10 gennaio 2011

Perché Washington odia Hugo Chavez

In Italia Non abbiamo un tipo alla Chavez, ma per scelta o lassismo?




A fine novembre, il Venezuela è stata colpito con violenza da piogge torrenziali ed inondazioni che hanno causato 35 morti e hanno lasciato circa 130.000 persone senza casa. Se George Bush fosse stato presidente, invece che Hugo Chavez, gli sfollati sarebbero stati spediti sottotiro in campi di prigionia improvvisati -- come il Superdome-- come è successo con l'uragano Katrina. Ma non è così che lavora Chavez. Il presidente venezuelano ha promulgato velocemente leggi "speciali" che gli hanno concesso poteri per garantire aiuti di emergenza e alloggi per le vittime dell'alluvione. Chavez ha poi sgomberato il palazzo presidenziale e lo ha trasformato in un alloggio per 60 persone, che sarebbe l'equivalente di convertire la Casa Bianca in un rifugio per senzatetto. Le vittime del disastro sono ora sfamati e accuditi dallo stato fino a quando non potranno ritornare alle loro case e a lavorare.



I dettagli degli sforzi di Chavez sono stati ampiamente omessi dai media statunitensi, dove è invece regolarmente demonizzato come un "potente di sinistra" ["leftist strongman" NdT] o un dittatore. I media rifiutano di ammettere che Chavez ha ridotto la diseguaglianza nei redditi, eliminato l'analfabetismo, fornito assistenza medica a tutti i venezuelani e innalzato i tenori di vita. Mentre Bush ed Obama stavano espandendo le loro guerre e spingendo per tagliare le tasse ai ricchi, Chavez era occupato a migliorare le vite dei poveri e bisognosi, respingendo al tempo stesso l'ultima ondata di aggressione statunitense.

Washington disprezza Chavez perchè non è disposto a consegnare le vaste risorse del Venezuela alle multinazionali e ai banchieri. E' per questo che l'amministrazione Bush ha provato a deporre Chavez nel fallito colpo di stato del 2002, ed è per questo che l'incantatore Obama continua tutt'oggi a lanciare attacchi velati a Chavez. Washington vuole un cambio di regime, in modo da insediare una marionetta che consegni le risorse del Venezuela alle grandi compagnie di petrolio e al tempo stesso renda la vita dei lavoratori un inferno.

Documenti rilasciati recentemente da Wikileaks mostrano come l'amministrazione Obama ha accelerato le ingerenze negl'affari interni del Venezuela. Questo è un estratto della recente lettera dell'avvocatessa e autrice, Eva Golinger:

"In un documento segreto scritto dall'attuale vice assistente Segretario dello Stato per l'Emisfero Ovest, Craig Kelly, ed inviato dall'ambasciata di Santiago in giugno 2007 al segretario di stato, alla CIA, al Southern Command del Pentagono, insieme ad una serie di altre ambasciate statunitensi nella regione, Kelly ha proposto "sei principali metodi di azione per il governo statunitense per limitare l'influenza di Chavez” e "ristabilire la leadership statunitense nella regione".

Kelly, il quale ha avuto un ruolo di primo piano come “mediatore” durante il colpo di stato dell'anno scorso in Honduras contro il presidente Manuel Zelaya, classifica nel suo rapporto il presidente Hugo Chavez come un “nemico”.

“Conosci il nemico: dobbiamo capire meglio come Chavez pensa e quello che ha in mente.. Per opporsi alla reale minaccia che lui rappresenta, dobbiamo conoscere meglio i suoi obiettivi e come intende perseguirli. Tutto ciò esige una migliore intelligence in tutti i nostri paesi”. Piu avanti Kelly confessa che il presidente Chavez è un “nemico formidabile, ma, aggiunge, “può essere certamente sconfitto”
(Wikileaks: Documenti Confermano Piani Statunitensi Contro il Venezuela, Eva Golinger, Cartoline dalla Rivoluzione)

Anche le comunicazioni del Dipartimento di stato mostrano che Washington ha finanziato gruppi anti-Chavez attraverso organizzazioni non governative (ONG) che fingono di lavorare per le libertà civili, per i diritti dell'uomo o per la promozione della democrazia. Questi gruppi si nascondono dietro una facciata di legittimità, ma il loro reale intento è di rovesciare il governo democraticamente eletto di Chavez. Obama appoggia questo tipo di strategia tanto quanto lo faceva Bush. L'unica differenza è che il team di Obama è più discreto. Questo è un altro pezzo del rapporto di Golinger con alcuni dettagli sulle origini dei finanziamenti:

“In Venezuela, gli Stati Uniti hanno appoggiato gruppi anti Chavez per oltre 8 anni, inclusi quelli che hanno eseguito il colpo di stato contro il presidente Chavez nell’aprile del 2002. Da allora, i finanziamenti sono aumentati considerevolmente. Un rapporto del maggio 2010 che valutava l'assistenza straniera a gruppi politici in Venezuela, commissionata dalla National Endowment for Democracy (NED), ha rivelato che più di 40 milioni di dollari sono annualmente indirizzati a gruppi anti-Chavez, la maggior parte provenienti da agenzie statunitensi.

Il Venezuela spicca come la nazione latino americana dove il NED ha investito più fondi in gruppi di opposizione durante il 2009, con 1.818.473 dollari, più del doppio rispetto all'anno prima.... Allen Weinstein, uno dei fondatori del NED, ha una volta rivelato al Washington Post, “quello che facciamo noi oggi lo faceva la CIA in clandestinità 25 anni fa...” (I segreti dell'America “Operazioni della società civile”: l'interferenza degli Stati Uniti in Venezuela continua a crescere”, Eva Golinger, Global Research)

Lunedi l'amministrazione Obama ha annullato il visto dell'ambasciatore Venezuelano a Washington come risposta al rifiuto di Chavez di nominare Larry Palmer ambasciatore americano a Caracas. Palmer è stato apertamente critico di Chavez dicendo che vi erano chiare connessioni tra membri dell'amministrazione Chavez e le guerriglie di sinistra nella vicina Colombia. È un modo indiretto di accusare Chavez di terrorismo. Ancora peggio, il background e la storia personale di Palmer suggeriscono che la sua nomina potrebbe essere una minaccia alla sicurezza nazionale del Venezuela. Consideriamo i commenti di James Suggett del “Venezuelanalysis on Axis of Logic”:

“Osservate la storia di Palmer, quando lavorava con le oligarchie, sostenute dagli Stati Uniti, di paesi come la Repubblica Domenicana, Uruguay, Paraguay, e Sierra Leone, Corea del Sud, Honduras, 'promuovendo il North American Free Trade Agreement (NAFTA).” Proprio come la classe dominante americana ha nominato un afro-americano, Barack Obama, per sostituire George W. Bush lasciando tutto il resto intatto, Obama a sua volta ha nominato Palmer per sostituire Patrick Duddy, il quale era coinvolto nel tentato colpo di stato del 2002 contro il presidente Chavez , oltre ad essere nemico dei venezuelani durante il suo mandato come ambasciatore in Venezuela”
(http://axisoflogic.com/artman/publish/printer_60511.shtml)

Il Venezuela è gia pieno di spie e sabotatori americani. Non hanno alcun bisogno di agenti che lavorano all'interno dell'ambasciata. Chavez ha fatto la cosa giusta a rifiutare la nomina di Palmer.

La nomina di Palmer avrebbe solo rafforzato la preesistente politica statunitense con più interferenze, più sovversioni e più creazioni di problemi per Chavez. Il dipartimento di stato è largamente responsabile per quelle che vengono chiamate rivoluzioni colorate in Ucraina, Libano, Georgia, Kyrgyzstan etc; le quali sono state tutte forgiate a stampo, come eventi televisivi a favore degl'interessi di ricchi capitalisti e contro i governi eletti. Adesso la schiera di Hillary vuole provare la stessa strategia in Venezuela. Tocca a Chavez fermarli, ed è per questo che ha passato leggi che “regolano, controllano o proibiscono il finanziamento straniero di attività politiche”. È il solo modo che ha per difendersi dall'intromissione degli Stati Uniti e proteggere la sovranità venezuelana.

Chavez sta anche usando i suoi nuovi poteri per riformare il settore finanziario. Questo è un estratto da un articolo intitolato “L'assemblea nazionale venezuelana passa una legge che rende le attività bancarie un 'servizio pubblico'”:

“Venerdi l'assemblea nazionale venezuelana ha approvato una nuova legislazione che definisce il settore bancario come un'industria “del settore pubblico,” esigendo che le banche in Venezuela contribuiscano a programmi sociali, impegni nella costruzione di case, e altri bisogni sociali e, al tempo stesso, rendendo gli interventi del governo più facili nel caso le banche non soddisfino le priorità nazionali.” ...

La nuova legge protegge i beni dei clienti delle banche nel caso ci siano irregolarità da parte dei proprietari, e stipula che la Superintendencia de Bancos prenda in considerazione gli interessi dei clienti delle banche - e non solo quello degli azionisti - quando vengono prese decisioni che influiscano sulla posizione della banca."

Allora perchè Obama non sta facendo la stessa cosa? E' troppo spaventato o è solo il lacchè di Wall Street? Eccovi un'altra parte dello stesso articolo:

"Nel tentativo di controllare la speculazione, la legge limita l'ammontare di credito che può essere messo a disposizione di invididui o entità private, stabilendo che 20% è il massimo ammontare di capitale che la banca può impiegare come credito. La legge limita inoltre la formazione di gruppi finanziari e vieta il possesso di interessi economici da parte di banche in aziende di brokeraggio e compagnie di assicurazione.

La legge inoltre stabilisce che il 5% dei profitti netti di tutte le banche dovranno essere dedicati esclusivamente a progetti dei consigli comunali. 10% del capitale di una banca deve inoltre essere messo in un fondo per pagare stipendi e pensioni nel caso di bancarotta.

Secondo le stime del 2009 del Softline Consultores, il 5 % dei profitti netti del settore bancario venezuelano avrebbe dato 314 milioni di bolivar in più, o 73,1 milioni di dollari, per programmi sociali volti a soddisfare i bisogni della maggioranza povera del Venezuela.
http://venezuelanalysis.com/news/5880

"Controllare la speculazione"? Questa è una nuova idea. Ovviamente, i leader dell'opposizione chiamano le nuove leggi "un attacco alla libertà economica". Ma questa è un puro nonsenso. Chavez sta solamente proteggendo la gente dalle attività predatorie di banchieri senza scrupoli. La gran parte degli americani sperano che Obama faccia la stessa cosa.

Secondo il Wall Street Journal, "Chavez ha minacciato di espropriare le grandi banche nel passato se non aumentavano i prestiti ai proprietari di piccole aziende e potenziali compratori di case, questa volta sta aumentando la pressione pubblicamente per mostrare la sua preoccupazione per la mancanza di case per 28 milioni di venezuelani."

Caracas soffre di una grande mancanza di case che è ulteriormente peggiorata a causa delle inondazioni. Decine di migliaia di persone hanno ora bisogna di un riparo, ed è per questo che Chavez sta mettendo pressione sulle banche per dare una mano. Ovviamente le banche non vogliono aiutare e stanno quindi piagnucolando. Ma Chavez non si è curato delle loro lamentele e le ha messe sotto osservazione. Infatti martedì ha rilasciato questo conciso avvertimento:

"Qualunque banca sbagli... l'esproprierò, che sia Banco Provincial, Banesco o Banco Nacional de Credito".

Bravo, Hugo. Nel Venezuela di Chavez i bisogni della gente ordinaria hanno la precedenza sui profitti dei banchieri tagliagole. C'è da sorprendersi che Washington lo odi?
di Mike Whitney


Fonte: www.informationclearinghouse.info

Gli Stati Uniti rischiano la bancarotta ma è l´Europa a dover temere di più



Per l´economista Barry Eichengreen l´insolvenza americana segnerebbe la fine del biglietto verde come moneta internazionale. Non è chiaro come Grecia e Irlanda possano uscire dalla recessione e risanare i loro conti pubblici. La Cina non vuole un crollo del dollaro che impoverirebbe le sue riserve. La caduta può essere made in Usa

«Una bancarotta sovrana degli Stati Uniti? Non è probabile però è diventata possibile. E segnerebbe la fine del dollaro come moneta internazionale. Oggi il pessimismo resta più forte verso l´Eurozona, dove l´insolvenza di Grecia e Irlanda è sempre più difficile da evitare». A 24 ore dall´allarme lanciato dal segretario al Tesoro Tim Geithner, che ha evocato un rischio default degli Usa al Congresso, la sua preoccupazione è confermata dal più autorevole storico delle crisi finanziarie.

Barry Eichengreen, docente all´Università di Berkeley, sta presentando il suo nuovo saggio "Exorbitant Privilege" al World Affairs Council. Il "privilegio esorbitante", un´espressione che Eichengreen riprende da Charles de Gaulle, è quello del dollaro: «Vale il 3% del Pil americano il fatto di poter stampare una moneta che le altre nazioni usano come mezzo di pagamento. In altri termini, questo privilegio ci consente di finanziare un deficit pubblico equivalente a un anno di buona crescita del Pil». Ma non è un privilegio eterno, avverte l´economista.

Che cosa giustifica l´allarme di Geithner sul rischio-insolvenza?

«L´attuale situazione politica, con un presidente democratico e una Camera repubblicana, tende a generare politiche economiche squilibrate e non agevola la riduzione del deficit pubblico. In prospettiva, con l´andata in pensione delle prime generazioni del baby-boom, un quarto delle entrate fiscali americane andrà esclusivamente a finanziare il servizio del debito. Se non interveniamo rapidamente sugli squilibri, sarà forte la tentazione di ridurre i debiti attraverso una politica monetaria che crei inflazione. Così l´America scaricherebbe i costi sugli stranieri che detengono tanta parte dei titoli del Tesoro. Ma è un gioco pericoloso: i mercati possono anticiparlo, smettere di acquistare i nostri titoli pubblici. Perciò l´insolvenza degli Stati Uniti è diventata possibile».

Vuol dire che la Cina potrebbe di colpo cessare i suoi acquisti di Treasury Bonds?

«Non per un´iniziativa unilaterale. Sarebbe autolesionista. Parafrasando l´equilibrio del terrore nucleare all´epoca della Guerra Fredda, l´ex consigliere economico di Barack Obama, Larry Summers, definì la situazione odierna come un equilibrio del terrore finanziario. La Cina non vuole determinare da sola un crollo del dollaro che impoverirebbe le sue riserve valutarie. La caduta del dollaro può avvenire solo in quanto "made in Usa". Se continuiamo a non mettere ordine nelle nostre finanze pubbliche, possiamo provocare un´improvvisa crisi di fiducia degli investitori esteri. Questi fenomeni accadono all´improvviso, più rapidamente di quanto si creda: basti ricordare la crisi di sfiducia che ha colpito l´Eurozona di recente».

Lei crede agli scenari di disgregazione dell´Eurozona?

«Oggi il pessimismo colpisce soprattutto l´euro. Non è chiaro come i Paesi più deboli possano al tempo stesso uscire dalla recessione, risanare i loro conti pubblici, senza abbandonare la moneta unica. A meno che la Germania accetti di continuare a finanziarli con massicci trasferimenti. Una bancarotta di Grecia e Irlanda è ormai sempre più probabile. Tuttavia non implica necessariamente che quei Paesi lascino l´euro. La Grecia finirebbe per stare ancora peggio, se tornasse alla dracma».

Che cosa pensa dello scenario opposto, cioè l´uscita dall´Eurozona del Paese più forte, la Germania?

«Io credo che la Germania, malgrado quel che ne pensano gli altri Paesi, sia politicamente troppo investita nell´Unione europea per mollare la moneta unica. Inoltre, per quanto l´euro sia impopolare tra i cittadini, l´industria tedesca sa che è nel suo interesse. Una rinascita del deutschemark si accompagnerebbe a una fortissima rivalutazione con grave danno per l´export. Resta il fatto che l´Unione europea deve rapidamente usare questa crisi per rimediare alle sue lacune».

Qual è la prima riforma necessaria per salvare l´euro?

«Sottrarre i compiti di vigilanza sulle banche alle autorità nazionali. Non dimentichiamo che questa crisi dell´Eurozona è anzitutto una crisi bancaria, com´è evidente nel caso irlandese, e non si può lasciare che a occuparsene siano i singoli Paesi».

Tra gli squilibri monetari mondiali, c´è chi vede la creazione di nuove bolle speculative nei Paesi emergenti come una conseguenza della politica monetaria americana. Il "quantitative easing" applicato da Ben Bernanke stampando moneta è sotto accusa in Brasile, Cina.

«E´ vero, la nuova liquidità generata dalla Federal Reserve in parte affluisce al di fuori delle nostre frontiere, attirata dai rendimenti superiori nelle economie emergenti. E´ un limite alla sua efficacia.

Tuttavia è necessaria, non c´è alternativa, in una situazione in cui restano dei rischi di deflazione per l´economia americana. La Fed valuta al 10% la probabilità di una deflazione, non è poco».

In "Exorbitant Privilege" lei prefigura un nuovo ordine monetario fondato su dollaro, euro, renminbi cinese. Quando?

«Più presto di quanto si crede. Io lo vedo realizzarsi nell´arco di un decennio. E penso che un mondo tripolare sarà più stabile di quello attuale. Il problema è governare la transizione: come traghettarci da qui a là».
di Federico Rampini

09 gennaio 2011

L'élite mondiale controlla ormai tutte le ricchezze del mondo

Al giorno d’oggi la ricchezza mondiale è più concentrata nelle mani di una élite di quanto lo sia mai stata nella storia moderna.

Un tempo la maggior parte della popolazione sul pianeta sapeva come coltivare i propri alimenti, allevare i propri animali e prendersi cura di sé. Non c’erano molte persone favolosamente ricche, ma c’era una certa dignità nell’avere un pezzo di terra che potevi chiamare tuo, o nell’avere un’abilità che potevi far fruttare.

Tristemente, nelle ultime decine di anni, una percentuale sempre maggiore di terre coltivabili è stata inghiottita da grosse corporation e da governi corrotti. Centinaia di milioni di persone sono state cacciate dalle proprie terre verso aree urbane sempre più dense.

Nel frattempo, è diventato sempre più difficile avviare un’attività propria, dal momento che poche monolitiche corporation globali hanno iniziato a dominare quasi ogni settore dell’economia mondiale. Così, un numero sempre maggiore di persone nel mondo è stata obbligata a lavorare per “il sistema” per riuscire appena a sopravvivere. Allo stesso tempo, coloro che sono al vertice della catena alimentare (l’élite) hanno impiegato decenni per implementare il sistema in modo da assicurarsi nelle proprie tasche porzioni sempre più vaste di ricchezza.

E così oggi, nel 2010, abbiamo un sistema globale in cui pochissime persone al vertice sono assurdamente ricche, mentre circa metà della popolazione di questo pianeta è irrimediabilmente povera.

Ci sono davvero poche nazioni nel mondo che non siano state quasi interamente saccheggiate dall’élite globale.

Quando l’élite parla di “investire” nei paesi poveri, ciò che intende veramente è prendere possesso delle terre, dell’acqua, del petrolio e delle altre risorse naturali. Grosse corporations globali stanno oggi spogliando dozzine di nazioni in tutto il mondo di favolose quantità di ricchezza, mentre la maggior parte della popolazione di quelle nazioni continua a vivere in un’abietta povertà. Nel frattempo, i politici al vertice di quelle nazioni ricevono ingenti doni per poter perpetrare il saccheggio.

Quello che quindi abbiamo nel 2010 è un mondo dominato da una minuscola manciata di persone ultraricche al vertice che posseggono una quantità incredibile di beni reali, un gruppo più numeroso di “manager intermedi” che fa funzionare il sistema per l’élite globale (e che è pagato veramente bene per farlo), centinaia di milioni di persone che fanno il lavoro richiesto dal sistema, e diversi miliardi di “inutili avventori” di cui l’élite globale non ha bisogno alcuno.

Il sistema non è stato progettato per elevare il tenore di vita dei poveri. Né per promuovere la “libera impresa” e la “competizione”. L’élite intende piuttosto accaparrarsi tutta la ricchezza e lasciare il resto di noi schiavi del debito o della povertà.

Quello che segue è un elenco di 20 dati statistici che provano il continuo accentramento di ricchezza nelle mani dell’élite globale, lasciando la maggior parte del resto del mondo in povertà e miseria.

  1. Secondo la UN Conference on Trade and Development (Conferenza dell’ONU su Commercio e Sviluppo), il numero di “paesi meno sviluppati” è raddoppiato negli ultimi 40 anni.
  2. I “paesi meno sviluppati” hanno speso 9 miliardi di dollari per importazioni di alimenti nel 2002. Nel 2008 questa cifra è salita a 23 miliardi di dollari.
  3. Il reddito medio pro-capite nei paesi più poveri dell’Africa è sceso a 1/4 negli ultimi 20 anni.
  4. Bill Gates ha un patrimonio netto dell'ordine dei 50 miliardi di dollari. Ci sono circa140 paesi al mondo che hanno un PIL annuo inferiore alla ricchezza di Bill Gates.
  5. Uno studio del World Institute for Development Economics Research (Istituto Mondiale per la ricerca sull’economia dello sviluppo) evidenzia che la metà inferiore della popolazione mondiale detiene circa l’1% della ricchezza globale.
  6. Circa 1 miliardo di persone nel mondo va a dormire affamato ogni notte.
  7. Il 2% delle persone più ricche detiene più della metà di tutto il patrimonio immobiliare globale.
  8. Si stima che più dell’80% della popolazione mondiale vive in paesi dove il divario fra ricchi e poveri è in continuo aumento.
  9. Ogni 3,6 secondi qualcuno muore di fame, e 3/4 di essi sono bambini sotto i 5 anni.
  10. Secondo Gallup, il 33% della popolazione mondiale dice di non avere abbastanza soldi per comprarsi da mangiare.
  11. Mentre stai leggendo questo articolo, 2,6 miliardi di persone nel mondo stanno soffrendo per mancanza di servizi sanitari di base.
  12. Secondo il più recente “Global Wealth Report” di Credit Suisse, lo 0,5% di persone più ricche controlla più del 35% della ricchezza mondiale.
  13. Oltre 3 miliardi di persone, quasi la metà della popolazione mondiale, vive con meno di 2 dollari al giorno.
  14. Il fondatore della CNN, Ted Turner, è il più grande proprietario terriero privato negli Stati Uniti. Oggi, Turner possiede circa 2 milioni di acri [più di 8.000 Km quadrati - NdT] di terra. Questa quantità è maggiore dell’area del Delaware e di Rhode Island messe assieme [come l’intera superficie dell’Abruzzo - NdT]. Turner peraltro invoca restrizioni governative per limitare a 2 o meno figli per coppia nell’ottica di un controllo della crescita demografica.
  15. 400 milioni di bambini nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile.
  16. Circa il 28% dei bambini dei paesi in via di sviluppo sono considerati malnutriti o hanno una crescita ridotta a causa della malnutrizione.
  17. Si stima che gli Stati Uniti detengano circa il 25% della ricchezza totale del mondo.
  18. Si stima che l’intero continente africano possegga solo l’1% della ricchezza totaledel mondo.
  19. Nel 2008 circa 9 milioni di bambini sono morti prima di compiere i 5 anni. Circa 1/3 di tutte queste morti è dovuto direttamente o indirettamente a scarsità di cibo.
  20. La famiglia di banchieri più famosa al mondo, i Rothschild, ha accumulato montagne di ricchezza mentre il resto del mondo è stato intrappolato nella povertà. Ecco cosa afferma Wikipedia a proposito delle ricchezze della famiglia Rothschild:

Si è sostenuto che nel corso del 19° secolo, la famiglia possedeva di gran lunga il più grande patrimonio privato del mondo, e di gran lunga la più grande fortuna nella storia moderna.

Nessuno sembra conoscere esattamente quanta ricchezza posseggano i Rothschild oggi. Dominano il sistema bancario in Inghilterra, Francia, Germania, Austria, Svizzera e molte altre nazioni. È stato stimato che la loro ricchezza aveva un valore di miliardi [di dollari] già alla metà dell’800. Senza dubbio la quantità di ricchezza detenuta oggi dalla famiglia è qualcosa di inimmaginabile, ma nessuno lo sa con certezza.

Nel frattempo, miliardi di persone nel mondo si stanno chiedendo come far saltar fuori il loro prossimo pasto.

A questo punto, molti lettori vorranno discutere di quanto è orribile il capitalismo e di quanto meravigliosi siano il socialismo e il comunismo.

Ma il problema non è il capitalismo e come abbiamo visto innumerevoli volte nei decenni passati, la proprietà statale delle imprese non costituisce soluzione a nulla.

Ciò che abbiamo nel mondo oggi non è capitalismo. È piuttosto qualcosa di più vicino al “feudalesimo”. L'élite è costituita da “uomini-monopolio” che sfruttano la loro incredibile ricchezza e potere per dominare il resto di noi. Di fatto, è stato John D. Rockefeller ad affermare: “La competizione è peccato”.

Sarebbe bellissimo se vivessimo in un mondo in cui chi vive in povertà fosse incoraggiato a intraprendere una propria attività agricola, a crearsi un lavoro e costruirsi una vita migliore.

Invece le cose vanno nella direzione opposta. La ricchezza diventa sempre più concentrata nelle mani di pochissimi, e il ceto medio ha iniziato a venire eliminatoanche nelle nazioni benestanti come gli Stati Uniti.

Risulta che l’élite globale ha deciso che non ha realmente bisogno di così tante e costose “api operaie” statunitensi dopo aver spostato oltreoceano migliaia di fabbriche e milioni di posti di lavoro.

Nel frattempo gli statunitensi sono così distratti da Ballando sotto le stelle, da Lady Gaga e dalla propria squadra sportiva da non rendersi conto di cosa sta accadendo.

Non c'è alcuna garanzia sul fatto che gli Stati Uniti saranno prosperi per sempre. Oggi, un numero record di statunitensi vive già in povertà. Il reddito medio familiare è calato lo scorso anno ed è calato anche lo scorso anno rispetto a quello precedente.

Quindi svegliamoci. Gli Stati Uniti si stanno integrando in un sistema economico globale dominato e controllato da una élite spropositatamente ricca. A costoro non interessa che tu abbia da pagare il mutuo e che tu desideri mandare tuo figlio all'università. Ciò che interessa loro è accumulare quanto più denaro possibile per sé stessi.

L’avidità sta correndo rampante attorno al pianeta e il mondo sta diventando un luogo molto molto freddo. Sfortunatamente, a meno di eventi davvero drammatici, i ricchi stanno solo diventando più ricchi, e i poveri stanno solo diventando più poveri.

di The Economic Collapse Blog

Fonte originale: The Economic Collapse Blog / Traduzione a cura di: Eileen Morgan / Fonte: ilporticodipinto.it

10 gennaio 2011

Perché Washington odia Hugo Chavez

In Italia Non abbiamo un tipo alla Chavez, ma per scelta o lassismo?




A fine novembre, il Venezuela è stata colpito con violenza da piogge torrenziali ed inondazioni che hanno causato 35 morti e hanno lasciato circa 130.000 persone senza casa. Se George Bush fosse stato presidente, invece che Hugo Chavez, gli sfollati sarebbero stati spediti sottotiro in campi di prigionia improvvisati -- come il Superdome-- come è successo con l'uragano Katrina. Ma non è così che lavora Chavez. Il presidente venezuelano ha promulgato velocemente leggi "speciali" che gli hanno concesso poteri per garantire aiuti di emergenza e alloggi per le vittime dell'alluvione. Chavez ha poi sgomberato il palazzo presidenziale e lo ha trasformato in un alloggio per 60 persone, che sarebbe l'equivalente di convertire la Casa Bianca in un rifugio per senzatetto. Le vittime del disastro sono ora sfamati e accuditi dallo stato fino a quando non potranno ritornare alle loro case e a lavorare.



I dettagli degli sforzi di Chavez sono stati ampiamente omessi dai media statunitensi, dove è invece regolarmente demonizzato come un "potente di sinistra" ["leftist strongman" NdT] o un dittatore. I media rifiutano di ammettere che Chavez ha ridotto la diseguaglianza nei redditi, eliminato l'analfabetismo, fornito assistenza medica a tutti i venezuelani e innalzato i tenori di vita. Mentre Bush ed Obama stavano espandendo le loro guerre e spingendo per tagliare le tasse ai ricchi, Chavez era occupato a migliorare le vite dei poveri e bisognosi, respingendo al tempo stesso l'ultima ondata di aggressione statunitense.

Washington disprezza Chavez perchè non è disposto a consegnare le vaste risorse del Venezuela alle multinazionali e ai banchieri. E' per questo che l'amministrazione Bush ha provato a deporre Chavez nel fallito colpo di stato del 2002, ed è per questo che l'incantatore Obama continua tutt'oggi a lanciare attacchi velati a Chavez. Washington vuole un cambio di regime, in modo da insediare una marionetta che consegni le risorse del Venezuela alle grandi compagnie di petrolio e al tempo stesso renda la vita dei lavoratori un inferno.

Documenti rilasciati recentemente da Wikileaks mostrano come l'amministrazione Obama ha accelerato le ingerenze negl'affari interni del Venezuela. Questo è un estratto della recente lettera dell'avvocatessa e autrice, Eva Golinger:

"In un documento segreto scritto dall'attuale vice assistente Segretario dello Stato per l'Emisfero Ovest, Craig Kelly, ed inviato dall'ambasciata di Santiago in giugno 2007 al segretario di stato, alla CIA, al Southern Command del Pentagono, insieme ad una serie di altre ambasciate statunitensi nella regione, Kelly ha proposto "sei principali metodi di azione per il governo statunitense per limitare l'influenza di Chavez” e "ristabilire la leadership statunitense nella regione".

Kelly, il quale ha avuto un ruolo di primo piano come “mediatore” durante il colpo di stato dell'anno scorso in Honduras contro il presidente Manuel Zelaya, classifica nel suo rapporto il presidente Hugo Chavez come un “nemico”.

“Conosci il nemico: dobbiamo capire meglio come Chavez pensa e quello che ha in mente.. Per opporsi alla reale minaccia che lui rappresenta, dobbiamo conoscere meglio i suoi obiettivi e come intende perseguirli. Tutto ciò esige una migliore intelligence in tutti i nostri paesi”. Piu avanti Kelly confessa che il presidente Chavez è un “nemico formidabile, ma, aggiunge, “può essere certamente sconfitto”
(Wikileaks: Documenti Confermano Piani Statunitensi Contro il Venezuela, Eva Golinger, Cartoline dalla Rivoluzione)

Anche le comunicazioni del Dipartimento di stato mostrano che Washington ha finanziato gruppi anti-Chavez attraverso organizzazioni non governative (ONG) che fingono di lavorare per le libertà civili, per i diritti dell'uomo o per la promozione della democrazia. Questi gruppi si nascondono dietro una facciata di legittimità, ma il loro reale intento è di rovesciare il governo democraticamente eletto di Chavez. Obama appoggia questo tipo di strategia tanto quanto lo faceva Bush. L'unica differenza è che il team di Obama è più discreto. Questo è un altro pezzo del rapporto di Golinger con alcuni dettagli sulle origini dei finanziamenti:

“In Venezuela, gli Stati Uniti hanno appoggiato gruppi anti Chavez per oltre 8 anni, inclusi quelli che hanno eseguito il colpo di stato contro il presidente Chavez nell’aprile del 2002. Da allora, i finanziamenti sono aumentati considerevolmente. Un rapporto del maggio 2010 che valutava l'assistenza straniera a gruppi politici in Venezuela, commissionata dalla National Endowment for Democracy (NED), ha rivelato che più di 40 milioni di dollari sono annualmente indirizzati a gruppi anti-Chavez, la maggior parte provenienti da agenzie statunitensi.

Il Venezuela spicca come la nazione latino americana dove il NED ha investito più fondi in gruppi di opposizione durante il 2009, con 1.818.473 dollari, più del doppio rispetto all'anno prima.... Allen Weinstein, uno dei fondatori del NED, ha una volta rivelato al Washington Post, “quello che facciamo noi oggi lo faceva la CIA in clandestinità 25 anni fa...” (I segreti dell'America “Operazioni della società civile”: l'interferenza degli Stati Uniti in Venezuela continua a crescere”, Eva Golinger, Global Research)

Lunedi l'amministrazione Obama ha annullato il visto dell'ambasciatore Venezuelano a Washington come risposta al rifiuto di Chavez di nominare Larry Palmer ambasciatore americano a Caracas. Palmer è stato apertamente critico di Chavez dicendo che vi erano chiare connessioni tra membri dell'amministrazione Chavez e le guerriglie di sinistra nella vicina Colombia. È un modo indiretto di accusare Chavez di terrorismo. Ancora peggio, il background e la storia personale di Palmer suggeriscono che la sua nomina potrebbe essere una minaccia alla sicurezza nazionale del Venezuela. Consideriamo i commenti di James Suggett del “Venezuelanalysis on Axis of Logic”:

“Osservate la storia di Palmer, quando lavorava con le oligarchie, sostenute dagli Stati Uniti, di paesi come la Repubblica Domenicana, Uruguay, Paraguay, e Sierra Leone, Corea del Sud, Honduras, 'promuovendo il North American Free Trade Agreement (NAFTA).” Proprio come la classe dominante americana ha nominato un afro-americano, Barack Obama, per sostituire George W. Bush lasciando tutto il resto intatto, Obama a sua volta ha nominato Palmer per sostituire Patrick Duddy, il quale era coinvolto nel tentato colpo di stato del 2002 contro il presidente Chavez , oltre ad essere nemico dei venezuelani durante il suo mandato come ambasciatore in Venezuela”
(http://axisoflogic.com/artman/publish/printer_60511.shtml)

Il Venezuela è gia pieno di spie e sabotatori americani. Non hanno alcun bisogno di agenti che lavorano all'interno dell'ambasciata. Chavez ha fatto la cosa giusta a rifiutare la nomina di Palmer.

La nomina di Palmer avrebbe solo rafforzato la preesistente politica statunitense con più interferenze, più sovversioni e più creazioni di problemi per Chavez. Il dipartimento di stato è largamente responsabile per quelle che vengono chiamate rivoluzioni colorate in Ucraina, Libano, Georgia, Kyrgyzstan etc; le quali sono state tutte forgiate a stampo, come eventi televisivi a favore degl'interessi di ricchi capitalisti e contro i governi eletti. Adesso la schiera di Hillary vuole provare la stessa strategia in Venezuela. Tocca a Chavez fermarli, ed è per questo che ha passato leggi che “regolano, controllano o proibiscono il finanziamento straniero di attività politiche”. È il solo modo che ha per difendersi dall'intromissione degli Stati Uniti e proteggere la sovranità venezuelana.

Chavez sta anche usando i suoi nuovi poteri per riformare il settore finanziario. Questo è un estratto da un articolo intitolato “L'assemblea nazionale venezuelana passa una legge che rende le attività bancarie un 'servizio pubblico'”:

“Venerdi l'assemblea nazionale venezuelana ha approvato una nuova legislazione che definisce il settore bancario come un'industria “del settore pubblico,” esigendo che le banche in Venezuela contribuiscano a programmi sociali, impegni nella costruzione di case, e altri bisogni sociali e, al tempo stesso, rendendo gli interventi del governo più facili nel caso le banche non soddisfino le priorità nazionali.” ...

La nuova legge protegge i beni dei clienti delle banche nel caso ci siano irregolarità da parte dei proprietari, e stipula che la Superintendencia de Bancos prenda in considerazione gli interessi dei clienti delle banche - e non solo quello degli azionisti - quando vengono prese decisioni che influiscano sulla posizione della banca."

Allora perchè Obama non sta facendo la stessa cosa? E' troppo spaventato o è solo il lacchè di Wall Street? Eccovi un'altra parte dello stesso articolo:

"Nel tentativo di controllare la speculazione, la legge limita l'ammontare di credito che può essere messo a disposizione di invididui o entità private, stabilendo che 20% è il massimo ammontare di capitale che la banca può impiegare come credito. La legge limita inoltre la formazione di gruppi finanziari e vieta il possesso di interessi economici da parte di banche in aziende di brokeraggio e compagnie di assicurazione.

La legge inoltre stabilisce che il 5% dei profitti netti di tutte le banche dovranno essere dedicati esclusivamente a progetti dei consigli comunali. 10% del capitale di una banca deve inoltre essere messo in un fondo per pagare stipendi e pensioni nel caso di bancarotta.

Secondo le stime del 2009 del Softline Consultores, il 5 % dei profitti netti del settore bancario venezuelano avrebbe dato 314 milioni di bolivar in più, o 73,1 milioni di dollari, per programmi sociali volti a soddisfare i bisogni della maggioranza povera del Venezuela.
http://venezuelanalysis.com/news/5880

"Controllare la speculazione"? Questa è una nuova idea. Ovviamente, i leader dell'opposizione chiamano le nuove leggi "un attacco alla libertà economica". Ma questa è un puro nonsenso. Chavez sta solamente proteggendo la gente dalle attività predatorie di banchieri senza scrupoli. La gran parte degli americani sperano che Obama faccia la stessa cosa.

Secondo il Wall Street Journal, "Chavez ha minacciato di espropriare le grandi banche nel passato se non aumentavano i prestiti ai proprietari di piccole aziende e potenziali compratori di case, questa volta sta aumentando la pressione pubblicamente per mostrare la sua preoccupazione per la mancanza di case per 28 milioni di venezuelani."

Caracas soffre di una grande mancanza di case che è ulteriormente peggiorata a causa delle inondazioni. Decine di migliaia di persone hanno ora bisogna di un riparo, ed è per questo che Chavez sta mettendo pressione sulle banche per dare una mano. Ovviamente le banche non vogliono aiutare e stanno quindi piagnucolando. Ma Chavez non si è curato delle loro lamentele e le ha messe sotto osservazione. Infatti martedì ha rilasciato questo conciso avvertimento:

"Qualunque banca sbagli... l'esproprierò, che sia Banco Provincial, Banesco o Banco Nacional de Credito".

Bravo, Hugo. Nel Venezuela di Chavez i bisogni della gente ordinaria hanno la precedenza sui profitti dei banchieri tagliagole. C'è da sorprendersi che Washington lo odi?
di Mike Whitney


Fonte: www.informationclearinghouse.info

Gli Stati Uniti rischiano la bancarotta ma è l´Europa a dover temere di più



Per l´economista Barry Eichengreen l´insolvenza americana segnerebbe la fine del biglietto verde come moneta internazionale. Non è chiaro come Grecia e Irlanda possano uscire dalla recessione e risanare i loro conti pubblici. La Cina non vuole un crollo del dollaro che impoverirebbe le sue riserve. La caduta può essere made in Usa

«Una bancarotta sovrana degli Stati Uniti? Non è probabile però è diventata possibile. E segnerebbe la fine del dollaro come moneta internazionale. Oggi il pessimismo resta più forte verso l´Eurozona, dove l´insolvenza di Grecia e Irlanda è sempre più difficile da evitare». A 24 ore dall´allarme lanciato dal segretario al Tesoro Tim Geithner, che ha evocato un rischio default degli Usa al Congresso, la sua preoccupazione è confermata dal più autorevole storico delle crisi finanziarie.

Barry Eichengreen, docente all´Università di Berkeley, sta presentando il suo nuovo saggio "Exorbitant Privilege" al World Affairs Council. Il "privilegio esorbitante", un´espressione che Eichengreen riprende da Charles de Gaulle, è quello del dollaro: «Vale il 3% del Pil americano il fatto di poter stampare una moneta che le altre nazioni usano come mezzo di pagamento. In altri termini, questo privilegio ci consente di finanziare un deficit pubblico equivalente a un anno di buona crescita del Pil». Ma non è un privilegio eterno, avverte l´economista.

Che cosa giustifica l´allarme di Geithner sul rischio-insolvenza?

«L´attuale situazione politica, con un presidente democratico e una Camera repubblicana, tende a generare politiche economiche squilibrate e non agevola la riduzione del deficit pubblico. In prospettiva, con l´andata in pensione delle prime generazioni del baby-boom, un quarto delle entrate fiscali americane andrà esclusivamente a finanziare il servizio del debito. Se non interveniamo rapidamente sugli squilibri, sarà forte la tentazione di ridurre i debiti attraverso una politica monetaria che crei inflazione. Così l´America scaricherebbe i costi sugli stranieri che detengono tanta parte dei titoli del Tesoro. Ma è un gioco pericoloso: i mercati possono anticiparlo, smettere di acquistare i nostri titoli pubblici. Perciò l´insolvenza degli Stati Uniti è diventata possibile».

Vuol dire che la Cina potrebbe di colpo cessare i suoi acquisti di Treasury Bonds?

«Non per un´iniziativa unilaterale. Sarebbe autolesionista. Parafrasando l´equilibrio del terrore nucleare all´epoca della Guerra Fredda, l´ex consigliere economico di Barack Obama, Larry Summers, definì la situazione odierna come un equilibrio del terrore finanziario. La Cina non vuole determinare da sola un crollo del dollaro che impoverirebbe le sue riserve valutarie. La caduta del dollaro può avvenire solo in quanto "made in Usa". Se continuiamo a non mettere ordine nelle nostre finanze pubbliche, possiamo provocare un´improvvisa crisi di fiducia degli investitori esteri. Questi fenomeni accadono all´improvviso, più rapidamente di quanto si creda: basti ricordare la crisi di sfiducia che ha colpito l´Eurozona di recente».

Lei crede agli scenari di disgregazione dell´Eurozona?

«Oggi il pessimismo colpisce soprattutto l´euro. Non è chiaro come i Paesi più deboli possano al tempo stesso uscire dalla recessione, risanare i loro conti pubblici, senza abbandonare la moneta unica. A meno che la Germania accetti di continuare a finanziarli con massicci trasferimenti. Una bancarotta di Grecia e Irlanda è ormai sempre più probabile. Tuttavia non implica necessariamente che quei Paesi lascino l´euro. La Grecia finirebbe per stare ancora peggio, se tornasse alla dracma».

Che cosa pensa dello scenario opposto, cioè l´uscita dall´Eurozona del Paese più forte, la Germania?

«Io credo che la Germania, malgrado quel che ne pensano gli altri Paesi, sia politicamente troppo investita nell´Unione europea per mollare la moneta unica. Inoltre, per quanto l´euro sia impopolare tra i cittadini, l´industria tedesca sa che è nel suo interesse. Una rinascita del deutschemark si accompagnerebbe a una fortissima rivalutazione con grave danno per l´export. Resta il fatto che l´Unione europea deve rapidamente usare questa crisi per rimediare alle sue lacune».

Qual è la prima riforma necessaria per salvare l´euro?

«Sottrarre i compiti di vigilanza sulle banche alle autorità nazionali. Non dimentichiamo che questa crisi dell´Eurozona è anzitutto una crisi bancaria, com´è evidente nel caso irlandese, e non si può lasciare che a occuparsene siano i singoli Paesi».

Tra gli squilibri monetari mondiali, c´è chi vede la creazione di nuove bolle speculative nei Paesi emergenti come una conseguenza della politica monetaria americana. Il "quantitative easing" applicato da Ben Bernanke stampando moneta è sotto accusa in Brasile, Cina.

«E´ vero, la nuova liquidità generata dalla Federal Reserve in parte affluisce al di fuori delle nostre frontiere, attirata dai rendimenti superiori nelle economie emergenti. E´ un limite alla sua efficacia.

Tuttavia è necessaria, non c´è alternativa, in una situazione in cui restano dei rischi di deflazione per l´economia americana. La Fed valuta al 10% la probabilità di una deflazione, non è poco».

In "Exorbitant Privilege" lei prefigura un nuovo ordine monetario fondato su dollaro, euro, renminbi cinese. Quando?

«Più presto di quanto si crede. Io lo vedo realizzarsi nell´arco di un decennio. E penso che un mondo tripolare sarà più stabile di quello attuale. Il problema è governare la transizione: come traghettarci da qui a là».
di Federico Rampini

09 gennaio 2011

L'élite mondiale controlla ormai tutte le ricchezze del mondo

Al giorno d’oggi la ricchezza mondiale è più concentrata nelle mani di una élite di quanto lo sia mai stata nella storia moderna.

Un tempo la maggior parte della popolazione sul pianeta sapeva come coltivare i propri alimenti, allevare i propri animali e prendersi cura di sé. Non c’erano molte persone favolosamente ricche, ma c’era una certa dignità nell’avere un pezzo di terra che potevi chiamare tuo, o nell’avere un’abilità che potevi far fruttare.

Tristemente, nelle ultime decine di anni, una percentuale sempre maggiore di terre coltivabili è stata inghiottita da grosse corporation e da governi corrotti. Centinaia di milioni di persone sono state cacciate dalle proprie terre verso aree urbane sempre più dense.

Nel frattempo, è diventato sempre più difficile avviare un’attività propria, dal momento che poche monolitiche corporation globali hanno iniziato a dominare quasi ogni settore dell’economia mondiale. Così, un numero sempre maggiore di persone nel mondo è stata obbligata a lavorare per “il sistema” per riuscire appena a sopravvivere. Allo stesso tempo, coloro che sono al vertice della catena alimentare (l’élite) hanno impiegato decenni per implementare il sistema in modo da assicurarsi nelle proprie tasche porzioni sempre più vaste di ricchezza.

E così oggi, nel 2010, abbiamo un sistema globale in cui pochissime persone al vertice sono assurdamente ricche, mentre circa metà della popolazione di questo pianeta è irrimediabilmente povera.

Ci sono davvero poche nazioni nel mondo che non siano state quasi interamente saccheggiate dall’élite globale.

Quando l’élite parla di “investire” nei paesi poveri, ciò che intende veramente è prendere possesso delle terre, dell’acqua, del petrolio e delle altre risorse naturali. Grosse corporations globali stanno oggi spogliando dozzine di nazioni in tutto il mondo di favolose quantità di ricchezza, mentre la maggior parte della popolazione di quelle nazioni continua a vivere in un’abietta povertà. Nel frattempo, i politici al vertice di quelle nazioni ricevono ingenti doni per poter perpetrare il saccheggio.

Quello che quindi abbiamo nel 2010 è un mondo dominato da una minuscola manciata di persone ultraricche al vertice che posseggono una quantità incredibile di beni reali, un gruppo più numeroso di “manager intermedi” che fa funzionare il sistema per l’élite globale (e che è pagato veramente bene per farlo), centinaia di milioni di persone che fanno il lavoro richiesto dal sistema, e diversi miliardi di “inutili avventori” di cui l’élite globale non ha bisogno alcuno.

Il sistema non è stato progettato per elevare il tenore di vita dei poveri. Né per promuovere la “libera impresa” e la “competizione”. L’élite intende piuttosto accaparrarsi tutta la ricchezza e lasciare il resto di noi schiavi del debito o della povertà.

Quello che segue è un elenco di 20 dati statistici che provano il continuo accentramento di ricchezza nelle mani dell’élite globale, lasciando la maggior parte del resto del mondo in povertà e miseria.

  1. Secondo la UN Conference on Trade and Development (Conferenza dell’ONU su Commercio e Sviluppo), il numero di “paesi meno sviluppati” è raddoppiato negli ultimi 40 anni.
  2. I “paesi meno sviluppati” hanno speso 9 miliardi di dollari per importazioni di alimenti nel 2002. Nel 2008 questa cifra è salita a 23 miliardi di dollari.
  3. Il reddito medio pro-capite nei paesi più poveri dell’Africa è sceso a 1/4 negli ultimi 20 anni.
  4. Bill Gates ha un patrimonio netto dell'ordine dei 50 miliardi di dollari. Ci sono circa140 paesi al mondo che hanno un PIL annuo inferiore alla ricchezza di Bill Gates.
  5. Uno studio del World Institute for Development Economics Research (Istituto Mondiale per la ricerca sull’economia dello sviluppo) evidenzia che la metà inferiore della popolazione mondiale detiene circa l’1% della ricchezza globale.
  6. Circa 1 miliardo di persone nel mondo va a dormire affamato ogni notte.
  7. Il 2% delle persone più ricche detiene più della metà di tutto il patrimonio immobiliare globale.
  8. Si stima che più dell’80% della popolazione mondiale vive in paesi dove il divario fra ricchi e poveri è in continuo aumento.
  9. Ogni 3,6 secondi qualcuno muore di fame, e 3/4 di essi sono bambini sotto i 5 anni.
  10. Secondo Gallup, il 33% della popolazione mondiale dice di non avere abbastanza soldi per comprarsi da mangiare.
  11. Mentre stai leggendo questo articolo, 2,6 miliardi di persone nel mondo stanno soffrendo per mancanza di servizi sanitari di base.
  12. Secondo il più recente “Global Wealth Report” di Credit Suisse, lo 0,5% di persone più ricche controlla più del 35% della ricchezza mondiale.
  13. Oltre 3 miliardi di persone, quasi la metà della popolazione mondiale, vive con meno di 2 dollari al giorno.
  14. Il fondatore della CNN, Ted Turner, è il più grande proprietario terriero privato negli Stati Uniti. Oggi, Turner possiede circa 2 milioni di acri [più di 8.000 Km quadrati - NdT] di terra. Questa quantità è maggiore dell’area del Delaware e di Rhode Island messe assieme [come l’intera superficie dell’Abruzzo - NdT]. Turner peraltro invoca restrizioni governative per limitare a 2 o meno figli per coppia nell’ottica di un controllo della crescita demografica.
  15. 400 milioni di bambini nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile.
  16. Circa il 28% dei bambini dei paesi in via di sviluppo sono considerati malnutriti o hanno una crescita ridotta a causa della malnutrizione.
  17. Si stima che gli Stati Uniti detengano circa il 25% della ricchezza totale del mondo.
  18. Si stima che l’intero continente africano possegga solo l’1% della ricchezza totaledel mondo.
  19. Nel 2008 circa 9 milioni di bambini sono morti prima di compiere i 5 anni. Circa 1/3 di tutte queste morti è dovuto direttamente o indirettamente a scarsità di cibo.
  20. La famiglia di banchieri più famosa al mondo, i Rothschild, ha accumulato montagne di ricchezza mentre il resto del mondo è stato intrappolato nella povertà. Ecco cosa afferma Wikipedia a proposito delle ricchezze della famiglia Rothschild:

Si è sostenuto che nel corso del 19° secolo, la famiglia possedeva di gran lunga il più grande patrimonio privato del mondo, e di gran lunga la più grande fortuna nella storia moderna.

Nessuno sembra conoscere esattamente quanta ricchezza posseggano i Rothschild oggi. Dominano il sistema bancario in Inghilterra, Francia, Germania, Austria, Svizzera e molte altre nazioni. È stato stimato che la loro ricchezza aveva un valore di miliardi [di dollari] già alla metà dell’800. Senza dubbio la quantità di ricchezza detenuta oggi dalla famiglia è qualcosa di inimmaginabile, ma nessuno lo sa con certezza.

Nel frattempo, miliardi di persone nel mondo si stanno chiedendo come far saltar fuori il loro prossimo pasto.

A questo punto, molti lettori vorranno discutere di quanto è orribile il capitalismo e di quanto meravigliosi siano il socialismo e il comunismo.

Ma il problema non è il capitalismo e come abbiamo visto innumerevoli volte nei decenni passati, la proprietà statale delle imprese non costituisce soluzione a nulla.

Ciò che abbiamo nel mondo oggi non è capitalismo. È piuttosto qualcosa di più vicino al “feudalesimo”. L'élite è costituita da “uomini-monopolio” che sfruttano la loro incredibile ricchezza e potere per dominare il resto di noi. Di fatto, è stato John D. Rockefeller ad affermare: “La competizione è peccato”.

Sarebbe bellissimo se vivessimo in un mondo in cui chi vive in povertà fosse incoraggiato a intraprendere una propria attività agricola, a crearsi un lavoro e costruirsi una vita migliore.

Invece le cose vanno nella direzione opposta. La ricchezza diventa sempre più concentrata nelle mani di pochissimi, e il ceto medio ha iniziato a venire eliminatoanche nelle nazioni benestanti come gli Stati Uniti.

Risulta che l’élite globale ha deciso che non ha realmente bisogno di così tante e costose “api operaie” statunitensi dopo aver spostato oltreoceano migliaia di fabbriche e milioni di posti di lavoro.

Nel frattempo gli statunitensi sono così distratti da Ballando sotto le stelle, da Lady Gaga e dalla propria squadra sportiva da non rendersi conto di cosa sta accadendo.

Non c'è alcuna garanzia sul fatto che gli Stati Uniti saranno prosperi per sempre. Oggi, un numero record di statunitensi vive già in povertà. Il reddito medio familiare è calato lo scorso anno ed è calato anche lo scorso anno rispetto a quello precedente.

Quindi svegliamoci. Gli Stati Uniti si stanno integrando in un sistema economico globale dominato e controllato da una élite spropositatamente ricca. A costoro non interessa che tu abbia da pagare il mutuo e che tu desideri mandare tuo figlio all'università. Ciò che interessa loro è accumulare quanto più denaro possibile per sé stessi.

L’avidità sta correndo rampante attorno al pianeta e il mondo sta diventando un luogo molto molto freddo. Sfortunatamente, a meno di eventi davvero drammatici, i ricchi stanno solo diventando più ricchi, e i poveri stanno solo diventando più poveri.

di The Economic Collapse Blog

Fonte originale: The Economic Collapse Blog / Traduzione a cura di: Eileen Morgan / Fonte: ilporticodipinto.it