L’ultima nave del convoglio di aiuti internazionali, la ‘Rachel Corrie’, non ha reso noto quando prevede di raggiungere Gaza, destinazione al momento in programma per metà mattina di Sabato, secondo i media locali.
La nave che trasporta 1.000 tonnellate di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza assediata, ore prima è stata intercettata dalle forze navali israeliane a circa 50 chilometri al largo delle coste del Mediterraneo, in acque internazionali. I commando israeliani hanno evidentemente oscurato le comunicazioni via satellite a bordo della Rachel Corrie, in una ripetizione delle azioni analoghe adottate con le altre sei navi della Free Gaza flottiglia, il 31 maggio. Si presume che la nave irlandese Rachel Corrie sia, ora, in stato di detenzione in Israele.
Questa seconda violazione delle leggi internazionali da parte dello stato israeliano, con atti di pirateria, aggressione armata e rapimento di cittadini stranieri, avviene solo qualche giorno dopo il feroce attacco contro il convoglio precedente, guidato dalla nave turca Mavi Marmara, durante il quale almeno nove civili sono stati uccisi e decine feriti, mostrando chiaramente che lo stato israeliano si ritiene al di sopra di ogni controllo legale o morale. Si tratta di una autonoma auto-giustificazione della macchina militare, che fabbrica qualsiasi pretesto per le sue azioni, non importa quanto queste azioni siano depravate. Il governo degli Stati Uniti di Barack Obama, si inserisce nella stessa categoria penale, dato il suo finanziando allo stato israeliano, con 3 miliardi dollari ogni anno, e il rifiuto statunitense nel sanzionare Israele per la sua ultima aggressione internazionale, o per il suo disumano blocco illegale triennale di Gaza, e dati anche le aggressioni internazionali in corso, e i crimini contro l’umanità, di Washington in almeno tre altri territori d’oltremare: Iraq, Afghanistan e Pakistan.
Le conseguenze delle azioni recenti di Israele, dimostrano chiaramente che la comunità internazionale si trova, ora, di fronte alla minaccia mortale rappresentata da questo asse USA-Israele; un asse in permanente stato di guerra contro il mondo:
Le testimonianze degli operatori umanitari, rilasciate dopo giorni di reclusione, sono nettamente in contrasto con la posizione ufficiale israeliana, che sostiene che le sue forze armate hanno agito pesantemente per legittima difesa. Gli operatori umanitari corroborano le prime immagini satellitari che mostrano che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sulla flottiglia, prima e durante l’abbordaggio di queste navi. Gli esami autoptici turchi sui nove morti, affermano che sono stati uccisi con fino a 30 colpi a bruciapelo.
“I risultati dei patologi turchi, hanno anche dimostrato che un 60enne, Bilgen Ibrahim, è stato colpito quattro volte nelle tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. Fulkan Dogan, 19enne, è stato colpito cinque volte, in faccia, nella parte posteriore della testa, due volte alla gamba e una volta alla schiena, da una distanza di meno di 45 centimetri“, riferisce Press TV. [1] Eppure, tale uso eccessivo di forza letale contro i civili, continua ad essere giustificata dai leader del governo israeliano e, tacitamente, da Washington.
Poche ore prima l’intercettazione della ‘Rachel Corrie’, il ministro degli esteri di Israele, Avigdor Lieberman, ha dichiarato: “fermeremo la nave, e anche qualsiasi altra nave che cercherà di danneggiare la sovranità israeliana.” Notare l’affermazione ridicola che una nave con aiuti umanitari, verificato a livello internazionale, “danneggia la sovranità israeliana“. Tale mentalità, è evidentemente al di là di ogni dialogo razionale o supplica.
La stessa mentalità distorta si rivela anche dalle notizie di stampa secondo cui, a uno dei commando israeliani coinvolti nel raid sulla Mavi Marmara, identificato solo come “sergente S“, è stata concessa una medaglia al valore per la sua solitaria uccisione di sei civili.
Questa molteplice violazione delle leggi internazionali, da parte di Israele, viene perversamente giustificata dai leader israeliani, con il sostegno degli Stati Uniti, dimostra che il mondo ha di fronte, difatti, una sfida imminente e virulenta, alla pace. Questo asse USA-Israele deve essere affrontato dalla comunità internazionale, e deve rendere conto sul piano legale. Il problema è che l’attuale quadro internazionale, sotto le Nazioni Unite, non è chiaramente all’altezza del compito. La quarantena e la disattivazione della macchina da guerra Israele-USA richiederà un nuovo quadro internazionale, forse guidato dai membri in crescita del Movimento dei Paesi Non Allineati, come ad esempio il Brasile, la Turchia e la Malaysia. Una cosa è certa dalla massiccia esplosione di rabbia e di sdegno pubblico in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti e l’Europa, a una tale iniziativa, sarebbe di fondamentale importanza il sostegno popolare.
di Cunningham Finian