20 settembre 2010

La Giunta UE prepara il "salto quantistico" nell'inferno


Se fosse per la Commissione Europea e per la BCE, i governi andrebbero semplicemente sciolti. A sorprendere non è tanto questa verità, quanto il fatto che i suddetti governi accettano supinamente le misure che conducono alla "soluzione finale".

Così, il 6-7 settembre, l'Ecofin ha dato il via libera alla cosiddetta "Sessione di bilancio europea", che, nelle parole del ministro Tremonti, "è il luogo politico in cui si assisterà ad un trasferimento di poteri dalla periferia al centro europeo". Esso sancirà "la fine delle politiche 'national oriented'… Ogni anno, da gennaio ad aprile, tutto ruoterà per tutti gli stati intorno alla sessione di bilancio europea… ogni Stato presenterà i suoi documenti, destinati ad essere discussi collettivamente da tutti gli altri Stati e coordinate dalla Commissione Europea". Ed ha aggiunto: "Nella forma è un passaggio procedurale, nella sostanza sarà un cambiamento costituzionale".

Ormai i cambiamenti costituzionali avvengono così, qualcuno li decide a Bruxelles, alla faccia dei parlamenti e del popolo sovrano. Non lo dite ai censori del Lodo Alfano...

La buona notizia è che lo stesso Ecofin non è riuscito ad accordarsi sul previsto inasprimento delle regole di Maastricht. Un gruppo di paesi guidato dalla Spagna si è opposto all'automatizzazione delle procedure di infrazione e dell'inasprimento della pena; un altro gruppo di nazioni, guidato dall'Italia e dal Belgio, si è ovviamente opposto all'estensione delle stesse procedure alla violazione dei parametri sul debito. Per il momento, un'ulteriore arma di distruzione di massa non è stata innescata. Ma la Giunta UE appronta nuove armi.

Mentre l'Ecofin varava la nuova "devolution", il Presidente Barroso teneva il suo primo discorso sullo "Stato dell'Unione" al Parlamento Europeo, annunciando una nuova iniziativa per un'imposta diretta dell'UE sui cittadini europei. "Come ha sottolineato questo Parlamento – ha detto Barroso – dovremo affrontare il discorso delle risorse proprie" della Commissione Europea, e ha indicato come opzioni o un'imposta diretta o una percentuale sui bond europei (quest'ultima opzione permetterebbe di prendere due piccioni con una fava).

Nel frattempo, ai governi viene gentilmente chiesto di accelerare il proprio suicidio tramite politiche di austerità alla Bruening. Il 9 settembre, la BCE ha chiesto di ridurre i salari nei paesi "deboli" dell'UE, e di eliminare il diritto di voto nel Consiglio Europeo degli stati membri che violino le regole del deficit – la stessa misura che l'Ecofin non è riuscito ad approvare.

In un'intervista al Financial Times, il presidente della BCE Jean-Claude Trichet ha ammesso che per l'abolizione del diritto di voto sarebbe necessario un cambiamento dei trattati UE, ma poiché ciò è impossibile, ha suggerito di "usare al massimo le leggi esistenti". Trichet ha chiamato questo passaggio "un salto quantistico" nella futura governance europea. Allo stesso tempo, la BCE ha aumentato l'intensità delle sua richieste di riduzione dei salari. Nell'ultimo bollettino mensile, si chiedono "riforme strutturali di vasta portata" per le economie "non competitive" dell'UE. "Le misure dovrebbero assicurare un processo di contrattazione salariale che permetta ai salari di essere aggiustati in modo flessibile e appropriato alla situazione dell'occupazione e alle perdite di competitività". Tradotto in italiano, significa che se c'è più domanda che offerta di lavoro (cresce la disoccupazione), si abbassano i salari – la legge del mercato, baby – e se i prodotti cinesi sono più "competitivi", i costi del lavoro vanno aggiustati a quelli cinesi.
by (MoviSol)

19 settembre 2010

Crollano i redditi degli italiani ma i politici sono superpagati






Confindustria: Pil pro capite ai livelli del ´98, mentre per i parlamentari la crisi non c´è. Secondo il rapporto del Centro Studi gli onorevoli sono i più retribuiti in Europa

I politici italiani? «Una casta strapagata». A definirli così, per una volta, non sono né i grillini, né il popolo viola, né tantomeno il comune sentire. La sferzata arriva da Confindustria che la infila nel suo rapporto autunnale sull´economia italiana, non certo nei punti di forza del sistema Paese. Proprio lì, tra grafici e tabelle che misurano la febbre allo stato dei conti nazionali e soppesano le prospettive di uscita da una crisi che non passa, i ricercatori del Centro Studi di viale dell´Astronomia rifilano un giudizio netto: i parlamentari italiani sono i più pagati in Europa e meglio retribuiti pure degli americani, dei canadesi e dei neozelandesi. Anzi, «strapagati». Nonostante la crisi abbia portato i redditi degli italiani ai livelli di dodici anni fa.

Il confronto è tra le indennità degli onorevoli. Un eletto italiano ne percepisce una quattro volte più alta del collega norvegese, due volte quella di un inglese, il 50% in più del congressman alla corte di Obama. In tasca, insomma, a Montecitorio come a Palazzo Madama nessuno può lamentarsi. In qualche modo, si intuiva. Vederlo nero su bianco, fa impressione. Non solo, scrive l´associazione degli imprenditori nel rapporto dal titolo quanto mai appropriato: "Le sfide della politica economica". Con i suoi 950 membri complessivi, tra deputati e senatori, il Parlamento italiano è per numerosità secondo solo a quello inglese. Un esercito di tanti e «strapagati», appunto.

Il confronto, poi, diventa impietoso quando si accosta il livello di retribuzione degli eletti con il reddito pro-capite degli elettori. Mentre il primo segna livelli record, nel decennio «perso», come lo definisce Confindustria, 1997-2007, il benessere degli italiani «ha messo la retromarcia» e le retribuzioni sono rimbalzate al 1998, sotto del 5% rispetto alla media europea. L´indennità parlamentare, al contrario, è cresciuta in modo costante ed è il 500% del Pil pro-capite, ossia della ricchezza prodotta da ciascun cittadino: cinque volte tanto. «In Italia la relazione tra efficienza del sistema legale e remunerazione del potere legislativo appare inversa», sibilano gli industriali. In altri termini: soldi non sempre ben spesi, quelli destinati alla "casta", visto che solo il 37% degli italiani ha fiducia nelle leggi fatte dagli «strapagati», contro il 39% dei francesi, il 40% degli spagnoli, il 48% degli inglesi e il 58% dei tedeschi, primi anche in questo.

E la riduzione degli stipendi (10%) di parlamentari, ministri, sottosegretari e consiglieri locali, varata con la manovra di luglio ma in verità non del tutto ancora applicata, salutata dal ministro leghista Roberto Calderoli con un «Evviva», viene giudicata dagli uomini della Marcegaglia «solo un primo passo». In effetti, la sforbiciata fu minima. Appena mille euro così divisi: 500 sulla diaria di soggiorno (oggi pari a 4.003,11 euro) e 500 sulla somma destinata al "rapporto eletto-elettore", quei 4.190 euro destinati in pratica ai portaborse. Non si toccò l´indennità, ben più corposa. Una soluzione che mise a tacere proposte certo più ambiziose e pesanti per le onorevoli tasche. Come quella del presidente della Camera Fini che calcolava il taglio del 10% sui 21 mila euro, ovvero lo stipendio mensile reale percepito da ciascun parlamentare italiano. Un sacrificio richiesto, dunque, di circa 2.127 euro lordi al mese. L´idea non trovò sponde, come era logico attendersi. E si planò sui mille euro. Un taglio, commentò qualcuno, «pagato dai portaborse».

di Valentina Conte

Bernanke minaccia il mondo economico

Il Laboratoire Européen d'Anticipation Politique (LEAP), uno dei più famosi istituti d’oltralpe impegnato nello studio delle questioni finanziarie e politiche, dall’andamento dei mercati agli effetti delle scelte dei governi sul sistema economico globale, nel suo ultimo bollettino in francese, ha diffuso notizie allarmanti sulla situazione americana e su quella dei principali paesi sviluppati che rientrano nella sfera d’influenza occidentale. Annuncio subito che molte previsioni mi sembrano politicamente molto deboli proprio perché derivanti da una lettura economicistica degli eventi in corso. Secondo i ricercatori del Laep la crisi che ha colpito il mondo negli ultimi anni entrerà, nella primavera prossima, nella sua fase più acuta determinando uno smembramento del precedente ordine internazionale, cioè quello sorto dopo la seconda guerra mondiale ed avente quale centro regolatore Washington. Riporto qui alcuni passi da me tradotti che danno la misura di quanto potrebbe avvenire a breve al di là dell’atlantico, con tutte le inevitabili ripercussioni che si abbatteranno in quei contesti esteri legati agli Usa da rapporti di subordinazione decennali. Gli studiosi del Leap sono convinti che la metà del 2011 sarà il vero spartiacque tra il vecchio ed il nuovo modo di concepire il sistema mondiale, con gli Stati Uniti che saranno costretti a prendere coscienza dell'esaurimento della loro assoluta autorità e credibilità “planisferica”. Questi saranno forzati ad avviare iniziative di massima austerità (bisognerà tuttavia capire chi riuscirà a convincerli e come) per la prima volta da quando sono assurti al rango di principale superpotenza dell’ovest (ed in seguito alla caduta dell’Urss anche del resto del globo): “Il mondo dovrà affrontare ‘il grande crollo’ del sistema economico e finanziario mondiale fondato da oltre 60 anni sulla necessità assoluta per l'economia americana di non trovarsi mai lungamente in recessione. Ma, la prima metà del 2011 imporrà all'economia americana una cura di austerità senza precedenti che immergerà il pianeta in un nuovo caos finanziario, monetario, economico e sociale”. Presagi da apocalisse che si accompagnano a gravi accuse contro la Fed e l’amministrazione Usa in quanto “la politica di rilancio dell’economia americana è fallita, il resto del mondo continua a finanziare in perdita i disavanzi US sperando che ad un certo momento questa scommessa sarà pagante ed avrà evitato un crollo del sistema globale, ovvero gli Stati Uniti monetizzeranno il loro debito e trasformeranno in valuta senza valore l'insieme dei dollari e buoni del Tesoro US posseduti dal resto del pianeta. Come ogni potenza con le spalle al muro, gli Stati Uniti ormai sono obbligati ad unire la minaccia alla pressione per potere ottenere quanto vogliono”. Ed i giudizi pesanti toccano anche personalità di spicco degli organi regolatori della finanza stellestrisce come il capo della Fed, Ben Bernanke, definito perfino un estorsore dopo i messaggi inviati ai suoi omologhi stranieri in occasione dei colloqui di fine agosto tra banche centrali a Jackson Hole: “Tenteremo di tutto per evitare un crollo economico e finanziario, continuerete a finanziare questo ‘tutto e non importa cos’altro’ altrimenti si lascia andare l'inflazione e si svaluta il dollaro mentre i buoni del tesoro US non varranno più un granché”. Quando un banchiere di tale calibro e ruolo si esprime come un volgare estorsore – dicono quelli del Leap - vuol dire che la situazione è davvero pericolosa. Ma l’Europa e le altre economie emergenti, soprattutto quella cinese, al momento la più vitale di tutto il pianeta, saranno disposte a piegarsi ai diktat americani col rischio vedersi accollare il peso dei guasti di tutto il sistema? L’amministrazione Obama sta cercando di fare proprio questo: far pagare ad altri l’insolvenza e il crollo dell’economia Us. Al momento le sue minacce fanno breccia nella vecchia e stanca Europa, ancora priva di una dimensione politica ed economica autonoma indispensabile ad opporre un minimo di reazione a detti ostili propositi, mentre funzionano decisamente meno con la Cina ed altre nazioni emergenti o riemergenti, le quali inseguono un decoupling da Washinton per diventare esse stesse locomotiva di un diverso treno economico. Finché però gli Usa avranno in mano la forza politica e militare bisognerà fare, in ogni caso, i conti con loro. State certi che venderanno cara la pelle. Questo scombinerà molte previsioni, comprese quelle del Leap.

20 settembre 2010

La Giunta UE prepara il "salto quantistico" nell'inferno


Se fosse per la Commissione Europea e per la BCE, i governi andrebbero semplicemente sciolti. A sorprendere non è tanto questa verità, quanto il fatto che i suddetti governi accettano supinamente le misure che conducono alla "soluzione finale".

Così, il 6-7 settembre, l'Ecofin ha dato il via libera alla cosiddetta "Sessione di bilancio europea", che, nelle parole del ministro Tremonti, "è il luogo politico in cui si assisterà ad un trasferimento di poteri dalla periferia al centro europeo". Esso sancirà "la fine delle politiche 'national oriented'… Ogni anno, da gennaio ad aprile, tutto ruoterà per tutti gli stati intorno alla sessione di bilancio europea… ogni Stato presenterà i suoi documenti, destinati ad essere discussi collettivamente da tutti gli altri Stati e coordinate dalla Commissione Europea". Ed ha aggiunto: "Nella forma è un passaggio procedurale, nella sostanza sarà un cambiamento costituzionale".

Ormai i cambiamenti costituzionali avvengono così, qualcuno li decide a Bruxelles, alla faccia dei parlamenti e del popolo sovrano. Non lo dite ai censori del Lodo Alfano...

La buona notizia è che lo stesso Ecofin non è riuscito ad accordarsi sul previsto inasprimento delle regole di Maastricht. Un gruppo di paesi guidato dalla Spagna si è opposto all'automatizzazione delle procedure di infrazione e dell'inasprimento della pena; un altro gruppo di nazioni, guidato dall'Italia e dal Belgio, si è ovviamente opposto all'estensione delle stesse procedure alla violazione dei parametri sul debito. Per il momento, un'ulteriore arma di distruzione di massa non è stata innescata. Ma la Giunta UE appronta nuove armi.

Mentre l'Ecofin varava la nuova "devolution", il Presidente Barroso teneva il suo primo discorso sullo "Stato dell'Unione" al Parlamento Europeo, annunciando una nuova iniziativa per un'imposta diretta dell'UE sui cittadini europei. "Come ha sottolineato questo Parlamento – ha detto Barroso – dovremo affrontare il discorso delle risorse proprie" della Commissione Europea, e ha indicato come opzioni o un'imposta diretta o una percentuale sui bond europei (quest'ultima opzione permetterebbe di prendere due piccioni con una fava).

Nel frattempo, ai governi viene gentilmente chiesto di accelerare il proprio suicidio tramite politiche di austerità alla Bruening. Il 9 settembre, la BCE ha chiesto di ridurre i salari nei paesi "deboli" dell'UE, e di eliminare il diritto di voto nel Consiglio Europeo degli stati membri che violino le regole del deficit – la stessa misura che l'Ecofin non è riuscito ad approvare.

In un'intervista al Financial Times, il presidente della BCE Jean-Claude Trichet ha ammesso che per l'abolizione del diritto di voto sarebbe necessario un cambiamento dei trattati UE, ma poiché ciò è impossibile, ha suggerito di "usare al massimo le leggi esistenti". Trichet ha chiamato questo passaggio "un salto quantistico" nella futura governance europea. Allo stesso tempo, la BCE ha aumentato l'intensità delle sua richieste di riduzione dei salari. Nell'ultimo bollettino mensile, si chiedono "riforme strutturali di vasta portata" per le economie "non competitive" dell'UE. "Le misure dovrebbero assicurare un processo di contrattazione salariale che permetta ai salari di essere aggiustati in modo flessibile e appropriato alla situazione dell'occupazione e alle perdite di competitività". Tradotto in italiano, significa che se c'è più domanda che offerta di lavoro (cresce la disoccupazione), si abbassano i salari – la legge del mercato, baby – e se i prodotti cinesi sono più "competitivi", i costi del lavoro vanno aggiustati a quelli cinesi.
by (MoviSol)

19 settembre 2010

Crollano i redditi degli italiani ma i politici sono superpagati






Confindustria: Pil pro capite ai livelli del ´98, mentre per i parlamentari la crisi non c´è. Secondo il rapporto del Centro Studi gli onorevoli sono i più retribuiti in Europa

I politici italiani? «Una casta strapagata». A definirli così, per una volta, non sono né i grillini, né il popolo viola, né tantomeno il comune sentire. La sferzata arriva da Confindustria che la infila nel suo rapporto autunnale sull´economia italiana, non certo nei punti di forza del sistema Paese. Proprio lì, tra grafici e tabelle che misurano la febbre allo stato dei conti nazionali e soppesano le prospettive di uscita da una crisi che non passa, i ricercatori del Centro Studi di viale dell´Astronomia rifilano un giudizio netto: i parlamentari italiani sono i più pagati in Europa e meglio retribuiti pure degli americani, dei canadesi e dei neozelandesi. Anzi, «strapagati». Nonostante la crisi abbia portato i redditi degli italiani ai livelli di dodici anni fa.

Il confronto è tra le indennità degli onorevoli. Un eletto italiano ne percepisce una quattro volte più alta del collega norvegese, due volte quella di un inglese, il 50% in più del congressman alla corte di Obama. In tasca, insomma, a Montecitorio come a Palazzo Madama nessuno può lamentarsi. In qualche modo, si intuiva. Vederlo nero su bianco, fa impressione. Non solo, scrive l´associazione degli imprenditori nel rapporto dal titolo quanto mai appropriato: "Le sfide della politica economica". Con i suoi 950 membri complessivi, tra deputati e senatori, il Parlamento italiano è per numerosità secondo solo a quello inglese. Un esercito di tanti e «strapagati», appunto.

Il confronto, poi, diventa impietoso quando si accosta il livello di retribuzione degli eletti con il reddito pro-capite degli elettori. Mentre il primo segna livelli record, nel decennio «perso», come lo definisce Confindustria, 1997-2007, il benessere degli italiani «ha messo la retromarcia» e le retribuzioni sono rimbalzate al 1998, sotto del 5% rispetto alla media europea. L´indennità parlamentare, al contrario, è cresciuta in modo costante ed è il 500% del Pil pro-capite, ossia della ricchezza prodotta da ciascun cittadino: cinque volte tanto. «In Italia la relazione tra efficienza del sistema legale e remunerazione del potere legislativo appare inversa», sibilano gli industriali. In altri termini: soldi non sempre ben spesi, quelli destinati alla "casta", visto che solo il 37% degli italiani ha fiducia nelle leggi fatte dagli «strapagati», contro il 39% dei francesi, il 40% degli spagnoli, il 48% degli inglesi e il 58% dei tedeschi, primi anche in questo.

E la riduzione degli stipendi (10%) di parlamentari, ministri, sottosegretari e consiglieri locali, varata con la manovra di luglio ma in verità non del tutto ancora applicata, salutata dal ministro leghista Roberto Calderoli con un «Evviva», viene giudicata dagli uomini della Marcegaglia «solo un primo passo». In effetti, la sforbiciata fu minima. Appena mille euro così divisi: 500 sulla diaria di soggiorno (oggi pari a 4.003,11 euro) e 500 sulla somma destinata al "rapporto eletto-elettore", quei 4.190 euro destinati in pratica ai portaborse. Non si toccò l´indennità, ben più corposa. Una soluzione che mise a tacere proposte certo più ambiziose e pesanti per le onorevoli tasche. Come quella del presidente della Camera Fini che calcolava il taglio del 10% sui 21 mila euro, ovvero lo stipendio mensile reale percepito da ciascun parlamentare italiano. Un sacrificio richiesto, dunque, di circa 2.127 euro lordi al mese. L´idea non trovò sponde, come era logico attendersi. E si planò sui mille euro. Un taglio, commentò qualcuno, «pagato dai portaborse».

di Valentina Conte

Bernanke minaccia il mondo economico

Il Laboratoire Européen d'Anticipation Politique (LEAP), uno dei più famosi istituti d’oltralpe impegnato nello studio delle questioni finanziarie e politiche, dall’andamento dei mercati agli effetti delle scelte dei governi sul sistema economico globale, nel suo ultimo bollettino in francese, ha diffuso notizie allarmanti sulla situazione americana e su quella dei principali paesi sviluppati che rientrano nella sfera d’influenza occidentale. Annuncio subito che molte previsioni mi sembrano politicamente molto deboli proprio perché derivanti da una lettura economicistica degli eventi in corso. Secondo i ricercatori del Laep la crisi che ha colpito il mondo negli ultimi anni entrerà, nella primavera prossima, nella sua fase più acuta determinando uno smembramento del precedente ordine internazionale, cioè quello sorto dopo la seconda guerra mondiale ed avente quale centro regolatore Washington. Riporto qui alcuni passi da me tradotti che danno la misura di quanto potrebbe avvenire a breve al di là dell’atlantico, con tutte le inevitabili ripercussioni che si abbatteranno in quei contesti esteri legati agli Usa da rapporti di subordinazione decennali. Gli studiosi del Leap sono convinti che la metà del 2011 sarà il vero spartiacque tra il vecchio ed il nuovo modo di concepire il sistema mondiale, con gli Stati Uniti che saranno costretti a prendere coscienza dell'esaurimento della loro assoluta autorità e credibilità “planisferica”. Questi saranno forzati ad avviare iniziative di massima austerità (bisognerà tuttavia capire chi riuscirà a convincerli e come) per la prima volta da quando sono assurti al rango di principale superpotenza dell’ovest (ed in seguito alla caduta dell’Urss anche del resto del globo): “Il mondo dovrà affrontare ‘il grande crollo’ del sistema economico e finanziario mondiale fondato da oltre 60 anni sulla necessità assoluta per l'economia americana di non trovarsi mai lungamente in recessione. Ma, la prima metà del 2011 imporrà all'economia americana una cura di austerità senza precedenti che immergerà il pianeta in un nuovo caos finanziario, monetario, economico e sociale”. Presagi da apocalisse che si accompagnano a gravi accuse contro la Fed e l’amministrazione Usa in quanto “la politica di rilancio dell’economia americana è fallita, il resto del mondo continua a finanziare in perdita i disavanzi US sperando che ad un certo momento questa scommessa sarà pagante ed avrà evitato un crollo del sistema globale, ovvero gli Stati Uniti monetizzeranno il loro debito e trasformeranno in valuta senza valore l'insieme dei dollari e buoni del Tesoro US posseduti dal resto del pianeta. Come ogni potenza con le spalle al muro, gli Stati Uniti ormai sono obbligati ad unire la minaccia alla pressione per potere ottenere quanto vogliono”. Ed i giudizi pesanti toccano anche personalità di spicco degli organi regolatori della finanza stellestrisce come il capo della Fed, Ben Bernanke, definito perfino un estorsore dopo i messaggi inviati ai suoi omologhi stranieri in occasione dei colloqui di fine agosto tra banche centrali a Jackson Hole: “Tenteremo di tutto per evitare un crollo economico e finanziario, continuerete a finanziare questo ‘tutto e non importa cos’altro’ altrimenti si lascia andare l'inflazione e si svaluta il dollaro mentre i buoni del tesoro US non varranno più un granché”. Quando un banchiere di tale calibro e ruolo si esprime come un volgare estorsore – dicono quelli del Leap - vuol dire che la situazione è davvero pericolosa. Ma l’Europa e le altre economie emergenti, soprattutto quella cinese, al momento la più vitale di tutto il pianeta, saranno disposte a piegarsi ai diktat americani col rischio vedersi accollare il peso dei guasti di tutto il sistema? L’amministrazione Obama sta cercando di fare proprio questo: far pagare ad altri l’insolvenza e il crollo dell’economia Us. Al momento le sue minacce fanno breccia nella vecchia e stanca Europa, ancora priva di una dimensione politica ed economica autonoma indispensabile ad opporre un minimo di reazione a detti ostili propositi, mentre funzionano decisamente meno con la Cina ed altre nazioni emergenti o riemergenti, le quali inseguono un decoupling da Washinton per diventare esse stesse locomotiva di un diverso treno economico. Finché però gli Usa avranno in mano la forza politica e militare bisognerà fare, in ogni caso, i conti con loro. State certi che venderanno cara la pelle. Questo scombinerà molte previsioni, comprese quelle del Leap.