità ce lo mostra ogni giorno.

Sì, sì, la recessione è finita. Comincia ora la depressione e la disoccupazione di massa ne è l'indizio rivelatore. Non è il 1929, è molto peggio. Non tornerò sulle mie diverse analisi, perché ben presto gli eventi si susseguiranno (guerre, fallimenti, crack borsistici...)

Per capire perché la borsa continui a funzionare, basta leggere ciò che Pierre Jovanovic scrive sul suo blog.

Spiega così che il «40% dell' NYSE è generato da cinque titoli» cosa confermata dall'analista finanziario Olivier Crottaz che ne ha anche pubblicato il grafico relativo.

Insomma, si rifilano pacchetti d'azioni facendo montare la maionese e tutto questo sconnesso da qualsiasi realtà economica. Grottesco!

Ho quindi deciso di scrivere une serie di articoli per dimostrare che ciò che molti chiamano capitalismo, non solo è una mostruosità, ma inoltre è completamente irrecuperabile.

Ho spesso usato il termine crisi sistemica per analizzare il crack attuale, ma dovremmo piuttosto parlare di crisi strutturale.

Infatti, ci sono stati molti studi sul fallimento del comunismo e le sue derive dittatoriali (Stalin, Mao), ma ci sono poche analisi di fondo riguardanti il nostro sistema economico attuale che, anch'esso, non può far altro che portarci al disastro e alla dittatura.

Innanzitutto, bisogna notare che Karl Marx ha fatto due errori fondamentali.

In primo luogo, la sua analisi si basa sull'idea che è “il calo tendenziale del tasso di profitto che è all'origine delle crisi che costellano la storia del capitalismo”.

L'economista Philippe Simmonnot ha confutato in modo chairo questa teoria. Per chi vuole approfondire, la spiegazione de L'errore di Marx è sul mio blog.

Inoltre, Marx ha “dimenticato” Freud (che è arrivato dopo) e i suoi lavori sull'inconscio, che Bernard Stiegler riassume affermando che “il capitalismo del XX secolo ha catturato la nostra libido e l'ha sviata dagli investimenti sociali”. Posso aggiungere che ha finito col resettarci tramite il feticismo dell'oggetto.

Poiché l'insieme dei media appartiene al gruppetto dominante, la realtà ha finito col scapparci e non vediamo più il mondo com'è. Questo “psico-potere” che permette di fabbricare la nostra coscienza collettiva, è il solo da distruggere veramente, perché “solo la verità è rivoluzionaria”.

Del resto, secondo Hannah Arendt, il totalitarismo è innanzitutto una dinamica di distruzione della realtà e delle strutture sociali.

Per capire meglio, bisogna rileggere «Il mondo nuovo» di Aldous Huxley, che non è un romanzo, ma un programma politico ben riassunto nella prefazione del 1946: «Uno stato totalitario davvero “efficiente” sarebbe quello in cui l'onnipotente comitato esecutivo dei capi politici e il loro esercito di direttori governerebbero su una popolazione di schiavi che sarebbe inutile forzare, perché avrebbero l'amore per la loro servitù».

Tra l'altro l'opera fa una sintesi della nostra epoca: «Man mano che diminuisce la libertà economica e politica, in cambio la libertà sessuale tende a crescere». Anche Claude Lévi-Strauss ne aveva parlato: «La funzione primaria della comunicazione scritta è di facilitare l'asservimento».

Siamo quindi una popolazione di schiavi, un'idea che il film di Jean-François Brient «De la servitude moderne» [NdT: Sulla servitù moderna] mostra in maniera esplicita [De la servitude moderne n°1, De la servitude moderne n°2, De la servitude moderne n° 3 (sul mio blog)].

Nonostante ciò, è importante analizzare perché alla fin fine il capitalismo ci porta alla dittatura. Infatti, gli economisti diventati matematici, han dimenticato che ciò che caratterizza il nostro sistema economico è quel suo lato mafioso retto da una sola legge, quella del più forte.

Mazzette, minacce e assassinii sono parte integrante del processo di conquista dei mercati. Gomorra di Roberto Saviano è il riflesso perfetto della nostra società.

Questo viene rappresentato sul piano matematico (dato che il mondo è scritto in linguaggio matematico) dalla legge di Pareto che mostra come le entrate si dividono sempre secondo una legge matematica decrescente a legge di potenza. L'economista Moshe Levy spiega che “la legge di Pareto, lungi dall'essere universale e ineluttabile, sarebbe solo il modoo di funzionamento particolare di una società egocentrica” e che “sono gli effetti stocastici (e non l'indigenza e il lavoro) della concorrenza ad arricchire pochi a scapito della maggioranza, portando alla ripartizione di Pareto”.

Per rimanere nell'ambito della matematica, è importante capire cos'è un frattale. Gli oggetti frattali sono imparentati a strutture a rete, e sono sottoposti alla legge di Pareto. Per fare un esempio, il 20% dei più ricchi detiene l'80% del capitale, ma all'interno di questo 20% si applica ancora la legge di Pareto, e così via... Del resto, le 20 persone più ricche del mondo hanno un capitale personale stimato nel 2009 a 415 miliardi di dollari, ossia poco meno del PIL svizzero (500 miliardi di dollari)! (Lista dei miliardari del mondo nel 2009)

L'1% dei più ricchi rappresentava il 10% del PIL nel 1979 e il 23% oggi. Saranno il 53% nel 2039?

Bisogna quindi capire che la pecca fondamentale del nostro sistema economico risiede nell'accumulo del capitale. Infatti, il capitalismo porta strutturalmente alla dittatura attraverso un accumulo colossale di ricchezze da parte di pochi.

Il capitalismo è quindi per natura non redistributivo. Infatti, per via della sua struttura basata sul debito, favorisce il capitale e mette la banca e la finanza al centro del sistema. Bene, la maggior parte degli interessi alla fine è riscosso da un piccolo numero di persone che finiscono con l'impadronirsi del sistema. Io lo chiamo effetto Monopoli (Famoso gioco in cui, dopo aver rovinato gli altri, sopravvive un solo giocatore).

Coloro che credono ancora nei benefici della mano invisibile del mercato, dovrebbero rendersi conto che quest'ultima ci sta ripulendo le tasche a vantaggio di pochi. L'attualità ce lo mostra ogni giorno.

Inoltre, sul piano matematico un investimento di denaro è un esponenziale. Potete del resto constatarlo cliccando su Esponenziale e capitale.

Ma questo accumulo di capitali ha una contropartita: l'accumulo di debiti, perché alla fin fine il denaro non viene creato ex nihilo, al contrario di quello che cercano di farvi credere (solo le banche centrali possono creare la moneta). Il nostro sistema economico è quindi diventato un grande schema di Ponzi, e questo è confermato anche dallo stesso Nouriel-Roubini: “Americani, guardiamoci allo specchio: Madoff, siamo noi, e il Signor Ponzi, siamo noi!”.

Avevo già indicato questo problema nell'articolo Crise systémique – Les solutions (n°5 : une constitution pour l'économie) [NdT: Crisi sistemica – Le soluzioni (n°5: una costituzione per l'economia)] e affermavo che questo sistema, che funziona sul debito e l'appropriamento della maggior parte degli interessi da parte di pochi, col passare degli anni impone l'allargamento della base di credito. E, quando si cominciano a fare prestiti a persone che non possono rimborsarli (i poveri), il sistema sprofonda.

E sì che tutte le religioni hanno condannato (a volte con diverse sfumature) il prestito con interessi, perché lo consideravano amorale, cosa che troviamo nel versetto 275 della seconda sura del Corano: “Dio ha reso lecito il commercio e illecito l'interesse”.

Non dimentichiamo che il sistema attuale si basa sulla formula: debito = consumo = lavoro. Quindi, senza debito, nessun lavoro! Del resto è per questa ragione che gli stati sostengono a fondo perso le banche.

Robert H. Hemphill, responsabile di crediti alla Fed di Atlanta, aveva dichiarato: “Se le banche creano abbastanza denaro, prosperiamo; in caso contrario, sprofondiamo nella miseria”

Di fronte a un esponenziale del capitale accumulato, ci ritroviamo con un esponenziale del debito. Per esempio, per gli Stati Uniti, abbiamo un debito totale (pubblico e privato) di 52.859 miliardi di dollari, ossia 375% del PIL statunitense e più del PIL mondiale.

Bisogna inoltre ricordare che il debito porta alla schiavitù, come riassume Jean Baudrillard: “Con il credito torniamo a una situazione propriamente feudale (una frazione del lavoro dovuta in anticipo al signore), al lavoro asservito”.

Il sociologo Immanuel Wallerstein ha ragione quando afferma che: «Da trent'anni siamo entrati nella fase terminale del sistema capitalistico».

Ivan Illich uno dei primi pensatori dell'ecologia politica ha sviluppato la nozione (chiamata illichiana) di contro-produitività, che mostra che le imprese che raggiungono una grandezza critica instaurando una situazione di monopolio, finiscono col nuocere al funzionamento normale dell'economia.. Possiamo anche aggiungere che finiscono con l'appropriarsi del potere. Il 4 giugno 1943, il senatore Homer T. Bone dichiarava al Comitato del Senato americano per gli Affari Militari: «Farben era Hitler e Hitler era Farben»

Albert Einstein, nel maggio 1949, in un articolo comparso nella Monthly Review, riprendeva la stessa idea: «Il capitale privato tende a concentrarsi nelle mani di pochi, in parte a causa della competizione tra capitalisti e in parte perché lo sviluppo tecnologico e la divisione crescente del lavoro incoraggiano la formazione di unità di produzione più grandi a scapito di quelle più piccole. Il risultato di questi sviluppi è un'oligarchia di capitale privato, il cui potere esorbitante non può effettivamente essere controllato neanche da una società il cui sistema politico è democratico»

Oggi, 500 imprese transnazionali controllano il 52% del PIL mondiale e questo fa dire a Jean Ziegler (membro del Comitato consultivo del Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite) che andiamo verso «una rifeudalizzazione del mondo»

Eppure J. K. Galbraith, economista e consigliere dei presidenti Roosevelt e Kennedy ci aveva avvertiti: «L'economia di mercato è spesso descritta come un'antica eredità. All'occorrenza, è una truffa, o più esattamente, un errore comunemente ammesso. Troppe persone studiano ancora l'economia su manuali che mantengono ancora i dogmi della produzione concorrenziale dei beni e dei servizi e della capacità di acquistare senza impedimenti. In realtà, possono esserci solo uno o pochi venditori abbastanza potenti e persuasivi a determinare ciò che le persone comprano, mangiano, bevono» (« Les nouveaux mensonges du capitalisme » (Le nuove menzogne del capitalismo » Pubblicato ne Le Nouvel Observateur (4/11/05), intervista di John Kenneth Galbraith a cura di François Armanet)

Quali sono le soluzioni? Non preoccupatevi, i nostri padroni han già previsto tutto. Per capire, bisogna sapere che la dialettica hegeliana è padroneggiata magistralmente. Abbiamo così la tesi, il capitalismo, l'antitesi, il comunismo, e infine la sintesi: un socialismo corporativo o social-fascismo (mondiale).

Voglio ricordare qui che Mussolini aveva dato la sua definizione del fascismo: “Il fascismo dovrebbe piuttosto essere chiamato corporativismo, poiché si tratta dell'integrazione dei poteri dello stato e dei poteri del mercato”. Ora, il corporativismo può essere assimilato a un'impresa criminale dato che, come afferma Howard Scott: “un criminale è una persona dagli istinti predatori che non ha abbastanza capitale per formare una corporazione” (Une constitution pour l'économie, pourquoi ?)

Può sembrare strano associare due principi opposti come socialismo e fascismo, ma Edgar Morin ci spiega ciò che egli chiama il principio dialettico: “Esso unisce due principi o nozioni antagoniste, che in apparenza dovrebbero respingersi l'un l'altra, ma che sono indissociabili e indispensabili per capire una stessa realtà”. Pensate sia impossibile? Ecco la mia analisi.

Conviene innanzitutto notare che tutti sparano sui cattivi banchieri (la tesi) e sostengono la nazionalizzazione delle banche (l'antitesi). Avremo quindi un FMI, una BRI e una banca mondiali (la sintesi) che controlleranno la futura moneta mondiale (i DSP che sostituiranno il dollaro: Crise systémique – Les solutions (n°5 : une constitution pour l'économie)) e regoleranno il sistema. Ora, questi organismi sono controllati da una manciata di persone.

La crisi attuale avrà come conseguenza diretta la distruzione delle nazioni, perché le somme perse superano le capacità degli stati e i tassi di indebitamento vanno alle stelle. Si svilupperanno dappertutto dei poli continentali con strutture regionali: il glocale. Su questa questione ho tra l'altro condotto uno studio preciso: Crise systémique – Les solutions (n°4 : régions et monnaies complémentaires) (Crisi sistemica – Le soluzioni. N°4: regioni e monete complementari)

Il futuro è al « socialismo » disse Schumpeter, un socialismo senza schaivitù, ma con una libertà limitata. Si dovrebbe usare allora il termine esatto: socialfascismo e precisare che la libertà scomparirà se non ne facciamo nulla. In ogni caso, una dittatura fallirà. Non dimentichiamo il principio « ologrammatico » di Edgar Morin: la parte è nel tutto, ma il tutto è nella parte, poiché tutte le forme di esistenza sono legate le une alle altre. Questa è tra l'altro la definizione esatta di ciò che Buddha, Jeschuth-notzerith (il vero nome di Gesù, ancora una bugia!) e Maometto hanno definito con la parola amore.

Fascismo e socialismo alla fin fine non sono altro che il riflesso della nostra dualità che ci spinge o verso gli altri, o verso il ripiegamento su sé stessi, l'egoismo e la violenza. È necessario quindi che cambiamo noi, se vogliamo cambiare il mondo; è quello che l'Islam chiama djihad, la cabala ebrea la lotta per lo zain (la lotta interiore) e che Bakunin riassume in poche parole: “Per rivoltarsi contro questa influenza che la società esercita su di lui, l'uomo deve, almeno in parte, rivoltarsi contro sé stesso”.
di Gilles Bonafi