10 giugno 2010

Universi paralleli: Israele ammazza, sanzioni all’Iran

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCa3Bya-SEEMUAZmIbZiZtRrW-EdlE4ahM3kKMSaw7T1I_3iMZIMkwOSKaJ6qFIJdhmpQsxFUnivOzNkXdKNZlUCqTVxcz-Mcipd8MWuorAdeyo0e6WW8pqtrtbo9rHl8RUVTiXA/s200/onu_killer.jpg

Se la cosa non fosse tragica, penserei di essere al cospetto di una pièce di Ionesco, o di essere scivolata in un universo parallelo in cui i rapporti di causa/effetto non esistono: lunedì 31 maggio Israele compie un atto di pirateria assaltando un naviglio turco in acque internazionali, con tanto di morti ammazzati, e mercoledì 9 giugno l’ONU vara lestamente un pacchetto di sanzioni tostissime… contro l’Iran.
Intanto montano l’indignazione e lo sgomento per l’uccisione (pare) di un bambino di sette anni da parte dei talebani, che l’accusavano di essere una spia. Naturalmente è una cosa orribile. L’opinione pubblica fu molto scossa anche dal massacro di My Lai, in Vietnam, nel 1968: i bambini uccisi erano vietnamiti, e gli adulti in divisa che li uccisero erano statunitensi. L’orrore fu grande anche per quel che avvenne in Salvador tra gli anni Settanta e Ottanta: bambini salvadoregni fatti a pezzi coi machete da militari ugualmente salvadoregni (e anche honduregni, tutti al soldo degli USA).
Bizzarramente, invece, non colgo segnali di esecrazione-sdegno-condanna et similia per i bambini palestinesi pressoché quotidianamente cecchinati dai tiratori scelti dell’IDF — le forze armate israeliane. E la cosa mi dà da pensare. Pensateci un po’ anche voi (ché se dovessi spiegarvi proprio tutto mi sentirei in grave imbarazzo, e non ci fareste una bella figura). So che non mi deluderete.

di Alessandra Colla

USA-Israele: l’attacco al convoglio di aiuti a Gaza rivela al mondo il vero “asse del male”

USA-Israele: l’attacco al convoglio di aiuti a Gaza rivela al   mondo il vero “asse del male”

L’ultima nave del convoglio di aiuti internazionali, la ‘Rachel Corrie’, non ha reso noto quando prevede di raggiungere Gaza, destinazione al momento in programma per metà mattina di Sabato, secondo i media locali.

La nave che trasporta 1.000 tonnellate di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza assediata, ore prima è stata intercettata dalle forze navali israeliane a circa 50 chilometri al largo delle coste del Mediterraneo, in acque internazionali. I commando israeliani hanno evidentemente oscurato le comunicazioni via satellite a bordo della Rachel Corrie, in una ripetizione delle azioni analoghe adottate con le altre sei navi della Free Gaza flottiglia, il 31 maggio. Si presume che la nave irlandese Rachel Corrie sia, ora, in stato di detenzione in Israele.

Questa seconda violazione delle leggi internazionali da parte dello stato israeliano, con atti di pirateria, aggressione armata e rapimento di cittadini stranieri, avviene solo qualche giorno dopo il feroce attacco contro il convoglio precedente, guidato dalla nave turca Mavi Marmara, durante il quale almeno nove civili sono stati uccisi e decine feriti, mostrando chiaramente che lo stato israeliano si ritiene al di sopra di ogni controllo legale o morale. Si tratta di una autonoma auto-giustificazione della macchina militare, che fabbrica qualsiasi pretesto per le sue azioni, non importa quanto queste azioni siano depravate. Il governo degli Stati Uniti di Barack Obama, si inserisce nella stessa categoria penale, dato il suo finanziando allo stato israeliano, con 3 miliardi dollari ogni anno, e il rifiuto statunitense nel sanzionare Israele per la sua ultima aggressione internazionale, o per il suo disumano blocco illegale triennale di Gaza, e dati anche le aggressioni internazionali in corso, e i crimini contro l’umanità, di Washington in almeno tre altri territori d’oltremare: Iraq, Afghanistan e Pakistan.

Le conseguenze delle azioni recenti di Israele, dimostrano chiaramente che la comunità internazionale si trova, ora, di fronte alla minaccia mortale rappresentata da questo asse USA-Israele; un asse in permanente stato di guerra contro il mondo:

Le testimonianze degli operatori umanitari, rilasciate dopo giorni di reclusione, sono nettamente in contrasto con la posizione ufficiale israeliana, che sostiene che le sue forze armate hanno agito pesantemente per legittima difesa. Gli operatori umanitari corroborano le prime immagini satellitari che mostrano che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sulla flottiglia, prima e durante l’abbordaggio di queste navi. Gli esami autoptici turchi sui nove morti, affermano che sono stati uccisi con fino a 30 colpi a bruciapelo.

I risultati dei patologi turchi, hanno anche dimostrato che un 60enne, Bilgen Ibrahim, è stato colpito quattro volte nelle tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. Fulkan Dogan, 19enne, è stato colpito cinque volte, in faccia, nella parte posteriore della testa, due volte alla gamba e una volta alla schiena, da una distanza di meno di 45 centimetri“, riferisce Press TV. [1] Eppure, tale uso eccessivo di forza letale contro i civili, continua ad essere giustificata dai leader del governo israeliano e, tacitamente, da Washington.

Poche ore prima l’intercettazione della ‘Rachel Corrie’, il ministro degli esteri di Israele, Avigdor Lieberman, ha dichiarato: “fermeremo la nave, e anche qualsiasi altra nave che cercherà di danneggiare la sovranità israeliana.” Notare l’affermazione ridicola che una nave con aiuti umanitari, verificato a livello internazionale, “danneggia la sovranità israeliana“. Tale mentalità, è evidentemente al di là di ogni dialogo razionale o supplica.

La stessa mentalità distorta si rivela anche dalle notizie di stampa secondo cui, a uno dei commando israeliani coinvolti nel raid sulla Mavi Marmara, identificato solo come “sergente S“, è stata concessa una medaglia al valore per la sua solitaria uccisione di sei civili.

Questa molteplice violazione delle leggi internazionali, da parte di Israele, viene perversamente giustificata dai leader israeliani, con il sostegno degli Stati Uniti, dimostra che il mondo ha di fronte, difatti, una sfida imminente e virulenta, alla pace. Questo asse USA-Israele deve essere affrontato dalla comunità internazionale, e deve rendere conto sul piano legale. Il problema è che l’attuale quadro internazionale, sotto le Nazioni Unite, non è chiaramente all’altezza del compito. La quarantena e la disattivazione della macchina da guerra Israele-USA richiederà un nuovo quadro internazionale, forse guidato dai membri in crescita del Movimento dei Paesi Non Allineati, come ad esempio il Brasile, la Turchia e la Malaysia. Una cosa è certa dalla massiccia esplosione di rabbia e di sdegno pubblico in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti e l’Europa, a una tale iniziativa, sarebbe di fondamentale importanza il sostegno popolare.

di Cunningham Finian

09 giugno 2010

La "finanza creativa" dei nostri partiti

http://www.dottorbau.it/polli.JPG


Vuoi vedere che i soldi pubblici se li sono già spesi? Eccolo, il dubbio che ti coglie davanti alla scelta dei partiti (tutti, di destra e di sinistra, governativi e di opposizione, bianchi, rossi e verdi padani salvo flebili eccezioni radicali...) di immergersi in un silenzio totale di fronte a una domanda. Quella che si stanno ripetendo, frementi di indignazione, alcuni milioni di cittadini: se la crisi è così «drammatica» da obbligare il governo a bloccare gli stipendi agli statali fin dalla prossima busta paga possibile, come mai il Palazzo si prende il lusso di non tagliare immediatamente i rimborsi elettorali ai partiti, che per primi dovrebbero dare l’esempio?
La Spagna di Zapatero (quella Spagna su cui tanti abbozzano oggi sorrisetti ironici...) ha 575 parlamentari, circa metà degli italiani, e un costo dei Palazzi e dei partiti infinitamente più basso di quello dei nostri, eppure già nel 2008, quando fu chiaro che la crisi sarebbe stata pesante, decise di dare un taglio netto e immediato al finanziamento pubblico, da 136 a 119 milioni di euro: il 13%. Da noi no. Non solo il calcolo di un euro di rimborso a elettore per le «politiche» al Senato si continuerà a fare contando il numero degli elettori della Camera, che sono ovviamente molti di più. Non solo il taglio non sarà del 50% come aveva inizialmente fatto intendere Tremonti ma solo del 10% (ammesso che non scenda ancora...) ma la prima sforbiciata arriverà come è noto alle prossime politiche del 2013, la seconda alle prossime
europee del 2014, la terza alle prossime regionali del 2014. Quando un maestro, a causa dell’inflazione, avrà già subito un taglio (i calcoli sono di Tuttoscuola diretto da Giovanni Vinciguerra) fino al 15% dello stipendio contro uno del 5% per chi, dallo stesso Stato, riceve 20 mila euro al mese.
Perché? La risposta, che spiegherebbe l’imbarazzata scelta unanime di adottare la tattica del pesce in barile (zitti, allineati e coperti), sarebbe nel fatto che un po’ tutti i partiti, una volta passata la legge che distribuiva i denari, si sarebbero precipitati in banca: «Noi dobbiamo avere, da qui alle prossime elezioni, tot denari: ce li anticipate subito e poi vi rivalete sulle pubbliche casse?». Morale: se venissero bloccati oggi, immediatamente, quei rimborsi, i partiti dovrebbero restituire soldi che hanno speso prima ancora di averli. E questo anche certi partiti che, mentre l’imitavano sottobanco, criticavano Tremonti per le cartolarizzazioni e altri interventi di finanza «creativa».
Non bastasse, c’è chi si è spinto a spiegare anonimamente la scelta di non dare un taglio radicale ai contributi con parole che mai e poi mai saranno dette pubblicamente: se la riduzione fosse troppo robusta, alcuni partiti, presi con l’acqua alla gola e incapaci di ridurre le spese, potrebbero tornare alle cattive abitudini di un tempo... Mica male, come spiegazione...
di Gian Antonio Stella

10 giugno 2010

Universi paralleli: Israele ammazza, sanzioni all’Iran

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCa3Bya-SEEMUAZmIbZiZtRrW-EdlE4ahM3kKMSaw7T1I_3iMZIMkwOSKaJ6qFIJdhmpQsxFUnivOzNkXdKNZlUCqTVxcz-Mcipd8MWuorAdeyo0e6WW8pqtrtbo9rHl8RUVTiXA/s200/onu_killer.jpg

Se la cosa non fosse tragica, penserei di essere al cospetto di una pièce di Ionesco, o di essere scivolata in un universo parallelo in cui i rapporti di causa/effetto non esistono: lunedì 31 maggio Israele compie un atto di pirateria assaltando un naviglio turco in acque internazionali, con tanto di morti ammazzati, e mercoledì 9 giugno l’ONU vara lestamente un pacchetto di sanzioni tostissime… contro l’Iran.
Intanto montano l’indignazione e lo sgomento per l’uccisione (pare) di un bambino di sette anni da parte dei talebani, che l’accusavano di essere una spia. Naturalmente è una cosa orribile. L’opinione pubblica fu molto scossa anche dal massacro di My Lai, in Vietnam, nel 1968: i bambini uccisi erano vietnamiti, e gli adulti in divisa che li uccisero erano statunitensi. L’orrore fu grande anche per quel che avvenne in Salvador tra gli anni Settanta e Ottanta: bambini salvadoregni fatti a pezzi coi machete da militari ugualmente salvadoregni (e anche honduregni, tutti al soldo degli USA).
Bizzarramente, invece, non colgo segnali di esecrazione-sdegno-condanna et similia per i bambini palestinesi pressoché quotidianamente cecchinati dai tiratori scelti dell’IDF — le forze armate israeliane. E la cosa mi dà da pensare. Pensateci un po’ anche voi (ché se dovessi spiegarvi proprio tutto mi sentirei in grave imbarazzo, e non ci fareste una bella figura). So che non mi deluderete.

di Alessandra Colla

USA-Israele: l’attacco al convoglio di aiuti a Gaza rivela al mondo il vero “asse del male”

USA-Israele: l’attacco al convoglio di aiuti a Gaza rivela al   mondo il vero “asse del male”

L’ultima nave del convoglio di aiuti internazionali, la ‘Rachel Corrie’, non ha reso noto quando prevede di raggiungere Gaza, destinazione al momento in programma per metà mattina di Sabato, secondo i media locali.

La nave che trasporta 1.000 tonnellate di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza assediata, ore prima è stata intercettata dalle forze navali israeliane a circa 50 chilometri al largo delle coste del Mediterraneo, in acque internazionali. I commando israeliani hanno evidentemente oscurato le comunicazioni via satellite a bordo della Rachel Corrie, in una ripetizione delle azioni analoghe adottate con le altre sei navi della Free Gaza flottiglia, il 31 maggio. Si presume che la nave irlandese Rachel Corrie sia, ora, in stato di detenzione in Israele.

Questa seconda violazione delle leggi internazionali da parte dello stato israeliano, con atti di pirateria, aggressione armata e rapimento di cittadini stranieri, avviene solo qualche giorno dopo il feroce attacco contro il convoglio precedente, guidato dalla nave turca Mavi Marmara, durante il quale almeno nove civili sono stati uccisi e decine feriti, mostrando chiaramente che lo stato israeliano si ritiene al di sopra di ogni controllo legale o morale. Si tratta di una autonoma auto-giustificazione della macchina militare, che fabbrica qualsiasi pretesto per le sue azioni, non importa quanto queste azioni siano depravate. Il governo degli Stati Uniti di Barack Obama, si inserisce nella stessa categoria penale, dato il suo finanziando allo stato israeliano, con 3 miliardi dollari ogni anno, e il rifiuto statunitense nel sanzionare Israele per la sua ultima aggressione internazionale, o per il suo disumano blocco illegale triennale di Gaza, e dati anche le aggressioni internazionali in corso, e i crimini contro l’umanità, di Washington in almeno tre altri territori d’oltremare: Iraq, Afghanistan e Pakistan.

Le conseguenze delle azioni recenti di Israele, dimostrano chiaramente che la comunità internazionale si trova, ora, di fronte alla minaccia mortale rappresentata da questo asse USA-Israele; un asse in permanente stato di guerra contro il mondo:

Le testimonianze degli operatori umanitari, rilasciate dopo giorni di reclusione, sono nettamente in contrasto con la posizione ufficiale israeliana, che sostiene che le sue forze armate hanno agito pesantemente per legittima difesa. Gli operatori umanitari corroborano le prime immagini satellitari che mostrano che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sulla flottiglia, prima e durante l’abbordaggio di queste navi. Gli esami autoptici turchi sui nove morti, affermano che sono stati uccisi con fino a 30 colpi a bruciapelo.

I risultati dei patologi turchi, hanno anche dimostrato che un 60enne, Bilgen Ibrahim, è stato colpito quattro volte nelle tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. Fulkan Dogan, 19enne, è stato colpito cinque volte, in faccia, nella parte posteriore della testa, due volte alla gamba e una volta alla schiena, da una distanza di meno di 45 centimetri“, riferisce Press TV. [1] Eppure, tale uso eccessivo di forza letale contro i civili, continua ad essere giustificata dai leader del governo israeliano e, tacitamente, da Washington.

Poche ore prima l’intercettazione della ‘Rachel Corrie’, il ministro degli esteri di Israele, Avigdor Lieberman, ha dichiarato: “fermeremo la nave, e anche qualsiasi altra nave che cercherà di danneggiare la sovranità israeliana.” Notare l’affermazione ridicola che una nave con aiuti umanitari, verificato a livello internazionale, “danneggia la sovranità israeliana“. Tale mentalità, è evidentemente al di là di ogni dialogo razionale o supplica.

La stessa mentalità distorta si rivela anche dalle notizie di stampa secondo cui, a uno dei commando israeliani coinvolti nel raid sulla Mavi Marmara, identificato solo come “sergente S“, è stata concessa una medaglia al valore per la sua solitaria uccisione di sei civili.

Questa molteplice violazione delle leggi internazionali, da parte di Israele, viene perversamente giustificata dai leader israeliani, con il sostegno degli Stati Uniti, dimostra che il mondo ha di fronte, difatti, una sfida imminente e virulenta, alla pace. Questo asse USA-Israele deve essere affrontato dalla comunità internazionale, e deve rendere conto sul piano legale. Il problema è che l’attuale quadro internazionale, sotto le Nazioni Unite, non è chiaramente all’altezza del compito. La quarantena e la disattivazione della macchina da guerra Israele-USA richiederà un nuovo quadro internazionale, forse guidato dai membri in crescita del Movimento dei Paesi Non Allineati, come ad esempio il Brasile, la Turchia e la Malaysia. Una cosa è certa dalla massiccia esplosione di rabbia e di sdegno pubblico in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti e l’Europa, a una tale iniziativa, sarebbe di fondamentale importanza il sostegno popolare.

di Cunningham Finian

09 giugno 2010

La "finanza creativa" dei nostri partiti

http://www.dottorbau.it/polli.JPG


Vuoi vedere che i soldi pubblici se li sono già spesi? Eccolo, il dubbio che ti coglie davanti alla scelta dei partiti (tutti, di destra e di sinistra, governativi e di opposizione, bianchi, rossi e verdi padani salvo flebili eccezioni radicali...) di immergersi in un silenzio totale di fronte a una domanda. Quella che si stanno ripetendo, frementi di indignazione, alcuni milioni di cittadini: se la crisi è così «drammatica» da obbligare il governo a bloccare gli stipendi agli statali fin dalla prossima busta paga possibile, come mai il Palazzo si prende il lusso di non tagliare immediatamente i rimborsi elettorali ai partiti, che per primi dovrebbero dare l’esempio?
La Spagna di Zapatero (quella Spagna su cui tanti abbozzano oggi sorrisetti ironici...) ha 575 parlamentari, circa metà degli italiani, e un costo dei Palazzi e dei partiti infinitamente più basso di quello dei nostri, eppure già nel 2008, quando fu chiaro che la crisi sarebbe stata pesante, decise di dare un taglio netto e immediato al finanziamento pubblico, da 136 a 119 milioni di euro: il 13%. Da noi no. Non solo il calcolo di un euro di rimborso a elettore per le «politiche» al Senato si continuerà a fare contando il numero degli elettori della Camera, che sono ovviamente molti di più. Non solo il taglio non sarà del 50% come aveva inizialmente fatto intendere Tremonti ma solo del 10% (ammesso che non scenda ancora...) ma la prima sforbiciata arriverà come è noto alle prossime politiche del 2013, la seconda alle prossime
europee del 2014, la terza alle prossime regionali del 2014. Quando un maestro, a causa dell’inflazione, avrà già subito un taglio (i calcoli sono di Tuttoscuola diretto da Giovanni Vinciguerra) fino al 15% dello stipendio contro uno del 5% per chi, dallo stesso Stato, riceve 20 mila euro al mese.
Perché? La risposta, che spiegherebbe l’imbarazzata scelta unanime di adottare la tattica del pesce in barile (zitti, allineati e coperti), sarebbe nel fatto che un po’ tutti i partiti, una volta passata la legge che distribuiva i denari, si sarebbero precipitati in banca: «Noi dobbiamo avere, da qui alle prossime elezioni, tot denari: ce li anticipate subito e poi vi rivalete sulle pubbliche casse?». Morale: se venissero bloccati oggi, immediatamente, quei rimborsi, i partiti dovrebbero restituire soldi che hanno speso prima ancora di averli. E questo anche certi partiti che, mentre l’imitavano sottobanco, criticavano Tremonti per le cartolarizzazioni e altri interventi di finanza «creativa».
Non bastasse, c’è chi si è spinto a spiegare anonimamente la scelta di non dare un taglio radicale ai contributi con parole che mai e poi mai saranno dette pubblicamente: se la riduzione fosse troppo robusta, alcuni partiti, presi con l’acqua alla gola e incapaci di ridurre le spese, potrebbero tornare alle cattive abitudini di un tempo... Mica male, come spiegazione...
di Gian Antonio Stella