18 febbraio 2010

La politica: un poker con carte truccate

Chi scende in politica deve preventivare di sporcarsi le mani. I protagonisti di Razz (Daniela Piazza Editore, pagg. 228, euro 17) se le sporcano come non mai. Uomini e donne, di sinistra e di destra, non se ne salva nessuno. La Torino descritta da Augusto Grandi, giornalista del Sole 24 Ore, non è quella della Fiat, delle tradizioni occulte, dell’immigrazione selvaggia. È invece quella del sottobosco della politica-politicante che l’autore narra quasi in presa diretta, senza far sconti a nessuno. Un mondo che conosce molto bene e che ammanta del velo, in alcuni casi trasparente, in altri assai meno, dell’«opera di totale fantasia» sicché «ogni riferimento a persone e avvenimenti è del tutto casuale».

Sarà pure così, ma l’avventura di Dario Lo Gatto, avellinese trapiantato a Torino dove è diventato uno dei maggiori amministratori di condominio della città, e di tutte le figure politiche del centrodestra e del centrosinistra che lo circondano è emblematica di un modo corrente di vedere questo ambiente, sia piemontese che di ogni altra regione italiana. Emblematico quanto il titolo, perché Razz è il nome del poker californiano che si vince con il punteggio più basso. Siamo lì: la genìa rappresentata da Lo Gatto & soci esprime una politica in cui vince chi scende sempre più in basso moralmente, pur se in apparenza abita ai piani alti: dai capigruppo in Comune ai segretari politici locali, ai vicesegretari nazionali, dai sindaci ai prefetti, ai procuratori generali. È tutto un turbinoso incrociarsi di lotte intestine, spesso complicatissime, che servono a fare le scarpe non tanto ai nemici quanto agli amici, con l’unico scopo della carriera politica, costi quel che costi, anche vendendo e prostituendo (sapendo benissimo di farlo) corpi, menti e anime, maschili e femminili. Unico vero nemico è la cultura perché «con la filosofia non si mangia»…

Razz è la storia dell’ignorante ma saccente Dario, coinvolto in una partita di poker più grande di lui che vede dall’altro lato del tavolo massoneria, mafia russa, politica internazionale sotto forma di speculazione edilizia. La bolla si gonfierà, poi esploderà, ma alla fine, grazie a compromessi insospettabili fra politica, magistratura e stampa, si affloscerà. Passata la grande paura ogni cosa ricomincerà come prima. Gli unici a rimetterci saranno Dario, alle prese con un figlio insospettabilmente drogato, e la povera signora Gina, brava a vincere a poker, ma non a sfuggire a una morte che poteva servire a qualcuno e invece non servirà a nulla.

Chiari i bersagli di Grandi: la cosiddetta società civile, arrogante e incolta; la sfrenata corsa al potere a ogni livello; l’assoluta mancanza di onestà, dignità e idealità: l’amicizia è bandita, e l’accordo sotterraneo fra apparenti avversari politici per il bene di ognuno è quasi la prassi; soprattutto il disprezzo per la cultura che si manifesta attraverso un linguaggio sboccato e da trivio. Insomma, un affresco terribilmente impietoso, ma purtroppo veritiero quello di Augusto Grandi che evidentemente certi ambienti li conosce bene.

di Gianfranco de Turris

17 febbraio 2010

L'illusione dell'onnipotenza


Prima accecato dai suoi deliri di onnipotenza e poi tradito dalla sua stessa tracotanza, il governissimo Berlusconi-Bertolaso prepara un'indecorosa ritirata. L'insano progetto della Protezione civile Spa, con ogni probabilità, non si farà più. Lo lasciano intendere le flautate ma imbarazzate parole di Gianni Letta. Lo confermano quelle meno paludate di Paolo Bonaiuti. Il decreto legge 90/2008 che trasforma la struttura pubblica creata per fronteggiare le grandi emergenze in una società per azioni di natura privatistica sarà riscritto radicalmente alla Camera. In subordine, sarà approvato a Montecitorio, ma poi sarà abbandonato su un binario morto al Senato.

Nel turbine di uno scandalo nello scandalo (il disossamento di un pezzo dello Stato, nel cuore di una Tangentopoli di appalti truccati, costi gonfiati e favori sessuali prestati) arriva finalmente una buona notizia. Il Leviatano delle Spa pubbliche non nascerà. Il nuovo "mostro" che privatizza le istituzioni, con il finto pretesto delle emergenze e la pratica incontrollata delle ordinanze, muore prima ancora di essere nato. Merito della denuncia di questo giornale, che per primo ha acceso i riflettori sul tentativo del governo, neanche troppo strisciante, di sospendere ancora una volta le garanzie costituzionali e le procedure legali, per trasformare il Paese in un gigantesco "cantiere" autonomo che lavora in deroga permanente a tutte le regole e le normative vigenti. Merito della reazione determinata di una parte delle opposizioni, che ha dato battaglia in Parlamento. Merito dell'indignazione spontanea di tanti cittadini, a partire dagli oltre 30 mila che in un solo giorno hanno aderito all'appello di "Repubblica", per confermare che c'è almeno un pezzo d'Italia pronta, in nome del senso civico e del dissenso democratico, a resistere alle forzature populiste e autoritarie del potere berlusconiano.


Ora il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha un bel dire che nel centrodestra nessuno pensava di "trasformare la Protezione civile in una spa", e che si voleva dotare l'organismo finora guidato da Bertolaso di "uno strumento ulteriore, aggiuntivo". Il centrodestra, in realtà, aveva in mente esattamente questo: un modello di amministrazione della cosa pubblica, gestita da mani fidate per conto di Palazzo Chigi. Il piano prevedeva prima la nascita della Protezione civile Spa, con budget iniziale stimato in 1 miliardo 607 milioni. Poi, per partenogenesi, anche la Difesa Servizi Spa, con un portafoglio di opere calcolabile in 3-5 miliardi. E così via. In un regime di palese sospensione dei controlli ordinari. E in un quadro di palese violazione della sentenza numero 466 della Consulta, che nel '93 stabilì l'imprescindibilità costituzionale del controllo della magistratura contabile su tutti gli atti di una Spa nella quale il potere pubblico detenga la maggioranza.
Questo disegno (ancora una volta tecnicamente "eversivo", nel solco di quella "rivoluzione istituzionale" propria del berlusconismo) si infrange nella rete micidiale del malaffare che lo stesso sistema tende a riprodurre. Una colossale ragnatela di inchieste vere e di complotti inventati, di intercettazioni e di pedinamenti, di autentiche satrapie e di false fisioterapie. Sembra di leggere "L'incanto del lotto 49". Con una sola, decisiva differenza. Nell'irrealtà virtuale raccontata da Thomas Pynchon erano i cittadini ad aver creato, con il "Trystero", un sistema di comunicazione che ingannava il governo. Nella realtà fattuale costruita da Berlusconi è il governo ad aver creato un sistema di gestione che danneggia la democrazia. Ma almeno stavolta non ha funzionato. Qualcuno li ha sorpresi con le mani nella gelatina.
m.giannini@repubblica.it

16 febbraio 2010

L'arma del giudizio (finanziario)

Poiche' il primo presidente inutilmente negro degli USA non ha fatto una cippa di nulla se non parlare ed essere negro, e lo stesso dicasi di quel patetico cialtrone di Brown, le due borse piu' inutili e dannose del mondo, Wall Street e Londra hanno continuato bellamente a cercare di recuperare i danni speculando ancora di piu'.

Il meccanismo che e' in azione funziona cosi':

1. Inizia una grande manovra speculativa. Le finanziarie preferiscono investire li' che sulle aziende vere.
2. Le aziende entrano in crisi o finiscono col badare piu' alla riduzione delle spese che agli investimenti.
3. Siccome le aziende non rilanciano , le banche si rivolgono ancora di piu' alla speculazione.
4. Le aziende rimangono senza credito ancora di piu', si sfogano sul costo del lavoro , delocalizzano o altro.
5. Scoppia la bolla.
6. I consumi crollano.
7. Le aziende soffrono ancora di piu'.
8. Poiche' le aziende sono rischiose, ancora di piu' banche e finanza vanno sulla speculazione.
9. GOTO 1

E' abbastanza ovvio dove conduca questo loop: alla desertificazione industriale completa.

Quello che si fatica a capire, invece, e' l'effetto che il loop faccia sul debito pubblico.

Il problema vero e' la difficolta' nel riscuotere tasse sui prodotti finanziari. Se -in teoria- i guadagni ottenuti sono ancora reddito a tutti gli effetti, il problema che si pone e' il seguente:

* In molti paesi si tratta anche e spesso di prodotti pensionistici, per i quali esiste una tassazione inferiore.
* In quasi tutti i paesi del mondo i guadagni di rendita e i guadagni finanziari godono di una tassazione differente.
* Gli Hedge fund e in generale il venture capital godono, quasi ovunque, di una tassazione favorevole.
* La tassazione sul lavoro in questi settori e' piu' bassa.

Morale della storia: la cosa che nessuno ci ha detto sulla famosa "terziarizzazione" dell'economia (tanto cara a gente come De Benedetti) e' che tale terziarizzazione produce un effetto devastante sulle finanze pubbliche. A parita' di PIL, una nazione molto industriale ricavera' molte piu' tasse (in percentuale) e molta piu' contribuzione sociale rispetto ad una molto terziarizzata.
Morale della storia: da un paese terziarizzato possiamo aspettarci un welfare minore. Direte voi: ma non e' vero, perche' gli UK sono terziarizzati ed il welfare c'e'. Ni.

Innanzitutto, gli UK hanno avuto un PIL cosi' gonfiato che la riduzione percentuale del gettito fiscale sulle speculazioni e' stata compensata dall'enorme dimensione della speculazione stessa. In secondo luogo, la dimensione internazionale delle speculazioni e' tale che la quantita' di servizi richiesti allo stato e' inferiore.

Se io faccio una fabbrica o una zona industriale, dovro' badare agli ospedali per la manodopera, ai trasporti per manodopera e merci, alle scuole per le famiglie dei lavoratori che inevitabilmente verranno li'. A parita' di occupati e di PIL, un'attivita' finanziaria in senso speculativo non ha bisogno di nulla di tutto questo.

La morale della storia e' che lentamente questo gorgo finanziario ha definanziato gli stati e strangolato le imprese, sino al punto in cui oggi alcuni paesi sono in situazioni catastrofiche.

Ovviamente, quello greco NON e' il problema maggiore. In Europa, gli UK sono arrivati al 170% del PIL di debito, e appaiono attorno al 95% solo perche' rifiutano (come richiesto dalla BCE) di contabilizzare le spese di salvataggio delle banche nel debito pubblico e di seguire i criteri contabili comuni.

Su scala mondiale, il Giappone rasenta il 250% del PIL come debito pubblico, e gli USA , se consolidait, stanno rasentando il 200% del PIL. Morale della storia: i cosiddetti PIIGS sono un'invenzione della stampa anglosassone, che si sforza di deviare su alcuni paesi dei problemi che nel mondo anglosassone esistono in misura maggiore.

Invenzioni propagandistiche o meno, il concetto e' che enormi capitali sono concentrati nei debiti di questi paesi, secondo l'ideologia che vuole il debito pubblico a basso rischio. Il problema viene , pero' , dalla scarsa intelligenza delle borse e dei relativi operatori.

L'operatore di borsa non e' abbastanza intelligente da essere considerato umano: ha letto (quando sa leggere un articolo fino alla fine) che ci sono paesi chiamati PIIGS, e sa che deve fuggire al rischio. Non appena uno dei paesi della lista dei PIIGS fallisse, l'operatore di borsa si limiterebbe ad inseguire la propria coscienza sub-animale e ad abbandonare tutti gli investimenti nel debito pubblico.

E la cosa non si fermerebbe qui: se si inizia a mettere in dubbio la tenuta dei debiti pubblici, c'e' il rischio di un abbandono generale dei debiti nazionali come investimento a basso rischio. In questo caso, il default greco inizierebbe una serie di default che investirebbero tutti i paesi occidentali, UK e USA compresi.

Cosi', sebbene di per se' il debito pubblico greco non sia allarmante (quasi tutto interno, e come se non bastasse di piccola entita'), la BCE ha dovuto chiarire che si studieranno strumenti per evitare il default ed evitare le speculazioni.

Nelle scorse settimane, c'e' stata una vera e propria corsa all'acquisto di swap per il debito pubblico dei paesi cosiddetti "PIIGS". Quello che criminali come Soros e altri vogliono fare e' di ottenere il default di uno di tali paesi, in maniera tale da guadagnare prima dallo swap, e poi comprando i titoli a costo irrisorio andare a negoziare le condizioni coi governi falliti.

La BCE ha potere di difendere la Grecia? Probabilmente si'. Dopo la grecia, chi?

La mia opinione e' che prima tenteranno con la Spagna, poi col Portogallo, poi con l'Irlanda. L'italia e' un boccone grossino, per via di una semplice ragione: troppe pensioni USA dipendono dal debito italiano, e troppa parte del debito italiano e' all'estero, con altissimi volumi di scambio.

Quindi, il problema adesso e' semplice: se la BCE salva la Grecia, presto si trovera' nelle condizioni di salvare anche Spagna, Portogallo e Irlanda. E, se i criminali come Soros vogliono il gioco duro,anche Italia.

La mia personale opinione e' molto semplice: lasciamo pure che facciano. Lasciamo che si pestino pure i piedi facendo andare in default tutti i PIIGS. Dopodiche' dovranno spiegare per quale motivo , dopo perdite enormi, qualcuno dovrebbe comprare debito USA o UK.

Dopotutto, male che va noi ci rimettiamo i debiti..... sono loro che hanno la necessita' di tenere in piede l'allegra baracca dei finanzieri. Molto piu' di noi.

Anche perche', negli USA sta arrivando questo,e quindi devono trovare un bel pochino di soldini entro 3 anni:

by Uriel

18 febbraio 2010

La politica: un poker con carte truccate

Chi scende in politica deve preventivare di sporcarsi le mani. I protagonisti di Razz (Daniela Piazza Editore, pagg. 228, euro 17) se le sporcano come non mai. Uomini e donne, di sinistra e di destra, non se ne salva nessuno. La Torino descritta da Augusto Grandi, giornalista del Sole 24 Ore, non è quella della Fiat, delle tradizioni occulte, dell’immigrazione selvaggia. È invece quella del sottobosco della politica-politicante che l’autore narra quasi in presa diretta, senza far sconti a nessuno. Un mondo che conosce molto bene e che ammanta del velo, in alcuni casi trasparente, in altri assai meno, dell’«opera di totale fantasia» sicché «ogni riferimento a persone e avvenimenti è del tutto casuale».

Sarà pure così, ma l’avventura di Dario Lo Gatto, avellinese trapiantato a Torino dove è diventato uno dei maggiori amministratori di condominio della città, e di tutte le figure politiche del centrodestra e del centrosinistra che lo circondano è emblematica di un modo corrente di vedere questo ambiente, sia piemontese che di ogni altra regione italiana. Emblematico quanto il titolo, perché Razz è il nome del poker californiano che si vince con il punteggio più basso. Siamo lì: la genìa rappresentata da Lo Gatto & soci esprime una politica in cui vince chi scende sempre più in basso moralmente, pur se in apparenza abita ai piani alti: dai capigruppo in Comune ai segretari politici locali, ai vicesegretari nazionali, dai sindaci ai prefetti, ai procuratori generali. È tutto un turbinoso incrociarsi di lotte intestine, spesso complicatissime, che servono a fare le scarpe non tanto ai nemici quanto agli amici, con l’unico scopo della carriera politica, costi quel che costi, anche vendendo e prostituendo (sapendo benissimo di farlo) corpi, menti e anime, maschili e femminili. Unico vero nemico è la cultura perché «con la filosofia non si mangia»…

Razz è la storia dell’ignorante ma saccente Dario, coinvolto in una partita di poker più grande di lui che vede dall’altro lato del tavolo massoneria, mafia russa, politica internazionale sotto forma di speculazione edilizia. La bolla si gonfierà, poi esploderà, ma alla fine, grazie a compromessi insospettabili fra politica, magistratura e stampa, si affloscerà. Passata la grande paura ogni cosa ricomincerà come prima. Gli unici a rimetterci saranno Dario, alle prese con un figlio insospettabilmente drogato, e la povera signora Gina, brava a vincere a poker, ma non a sfuggire a una morte che poteva servire a qualcuno e invece non servirà a nulla.

Chiari i bersagli di Grandi: la cosiddetta società civile, arrogante e incolta; la sfrenata corsa al potere a ogni livello; l’assoluta mancanza di onestà, dignità e idealità: l’amicizia è bandita, e l’accordo sotterraneo fra apparenti avversari politici per il bene di ognuno è quasi la prassi; soprattutto il disprezzo per la cultura che si manifesta attraverso un linguaggio sboccato e da trivio. Insomma, un affresco terribilmente impietoso, ma purtroppo veritiero quello di Augusto Grandi che evidentemente certi ambienti li conosce bene.

di Gianfranco de Turris

17 febbraio 2010

L'illusione dell'onnipotenza


Prima accecato dai suoi deliri di onnipotenza e poi tradito dalla sua stessa tracotanza, il governissimo Berlusconi-Bertolaso prepara un'indecorosa ritirata. L'insano progetto della Protezione civile Spa, con ogni probabilità, non si farà più. Lo lasciano intendere le flautate ma imbarazzate parole di Gianni Letta. Lo confermano quelle meno paludate di Paolo Bonaiuti. Il decreto legge 90/2008 che trasforma la struttura pubblica creata per fronteggiare le grandi emergenze in una società per azioni di natura privatistica sarà riscritto radicalmente alla Camera. In subordine, sarà approvato a Montecitorio, ma poi sarà abbandonato su un binario morto al Senato.

Nel turbine di uno scandalo nello scandalo (il disossamento di un pezzo dello Stato, nel cuore di una Tangentopoli di appalti truccati, costi gonfiati e favori sessuali prestati) arriva finalmente una buona notizia. Il Leviatano delle Spa pubbliche non nascerà. Il nuovo "mostro" che privatizza le istituzioni, con il finto pretesto delle emergenze e la pratica incontrollata delle ordinanze, muore prima ancora di essere nato. Merito della denuncia di questo giornale, che per primo ha acceso i riflettori sul tentativo del governo, neanche troppo strisciante, di sospendere ancora una volta le garanzie costituzionali e le procedure legali, per trasformare il Paese in un gigantesco "cantiere" autonomo che lavora in deroga permanente a tutte le regole e le normative vigenti. Merito della reazione determinata di una parte delle opposizioni, che ha dato battaglia in Parlamento. Merito dell'indignazione spontanea di tanti cittadini, a partire dagli oltre 30 mila che in un solo giorno hanno aderito all'appello di "Repubblica", per confermare che c'è almeno un pezzo d'Italia pronta, in nome del senso civico e del dissenso democratico, a resistere alle forzature populiste e autoritarie del potere berlusconiano.


Ora il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha un bel dire che nel centrodestra nessuno pensava di "trasformare la Protezione civile in una spa", e che si voleva dotare l'organismo finora guidato da Bertolaso di "uno strumento ulteriore, aggiuntivo". Il centrodestra, in realtà, aveva in mente esattamente questo: un modello di amministrazione della cosa pubblica, gestita da mani fidate per conto di Palazzo Chigi. Il piano prevedeva prima la nascita della Protezione civile Spa, con budget iniziale stimato in 1 miliardo 607 milioni. Poi, per partenogenesi, anche la Difesa Servizi Spa, con un portafoglio di opere calcolabile in 3-5 miliardi. E così via. In un regime di palese sospensione dei controlli ordinari. E in un quadro di palese violazione della sentenza numero 466 della Consulta, che nel '93 stabilì l'imprescindibilità costituzionale del controllo della magistratura contabile su tutti gli atti di una Spa nella quale il potere pubblico detenga la maggioranza.
Questo disegno (ancora una volta tecnicamente "eversivo", nel solco di quella "rivoluzione istituzionale" propria del berlusconismo) si infrange nella rete micidiale del malaffare che lo stesso sistema tende a riprodurre. Una colossale ragnatela di inchieste vere e di complotti inventati, di intercettazioni e di pedinamenti, di autentiche satrapie e di false fisioterapie. Sembra di leggere "L'incanto del lotto 49". Con una sola, decisiva differenza. Nell'irrealtà virtuale raccontata da Thomas Pynchon erano i cittadini ad aver creato, con il "Trystero", un sistema di comunicazione che ingannava il governo. Nella realtà fattuale costruita da Berlusconi è il governo ad aver creato un sistema di gestione che danneggia la democrazia. Ma almeno stavolta non ha funzionato. Qualcuno li ha sorpresi con le mani nella gelatina.
m.giannini@repubblica.it

16 febbraio 2010

L'arma del giudizio (finanziario)

Poiche' il primo presidente inutilmente negro degli USA non ha fatto una cippa di nulla se non parlare ed essere negro, e lo stesso dicasi di quel patetico cialtrone di Brown, le due borse piu' inutili e dannose del mondo, Wall Street e Londra hanno continuato bellamente a cercare di recuperare i danni speculando ancora di piu'.

Il meccanismo che e' in azione funziona cosi':

1. Inizia una grande manovra speculativa. Le finanziarie preferiscono investire li' che sulle aziende vere.
2. Le aziende entrano in crisi o finiscono col badare piu' alla riduzione delle spese che agli investimenti.
3. Siccome le aziende non rilanciano , le banche si rivolgono ancora di piu' alla speculazione.
4. Le aziende rimangono senza credito ancora di piu', si sfogano sul costo del lavoro , delocalizzano o altro.
5. Scoppia la bolla.
6. I consumi crollano.
7. Le aziende soffrono ancora di piu'.
8. Poiche' le aziende sono rischiose, ancora di piu' banche e finanza vanno sulla speculazione.
9. GOTO 1

E' abbastanza ovvio dove conduca questo loop: alla desertificazione industriale completa.

Quello che si fatica a capire, invece, e' l'effetto che il loop faccia sul debito pubblico.

Il problema vero e' la difficolta' nel riscuotere tasse sui prodotti finanziari. Se -in teoria- i guadagni ottenuti sono ancora reddito a tutti gli effetti, il problema che si pone e' il seguente:

* In molti paesi si tratta anche e spesso di prodotti pensionistici, per i quali esiste una tassazione inferiore.
* In quasi tutti i paesi del mondo i guadagni di rendita e i guadagni finanziari godono di una tassazione differente.
* Gli Hedge fund e in generale il venture capital godono, quasi ovunque, di una tassazione favorevole.
* La tassazione sul lavoro in questi settori e' piu' bassa.

Morale della storia: la cosa che nessuno ci ha detto sulla famosa "terziarizzazione" dell'economia (tanto cara a gente come De Benedetti) e' che tale terziarizzazione produce un effetto devastante sulle finanze pubbliche. A parita' di PIL, una nazione molto industriale ricavera' molte piu' tasse (in percentuale) e molta piu' contribuzione sociale rispetto ad una molto terziarizzata.
Morale della storia: da un paese terziarizzato possiamo aspettarci un welfare minore. Direte voi: ma non e' vero, perche' gli UK sono terziarizzati ed il welfare c'e'. Ni.

Innanzitutto, gli UK hanno avuto un PIL cosi' gonfiato che la riduzione percentuale del gettito fiscale sulle speculazioni e' stata compensata dall'enorme dimensione della speculazione stessa. In secondo luogo, la dimensione internazionale delle speculazioni e' tale che la quantita' di servizi richiesti allo stato e' inferiore.

Se io faccio una fabbrica o una zona industriale, dovro' badare agli ospedali per la manodopera, ai trasporti per manodopera e merci, alle scuole per le famiglie dei lavoratori che inevitabilmente verranno li'. A parita' di occupati e di PIL, un'attivita' finanziaria in senso speculativo non ha bisogno di nulla di tutto questo.

La morale della storia e' che lentamente questo gorgo finanziario ha definanziato gli stati e strangolato le imprese, sino al punto in cui oggi alcuni paesi sono in situazioni catastrofiche.

Ovviamente, quello greco NON e' il problema maggiore. In Europa, gli UK sono arrivati al 170% del PIL di debito, e appaiono attorno al 95% solo perche' rifiutano (come richiesto dalla BCE) di contabilizzare le spese di salvataggio delle banche nel debito pubblico e di seguire i criteri contabili comuni.

Su scala mondiale, il Giappone rasenta il 250% del PIL come debito pubblico, e gli USA , se consolidait, stanno rasentando il 200% del PIL. Morale della storia: i cosiddetti PIIGS sono un'invenzione della stampa anglosassone, che si sforza di deviare su alcuni paesi dei problemi che nel mondo anglosassone esistono in misura maggiore.

Invenzioni propagandistiche o meno, il concetto e' che enormi capitali sono concentrati nei debiti di questi paesi, secondo l'ideologia che vuole il debito pubblico a basso rischio. Il problema viene , pero' , dalla scarsa intelligenza delle borse e dei relativi operatori.

L'operatore di borsa non e' abbastanza intelligente da essere considerato umano: ha letto (quando sa leggere un articolo fino alla fine) che ci sono paesi chiamati PIIGS, e sa che deve fuggire al rischio. Non appena uno dei paesi della lista dei PIIGS fallisse, l'operatore di borsa si limiterebbe ad inseguire la propria coscienza sub-animale e ad abbandonare tutti gli investimenti nel debito pubblico.

E la cosa non si fermerebbe qui: se si inizia a mettere in dubbio la tenuta dei debiti pubblici, c'e' il rischio di un abbandono generale dei debiti nazionali come investimento a basso rischio. In questo caso, il default greco inizierebbe una serie di default che investirebbero tutti i paesi occidentali, UK e USA compresi.

Cosi', sebbene di per se' il debito pubblico greco non sia allarmante (quasi tutto interno, e come se non bastasse di piccola entita'), la BCE ha dovuto chiarire che si studieranno strumenti per evitare il default ed evitare le speculazioni.

Nelle scorse settimane, c'e' stata una vera e propria corsa all'acquisto di swap per il debito pubblico dei paesi cosiddetti "PIIGS". Quello che criminali come Soros e altri vogliono fare e' di ottenere il default di uno di tali paesi, in maniera tale da guadagnare prima dallo swap, e poi comprando i titoli a costo irrisorio andare a negoziare le condizioni coi governi falliti.

La BCE ha potere di difendere la Grecia? Probabilmente si'. Dopo la grecia, chi?

La mia opinione e' che prima tenteranno con la Spagna, poi col Portogallo, poi con l'Irlanda. L'italia e' un boccone grossino, per via di una semplice ragione: troppe pensioni USA dipendono dal debito italiano, e troppa parte del debito italiano e' all'estero, con altissimi volumi di scambio.

Quindi, il problema adesso e' semplice: se la BCE salva la Grecia, presto si trovera' nelle condizioni di salvare anche Spagna, Portogallo e Irlanda. E, se i criminali come Soros vogliono il gioco duro,anche Italia.

La mia personale opinione e' molto semplice: lasciamo pure che facciano. Lasciamo che si pestino pure i piedi facendo andare in default tutti i PIIGS. Dopodiche' dovranno spiegare per quale motivo , dopo perdite enormi, qualcuno dovrebbe comprare debito USA o UK.

Dopotutto, male che va noi ci rimettiamo i debiti..... sono loro che hanno la necessita' di tenere in piede l'allegra baracca dei finanzieri. Molto piu' di noi.

Anche perche', negli USA sta arrivando questo,e quindi devono trovare un bel pochino di soldini entro 3 anni:

by Uriel