E' uscito da pocco nelle sale cinematografiche "Il gioiellino", pellicola liberamente ispirata alla vicenda finanziaria della Parmalat.
Tra i tanti casi di crac analizzati dal regista Andrea Molaioli e dai suoi collaboratori, quello dell'industria alimentare è parso il più significativo. "Nel favoloso mondo della finanza", afferma il regista in un'intervista su movieplayer.it, "si può essere in una grande crisi e mostrare all'esterno uno straordinario momento florido, tanto florido da pensare all'espansione". Parlando a Radio3 Rai ha anche sostenuto che il caso Parmalat è paradigmatico, in quanto fu un'avvisaglia della crisi scoppiata nel 2007.
Fotogramma dell'intervista con il regista de "Il gioiellino", Andrea Molaioli (da movieplayer.it).
Alle sue spalle l'insegna dell'immaginaria ditta "Leda".
Anche in questo caso, noi del movimento internazionale di Lyndon LaRouche possiamo ben dire: "L'avevamo detto".
Con un incontro pubblico a Parma, nel mese di gennaio 2004, discutemmo infatti di come collocare un avvenimento economico, solo in apparenza locale, nel più ampio contesto mondiale e tratteggiammo le proposte programmatiche di Lyndon LaRouche di prevenzione del crac in corso.
Alcune nostre dichiarazioni di quel periodo, tra l'altro, recitano:
"Della vera truffa speculativa globale intorno ai bond nessuno ha avuto ancora il coraggio e la competenza per parlarne, in quanto si tratta di una dimensione da crisi finanziaria sistemica". Perché Morgan Stanley Italia (coinvolta nel crac assieme a JP Morgan, Citygroup, Bank of America, Deutsche Bank, ecc.) contattò il direttore finanziario della Parmalat, per offrirgli 300 milioni di euro in obbligazioni, conoscendo "molto meglio della Banca d’Italia, della Consob o del Tesoro la vera situazione debitoria e fallimentare della Parmalat"?
La domanda da porre non tanto alla magistratura, ma al governo e alle altre autorità politiche ed economiche italiane, ma anche di tutti gli altri stati, è la seguente: quali passi si vogliono seriamente fare per affrontare la bolla speculativa e il crac finanziario globale? Quanti crac si vogliono sperimentare ancora per ammettere che l’attuale sistema finanziario globale è in bancarotta?"
"È arrivato il momento di azioni coraggiose. Il bene comune della nazione, dei suoi cittadini e della sua economia ha la precedenza sugli interessi della speculazione".
"La Camera dei Deputati il 25 settembre 2002 votò all’unanimità la risoluzione firmata da Volontè, Brugger e altri deputati che impegnava il governo a 'prendere, in particolare, l'iniziativa di proseguire, nelle sedi internazionali competenti, l'attività di studio e di proposta per una nuova architettura finanziaria in grado di sostenere l'economia reale e di evitare bolle speculative e crac finanziari'."
E ancora:
"Il parlamento italiano ha già discusso in passato una serie di mozioni sulla nuova Bretton Woods, presentate in varie occasioni dai senatori Pedrizzi e Peterlini e dall'on. Brugger che hanno raccolto il sostegno di un centinaio di parlamentari di tutti i partiti. Le mozioni impegnavano il governo a intraprendere iniziative in sede internazionale per la promozione di una nuova conferenza di Bretton Woods a livello di capi di stato e di governo, come quella del 1944".
E con la parole di Lyndon LaRouche:
"Il pubblico non riesce a vedere la realtà dell'attuale crollo generale del sistema finanziario-monetario mondiale perché è accecato dalla menzogna sistematica dei rapporti mensili, trimestrali e annuali sull'inflazione pubblicati dal governo, dalla Riserva Federale USA e da altre rilevanti istituzioni all'interno e all'esterno degli Stati Uniti".
E, contrariamente a ciò che sostengono, anche oggi, molte vittime della truffa …
"I cittadini sono responsabili di aver permesso che ciò accadesse. Lei o lui hanno votato per gli inetti che hanno permesso che queste truffe andassero avanti per decenni, o hanno detto: "Non date la colpa a me. Non sono mai andato a votare! Non date a me la colpa per l'incidente provocato dalla mia automobile; in quel momento non avevo le mani sul volante. Quando si sveglieranno? Una domanda interessante, no?"
Nell'estate del 2005, montato il nostro banchetto in Piazza dei Mercanti a Milano, cominciammo a fare attività di propaganda. Parlando proprio di quel pericolo ad un passante alquanto elegante, fummo bloccati da questa sua perentoria affermazione: "Di casi Parmalat ce ne sono centinaia in Italia, pronti a scoppiare." E ci sembrò di essere in piena sintonia. Se non ché aggiunse, rivelando la sindrome da crisis management: "Speriamo solo che non li facciano scoppiare tutti insieme". Inutile dire che il distinto banchiere volle distinguersi tanto da rimanere anonimo, e rifiutare ogni forma di collaborazione.
Così, quando Molaioli dichiara a Rai Cinema: "L'elemento religioso è molto importante per questi personaggi [Calisto Tanzi &C., NdR], anzi, lo definirei quasi mistico. La cosa che mi ha particolarmente colpito è il modo in cui sia usato come facciata da chi professa determinati valori per poi comportarsi in tutt'altra maniera", non è molto lontano dal vero. Ma si sbaglia nell'identificare la religione di questa manica di truffatori: si tratta del culto della mano invisibile, dei “valori degli azionisti”, di Mammona – e nient'altro.
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