Mai  dovrà accadere che chiunque di voi  divulghi la realtà del Vero  Potere  (tratta da Il Più Grande Crimine)  rimanga a corto di parole alla   domanda: “Sì, ma esattamente chi sono  questi del Vero Potere?”. Sarebbe   fatale, verreste allineati  all’istante con i complottisti, gli   impreparati. Marco Travaglio ha di  recente scritto che chi gravita   attorno ai temi del Vero Potere sono  “gli idioti della rete” (per   continuare indisturbato l’opera al  servizio di chi gli permette di   essere in televisione, quel luogo dove  “tutti quelli che ci stanno  hanno  il guinzaglio… anche quelli bravi” –  lo disse Trav. stesso a  Faenza il  5/7/06, prima di essere in Tv,  naturalmente). Dobbiamo  invece essere,  per dirla alla Lewis Powell,  “superbamente competenti”,  almeno il più  possibile. Mi sono reso conto  che in oltre dieci anni  di inchieste e di  serate sul Vero Potere ho  snocciolato tutti i nomi e  cognomi dei  golpisti che ci hanno sottratto  la democrazia e la vita,  sparsi però in  decine di scritti e racconti.  Voi siete in difficoltà a  metterli assieme  in modo coerente, e così in  effetti non potete  divulgare bene. Allora  bando alle ciance, eccovi lo  schema completo da  cima a fondo con tutti i  nomi. Lo terrete in tasca, e  alla domanda  “Sì, ma esattamente chi sono  questi del Vero Potere?”, lo  estrarrete  ammutolendo i diffidenti, gli  scettici, i falsari. Forza,  in cima come  sempre le idee.
Le idee del Vero Potere
 (e chi le ha pensate)
    Quattro capisaldi storici.
 Fra la fine del ‘700 e inizio ‘800 l’economista inglese David Ricardo disse: PER CREARE RICCHEZZA, BISOGNA PRIMA RISPARMIARE, E SOLO DOPO SPENDERE
    Fra il 1870 e il 1873 gli economisti Neoclassici Leon Walràs, Carl Menger e W. Stanley Jevons dissero: IL MERCATO GENERA PERFETTO EQUILIBRIO DEI PREZZI
    Nel 1890 l’economista John B. Clark dichiarò che: I LAVORATORI GUADAGNANO IN PROPORZIONE ALLA LORO PRODUTTIVITA’
    All’inizio del ‘900 l’economista A. Cecil Pigou teorizza che: PER OTTENERE LA PIENA OCCUPAZIONE SI DEVONO ABBASSARE GLI STIPENDI
    I capisaldi storici oggi: l’attacco agli Stati che spendono sovrani, ai parlamenti, alla democrazia.
      Questi quattro concetti, partoriti oltre un secolo fa dal contesto    storico, furono ripresi in tempi moderni con tragiche conseguenze.
   PER CREARE RICCHEZZA, BISOGNA PRIMA RISPARMIARE, E SOLO DOPO  SPENDERE.   E’ il teorema da cui nasce il ‘fantasma’ del debito degli  Stati a  moneta  sovrana di cui parlo ne Il Più Grande Crimine,  che è  sfociato  in una  vera e propria isteria da deficit di bilancio che di  fatto ha   paralizzato per decenni quegli Stati impedendogli di fare  l’unica cosa   che dovevano fare: spendere la propria moneta a deficit  per creare piena   occupazione e pieno Stato Sociale per i cittadini (i  dettagli ne Il  Più  Grande Crimine). Infatti ancora oggi il dogma  dominante è che uno  Stato  probo PRIMA RISPARMIA, cioè taglia le spese e  pareggia i bilanci,  poi e  solo poi spende. Eccovi scodellato  l’assalto odierno alla  pubblica  spesa, coi tagli a tutto ciò che  protegge i cittadini e agli  stipendi  pubblici, che di conseguenza si  trascinano dietro anche quelli  privati.  In Italia si è distinto in ciò  il centrosinistra, con “i  tagli selvaggi  ai bilanci pubblici del  1996-2000 e 2006-2008” (Joseph  Halevi). I  principali ideologi odierni  dell’isteria da deficit sono Robert Lucas, Tom Sargent, Neil Wallace (scuola New Classical), Jude Wanniski, George Gilder (scuola Supply Siders), Greg Mankiw (New Keynesian conservatore). 
   IL MERCATO GENERA PERFETTO EQUILIBRIO DEI PREZZI. E’ l’idea secondo   cui  lo Stato deve starsene da parte e non interferire nel Mercato. Essa   ha  ispirato tutta la scuola Neoliberista dagli anni ’70 in poi,  quella  che  ha colonizzato i governi, le università, le amministrazioni   pubbliche e  private, e i ministeri con i loro uomini formati a queste   idee. Di fatto  sono i padroni dell’economia oggi, quelli contrari a   qualsiasi  regolamentazione pubblica del lavoro, della previdenza, delle   banche,  del commercio. E se lo Stato deve starsene da parte, di nuovo   esso NON  DEVE SPENDERE a deficit per i cittadini. Gli ideologi  odierni  principali  sono stati gli economisti Gerard Debreu, Kenneth Arrow, Frank Hahn (i Neoclassici), ma anche Milton Friedman, Carl Brunner, Alan Greenspan (i Monetaristi) e gli esponenti della scuola austriaca come Friedrich Hayek e Ludwig von Mises.
    Nell’attacco gli Stati e alla democrazia, si aggiungono altre idee, che hanno origine nella modernità.
   CI DOVRA’ ESSERE UNA UNIONE EUROPEA RETTA DA ORGANI NON ELETTI CON    POTERI PIU’ FORTI DI QUELLI DEGLI STATI MEMBRI, E CON UNA MONETA UNICA.    Il primo germe di queste idee fu di due politici francesi, Jean Monnet e Robert Schuman, e di un economista francese, Francois Perroux,    negli anni ’30. Lo scopo era quello di riportare al potere in Europa   le  elite finanziarie attraverso un governo sovranazionale di tecnici   (oggi  la Commiss. UE), di accantonare la “massa ignorante” dei   cittadini, e i  governi stessi. Infine di sottrarre agli Stati la loro   moneta sovrana e  imporre una moneta unica che nessuno Stato possiede   (oggi l’euro), così  da privare quegli Stati della sovranità economica   nientemeno. Altiero Spinelli,  in Italia, è un   entusiasta europeista fin dagli anni ’40, anche se non è  chiaro quanto   condividesse i piani dei francesi. L’Unione moderna nasce  dal 1993 in   poi (trattato di Maastricht e nel 2007 quello di Lisbona),  ed è  infatti  retta dalla Commissione Europea di burocrati non eletti,  che  emana  leggi sovranazionali, appoggiate dalle sentenze della Corte   Europea di  Giustizia che ha potere anche sulle nostre Costituzioni. Il   Parlamento  Europeo, che è eletto, non può ne fare né proporre le  leggi. I  governi  membri devono oggi sottoporre i loro bilanci prima  alla  Commissione e  solo dopo ai parlamenti nazionali. L’Unione ci  impone  regole di spesa  domestica che sono micidiali e stanno  distruggendo gli  Stati stessi.  L’euro non è di nessuno Stato e viene  emesso dalle banche  centrali  dell’Eurozona direttamente nel mercato  dei capitali privati, da  cui  ogni governo deve andare in prestito. Chi  in tempi moderni ha  voluto  questo, sono stati in particolare, e con  vari gradi di  responsabilità,  per la Francia, Jaques Attali, Jaques Delors, Francois Mitterrand, Valery Giscard D’Estaing, Jean Claude Trichet; per l’Italia i principali sono stati Giuliano    Amato, Romano Prodi, Mario Draghi, Carlo A. Ciampi, Guido Carli,  Carlo   Scognamiglio, Giacomo Vaciago, Mario Monti, Tommaso  Padoa-Schioppa,   Marco Buti, e poi l’intera classe politica con persino l’IDV; per la Germania Helmut Schmidt, Otmar Issing (oggi Goldman Sachs), Theo Weigel, Helmut Kohl; per l’Olanda Wim Duisenberg (ex BCE, Bilder.); per il Lussemburgo Jean Claude Juncker (ex Banca Mondiale).
      I CITTADINI PARTECIPATIVI VANNO DISATTIVATI. L’ultimo tassello per    sottomettere gli Stati e le democrazie alle elite finanziarie,    industriali e globaliste, erano i cittadini partecipativi cresciuti    nello spirito delle rivoluzioni democratiche del XIX e XX secolo.    Andavano messi da parte, resi apatici e incapaci di agire nella cosa    pubblica. Due pensatori americani, Walter Lippman e Edward Berneys,    diedero l’avvio alla manipolazione del consenso già negli anni ’30,    secondo la convinzione che i cittadini sono degli “outsider    rompicoglioni”; seguirono i profeti dell’Esistenza Commerciale e della    Cultura della Visibilità massmediatica, con i nomi di spicco di Lewis Power (il Memorandum, 1971) e Samuel Huntington, Michel Crozier e Joji Watanuki (La Crisi della Democrazia, 1975). Risultato: le masse occidentali odierne del tutto paralizzate e manipolabili.
      IMPEDIRE A OGNI COSTO AGLI STATI DI USARE LA PROPRIA MONETA  SOVRANA  E  FIAT PER CREARE PIENO BENESSERE SOCIALE. Nel 1971 il  presidente  Nixon  con una decisione unilaterale riportò in vita il  denaro Fiat (dal   latino), cioè il denaro sganciato da ogni limite di  creazione  (sganciato  dall’oro e da altre monete) e che lo Stato  s’inventa dal  nulla. Come  spiegato ne Il Più Grande Crimine, con  questo tipo di  denaro gli Stati  potevano spendere a deficit senza  quasi limiti per  creare piena  occupazione, pieno Stato Sociale e piene  infrastrutture.  Cioè: la piena  ricchezza sociale pubblica. Ciò  avrebbe però decretato  la fine storica  di ogni velleità del Vero  Potere di dominare i destini  economici degli  Stati, che con l’arma  della moneta Fiat e della  legittimazione  democratica popolare  sarebbero divenuti incontrastabili.  I sopraccitati  fantasmi del  debito, del deficit e dell’inflazione  furono creati ad hoc  per  paralizzare gli Stati in questa loro funzione,  e precisamente per   paralizzare gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, ma  anche tutt’Europa nel   ventennio che occorreva per annientarla con la UE  e l’euro . L’opera  di  colonizzazione dei cervelli in posizione  dirigenziale con quei  fantasmi  (cioè di economisti, docenti, tecnici di  ministero, grandi  tecnocrati,  giornalisti e infine politici) fu  attuata da una rete di Fondazioni   presso cui quasi  tutti i cervelli sopraccitati sono passati nella  loro  formazione o come  membri. Le principali sono: negli USA, American   Enterprise  Institute, Cato Inst., Heritage Foundation, Olin Found.,   Volker Found.,  Atlas Found., Coors Found., Rochefeller Found., Acton   Institute,  Washington Policy Center, Manhattan Institute for Policy   Research; in Gran Bretagna, Adam Smith Institute, Institute of Economic Affairs, Stockholm Network, Bruges Group, International Policy Network; in Francia, Association pour la Liberté Economique, Eurolibnetwork, Institut de Formation Politique; in Italia, CUOA, Adam Smith Society, Istituto Bruno Leoni, Acton Italia, Arel, CMSS, Nomisma, Prometeia; in Germania: Institut fuer Wirtschaftsforschung Halle, Institut fuer Weltwirtschaft, Institut der Deutschen Wirtschaft Köln. E praticamente in tutto il mondo la Mont Pelerin Society.
      I POLITICI VANNO DI FRETTA E DEVONO ESSERE ISTRUITI IN BREVE (E   OLIATI).  Letteralmente questa fu l’idea del fondatore americano della   Heritage  Foundation, Ed Feulner, che comprese come si potevano   condizionare le  scelte dei politici fornendogli dei riassunti ad hoc   sui temi da  dibattere, comodi, semplici, brevi, e naturalmente   ‘oliandone’ le  campagne elettorali. Nacque l’industria delle Lobby e dei lobbisti.    Finanziati con montagne di denaro, essi hanno accesso ai politici   tutto  l’anno, e sono oggi i veri decisori ai livelli più alti. A   Washington  stazionano dai 16 ai 40 mila lobbisti all’anno, budget 3 o 4   miliardi di  dollari all’anno; a Bruxelles ve ne sono dai 15 ai 20  mila  con un  budget di 1 miliardo di euro all’anno. A Roma sono circa  mille,  in  crescita, budget 150 milioni di euro. Negli USA si tratta   direttamente  dei grandi nomi della finanza o dell’industria che   finanziano le  campagne elettorali dei candidati in cambio di   legislazioni favorevoli, o  che piazzano dentro il governo i propri   uomini – il gov. Obama è  inzuppato di uomini di Wall Street: Larry Summers (legami con Citigroup), Bob Rubin (ex Goldman Sachs), Tim Geithner (FED di New York), Henry Paulson (ex Goldman Sachs), William Daley (ex JPMorgan Chase ), Gene Sperling (ex Goldman Sachs), Paul Volcker    (Rothschild, Rockefeller). Infatti negli Stati Uniti il conflitto    d’interessi è il più ampio del mondo, cioè il conflitto d’interessi è la    politica stessa. In Europa invece si sono organizzati in gruppi ad   hoc,  le cui principali sigle sono: Trans Atlantic Business   Dialogue,  European Services Leaders Group, International Chamber of   Commerce,  Investment Network, European Roundtable of Industrialists,    Liberalization of Trade in Servicies, European Banking Federation,    International Capital Market Association, European Employer Association,    Business Europe, tutti al lavoro presso la Commissione Europea, che è il nostro vero governo. In Italia le principali sigle sono: la Reti (6 milioni di euro), Cattaneo    Zanetto & co., VM Relazioni Istituzionali, Burson-Marsteller,    Beretta-Di Lorenzo & partners, Open Gate, FB Associati. Non   si  dimentichi poi che ogni grande azienda ha i propri uomini dediti  al   lobbismo, quindi alla fine una rete sterminata al lavoro.
    Tolta la sovranità legislativa, politica e monetaria allo Stato, annullati i cittadini partecipativi: morta la democrazia.
    I capisaldi storici oggi: l’attacco al lavoro.
   I LAVORATORI GUADAGNANO IN PROPORZIONE ALLA LORO PRODUTTIVITA’. Oggi   più  che mai le macroscopiche ingiustizie e gli immensi disastri del    capitalismo globalizzato devono ricadere sui lavoratori, cui viene    chiesto di lavorare sempre di più con ogni forma di creativi accordi    sindacali solo per garantire alle aziende margini sufficienti a rimanere    sul mercato, quando non di giocarsi i profitti in scommesse    finanziarie. Di fatto e conti alla mano, significa farli lavorare come    limoni da spremere a stipendi fermi se non deprezzati (come i  tedeschi).   Gli stessi sforzi di probità lavorativa non vengono però  chiesti ai   manager, che sono liberi di rovinare le aziende con scelte  di   investimenti speculativi folli, al posto di investimenti in  tecnologia e   innovazione (che in Francia e Germania sono stati invece  pagati dallo   Stato); né alle banche che sono state lasciate libere di  giocare con la   finanza fino al collasso economico mondiale del 2007,  che ovviamente è   ricaduto sui lavoratori. Gli ideologi odierni della  super produttività   dei lavoratori a stipendi stagnanti sono i seguaci  del Neomercantilismo (vedi sotto) e fra gli economisti John B. Clark, Dennis H. Robertson, e i loro seguaci nel Neoliberismo economico.
      PER OTTENERE LA PIENA OCCUPAZIONE SI DEVONO ABBASSARE GLI  STIPENDI.  Pur  essendo nato da convinzioni a volte genuine, questo  mantra è oggi   sfruttato per ben altri fini da Confindustria e da tutta  la destra   economica mondiale. Esso fu riconosciuto come fasullo  persino da Henry   Ford già negli USA degli anni ’30-‘40. Si tratta del  concetto chiave in   malafede del Neomercantilismo delle grandi  industrie dell’export (in   particolare quelle franco-tedesche), cioè:  deprimere i salari -   illudendo i lavoratori che così si creerà  occupazione, per esportare a   prezzi concorrenziali pur creando povertà  domestica. La maggior povertà   deriva dal fatto che abbassare i  redditi significa anche tagliare il   potere di spesa dei cittadini, che  ovviamente acquisteranno meno beni e   servizi, e questo a sua volta  taglia i profitti delle piccole medie   aziende che li offrono. Le p/m  aziende sanno di non vedere e ovviamente   non assumeranno in quelle  condizioni, e non solo, neppure investiranno,  e  anche questo limita  l’offerta di posti di lavoro. Infine esse   licenzieranno e  precarizzeranno, il che completa il girone infernale di   una crescente  disoccupazione. Ma è proprio la massa disoccupata che fa   il gioco dei  Neomercantili, che così possono ricattare i lavoratori in   competizione  fra loro assumendoli per paghe da fame. Si tratta del   ‘vangelo’ di  tutti gli economisti Neoclassici, come Gerard Debreu, Kenneth Arrow, Frank Hahn, ma anche della scuola austriaca di Von Mises e Hayek, dei New Keynesians conservatori come Greg Mankiw e dei Neoliberisti in generale.
   Nell’attacco al lavoro, si aggiungono altre idee, che hanno origine nella modernità.
   LA SUPREMAZIA FUTURA SARA’ DEGLI STATI CHE ACCUMULERANNO PROFITTI    INFLIGGENDO POVERTA’ NEL LAVORO. Fu descritta dall’economista francese Francois Perroux    nel 1933 e diventerà la legge suprema del Neomercantilismo    franco-tedesco cui ho accennato sopra. Oggi è in piena voga in Europa.    In passato l’unica arma degli Stati europei per difendersi dal    Neomercantilismo franco-tedesco fu il potere di svalutare la propria    moneta sovrana (lire, peseta, dracme ecc.) per vendere i propri prodotti    a prezzi competitivi rispetto a Francia e Germania. Per impedirgli   ciò,  la Germania impose nel 1979 il Sistema Monetario Europeo, e dopo   il suo  crollo, il sistema euro moneta unica. Oggi gli Stati   dell’Eurozona, non  potendo più svalutare le monete sovrane (non le   abbiamo più), sono  costretti per competere a svalutare il costo del   lavoro, cioè calo dei  redditi.
    ABBASSARE LA DISOCCUPAZIONE CREA INFLAZIONE. Fu partorita dal monetarista Milton Friedman,    della scuola di Chicago negli anni ‘60 e ‘70. Egli sostenne che  esiste   un tasso ‘naturale’ di disoccupazione che non va assolutamente   alterato  con interventi governativi, perché se lo di fa si innesca una   spirale di  inflazione fuori controllo, e questa distrugge l’economia.   Tali idee  furono usate come trucco ideologico per mantenere la   disoccupazione  esistente, cioè in essere, e poterla usare come   strumento di politica  per ricattare il mondo del lavoro, mentre la si   poteva eliminare del  tutto (si legga LA PIENA OCCUPAZIONE ERA   POSSIBILE, Il Più Grande  Crimine).
    I PROFITTI FAVOLOSI SONO   NEL MERCATO FINANZIARIO, NON NELLA PRODUZIONE  DI COSE CONCRETE. E’   l’idea che travolge il mondo produttivo negli anni  ’80, quando si fa   strada la realizzazione che il denaro può rendere  assai di più se   sottratto agli investimenti tradizionali (beni  materiali, produzione) e   investito in speculazioni finanziarie (borsa,  valute, derivati…). Nel   gioco dei numeri che moltiplicano altri numeri  si buttano sia i   cittadini (fondi pensione, polizze vita, risparmi…) che  le aziende, che   deviano verso le scommesse finanziarie sempre più  capitali, a scapito   di investimenti e innovazione. Nascono i fenomeni  del Pension Fund   Capitalism e Money Manager Capitalism. La stessa  realizzazione si   accende fra le banche, che calano vistosamente nel loro  tradizionale   modo di far profitti (i prestiti) e si buttano anche loro a  far   diavolerie in finanza speculativa. Risultato: si creano così delle    immense bolle speculative che poi regolarmente esplodono, trascinandosi    con sé le banche, i risparmiatori e le aziende. Risultato del   risultato:  le banche vanno in rosso e smettono di prestare quel poco   che  prestavano, le aziende perdono i prestiti e anche i denari   scommessi  nelle bolle, e alla fine tutto ricade sui lavoratori, con la   solita  litania dei licenziamenti, precarizzazione ecc. Il padrino di   questo  disastro fu senza dubbio Alan Greenspan, quando   da governatore  della Federal Reserve (banca centrale americana) diede   il via a  politiche monetarie che rendevano disponibili quantità  immense  di denaro  a tassi favorevoli agli speculatori: il notorio  fenomeno del  Greenspan  put. A far profitti furono e sono ovviamente le  grandi  assicurazioni –  le top sono AIG, ING, Allianz, Generali, China Life, AXA Group, Zurich, Munich Re, Prudential, Sun Life; i fondi pensione privati – i top sono General Motors Fund, General Electric, BT Group, AT&T, Verizon, Barclays Bank, Lloyds TSB, Citigroup; gli equity funds – i top sono The    Carlyle Group, Goldman Sachs Principle, TPG, Apollo Global, Bain    Capital, Balckstone Group, 3i Group, Advent, Providence Equity; le banche d’investimento, fra cui svettano Goldman    Sachs, JPMorgan Chase, Morgan Stanley, Bank of America, Barclays    Capital, Credit Suisse, Deutsche Bank, UBS, HSBC, BNP Paribas, ING    Groep, Banco Bilbao, Rabobank, Banco Santander, Nomura, Wells Fargo,    Societé General, Lloyds TSB. In Italia le top sono Unicredito Italiano, Intesa Sanpaolo, Monte Paschi Siena Finance, Market Capital Italia, Mediobanca, Eidos Capital; e infine un esercito di singoli investitori troppo immenso per essere nominati qui.
     PRIVATIZZARE PER RIPIANARE IL DEBITO PUBBLICO E PER APRIRE ALLA    CONCORRENZA A FAVORE DEI CITTADINI. Un altro mantra ossessivo del    Neoliberismo economico, spinto dalle Fondazioni col solito meccanismo    della colonizzazione dei cervelli dirigenziali. Le privatizzazioni e    liberalizzazioni sono partite con impeto dai primi anni ’80 in USA e GB    (Reagan e Thatcher), e negli anni ’90 in Italia (gov. tecnici e    centrosinistra al top), imposte dai sopraccitati fantasmi del debito    pubblico e del deficit. Oltre a non aver affatto alleggerito il debito    pubblico, esse hanno permesso svendite di beni edificati con decenni di    lavoro pubblico a speculatori privati con favoritismi scandalosi   (prezzi  stracciati e lo Stato che ristrutturava le aziende a sue spese   prima di  darle ai privati). Inoltre hanno di fatto portato alla   creazione di  monopoli (detti cartelli) in finta concorrenza dove i   giganti finanziari  hanno acquisito il dominio del mercato mangiandosi i   concorrenti  piccoli, e oggi ne dettano i prezzi (alti). Infatti il   Price Cap prevede  piena soddisfazione degli investimenti con le tariffe   delle bollette,  perciò più aumentano gli investimenti più van su le   tariffe; inoltre,  sui costi delle privatizzazioni, e quindi nella   bolletta, pesano anche  le enormi commissioni che le banche di   intermediazione pretendono  all’atto delle privatizzazioni. Infine, nel   campo della privatizzazione  dei servizi essenziali (acqua, gas,  sanità,  anagrafi, trasporti,  autostrade ecc.), il cittadino diviene   prigioniero dei privati, poiché  non può scegliere di non acquistare   quei servizi (non può non bere, non  cucinare, non curarsi ecc.) e li   dovrà pagare a ogni costo, anche a  tariffe alte, garantendo ai privati i   profitti (Captive Demand). Nel  mondo del lavoro le privatizzazioni   hanno portato a licenziamenti e  precarizzazione in massa, fino al   notorio fenomeno dello slimming down,  dove le nuove aziende quotate in   borsa acquistano di valore se  licenziano, e i manager son premiati con   bonus milionari.
 I grandi privatizzatori italiani sono stati: Romano   Prodi, Carlo  Scognamiglio, Mario Draghi, Giuliano Amato, Franco   Bassanini, Vincenzo  Visco, Massimo D’Alema, Beniamino Andeatta, Carlo   A. Ciampi, Guido  Carli, Lamberto Dini, Tommaso Padoa-Schioppa, Enrico   Letta, Mario Monti.  
    E naturalmente, LO STATO NON   DEVE SPENDERE A DEFICIT PER IMPIEGARE I  DISOCCUPATI, I LICENZIATI, I   PRECARI. Di cui ho già detto sopra.
 
 
   GLI ALFIERI POLITICI DI QUELLE IDEE  
      I nomi principali in ordine di responsabilità: USA, Bill Clinton, Barak Obama, Ronald Reagan, George Bush Senior. In Gran Bretagna, David Cameron, Margaret Thatcher, Tony Blair, John Major, Gordon Brown. In Germania, Angela Merkel, Helmut Kohl, Gerhard Schroder. In Francia, Francois Mitterrand, Valery Giscard D’Estaing, Nicolas Sarkozy, Jaques Chirac. In Italia, Giuliano    Amato, Mario Draghi, Romano Prodi, Mario Monti, Tommaso   Padoa-Schioppa,  Massimo D’Alema, Enrico Letta, Massimo Tononi, Carlo A.   Ciampi, Carlo  Scognamiglio, Angelo Maria Petroni, Vincenzo Visco,   Beniamino Andreatta,  Maria Stella Gelmini, Emma Bonino, Antonio   Martino, Lamberto Dini,  Franco Bassanini, Giorgio Napolitano, Luigi   Bersani, Guido Carli.
     Dove decidono.
      Gli ordini da impartire alla politica e da far atterrare sui  banchi  dei  parlamentari per mezzo dei lobbisti vengono decisi in  riunioni di  Club  riservati di uomini e donne del Vero Potere. Non è la  massoneria,  che  certamente si trova diffusa in quei Club ma non ne è  la madre. Le   riunioni possono anche essere informali e avvenire nelle  Fondazioni e   nelle Lobby di cui sopra, ma in pochi casi esse prendono  forma di gruppi   istituzionalizzati. I principali da ricordare sono: la  Commissione Trilaterale, il Bilderberg Group, l’Aspen Institute, e il World Economic Forum.    Raccolgono la ‘Globocrazia’ occidentale (citazione da The Economist),    il cui potere non ha bisogno di spiegazioni, basta leggere chi sono.    Anche qui i nomi sono infiniti. Ne cito solo alcuni da ricordare: Peter Sutherland (ex WTO, Goldman Sachs, UE, Bilderberg), David Rockefeller (Trilat., Bilder.), Paul Volcker (ex FED, Aspen, Trilat., Bilder.), Leon Brittan (ex Commissione UE, Trilat.), Henry Kissinger (Aspen, Trilat., Bilder., WEF), John Micklethwait (Dir. The Economist, Bilder.), Zbigniev Brzezinski(ex gov. USA, ex Trilat.), Henry Paulson (ex gov. USA, Bilder.), Edmond de Rothschild (Bilder.), Ben Bernanke (govern. FED, Bilder.), Bill Clinton (WEF), Etienne Davignon (Bilder.), John Negroponte (ex Diplomazia USA, Trilat.), Karel de Gucht (Commissione UE per il Commercio, Bilder.), Condoleezza Rice (ex gov. USA, Aspen, Trilat., Bilder.), Jean Claude Trichet (govern. BCE, Bilder.), Timothy Geithner (Min. Tesoro USA, ex Trilat., Bilder.), Larry Summers (ex gov. USA, Bilder.), Carl Bildt (Min. Est. Svezia, Trilat., Bilder.), Joaquin Alumnia (Commissione UE per la Concorrenza, Bilder.), George Soros (WEF), Carlos Ghosn (Renault, WEF), George Papaconstantinou (Min. Finanz. Grecia, Bilder.), Peter Brabeck Letmathe (Nestlè, WEF), José Zapatero (premier Spagna, Bilder.), Cynthia Carroll (Anglo American, WEF), Josef Ackermann (Deutsche Bank, Bilder.), Neelie Kroes (Commissione UE per il Digitale, Bilder.), Christine Lagarde (Min. Finanz. Francia, Bilder.), Bill Gates (Microsoft, Bilder.), Donald Graham (AD Washington Post, Bilder), Robert Zoellick (Pres. Banca Mondiale, Bilder.).
Le università che gravitano attorno al World Economic Forum sono niente meno che: Columbia,    Johns Hopkins, London School of Economics, Georgetown, Harvard, Tokio    Univ., ETH Zurigo, Oxford, Stanford, MIT, Yale, Cambridge, Chicago   Univ. I leaders politici nel WEC… tutti.
 Il drappello italiano non manca, fra cui: Piero Gnudi (ENEL, Aspen), Fulvio Conti (ENEL, Bilder.), Riccardo Perissich (IAI, Aspen), Gianfelice Rocca (Techint, Aspen, Trilat., Bilder.), Angelo Maria Petroni (Sole 24 Ore, Aspen), Mario Monti (Bocconi, ex Commissione UE, Aspen, Trilat., Bilder.), Roberto Poli (ENI, Aspen), Paolo Scaroni (ENI, Bilder.), Giacomo Vaciago (ex Citibank, Aspen), Carlo Secchi (Bocconi, ex UE, Trilat.), Mario Draghi (Banca d’It., Bilder.), Giulio Tremonti (Min. Tesoro, Aspen), Fedele Confalonieri e Franco Frattini (Aspen), Domenico Siniscalco (vice di Morgan Stanley, Bilder.), Ferdinando Salleo (Mediocredito, Trilat.), Lucia Annunziata (Aspen), John Elkann (Fiat, Aspen, Trilat., Bilder.), Tommaso Padoa-Schioppa (scomparso, ex FMI, ex Fiat, Bilder.), Emma Marcegaglia (Aspen), Pierfrancesco Guarguaglini (Finmeccanica, Trilat.), Enrico Letta (ex gov. Prodi, Aspen, Trilat.), Corrado Passera (Intesa, Aspen), Carlo Scognamiglio (ex gov D’Alema, Aspen), Marco Tronchetti Provera (Pirelli, Trilat.), Franco Bernabè (Telecom, Bilder.), Franco Venturini (Corriere, Trilat.), Paolo Mieli (Aspen), Romano Prodi (Aspen, Bilder.), Giuliano Amato (oggi Deutsche Bank, Aspen), Paolo Savona (Banca di Roma, Aspen).
   Non ufficialmente, alcune fonti citano Francesco Giavazzi, Ferruccio   De  Bortoli, Rodolfo De Benedetti come membri del Bilderberg Group.
    Chi incassa.
      Il Più Grande Crimine ha storpiato intere esistenze e inflitto  pene   inenarrabili a milioni di noi cittadini, e inflitto direttamente  la   morte a centinaia di milioni di ‘negri’. I dettagli nel saggio.  Ecco chi   ci guadagna e chi di fatto finanzia The Machine.
  Dal  Neomercantilismo guadagnano tutte le grandi Corporations, che è    inutile listare qui, ma sottolineo che si tratta esclusivamente di    quelle che capitalizzano sull’export e che hanno oggi gli occhi puntati    sui mercati di Cina, Brasile, India, Paesi emergenti dell’Opec, Stati    Uniti. Il meccanismo è quello della deflazione degli stipendi ottenuta    creando masse di disoccupati (in UE oggi 23 milioni) e sottoccupati.    Ecco il meccanismo criminale creato a tavolino: coi fantasmi del  debito e   del deficit si paralizza la spesa dello Stato pro cittadini e  si   impongono i tagli al sociale e ai salari (in UE anche di più a  causa del   Patto di Stabilità che strangola gli Stati, che se sforano  sono puniti  e  costretti a tagli selvaggi); i cittadini  s’impoveriscono, le piccole   medie aziende non vendono e  licenziano/precarizzano e calano i loro   salari; lo Stato deve usare  gli ammortizzatori sociali e con la   deflazione dei redditi incassa  anche meno tasse, per cui aumenta il suo   deficit, quindi ancora tagli e  giù i salari, ancora giù le vendite e  giù  i salari di aziende, ancora  disoccupati, e via daccapo, fino alla   creazione di masse di  disoccupati/sottoccupati che competono per uno   stipendio, e a questo  punto le industrie neomercantili li ricattano e li   assumono per  stipendi bassi/indecenti. Non solo, gli impongono la   produttività  esasperata che fa lavorare meno gente per produrre la   stessa quantità  di cose, per cui ancora meno posti di lavoro, e ancora   più masse  ricattabili.
 Le grandi Corporations che ne beneficiano sono i mostri internazionali come Renault,    Siemens, Boeing, Microsoft, Electrolux, Vodafone, General Electric,    Procter & Gamble, Alcoa, Caterpillar, Volkswagen… Le italiane sono poche, fra cui Finmeccanica, Fiat, Benetton, Luxottica, Tod’s, A2A.    Tuttavia non si dimentichi che le politiche di deflazione salariale    delle Corporations neomercantili tedesche e francesi si riflettono    immediatamente sui nostri salari industriali anche nelle aziende non    direttamente neomercantili.
 Dalla monopolizzazione della falsa concorrenza guadagnano in particolare i mostri dell’agribusiness come Cargill, ADM, Bunge, Potash Corp., Monsanto, Syngenta, Bayer, Dow, BASF, AGCO, John Deere, New Holland,    coloro che hanno conquistato il monopolio di mercato nelle sementi,   nei  pesticidi, nei fertilizzanti, nelle attrezzature agricole. Essi   però  stanno sfruttando un altro immane capitolo del Vero Potere che ho    trattato qui    http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=214, che è    quello della corsa agli alimenti.
   Dalla distruzione degli   Stati nella loro sovranità economica guadagnano:  in primo luogo gli   investitori che comprano a prezzi stracciati i beni  pubblici   privatizzati dallo Stato nella sua corsa disperata alla ricerca  di   entrate per ripianare i fantasmi del debito e del deficit    (artificialmente indotti come spiegato più sopra). Essi passano spesso    attraverso la mediazione delle banche d’investimento, o sono queste    stesse che partecipano alle acquisizioni, in un intreccio incredibile di    speculatori/banche che vede circolare sempre gli stessi soggetti in    mille vesti diverse. I nomi dei maggiori fra questi colossi sono Goldman    Sachs, JPMorgan Chase, Morgan Stanley, Bank of America, Barclays    Capital, Credit Suisse, Deutsche Bank, UBS, HSBC, BNP Paribas, ING    Groep, Banco Bilbao, Rabobank, Banco Santander, Nomura, Wells Fargo,    Societé General, Lloyds TSB. In Italia svettano in cima Unicredito    Italiano, Intesa Sanpaolo, Monte Paschi Siena Finance, Market Capital    Italia, Mediobanca, Eidos Capital. Il salotto ‘buono’ del capitalismo italiano che ha investito in privatizzazioni vede i soliti nomi di Carlo    De Benedetti, Luca C. di Montezemolo, la famiglia Benetton, Cesare    Geronzi, Marco Tronchetti Provera, la famiglia Moratti, Roberto    Colaninno, Corrado Passera, Leonardo Del Vecchio, Francesco Caltagirone,    Antonio Angelucci fra i più noti, ma elencarli tutti è impossibile.
      Oltre ai Neomercantili, dal sopraccitato girone infernale – dove   gli  Stati sono costretti sia dell’ideologia Neoliberista che dalla   truffa  dell’euro a imporre deflazione della ricchezza, che fa crollare   gli  stipendi che fanno crollare le aziende che licenziano, con di  nuovo   conseguenze catastrofiche nei conti pubblici che ancora  trascinano gli   Stati in basso al punto da rischiare il fallimento dei  conti (il   default) – guadagnano anche gli speculatori della finanza ad  alto   rischio. Essi si sono specializzati in scommesse con prodotti  finanziari   detti ‘derivati’ contro (l’insostenibile) euro, contro i  nostri  mercati  al collasso, contro qualsiasi cosa contro cui si possa   scommettere in  economia. Si riuniscono in particolare negli Hedge   Funds, capaci di  portarsi a casa somme impronunciabili, come i   dodicimilamilioni di  dollari incassati dal Hedge Fund John Paulson   speculando contro la crisi  finanziaria che il suo partner Goldman Sachs   aveva concorso a causare.  Cioè: un mio amico ti spacca il vetro di   notte, poi la mattina io  incasso dalla scommessa che avevo fatto che ti   si sarebbe rotto.  Letteralmente. Ma qui c’è un twist della storia che  è  grottesco: perché  le scommesse degli Hedge Funds contro l’Eurozona   concorrono ad allarmare  le agenzie di rating, come Moody’s o Fitch,  che  sono quelle che poi  danno i voti o le bocciature alla credibilità   degli Stati. Allora ecco  che gli Hedge Funds scommettono contro la   Grecia dell’euro, Moody’s da  ciò desume che essa è instabile visto che   gli squali le sono contro, e  prontamente la declassa nella sua  pagella.  Ma la bocciatura rende ancor  più difficile per la Grecia  trovare  investimenti, e questo la sospinge  sempre più sull’orlo del  burrone.  Gli Hedge Funds avevano scommesso  sulla bocciatura e sul  burrone, e  incassano cifre folli. Peggio dei  pescecani, molto peggio  perché tutto  questo accade su sofferenze sociali  immani. I nomi  principali sono: JP  Morgan, Bridgewater, John  Paulson, Soros  Fund, Man Group, BlackRock,  Goldman Sachs Asset  Management, Blue  Crest, Magnetar, Tricadia. In Italia i principali sono: Generali    I.A., Azimut Capital Management, Euroimmobiliare A.I., Capitalia  I.A.,   Intesa, Lyxor, Pioneer A.I.M., Pirelli Re Opportunities, Zenit  A.I.,   Duemme Hedge. Da ricordare che in Italia essi sono  stati  introdotti  dal regolamento del Ministero del Tesoro emanato con  decreto  del 24  maggio 1999, n.228. Chi c’era al governo?
    Conclusione
      Questo vademecum non è affatto esaustivo, ma di certo forma una   mappa di  nomi chiari dietro a sigle prima vaghe come ‘il sistema’, la   ‘cupola  del potere’, o semplicemente ‘i potenti’. E’ invece la mappa   del Vero  Potere, delle sue idee e di chi oggi lo rappresenta. Ora li   conoscete.
 Spero sia chiaro ai lettori che gli altri poteri   minori, come i governi  italiani in generale, le caste professionali, e   persino le mafie  regionali, non sono coloro che decidono del nostro   destino con totale  ampiezza di poteri. Solo una considerazione ad   esempio: la Camorra  potrebbe campare duemila anni, ma non ce la farà   mai ad abolire la  sovranità legislativa di 27 Stati in un colpo solo, o   a creare 30  milioni di disoccupati in 2 anni. Il Vero Potere l’ha   fatto.