10 giugno 2010

USA-Israele: l’attacco al convoglio di aiuti a Gaza rivela al mondo il vero “asse del male”

USA-Israele: l’attacco al convoglio di aiuti a Gaza rivela al   mondo il vero “asse del male”

L’ultima nave del convoglio di aiuti internazionali, la ‘Rachel Corrie’, non ha reso noto quando prevede di raggiungere Gaza, destinazione al momento in programma per metà mattina di Sabato, secondo i media locali.

La nave che trasporta 1.000 tonnellate di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza assediata, ore prima è stata intercettata dalle forze navali israeliane a circa 50 chilometri al largo delle coste del Mediterraneo, in acque internazionali. I commando israeliani hanno evidentemente oscurato le comunicazioni via satellite a bordo della Rachel Corrie, in una ripetizione delle azioni analoghe adottate con le altre sei navi della Free Gaza flottiglia, il 31 maggio. Si presume che la nave irlandese Rachel Corrie sia, ora, in stato di detenzione in Israele.

Questa seconda violazione delle leggi internazionali da parte dello stato israeliano, con atti di pirateria, aggressione armata e rapimento di cittadini stranieri, avviene solo qualche giorno dopo il feroce attacco contro il convoglio precedente, guidato dalla nave turca Mavi Marmara, durante il quale almeno nove civili sono stati uccisi e decine feriti, mostrando chiaramente che lo stato israeliano si ritiene al di sopra di ogni controllo legale o morale. Si tratta di una autonoma auto-giustificazione della macchina militare, che fabbrica qualsiasi pretesto per le sue azioni, non importa quanto queste azioni siano depravate. Il governo degli Stati Uniti di Barack Obama, si inserisce nella stessa categoria penale, dato il suo finanziando allo stato israeliano, con 3 miliardi dollari ogni anno, e il rifiuto statunitense nel sanzionare Israele per la sua ultima aggressione internazionale, o per il suo disumano blocco illegale triennale di Gaza, e dati anche le aggressioni internazionali in corso, e i crimini contro l’umanità, di Washington in almeno tre altri territori d’oltremare: Iraq, Afghanistan e Pakistan.

Le conseguenze delle azioni recenti di Israele, dimostrano chiaramente che la comunità internazionale si trova, ora, di fronte alla minaccia mortale rappresentata da questo asse USA-Israele; un asse in permanente stato di guerra contro il mondo:

Le testimonianze degli operatori umanitari, rilasciate dopo giorni di reclusione, sono nettamente in contrasto con la posizione ufficiale israeliana, che sostiene che le sue forze armate hanno agito pesantemente per legittima difesa. Gli operatori umanitari corroborano le prime immagini satellitari che mostrano che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sulla flottiglia, prima e durante l’abbordaggio di queste navi. Gli esami autoptici turchi sui nove morti, affermano che sono stati uccisi con fino a 30 colpi a bruciapelo.

I risultati dei patologi turchi, hanno anche dimostrato che un 60enne, Bilgen Ibrahim, è stato colpito quattro volte nelle tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. Fulkan Dogan, 19enne, è stato colpito cinque volte, in faccia, nella parte posteriore della testa, due volte alla gamba e una volta alla schiena, da una distanza di meno di 45 centimetri“, riferisce Press TV. [1] Eppure, tale uso eccessivo di forza letale contro i civili, continua ad essere giustificata dai leader del governo israeliano e, tacitamente, da Washington.

Poche ore prima l’intercettazione della ‘Rachel Corrie’, il ministro degli esteri di Israele, Avigdor Lieberman, ha dichiarato: “fermeremo la nave, e anche qualsiasi altra nave che cercherà di danneggiare la sovranità israeliana.” Notare l’affermazione ridicola che una nave con aiuti umanitari, verificato a livello internazionale, “danneggia la sovranità israeliana“. Tale mentalità, è evidentemente al di là di ogni dialogo razionale o supplica.

La stessa mentalità distorta si rivela anche dalle notizie di stampa secondo cui, a uno dei commando israeliani coinvolti nel raid sulla Mavi Marmara, identificato solo come “sergente S“, è stata concessa una medaglia al valore per la sua solitaria uccisione di sei civili.

Questa molteplice violazione delle leggi internazionali, da parte di Israele, viene perversamente giustificata dai leader israeliani, con il sostegno degli Stati Uniti, dimostra che il mondo ha di fronte, difatti, una sfida imminente e virulenta, alla pace. Questo asse USA-Israele deve essere affrontato dalla comunità internazionale, e deve rendere conto sul piano legale. Il problema è che l’attuale quadro internazionale, sotto le Nazioni Unite, non è chiaramente all’altezza del compito. La quarantena e la disattivazione della macchina da guerra Israele-USA richiederà un nuovo quadro internazionale, forse guidato dai membri in crescita del Movimento dei Paesi Non Allineati, come ad esempio il Brasile, la Turchia e la Malaysia. Una cosa è certa dalla massiccia esplosione di rabbia e di sdegno pubblico in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti e l’Europa, a una tale iniziativa, sarebbe di fondamentale importanza il sostegno popolare.

di Cunningham Finian

09 giugno 2010

La "finanza creativa" dei nostri partiti

http://www.dottorbau.it/polli.JPG


Vuoi vedere che i soldi pubblici se li sono già spesi? Eccolo, il dubbio che ti coglie davanti alla scelta dei partiti (tutti, di destra e di sinistra, governativi e di opposizione, bianchi, rossi e verdi padani salvo flebili eccezioni radicali...) di immergersi in un silenzio totale di fronte a una domanda. Quella che si stanno ripetendo, frementi di indignazione, alcuni milioni di cittadini: se la crisi è così «drammatica» da obbligare il governo a bloccare gli stipendi agli statali fin dalla prossima busta paga possibile, come mai il Palazzo si prende il lusso di non tagliare immediatamente i rimborsi elettorali ai partiti, che per primi dovrebbero dare l’esempio?
La Spagna di Zapatero (quella Spagna su cui tanti abbozzano oggi sorrisetti ironici...) ha 575 parlamentari, circa metà degli italiani, e un costo dei Palazzi e dei partiti infinitamente più basso di quello dei nostri, eppure già nel 2008, quando fu chiaro che la crisi sarebbe stata pesante, decise di dare un taglio netto e immediato al finanziamento pubblico, da 136 a 119 milioni di euro: il 13%. Da noi no. Non solo il calcolo di un euro di rimborso a elettore per le «politiche» al Senato si continuerà a fare contando il numero degli elettori della Camera, che sono ovviamente molti di più. Non solo il taglio non sarà del 50% come aveva inizialmente fatto intendere Tremonti ma solo del 10% (ammesso che non scenda ancora...) ma la prima sforbiciata arriverà come è noto alle prossime politiche del 2013, la seconda alle prossime
europee del 2014, la terza alle prossime regionali del 2014. Quando un maestro, a causa dell’inflazione, avrà già subito un taglio (i calcoli sono di Tuttoscuola diretto da Giovanni Vinciguerra) fino al 15% dello stipendio contro uno del 5% per chi, dallo stesso Stato, riceve 20 mila euro al mese.
Perché? La risposta, che spiegherebbe l’imbarazzata scelta unanime di adottare la tattica del pesce in barile (zitti, allineati e coperti), sarebbe nel fatto che un po’ tutti i partiti, una volta passata la legge che distribuiva i denari, si sarebbero precipitati in banca: «Noi dobbiamo avere, da qui alle prossime elezioni, tot denari: ce li anticipate subito e poi vi rivalete sulle pubbliche casse?». Morale: se venissero bloccati oggi, immediatamente, quei rimborsi, i partiti dovrebbero restituire soldi che hanno speso prima ancora di averli. E questo anche certi partiti che, mentre l’imitavano sottobanco, criticavano Tremonti per le cartolarizzazioni e altri interventi di finanza «creativa».
Non bastasse, c’è chi si è spinto a spiegare anonimamente la scelta di non dare un taglio radicale ai contributi con parole che mai e poi mai saranno dette pubblicamente: se la riduzione fosse troppo robusta, alcuni partiti, presi con l’acqua alla gola e incapaci di ridurre le spese, potrebbero tornare alle cattive abitudini di un tempo... Mica male, come spiegazione...
di Gian Antonio Stella

Sionismo come psicopatia




sionismo_prozac.jpg



Israele deve fare la guerra a qualcuno almeno ogni 2 anni. Ma l’ansia, l’angoscia paranoica su sfondo di delirio messianico resta, perchè la situazione psicotica è senza uscita e sale periodicamente. Poichè qui si cerca di mantenere la ragione, ci sia consentito dare onore ai cittadini turchi: hanno difeso la loro nave con la loro bandiera. La prossima volta dovrebbero portarsi dietro anche del prozac.

Sulle TV gira e rigira il video, preso dai commandos israeliani attraverso i visori notturni, che mostra le teste di cuoio bastonate da alcuni passeggeri, uno anche buttato giù dal ponte superiore. Naturalmente, è la prova che basta ai Feltri e ai Furio Colombo: «Altro che pacifisti», «Gli israeliani hanno fatto bene a sparare», «si sono dovuti difendere», e via delirando. Feltri, 2 giugno: «Così i ‘pacifisti’ linciavano i soldati». S’è preso la medaglia di InformazioneScorreggia del noto Pezzana, passato dal Fuori al dentro (il manicomio).

La violazione gravissima del diritto internazionale non viene più menzionata: ormai è «autodifesa». Giustamente, un sito russo propone: provate a pensare che fosse avvenuto il contrario. Che un commando iraniano si fosse calato dagli elicotteri su una nave mercantile israeliana, e fosse stato accolto così. I titoli sarebbero stati: «Civili israeliani difendono eroicamente il suolo patrio, a mani nude contro un commando nemico, sfidando la morte certa». Già, perchè una nave è un pezzo del suolo della patria di cui innalza la bandiera. Ci sarebbero state medaglie d’oro ai sopravvissuti e alle memoria dei morti, funerali di Stato, condoglianze dei governi europei, condanna senz’appello degli aggressori e del loro regime, anzi missili su Teheran. L’indignazione per la violazione armata di una nave-passeggeri israliana in acque internazionali sarebbe alle stelle. «Hanno fatto bene a bastonare», scriverebbe Vittorio Feltri.

Invece, mostrano le armi degli «amici dei terroristi»: Le biglie, le fionde. Le asce: che fanno parte dell’attrezzatura presente su ogni nave (c’è almeno un’ascia in ogni scialuppa di salvataggio, proprio quelle con la testa tinta di rosso). Dicono di aver trovato delle pistole, e nemmeno questo è strano: un’arma o due sono sempre in dotazione del comandante.

Nell’ipotesi rovesciata, questi oggetti sarebbero mostrati come la commovente prova dell’eroismo dei civili: invece di arrendersi a torme di teste di cuoio di Ahamdinejad calatesi dagli elicotteri armati, dotati di mitragliette e giubbotti antiproiettili, hanno tentato una disperata difesa con quel che avevano sottomano.

Poichè qui si cerca di mantenere la ragione, ci sia consentito dare onore ai cittadini turchi bastonatori, visto che le vittime della strage ebraica sono per lo più turche: hanno difeso la loro nave con la loro bandiera. Il che dà una piccola idea di cosa siano i turchi come combattenti; gli inglesi lo sanno dal tempo in cui ebbero a che fare con gli irriducibili, baffuti difensori di Gallipoli (no, non la Gallipoli di D’Alema) a baionetta inastata nel 1915. I soldati israeliani, e i loro comandi, dovrebbero prenderne nota, se mai gli venisse l’idea di fare una delle loro guerre alla Turchia.

Ma non gli verrà. Mentre i nostri sionisti da redazione, da bar e da blog sono tutti con l’elmetto in testa ed esultano per la strage, i commenti israeliani hanno tutt’altro tono: fioccano gli «idioti, idioti, idioti» al loro governo, si chiedono le dimissioni del più idiota di tutti, il ministro della Difesa Ehud Barak, si piange e ci si arrabbia per il «fallimento della nostra intelligence» un tempo così astuta, si ulula perchè «ci siamo mostrati deboli, vulnerabili», al punto che – è il motivo dominante – «abbiamo perso ancora una volta la nostra deterrenza».

«Ancora una volta», perchè già persero la loro deterrenza nel 2006, quando col pretesto di una scaramuccia di frontiera lanciarono un attacco totale, lungamente preparato, contro Hezbollah, sicuri di una facile vittoria, e si trovarono invece nei guai grossi: un nemico imprevedibilmente determinato e militarmente capace e disciplinato inferì loro un sorprendente numero di morti, la distruzione di una quantità dei loro amati tank invulnerabili Merkava, provocò scompiglio e confusione, organizzò tranelli in cui i generali sionisti caddero come pere cotte. In compenso, spianarono totalmente dall’aria l’intero Libano.

«I combattenti Hezbollah hanno attaccato obbiettivi militari, mentre gli israeliani fin dal primo giorno hanno ammazzato civili e colpito le infrastrutture del Libano», disse Nasrallah, il capo di Hezbollah. Anche allora, fu un fallimento, tanto che i generali furono messi sotto inchiesta dalla commissione Winogradow.

Il dubbio di aver intaccato la propria deterrenza divenne parossistico, una sindrome d’angoscia. E’ stato per calmare la sidrome d’angoscia che gli israeliani, in fondo, hanno scatenato l’immane massacro di Piombo Fuso nel 2008: si sono scelti un bersaglio facile, gli affamati di Gaza, metà dei quali sotto i 15 anni, che sapevano disarmati e debilitati dall’inedia; e per non correre rischi misero in linea tutta l’artiglieria pesante, le bombe al fosforo bianco, l’uranio impoverito, le bombe al tungsteno che provocano cancrene e mutilazioni. Ammazzarono bambini e mamme con la bandiera bianca, incenerirono ambulanze e ospedali, distrussero panetterie e magazzini di alimenti dell’ONU: moltiplicarono i crimini di guerra e le atrocità, violarono tutte le convenzioni, per calmare l’angoscia di non essere abbastanza temuti. E sono riusciti a far dimenticare la strage censurando come «antisemiti» tutti i media che davano le notizie dell’orrore, e anche il rapporto Goldstone.

Anche allora, il successo non li convinse del tutto. L’ansia rimase. Come ripete giustamente la Nirenstein, da allora «l’antisemitismo cresce in Europa» a livelli spaventosi, anzi «si è saldata l’alleanza tra neri e rossi», tra gruppi di destra e di sinistra, unitisi ai «terroristi islamici» per «demonizzare lo Stato ebraico», minacciato (si capisce) nella sua stessa esistenza.

Fateci caso. Fuoco sul Libano, 2006. Fuoco su Gaza, 2008. E adesso, strage sulle navi della pace, 2010. Ogni due anni – non contiamo qui il bombardamento aereo di una fantomatica installazione atomica siriana, nè le violazioni continue dello spazio aereo libanese, fatte negli intervalli giusto per calmare i nervi – Israele deve colpire qualche vicino, fare la guerra a qualcuno.

Non può farne a meno. Regolarmente, ogni due anni, l’ansia giunge allo spasimo, e bisogna sfogarla sparando, versando sangue, seminando macerie fumanti: altrimenti il sionista non si sente sicuro e tranquillo.

Molti anni fa, il celebre psichiatra professor Cassano, in un’intervista, mi spiegò che l’ansia parossistica, intollerabile – l’angoscia – accompagna «sempre» le malattie mentali gravi. Il paranoico, lo schizofrenico, lo psicotico in genere, hanno come sintomo concorrente del loro stato, l’angoscia. E’ l’angoscia che ossessiona le loro notti, che li fa fumare come ciminiere, che fa loro cercare l’oblio nell’alcol. E’ l’angoscia che spinge gli psicotici a «fughe» compulsive da casa o dal manicomio, incapaci di star fermi; salgono su treni e raggiungono qualche città lontana, sconosciuta, dove sono sconosciuti – non a caso in certi Paesi più civili, i malati mentali vengono forniti di un pass gratuito per le ferrovie, che al controllore avvertito dà notizia dello stato di quel passeggero.

L’angoscia è un sintomo onnipresente dello stato psicotico, mi spiegò Cassano, perchè il malato sente oscuramente che la sua mente è fuori dal suo controllo. E tuttavia – fatto curioso – proprio i malati mentali più gravi sono quelli che negano la loro malattia. Mentre il nevrotico e persino il depresso se ne rendono conto, e chiedono aiuto, lo schizofrenico e il paranoico vivono nella convinzione che loro sono perfettamente sani; sono gli altri – quelli che gli consigliano il ricovero – ad essere pazzi, o in combutta con una vasta misteriosa cospirazione ai loro danni.

Gli psicotici si ritengono sani; per loro, è il mondo attorno a loro ad essere gravemente alterato, e ne hanno le prove. Lo schizofrenico pensa: come fanno gli altri a non accorgersi come me che il mondo è diventato viola, che le sedie hanno intenzioni maligne, e che il sole non sorge più? Eppure è così evidente! Il paranoico: il Vaticano ci sta uccidendo con le onde-radio: le sento nella mia testa. Mia moglie dice che non le sente: è chiaro che è già stata irretita dal Vaticano, fa parte della congiura. E lo psichiatra? Peggio ancora: lui è uno dei capi della congiura universale, un complice che la sa più lunga.

Paranoici e schizofrenici diventano sospettosi, sfuggono agli altri e specialmente ai curanti, e ai familiari. Pensano deliranti: non è colpa loro, le onde li hanno completamente asserviti; però sono pericolosi, perchè cercano di imprigionarmi. Sono costretto ad uccidere mia moglie. Aspetto che si addormenti, e poi con il coltello di cucina...

A me pare che questa sintomatologia sia diventata sempre più palese in Israele, e negli israeliani di complemento. Sospettosità paranoica: il mondo è pieno di antisemiti, c’è una congiura universale per eliminare lo Stato d’Israele; si vuol ripetere l’olocausto, siamo ancora lì davanti alle camere a gas; bisogna continuamente vegliare, smascherare l’antisemita che si nasconde nel vicino, nell’amico.

Anzi, proprio l’amico che ti implora di tornare in te, quello è il peggiore: un agente del Vaticano, di Pio XII, un nazista rosso-nero in combutta coi verdi islamici. Guardate quell’Obama: si finge nostro servo, si profonde in dichiarazioni filosemite, ci regala 3 miliardi e mezzo di dollari come Bush, però è un islamico mascherato: di nome fa Hussein… E quel Goldstone? E quel Finkelstein? E questo Uri Avneri, questo Gilad Atzmon? Dio scampi! Sono ebrei, ed è proprio questo che ci rende ancora più sospettosi: il Nemico ormai si è infiltrato anche fra noi, ormai ci circonda da ogni parte; Pio XII li teleguida con le onde. Noi siamo deboli, vulnerabili; cosa possiamo fare per difenderci, se tutto il mondo è contro di noi? Dobbiamo usare tutta la nostra forza, tutte le nostre bombe. Non ne abbiamo mai abbastanza, di bombe. Se necessario (come dice Van Creveld), prima che loro ci eliminino, trascineremo il mondo giù con noi nell’abisso nucleare.

E naturalmente, come sintomo concomitante, l’angoscia che sale periodicamente, fino al parossismo. Lo psicotico reagisce con la fuga in treno o ammazzando la moglie e aggredendo gli infermieri; l’israeliano, scatenando una guerra qualunque contro un vicino qualunque. Tanto, lo sa e ne è sicuro, non c’è un vicino innocuo, tutti vogliono la sua morte, il suo olocausto. Guardate la Turchia, per esempio: amica amica, ma adesso s’è tolta la maschera.

E ad ogni guerra, l’angoscia non si placa che per poco. Subito il sionista constata che «il successo tattico» c’è stato, ma s’è rovesciato in «fallimento strategico» e in una sconfitta politica. Il mondo non ci accetta, non ci riconosce il rispetto assoluto dovuto a noi vincitori assoluti, e così la nostra vittoria è sempre dimezzata, insoddisfacente. Naturalmente, è colpa del mondo, che sta coi terroristi islamici. Con Ahmadinejad, con Hitler, con Ratzinger.

Ma il fatto è che la nostra deterrenza non è assicurata una volta per tutte: i nostri capi non avevano ben chiaro lo scopo strategico dell’azione, ed hanno fallito. Bisogna mettere al governo altri generali più capaci, che ci portino alla vittoria. Bisogna far tacere i media che ci insultano, bisogna smascherare ancor più falsi amici. Vegliare; non è permesso dormire... ah, l’insonnia che uccide! La mia testa! E’ Pio XII, il Papa nazista, con le onde.

La situazione psicotica è infatti senza uscita. La deterrenza totale non viene mai raggiunta da chi vive nella malattia mentale. Lo scopo strategico fallisce perchè non c’è stato alcuno scopo strategico nell’aggressione alle navi pacifiste, ma solo uno scatto paranoico, una risposta psicotica d’impulso alla vulnerabilità delirante percepita, senza calcolo previo delle conseguenze.

Questa ansia per la deterrenza ha poi un fondamento inconfessato, ma condiviso dagli israeliani di casa e da quelli di complemento: siccome l’era messianica deve essere un’era di vittoria e di affermazione assoluta, dove tutti i goym saranno nostri servi docili e silenti, e su loro avremo il totale dominio, il fatto che il «successo tattico» si sia trasformato anche questa volta in «fallimento strategico» e d’immagine, potrebbe voler dire che l’era messianica non è ancora arrivata, e che forse noi non siamo il Messia. Perchè il Messia – come sanciscono tutti i rabbini – non può perdere, e nemmeno ha bisogno di trattare e di negoziare, di cedere qualcosa. Il Messia è per definizione il Vittorioso, quello che regge i popoli con «verga di ferro».

Che angoscia, a questo solo pensiero! No, presto: una guerra nuova, attacchiamo l’Iran, rassicuriamoci mostrando la nostra onnipotenza militare, facciamoci temere una volta per tutte! Siamo o no il Messia?

Insomma: sindrome d’angoscia paranoica su sfondo di delirio religioso-messianico di persecuzione.

Pensateci: non è questa la descrizione psicologica di Fiamma Nirenstein? Di Angelo Pezzana, di Furio Colombo, di Ferrara?

Inutile dir loro che sì, i loro soldati hanno fatto un’altra volta una figura schifosa, per due ragionevoli motivi: uno, che l’abitudine ad angariare delle casalinghe ai posti di blocco con Gaza, a sparare su bambini che lanciano sassi, o a sradicare oliveti di contadini inoffensivi in Cisgiordania, non prepara i soldati ad un vera guerra, anzi nemmeno ad un pestaggio di cittadini turchi incazzati.
Si sono abituati alla comodità, e la guerra è bella ma – lo dice il proverbio – scomoda.

Il secondo motivo è: l’esercito israeliano ha troppo imparato, ed è troppo attrezzato, dal Pentagono americano, che non riesce a produrre altro che un esercito di m…, di paurosi che sparano per paura a passanti iracheni, e sterminano feste matrimoniali afghane coi droni, e in dieci anni d’occupazione violentissima e superiorità schiacciante aria-terra-mare non riescono a soggiogare guerriglieri veri, tradizionali, ancorchè senza aviazione, e senza i fondi colossali del Pentagono.

Inutile, perchè ci chiamerebbero ancora un volta antisemiti. Il sionista non va convinto con la ragione, eppure è pericoloso, perchè ha 200 bombe atomiche, e perchè il suo delirio è contagioso, ha infettato già anche Feltri...

Se il sionismo è una sindrome psicotica, suggerirei – in attesa che si pronuncino i luminari della psichiatria – di combatterlo col Prozac. E magari col Serenase, o col Litio, che dicono far miracoli nei casi più disperati.
di M. Blondet

10 giugno 2010

USA-Israele: l’attacco al convoglio di aiuti a Gaza rivela al mondo il vero “asse del male”

USA-Israele: l’attacco al convoglio di aiuti a Gaza rivela al   mondo il vero “asse del male”

L’ultima nave del convoglio di aiuti internazionali, la ‘Rachel Corrie’, non ha reso noto quando prevede di raggiungere Gaza, destinazione al momento in programma per metà mattina di Sabato, secondo i media locali.

La nave che trasporta 1.000 tonnellate di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza assediata, ore prima è stata intercettata dalle forze navali israeliane a circa 50 chilometri al largo delle coste del Mediterraneo, in acque internazionali. I commando israeliani hanno evidentemente oscurato le comunicazioni via satellite a bordo della Rachel Corrie, in una ripetizione delle azioni analoghe adottate con le altre sei navi della Free Gaza flottiglia, il 31 maggio. Si presume che la nave irlandese Rachel Corrie sia, ora, in stato di detenzione in Israele.

Questa seconda violazione delle leggi internazionali da parte dello stato israeliano, con atti di pirateria, aggressione armata e rapimento di cittadini stranieri, avviene solo qualche giorno dopo il feroce attacco contro il convoglio precedente, guidato dalla nave turca Mavi Marmara, durante il quale almeno nove civili sono stati uccisi e decine feriti, mostrando chiaramente che lo stato israeliano si ritiene al di sopra di ogni controllo legale o morale. Si tratta di una autonoma auto-giustificazione della macchina militare, che fabbrica qualsiasi pretesto per le sue azioni, non importa quanto queste azioni siano depravate. Il governo degli Stati Uniti di Barack Obama, si inserisce nella stessa categoria penale, dato il suo finanziando allo stato israeliano, con 3 miliardi dollari ogni anno, e il rifiuto statunitense nel sanzionare Israele per la sua ultima aggressione internazionale, o per il suo disumano blocco illegale triennale di Gaza, e dati anche le aggressioni internazionali in corso, e i crimini contro l’umanità, di Washington in almeno tre altri territori d’oltremare: Iraq, Afghanistan e Pakistan.

Le conseguenze delle azioni recenti di Israele, dimostrano chiaramente che la comunità internazionale si trova, ora, di fronte alla minaccia mortale rappresentata da questo asse USA-Israele; un asse in permanente stato di guerra contro il mondo:

Le testimonianze degli operatori umanitari, rilasciate dopo giorni di reclusione, sono nettamente in contrasto con la posizione ufficiale israeliana, che sostiene che le sue forze armate hanno agito pesantemente per legittima difesa. Gli operatori umanitari corroborano le prime immagini satellitari che mostrano che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sulla flottiglia, prima e durante l’abbordaggio di queste navi. Gli esami autoptici turchi sui nove morti, affermano che sono stati uccisi con fino a 30 colpi a bruciapelo.

I risultati dei patologi turchi, hanno anche dimostrato che un 60enne, Bilgen Ibrahim, è stato colpito quattro volte nelle tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. Fulkan Dogan, 19enne, è stato colpito cinque volte, in faccia, nella parte posteriore della testa, due volte alla gamba e una volta alla schiena, da una distanza di meno di 45 centimetri“, riferisce Press TV. [1] Eppure, tale uso eccessivo di forza letale contro i civili, continua ad essere giustificata dai leader del governo israeliano e, tacitamente, da Washington.

Poche ore prima l’intercettazione della ‘Rachel Corrie’, il ministro degli esteri di Israele, Avigdor Lieberman, ha dichiarato: “fermeremo la nave, e anche qualsiasi altra nave che cercherà di danneggiare la sovranità israeliana.” Notare l’affermazione ridicola che una nave con aiuti umanitari, verificato a livello internazionale, “danneggia la sovranità israeliana“. Tale mentalità, è evidentemente al di là di ogni dialogo razionale o supplica.

La stessa mentalità distorta si rivela anche dalle notizie di stampa secondo cui, a uno dei commando israeliani coinvolti nel raid sulla Mavi Marmara, identificato solo come “sergente S“, è stata concessa una medaglia al valore per la sua solitaria uccisione di sei civili.

Questa molteplice violazione delle leggi internazionali, da parte di Israele, viene perversamente giustificata dai leader israeliani, con il sostegno degli Stati Uniti, dimostra che il mondo ha di fronte, difatti, una sfida imminente e virulenta, alla pace. Questo asse USA-Israele deve essere affrontato dalla comunità internazionale, e deve rendere conto sul piano legale. Il problema è che l’attuale quadro internazionale, sotto le Nazioni Unite, non è chiaramente all’altezza del compito. La quarantena e la disattivazione della macchina da guerra Israele-USA richiederà un nuovo quadro internazionale, forse guidato dai membri in crescita del Movimento dei Paesi Non Allineati, come ad esempio il Brasile, la Turchia e la Malaysia. Una cosa è certa dalla massiccia esplosione di rabbia e di sdegno pubblico in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti e l’Europa, a una tale iniziativa, sarebbe di fondamentale importanza il sostegno popolare.

di Cunningham Finian

09 giugno 2010

La "finanza creativa" dei nostri partiti

http://www.dottorbau.it/polli.JPG


Vuoi vedere che i soldi pubblici se li sono già spesi? Eccolo, il dubbio che ti coglie davanti alla scelta dei partiti (tutti, di destra e di sinistra, governativi e di opposizione, bianchi, rossi e verdi padani salvo flebili eccezioni radicali...) di immergersi in un silenzio totale di fronte a una domanda. Quella che si stanno ripetendo, frementi di indignazione, alcuni milioni di cittadini: se la crisi è così «drammatica» da obbligare il governo a bloccare gli stipendi agli statali fin dalla prossima busta paga possibile, come mai il Palazzo si prende il lusso di non tagliare immediatamente i rimborsi elettorali ai partiti, che per primi dovrebbero dare l’esempio?
La Spagna di Zapatero (quella Spagna su cui tanti abbozzano oggi sorrisetti ironici...) ha 575 parlamentari, circa metà degli italiani, e un costo dei Palazzi e dei partiti infinitamente più basso di quello dei nostri, eppure già nel 2008, quando fu chiaro che la crisi sarebbe stata pesante, decise di dare un taglio netto e immediato al finanziamento pubblico, da 136 a 119 milioni di euro: il 13%. Da noi no. Non solo il calcolo di un euro di rimborso a elettore per le «politiche» al Senato si continuerà a fare contando il numero degli elettori della Camera, che sono ovviamente molti di più. Non solo il taglio non sarà del 50% come aveva inizialmente fatto intendere Tremonti ma solo del 10% (ammesso che non scenda ancora...) ma la prima sforbiciata arriverà come è noto alle prossime politiche del 2013, la seconda alle prossime
europee del 2014, la terza alle prossime regionali del 2014. Quando un maestro, a causa dell’inflazione, avrà già subito un taglio (i calcoli sono di Tuttoscuola diretto da Giovanni Vinciguerra) fino al 15% dello stipendio contro uno del 5% per chi, dallo stesso Stato, riceve 20 mila euro al mese.
Perché? La risposta, che spiegherebbe l’imbarazzata scelta unanime di adottare la tattica del pesce in barile (zitti, allineati e coperti), sarebbe nel fatto che un po’ tutti i partiti, una volta passata la legge che distribuiva i denari, si sarebbero precipitati in banca: «Noi dobbiamo avere, da qui alle prossime elezioni, tot denari: ce li anticipate subito e poi vi rivalete sulle pubbliche casse?». Morale: se venissero bloccati oggi, immediatamente, quei rimborsi, i partiti dovrebbero restituire soldi che hanno speso prima ancora di averli. E questo anche certi partiti che, mentre l’imitavano sottobanco, criticavano Tremonti per le cartolarizzazioni e altri interventi di finanza «creativa».
Non bastasse, c’è chi si è spinto a spiegare anonimamente la scelta di non dare un taglio radicale ai contributi con parole che mai e poi mai saranno dette pubblicamente: se la riduzione fosse troppo robusta, alcuni partiti, presi con l’acqua alla gola e incapaci di ridurre le spese, potrebbero tornare alle cattive abitudini di un tempo... Mica male, come spiegazione...
di Gian Antonio Stella

Sionismo come psicopatia




sionismo_prozac.jpg



Israele deve fare la guerra a qualcuno almeno ogni 2 anni. Ma l’ansia, l’angoscia paranoica su sfondo di delirio messianico resta, perchè la situazione psicotica è senza uscita e sale periodicamente. Poichè qui si cerca di mantenere la ragione, ci sia consentito dare onore ai cittadini turchi: hanno difeso la loro nave con la loro bandiera. La prossima volta dovrebbero portarsi dietro anche del prozac.

Sulle TV gira e rigira il video, preso dai commandos israeliani attraverso i visori notturni, che mostra le teste di cuoio bastonate da alcuni passeggeri, uno anche buttato giù dal ponte superiore. Naturalmente, è la prova che basta ai Feltri e ai Furio Colombo: «Altro che pacifisti», «Gli israeliani hanno fatto bene a sparare», «si sono dovuti difendere», e via delirando. Feltri, 2 giugno: «Così i ‘pacifisti’ linciavano i soldati». S’è preso la medaglia di InformazioneScorreggia del noto Pezzana, passato dal Fuori al dentro (il manicomio).

La violazione gravissima del diritto internazionale non viene più menzionata: ormai è «autodifesa». Giustamente, un sito russo propone: provate a pensare che fosse avvenuto il contrario. Che un commando iraniano si fosse calato dagli elicotteri su una nave mercantile israeliana, e fosse stato accolto così. I titoli sarebbero stati: «Civili israeliani difendono eroicamente il suolo patrio, a mani nude contro un commando nemico, sfidando la morte certa». Già, perchè una nave è un pezzo del suolo della patria di cui innalza la bandiera. Ci sarebbero state medaglie d’oro ai sopravvissuti e alle memoria dei morti, funerali di Stato, condoglianze dei governi europei, condanna senz’appello degli aggressori e del loro regime, anzi missili su Teheran. L’indignazione per la violazione armata di una nave-passeggeri israliana in acque internazionali sarebbe alle stelle. «Hanno fatto bene a bastonare», scriverebbe Vittorio Feltri.

Invece, mostrano le armi degli «amici dei terroristi»: Le biglie, le fionde. Le asce: che fanno parte dell’attrezzatura presente su ogni nave (c’è almeno un’ascia in ogni scialuppa di salvataggio, proprio quelle con la testa tinta di rosso). Dicono di aver trovato delle pistole, e nemmeno questo è strano: un’arma o due sono sempre in dotazione del comandante.

Nell’ipotesi rovesciata, questi oggetti sarebbero mostrati come la commovente prova dell’eroismo dei civili: invece di arrendersi a torme di teste di cuoio di Ahamdinejad calatesi dagli elicotteri armati, dotati di mitragliette e giubbotti antiproiettili, hanno tentato una disperata difesa con quel che avevano sottomano.

Poichè qui si cerca di mantenere la ragione, ci sia consentito dare onore ai cittadini turchi bastonatori, visto che le vittime della strage ebraica sono per lo più turche: hanno difeso la loro nave con la loro bandiera. Il che dà una piccola idea di cosa siano i turchi come combattenti; gli inglesi lo sanno dal tempo in cui ebbero a che fare con gli irriducibili, baffuti difensori di Gallipoli (no, non la Gallipoli di D’Alema) a baionetta inastata nel 1915. I soldati israeliani, e i loro comandi, dovrebbero prenderne nota, se mai gli venisse l’idea di fare una delle loro guerre alla Turchia.

Ma non gli verrà. Mentre i nostri sionisti da redazione, da bar e da blog sono tutti con l’elmetto in testa ed esultano per la strage, i commenti israeliani hanno tutt’altro tono: fioccano gli «idioti, idioti, idioti» al loro governo, si chiedono le dimissioni del più idiota di tutti, il ministro della Difesa Ehud Barak, si piange e ci si arrabbia per il «fallimento della nostra intelligence» un tempo così astuta, si ulula perchè «ci siamo mostrati deboli, vulnerabili», al punto che – è il motivo dominante – «abbiamo perso ancora una volta la nostra deterrenza».

«Ancora una volta», perchè già persero la loro deterrenza nel 2006, quando col pretesto di una scaramuccia di frontiera lanciarono un attacco totale, lungamente preparato, contro Hezbollah, sicuri di una facile vittoria, e si trovarono invece nei guai grossi: un nemico imprevedibilmente determinato e militarmente capace e disciplinato inferì loro un sorprendente numero di morti, la distruzione di una quantità dei loro amati tank invulnerabili Merkava, provocò scompiglio e confusione, organizzò tranelli in cui i generali sionisti caddero come pere cotte. In compenso, spianarono totalmente dall’aria l’intero Libano.

«I combattenti Hezbollah hanno attaccato obbiettivi militari, mentre gli israeliani fin dal primo giorno hanno ammazzato civili e colpito le infrastrutture del Libano», disse Nasrallah, il capo di Hezbollah. Anche allora, fu un fallimento, tanto che i generali furono messi sotto inchiesta dalla commissione Winogradow.

Il dubbio di aver intaccato la propria deterrenza divenne parossistico, una sindrome d’angoscia. E’ stato per calmare la sidrome d’angoscia che gli israeliani, in fondo, hanno scatenato l’immane massacro di Piombo Fuso nel 2008: si sono scelti un bersaglio facile, gli affamati di Gaza, metà dei quali sotto i 15 anni, che sapevano disarmati e debilitati dall’inedia; e per non correre rischi misero in linea tutta l’artiglieria pesante, le bombe al fosforo bianco, l’uranio impoverito, le bombe al tungsteno che provocano cancrene e mutilazioni. Ammazzarono bambini e mamme con la bandiera bianca, incenerirono ambulanze e ospedali, distrussero panetterie e magazzini di alimenti dell’ONU: moltiplicarono i crimini di guerra e le atrocità, violarono tutte le convenzioni, per calmare l’angoscia di non essere abbastanza temuti. E sono riusciti a far dimenticare la strage censurando come «antisemiti» tutti i media che davano le notizie dell’orrore, e anche il rapporto Goldstone.

Anche allora, il successo non li convinse del tutto. L’ansia rimase. Come ripete giustamente la Nirenstein, da allora «l’antisemitismo cresce in Europa» a livelli spaventosi, anzi «si è saldata l’alleanza tra neri e rossi», tra gruppi di destra e di sinistra, unitisi ai «terroristi islamici» per «demonizzare lo Stato ebraico», minacciato (si capisce) nella sua stessa esistenza.

Fateci caso. Fuoco sul Libano, 2006. Fuoco su Gaza, 2008. E adesso, strage sulle navi della pace, 2010. Ogni due anni – non contiamo qui il bombardamento aereo di una fantomatica installazione atomica siriana, nè le violazioni continue dello spazio aereo libanese, fatte negli intervalli giusto per calmare i nervi – Israele deve colpire qualche vicino, fare la guerra a qualcuno.

Non può farne a meno. Regolarmente, ogni due anni, l’ansia giunge allo spasimo, e bisogna sfogarla sparando, versando sangue, seminando macerie fumanti: altrimenti il sionista non si sente sicuro e tranquillo.

Molti anni fa, il celebre psichiatra professor Cassano, in un’intervista, mi spiegò che l’ansia parossistica, intollerabile – l’angoscia – accompagna «sempre» le malattie mentali gravi. Il paranoico, lo schizofrenico, lo psicotico in genere, hanno come sintomo concorrente del loro stato, l’angoscia. E’ l’angoscia che ossessiona le loro notti, che li fa fumare come ciminiere, che fa loro cercare l’oblio nell’alcol. E’ l’angoscia che spinge gli psicotici a «fughe» compulsive da casa o dal manicomio, incapaci di star fermi; salgono su treni e raggiungono qualche città lontana, sconosciuta, dove sono sconosciuti – non a caso in certi Paesi più civili, i malati mentali vengono forniti di un pass gratuito per le ferrovie, che al controllore avvertito dà notizia dello stato di quel passeggero.

L’angoscia è un sintomo onnipresente dello stato psicotico, mi spiegò Cassano, perchè il malato sente oscuramente che la sua mente è fuori dal suo controllo. E tuttavia – fatto curioso – proprio i malati mentali più gravi sono quelli che negano la loro malattia. Mentre il nevrotico e persino il depresso se ne rendono conto, e chiedono aiuto, lo schizofrenico e il paranoico vivono nella convinzione che loro sono perfettamente sani; sono gli altri – quelli che gli consigliano il ricovero – ad essere pazzi, o in combutta con una vasta misteriosa cospirazione ai loro danni.

Gli psicotici si ritengono sani; per loro, è il mondo attorno a loro ad essere gravemente alterato, e ne hanno le prove. Lo schizofrenico pensa: come fanno gli altri a non accorgersi come me che il mondo è diventato viola, che le sedie hanno intenzioni maligne, e che il sole non sorge più? Eppure è così evidente! Il paranoico: il Vaticano ci sta uccidendo con le onde-radio: le sento nella mia testa. Mia moglie dice che non le sente: è chiaro che è già stata irretita dal Vaticano, fa parte della congiura. E lo psichiatra? Peggio ancora: lui è uno dei capi della congiura universale, un complice che la sa più lunga.

Paranoici e schizofrenici diventano sospettosi, sfuggono agli altri e specialmente ai curanti, e ai familiari. Pensano deliranti: non è colpa loro, le onde li hanno completamente asserviti; però sono pericolosi, perchè cercano di imprigionarmi. Sono costretto ad uccidere mia moglie. Aspetto che si addormenti, e poi con il coltello di cucina...

A me pare che questa sintomatologia sia diventata sempre più palese in Israele, e negli israeliani di complemento. Sospettosità paranoica: il mondo è pieno di antisemiti, c’è una congiura universale per eliminare lo Stato d’Israele; si vuol ripetere l’olocausto, siamo ancora lì davanti alle camere a gas; bisogna continuamente vegliare, smascherare l’antisemita che si nasconde nel vicino, nell’amico.

Anzi, proprio l’amico che ti implora di tornare in te, quello è il peggiore: un agente del Vaticano, di Pio XII, un nazista rosso-nero in combutta coi verdi islamici. Guardate quell’Obama: si finge nostro servo, si profonde in dichiarazioni filosemite, ci regala 3 miliardi e mezzo di dollari come Bush, però è un islamico mascherato: di nome fa Hussein… E quel Goldstone? E quel Finkelstein? E questo Uri Avneri, questo Gilad Atzmon? Dio scampi! Sono ebrei, ed è proprio questo che ci rende ancora più sospettosi: il Nemico ormai si è infiltrato anche fra noi, ormai ci circonda da ogni parte; Pio XII li teleguida con le onde. Noi siamo deboli, vulnerabili; cosa possiamo fare per difenderci, se tutto il mondo è contro di noi? Dobbiamo usare tutta la nostra forza, tutte le nostre bombe. Non ne abbiamo mai abbastanza, di bombe. Se necessario (come dice Van Creveld), prima che loro ci eliminino, trascineremo il mondo giù con noi nell’abisso nucleare.

E naturalmente, come sintomo concomitante, l’angoscia che sale periodicamente, fino al parossismo. Lo psicotico reagisce con la fuga in treno o ammazzando la moglie e aggredendo gli infermieri; l’israeliano, scatenando una guerra qualunque contro un vicino qualunque. Tanto, lo sa e ne è sicuro, non c’è un vicino innocuo, tutti vogliono la sua morte, il suo olocausto. Guardate la Turchia, per esempio: amica amica, ma adesso s’è tolta la maschera.

E ad ogni guerra, l’angoscia non si placa che per poco. Subito il sionista constata che «il successo tattico» c’è stato, ma s’è rovesciato in «fallimento strategico» e in una sconfitta politica. Il mondo non ci accetta, non ci riconosce il rispetto assoluto dovuto a noi vincitori assoluti, e così la nostra vittoria è sempre dimezzata, insoddisfacente. Naturalmente, è colpa del mondo, che sta coi terroristi islamici. Con Ahmadinejad, con Hitler, con Ratzinger.

Ma il fatto è che la nostra deterrenza non è assicurata una volta per tutte: i nostri capi non avevano ben chiaro lo scopo strategico dell’azione, ed hanno fallito. Bisogna mettere al governo altri generali più capaci, che ci portino alla vittoria. Bisogna far tacere i media che ci insultano, bisogna smascherare ancor più falsi amici. Vegliare; non è permesso dormire... ah, l’insonnia che uccide! La mia testa! E’ Pio XII, il Papa nazista, con le onde.

La situazione psicotica è infatti senza uscita. La deterrenza totale non viene mai raggiunta da chi vive nella malattia mentale. Lo scopo strategico fallisce perchè non c’è stato alcuno scopo strategico nell’aggressione alle navi pacifiste, ma solo uno scatto paranoico, una risposta psicotica d’impulso alla vulnerabilità delirante percepita, senza calcolo previo delle conseguenze.

Questa ansia per la deterrenza ha poi un fondamento inconfessato, ma condiviso dagli israeliani di casa e da quelli di complemento: siccome l’era messianica deve essere un’era di vittoria e di affermazione assoluta, dove tutti i goym saranno nostri servi docili e silenti, e su loro avremo il totale dominio, il fatto che il «successo tattico» si sia trasformato anche questa volta in «fallimento strategico» e d’immagine, potrebbe voler dire che l’era messianica non è ancora arrivata, e che forse noi non siamo il Messia. Perchè il Messia – come sanciscono tutti i rabbini – non può perdere, e nemmeno ha bisogno di trattare e di negoziare, di cedere qualcosa. Il Messia è per definizione il Vittorioso, quello che regge i popoli con «verga di ferro».

Che angoscia, a questo solo pensiero! No, presto: una guerra nuova, attacchiamo l’Iran, rassicuriamoci mostrando la nostra onnipotenza militare, facciamoci temere una volta per tutte! Siamo o no il Messia?

Insomma: sindrome d’angoscia paranoica su sfondo di delirio religioso-messianico di persecuzione.

Pensateci: non è questa la descrizione psicologica di Fiamma Nirenstein? Di Angelo Pezzana, di Furio Colombo, di Ferrara?

Inutile dir loro che sì, i loro soldati hanno fatto un’altra volta una figura schifosa, per due ragionevoli motivi: uno, che l’abitudine ad angariare delle casalinghe ai posti di blocco con Gaza, a sparare su bambini che lanciano sassi, o a sradicare oliveti di contadini inoffensivi in Cisgiordania, non prepara i soldati ad un vera guerra, anzi nemmeno ad un pestaggio di cittadini turchi incazzati.
Si sono abituati alla comodità, e la guerra è bella ma – lo dice il proverbio – scomoda.

Il secondo motivo è: l’esercito israeliano ha troppo imparato, ed è troppo attrezzato, dal Pentagono americano, che non riesce a produrre altro che un esercito di m…, di paurosi che sparano per paura a passanti iracheni, e sterminano feste matrimoniali afghane coi droni, e in dieci anni d’occupazione violentissima e superiorità schiacciante aria-terra-mare non riescono a soggiogare guerriglieri veri, tradizionali, ancorchè senza aviazione, e senza i fondi colossali del Pentagono.

Inutile, perchè ci chiamerebbero ancora un volta antisemiti. Il sionista non va convinto con la ragione, eppure è pericoloso, perchè ha 200 bombe atomiche, e perchè il suo delirio è contagioso, ha infettato già anche Feltri...

Se il sionismo è una sindrome psicotica, suggerirei – in attesa che si pronuncino i luminari della psichiatria – di combatterlo col Prozac. E magari col Serenase, o col Litio, che dicono far miracoli nei casi più disperati.
di M. Blondet