19 agosto 2010

Cybercom


Lo scorso 21 Maggio, il segretario alla Difesa Robert Gates ha annunciato l’attivazione del primo comando informatico del Pentagono.
CYBERCOM (acronimo di U.S. Cyber Command), inizialmente approvato il 23 giugno 2009, dopo undici mesi ha raggiunto la cosiddetta capacità operativa iniziale e dovrebbe diventare pienamente funzionante entro la fine dell’anno in corso.
Esso, pur se posto sotto il cappello di STRATCOM (U.S. Strategic Command), il comando collocato presso la base aerea di Offutt nel Nebraska ed incaricato della militarizzazione dello spazio così come del progetto di scudo antimissile globale, ha trovato sede a Fort Meade nel Maryland insieme alla segretissima agenzia di intelligence National Security Agency (NSA). Il capo di quest’ultima, Keith Alexander, tenente generale dell’esercito degli Stati Uniti all’alba del 21 Maggio, è stato promosso generale a-quattro-stelle in occasione del lancio di CYBERCOM, divenendone contemporaneamente suo comandante.
Nella testimonianza scritta presentata al Senato prima che questo lo confermasse nella sua nuova posizione, Alexander ha specificato che il nuovo Comando, oltre alla difesa dei sistemi e delle reti informatiche, dovrebbe prepararsi per condurre anche “operazioni offensive”. Secondo l’AP, egli avrebbe inoltre sostenuto che gli Stati Uniti sono determinati a capeggiare lo sforzo globale indirizzato ad utilizzare le tecnologie informatiche “per dissuadere o sconfiggere i nemici”.
Il giorno in cui Alexander ha assunto il suo nuovo comando, il vice segretario alla Difesa William Lynn ha definito la creazione di CYBERCOM come “una pietra miliare nella capacità statunitense di condurre operazioni a spettro completo in un nuovo dominio” aggiungendo che “per l’apparato militare degli Stati Uniti il dominio cibernetico è importante come quelli terrestre, marittimo, aereo e spaziale e che proteggere le reti militari è un fattore cruciale per il successo sul campo di battaglia”.
James Miller, un altro esponente della “Difesa”, dal canto suo era persino giunto a dichiarare che il Pentagono, nel caso di un attacco informatico agli Stati Uniti, dovrebbe prendere in considerazione una risposta di carattere militare. Si delinea quindi un quadro in cui, ponendo la sicurezza informatica, compresa quella del settore civile, sotto un comando del Pentagono, si procede verso l’adozione di un approccio di natura militare rispetto a questioni più propriamente criminali o anche semplicemente commerciali o relative a brevetti, attrezzandosi per una risposta decisamente non-virtuale nei contenuti.
Il Pentagono e la NSA non sono da soli nello sforzo di creare ed attivare il primo comando nazionale di guerra cibernetica al mondo. Come sempre, Washington sta ricevendo un sostegno incondizionato da parte della NATO.
La rivendicazione di una capacità di guerra cibernetica emerse tra esponenti di spicco statunitensi ed atlantici durante ed immediatamente dopo una serie di attacchi ai sistemi informatici dell’Estonia, verificatisi nella primavera del 2007. Il Paese baltico, che aveva aderito alla NATO tre anni prima, accusò all’epoca pirati informatici russi degli attacchi alle sue reti governative e private, e l’accusa fu rilanciata in Occidente aggiungendovi l’insinuazione che ad ispirarli fosse il governo dell’allora presidente della Russia Vladimir Putin.
Tre anni più tardi le accuse non risultano ancora provate ma sono comunque servite allo scopo di inviare in Estonia tecnici della NATO esperti di guerra cibernetica ed istituire, a maggio del 2008, un centro di eccellenza per la Cooperative Cyber Defence nella capitale Tallin.
A marzo di quest’anno, il Segretario Generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, in Finlandia per promuovere il nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza, ha affermato che non è sufficiente “allineare soldati, carri ed equipaggiamenti militari lungo i confini”, riferendosi implicitamente alla clausola di mutua difesa stabilita dall’articolo 5 del Trattato istitutivo dell’Alleanza, ma che la NATO deve “affrontare la minaccia alle radici, e potrebbe essere nel cyberspazio”: lì, “il nemico potrebbe apparire ovunque”.
Si converrà che, per la loro natura, le questioni relative alla sicurezza informatica sono le più amorfe, nebulose ed eteree minacce che possano essere prospettate (ed inventate) così come sono caratterizzate da un’applicabilità quasi universale e dall’effettiva impossibilità di essere smentite.
Ciò che di meglio il Pentagono e la NATO potrebbero trovare per giustificare i propri interventi militari in giro per il mondo.

di Federico Roberti

18 agosto 2010

Venezuela: offensiva USA senza quartiere





Nelle ultime settimane, abbiamo assistito ad una serie di fatti che non sono quel che sembrano, ma fanno parte dei preparativi per un'azione militare di grande rilievo, destinata a mettere fine al governo costituzionale del Venezuela. Gli Stati Uniti stanno applicando la loro vecchia strategia del Track 1 e Track 2. La prima, prevede di destabilizzare un governo fino a provocarne la caduta; la seconda, di rovesciarlo con la forza, qualora la prima opzione non abbia dato i risultati sperati.

In Venezuela, si è applicato il Track 1 fin da quando il presidente Hugo Chávez vinse le elezioni, nel 1998, e quando divenne presidente della repubblica, nel 1999, mettendo in pratica un programma di governo che non piace e non conviene agli USA. Di fatto, già nel 2002, essi ottennero che un gruppo di militari sequestrasse Chávez e annunciasse che aveva rinunciato all'incarico di presidente.

In quell'occasione, Chávez fu portato in una base militare (dalla quale era previsto che lo trasferissero fuori dal paese) da un aereo con matricola statunitense, che risultò essere di proprietà del gruppo venezuelano Cisneros, allora proprietario dell'emittente televisiva Venevisión e di Ediciones América. Qualsiasi similitudine con ciò che è accaduto in Honduras non è casuale e, in entrambi i casi, i presidenti in nessun momento hanno rinunciato al loro incarico.

Il prossimo 26 settembre ci saranno le elezioni parlamentari in Venezuela. Il Pentagono e il Dipartimento di Stato stanno tessendo trame in tutta l'America Latina per creare le condizioni che giustifichino un colpo di stato, da attuarsi qualora l'opposizione venezuelana perdesse nuovamente le consultazioni. Così come perse consultazioni e referendum realizzati nel 1998, 1999, 2000, 2004, 2005, 2006, 2008 e 2009. L'unica consultazione persa dal presidente venezuelano, fu quella per la riforma costituzionale, nel 2008.

Attualmente, i sondaggi per le elezioni di settembre sono a favore del presidente Chávez. Gli USA intendono rovesciare la situazione e, se non vi riescono, è già pronto un apparato militare che fa pensare ad un intervento armato, appoggiato dell'ex presidente colombiano Uribe, che avrà come pretesto la presunta presenza di guerriglieri delle FARC in Venezuela.


Interventismo politico latinoamericano

Nel tentativo di ottenere che il presidente perda le elezioni, sono coinvolti settori politici latinoamericani e denaro statunitense ed europeo. Ma incominciamo dal piano Track 1.

Il 26 giugno scorso, il quotidiano cileno “El Mercurio” ha informato che il 21 di quel mese, sono arrivati nel paese 16 dirigenti dell'opposizione venezuelana che appartengono alla cosidetta “Mesa de Unidad Democrática”. Lo scopo era quello di partecipare a “un programma speciale di lavoro”, con mandatari della “Concertazione dei Partiti per la Democrazia”, che governò il Cile dalla fine del regime di Pinochet fino alla vittoria dell'attuale presidente, lo scorso marzo.

Gli oppositori al governo venezuelano volevano ottenere il beneplacito cileno al loro piano, in virtù di presunte similitudini riscontrabili, secondo loro, “fra l'attuale realtà venezuelana e quella cilena della fine degli anni '80”. Fu allora che nacque la coalizione chiamata “Concertazione”, che rovesciò il dittatore Pinochet con un plebiscito. Gli attuali “esperti” incontrati dall'opposizione venezuelana, sono ex funzionari che hanno avuto alti incarichi di governo in tale coalizione e appartengono a svariati partiti.

Vi erano, fra gli altri, il democristiano Mariano Fernández, ultimo cancelliere della presidentessa Bachelet; l'ex ambasciatore degli Stati Uniti; il socialista Enrique Correa, ex Segretario Generale del Governo dell'ex presidente Aylwin; Sergio Bitar, dirigente del Partito per la Democrazia, che fu senatore e ministro dell'Educazione nel governo di Ricardo Lagos e delle Opere Pubbliche in quello di Michelle Bachelet. Bitar fu anche ministro per le Miniere nel governo del presidente Allende.

Le manovre hanno provocato indignazione, specie in settori del Partito Socialista. Mentre altri “concertazionisti” si sono uniti alla destra nell'attaccare il presidente venezuelano e, i loro parlamentari di riferimento, si sono autodesignati osservatori elettorali per il prossimo settembre. Ciò ha creato un tale conflitto all'interno del governo che il presidente cileno ha ritenuto di dover portare la questione in parlamento.

Il dettaglio è importante, perché anche se non sembra essere coinvolto José Miguel Insulza, lo è invece il suo amico e collaboratore nella Segreteria Generale della OEA, Enrique Correa. Ossia, colui che Insulza suole designare come osservatore nelle elezioni della regione. Insulza, è stato ritenuto responsabile dal cancelliere equadoriano della rottura delle relazioni fra Colombia e Venezuela, per non avere rinviato, come gli era stato chiesto, la sessione nella quale la Colombia formulò le sue accuse.


Denaro e preparativi militari

Come d'abitudine in questi casi, gli Stati Uniti destinano grandi quantità di dollari per finanziare le proprie azioni interventiste in altri paesi. Contro il presidente Allende investirono molti milioni, come fu documentato dal congresso statunitense, e in Venezuela stanno operando nello stesso modo, anche se i concertazionisti fingono di dimenticare.
La Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED dalla sua sigla in inglese), fu creata da Ronald Reagan per legalizzare ciò che precedentemente si faceva solo sotto l'ombrello dell'Intelligence. Il denaro che viene approvato dal Congresso, si distribuisce ai paesi del sud da destabilizzare, sia attraverso le fondazioni repubblicana e democratica, sia attraverso organismi impresariali e sindacali USA.

Nel 1999, la NED distribuì in Venezuela 1.273.408 dollari, secondo quanto si legge nella sua pagina in internet. Ma non è tutto. Secondo una relazione informativa dell'istituto spagnolo FRIDE, si danno anche finanaziamenti attraverso il “Movimento Mondiale per la Democrazia”, creato dalla NED.

A questo va aggiunto ciò che si finanzia per mezzo dell'Agenzia Internazionale statunitense per lo Sviluppo (USAID); la Freedom House; la Commissione Europea e le fondazioni Konrad Adenauer e Friederich Ebert in Germania: ciascuna di queste ha dato circa 500 mila euro all'anno ai partiti venezuelani di opposizione. Per altri invii, l'ambasciata degli Stati Uniti in Venezuela, usa la valigia diplomatica e tutto si lava nel mercato parallelo. Ed è per questo che il governo venezuelano ha dettato una nuova legislazione relativamente al cambio di moneta.

Se tutto quello fin qui illustrato non conduce ad una sconfitta elettorale del governo del presidente Chávez, a settembre, tutto indica che il piano “B” è pronto a partire. In Costa Rica, il paese “senza esercito”, arriveranno quest'anno 43 navi da guerra statunitensi con artiglieria. Nelle strade di Panama ci sono già militari statunitensi, persino in uniforme, cosa che non si vedeva da quando chiusero le basi USA nel 2000. Sostengono che combatteranno il narcotraffico attraverso 15 nuove installazioni militari.

In Colombia, sono 13 le basi USA autorizzate da Uribe. In Perù, si sono appena formati eserciti navali con la partecipazione di dieci paesi del centro e sudamerica, sotto il comando degli Stati Uniti. Dove scoppierà la guerra?

di Frida Modak


Frida Modak, giornalista, fu l'addetta stampa del Presidente Salvador Allende

Traduzione dallo spagnolo di Marina Minicuci

17 agosto 2010

Israele dietro l’assassinio di Hariri



Seyyed Nasrallah: Israele dietro l’assassinio di Hariri


Il Segretario Generale di Hezbollah, Seyyed Hassan Nasrallah, ha accusato il nemico israeliano di essere implicato nell’assassinio dell’ex primo ministro Rafiq Hariri, presentando prove ed evidenze tangibili di un potenziale ruolo israeliano in questo crimine ed in altri che colpirono il Libano negli anni passati.

Seyyed Nasrallah ha svelato alcune immagini intercettate di apparecchi di spionaggio israeliani del luogo dove avvenne l’assassinio del primo ministro libanese, Rafiq Hariri, poco prima dell’omicidio. Diversi video, ognuno dei quali della durata di vari minuti, hanno mostrato immagini aeree della costa occidentale di Beirut vari giorni prima dell’assassinio di Hariri.

Il Segretario Generale di Hezbollah ha parlato nel corso di una conferenza stampa eccezionale tenuta nel “Complesso dei Martiri” del quartiere sud di Beirut lunedi 9 agosto. La conferenza, alla quale hanno partecipato giornalisti e direttori dei principali media, aveva come obiettivo quello di segnare un punto di cambiamento nel caso dell’assassinio di Hariri e aprire nuove prospettive che il Tribunale puo’ raccogliere e sviluppare “se vuole essere imparziale“.

AGENTE ISRAELIANO CERCO’ DI INGANNARE HARIRI

Seyyed Nasrallah ha iniziato il suo discorso ricordando che il nemico israeliano aveva cospirato per uccidere l’ex primo ministro Rafiq Hariri dal 1993 e per far credere che fosse Hezbollah a volerlo assassinare. “Nel 1993 Hezbollah stava organizzando una protesta nel sobborgo meridionale di Beirut contro la firma dell’Accordo di Oslo, nella quale ebbero luogo dei disordini. A quel tempo le tensioni tra Rafiq Hariri e Hezbollah aumentarono. Un agente israeliano disse all’epoca a Hariri che Hezbollah voleva assassinarlo e menziono’ il nome di Imad Mugniyeh.

Seyyed Nasrallah si riferiva alla spia israeliana Ahmad Nasrallah, che fu arrestata e interrogata dalla Resistenza nel 1996. “Dopo aver interrogato Ahmad Nasrallah e aver confessato di aver fotografato le case dei dirigenti di Hezbollah, egli ammise anche di aver ingannato Hariri. Egli disse che aveva tentato di determinare il percorso del convoglio del primo ministro facendogli credere che Hezbollah volesse assassinarlo“, ha detto Sua Eccellenza.

Il Segretario Generale di Hezbollah ha continuato rivelando che la spia Ahmad Nasrallah aveva ingannato il primo facendogli credere che Hezbollah aveva un piano per assassinare sua sorella, la deputata Bahia Hariri, con fine di obbligarlo a partecipare al suo funerale a Sidone e ucciderlo li’.

Noi consegnammo un membro di Hezbollah, Abu Hassan Salameh, ai siriani a causa di una falsa dichiarazione di Ahmad Nasrallah secondo la quale Salameh aveva complottato per uccidere Hariri, ma piu’ tardi verificammo che Salameh era innocente“, ha detto Seyyed Nasrallah.

Per documentare le parole di Seyyed Nasrallah e’ stato trasmesso un primo video che mostrava la stessa spia israeliana Ahmad Nasrallah fare queste rivelazioni. Nel video la spia confessava che quanto aveva detto ad Hariri, ovvero che Hezbollah volesse ucciderlo, era una menzogna. Egli ammetteva inoltre di lavorare per Israele e diceva che i suoi contatti israeliani gli avevano chiesto di avvertire gli uomini di Hariri di un “complotto per il suo assassinio.”


ISRAELE AVEVA LA CAPACITA’ DI REALIZZARE L’ASSASSINIO DI HARIRI

Il Segretario Generale di Hezbollah ha poi dato vita alla seconda parte della conferenza stampa, la parte nella quale ha accusato il nemico israeliano di essere dietro l’assassinio di Hariri.

Dopo aver mostrato un altro video di accuse israeliane contro Hezbollah di essere implicato nell’assassinio di Hariri, Seyyed Nasrallah ha affermato che Israele possiede la capacita’ di portare a termine un’operazione come quella diretta contro l’ex primo ministro il 14 Febbraio del 2005.

Israele possiede la capacita’ di realizzare questo tipo di operazioni, incluso l’assassinio di Hariri e di altri che hanno colpito il Libano negli anni passati“, ha dichiarato Seyyed Nasrallah, ricordando che la storia di Israele e’ piena di operazioni di assassinio contro leader e figure di alto rango.

Dopo aver ricordato come sia risaputo che Israele possieda molte spie in Libano, Seyyed Nasrallah ha detto che Israele aveva anche la motivazione, in quanto la Resistenza Islamica e’ il maggior nemico di Israele. “Israele ha animosita’ contro la Siria, cosi’ non poteva perdere un’opportunita’ di creare conflitti e utilizzare la morte di Hariri per cacciare la Siria dal Libano e isolare la Resistenza.”

In questo contesto, Seyyed Nasrallah ha citato il presidente siriano Bashar al-Assad, che gli disse personalmente che un capo arabo lo informo’ nel 2004, prima dell’approvazione della Risoluzione 1559, che gli Stati Uniti non avevano problemi che la Siria mantenesse forze in Libano, ma a condizione che disarmasse Hezbollah e le fazioni palestinesi in Libano. Assad rispose che Hezbollah costituiva parte della sicurezza nazionale del Libano e quindi rifiuto’ di accettare la richiesta statunitense. Si pose allora in marcia il progetto per estromettere la Siria dal Libano ed isolare Hezbollah.

Riferendosi ai metodi operativi di Israele, il Segretario Generale di Hezbollah ha dichiarato che il nemico sionista ha collocato strumenti di ascolto nelle reti telefoniche e mantiene apparati di spionaggio nelle zone aeree e sul terreno, oltre a contare sull’appoggio logistico per realizzare operazioni di assassinio all’interno del Libano.



ISRAELE INTERESSATO A REALIZZARE OPERAZIONI VICINO LA COSTA

Nella terza parte, il Segretario Generale di Hezbollah, Seyyed Nasrallah, ha parlato delle rivelazioni fatte dalle spie israeliane arrestate tra il 2009 e il 2010, in risposta ad una domanda sulle operazioni di intelligence israeliane condotte in Libano dopo il 2004.

Philippos Hanna Sadir e’ stata la prima spia ad essere menzionata durante la conferenza stampa. Egli ha iniziato a spiare per il nemico israeliano nel 2006 e fu arrestato nel 2010 dalle autorita’ libanesi. La sua missione era quella di raccogliere informazioni sull’abitazione del presidente Michel Suleiman e sulla sua distanza dalla costa, e sullo yacht del capo dell’Esercito Jean Qahwaji. “Israele e’ interessato a condurre le proprie operazioni vicino la costa“, ha detto Seyyed Nasrallah commentando i dati. “Una spia ispeziona un luogo solo per raccogliere informazioni o anche per programmare una certa operazione?”, si e’ chiesto Seyyed Nasrallah.

La seconda spia alla quale si e’ fatto riferimento nella conferenza stampa e’ Said Tanios Alam. Arrestato nel 2009, ha confessato di aver raccolto informazioni sul capo delle Forze Libanesi, Samir Geagea, e sul primo ministro, Saad Hariri. Egli inizio’ a spiare per il nemico israeliano nel 1990. Gli venne chiesto di controllare Geagea e quando Hariri lo andava a visitare, secondo le investigazioni condotte dalle autorita’ libanesi e non da Hezbollah. “Perche’ Israele vuole controllare Saad Hariri e Samir Geagea, che sono le guide della coalizione del 14 Marzo?”.

Questa e’ la risposta a coloro che chiedono perche’ furono i membri della coalizione del 14 Marzo ad essere assassinati. La risposta e’ semplice: Israele voleva far ricadere la colpa sulla Siria e Hezbollah“, ha detto il Segretario Generale di Hezbollah.

Altre spie menzionate durante la conferenza stampa sono state Nassir Nadir, Faisal Maqlad, Adib Alam e sua moglie Hayat. Nadir, che fu arrestato nel 2009, ha confessato la propria implicazione nell’omicidio di un responsabile di Hezbollah, Galib Awali, nel 2004. Maqlad confesso’ di aver ospitato militari israeliani in Libano e di aver trasportato armi. Ha confessato anche di aver spiato alcune regioni libanesi. Alam ha riconosciuto la propria implicazione, insieme a sua moglie, nella morte dei membri del Jihad Islamico Mahmud e Nidal al-Majzub nel 2006 a Saida.

Seyyed Nasrallah ha sottolineato come le confessioni realizzate dalle spie, sebbene costituiscano una dimostrazione, confermano che le operazioni dei servizi segreti israeliani in Libano non si fermarono agli anni passati. In questo senso egli ha chiesto che le confessioni delle spie siano raccolte e analizzate con il fine di tracciare un diagramma delle loro operazioni.

Quando Israele uccise Hariri ma non riusci’ a scatenare un conflitto civile, il nemico cerco’ di pianificare allora la morte del presidente sciita del Parlamento Nabih Berri per spingere il Libano verso uno scontro interno“, ha rivelato Seyyed Nasrallah.

DIMOSTRAZIONE DELLE PROVE: LE IMMAGINI INTERCETTATE AD UN VELIVOLO SPIA ISRAELIANO

Il segreto che voglio rivelare questa notte e’ che prima del 1997 Hezbollah fu capace di catturare un velivolo spia israeliano senza pilota che fotograva il sud del Libano e inviava le immagini ad un centro di operazioni israeliano“, ha continuato Seyyed Nasrallah.

La Resistenza riuscir’ a intercettare la trasmissione del velivolo e riuscimmo ad avere accesso alla stessa, riuscendo cosi’ a ricevere le immagini inviate dal velivolo nello stesso tempo del centro di operazioni del nemico“, ha spiegato il Segretario Generale di Hezbollah.

La ricezione delle immagini del velivolo israeliano senza pilota da parte del centro di operazioni della Resistenza permise a questa di respingere l’assalto anfibio nemico a Ansariyeh il 5 settembre del 1997“, ha rivelato il Segretario Generale prima di mostrare i dettagli dell’operazione di Ansariyeh e spiegare come questa tattica aiuto’ i combattenti della Resistenza a sventare il tentativo nemico.

IMMAGINI MOSTRANO CHE ISRAELE CONTROLLO’ ATTENTAMENTE I MOVIMENTI DI HARIRI

Il Segretario Generale di Hezbollah ha poi toccato la parte piu’ sensibile della conferenza stampa: le prove concrete che mostrano che il nemico israeliano controllo’ accuratamente i movimenti dell’ex primo ministro Rafiq Hariri e la loro collocazione.

A questo riguardo Seyyed Nasrallah ha mostrato le immagini intercettate di aerei spia israeliani nel luogo dell’assassinio del 2005 dell’ex primo ministro libanese poco prima che avesse luogo.

Gli aerei israeliani controllarono accuratamente i movimenti del convoglio di Hariri a Beirut e lungo la strada Farayya-Faqra“, ha affermato Seyyed Nasrallah. “Si tratto’ di una coincidenza?“, si e’ chiesto il responsabile di Hezbollah. “Questa copertura viene realizzata di regola generale come primo passo per l’esecuzione di una operazione.”

Altre immagini, ognuna delle quali della durata di vari minuti e che furono riprese vari giorni prima dell’assassinio, mostrano vedute aeree della costa occidentale di Beirut dove questo avvenne. “Esistono uffici di Hezbollah in queste aree che possono essere controllati da Israele? Perche’ Israele controllava queste zone?” si e’ chiesto nuovamente Seyyed Nasrallah.

HEZBOLLAH POSSIEDE INFORMAZIONI DEFINITIVE SUI MOVIMENTI AEREI ISRAELIANI IL 14 FEBBRAIO

Questo non e’ tutto: un’altra rivelazione e’ stata fatta da Seyyed Nasrallah: “Abbiamo informazioni definitive sui movimenti aerei del nemico israeliano il giorno in cui Hariri fu assassinato. Ore prima delle sua morte, un velivolo israeliano senza pilota sorvolava la costa Sidone-Beirut- Jounieh mentre aerei da guerra sorvolavano Beirut“.

Una registrazione video mostra a questo riguardo che gli aerei di riconoscimento israeliani sorvolarono Sidone il 13 Febbraio del 2005 mentre altri lo facevano su Beirut ore prima che Hariri venisse assassinato. Il 14 Febbraio del 2005 un aereo spia israeliano AWACS volo’ du Beirut insieme ad un altro velivolo spia.

Questo video puo’ essere acquisito da qualsiasi commissione di investigazione per accertarne l’autenticita’ . Siamo sicuri di questra prova, altrimenti non rischieremo nel mostrarla“, ha detto Seyyed Nasrallah che ha anche affermato che Hezbollah aspettera’ il momento appropriato per rivelare altre prove e segreti.


LA SPIA ISRAELIANA GHASSAN JEDD SI TROVAVA SULLA SCENA DEL CRIMINE

Abbiamo prove che Ghassan al-Jedd, una spia al servizio di Israele che ospito’ varie squadre operative israeliane, era presente sulla scena del crimine“, ha rivelato Seyyed Nasrallah. “Presentammo queste prove alle autorita’ libanesi, ma Jedd scappo’ dal Libano prima di essere catturato“.

Jedd nacque nel 1940 e divento’ una spia israeliana agli inizi degli anni novanta, prima di scappare dal Libano nel 2009. Egli ospito’ vari ufficiali israeliani in Libano. Nel marzo del 2004 ufficiali israeliani entrarono in Libano via mare e furono protetti da Jedd per 50 ore in una localita’ del Monte Libano.

IGNORARE LE PROVE DIMOSTREREBBE CHE IL TRIBUNALE E’ POLITICIZZATO

Alla domanda di quale sara’ la reazione di Hezbollah nel caso in cui il Tribunale Speciale per il Libano ignorasse le prove presentate, Seyyed Nasrallah che questo dimostrebbere la credenza del movimento di Resistenza che il Tribuale sia politicizzato.

Seyyed Nasrallah ha ripetuto che Hezbollah non confida nel tribunale internazionale. “Tuttavoa, se il governo libanese e’ disposto a formare una commissione libanese per investigare sul caso, coopereremo“, ha detto il Segretario Generale del movimento di Resistenza Islamica libanese. “Alcuni hanno speso 500 milioni di dollari in Libano per distorcere l’immagine di Hezbollah. E’ per questo che stiamo conducendo una battaglia per l’opinione pubblica, specialmente quando alcuni lavorano giorno e notte per difendere l’innocenza di Israele.”

Traduzione a cura dell’Associazione Islamica Imam Mahdi (www.islamshia.org)

di Seyyed Nasrallah -

19 agosto 2010

Cybercom


Lo scorso 21 Maggio, il segretario alla Difesa Robert Gates ha annunciato l’attivazione del primo comando informatico del Pentagono.
CYBERCOM (acronimo di U.S. Cyber Command), inizialmente approvato il 23 giugno 2009, dopo undici mesi ha raggiunto la cosiddetta capacità operativa iniziale e dovrebbe diventare pienamente funzionante entro la fine dell’anno in corso.
Esso, pur se posto sotto il cappello di STRATCOM (U.S. Strategic Command), il comando collocato presso la base aerea di Offutt nel Nebraska ed incaricato della militarizzazione dello spazio così come del progetto di scudo antimissile globale, ha trovato sede a Fort Meade nel Maryland insieme alla segretissima agenzia di intelligence National Security Agency (NSA). Il capo di quest’ultima, Keith Alexander, tenente generale dell’esercito degli Stati Uniti all’alba del 21 Maggio, è stato promosso generale a-quattro-stelle in occasione del lancio di CYBERCOM, divenendone contemporaneamente suo comandante.
Nella testimonianza scritta presentata al Senato prima che questo lo confermasse nella sua nuova posizione, Alexander ha specificato che il nuovo Comando, oltre alla difesa dei sistemi e delle reti informatiche, dovrebbe prepararsi per condurre anche “operazioni offensive”. Secondo l’AP, egli avrebbe inoltre sostenuto che gli Stati Uniti sono determinati a capeggiare lo sforzo globale indirizzato ad utilizzare le tecnologie informatiche “per dissuadere o sconfiggere i nemici”.
Il giorno in cui Alexander ha assunto il suo nuovo comando, il vice segretario alla Difesa William Lynn ha definito la creazione di CYBERCOM come “una pietra miliare nella capacità statunitense di condurre operazioni a spettro completo in un nuovo dominio” aggiungendo che “per l’apparato militare degli Stati Uniti il dominio cibernetico è importante come quelli terrestre, marittimo, aereo e spaziale e che proteggere le reti militari è un fattore cruciale per il successo sul campo di battaglia”.
James Miller, un altro esponente della “Difesa”, dal canto suo era persino giunto a dichiarare che il Pentagono, nel caso di un attacco informatico agli Stati Uniti, dovrebbe prendere in considerazione una risposta di carattere militare. Si delinea quindi un quadro in cui, ponendo la sicurezza informatica, compresa quella del settore civile, sotto un comando del Pentagono, si procede verso l’adozione di un approccio di natura militare rispetto a questioni più propriamente criminali o anche semplicemente commerciali o relative a brevetti, attrezzandosi per una risposta decisamente non-virtuale nei contenuti.
Il Pentagono e la NSA non sono da soli nello sforzo di creare ed attivare il primo comando nazionale di guerra cibernetica al mondo. Come sempre, Washington sta ricevendo un sostegno incondizionato da parte della NATO.
La rivendicazione di una capacità di guerra cibernetica emerse tra esponenti di spicco statunitensi ed atlantici durante ed immediatamente dopo una serie di attacchi ai sistemi informatici dell’Estonia, verificatisi nella primavera del 2007. Il Paese baltico, che aveva aderito alla NATO tre anni prima, accusò all’epoca pirati informatici russi degli attacchi alle sue reti governative e private, e l’accusa fu rilanciata in Occidente aggiungendovi l’insinuazione che ad ispirarli fosse il governo dell’allora presidente della Russia Vladimir Putin.
Tre anni più tardi le accuse non risultano ancora provate ma sono comunque servite allo scopo di inviare in Estonia tecnici della NATO esperti di guerra cibernetica ed istituire, a maggio del 2008, un centro di eccellenza per la Cooperative Cyber Defence nella capitale Tallin.
A marzo di quest’anno, il Segretario Generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, in Finlandia per promuovere il nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza, ha affermato che non è sufficiente “allineare soldati, carri ed equipaggiamenti militari lungo i confini”, riferendosi implicitamente alla clausola di mutua difesa stabilita dall’articolo 5 del Trattato istitutivo dell’Alleanza, ma che la NATO deve “affrontare la minaccia alle radici, e potrebbe essere nel cyberspazio”: lì, “il nemico potrebbe apparire ovunque”.
Si converrà che, per la loro natura, le questioni relative alla sicurezza informatica sono le più amorfe, nebulose ed eteree minacce che possano essere prospettate (ed inventate) così come sono caratterizzate da un’applicabilità quasi universale e dall’effettiva impossibilità di essere smentite.
Ciò che di meglio il Pentagono e la NATO potrebbero trovare per giustificare i propri interventi militari in giro per il mondo.

di Federico Roberti

18 agosto 2010

Venezuela: offensiva USA senza quartiere





Nelle ultime settimane, abbiamo assistito ad una serie di fatti che non sono quel che sembrano, ma fanno parte dei preparativi per un'azione militare di grande rilievo, destinata a mettere fine al governo costituzionale del Venezuela. Gli Stati Uniti stanno applicando la loro vecchia strategia del Track 1 e Track 2. La prima, prevede di destabilizzare un governo fino a provocarne la caduta; la seconda, di rovesciarlo con la forza, qualora la prima opzione non abbia dato i risultati sperati.

In Venezuela, si è applicato il Track 1 fin da quando il presidente Hugo Chávez vinse le elezioni, nel 1998, e quando divenne presidente della repubblica, nel 1999, mettendo in pratica un programma di governo che non piace e non conviene agli USA. Di fatto, già nel 2002, essi ottennero che un gruppo di militari sequestrasse Chávez e annunciasse che aveva rinunciato all'incarico di presidente.

In quell'occasione, Chávez fu portato in una base militare (dalla quale era previsto che lo trasferissero fuori dal paese) da un aereo con matricola statunitense, che risultò essere di proprietà del gruppo venezuelano Cisneros, allora proprietario dell'emittente televisiva Venevisión e di Ediciones América. Qualsiasi similitudine con ciò che è accaduto in Honduras non è casuale e, in entrambi i casi, i presidenti in nessun momento hanno rinunciato al loro incarico.

Il prossimo 26 settembre ci saranno le elezioni parlamentari in Venezuela. Il Pentagono e il Dipartimento di Stato stanno tessendo trame in tutta l'America Latina per creare le condizioni che giustifichino un colpo di stato, da attuarsi qualora l'opposizione venezuelana perdesse nuovamente le consultazioni. Così come perse consultazioni e referendum realizzati nel 1998, 1999, 2000, 2004, 2005, 2006, 2008 e 2009. L'unica consultazione persa dal presidente venezuelano, fu quella per la riforma costituzionale, nel 2008.

Attualmente, i sondaggi per le elezioni di settembre sono a favore del presidente Chávez. Gli USA intendono rovesciare la situazione e, se non vi riescono, è già pronto un apparato militare che fa pensare ad un intervento armato, appoggiato dell'ex presidente colombiano Uribe, che avrà come pretesto la presunta presenza di guerriglieri delle FARC in Venezuela.


Interventismo politico latinoamericano

Nel tentativo di ottenere che il presidente perda le elezioni, sono coinvolti settori politici latinoamericani e denaro statunitense ed europeo. Ma incominciamo dal piano Track 1.

Il 26 giugno scorso, il quotidiano cileno “El Mercurio” ha informato che il 21 di quel mese, sono arrivati nel paese 16 dirigenti dell'opposizione venezuelana che appartengono alla cosidetta “Mesa de Unidad Democrática”. Lo scopo era quello di partecipare a “un programma speciale di lavoro”, con mandatari della “Concertazione dei Partiti per la Democrazia”, che governò il Cile dalla fine del regime di Pinochet fino alla vittoria dell'attuale presidente, lo scorso marzo.

Gli oppositori al governo venezuelano volevano ottenere il beneplacito cileno al loro piano, in virtù di presunte similitudini riscontrabili, secondo loro, “fra l'attuale realtà venezuelana e quella cilena della fine degli anni '80”. Fu allora che nacque la coalizione chiamata “Concertazione”, che rovesciò il dittatore Pinochet con un plebiscito. Gli attuali “esperti” incontrati dall'opposizione venezuelana, sono ex funzionari che hanno avuto alti incarichi di governo in tale coalizione e appartengono a svariati partiti.

Vi erano, fra gli altri, il democristiano Mariano Fernández, ultimo cancelliere della presidentessa Bachelet; l'ex ambasciatore degli Stati Uniti; il socialista Enrique Correa, ex Segretario Generale del Governo dell'ex presidente Aylwin; Sergio Bitar, dirigente del Partito per la Democrazia, che fu senatore e ministro dell'Educazione nel governo di Ricardo Lagos e delle Opere Pubbliche in quello di Michelle Bachelet. Bitar fu anche ministro per le Miniere nel governo del presidente Allende.

Le manovre hanno provocato indignazione, specie in settori del Partito Socialista. Mentre altri “concertazionisti” si sono uniti alla destra nell'attaccare il presidente venezuelano e, i loro parlamentari di riferimento, si sono autodesignati osservatori elettorali per il prossimo settembre. Ciò ha creato un tale conflitto all'interno del governo che il presidente cileno ha ritenuto di dover portare la questione in parlamento.

Il dettaglio è importante, perché anche se non sembra essere coinvolto José Miguel Insulza, lo è invece il suo amico e collaboratore nella Segreteria Generale della OEA, Enrique Correa. Ossia, colui che Insulza suole designare come osservatore nelle elezioni della regione. Insulza, è stato ritenuto responsabile dal cancelliere equadoriano della rottura delle relazioni fra Colombia e Venezuela, per non avere rinviato, come gli era stato chiesto, la sessione nella quale la Colombia formulò le sue accuse.


Denaro e preparativi militari

Come d'abitudine in questi casi, gli Stati Uniti destinano grandi quantità di dollari per finanziare le proprie azioni interventiste in altri paesi. Contro il presidente Allende investirono molti milioni, come fu documentato dal congresso statunitense, e in Venezuela stanno operando nello stesso modo, anche se i concertazionisti fingono di dimenticare.
La Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED dalla sua sigla in inglese), fu creata da Ronald Reagan per legalizzare ciò che precedentemente si faceva solo sotto l'ombrello dell'Intelligence. Il denaro che viene approvato dal Congresso, si distribuisce ai paesi del sud da destabilizzare, sia attraverso le fondazioni repubblicana e democratica, sia attraverso organismi impresariali e sindacali USA.

Nel 1999, la NED distribuì in Venezuela 1.273.408 dollari, secondo quanto si legge nella sua pagina in internet. Ma non è tutto. Secondo una relazione informativa dell'istituto spagnolo FRIDE, si danno anche finanaziamenti attraverso il “Movimento Mondiale per la Democrazia”, creato dalla NED.

A questo va aggiunto ciò che si finanzia per mezzo dell'Agenzia Internazionale statunitense per lo Sviluppo (USAID); la Freedom House; la Commissione Europea e le fondazioni Konrad Adenauer e Friederich Ebert in Germania: ciascuna di queste ha dato circa 500 mila euro all'anno ai partiti venezuelani di opposizione. Per altri invii, l'ambasciata degli Stati Uniti in Venezuela, usa la valigia diplomatica e tutto si lava nel mercato parallelo. Ed è per questo che il governo venezuelano ha dettato una nuova legislazione relativamente al cambio di moneta.

Se tutto quello fin qui illustrato non conduce ad una sconfitta elettorale del governo del presidente Chávez, a settembre, tutto indica che il piano “B” è pronto a partire. In Costa Rica, il paese “senza esercito”, arriveranno quest'anno 43 navi da guerra statunitensi con artiglieria. Nelle strade di Panama ci sono già militari statunitensi, persino in uniforme, cosa che non si vedeva da quando chiusero le basi USA nel 2000. Sostengono che combatteranno il narcotraffico attraverso 15 nuove installazioni militari.

In Colombia, sono 13 le basi USA autorizzate da Uribe. In Perù, si sono appena formati eserciti navali con la partecipazione di dieci paesi del centro e sudamerica, sotto il comando degli Stati Uniti. Dove scoppierà la guerra?

di Frida Modak


Frida Modak, giornalista, fu l'addetta stampa del Presidente Salvador Allende

Traduzione dallo spagnolo di Marina Minicuci

17 agosto 2010

Israele dietro l’assassinio di Hariri



Seyyed Nasrallah: Israele dietro l’assassinio di Hariri


Il Segretario Generale di Hezbollah, Seyyed Hassan Nasrallah, ha accusato il nemico israeliano di essere implicato nell’assassinio dell’ex primo ministro Rafiq Hariri, presentando prove ed evidenze tangibili di un potenziale ruolo israeliano in questo crimine ed in altri che colpirono il Libano negli anni passati.

Seyyed Nasrallah ha svelato alcune immagini intercettate di apparecchi di spionaggio israeliani del luogo dove avvenne l’assassinio del primo ministro libanese, Rafiq Hariri, poco prima dell’omicidio. Diversi video, ognuno dei quali della durata di vari minuti, hanno mostrato immagini aeree della costa occidentale di Beirut vari giorni prima dell’assassinio di Hariri.

Il Segretario Generale di Hezbollah ha parlato nel corso di una conferenza stampa eccezionale tenuta nel “Complesso dei Martiri” del quartiere sud di Beirut lunedi 9 agosto. La conferenza, alla quale hanno partecipato giornalisti e direttori dei principali media, aveva come obiettivo quello di segnare un punto di cambiamento nel caso dell’assassinio di Hariri e aprire nuove prospettive che il Tribunale puo’ raccogliere e sviluppare “se vuole essere imparziale“.

AGENTE ISRAELIANO CERCO’ DI INGANNARE HARIRI

Seyyed Nasrallah ha iniziato il suo discorso ricordando che il nemico israeliano aveva cospirato per uccidere l’ex primo ministro Rafiq Hariri dal 1993 e per far credere che fosse Hezbollah a volerlo assassinare. “Nel 1993 Hezbollah stava organizzando una protesta nel sobborgo meridionale di Beirut contro la firma dell’Accordo di Oslo, nella quale ebbero luogo dei disordini. A quel tempo le tensioni tra Rafiq Hariri e Hezbollah aumentarono. Un agente israeliano disse all’epoca a Hariri che Hezbollah voleva assassinarlo e menziono’ il nome di Imad Mugniyeh.

Seyyed Nasrallah si riferiva alla spia israeliana Ahmad Nasrallah, che fu arrestata e interrogata dalla Resistenza nel 1996. “Dopo aver interrogato Ahmad Nasrallah e aver confessato di aver fotografato le case dei dirigenti di Hezbollah, egli ammise anche di aver ingannato Hariri. Egli disse che aveva tentato di determinare il percorso del convoglio del primo ministro facendogli credere che Hezbollah volesse assassinarlo“, ha detto Sua Eccellenza.

Il Segretario Generale di Hezbollah ha continuato rivelando che la spia Ahmad Nasrallah aveva ingannato il primo facendogli credere che Hezbollah aveva un piano per assassinare sua sorella, la deputata Bahia Hariri, con fine di obbligarlo a partecipare al suo funerale a Sidone e ucciderlo li’.

Noi consegnammo un membro di Hezbollah, Abu Hassan Salameh, ai siriani a causa di una falsa dichiarazione di Ahmad Nasrallah secondo la quale Salameh aveva complottato per uccidere Hariri, ma piu’ tardi verificammo che Salameh era innocente“, ha detto Seyyed Nasrallah.

Per documentare le parole di Seyyed Nasrallah e’ stato trasmesso un primo video che mostrava la stessa spia israeliana Ahmad Nasrallah fare queste rivelazioni. Nel video la spia confessava che quanto aveva detto ad Hariri, ovvero che Hezbollah volesse ucciderlo, era una menzogna. Egli ammetteva inoltre di lavorare per Israele e diceva che i suoi contatti israeliani gli avevano chiesto di avvertire gli uomini di Hariri di un “complotto per il suo assassinio.”


ISRAELE AVEVA LA CAPACITA’ DI REALIZZARE L’ASSASSINIO DI HARIRI

Il Segretario Generale di Hezbollah ha poi dato vita alla seconda parte della conferenza stampa, la parte nella quale ha accusato il nemico israeliano di essere dietro l’assassinio di Hariri.

Dopo aver mostrato un altro video di accuse israeliane contro Hezbollah di essere implicato nell’assassinio di Hariri, Seyyed Nasrallah ha affermato che Israele possiede la capacita’ di portare a termine un’operazione come quella diretta contro l’ex primo ministro il 14 Febbraio del 2005.

Israele possiede la capacita’ di realizzare questo tipo di operazioni, incluso l’assassinio di Hariri e di altri che hanno colpito il Libano negli anni passati“, ha dichiarato Seyyed Nasrallah, ricordando che la storia di Israele e’ piena di operazioni di assassinio contro leader e figure di alto rango.

Dopo aver ricordato come sia risaputo che Israele possieda molte spie in Libano, Seyyed Nasrallah ha detto che Israele aveva anche la motivazione, in quanto la Resistenza Islamica e’ il maggior nemico di Israele. “Israele ha animosita’ contro la Siria, cosi’ non poteva perdere un’opportunita’ di creare conflitti e utilizzare la morte di Hariri per cacciare la Siria dal Libano e isolare la Resistenza.”

In questo contesto, Seyyed Nasrallah ha citato il presidente siriano Bashar al-Assad, che gli disse personalmente che un capo arabo lo informo’ nel 2004, prima dell’approvazione della Risoluzione 1559, che gli Stati Uniti non avevano problemi che la Siria mantenesse forze in Libano, ma a condizione che disarmasse Hezbollah e le fazioni palestinesi in Libano. Assad rispose che Hezbollah costituiva parte della sicurezza nazionale del Libano e quindi rifiuto’ di accettare la richiesta statunitense. Si pose allora in marcia il progetto per estromettere la Siria dal Libano ed isolare Hezbollah.

Riferendosi ai metodi operativi di Israele, il Segretario Generale di Hezbollah ha dichiarato che il nemico sionista ha collocato strumenti di ascolto nelle reti telefoniche e mantiene apparati di spionaggio nelle zone aeree e sul terreno, oltre a contare sull’appoggio logistico per realizzare operazioni di assassinio all’interno del Libano.



ISRAELE INTERESSATO A REALIZZARE OPERAZIONI VICINO LA COSTA

Nella terza parte, il Segretario Generale di Hezbollah, Seyyed Nasrallah, ha parlato delle rivelazioni fatte dalle spie israeliane arrestate tra il 2009 e il 2010, in risposta ad una domanda sulle operazioni di intelligence israeliane condotte in Libano dopo il 2004.

Philippos Hanna Sadir e’ stata la prima spia ad essere menzionata durante la conferenza stampa. Egli ha iniziato a spiare per il nemico israeliano nel 2006 e fu arrestato nel 2010 dalle autorita’ libanesi. La sua missione era quella di raccogliere informazioni sull’abitazione del presidente Michel Suleiman e sulla sua distanza dalla costa, e sullo yacht del capo dell’Esercito Jean Qahwaji. “Israele e’ interessato a condurre le proprie operazioni vicino la costa“, ha detto Seyyed Nasrallah commentando i dati. “Una spia ispeziona un luogo solo per raccogliere informazioni o anche per programmare una certa operazione?”, si e’ chiesto Seyyed Nasrallah.

La seconda spia alla quale si e’ fatto riferimento nella conferenza stampa e’ Said Tanios Alam. Arrestato nel 2009, ha confessato di aver raccolto informazioni sul capo delle Forze Libanesi, Samir Geagea, e sul primo ministro, Saad Hariri. Egli inizio’ a spiare per il nemico israeliano nel 1990. Gli venne chiesto di controllare Geagea e quando Hariri lo andava a visitare, secondo le investigazioni condotte dalle autorita’ libanesi e non da Hezbollah. “Perche’ Israele vuole controllare Saad Hariri e Samir Geagea, che sono le guide della coalizione del 14 Marzo?”.

Questa e’ la risposta a coloro che chiedono perche’ furono i membri della coalizione del 14 Marzo ad essere assassinati. La risposta e’ semplice: Israele voleva far ricadere la colpa sulla Siria e Hezbollah“, ha detto il Segretario Generale di Hezbollah.

Altre spie menzionate durante la conferenza stampa sono state Nassir Nadir, Faisal Maqlad, Adib Alam e sua moglie Hayat. Nadir, che fu arrestato nel 2009, ha confessato la propria implicazione nell’omicidio di un responsabile di Hezbollah, Galib Awali, nel 2004. Maqlad confesso’ di aver ospitato militari israeliani in Libano e di aver trasportato armi. Ha confessato anche di aver spiato alcune regioni libanesi. Alam ha riconosciuto la propria implicazione, insieme a sua moglie, nella morte dei membri del Jihad Islamico Mahmud e Nidal al-Majzub nel 2006 a Saida.

Seyyed Nasrallah ha sottolineato come le confessioni realizzate dalle spie, sebbene costituiscano una dimostrazione, confermano che le operazioni dei servizi segreti israeliani in Libano non si fermarono agli anni passati. In questo senso egli ha chiesto che le confessioni delle spie siano raccolte e analizzate con il fine di tracciare un diagramma delle loro operazioni.

Quando Israele uccise Hariri ma non riusci’ a scatenare un conflitto civile, il nemico cerco’ di pianificare allora la morte del presidente sciita del Parlamento Nabih Berri per spingere il Libano verso uno scontro interno“, ha rivelato Seyyed Nasrallah.

DIMOSTRAZIONE DELLE PROVE: LE IMMAGINI INTERCETTATE AD UN VELIVOLO SPIA ISRAELIANO

Il segreto che voglio rivelare questa notte e’ che prima del 1997 Hezbollah fu capace di catturare un velivolo spia israeliano senza pilota che fotograva il sud del Libano e inviava le immagini ad un centro di operazioni israeliano“, ha continuato Seyyed Nasrallah.

La Resistenza riuscir’ a intercettare la trasmissione del velivolo e riuscimmo ad avere accesso alla stessa, riuscendo cosi’ a ricevere le immagini inviate dal velivolo nello stesso tempo del centro di operazioni del nemico“, ha spiegato il Segretario Generale di Hezbollah.

La ricezione delle immagini del velivolo israeliano senza pilota da parte del centro di operazioni della Resistenza permise a questa di respingere l’assalto anfibio nemico a Ansariyeh il 5 settembre del 1997“, ha rivelato il Segretario Generale prima di mostrare i dettagli dell’operazione di Ansariyeh e spiegare come questa tattica aiuto’ i combattenti della Resistenza a sventare il tentativo nemico.

IMMAGINI MOSTRANO CHE ISRAELE CONTROLLO’ ATTENTAMENTE I MOVIMENTI DI HARIRI

Il Segretario Generale di Hezbollah ha poi toccato la parte piu’ sensibile della conferenza stampa: le prove concrete che mostrano che il nemico israeliano controllo’ accuratamente i movimenti dell’ex primo ministro Rafiq Hariri e la loro collocazione.

A questo riguardo Seyyed Nasrallah ha mostrato le immagini intercettate di aerei spia israeliani nel luogo dell’assassinio del 2005 dell’ex primo ministro libanese poco prima che avesse luogo.

Gli aerei israeliani controllarono accuratamente i movimenti del convoglio di Hariri a Beirut e lungo la strada Farayya-Faqra“, ha affermato Seyyed Nasrallah. “Si tratto’ di una coincidenza?“, si e’ chiesto il responsabile di Hezbollah. “Questa copertura viene realizzata di regola generale come primo passo per l’esecuzione di una operazione.”

Altre immagini, ognuna delle quali della durata di vari minuti e che furono riprese vari giorni prima dell’assassinio, mostrano vedute aeree della costa occidentale di Beirut dove questo avvenne. “Esistono uffici di Hezbollah in queste aree che possono essere controllati da Israele? Perche’ Israele controllava queste zone?” si e’ chiesto nuovamente Seyyed Nasrallah.

HEZBOLLAH POSSIEDE INFORMAZIONI DEFINITIVE SUI MOVIMENTI AEREI ISRAELIANI IL 14 FEBBRAIO

Questo non e’ tutto: un’altra rivelazione e’ stata fatta da Seyyed Nasrallah: “Abbiamo informazioni definitive sui movimenti aerei del nemico israeliano il giorno in cui Hariri fu assassinato. Ore prima delle sua morte, un velivolo israeliano senza pilota sorvolava la costa Sidone-Beirut- Jounieh mentre aerei da guerra sorvolavano Beirut“.

Una registrazione video mostra a questo riguardo che gli aerei di riconoscimento israeliani sorvolarono Sidone il 13 Febbraio del 2005 mentre altri lo facevano su Beirut ore prima che Hariri venisse assassinato. Il 14 Febbraio del 2005 un aereo spia israeliano AWACS volo’ du Beirut insieme ad un altro velivolo spia.

Questo video puo’ essere acquisito da qualsiasi commissione di investigazione per accertarne l’autenticita’ . Siamo sicuri di questra prova, altrimenti non rischieremo nel mostrarla“, ha detto Seyyed Nasrallah che ha anche affermato che Hezbollah aspettera’ il momento appropriato per rivelare altre prove e segreti.


LA SPIA ISRAELIANA GHASSAN JEDD SI TROVAVA SULLA SCENA DEL CRIMINE

Abbiamo prove che Ghassan al-Jedd, una spia al servizio di Israele che ospito’ varie squadre operative israeliane, era presente sulla scena del crimine“, ha rivelato Seyyed Nasrallah. “Presentammo queste prove alle autorita’ libanesi, ma Jedd scappo’ dal Libano prima di essere catturato“.

Jedd nacque nel 1940 e divento’ una spia israeliana agli inizi degli anni novanta, prima di scappare dal Libano nel 2009. Egli ospito’ vari ufficiali israeliani in Libano. Nel marzo del 2004 ufficiali israeliani entrarono in Libano via mare e furono protetti da Jedd per 50 ore in una localita’ del Monte Libano.

IGNORARE LE PROVE DIMOSTREREBBE CHE IL TRIBUNALE E’ POLITICIZZATO

Alla domanda di quale sara’ la reazione di Hezbollah nel caso in cui il Tribunale Speciale per il Libano ignorasse le prove presentate, Seyyed Nasrallah che questo dimostrebbere la credenza del movimento di Resistenza che il Tribuale sia politicizzato.

Seyyed Nasrallah ha ripetuto che Hezbollah non confida nel tribunale internazionale. “Tuttavoa, se il governo libanese e’ disposto a formare una commissione libanese per investigare sul caso, coopereremo“, ha detto il Segretario Generale del movimento di Resistenza Islamica libanese. “Alcuni hanno speso 500 milioni di dollari in Libano per distorcere l’immagine di Hezbollah. E’ per questo che stiamo conducendo una battaglia per l’opinione pubblica, specialmente quando alcuni lavorano giorno e notte per difendere l’innocenza di Israele.”

Traduzione a cura dell’Associazione Islamica Imam Mahdi (www.islamshia.org)

di Seyyed Nasrallah -